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La Sicilia protagonista a Torino alle “Cene Regali”

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Squillino le trombe! Madame e monsieur, diamo il benvenuto alla cucina siciliana. Domani sera i profumi, i sapori, i colori e le prelibatezze dell’Isola saranno protagoniste di “Cene Regali”, l’iniziativa che, con cadenza mensile, propone in uno scenario unico, la Galleria Grande della Reggia di Venaria a Torino, un viaggio nell’enogastronomia delle varie regioni italiane. (A. Fi.)

Chimera di Bacco – Trieste

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Via del Pane è una via pedonale, silenziosa, nella città vecchia, in quel che rimane del ghetto ebraico, dietro la maestosa piazza Unità d’Italia, cuore della città di Trieste. Se non fosse per la fontanella nell’angolo che emette di tanto in tanto un suono d’acqua, il silenzio sarebbe assoluto, né un rumore né una  voce, tanto la zona è pacifica e tranquilla. Chimera di Bacco  è lì dal 2009 e ancora non c’ero stata.

 

Da subito vengo attratta dai colori del locale: fuori sui tavoli e ancor più all’interno è tutto un glicine. Lo stile provenzale, con richiami al violetto della lavanda e qualche nota di verde è un’idea di Fabiola Chimera, moglie dello Chef e proprietario Luca Morgan. Comprendo che il nome del locale è un omaggio a lei, oltre al riferimento di chimera, intesa come sogno, desiderio fantastico; mentre Bacco, dio del vino, ne richiama l’ampia scelta disponibile, che va dalle 550 alle 600 etichette.

 

Chimera di Bacco, quindi come il sogno di Bacco, dove si va per  mangiare, bere e divertirsi.  Sono con mia figlia e, vista la giornata serena scegliamo un tavolo all’aperto. L’accuratezza estrema dei particolari salta subito all’occhio. Tutto è raffinato: le tovaglie di lino e i bicchieri di cristallo, di cui uno sì e uno no, color viola lavanda. L’accoglienza e l’ospitalità sono ottime, il personale è di una gentilezza impeccabile e veloce nel servire. Ci portano subito il pane, l’acqua Panna, l’olio, il pepe e il sale in grani rosa, sale dell’Himalaya preso a 3000, 3500 metri d’altitudine mi dicono, impressionandomi. Il pane è di quattro tipi, due di questi fatti nello stesso ristorante. Ordiniamo. Io: ‘il polpo croccante cotto a bassa temperatura su insalatina di patate rosse marinate allo yoghurt ed erbetta cipollina’, ‘assaggi  di mare cotti’, ‘i paccheri di Gragnano in salsa di alici cantabriche, concassea di San Marzano e ventresca di tonno’, ‘il filetto d’orata cotto al vapore di fiori di tiglio con le sue verdurine’. Mia figlia più morigerata prende ‘le tagliatelle fatte in casa al pomodoro dell’orto e il basilico di Albenga’ e ‘il petto di faraona scottato in padella e la marinatura di pesche noci’.

Lo Chef si avvicina al nostro tavolo e io ne approfitto per farmi istruire un poco sui piatti del menù che trovo siano presentati in modo insolito. “Se scrivi sul menù ‘tagliatelle arlecchino’ infastidisci il cliente costringendolo a chiedere al cameriere cosa cosa c’è in quelle tagliatelle: carne, pesce, verdura? Il menù deve darti più informazioni possibili, deve chiarire immediatamente il piatto che ti arriva. Se guardi il nostro menù difficilmente farai domande. Un menù ben scritto è il preludio di una buona cena. Li scrivo io. Per le ricette do lo spunto e poi lavoriamo assieme, in equipe, per fare tutti i piatti: ho quattro cuochi con me. Mi piace girare per i ristoranti del mondo a provare piatti e cercare idee, per rinnovarmi. Inoltre, per dare un motivo per venirci a trovare, anche una volta al mese, il menù viene cambiato ogni 40 giorni al massimo, ma anche ogni tre settimane, a parte i grandi classici, quelli restano, naturalmente. Vogliamo cercare di rendere il cliente più felice possibile. Avere nel menù il piatto che noi stessi vorremmo mangiare. Se osservi hai un po’ di tutto: carne, pesce, piatto vegetariano, hai il freddo come il caldo.”

Chiedo ragguagli a proposito dell’asterisco vicino a ‘polpo’ o ad altri pesci. “Non significa che è congelato ma che è abbattuto. Usiamo questo trattamento termico, l’abbattimento della temperatura, per debellare l’anasachis. Il pesce che ci arriva la mattina lo hanno pescato durante la notte, ma per togliere questo parassita, nell’eventualità che ci sia, subisce un processo di congelazione a meno 20 gradi per 24 ore.” Mi servono il polpo. Oso chiedere allo Chef la ricetta, sperando di poterla rifare facilmente a casa, ma avutala, considero che tornerò a mangiarlo in loco.

“Il polpo croccante? Come arriva dal mare lo laviamo, sciacquiamo, viene messo nelle buste apposite per creare sottovuoto e poi andare in cottura, così lo mettiamo a 85 gradi a vapore per circa 4 ore, poi lo raffreddiamo di colpo a zero gradi, perché se questo tipo di cottura ti va un po’ oltre si rovina il polpo, dopodiché apriamo i sottovuoti e lo risciacquiamo nuovamente per eliminare il limo che si può essere formato, viene tagliato in piccoli pezzi, saltato nella padella nera antiaderente con l’aggiunta di giusto un filo d’olio, così diventa leggermente croccante.”

Lo assaggio con un calice Vitoska di Edi Kante del 2008, un bianco molto secco, fresco, autoctono del Carso triestino, e si sposa a meraviglia con il polpo, che è di una croccantezza seduttiva. Arrivano poi altri antipasti di mare cotti. Il piatto è invitante come un miraggio. Stavolta il consiglio è di accompagnarlo con un calice di Savignon dei Colli Orientali Friulani, Castello di Buttrio.

Comincio dai sardoni in savor, piatto graditissimo nonché cavallo di battaglia della cucina triestina da tempi lontani. Il savor infatti, è il metodo di conservazione del pesce quando non esistevano i frigoriferi. Di origini venete, dove in savor si usano le sardine (sarde o sardelle) al posto dei triestini sardoni barcolani (che sarebbero acciughe o alici) pescati nel Golfo di Trieste.

“I nostri sardoni barcolani, a pasta bianca, sono famosi in tutto il mondo per la loro qualità. Sono un po’ più grandi delle alici cantabriche e noi comunque scegliamo solo i sardoni più grossi. Vedi che sono calibrati? Li vogliamo tutti della stessa dimensione. Il savor è quello classico: cipolla, il vino bianco, l’aceto, i pinoli, l’uvetta, l’alloro. Non è un piatto che va mangiato subito, si fa oggi per domani, va lasciato riposare”. Trovo ottimi i sardoni, la cui carne è tenerissima, di gusto spiccato ma addolcito dalla cipolla.

