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Il Bavaglino di Giuseppe Costa – Terrasini ( Palermo)

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Il Bavaglino è uno dei pochi ristoranti stellati del palermitano e non soltanto che, malgrado il blasone, mostra immediatamente una caratteristica non comune tra i ristoranti di rango elevato: parlo della accessibilità in termini di costi. Se è vero che per un’ottima cucina siamo spesso disposti a spendere cifre folli, è altrettanto vero che un senso di “lusso” e di autoindulgenza fanno bene anche alla tasche meno floride. In tal senso Il Bavaglino offre delle proposte degustazione che partono da costi davvero irrisori mantenendo ovviamente di livello alto la qualità del prodotto proposto. La location è un’antica casa in quel di Terrasini, rivisitata e debitamente adeguata alle esigenze di una cucina.Nessuna descrizione della foto disponibile.Tuttavia di certo è piccolino, decisamente non di grande capienza. Per questa ragione il dehors risulta particolarmente gradevole, ovviamente nei mesi climaticamente favorevoli. Noi eravamo in due, ma eravamo una specie di “turisti per caso”, nel senso che – pur avendo in agenda una visita a questo locale – quella visita, quella sera, non era prevista. L’incresciosa defaillance di un altro locale ha pigiato sul mio acceleratore e mi sono detta ” perchè no? Niente agenda: proviamo ad andare adesso”. Detto e fatto. Ovviamente però, senza alcuna prenotazione ed in un orario proibitivo di un sabato sera estivo, i posti nel dehors non erano disponibili.
L'immagine può contenere: spazio al chiusoPrima nota per me di grande apprezzamento è stata l’averci comunque fatti accomodare nella saletta interna che, abbastanza chiaramente, non era allestita a ricevere  ma che è stata messa in moto immediatamente. Poco dopo, tuttavia e malgrado un climatizzatore acceso, il caldo è diventato l’argomento di conversazione del mio tavolo. Tra ventagli e sbuffi ho avanzato la tremenda richiesta di essere spostati fuori non appena si fosse liberato un tavolo: il che è avvenuto una manciata di minuti dopo, allorquando con grande solerzia siamo stati trasferiti all’esterno. E così è iniziata la nostra cena: dopo l’entrèe dello chef, uno sfincione scomposto, io ho optato per la proposta dal costo decisamente contenuto proprio perchè ne ero rimasta colpita ed oltremodo incuriosita: la proposta si chiama “ L’idea”, ed è variabile, per cui potrebbero non capitarvi le scelte dello chef che sono capitate a me quella sera, e che ho ampiamente apprezzato. Scelte che però, in ogni caso, troverete in carta, anche se a costi decisamente diversi. L'immagine può contenere: ciboQuella tra le mie portate quella che più ritengo di evidenziare è un cubotto di tonno scottato su crema di ceci con cipolla rossa e riduzione di Nero d’ Avola. Davvero molto buono, benchè io non annoveri il tonno tra i miei ingredienti preferiti. In questo caso particolarmente gradevole al palato il blend inconsueto tipicamente di terra di ceci e cipolla con il prodotto ittico che però, nella tradizione siciliana, è spesso abbinato alla cipolla, che sia o meno in agrodolce. Il risultato è stato di buon bilanciamento, sia per la gamma organolettica che per le consistenze. Il prodotto principale, il tonno, di ottima qualità definisce già un piatto ben riuscito. L'immagine può contenere: ciboPur non essendo, appunto, in cima alle mie preferenze, sceglierei di nuovo quel piatto. Gradevole, ma che non mi ha entusiasmata moltissimo, la zuppetta Maremonti: un mix di pasta in zuppetta di pesce. L’avrei probabilmente apprezzata maggiormente in altra stagione; e d’altra parte per ragioni analoghe faccio a meno di un piatto cult della cucina siciliana che è la pasta con i tenerumi. Io in estate non mangio zuppe e minestre.

