Sulla tavola dell’imperatore Federico II non mancano mai lo “scapèce” e la cassata

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federico iiL’appuntamento con le “interviste impossibili” è con un grande personaggio della storia: Federico II di Svevia, re di Sicilia ed imperatore del Sacro Romano Impero. Poliglotta: scriveva e leggeva in sei lingue, poeta e protettore delle arti. Statista sottile ed audace. Insomma una “Meraviglia del Mondo”, lo “Stupor Mundi”. Non si sentì mai né tedesco, né siciliano (A.Fi.)

Non staremo qui però ad elencare tutti i suoi pregi e le sue virtù non solo politico-militari e nemmeno porteremo in primo piano i suoi innumerevoli difetti, tramandateci dagli storici del tempo. Ma lo incontriamo per parlare di cucina, di gastronomia e soprattutto del buon mangiare. Andiamo a trovarlo nella tenuta di Maredolce, di ritorno da una battuta di caccia sulle Madonie, nei pressi di Polizzi Generosa. Il nostro “gancio” è Leonardo Fibonacci, illustre matematico del tempo, considerato il primo algebrista cristiano. Entriamo nel “solatio regio” ed in fondo ad un gran salone c’è il trono.  Federico II ci attende. Fibonacci ci fa cenno di fare l’inchino e ubbidiamo. Il Sovrano mi invita a sedermi su una poltroncina di fronte a lui e mi consente di parlare.

Fiasconaro: Eccellentissimo, la ringrazio per avere accettato questo incontro

Federico II: “Ci mancherebbe. Il buon Fibonacci mi ha parlato bene di lei e di Scelte di Gusto. Dunque, sono qui ad ascoltarla”.

Fiasconaro: E’ vero che lei mangia una volta al giorno? E’ una diceria?

Federico II: “Non è una diceria. E’ la verità. E nemmeno lo faccio per tenermi in linea. E’ una mia filosofia. Basta mangiare una volta al giorno. Le abbuffate come dite voi non fanno per me. Queste cose lasciamole fare ai saracini”.

Fiasconaro: Eccellenza, alcuni esponenti della sua corte mi hanno fatto sapere che lei è quasi astemio. Insomma, non beve tanto. Non alza il gomito come diciamo noi…

Federico II: “Bevo con moderazione soltanto vino rosso, per apprezzare il nettare dell’uva siciliana che faccio aromatizzare con il mirto dei Nebrodi. Così come mangio una volta al giorno. E poi diciamocelo pure la Scuola medica Salernitana di cui ho appreso molte regole è chiara al riguardo: Si, tibì noceat serotina potatio vini, horu matutina rebibas, et erit medicina”.

Fiasconaro: Maestà, non l’abbia a male. Io non conosco il latino. Può tradurre?

Federico II: Certamente. Cioè se di sera ti ha fatto male la bevuta, ritorna a bere di mattino e questo ti farà rimedio”.

Fiasconaro: Bene, possiamo sapere cosa preparano per lei i cuochi di corte? Cosa preferisce mangiare?

Federico II: “Alla mia tavola non deve mai mancare la cacciagione. Lei saprà bene che uno dei miei passatempo preferiti è la caccia con falco, quindi… Alla mia mensa troverà il cervo al pepe, o il cinghiale dei Nebrodi, gli aironi, i colombi, le anatre, le lepri, le allodole che faccio farcire con il miele e poi passati alla brace ed aromatizzati”.

Fiasconaro: In cucina come se li fa preparare, dato che lei non ha molto tempo da dedicare al cibo e quindi fa sempre un pranzo frugale?

Federico II: “Chi l’ha detto che faccio un pranzo frugale. Le carni vanno insaporite ed a me piace mangiarle con le salse a base di basilico, menta, prezzemolo e salvia. Le spezie lasciamole agli Arabi”.

Fiasconaro: Eccellenza, è vero che a lei piace anche mangiare una specie rara di fagiolo?

Federico II: “Verissimo. Chi le ha fatto que confidenza? Vado ghiotto per la zuppa di fagiolo nero proveniente dall’Egitto, ma anche dalla Siria. I miei cuochi sanno che per evitare problemi gastrici voglio che i fagioli siano passati finemente ed aromatizzati”.