Provo anche il resto degli assaggi che, come molta cucina triestina, uniscono in sè terra e mare, il Golfo e il Carso. Così la cappasanta è adagiata su abbondanti nonché deliziosi funghi porcini mentre su carote fondenti e una crema di zucchine e timo è servita la coda di mazzancolla avvolta nel lardo aromatico, del quale è rimasta solo la parte croccante perché il grasso, sciolto con la cottura è riuscito ad intridere leggermente le carni del crostaceo, insaporendolo.

L’attesa fra una portata e l’altra è praticamente nulla; mi portano anche i paccheri e stavolta lo Chef mi guida verso un calice di Tocai friulano, fresco, profumato, un  vino che col pesce si accosta sempre bene. Splendido, sulla pasta,  il binomio salsa di alici, ventresca di tonno e quel di cipolla che serve ad addolcire tutto. Il tempo vola e arriva il momento del filetto d’orata ordinato come secondo piatto.  E’ delicatissimo, ha un ottimo odore, e la porzione abbondante mi spinge a chiedere un altro calice di Tocai.


Lo Chef che di tanto in tanto torna volentieri al nostro tavolo, ci spiega qualcosa anche sulla faraona ordinata da mia figlia. Faraona francese, allevata a granaglie e fatta macellare in modo non traumatico per l’animale. Una tecnica che non dà modo all’animale di accorgersi di nulla, né di soffrire; sia per la filosofia del prendersi cura dell’animale anche se è destinato a morire, sia perché, non irrigidendosi per lo stress o il dolore, muoiono rilassati e questo migliora la carne. Non è un ristorante economico, Luca Morgan va alla ricerca dei prodotti migliori, fossero anche di nicchia, da proporre nelle sue ricette e la qualità ha un costo. Trieste è frequentata da tutto il mondo e così da ogni nazione gli arrivano i clienti, curiosi di provare qualche piatto e qualche vino che siano della cucina tradizionale oppure no. Naturalmente ci sono i clienti fissi e poi quelli occasionali, a festeggiare magari qualche anniversario. Chimera di Bacco: un posto pieno di piacevoli sorprese a cui merita dare attenzione.

Ristorante Chimera di Bacco -via del Pane, 2

34121 Trieste

Chiuso la domenica

 

Eleonora Righini

Il Festino di Santa Rosalia: tra giochi d’artificio e babbaluci, svetta la Santuzza

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Ogni anno il 14 Luglio, invocato il tramonto, inizia la sfilata e su un carro sempre nuovo, addobbato di fiori e preghiere, sfila la Santuzza per le vie del centro storico. Intorno alla manifestazione si adunano genti: curiosi, fedeli, turisti e venditori. I chioschetti si preparano ad accogliere tante bocche da dissetare, granite da vendere, acqua da lesinare, e i babbaluci vengono cotti e proposti come passatempo saporito, da pasteggiare per la via seguendo il rituale (Ti.Ni.)

Giovanni Visconti campione “sulle due ruote” ma a tavola affronta le tappe da vero “passista”

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scinardoQuest’oggi ospite della nostra tavola è un giovane atleta che si sta affermando tantissimo sia in ambito nazionale che internazionale. Un giovane che per “sfondare” è dovuto emigrare da piccolo. Al nostro “desco” settimanale abbiamo invitato Giovanni Visconti, di professione ciclista professionista. Campione d’Italia per la terza volta in carriera e per la seconda consecutiva dopo avere vinto il titolo l’anno scorso e di recente ad Acicatena, in provincia di Catania.

 

Giovanni Visconti nasce a Torino il 13 gennaio 1983. I suoi genitori appartengono al “Regno delle Due Sicilie”: il padre palermitano e la madre napoletana. I suoi emigranio all’ombra della mole antonelliana. Un anno dopo la sua nascita il ritorno in Sicilia, dove il futuro campione d’Italia trascorrre la sua infanzia e parte dell’adolescenza.

Lasciamo che sia Giovanni Visconti in persona a raccontarci i suoi primi anni in bici. “Già a 15 anni ho iniziato a fare su e giù tra Toscana e Sicilia durante il periodo scolastico mentre in estate restavo praticamente sempre in Toscana, a Pistoia dalla Famiglia Ginanni,una famiglia a cui devo tanto e che non finirò mai di ringraziare per aver reso meno doloroso il distacco dalla propria famiglia e dalla propria terra”.


Visconti fa sacrifici pur di sfondare nel mondo del ciclismo. “Quando ero Esordiente e anche da Allievo, dai 14 ai 16 anni – racconta ancora – mi è capitato spesso di andare a correre fuori regione, Campania o Lazio per  esempio ,perchè in Sicilia non c’erano gare e naturalmente le spese da affrontare erano tante…Per questo motivo, per cercare di risparmiare, mi è successo anche di dormire per terra sulla nave…o al massimo su una poltrona… Mi è capitato anche di trasformare la macchina di mio padre (in realtà era lui che la trasformava) in minicamper esatto proprio così… Praticamente togliendo i sedili posteriori si otteneva uno spazio che utilizzavo per mettere su un piccolo materasso che mi permetteva di affrontare i lunghi viaggi verso Messina, Ragusa, Siracusa o, ancora, Catania con un pò più di relax…si fa per dire naturalmente… Un’altro sacrificio che ricordo bene era quello della scuola nel senso che nelle restanti ore del pomeriggio dovevo riuscire ad allenarmi ma anche a studiare…e questo vi assicuro che per uno che come me già allora prendeva la bici seriamente è stato difficilissimo… Ricordo che portavo la pasta in un thermos a scuola così da poterla mangiare a ricreazione e da poter uscire immediatamente in bici non appena arrivato a casa…Era uno stress che non immaginate…Poi le prese in giro dei compagni che mi guardavano come se fossi stato un alieno…Eh si, è stata dura…”.


Da dilettante Visconti corre per la formazione Finauto Sport Team diretta dall’ex ciclista Luca Scinto, vincendo nel 2003 la prova in linea dei Campionati italiani e dei campionati europei, mentre l’anno successivo si impose nel Giro delle Fiandre risevato agli Under 23 e in due tappe del Giro delle Regioni. Passa professionista nel 2005 con la Domine Vacanze mettendosi subito in mostra senza però riuscire a ottenere vittorie. Esordì anche al Giro d’Italia classificandosi settantasettesimo e convocato per la prima volta in Nazionale per i Campionati del mondo. Sarà riserva.