Ho concluso quindi con il dessert: Le tre consistenze del pistacchio, gustato dopo avere apprezzato dei deliziosi pre dessert tra cui delle gelatine agli agrumi che, volendo, hanno avuto la funzione di un sorbetto. Il mio dolce, decisamente dolce, un must per chi ami il pistacchio. Ho voluto poi eccedere per rinfrescare il palato ed ho ordinato un altro dessert che avevo visto passare diretto ad altri tavoli ed il cui profumo di gelsomino mi aveva fortemente incuriosita. Una granita di anguria su polvere di cacao, il tutto al profumo di gelsomino. Troppo profumo, troppo gelsomino: alla fine una gratificazione per le narici ma non per il palato. Questa essenza non solo copriva il pur delicato sapore dell’anguria, ma conferiva al dessert un sapore quasi artificiale, non piacevole. Di certo un dessert che, per il mio palato, non ordinerei una seconda volta ma che – ad altri tavoli – ha ricevuto opinioni discordanti. Segno evidente del ben noto fatto che non tutto è per i gusti di tutti.   Il mio ospite invece ha scelto à la carte. Partendo da un Sashimi Siciliano di gambero rosso, wasabi e cedro, risultato davvero molto piacevole in larga misura per l’ottima qualità del gambero.A seguire, spaghetti ai ricci di mare. Ottimi, ben “legati” e con una consistenza “nappante” che io – ed in verità anche molti altri – adoro. Per chiudere lo stesso dessert che avevo scelto io, ossia le  tre consistenze del pistacchio. Malgrado la solerzia dimostrata in alcuni momenti, il servizio del locale è suscettibile di notevoli migliorie: alcune ragazze molto giovani penso fossero alla loro prima esperienza,  quantomeno in locali in cui la clientela si aspetta un servizio perfetto, e ciò era evidente. Dimenticanze, ritardi e soprattutto assenza di sorrisi in un’epoca in cui abbiamo dovuto – obtorto collo – imparare a sorridere con gli occhi.

In conclusione Il Bavaglino è un locale da provare, con una cucina che rivisita la tradizione locale e che impiega materia prima di buona qualità. E’ sicuramente adatto a cene di coppia ma non a gruppi numerosi, nè tantomeno ai bambini, anche per via degli spazi ridotti. Ideale per una cena o colazione di lavoro, offre atmosfere suggestive e costi contenuti. La mia cena per due è costata poco più di 100 euro, che comprendevano anche un calice di vino. Il servizio, come detto, è da migliorare sensibilmente.

Alessandra Verzera

Scheda:

Patron e Chef :  Giuseppe Costa

Coperti: 25 (in) –  40  (out)

Range: Alto ( Ristorante stellato) 

Categoria: Ristorante di cucina creativa regionale

Ranking (*)

Location: 4

Cibo: 4

Carta Vini: 

Presentazione: 4

Servizio: 2

Mise en place: 4

Atmosfera: 4

Allestimenti: 4

 

(*) Legenda :

1 = pessimo
          2 = scadente
          3 = sufficiente
         4 = ottimo
            5 = eccellente.

 

