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Vinitaly 2011: tempo di bilanci.

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Il vino siciliano proiettato verso il futuro. Il Vinitaly 2011 ha chiuso i battenti portandosi dietro una serie di proficui contatti stretti in quei lunghi e caldi giorni. Il bilancio, sentendo alcuni espositori, sembra essere positivo anche se i risultati – come ha sottolineato un “vecchio” produttore- si potranno vedere solo dopo (A.Zi.)

 

Presentato il marchio “Nero d’Avola Sicilia Qualità”

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E’ stato presentato sabato 9 aprile a Verona nel Padiglione 2 Sicilia, nel corso del VinItaly 2011, il marchio che tutela e regola la produzione del Nero d’Avola made in Sicily. Giunge, finalmente, per iniziativa dell’Istituto Regionale Vite Vino il sigillo destinato a tutelare la qualità del più famoso vino rosso siciliano (Ni.Pa.)

Al Vinitaly vola la colomba bianca firmata Fiasconaro.

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colombaAd accompagnare il volo di colomba un maestro, un pasticcere che è orgoglio siculo, vessillo di quelle scelte di gusto che portano ad un cambio di tendenza. Sui suoi panettoni nulla da dire, il gusto narra di quelle scelte azzardate e vincenti, ma questa volta la sua pasta acida si è prestata a dar vita ad una colomba maestosa, bianca, simbolo di pace, Pasqua, festa e del tricolore richiamato dalle decorazioni.

Il padiglione Siciliano del Vinitaly ha ospitato un imponente preparazione firmata Ducezio, l’associazione di categoria che racchiude le eccellenze sicule in campo dolciario, capitanata da Nicola Fiasconaro e il taglio, con mano ferma e decisa, è avvenuto innanzi al Ministro Saverio Romano mentre tra applausi e sorrisi, a volare assieme a quella colomba sono stati i pensieri dei presenti: chi nella consapevolezza di un assaggio d’eccezione, chi nella speranza di far parlare della propria terra in positivo, chi nella certezza d’aver creato ancora una volta un dolce che si lascerà ricordare.

Unico neo? L’evento tanto atteso è stato rimandato, poco raccontato e rischia di passare inosservato. Ancor oggi non sono adamantini i motivi: innanzi ad un palchetto sormontato dalla maestosa colomba accompagnata dalla presenza del portavoce dei Duceziani, Nicola Fiasconaro, ed una platea ricca di astanti, il Ministro Saverio Romano doveva presenziare al fianco del governo regionale, dell’esponente di spicco Governatore Luca Zaia. I due non si sono incontrati, dal ministero è arrivata la voce di un consiglio dei ministri convocato con urgenza. C’è da chiedersi se questo intreccio sia frutto del caso o bega di condominio per i ben noti attriti tra governo centrale e regionale. Fatto sta che l’organizzazione dell’evento ha tralasciato l’inconveniente: due voci politiche che non sono riuscite a fare un coro e pubblico, stampa, politici, divisi tra dolce e amaro. L’amaro in bocca resta al pensiero che a Nicola Fiasconaro sono toccate le briciole quando meritava un posto a capotavola. Il taglio è avvenuto due giorni dopo alla presenza del Ministro Saverio Romano, ma ormai l’armonia del momento precedente si era magicamente rotta e nessun reportage ha immortalato, raccontato, discusso l’evento con il giusto peso. Il Vinitaly ha visto la presenza dei Fratelli Fiasconaro per 5 intensi giorni e tralasciati rammarico e ripensamenti, sono riusciti a portare a casa una bella avventura e nuove idee per il futuro.

Una colomba da guiness per i suoi 40 kg di gusto, è stata presentata da Nicola Fiasconaro in uno dei momenti della manifestazione. Un pezzo decisamente unico, 36 ore di lievitazione, 10 ore in cottura, tanti ingredienti di qualità, l’aroma ricercato, il color oro dello zafferano d’Abruzzo per unire spettacolarità, originalità, emozione e fantasia. Una preparazione che ha fatto da madrina al battesimo del Vino Passerina delle cantine Tollo, vino autoctono che il pasticcere siciliano ha deciso di abbinare al gusto di una tradizione pasquale ormai consolidata. Vino bianco secco e colomba allo zafferano: un connubio, uno sposalizio che vede Sicilia e Abruzzo prendersi per mano e procedere verso il meritato plauso.