Il 2008 è sicuramente l’anno della sua consacrazione: s’impose come uno dei leader della squadra: difese egregiamente il suo titolo classificandosi secondo ai campionati italiani in linea e vinse una tappa della Vuelta. Al Giro d’Italia indossò la maglia rosa per otto giorni consecutivi grazie all’alto vantaggio conquistato in una fuga e si piazzò secondo in una tappa.

Nel 2009 con il ritiro di Bettini Visconti sarebbe dovuto diventare il capitano della Quick Step per le grandi classiche. Tuttavia egli decise di abbandonare la squadra e il Pro Tour accasandosi alla neonata formazione italo-ucraina di categoria Professional Continental-Neri, alla guida della quale ritrovò Scinto. Con la nuova squadra partecipò soprattutto a corse di secondaria importanza, fatta eccezione per il Giro d’Italia, ottenendo molti piazzamenti e vincendo la Coppa Agostoni e il Trofeo Melinda.

Visconti ha aperto la stagione 2010 vincendo la prima edizione della classica Sarda “Olbia-Pantogia”. Saltò nuovamente le grandi classiche di aprile alle quali la sua squadra non venne invitata, e anche il Giro d’Italia. In compenso vinse la classifica generale e due tappe del Giro di Turchiae si impose per la seconda volta nei Campionati italiani in linea. Vinse per la seconda volta consecutiva la classifica individuale dell’Uci Europe Tour.

Seppur inizialmente destinato a lasciare la propria squadra per tornare nel ProTour, nella stagione in corso Giovanni Visconti ha deciso di restare nella squadra di Scinto, diventata Farnese Vini-Neri Sottoli. A febbraio scorso arriva terzo al Tour of Oman e a giugno scorso si è aggiudicato ad Acicatena, in provincia di Catania, per la terza volta in carriera, il campionato italiano in linea

Malgrado tu sia un atleta, un ciclista e sei tenuto a rispettare una rigida dieta hai qualche peccato di gola?

“Hai detto bene te. Io devo rispettare rigidamente una dieta. Mangio pasta semplice e carne ai ferri. Quando preparo una gara non posso permettermi alcun tipo di peccato di gola. Malgrado io vada pazzo per la pizza”.

Tuo padre è palermitano, mentre tua madre è napoletana. Insomma nelle tue vene scorre sangue del Regno delle due Sicilie. In cucina hai potuto verificare le varie differenze?

“Guarda, mio padre essendo palermitano mi ha insegnato la cultura della cucina popolare tipica di Palermo, mia mamma invece, è una gran maestra in pasticceria, tant’è che quando ci incontriamo e trascorriamo qualche giorno insieme mi prepara sempre, di cui ne vado ghiotto, naturalmente quando non devo partecipare ad alcuna gara, la tradizionale pastiera”.


Ma c’è qualche piatto palermitano, della cucina siciliana che ricordi durante la tua infanzia e che preferisci più di tutti?

“Non saprei. Mi prendi in contropiede. Ormai manco dalla Sicilia e da Palermo da tantissimi anni e ricordo poco e, come ti ho detto, essendo un ciclista devo seguire una certa dieta, quindi non posso distrarmi più di tanto”.

Tu ormai vivi da anni in Toscana, dove ti sei sposato. Quindi c’è qualche piatto in particolare che ti piace più di altri…

“La bistecca alla fìorentina, la mangio spesso e come si dice fa sangue…“.


Qualche sfizio ogni tanto te lo concedi. Ad esempio i dolci. Quali ti piacciono?

“Fuori dalla dieta qualcosa mi concedo. Ad esempio mi piacciono tanto i dolci con la crema di ricotta, quindi come dicevo prima la pastiera napoletana che prepara mamma oppure quando scendo in Sicilia e vengo a Palermo i cannoli, la cassata sia tradizionale che al forno. Ed a colazione mangio volentieri la iris al forno con la crema di ricotta e i traboccanti cartocci”.


Tua moglie è toscana, qualche volta ti prende per la gola?

“No. Noi preferiamo andare a mangiare fuori, quando devo fare qualche strappo alla regola. Come dicevo prima mi piace la bistecca alla fiorentina non di 1 centimentro ma da 5 in sù e poi se andiamo in qualche locale tipico mangio ben volentieri anche il pesce. Per il resto mi limito a seguire rigidamente la mia dieta…”.

I tuoi genitori vivono a Palermo, ma c’è un ricordo d’infanzia quando dopo qualche gara disputata fuori tornavi in città e mangiavi qualcosa di tipico…

“Mio padre ha origini di Borgo Molara, ma da qualche anno si è trasferito nella casa dei nonni al Villaggio Santa Rosalia. Certo che ho ricordi d’infanzia, quando mi portava a Mondello a mangiare il pane con le panelle o con le crocchette.


Ed il pane con la milza, quella tosta…

“Da ragazzo sì, mi piaceva. Fa parte della gastronomia palermitana. Adesso non posso più permettermelo”.

Tu hai vinto di recente, ad Acicatena, il tuo terzo titolo italiano eguagliando il record del grande Francesco Moser, adesso quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

“Non farò tante gare. Affronterò un periodo di cosiddetto “passaggio”. Farò il Giro di Camaiore, a Pescara il Trofeo Matteotti il 31 luglio e poi il trittico di Lombardia per prepararmi al mondiale che quest’anno si svolgeranno in Lombardia. Non voglio fare tante gare, voglio arrivare a questo importante appuntamento nelle migliori condizioni fisiche e psichiche”.

E l’anno venturo parteciperai ancora una volta al Giro d’Italia o attendi un “invito” per il Tour de France?

“E’ ancora troppo presto per parlarne. E’ chiaro però che la mia squadra punta a partecipare al Giro d’Italia. Per quanto riguarda il Tour non so cosa dirti, d’altrando questa classica è ad invito, quindi…”

Con Vincenzo Nibali, l’altro siciliano, lui è di Messina, che sta facendo parlare di sè tanto per quello che sta compiendo che rapporto c’è. E’ di amore ed odio?

“Non c’è né amore né odio. C’è rispetto reciproco. Non ti nascondo che i primi tempi ho provato invidia e credo che l’abbia provata anche lui quando sia io che lui vincevamo qualche gara. Poi le cose sono cambiate. Lui è diventato un tipo di corridore ed io un altro. Ci ritroviamo spesso a farci i complimenti, ma ognuno percorre la propria strada agonistica”.

Quando Giovanni Visconti diventerà grande, cosa vorra fare? Quando appenderai scarpini e bici al chiodo cosa farai?

