L’isola di Favignana per tanto tempo ha costruito la sua economia sulla pesca, in particolare su quella del tonno e le tonnare fisse, oggi veri e propri musei viventi testimoni di pratiche e riti millenari, hanno segnato il corso di tante generazioni. Il rilancio delle tonnare fisse e della pesca di prossimità lungo le coste può essere la chiave di un nuovo sviluppo del comparto e garantire la trasmissione e la permanenza di una cultura marinara di queste comunità.
Venerdì 21 luglio 2017, dalle ore 10:30, presso l’Ex Stabilimento Florio della Tonnara di Favignana e Formica si confronteranno su questo tema istituzioni, rappresentanti del mondo scientifico e operatori nel convegno “Favignana, l’Isola del Tonno. La cultura del mare: una risorsa per il turismo. Nuovi scenari e prospettive”. Tema dell’incontro è l’importanza del recupero dell’attività di pesca del tonno con il sistema delle tonnare fisse, nonché la sua valorizzazione in chiave turistica, in linea con la nuova politica europea e il Fondo Europeo degli affari Marittimi e della Pesca. I temi centrali del dibattito riguardano l’importanza del patrimonio storico delle Tonnare fisse , la sostenibilità ambientale le strategie e le politiche di sviluppo territoriale. Oggi quasi tutte scomparse, le tonnare fisse rappresentano la più antica industria marina e il loro valore storico-culturale è tale che il Parlamento Europeo ne ha proposto l’inserimento nelle liste del Patrimonio Culturale UNESCO.
“Puntiamo su una strategia mirata che si pone l’obiettivo di sfruttare al meglio l’immenso patrimonio delle tonnare fisse, sul solco dell’eredità e del bagaglio umano e culturale lasciato dalla famiglia Florio alle isole Egadi che è ancora immenso – afferma Antonello Cracolici, assessore regionale all’Agricoltura e Pesca Mediterranea. “Stiamo creando le basi di un nuovo indotto economico che metta assieme attrattività turistica e rilancio della pesca sostenibile, per promuovere un nuovo modello di sviluppo locale centrato su un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione. Con la nuova programmazione del Feamp stiamo lavorando per difendere e promuovere il valore culturale della pesca tradizionale e i luoghi che ne hanno custodito la memoria, per rilanciare nuove opportunità di crescita. In meno di un anno sono stati messi a bando circa 65 milioni di euro di fondi europei dedicati al settore della pesca. Abbiamo voluto dare un’impronta nuova favorendo, sostenibilità ambientale, tracciabilità del pescato e soprattutto una maggiore integrazione tra i vari settori dell’indotto del mare, che non devono più essere visti come comparti separati ma come parti di un unico modello di sviluppo.“
“Siamo di fronte ad un passaggio epocale – commenta Dario Cartabellotta, Dirigente del Dipartimento Pesca Mediterranea della Regione Siciliana – “perché queste nuove politiche privilegiano i borghi marinari antichi dove il paesaggio, le architetture e il sapere della tradizione costituiscono un unicuum alla base di un nuovo sviluppo economico per questi luoghi. Quindi, è più che mai importante, ridefinire le quote di pesca da assegnare alle tonnare fisse e per la pesca di prossimità per dare coerenza e prospettiva a questo asset strategico che ha come obiettivo il rilancio delle coste dell’isola”.
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Ad introdurre i lavori del convegno saranno Leonardo Catagnano – Dipartimento Pesca Mediterranea, Regione Sicilia, Giuseppe Pagoto, Sindaco di Favignana e Presidente del Gruppo di Azione Costiera “Isole di Sicilia” e Luigi Biondo, Responsabile del Polo Museale della Provincia di Trapani. Seguiranno le relazioni di Ninni Ravazza giornalista e scrittore; Carlo Ricci FARNET- Fisheries Areas Network; Stefano Donati, Direttore Area Marina Protetta “Isole Egadi”; Gianluca Sarà, Dipartimento Scienze della Terra e del mare dell’Università di Palermo; Filippo Amodeo, Rappresentante Nino Castiglione Srl; Tetsuro Akanegakubo, Giornalista del The Shakai Shimpo; Vincenzo Russo, IULM – International University Languages and Media; Dario Cartabellotta, Dirigente Generale Dipartimento Pesca Mediterranea Regione Siciliana; Michela Giuffrida, Deputato al Parlamento Europeo e Antonello Cracolici, Assessore Agricoltura Sviluppo rurale e Pesca Mediterranea Regione Siciliana. Chiuderà l’intensa mattinata di confronto l’intervento di Luca Bianchi, Capo dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca – Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF).




























rare il centimetro.


