A chiusura dei lavori del Vinitaly 2011, un Lunch proposto dalla ditta Fiasconaro ha visto una domenica mattina ricca di belle soddisfazioni, la colazione ufficiale ha regalato a Nicola Fisconaro la rinnovata consapevolezza che anche sui salati riesce a suonare note intonate. Ancora un appuntamento ha visto la terra di Sicilia ben rappresentata da Nicola Fiasconaro, ospite d’onore presso le Cantina di Soave al Vinitaly: “150 anni di unità d’Italia: i vini di Verona incontrano la pasticceria siciliana”. Chiaramente la pasticceria a cui si fa riferimento è quella dei Fratelli Fiasconaro.

Tiziana Nicoletti

Move Restaurant & Dehors – Milano –

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La serata è tiepida e fa seguito ad una giornata infuocata : ultima di una serie di giornate roventi che hanno contrassegnato questo strano mese di aprile. C’è una leggera brezza che porta con sé odori gradevoli, oltre che una moltitudine di pollini ad alcuni assai sgraditi (A.Ve.)

Al Vinitaly? C’era anche Hello Kitty

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Chic & Pink lo stand di Hello Kitty al Vinitaly che si chiude oggi a Verona. Al terzo anno consecutivo la griffe per le più giovani torna a far bella mostra di sé in mezzo a tanti molto più “seriosi” stand, di cui molti altamente rappresentativi della produzione vitivinicola italiana (A.Ve.)

Color Hotel Wine & Dine Restaurant – Bardolino (Vr)

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Si chiama Enzo Ninivaggi il giovane Chef pugliese che delizia i sensi degli ospiti nel ristorante del  bell’ hotel in cui lavora. Legami forti con la tradizione della sua terra d’origine ma con un occhio verso l’internazionalità per una ricetta di sicuro successo. Per noi, uno “splendido ripiego” ed un “meraviglioso errore”.

Era il nostro primo giorno in quel di Bardolino in occasione della 45ma edizione del Vinitaly. Ci aveva accolti un caldo massacrante e la stanchezza del viaggio aveva fatto il resto. E’ stato così che la nostra ambizione di scorribande gastronomiche serali si era infranta miserevolmente su gambe gonfie e abbigliamento troppo pesante, facendoci optare per la scelta più comoda e più ovvia, che non fosse troppo distante dal letto in cui non vedevamo l’ora di farci una sana dormita: il ristorante dell’albergo. Chiamo la collega, boccheggiante nella sua camera, e con grande riluttanza annuncio la ferale notizia: ceneremo in albergo, un ripiego, una scelta obbligata. Né io né lei infatti avevamo mai avuto felici esperienze gustative in alcun ristorante di alcun albergo fino a quella sera. La notizia giunge anche al nostro Editore, che storce il naso. Si presentano a cena tre figuri che sembrano avere picchiato la faccia contro una vetrata: tutti e tre con nasi alquanto storti. L’unico pensiero che ci accomuna e ci conforta è che sull’appetito prevale di gran lunga la stanchezza e così ci sediamo pensando che butteremo giù qualcosa sapendo già che ne rimarremo delusi ma che domani sarà un altro giorno e ci rifaremo di sicuro. L’Editore dal canto suo dovrà poi sciropparsi due ore d’auto per rientrare a Milano, e non ci possiamo permettere di andare troppo per il sottile.

Tuttavia la sensazione iniziale appena entrati al ristorante è altamente positiva: un ambiente luminoso, arieggiato, con begli arredi e pieno di piante rigogliose ha un immediato effettivo distensivo. Nel giro di pochi minuti un piccolo stuolo si muove intorno al nostro tavolo parlando sommessamente: è il personale di sala, solerte e zelante, che apparecchia il tavolo ed elargisce sorrisi. Venia mo subito gratificati con un appetizer gustoso nella sua mediterranea semplicità: una moussettina di bufala su una coulis che altro non è che sugo di pomodoro fresco. Intanto gli occhi vanno su e giù per il Menu, in modo febbrile. Il menu infatti è intanto elegante nella sua struttura grafica, ed è anche ricco. Invitante, appetitoso. Ci predisponiamo bene decidendo di prendere a calcioni il pregiudizio e ci accorgiamo, già sbocconcellando panucci , grissini e focaccine, che forse la stanchezza non sovrasta poi più di tanto l’appetito. E dunque ordiniamo. Siamo in tre ed ordiniamo tutte portate diverse, deliberatamente.

