Giovanni Visconti campione “sulle due ruote” ma a tavola affronta le tappe da vero “passista”

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scinardoQuest’oggi ospite della nostra tavola è un giovane atleta che si sta affermando tantissimo sia in ambito nazionale che internazionale. Un giovane che per “sfondare” è dovuto emigrare da piccolo. Al nostro “desco” settimanale abbiamo invitato Giovanni Visconti, di professione ciclista professionista. Campione d’Italia per la terza volta in carriera e per la seconda consecutiva dopo avere vinto il titolo l’anno scorso e di recente ad Acicatena, in provincia di Catania.

 

Giovanni Visconti nasce a Torino il 13 gennaio 1983. I suoi genitori appartengono al “Regno delle Due Sicilie”: il padre palermitano e la madre napoletana. I suoi emigranio all’ombra della mole antonelliana. Un anno dopo la sua nascita il ritorno in Sicilia, dove il futuro campione d’Italia trascorrre la sua infanzia e parte dell’adolescenza.

Lasciamo che sia Giovanni Visconti in persona a raccontarci i suoi primi anni in bici. “Già a 15 anni ho iniziato a fare su e giù tra Toscana e Sicilia durante il periodo scolastico mentre in estate restavo praticamente sempre in Toscana, a Pistoia dalla Famiglia Ginanni,una famiglia a cui devo tanto e che non finirò mai di ringraziare per aver reso meno doloroso il distacco dalla propria famiglia e dalla propria terra”.


Visconti fa sacrifici pur di sfondare nel mondo del ciclismo. “Quando ero Esordiente e anche da Allievo, dai 14 ai 16 anni – racconta ancora – mi è capitato spesso di andare a correre fuori regione, Campania o Lazio per  esempio ,perchè in Sicilia non c’erano gare e naturalmente le spese da affrontare erano tante…Per questo motivo, per cercare di risparmiare, mi è successo anche di dormire per terra sulla nave…o al massimo su una poltrona… Mi è capitato anche di trasformare la macchina di mio padre (in realtà era lui che la trasformava) in minicamper esatto proprio così… Praticamente togliendo i sedili posteriori si otteneva uno spazio che utilizzavo per mettere su un piccolo materasso che mi permetteva di affrontare i lunghi viaggi verso Messina, Ragusa, Siracusa o, ancora, Catania con un pò più di relax…si fa per dire naturalmente… Un’altro sacrificio che ricordo bene era quello della scuola nel senso che nelle restanti ore del pomeriggio dovevo riuscire ad allenarmi ma anche a studiare…e questo vi assicuro che per uno che come me già allora prendeva la bici seriamente è stato difficilissimo… Ricordo che portavo la pasta in un thermos a scuola così da poterla mangiare a ricreazione e da poter uscire immediatamente in bici non appena arrivato a casa…Era uno stress che non immaginate…Poi le prese in giro dei compagni che mi guardavano come se fossi stato un alieno…Eh si, è stata dura…”.


Da dilettante Visconti corre per la formazione Finauto Sport Team diretta dall’ex ciclista Luca Scinto, vincendo nel 2003 la prova in linea dei Campionati italiani e dei campionati europei, mentre l’anno successivo si impose nel Giro delle Fiandre risevato agli Under 23 e in due tappe del Giro delle Regioni. Passa professionista nel 2005 con la Domine Vacanze mettendosi subito in mostra senza però riuscire a ottenere vittorie. Esordì anche al Giro d’Italia classificandosi settantasettesimo e convocato per la prima volta in Nazionale per i Campionati del mondo. Sarà riserva.

Il 2008 è sicuramente l’anno della sua consacrazione: s’impose come uno dei leader della squadra: difese egregiamente il suo titolo classificandosi secondo ai campionati italiani in linea e vinse una tappa della Vuelta. Al Giro d’Italia indossò la maglia rosa per otto giorni consecutivi grazie all’alto vantaggio conquistato in una fuga e si piazzò secondo in una tappa.

