Il cucchiaio di legno e gli ingredienti vegan

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veganIl sogno, per lui, è guardarsi intorno ed osservare un mondo vegan, dove i principi perseguiti giorno per giorno trovano riscontro in scelte di vita condivise. Cosa vuol dire essere vegan ce lo spiega Yari, in questo nuovo incontro con Parola di Blogger, attraverso i racconti, progetti, sogni e pensieri espressi attraverso la sua cucina virtuale: Il cucchiaio di legno, tra viaggi e stili di vita.

yariCosa vuol dire essere vegan e cosa spinge a questa scelta?

Nell’accezione più generale essere vegan significa abbracciare uno stile di vita il più possibile rispettoso degli altri esseri viventi, esseri umani o animali che siano. Nello specifico, significa generalmente non consumare prodotti che comportino lo sfruttamento sistematico e l’uccisione di animali, ovvero tutti i prodotti alimentari di origine animale (carne, pesce, latticini, uova e prodotti dell’alveare), a evitare pelliccia, lana, seta, pelle e cuoio nell’abbigliamento e cosmetici e prodotti per l’igiene della casa e della persona testati su animali, così come attività di intrattenimento in cui la natura dell’animale viene snaturata (zoo, circhi, delfinari). Se prodotti come la carne, il pesce o la pelliccia sono facilmente riconducibili all’uccisione di animali, meno evidente è ricondurre prodotti come uova, latticini, miele o lana allo sfruttamento e alla soppressione di esseri senzienti. Eppure, se ci si pensa bene, una mucca per produrre latte regolarmente dovrà partorire almeno una volta l’anno (e il vitello sarà destinato alla macellazione o a divenire un’altra mucca da latte), per ogni gallina ovaiola ci sarà stato almeno un pulcino maschio (inutile e antieconomico, quindi soffocato o triturato vivo alla nascita), e una pecora, dopo una certa età e una serie di tosature, sarà destinata all’industria carnea (così come la gallina ovaiola o la mucca da latte quando diventeranno meno produttive). Queste motivazioni di stampo prettamente etico stanno alla base della scelta di molti vegan, me compreso. Ma non è l’unica, sebbene sia la principale. Soprattutto nella scelta alimentare trovano il loro fondamento anche motivazioni di tipo salutistico, ecologico (la produzione di carne e derivati alimentari animali è altamente inefficiente in quanto a spreco di risorse naturali e fortemente inquinante) nonché spirituale e religioso (il buddhismo zen giapponese, tanto per citare un esempio).

Un organismo onnivoro, quale il nostro, riesce a vivere bene rinunciando all’apporto di talune sostanze nutritive? Esistono integratori, o la dieta vegan riesce ad essere sana e bilanciata senza alcun apporto esterno?

Per quello che ho potuto provare sulla mia pelle, e per quello che sento dire da tanti vegan che conosco, i benefici sulla salute sono indubbi (a meno che non ci si nutra solo di patatine fritte!). Quindi direi proprio di sì, che si vive bene anzi, molto meglio! Le associazioni di medici nutrizionisti di Stati Uniti e Canada affermano da tempo che una dieta vegana ben bilanciata è compatibile con le esigenze di chiunque, anche in fasi particolari quali l’infanzia, l’adolescenza o la vecchiaia. L’unica accortezza di un regime vegan è quella di controllare i propri livelli di vitamina B12, tramite un esame del sangue specifico, e integrare all’occorrenza (questo perché la vitamina B12 è presente esclusivamente in prodotti di origine animale – senza dimenticare che solitamente viene integrata a monte nei mangimi animali). Per il resto, una dieta variata, che privilegi frutta e verdura di stagione, cereali integrali, legumi e frutta secca è quanto basta per essere al massimo delle proprie capacità fisiche e mentali.

Chi si accosta oggi a questo genere di dieta incontra molte difficoltà, suppongo, tali da essere paragonate a quelle di chi per necessità (intolleranze, allergie) deve rinunciare alla convivialità a tavola. Come si riesce a vincere la paura di essere visti come “diversi”?

Il consiglio base è quello di documentarsi prima e di non fare le cose a casaccio. Internet è un grande mezzo per informarsi, avere consigli e creare reti di collegamento con altri vegan. Conoscere persone che hanno abbracciato uno stile di vita simile è un elemento di sostegno incredibile, soprattutto quando tante persone anche vicine, soprattutto per ignoranza, cercano di dissuadere. E poi l’arma fondamentale per non essere visti come diversi è spesso quella di cercare i punti di contatto piuttosto che le divergenze e una buona dose di ironia e sagacia. Evitare il più possibile atteggiamenti accusatori o terroristici, non se ne ottiene nulla se non la chiusura totale del proprio interlocutore.

L’amore per la cucina prima, il desiderio di una scelta consapevole del “nutrirsi” poi. Dove innesti la nascita de Il cucchiaio di legno? È da imputare più al tuo desiderio di raccontarti ai fornelli o a quello di raccontare l’esigenza vegan del tuo stile di vita?