“Quello che mi viene in mente è di avere dato finora il possibile e se Dio mi darà ancora altra forza vorrò ancor di più migliorarmi, giorno dopo giorno, gara dopo gara. Sono contento di avere fatto bene in questi anni e di avere creato un buon futuro alla mia famiglia. Non ti nascondo che quando si concluderà la mia carriera vorrei rimanere nell’ambiente, magari allenare i bambini, i giovani. Ma ancora è presto. Molto presto, ho voglia di vincere ancora e tanto”.

Il nodo dell’impiantistica sportiva. La Sicilia è “povera” d’impianti, figurati a Palermo. Molti giovani non riescono a praticare lo sport perchè mancano le strutture, altri sono costretti ad emigrare. Cosa si può fare per evitare tutto ciò?

“Questa è una domanda che mi chiedono in tanti, soprattutto quando gareggio in Sicilia. Cosa dirti? Le istituzioni dovrebbero impegnarsi di più. Io sono convinto che non è giusto spendere milioni e milioni per una sola gara che si svolge in Sicilia e poi restare senza impianti. Quindi investiamo i soldi sulle strutture e poi le gare verranno si potranno organizzare di conseguenza. Le amministrazioni sono sorde. Non comprendono come lo sport sia il volano della società. Ricordo come se fossi ieri quando stavo a Palermo che per partecipare alle gare dovevo emigrare. Quanti sacrifici… E non solo per le gare anche per gli allenamenti. Quindi Regione, Comune, Provincia ma anche istituzioni sportive dovrebbero mettersi attorno ad un tavolo e programmare lo sport con la costruzione d’impianti e non programmare soltanto avvenimenti che durano un sol giorno solo perchè sono cassa di risonanza nazionale… Questo non serve. Non paga”.

Antonio Fiasconaro


 

 

 

 

 

 

 

 

Il cucchiaio di legno e gli ingredienti vegan

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veganIl sogno, per lui, è guardarsi intorno ed osservare un mondo vegan, dove i principi perseguiti giorno per giorno trovano riscontro in scelte di vita condivise. Cosa vuol dire essere vegan ce lo spiega Yari, in questo nuovo incontro con Parola di Blogger, attraverso i racconti, progetti, sogni e pensieri espressi attraverso la sua cucina virtuale: Il cucchiaio di legno, tra viaggi e stili di vita.

yariCosa vuol dire essere vegan e cosa spinge a questa scelta?

Nell’accezione più generale essere vegan significa abbracciare uno stile di vita il più possibile rispettoso degli altri esseri viventi, esseri umani o animali che siano. Nello specifico, significa generalmente non consumare prodotti che comportino lo sfruttamento sistematico e l’uccisione di animali, ovvero tutti i prodotti alimentari di origine animale (carne, pesce, latticini, uova e prodotti dell’alveare), a evitare pelliccia, lana, seta, pelle e cuoio nell’abbigliamento e cosmetici e prodotti per l’igiene della casa e della persona testati su animali, così come attività di intrattenimento in cui la natura dell’animale viene snaturata (zoo, circhi, delfinari). Se prodotti come la carne, il pesce o la pelliccia sono facilmente riconducibili all’uccisione di animali, meno evidente è ricondurre prodotti come uova, latticini, miele o lana allo sfruttamento e alla soppressione di esseri senzienti. Eppure, se ci si pensa bene, una mucca per produrre latte regolarmente dovrà partorire almeno una volta l’anno (e il vitello sarà destinato alla macellazione o a divenire un’altra mucca da latte), per ogni gallina ovaiola ci sarà stato almeno un pulcino maschio (inutile e antieconomico, quindi soffocato o triturato vivo alla nascita), e una pecora, dopo una certa età e una serie di tosature, sarà destinata all’industria carnea (così come la gallina ovaiola o la mucca da latte quando diventeranno meno produttive). Queste motivazioni di stampo prettamente etico stanno alla base della scelta di molti vegan, me compreso. Ma non è l’unica, sebbene sia la principale. Soprattutto nella scelta alimentare trovano il loro fondamento anche motivazioni di tipo salutistico, ecologico (la produzione di carne e derivati alimentari animali è altamente inefficiente in quanto a spreco di risorse naturali e fortemente inquinante) nonché spirituale e religioso (il buddhismo zen giapponese, tanto per citare un esempio).

Un organismo onnivoro, quale il nostro, riesce a vivere bene rinunciando all’apporto di talune sostanze nutritive? Esistono integratori, o la dieta vegan riesce ad essere sana e bilanciata senza alcun apporto esterno?

Per quello che ho potuto provare sulla mia pelle, e per quello che sento dire da tanti vegan che conosco, i benefici sulla salute sono indubbi (a meno che non ci si nutra solo di patatine fritte!). Quindi direi proprio di sì, che si vive bene anzi, molto meglio! Le associazioni di medici nutrizionisti di Stati Uniti e Canada affermano da tempo che una dieta vegana ben bilanciata è compatibile con le esigenze di chiunque, anche in fasi particolari quali l’infanzia, l’adolescenza o la vecchiaia. L’unica accortezza di un regime vegan è quella di controllare i propri livelli di vitamina B12, tramite un esame del sangue specifico, e integrare all’occorrenza (questo perché la vitamina B12 è presente esclusivamente in prodotti di origine animale – senza dimenticare che solitamente viene integrata a monte nei mangimi animali). Per il resto, una dieta variata, che privilegi frutta e verdura di stagione, cereali integrali, legumi e frutta secca è quanto basta per essere al massimo delle proprie capacità fisiche e mentali.

Chi si accosta oggi a questo genere di dieta incontra molte difficoltà, suppongo, tali da essere paragonate a quelle di chi per necessità (intolleranze, allergie) deve rinunciare alla convivialità a tavola. Come si riesce a vincere la paura di essere visti come “diversi”?

Il consiglio base è quello di documentarsi prima e di non fare le cose a casaccio. Internet è un grande mezzo per informarsi, avere consigli e creare reti di collegamento con altri vegan. Conoscere persone che hanno abbracciato uno stile di vita simile è un elemento di sostegno incredibile, soprattutto quando tante persone anche vicine, soprattutto per ignoranza, cercano di dissuadere. E poi l’arma fondamentale per non essere visti come diversi è spesso quella di cercare i punti di contatto piuttosto che le divergenze e una buona dose di ironia e sagacia. Evitare il più possibile atteggiamenti accusatori o terroristici, non se ne ottiene nulla se non la chiusura totale del proprio interlocutore.

L’amore per la cucina prima, il desiderio di una scelta consapevole del “nutrirsi” poi. Dove innesti la nascita de Il cucchiaio di legno? È da imputare più al tuo desiderio di raccontarti ai fornelli o a quello di raccontare l’esigenza vegan del tuo stile di vita?