Gli antipasti arrivano poco dopo: dal primo assaggio capiamo che non sarà affatto una cena da dimenticare perché, come saggezza popolare suggerisce da sempre, “il buon giorno si vede dal mattino”: e se quell’antipasto è il mattino non vediamo l’ora di arrivare al tramonto.

Io scelgo una mozzarella di bufala su purea di zucchine, la collega opta per un carpaccio di manzo al limone candito e l’Editore sceglie invece il petto d’anatra.Per tutti poi un piatto per  scoprire cinque modi diversi per mangiare la mozzarella: appena iniziamo ad assaggiare il tutto, anche pizzicando gli uni dai piatti degli altri, capiamo che siamo dinnanzi ad una certa eccellenza. Ma aspettiamo i primi senza cantar vittoria.

Carbonara per me, pasta con ripieno al formaggio su letto di cipolle caramellate per l’Editore e nessun primo per la collega. Ma non sarebbe andata così, poichè li ci scappa l’errore: mi vedo recapitare un piatto che non avevamo ordinato. Dei ravioli con ripieno di pesce di lago e guazzetto di vongole che il cameriere stava prontamente per portar via scusandosi. Ma il profumo che quel piatto emanava ci ha indotti a tenercelo lo stesso: mai errore fu tanto squisito, con grande gioia della collega che non aveva voluto ordinare il primo.

Un errore piuttosto sarebbe stato rimandarlo indietro in cucina. Un piatto squisito, così come la pasta ripiena al formaggio dell’Editore. Supremo, come il resto e come ciò che doveva ancora venire, e cioè i secondi . Chateaubriand per due con salsa bernese, maialino al forno con caponatina, e branzino al vapore su dadolata di pomodori, cetrioli e pane tostato con un dressing  al limone. E poi dolci: degustazione di cioccolata per me e zeppola su letto di crema allo yogurt con gelato di vaniglia per la collega; per l’editore invece plateau di formaggi con conserve di cui una all’arancia candita di una bontà commovente.

Il tutto accompagnato da un’ eccellente bottiglia di rosso veronese: Privilegia della cantina Lonardi, annata 2006. Emozionante. In quel ristorante siamo tornati la sera successiva ed abbiamo gustato altri piatti di alto livello coccolati anche da un servizio attento, puntuale ed impeccabile sotto ogni aspetto.Quello che doveva essere un “ripiego” si è rivelato nella sostanza un incredibile colpo di fortuna. Non capita spesso infatti – né  mi capitava da molti e molti anni – di sedermi al tavolo di un ristorante e di gustare ed apprezzare le portate dall’antipasto al dolce senza mai trovare nulla da eccepire. Sensazione che ho condiviso con le altre due persone altrettanto esigenti che cenavano con me e che non provavano da molto tempo lo stesso grado di soddisfazione raggiunto quelle due sere in cui abbiamo cenato al ristorante dell’hotel Color. Quando il giorno della partenza alla reception mi è stato chiesto se avessimo gradito la cucina del loro ristorante ho detto che l’avevamo trovata eccellente. Una sorridente receptionist mi ha comunicato  che ne avrebbe subito informato lo Chef, puntu alizzando che lavora con loro da pochissimo tempo: non ho trovato altro da dire che un laconico ma significativo  “tenetevelo ben stretto”. Che è esattamente quello che penso. Ninivaggi è giovane ma straordinariamente bravo: non sarei affatto stupita se, fra qualche tempo, dovessi sentir parlare di lui come di uno Chef stellato. Ritengo – e non sono la sola – che ne abbia davvero tutti i numeri.

Alessandra Verzera

Color Hotel – Bardolino (Vr)

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colorUn viaggio di lavoro spesso è anche un’occasione per conoscere nuove realtà e nuove strutture, e per provare la voglia o di fuggire via o di non voler ripartire: a Verona in occasione del Vinitaly 2011, ancora un’altra ottima esperienza in terra veneta (A.Ve.)

 

L’Hotel, scelto dopo varie e sofferte esplorazioni su internet, ci porta a Bardolino, il cui nome già da solo si lega alla ragione per la quale ci troviamo in Veneto: i  vini. L’Hotel invece si chiama Color.