Nel 2009 con il ritiro di Bettini Visconti sarebbe dovuto diventare il capitano della Quick Step per le grandi classiche. Tuttavia egli decise di abbandonare la squadra e il Pro Tour accasandosi alla neonata formazione italo-ucraina di categoria Professional Continental-Neri, alla guida della quale ritrovò Scinto. Con la nuova squadra partecipò soprattutto a corse di secondaria importanza, fatta eccezione per il Giro d’Italia, ottenendo molti piazzamenti e vincendo la Coppa Agostoni e il Trofeo Melinda.

Visconti ha aperto la stagione 2010 vincendo la prima edizione della classica Sarda “Olbia-Pantogia”. Saltò nuovamente le grandi classiche di aprile alle quali la sua squadra non venne invitata, e anche il Giro d’Italia. In compenso vinse la classifica generale e due tappe del Giro di Turchiae si impose per la seconda volta nei Campionati italiani in linea. Vinse per la seconda volta consecutiva la classifica individuale dell’Uci Europe Tour.

Seppur inizialmente destinato a lasciare la propria squadra per tornare nel ProTour, nella stagione in corso Giovanni Visconti ha deciso di restare nella squadra di Scinto, diventata Farnese Vini-Neri Sottoli. A febbraio scorso arriva terzo al Tour of Oman e a giugno scorso si è aggiudicato ad Acicatena, in provincia di Catania, per la terza volta in carriera, il campionato italiano in linea

Malgrado tu sia un atleta, un ciclista e sei tenuto a rispettare una rigida dieta hai qualche peccato di gola?

“Hai detto bene te. Io devo rispettare rigidamente una dieta. Mangio pasta semplice e carne ai ferri. Quando preparo una gara non posso permettermi alcun tipo di peccato di gola. Malgrado io vada pazzo per la pizza”.

Tuo padre è palermitano, mentre tua madre è napoletana. Insomma nelle tue vene scorre sangue del Regno delle due Sicilie. In cucina hai potuto verificare le varie differenze?

“Guarda, mio padre essendo palermitano mi ha insegnato la cultura della cucina popolare tipica di Palermo, mia mamma invece, è una gran maestra in pasticceria, tant’è che quando ci incontriamo e trascorriamo qualche giorno insieme mi prepara sempre, di cui ne vado ghiotto, naturalmente quando non devo partecipare ad alcuna gara, la tradizionale pastiera”.


Ma c’è qualche piatto palermitano, della cucina siciliana che ricordi durante la tua infanzia e che preferisci più di tutti?

“Non saprei. Mi prendi in contropiede. Ormai manco dalla Sicilia e da Palermo da tantissimi anni e ricordo poco e, come ti ho detto, essendo un ciclista devo seguire una certa dieta, quindi non posso distrarmi più di tanto”.

Tu ormai vivi da anni in Toscana, dove ti sei sposato. Quindi c’è qualche piatto in particolare che ti piace più di altri…

“La bistecca alla fìorentina, la mangio spesso e come si dice fa sangue…“.


Qualche sfizio ogni tanto te lo concedi. Ad esempio i dolci. Quali ti piacciono?

“Fuori dalla dieta qualcosa mi concedo. Ad esempio mi piacciono tanto i dolci con la crema di ricotta, quindi come dicevo prima la pastiera napoletana che prepara mamma oppure quando scendo in Sicilia e vengo a Palermo i cannoli, la cassata sia tradizionale che al forno. Ed a colazione mangio volentieri la iris al forno con la crema di ricotta e i traboccanti cartocci”.


Tua moglie è toscana, qualche volta ti prende per la gola?

“No. Noi preferiamo andare a mangiare fuori, quando devo fare qualche strappo alla regola. Come dicevo prima mi piace la bistecca alla fiorentina non di 1 centimentro ma da 5 in sù e poi se andiamo in qualche locale tipico mangio ben volentieri anche il pesce. Per il resto mi limito a seguire rigidamente la mia dieta…”.