Il cucchiaio di legno è nato in un preciso momento della mia vita e con uno scopo ben definito: è stato concepito nel momento in cui da latto-ovo-vegetariano sono passato a vegan, e doveva servirmi quale strumento motivazionale per questa scelta. Il primo post del blog, datato novembre 2006, testimonia questo momento particolare mentre l’altra data chiave è stata quella della scelta di abbandonare un regime onnivoro per il vegetarianesimo a Capodanno 2005 – anno nuovo, vita nuova! Da lì è poi diventato un contenitore delle mie esperienze quotidiane, con la presunzione di essere anche uno strumento utile per chi lo legge o più semplicemente una lettura piacevole di qualche minuto. Volutamente ho adottato uno stile il più possibile leggero per rivolgermi a un pubblico un po’ più ampio, con la speranza di gettare un piccolo seme nei lettori che vegani non sono per informarsi un po’ meglio degli orrori che si celano dietro ad allevamenti, macelli e laboratori.

Viaggi molto, un amore che ti spinge a creare miniguide, ricette che narrano dei Paesi visitati e quelli che magari sono in programma. In progetto c’è la possibilità di rendere Il cucchiaio di legno una guida cartacea oltre che virtuale?

Una guida, anche cartacea, presuppone l’essere costantemente aggiornata, lascio l’ingrato compito a chi lo fa di professione! Se proprio un giorno qualche editore mi venisse a chiedere di scrivere un libro (non mi proporrei mai io, sono troppo pigro), allora mi piacerebbe scrivere una sorta di ricettario itinerante con tante foto di viaggi, insomma, un po’ alla Jamie Oliver.

La fotografia sembra più di una passione per te. Imprigionare attraverso l’obbiettivo istanti e luoghi ti riesce così bene che sembra quasi tu lo faccia per professione. Metti in ordine questi fattori: tecnica acquisita, passione, un buon supporto fotografico. Come nascono i tuoi scatti?

Innanzi tutto grazie! Fotografare mi piace molto, sarà un’eredità paterna, ma è una passione che si è sviluppata e alimentata tramite il blog. Per quanto riguarda i fattori nel mio caso direi prima di tutto la passione e la curiosità. Poi il supporto fotografico, sebbene sia piuttosto amatoriale ed infine la tecnica, che dovrei sicuramente migliorare e perfezionare dato che ne sono piuttosto digiuno. Nella fattispecie, gli scatti del blog nascono in due modi: quelli dei piatti sono studiati a tavolino e comportano riprese da più angolazioni; solitamente per una ricetta scatto almeno una cinquantina di foto, il difficile è poi scegliere quella più adatta, solitamente perché quando le riguardo non sono mai soddisfatto del risultato. Nel caso delle foto di viaggi si tratta di fotografie più immediate ed emozionali, frutto soprattutto dell’osservazione di particolari interessanti.

Vegan, ricette studiate appositamente o riadattate attingendo ai ricettari comuni?

La maggior parte delle mie ricette sono prese o derivate da libri, riviste e ricerche su internet. Mi piace molto soprattutto lavorare su ricette classiche cercando di sostituire gli ingredienti animali con risultati solitamente soddisfacenti. Come molti food blogger ho inoltre una forte predisposizione ad accumulare in maniera bulimica libri di cucina che stanno letteralmente invadendo casa, tanto da essermi imposto, con grande sofferenza, acquisti centellinati e frutto di meditate riflessioni!

Come sostituisci i principali ingredienti in cucina, quelli che servono come base di una miriade di ricette,  dal formaggio al latte, dalle uova al burro?

Per quanto riguarda i latticini è molto semplice. Il latte si sostituisce con pari quantità di latte vegetale (soia e mandorla funzionano molto bene), lo stesso dicasi per yogurt e burro. Nel caso dei formaggi esistono ormai sul mercato numerose alternative vegetali, oppure ci si può preparare in casa facilmente formaggi vegetali, dalla ricotta alla mozzarella, attingendo a ricette divulgate sulla rete. Nel caso delle uova la sostituzione è meno diretta. Bisogna capire il ruolo dell’uovo nella ricetta: ha funzione lievitante, come ad esempio nelle torte e nei prodotti da forno, o legante, come in polpette e gnocchi? Nel primo caso yogurt vegetale o latte di soia combinato con un po’ di aceto funzionano molto bene, nel secondo caso si possono usare farina, amido di mais o pangrattato. Esistono poi in commercio dei sostituti vegetali delle uova che funzionano piuttosto bene, e costituiti da un mix di amidi (come tapioca e fecola di patate) e agenti lievitanti naturali. In Italia il più facilmente reperibile (in farmacia) è quello della Orgran. Se poi l’uovo è protagonista come in quiche, uova strapazzate, soufflé, il tofu (compatto o setoso) è la migliore alternativa.

Un tuo progetto, un sogno, un pensiero. Chi è Yari?

Bella domanda, non è affatto semplice giudicarsi. Direi che Yari è una persona che cerca di apprezzare appieno la vita e di trarre insegnamento da tutto quello che gli succede, cercando al contempo di aprirsi maggiormente agli altri e di mettersi in discussione, il che non è assolutamente facile. Un progetto? Quello di essere maggiormente disponibile nei confronti degli altri, a volte temo di essere un po’ egocentrico. Un pensiero? Quello di concentrarsi su quanto di bello ci sia nella vita di ognuno, molto spesso tendiamo soltanto a lamentarci delle cose negative (io in primis) senza curarci delle cose positive che diamo spesso per scontate. Un sogno? Beh, un mondo vegan naturalmente!

 

Per maggiori informazioni su il Cucchiaio di Legno consulta il sito: http://cucchiaiodilegno.it/

Tiziana Nicoletti

Castelbuono “Paese Di Vino”: il programma della manifestazione

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Fervono i preparativi per un fine luglio di grandi eventi nel delizioso paese madonita di Castelbuono. Dopo la festa di Sant’Anna, santa patrona e lo storico Giro Podistico Internazionale  sarà la volta del  “CASTELBUONO PAESE DIVINO 2011”, organizzato dall’ associazione Amici Perbacco e dal vulcanico Dario Guarcello. Centocinquanta, tanti quanti ne festeggia quest’anno il nostro Paese, sono le aziende vitivinicole provenienti da tutta Italia. (A.Zi.)

A Bonagia si punta dritti “Sulla rotta del tonno rosso”

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locandina tonno rossoSi sale! Tutti a bordo di un fantastico ed immaginario peschereccio. Puntiamo dritti lungo la rotta del tonno rosso del Mediterraneo. Non a caso la pesca del tonno è stata per secoli il perno dell’economia locale.L’appuntamento è nella splendida cornice dell’antico borgo marinaro di Bonagia (Valderice), in provincia di Trapani dal 12 al 22 luglio prossimi, che per l’appunto ospiterà la rassegna culturale-gastronomica “Sulla rotta del tonno rosso”.