Verona scoppia per la presenza di migliaia di persone tra giornalisti, espositori e visitatori della più grande kermesse fieristica d’Italia nel settore vitivinicolo; il Vinitaly che dal 7 all’11 di aprile ha regalato alla città di Giulietta e Romeo ed ai piccoli comuni limitrofi l’aspetto che si può assimilare a quello di Rimini in agosto, complice anche una temperatura ben oltre i 30 gradi non sempre in verità piacevole specie per chi in valigia ha solo stivali e pulloverini in lana. Bardolino dista circa un’ora dalla città scaligera ed è uno di diversi comuni che si incatenano uno all’altro senza soluzione di continuità, lasciando nel visitatore un’impressione quasi infantile di incantato stupore. Una bomboniera. Un pugno di piccoli comuni uno più delizioso dell’altro, dove il tempo sembra essersi fermato a diversi decenni fa e dove il passo sembra di molto più lento rispetto  a quello di qualunque città. Con la collega, compagna di quest’avventura, nel volgere del tragitto in taxi dall’hotel alla Fiera di Verona, abbiamo acquistato almeno sei case a testa: nei nostri desideri, ben s’intende. Dimore deliziose, quasi tutte con giardini privati e tenuti in modo certosino. Belle architetture e facciate dai colori intensi, evocativi di quel sole e di quella luce che spesso mancano in quei luoghi nei lunghi mesi invernali. Le tonalità di verde dei campi e dei vigneti sono abbacinanti e il lago di Garda gode del riverbero di un sole estivo che lo rende irresistibile. Il cielo è turchese e non vi è una sola nuvola. I profumi sono di erba tagliata ed appena irrorata. Una primavera costretta ad un’improvvisa accelerazione regala fioriture insperate e cinguettii spesso dimenticati o soffocati dai frastuoni delle grandi città. Penso che sono fortunata ad aver portato il costume da bagno: anche se poi, di fatto, non l’ho neanche tirato fuori dalla valigia. Ma la sensazione immediata è stata quella di essere in vacanza.  Anche lavorare, talvolta, regala questa bellissima sensazione.

L’hotel Color ci è piaciuto da subito. Sin dall’accoglienza, che faceva seguito ad uno scambio di email estremamente rapido ed efficace con il personale. L’hotel ha riaperto da pochi giorni per la stagione 2011 ed il personale, dalle uniformi in shantung di diversi colori dall’arancio al turchese, è pieno di sorrisi e di gentilezze. Le nostre camere sono le standard, e risultano un po’ piccoline. Hanno però un arredamento moderno e di  ottima qualità, molto ben tenuto,  sono pulitissime e tutte con un ottimo terrazzino. Il bagno è in marmo e di dimensioni ben più che generose e le dotazioni sono coloratissime e di buona qualità. La camera è dotata di ottime ciabatte ed accappatoi: corredo che di solito ho trovato solo nei 5 stelle. La cura dei particolari è quello che di questo hotel mi colpisce più del resto: dai dettagli capisco che non fa parte di una catena – belle e prestigiose quanto vogliamo ma sovente freddine ed impersonali –  e mi informo ricevendo conferma alla mia sensazione. Di fatto il Color è a conduzione familiare e la proprietaria è una signora olandese.

La struttura è di concezione moderna e si sviluppa in più blocchi, implementati e connessi tra loro da strutture cosiddette “precarie” a bassissimo impatto ambientale: gazebi e salotti esterni hanno infatti pavimenti in legno e pareti in vetro. L’uso del cemento è ridotto al minimo, presumo anche per normative di legge in materia urbanistica. La prima impressione è quella di un piccolo hotel ma poi, gironzolando, si scoprono angoli e nicchie, salotti e piscine, e giardini attrezzati che ne fanno un luogo godibilissimo specie per una vacanza all’insegna del relax e del dolce far nulla. I palmizi e le cascate d’acqua in piscina lo fanno assomigliare ad un piccolo resort tropicale.