Il cucchiaio di legno è nato in un preciso momento della mia vita e con uno scopo ben definito: è stato concepito nel momento in cui da latto-ovo-vegetariano sono passato a vegan, e doveva servirmi quale strumento motivazionale per questa scelta. Il primo post del blog, datato novembre 2006, testimonia questo momento particolare mentre l’altra data chiave è stata quella della scelta di abbandonare un regime onnivoro per il vegetarianesimo a Capodanno 2005 – anno nuovo, vita nuova! Da lì è poi diventato un contenitore delle mie esperienze quotidiane, con la presunzione di essere anche uno strumento utile per chi lo legge o più semplicemente una lettura piacevole di qualche minuto. Volutamente ho adottato uno stile il più possibile leggero per rivolgermi a un pubblico un po’ più ampio, con la speranza di gettare un piccolo seme nei lettori che vegani non sono per informarsi un po’ meglio degli orrori che si celano dietro ad allevamenti, macelli e laboratori.

Viaggi molto, un amore che ti spinge a creare miniguide, ricette che narrano dei Paesi visitati e quelli che magari sono in programma. In progetto c’è la possibilità di rendere Il cucchiaio di legno una guida cartacea oltre che virtuale?

Una guida, anche cartacea, presuppone l’essere costantemente aggiornata, lascio l’ingrato compito a chi lo fa di professione! Se proprio un giorno qualche editore mi venisse a chiedere di scrivere un libro (non mi proporrei mai io, sono troppo pigro), allora mi piacerebbe scrivere una sorta di ricettario itinerante con tante foto di viaggi, insomma, un po’ alla Jamie Oliver.

La fotografia sembra più di una passione per te. Imprigionare attraverso l’obbiettivo istanti e luoghi ti riesce così bene che sembra quasi tu lo faccia per professione. Metti in ordine questi fattori: tecnica acquisita, passione, un buon supporto fotografico. Come nascono i tuoi scatti?

Innanzi tutto grazie! Fotografare mi piace molto, sarà un’eredità paterna, ma è una passione che si è sviluppata e alimentata tramite il blog. Per quanto riguarda i fattori nel mio caso direi prima di tutto la passione e la curiosità. Poi il supporto fotografico, sebbene sia piuttosto amatoriale ed infine la tecnica, che dovrei sicuramente migliorare e perfezionare dato che ne sono piuttosto digiuno. Nella fattispecie, gli scatti del blog nascono in due modi: quelli dei piatti sono studiati a tavolino e comportano riprese da più angolazioni; solitamente per una ricetta scatto almeno una cinquantina di foto, il difficile è poi scegliere quella più adatta, solitamente perché quando le riguardo non sono mai soddisfatto del risultato. Nel caso delle foto di viaggi si tratta di fotografie più immediate ed emozionali, frutto soprattutto dell’osservazione di particolari interessanti.

Vegan, ricette studiate appositamente o riadattate attingendo ai ricettari comuni?

La maggior parte delle mie ricette sono prese o derivate da libri, riviste e ricerche su internet. Mi piace molto soprattutto lavorare su ricette classiche cercando di sostituire gli ingredienti animali con risultati solitamente soddisfacenti. Come molti food blogger ho inoltre una forte predisposizione ad accumulare in maniera bulimica libri di cucina che stanno letteralmente invadendo casa, tanto da essermi imposto, con grande sofferenza, acquisti centellinati e frutto di meditate riflessioni!

Come sostituisci i principali ingredienti in cucina, quelli che servono come base di una miriade di ricette,  dal formaggio al latte, dalle uova al burro?

Per quanto riguarda i latticini è molto semplice. Il latte si sostituisce con pari quantità di latte vegetale (soia e mandorla funzionano molto bene), lo stesso dicasi per yogurt e burro. Nel caso dei formaggi esistono ormai sul mercato numerose alternative vegetali, oppure ci si può preparare in casa facilmente formaggi vegetali, dalla ricotta alla mozzarella, attingendo a ricette divulgate sulla rete. Nel caso delle uova la sostituzione è meno diretta. Bisogna capire il ruolo dell’uovo nella ricetta: ha funzione lievitante, come ad esempio nelle torte e nei prodotti da forno, o legante, come in polpette e gnocchi? Nel primo caso yogurt vegetale o latte di soia combinato con un po’ di aceto funzionano molto bene, nel secondo caso si possono usare farina, amido di mais o pangrattato. Esistono poi in commercio dei sostituti vegetali delle uova che funzionano piuttosto bene, e costituiti da un mix di amidi (come tapioca e fecola di patate) e agenti lievitanti naturali. In Italia il più facilmente reperibile (in farmacia) è quello della Orgran. Se poi l’uovo è protagonista come in quiche, uova strapazzate, soufflé, il tofu (compatto o setoso) è la migliore alternativa.

Un tuo progetto, un sogno, un pensiero. Chi è Yari?

Bella domanda, non è affatto semplice giudicarsi. Direi che Yari è una persona che cerca di apprezzare appieno la vita e di trarre insegnamento da tutto quello che gli succede, cercando al contempo di aprirsi maggiormente agli altri e di mettersi in discussione, il che non è assolutamente facile. Un progetto? Quello di essere maggiormente disponibile nei confronti degli altri, a volte temo di essere un po’ egocentrico. Un pensiero? Quello di concentrarsi su quanto di bello ci sia nella vita di ognuno, molto spesso tendiamo soltanto a lamentarci delle cose negative (io in primis) senza curarci delle cose positive che diamo spesso per scontate. Un sogno? Beh, un mondo vegan naturalmente!

 

Per maggiori informazioni su il Cucchiaio di Legno consulta il sito: http://cucchiaiodilegno.it/

Tiziana Nicoletti

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