Fiasconaro: Può spiegare ai lettori di “Scelte di Gusto” che tipo di salse preferisce che vengano adoperate per insaporire i suoi piatti preferiti?

Federico II: “Lei vuole sapere troppo…per i miei gusti. Sarò breve. Mi piace l’agresta fatta con succo di limone e uva verde o la camellina, preparata con aceto di vino, cannella, zenzero, chiodi di garofano e pepe”.

Fiasconaro: Maestà, il pesce lo mangia?

Federico II: “Preferisco la carne, ma uno dei miei cuochi mi prepara sapientemente lo iskebeq, lo scapecè. Insomma, fa marinare il pesce e lo aromatizza con aceto e zafferano. Preferisco soprattutto le anguille di Lesina”.

Fiasconaro: So pure che nei suoi banchetti non manca mai il formaggio. Le piace, vero?

Federico II: “Anche questo le hanno detto. E’ vero. Vado ghiotto per la ricotta di pecora, ma anche quella di mucca. Ma i pecorini sono davvero una delizia che accompagno sempre con del pane al miele”.

Fiasconaro: Non abbiamo parlato di verdure. Le mangia? E quali?

Federico II: “Non disdegno le cicorie, la rughetta, le borragini, i finocchietti e anche i caccialepri che faccio lessare e li condisco con olio crudo. Mi piacciono pure i funghi che però i miei cuochi fanno prima sbiancare e lessare e me le gusto salati”.

Federico II: Fiasconaro, posso farle una domanda? Lei è siciliano?

Fiasconaro: “Eccellenza, sono siciliano e di Palermo. Ma le mie origini sono di Castelbuono, sulle Madonie”.

Federico II: “Castello bono. Castrum bonum. La terra dei miei amici Ventimiglia. Quante battaglie ho fatto per loro. Una è quella di Engium. Bene, lei ha radici di Castello bono. Sa cosa mi piace ricordare di questo paese? La testa di turco. Gli arabi grandi pasticceri. Ed io nella mia tavola qualche volta ho voluto che ci fosse anche questo dolce abbastanza delicato e soprattutto prelibato”.

Fiasconaro: Maestà, a proposito di dolci, nei suoi banchetti con artisti, filosofi, letterati e matematici non mancano i dessert, quali preferisce?

Federico II: “Non deve mancare mai la caseatus (la cassata, nda) o come la vuole chiamare lei la qasat, con quella crema di ricotta ed i canditi che sono una delizia per gli occhi e per il palato. E poi anche la gelatina di frutta, l’uva sultanina…”

Fiasconaro: Ma so pure che lei va ghiotto anche per un’altra leccornia araba…

Federico II: “Fiasconaro sarei curioso di conoscere colui o colei che a corte le ha fatto queste confidenze. Ebbene sì. Vado ghiotto anche per la qubbayt”.

Fiasconaro: La qubbayt, cioè la cubbaita il torrone di miele e semi di sesamo. Ma so pure che le piace un’altra specialità araba. Ce la confida?

Federico II: “Fiasconaro, voi cronisti volete sapere sempre troppo. E’ sia. Mi piace gustare anche la cupita fatto con nocciole, uovo e miele”. Ma mi piace pure la scursunera, dovrebbe assaggiarla è una vera delizia è un gelo preparato col gelsomino. E poi non devono mai mancare i fichi ed il melograno…”

Fiasconaro: Eccellenza, ultima curiosità. E’ vero che lei ancora oggi mangia le violette candite?

Federico II: “Nella mia stanza non devono mai mancare. Le ho iniziate a mangiare fin da quando ero bambino, mentre accarezzavo i miei falconi. Fiasconaro, sono ricche di energia terapeutica”.

Ringraziamo l’imperatore per averci concesso questo suo prezioso tempo, ma prima di congedarci vorremmo sapere un’ultima curiosità ed è legata soprattutto ad un digestivo che si faceva preparare ogni fine pasto. Gli storici narrano di un’acqua calda aromatizzata, l’acqua di calabrice. “E’ vero – chiosa Federico II – il calabrice è una pianta selvatica che mi faccio inviare sempre dalla Puglia. E’ un digestivo. Fa bene all’intestino”.

Antonio Fiasconaro