I Pancakes sono delle frittelle? Non proprio. Delle frittatine? Decisamente no. Delle crepes? Non esattamente. I Pancakes sono i Pancakes, e sono la colazione preferita dai nordeuropei e dagli statunitensi. Ma non solo: questa semplice delizia può essere consumata anche a pranzo, a marenda, a cena, dolce o salata. Di seguito la ricetta dolce della nostra lettrice Roberta Narsi.
Si scrive Rio San Martino di Scorzè, si legge “Festa del Radicchio Rosso”. Anche quest’anno il “prezioso” prodotto della natura trevigiano viene esposto nella “vetrina” delle manifestazioni a lui dedicate e che si protrarranno nel comune in provincia di Venezia fino al prossimo 20 novembre. Ma in esposizione c’è anche il radicchio variegato di Castelfranco Veneto. (A. Fi.) 


Ed in effetti oggi fare una pizza non è più semplicemente impastare acqua e farina: è anche, forse soprattutto, molta tecnica. Varlese ha poi aggiunto: ” Sono venuto in Sicilia e sono stato sopraffatto dal vostro pomodoro siccagno, che non conoscevo affatto, e che è superiore al San Marzano. Lo mangi così, appena colto, ed è in sè una pietanza. Lo stesso voglio dire di alcuni olii. Ma il punto è: se avete tutte queste eccellenze e il mondo non le conosce, a cosa serve averle? “
Gli fa eco Johnny Parker: ” Due gocce di olio su una fetta di pane ed è colore e sapore di paradiso”. Ma la pizza, si sa, è il vero e proprio orgoglio napoletano: una competizione costante tra i pizzaioli napoletani e tutti gli altri che accende molto gli animi.
E il palmares di Varlese è uno di quelli davvero blasonati: lui queste affermazioni può certamente permettersi di farle.
Bagheria, già molto nota per il suo tipico “sfincione“, da oggi ha anche la Pizza Bagheria ideata proprio dal pluricampione Vincenzo Varlese, che ha realizzato anche la mitica Pastiera napoletana, mentre lo chef Spingola ha realizzato lo “Sfincione bagherese 2.0” e il pastry chef Leo Palma si è dedicato al cannolo siciliano. Immancabile al buffet il “pani c’a meusa” accompagnato da limone e caciocavallo.
La manifestazione odierna, che fa sèguito alla tappa di apertura che si è tenuta a Siracusa, prevede l’ultima tappa siciliana il 16 di aprile, a Finale di Pollina presso Il Cassataro. Nella bella sede bagherese a conclusione dei lavori è stato allestito un ricco buffet che ha cementato e ribadito il lungo gemellaggio tra tante preparazioni tipiche siciliane e campane: il casatiello ed il pane con le panelle, la pasta al forno alla palermitana ed il tortano, annodano ulteriormente la secolare tradizione iniziata con i Borbone e che è destinata a continuare superando le mode ed il tempo.
Lo street food palermitano è stato realizzato da Nino U Ballerino, al secolo Antonino Buffa, da anni ormai mattatore del settore ed ambasciatore del cibo da strada palermitano nel mondo ma anche fautore di eventi di beneficenza legati al cibo.




















Come si è evoluta in lei la passione per la cucina?
A quando risale il suo primo esperimento ai fornelli?
Se lo ricorda il suo piatto degli esordi ? Quello che le suggerì con certezza che quella era la strada da intraprendere?
All’epoca non si parlava ancora di cucina molecolare in Italia, se non per denigrarla, ed io ero motivata a dimostrare che nelle giuste dosi gli ingredienti usati in questo campo non fanno male. Non passai inosservata e dopo poco venni contattata da Allan Bay che mi chiese di scrivere un libro: venne così alla luce “Alchimie in cucina“, libro a cui tengo tantissimo e che ha riscosso più successo di quanto mi aspettassi.
Ad oggi siamo alla sesta edizione ed è ancora uno dei libri di cucina moderna più venduti, tanto che il prossimo anno uscirà il seguito. Intanto avevo già iniziato ad interessarmi di cucina molecolare, e volevo dimostrare a tutti che molecolare non significa dannoso, che lo studio della chimica degli alimenti non può che migliorarci, e che la maggior parte degli ingredienti utilizzati nella cucina molecolare proviene da alghe, oppure si tratta di amidi e via dicendo; iniziai così a tenere una vera e propria rubrica, spiegando ogni settimana una nuova tecnica con una ricetta.
La cosa che ama di più preparare è anche quella che le piace di più mangiare?
Quali sono i suoi impegni odierni? So che è molto attiva nell’editoria…
Questo è un periodo davvero terribile per la categoria dei cuochi e dei ristoratori: cosa si sente di dire ai suoi colleghi?
Quali sono i suoi progetti futuri?
E il sogno nel cassetto?


