 Il programma prevede degustazioni e grigliate di pesce azzurro (angiova, minnola, sarda, macchetto) ma anche mostre, incontri, proiezioni sul tema del tonno e delle tonnare, con personalità del settore e i tonnaroti, diretti protagonisti con il “Villaggio dei Pescatori”. Le serate saranno allietate da spettacoli dal vivo e momenti di memoria e folklore con canti di tonnara e giochi marinari.

Una settimana di festa tra sapori e saperi mediterranei L’evento è organizzato dal Comune di Valderice, in collaborazione con la Regione Siciliana, Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’ Identità Siciliana, Assessorato delle Risorse Agricole e Alimentari, Assessorato delle Attività Produttive, Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, Circuito del Mito, Ars (Assemblea Regionale Siciliana), Fondazione Federico II, Provincia Regionale di Trapani, Unione dei Comuni Elimo Ericini, Camera di Commercio di Trapani, Diocesi di Trapani, Polo Universitario, Associazione generale Cooperative Italiane Settore Agro Ittico Alimentare. Con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole alimentari e Forestali. Un’area espositiva denominata “Cittadella Enogastronomica” sarà dedicata alle produzioni tipiche del territorio trapanese con stand istituzionali e di aziende. L’evento si snoderà tra la Tonnara, Piazzale del Porto e Piazza Marfaraggio a Bonagia, animando anche Lido Valderice. La sacralità sarà esaltata dalla tradizionale Festa del S.S. Crocifisso, con processioni, fiaccolate e giochi d’artificio.

La soddisfazione del sindaco di Valderice Camillo Iovino: “L’amministrazione comunale di Valderice intende riappropriarsi dell’antica cultura delle tonnare e dei tonnaroti. È questo il senso della manifestazione Sulla rotta del tonno rosso. Non intendiamo essere gli unici nè esclusivi depositari di tale cultura ma, almeno, porre anche noi un tassello nel lavoro che etnoantropologi, gastronomi, scrittori, registi, fotografi, hanno svolto in questi anni ed ancora svolgeranno nei prossimi. È la prima edizione ma siamo convinti che ci sarà una seconda ed una terza e che con il tempo la rotta del tonno passerà da Bonagia e da Valderice. Del resto tutta la costa trapanese, dalle Egadi fino a San Vito lo Capo è stata nei secoli scorsi protagonista di questa pesca straordinaria e, va ribadito in questa sede, assolutamente compatibile sul piano ambientale e con lo sforzo di pesca”.

Il presidente della Provincia di Trapani, Mimmo Turano: “Si tratta di un significativo momento di valorizzazione del pescato locale che esalta la profonda tradizione marinara del nostro territorio. Il tonno rosso rappresenta una eccellenza gastronomica e culturale, di prim’ordine. Una particolare occasione inoltre, che consentirà ai tanti turisti in arrivo nella nostra Provincia, di poter vivere momenti di particolare rilevanza”.

L’assessore allo Sviluppo Economico della Provincia di Trapani, Doriana Licata: “Un evento che la Provincia di Trapani ha voluto sostenere in ragione della sua indubbia validità. Il tonno rosso spicca tra le eccellenze gastronomiche del nostro territorio. L’iniziativa organizzata dal comune di Valderice, rientra nelle attività di rilievo previste nei comuni del territorio, a favore della valorizzazione enogastronomica e culturale. Un momento di promozione che darà un particolare ritorno turistico a tutta la Provincia”.

Antonio Fiasconaro

 

Ecco il programma completo della Rassegna

 

Martedì 12 luglio

Piazzale del Porto
Ore 19,30 – Apertura cittadella Enogastronomica e del Villaggio dei pescatori
Ore 20,00 – “Arrusti e mangia… l’angiova” – Pesce del Golfo di Bonagia a cura dei Tonnaroti
Piazza Marfaraggio
Ore 20,30 – Incontro/dibattito
“I Romani nel golfo di Bonagia e la pesca del tonno”
Interverranno:
Dott. Sebastiano Messineo
Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
On. Mimmo Turano
Presidente della Provincia Regionale di Trapani
Prof. Sebastiano Tusa
Soprintendente BB.CC.AA. di Trapani
Dott.ssa Valeria Li Vigni
Direttrice Museo Pepoli
Dott. Alessandro Fanzone
Presidente della Tonnara srl
Coordinatore: Ninni Ravazza
Piazzale del Porto
Ore 22.30 – Inaugurazione della mostra video-fotografica “Bonagia e la mattanza”
Musica live

Mercoledì 13 luglio

Piazzale del Porto
Ore 19,00 – Apertura Cittadella Enogastronomica e del Villaggio dei pescatori
Ore 20,00 – “Arrusti e mangia… la minnola” – Pesce del Golfo di Bonagia a cura dei Tonnaroti Canti itineranti tradizionali a cura del coro “Città di Trapani”
Ore 21,30 – Giostra Medioevale a cura dell’ Associazione Societas Dragonistrarum
Ore 22,30 – Musica Live

Giovedì 14 luglio

Tonnara di Bonagia
Ore 10,30 – Buyers e vino… a cura della Provincia Regionale di Trapani
Piazzale del Porto
Ore 19,30 – Apertura Cittadella Enogastronomica e del Villaggio dei pescatori
Ore 21,30 – Kamasena in concerto
Ore 22,30 – Musica live

Venerdì 15 luglio

Piazzale del Porto
Ore 16,30 – Jucamu – Come giocavano i giovani nel vecchio borgo marinaro
Ore 19,30 – Apertura Cittadella Enogastronomica e del Villaggio dei pescatori
Ore 20,00 – “Arrusti e mangia… la minnola” – Pesce del Golfo di Bonagia a cura dei Tonnaroti
Ore 21,00 Inaugurazione della mostra “Sulla rotta del Tonno Rosso” – a cura della Dott.ssa Eleonora De Sabata
Cappella della Tonnara
Ore 20,00 – La storia del SS. Crocifisso a cura di “Valderice in Scena”
Ore 21,00 – Fiaccolata e trasporto del SS. Crocifisso in Chiesa

Sabato 16 luglio

Piazzale del Porto
Ore 19,30 – Apertura Cittadella Enogastronomica e del Villaggio dei pescatori
Ore 20,00 – “Arrusti e mangia… la sarda” – Pesce del Golfo di Bonagia a cura dei Tonnaroti
Ore 22,00 – Concerto degli Extra Large