I tuoi genitori vivono a Palermo, ma c’è un ricordo d’infanzia quando dopo qualche gara disputata fuori tornavi in città e mangiavi qualcosa di tipico…

“Mio padre ha origini di Borgo Molara, ma da qualche anno si è trasferito nella casa dei nonni al Villaggio Santa Rosalia. Certo che ho ricordi d’infanzia, quando mi portava a Mondello a mangiare il pane con le panelle o con le crocchette.


Ed il pane con la milza, quella tosta…

“Da ragazzo sì, mi piaceva. Fa parte della gastronomia palermitana. Adesso non posso più permettermelo”.

Tu hai vinto di recente, ad Acicatena, il tuo terzo titolo italiano eguagliando il record del grande Francesco Moser, adesso quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

“Non farò tante gare. Affronterò un periodo di cosiddetto “passaggio”. Farò il Giro di Camaiore, a Pescara il Trofeo Matteotti il 31 luglio e poi il trittico di Lombardia per prepararmi al mondiale che quest’anno si svolgeranno in Lombardia. Non voglio fare tante gare, voglio arrivare a questo importante appuntamento nelle migliori condizioni fisiche e psichiche”.

E l’anno venturo parteciperai ancora una volta al Giro d’Italia o attendi un “invito” per il Tour de France?

“E’ ancora troppo presto per parlarne. E’ chiaro però che la mia squadra punta a partecipare al Giro d’Italia. Per quanto riguarda il Tour non so cosa dirti, d’altrando questa classica è ad invito, quindi…”

Con Vincenzo Nibali, l’altro siciliano, lui è di Messina, che sta facendo parlare di sè tanto per quello che sta compiendo che rapporto c’è. E’ di amore ed odio?

“Non c’è né amore né odio. C’è rispetto reciproco. Non ti nascondo che i primi tempi ho provato invidia e credo che l’abbia provata anche lui quando sia io che lui vincevamo qualche gara. Poi le cose sono cambiate. Lui è diventato un tipo di corridore ed io un altro. Ci ritroviamo spesso a farci i complimenti, ma ognuno percorre la propria strada agonistica”.

Quando Giovanni Visconti diventerà grande, cosa vorra fare? Quando appenderai scarpini e bici al chiodo cosa farai?

“Quello che mi viene in mente è di avere dato finora il possibile e se Dio mi darà ancora altra forza vorrò ancor di più migliorarmi, giorno dopo giorno, gara dopo gara. Sono contento di avere fatto bene in questi anni e di avere creato un buon futuro alla mia famiglia. Non ti nascondo che quando si concluderà la mia carriera vorrei rimanere nell’ambiente, magari allenare i bambini, i giovani. Ma ancora è presto. Molto presto, ho voglia di vincere ancora e tanto”.

Il nodo dell’impiantistica sportiva. La Sicilia è “povera” d’impianti, figurati a Palermo. Molti giovani non riescono a praticare lo sport perchè mancano le strutture, altri sono costretti ad emigrare. Cosa si può fare per evitare tutto ciò?

“Questa è una domanda che mi chiedono in tanti, soprattutto quando gareggio in Sicilia. Cosa dirti? Le istituzioni dovrebbero impegnarsi di più. Io sono convinto che non è giusto spendere milioni e milioni per una sola gara che si svolge in Sicilia e poi restare senza impianti. Quindi investiamo i soldi sulle strutture e poi le gare verranno si potranno organizzare di conseguenza. Le amministrazioni sono sorde. Non comprendono come lo sport sia il volano della società. Ricordo come se fossi ieri quando stavo a Palermo che per partecipare alle gare dovevo emigrare. Quanti sacrifici… E non solo per le gare anche per gli allenamenti. Quindi Regione, Comune, Provincia ma anche istituzioni sportive dovrebbero mettersi attorno ad un tavolo e programmare lo sport con la costruzione d’impianti e non programmare soltanto avvenimenti che durano un sol giorno solo perchè sono cassa di risonanza nazionale… Questo non serve. Non paga”.

Antonio Fiasconaro


 

 

 

 

 

 

 

 

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