Abbondante e molto varia è la prima colazione, che si snoda in una sala più lunga che larga in una sorta di percorso del gusto. Affettati, formaggi, marmellate, vari tipi di pane, croissants e biscotti, plum cake e crostate, ed ancora bomboloni e strudel, cereali, uova cucinate in vari modi, succhi, latte, frutta fresca e frutta secca. Insomma, c’è davvero un’ampia scelta e il cibo esposto è tutto freschissimo e di ottima qualità. Il tutto si consuma in un bellissimo gazebo simile ad un giardino d’inverno: una grande vetrage ben arredata ed arricchita da molte piante verdi, che guarda ad un’altra zona scoperta prospiciente una delle piscine. Il personale è stupendamente attento e cortese: al secondo giorno di colazione sapevano già, e ricordavano, cosa servire a chi: in che forma e a quale temperatura. Strabiliante, dato che l’hotel era al completo. Di una cosa non parlerò in questa sede, rimandandovi al capitolo “recensioni”; e cioè del ristorante di questo hotel.  C’è troppo da dire per non aprire un capitolo a parte.Qui mi limiterò a consigliare vivamente questo giovane e bell’hotel in ottima posizione con un rapporto qualità prezzo veramente ottimo, anche a famiglie con bambini piccoli.

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L’hotel Color, categoria ufficiale 4 stelle, si trova a Bardolino ( Vr), in Via Santa Cristina 5. Il telefono è lo 045.6210857

Il sito web è www.colorhotel.it

Alessandra Verzera

Giuseppe Garibaldi a tavola: ghiottone di vitello arrosto, cavoli salati e fave fresche

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arrosto-di-vitelloIl 17 marzo è trascorso da qualche settimana e, come si sa, è stato festeggiato in tutta Italia per celebrare il 150° anniversario dell’Unità. Noi, di “Scelte di Gusto” abbiamo voluto andare oltre e, per differenziarci da altri abbiamo deciso di incontrare, attraverso le cosiddette “interviste impossibili” il protagonista assoluto di questa Unità d’Italia, il generale Giuseppe Garibaldi, durante una pausa della sua missione in Sicilia (A.Fi.)

 

Lo abbiamo avvicinato, con discrezione, grazie all’intervento del suo fido Nino Bixio all’ombra del Ponte Ammiraglio, dopo avere sbaragliato le truppe dei Borboni, intento a gustarsi uno dei suoi soliti “mezzi” toscani.

Fiasconaro: Generale, stanco?

Garibaldi: “Stanco mai, soddisfatto abbastanza. Abbiamo avuto ragione dei Borboni, grazie alle mie “camicie rosse” e ai valorosi palermitani. Ma ancora l’Italia non è fatta. Ci vuole ancora del tempo e si spargerà altro sangue”.

Fiasconaro: Generale, non stiamo qui a parlare di battaglie o di Cavour o Vittorio Emanuele, parliamo invece di cucina, gastronomia. Cosa mangia di solito?

Garibaldi: “Fiasconaro, sulla mia tavola o in campo di battaglia, non deve mai mancare un bel pezzo di vitello arrosto accompagnato da una buona cucchiaiata di cavoli salati. E’ il mio piatto preferito”.

Fiasconaro: E’ vero che lei è astemio? Non ha mai bevuto vino o liquori?

Garibaldi: “Chi le ha detto questo? Vero. Sono astemio. Quanto vale un bel bicchiere d’acqua fresca di fonte…”.

Fiasconaro: Generale, torniamo allora a parlare di cibo. Abbiamo saputo attraverso uno dei nostri informatori che lei, appena sbarcato a Marsala ad una contadina del luogo ha chiesto pane e formaggio?

Garibaldi: “Anche questo è vero. Vado ghiotto per il pane ed il formaggio pecorino. Peccato che quando sono sbarcato in Sicilia, le fave fresche erano già finite, altrimenti avrei accompagnato al pane e al pecorino un buon pugno di fave. Bisogna che lei provi queste prelibatezze. Hanno un sapore unico…”.

Fiasconaro: Generale è vero che lei preferisce anche il minestrone?

Garibaldi: “Buono… Si, sono un amante di minestrone che accompagno sempre con carne arrosto e da un bel piatto di legumi. Mi piacciono i fagioli ma anche una zuppa di ceci, non è male. Insomma, faremo l’Italia unita e spero anche in cucina, ma non sarà facile…”

Fiasconaro: Ed il pesce non lo mangia?

Garibaldi: “Certo che lo mangio. A parte quello stagionato, mi piace molto lo stoccafisso alla genovese accompagnato, come al solito, da un buon piatto di fave fresche”.