Domenica 17 luglio

Ore 8,00 – Sveglia alla Città a cura della Banda Musicale “V. Filardi”
Lido Valderice
Ore 10,00 – “Non scherzare con l’acqua”, Simulazione di salvataggio in mare – A cura
dell’Associazione Sos Valderice, Capitaneria di Porto e 82° Centro Sar di Trapani Birgi
Piazzale del Porto
Ore 19,30 – Apertura Cittadella Enogastronomica e del Villaggio dei pescatori
Ore 20,00 – “Arrusti e mangia… u macchetto” – Pesce del Golfo di Bonagia a cura dei Tonnaroti
Ore 22,30 – Canti di Tonnara a cura dell’associazione “Anticoe”
Chiesa S.Alberto
Ore 20,00 – Processione storica del SS. Crocifisso
Ingresso del Santo Patrono alla Cappella della Tonnara – Saluto del Porto e Giochi d’artificio

Lunedì 18 luglio

Piazzale del Porto
Ore 19,00 – Apertura Cittadella Enogastronomica e del Villaggio dei pescatori
Ore 20,00 – “Arrusti e mangia… la minnola” – Pesce del Golfo di Bonagia a cura dei Tonnaroti
Ore 22,00 – Musica live – New Jazz Ensemble – Circuito del Mito

Giovedì 21 luglio

Tonnara di Bonagia – Sala “Le Trezzane”
Ore 20,00 – Presentazione del video sul relitto “Grillo”
A cura del prof. Sebastiano Tusa
Presentazione del progetto del Porto di Bonagia a cura dell’Ing. Pietro Viviano

Venerdì 22 luglio

Piazza Marfaraggio
Ore 20,30 – Incontro/dibattito
“Scenario della pesca artigianale e dei grandi pelagici nel Mediterraneo”
Interverranno:
Dott. Pino Pace
Presidente CCIAA di Trapani
Dott. Doriana Licata
Assessore Provinciale allo Sviluppo Economico
Dott. Giovanni Basciano
Responsabile Regionale Agci.Agrital
Dott. Franco Castiglione
Presidente della Nino Castiglione srl
Prof. Andrea Santulli
Lab. Biologia marina Cons.Univ. Prov. Di Trapani
Dott. Antonio Di Natale
Coordinatore GBYP
Prof. Massimo Spagnolo
Direttore IREPA
Dott. Saverio Abate
Direttore Generale Pesca e Acquacoltura MiPAF
Coordinatore: Fabio Pace
Ore 22,30 – Concerto Musicale di Di Giovanni Andrea

Il “Comandante” D’Annunzio dai lunghi digiuni al trionfo del gelato

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cubaitaAttraversiamo l’ampio giardino che porta al Cortile degli Schiavoni. Notiamo che su un architrave è inciso il motto “Rosam cape spinam cave” (Cogli la rosa temi la spina). Siamo all’interno del Vittoriale a Gardone Riviera dove ci attende “Suor Albina” che ci guida dopo avere attraversato i “6 massi sacri” che ancora riecheggiano i “suoni” della battaglia. In fondo al giardino, avvolto da un camicione bianco ad attenderci c’è il “Priore” di casa. (A. Fi.)

Il circuito di Bacco nelle Cantine di Venere.Il vino è rosa: anche se le donne preferiscono il rosso.

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Women do it better. Sarà per questo che, in 10 anni, le “signore del vino” sono sempre di più? In Sicilia, tra vino, arte e femminilità  questa estate saranno coinvolte nella manifestazione Il Circuito di Bacco nelle cantine di Venere ben 23 signore del vino. La prima delle venti tappe di questo evento, promosso dall’assessorato regionale al Turismo e dall’Istituto regionale della vite e del vino e giunto al secondo anno, sarà il 9 luglio alla Cantina Florio a Marsala (A.Zi.)

Carmelo Abbate, un “emigrato speciale” che sogna la testa di turco anche di notte

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carmelo-abbate2Oggi alla nostra tavola ospitiamo un collega. Un giornalista noto ai lettori italiani per le sue strepitose ed incredibili inchieste che, come tutte le inchieste giornalistiche, fanno sempre discutere. Lasciano aperte le porte al dibattito, alle critiche. Aggiungiamo quindi un posto a tavola e facciamo accomodare Carmelo Abbate,capo servizio del settore attualità del settimanale Panorama ed anche un apprezzato e talentuoso scrittore.

Nato a Castelbuono, in provincia di Palermo, una mattina del novembre 1999 decise di fuggire dalla Sicilia, dai suoi cari, dai suoi affetti e dopo avere acquistato un biglietto di sola andata, destinazione Milano, è salito su un treno a Palermo ed ha raggiunto la metropoli lombarda. Una valigia in mano e dentro tanti sogni da realizzare, il primo quello di diventare giornalista (lo diventerà il 2 febbraio 2004), malgrado i suoi primi anni li abbia trascorsi a Palermo come collaboratore del quotidiano “Giornale di Sicilia”. Ma non gli bastava. Voleva sfondare a tutti i costi. Carmelo Abbate aveva tutte le carte in regola per farlo e senza guardare nessuno c’è riuscito. Il 5 agosto prossimo compirà 40 anni. Felicemente sposato e padre di due splendide bambine di 4 e 2 anni.

Riportiamo dalla sua biografia ufficiale. “Sono arrivato a Milano con la classica valigia di cartone e ho avuto culo. Come sempre nella vita. Ho incontrato Giorgio Mulè (oggi direttore del settimanale Panorama, ndr). Negli anni mi sono specializzato nelle inchieste sul campo, in particolare riguardo a temi sociali. Ho fatto importanti reportage sul caporalato, sulle morti sul lavoro, sul fenomeno dell’immigrazione inItalia, sulla sanità. Mi sono finto marocchino e curdo per raccontare,tra vessazioni e paura, l’inferno del lavoro nero in Puglia e in Sicilia. Come lo sfruttamento degli immigrati nei grandi cantieri edili della Lombardia. Mi sono finto medico e ho spalancato le porte di reparti,pronto soccorso, sale operatorie, per documentare inquietanti episodi di malasanità negli ospedali del Sud.Nel settembre 2010 il mio reportage “Le notti brave dei preti gay”, pubblicato da Panorama, ha fatto il giro del mondo”.

Da questa sua inchiesta è nato nel 2011 il libro choc edito da Piemme “Sex and the Vatican”. E’ autore, tra l’altro di tre precedenti libri “La trappola” (2008), “L’onorata società” (2009); “Babilonia” (2011). Ed è già in moto per realizzarne ancora un’altro.

Carmelo Abbate e il rapporto con la cucina…

La cucina è il cuore della casa. Amo stare a tavola con gli amici, bere vino rosso e tirar tardi tra una chiacchiera e un buon sigaro e una buona grappa. Quando vivevo a Palermo, periodo universitario, preparavo delle strepitose frittate, il mio piatto forte”.