Fiasconaro: Generale, ma sua figlia Celia parla anche di altre sue ghiottonerie come il merluzzo impastato con la farina e poi fritto. Insomma, la nostra “pastella” di oggi.

Garibaldi: “Mia figlia Clelia, non sta mai zitta, appunta tutto su quel suo diario. E’ vero mi piace anche il merluzzo farinato e fritto, ma anche i fichi secchi e voi a Palermo siete dei gran maestri per questa leccornia.

Fiasconaro: Generale, e i dolci? Preferisce i dessert alla frutta, magari…

Garibaldi: “Fiasconaro, lei vuole sapere troppo. Mi è simpatico con quella sua barbetta color cenere. Allora le confido una cosa: mi piace molto un piatto composto da cedro e pompelmo tagliato a fettine sottilissime ed imbevuti di rosolio accompagnato da un biscotto e da una bella colata di cioccolato fondente. Deve provare è una bomba…”

Lasciamo il generale Garibaldi con il suo stato maggiore, sta per prendere una decisione importante… Occupare Palermo e fare l’Italia, unita.

Antonio Fiasconaro

Due ore a Madrid

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“Me encantan las gambas a la plancha…”, lei cinguettava come una rondine mentre ritirava il suo piatto. Io, distante, non sapevo davvero perché mi trovavo lì. Lì dove? “Mercado de San Miguel” era il suo nome. E c’ero arrivato per caso, inseguendo un sogno ( Gi.Co.)

Crostata, biscotti di mandorle, dolci al cioccolato, peperoni e mandarini: un’arte tutta da mangiare.

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Quando ho visto le opere di Lorenzo Lo Vermi ho pensato due cose. La prima è stata che avrei voluto avere un’enorme cucina per riempirla dei suoi quadri. La seconda, che se mai avessi avuto una tale cucina, non avrei mai più potuto rimanere a dieta un solo giorno (A.Ve.)

Lorenzo Lo Vermi è un cinquantenne canicattinese di nascita ma piemontese di residenza che, solo relativamente di recente, ha scoperto questo suo singolare talento: non già la pittura, che già di per sé sarebbe un gran bel talento, quanto piuttosto la pittura….gastronomica.

L’incredibile realismo delle sue opere lascia perplessi: se di “Nature Morte” il mondo e le tele sono pieni, non altrettanto si può certamente dire di crostate, dolcetti al cioccolato, biscotti alla mandorla e tagliatelle. Ed è con questi elementi che Lo Vermi lascia sulla tela non soltanto una forma d’arte decisamente peculiare, ma un senso di stupore stringente in chi si trovi ad osservare le sue opere.

Intanto viene voglia di toccarle: poi di mangiarle. Ovviamente, parlando di opere d’arte, nessuno dei due istinti è consentito assecondare. Dalla sua tavolozza e dai suoi pennelli vien fuori di tutto. Dall’aperitivo, al pranzo, al brunch, allo snack, al dolce passando per frutta e verdura, pesci  e primi piatti. Sembra quasi una stravaganza, dinnanzi a cotanto ben di Dio da mangiare, scoprire tra le sue opere anche dei fiori. Bellissimi anche quelli ed anch’essi straordinariamente “vivi”.

Scopertosi talentuoso pittore alla fine degli anni ’90, Lo Vermi da allora non si è più fermato e, dopo aver  conseguito la maturità artistica nel 2003, si è dedicato a tempo pieno alla sua arte: da allora il suo curriculum si è arricchito in modo esponenziale ed è oggi infarcito di mostre, di personali e partecipazioni a collettive, ed anche a manifestazioni a tema gastronomico e culinario. Il trionfo del gusto e del palato per definizione. Al di la dell’assoluta originalità tematica dell’arte di Lo Vermi, risulta particolarmente gradevole la cromia dei dipinti: tinte forti, solari, evocative non soltanto della ricchezza e della specificità  di ciò che dipinge, ma anche dei colori di certa terra, di certa origine, di certa formazione che nasce in terra di Sicilia ed a Canicattì ma che è destinata ad esportare ovunque.

Di Lo Vermi sentiremo sicuramente parlare molto e molto più di quanto già non si faccia. Sentiremo parlare molto di questo “giovane” pittore siciliano e della sua arte decisamente incr…edibile.

Alessandra Verzera