Quali sono i piatti che preferisci più di altri?
 
Mangio un po’ di tutto, sono una grande mangiatore di riso, soprattutto in bianco, all’inglese. Lo mangio da solo con grana e olio ma anche come contorno accanto alla carne”.
 
Tu hai sempre sostenuto di considerarti un “emigrato speciale”. Cosa ti manca della cucina castelbuonese? Della tua terra?

“Le melanzane, arrosto o alla parmigiana. gli involtini di pesce spada, la pasta alla norma, le sarde a beccafico, e soprattutto la testa di turco: me la sogno di notte”.
 
Da quando lavori e vivi a Milano ti sei abituato alla cucina “nordica”, lombarda o hai ancora tanta nostalgia di quella siciliana?

La nostalgia c’è sempre, come ti ho detto prima. Ma da quando vivo a Milano ho scoperto la cucina tedesca grazie a mia moglie che è mezza crucca: la selvaggina con le marmellate di mirtilli e le pere cotte, i roesti, gli asparagi bianchi con una sorta di crepe a lato e la salsa hollondaise, i salzburger nockerln. tutto strepitoso. E non parliamo della colazione: wurst e prosciutto appena svegli, dopo la prima volta non puoi più farne a meno. Ma se c’è una cosa straordinaria di Milano è che ci sono ristoranti ottimi di tutte le cucine del mondo: la cucina brasiliana e argentina ha una carne strepitosa. E la cucina cinese, messicana, marocchina: c’è il meglio”.

Nella biografia del tuo blog c’è una frase: “Sono scappato via dalla Sicilia nel 1999”. Perchè sei fuggito?

Perché volevo fare il giornalista e basta, senza amici ne pacche sulle spalle. Un bel giorno Giulio Francese del Giornale di Sicilia mi ha preso da parte e mi ha detto: tu sei bravo, scappa fino a quando sei in tempo. Qualche giorno dopo ero su un treno diretto a Milano, dove non ero mai stato e dove non conoscevo nessuno…”.

alfredoEd ancora un’altra frase: “Non voglio più sentirti parlare, voglio sentir parlare di te…”. Tu hai rimpianti per avere abbandonato la tua terra?

Nuovo Cinema Paradiso: il vecchio Alfredo, le sue parole dette a Totò le ho fatte mie. Non ho alcun rimpianto, per quanto mi manchi la mia terra non tornerei mai più a viverci. Sono arrivato a Milano che avevo 28 anni, è stata dura, l’ho odiata, ho conosciuto la solitudine. Poi ho imparato ad apprezzarla e pian piano l’ho fatta mia”.

Carmelo Abbate davanti ai fornelli…

“Ci passo poco tempo, mia moglie è una cuoca eccezionale e quindi lascio fare a lei. Ecco quando saltano fuori le uova mi cede i comandi, sulla frittata sono sempre imbattibile”.

cannoli_di_piana_degli_albanesi2Sei goloso di dolci? Quali ti piacciono di più?

Non goloso, di più. Tutti i dolci con la ricotta, i cannoli o gli sfincioni di San Giuseppe. I dolci con la ricotta di Castelbuono sono straordinari. E poi adoro il gelato: la nocciola di Martino Fiasconaro (Extrabar di Castelbuono Palermo, ndr) se giri tanto ne trovi qualcuna all’altezza ma mai superiore”.

A Milano la pasticceria siciliana è in gran parte d’importazione o soltanto di “facciata”. Quanto ti mancano i dolci siciliani e soprattutto quelli castelbuonesi, della tua giovinezza?

“Ci sono diverse pasticcerie siciliane, alcune anche buone, ma la ricotta della pasticceria Pinsino di Castelbuono non ha eguali”.

testa-turcoE la testa di turco?

“La testa di turco più buona è quella di mia madre. Punto”.
Il tuo ultimo libro “Sex and the Vatican” fa discutere. Ti sei messo contro la Chiesa? Ma tu sei cattolico?

“Sono cattolico. Ma sono sempre più dell’idea che la fede è un fatto privato, dell’intercessione vaticana ne faccio volentieri a meno”.

A quale delle tue inchieste giornalistiche per Panorama sei più legato e perchè?

Cavolo, a pensarci ne ho fatte tante. Ricordo un pezzo che avevo scritto per il Giornale di Sicilia la notte in cui crollò un palazzo in seguito a un incendio dalle parti di Monte Pellegrino. Partivo raccontando di Morgana che era rimasta in casa e non ne aveva voluto sapere di fuggire. Morgana era un gatto. Poi le mie inchieste su Panorama: quella in cui ho fatto il falso medico in giro per ospedali del sud credo sia una bella pagina di giornalismo”.

Se dovessi scegliere tra un piatto di spaghetti con il ragù di castrato che si prepara ancora oggi a Castelbuono ed un risotto alla milanese cosa vorresti volentieri sulla tua tavola?

“Sono tutto meno che ipocrita, credimi me li tengo entrambi: il ragù di castrato non si discute, e l’ossobuco con il risotto è una roba pazzesca. Li tengo entrambi”.
 
Quali sono i piatti che non vorresti mai in un ipotetico menu e quali invece che vorresti ben volentieri?

Non amo la cucina giapponese. Sono pazzo invece della cucina thailandese: una delle mie preferite in assoluto. Riso, pollo, gamberi. Quando sono stato per due mesi a New York per lavoro mangiavo tre sere su cinque nei ristoranti thailandesi”.
 
panino-crocche-e-panelle-con-rinforzoUna domanda banalissima, ma te la faccio ugualmente. E’ più difficile preparare una delle tue inchieste, di quelle che fanno “rumore” o divorare un panino con le panelle?

Più difficile la prima. Il panino con le panelle e crocchette, con limone spremuto sopra, è una delle prime cose che mangio quando metto piede a Palermo. La seconda è l’arancina che fanno in quel bar di cui non ricordo il nome ma che sta in via Lincoln sotto la sede del Giornale di Sicilia”.
 
pasta al forno 001Se ti trovassi in cima al Duomo di Milano, davanti ad una cotoletta alla milanese e ad una porzione di anelletti al forno, cosa getteresti giù?

“Gli anelletti al forno. La pasta a forno mi piace fatta con le pennette o le lasagne. E della cotoletta alla milanese vado pazzo, spesso la prendo nella versione primavera, con pomodorini sopra”.

C’è una ricetta che vorresti donare ai lettori di “Scelte di Gusto”?

“Il riso al salto, in padella. I tuoi lettori si metteranno a ridere, ma come ti dicevo sono riso addicted”.

 

Antonio Fiasconaro