Provati per voi: la bottarga di tonno grattugiata

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La bottarga è un alimento particolare, “forte”, deciso, tipicamente mediterraneo e della Sicilia, uno dei prodotti delle tante tonnare in cui ogni parte del tonno veniva lavorata dando lavoro, un tempo, a tante industrie conserviere e di trasformazione. Spesso in prossimità di queste aziende l’odore pungente del pesce era esso stesso la certezza che nei paraggi stesse operando un’industria del “salato”. Naturalmente anche altre conserve di altri tipi di pescato, ma la tradizione del tonno è molto forte in Sicilia, pur con le problematiche spesso pesanti che il consumo di questo pesce azzurro ultimamente ha comportato. Uno dei prodotti più apprezzati anche nelle cucine domestiche è senza dubbio la bottarga: in pratica, uova salate, pressate ed essiccate. Bottarga di Tonno Rosso di Sicilia - "Salumi di Mare" della Salumeria ItticaNormalmente si trova nella sua morfologia più o meno naturale, ossia in panetti, e può essere servita a fette, condita con olio evo, o trifolata sulla pasta in forma, appunto, di scaglie sottili. Più classica è quella di Muggine che si distingue da quella di Tonno, per la stragrande maggioranza Pinna Gialla,  sia per colore che per sapore: quella di muggine ha infatti un sapore più delicato ed un colore che tende al giallo ambra, mentre quella di tonno è più forte, più sapida nel gusto, con un afrore molto intenso e colore che varia dal rosa carico al mattone. E’ anche un prodotto generalmente costoso, anche se ha un’ottima resa ed un tempo di conservazione relativamente lungo. In modo particolare è di alta gamma la bottarga di tonno rosso, il Pinna Blu, essendo quest’ultimo anche inserito nella lista delle specie in via di estinzione e del quale, pertanto, si sconsiglia il consumo al fine di scoraggiare la pesca intensiva.
Bottarga di Tonno Grattugiata in vaso 30gNelle cucina domestiche, sia per praticità che per abbattimento dei costi e degli sprechi, si è diffuso l’uso della bottarga grattugiata preconfezionata. Il costo è davvero accessibile ma assicuratevi di preferire le confezioni in vasetto di vetro più che in buste di plastica. Io ho assaggiato e scelto per voi la bottarga grattugiata da Pina Gialla di Mare Puro, un’azienda del trapanese ( precisamente di Custonaci) che mi ha dato un’ottima resa. Il vasetto in vetro da 30 grammi costa poco più di 5.00 euro e, a me che non amo i sapori troppo forti, ha consentito di condire con buona soddisfazione quattro porzioni di spaghetti, ovviamente dopo avere preparato un condimento di fondo a base di soffritto d’aglio e poca polpa di pomodoro, giusto per legare e colorire un po’. Io, che amo particolarmente il prezzemolo, l’ho aggiunto a guarnizione del piatto, dopo l’ulteriore spolverata di bottarga.Ricordatevi però che la bottarga non deve conoscere la fiamma del fornello: va infatti incorporata al sugo di base, o direttamente alla pasta se la preferite in purezza, usando soltanto il calore degli altri ingredienti. Una soluzione velocissima, pratica, economica e un po’ meno banale della solita pasta al pomodoro, alla portata di qualsiasi neofita dei fornelli.Bottarga di Tonno grattugiata - Callipo Conserve, Tonno e Prodotti Ittici dal 1913L’antagonista che ho provato è della Callipo, azienda in provincia di Vibo Valentia: sempre in vasetto di vetro, ma del peso di 40 grammi praticamente allo stesso prezzo della Mare Puro. La Callipo ha un sapore leggermente più “morbido” ed è facilmente reperibile in quasi tutti i supermercati. La mia preferenza va comunque alla Mare Puro ma, in alternativa, la Callipo è una degnissima sostituta, da provare anche su crostini di pane e mousse di ricotta con la bottarga spolverata sopra e finita con una grattugiata di zeste di limone o lime: un bocconcino da Re!

A.V.

Provati per voi: i Croissant surgelati.

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Se proprio non ce la fate la mattina ad alzarvi dal letto e ad uscire da casa dopo aver bevuto il semplice “caffettino” per raggiungere il primo bar a disposizione ( esattamente come me)  e se avete almeno mezz’ora da dedicare a voi stessi ed alla colazione prima di affrontare la giornata, allora queste potrebbero essere soluzioni interessanti.L'immagine può contenere: dessert e ciboHo assaggiato per voi diversi croissant surgelati: su tutti, due mi hanno molto convinta. Una versione “dolce”, de Le Tre Marie ( nel 70% di casi è anche quello che trovate poi al bar) ed una versione “neutra”, più simile al croissant francese, di Margel.
L'immagine può contenere: ciboIn entrambi i casi i modi ed i tempi di cottura sono praticamente uguali: forno a 170/180 gradi, statico o ventilato poco importa, per una ventina mi minuti senza mai aprire lo sportello del forno. Non necessitano di essere spennellati nè con il latte nè con l’uovo perchè a fine cottura si presentano ben dorati e con un’ottima lucentezza : il che accorcia i tempi di preparazione e non vi fa sporcare nulla. L'immagine può contenere: dessert e ciboIo ho provato le versioni senza ripieno. Il croissant Le Tre Marie ha già di suo una leggera granella di zucchero semolato in superficie, ragione per cui in cottura assume un aspetto più dorato dovuto alla caramellizzazione appunto dello zucchero. Il risultato è molto piacevole. Il prodotto è fragrante, friabile e produce tante briciole: il che è ovviamente tipico della pasta sfoglia.L'immagine può contenere: cibo Ha una buona alveolatura e risulta leggero al palato. Consumato caldo è al meglio, ma anche dopo qualche ora mantiene una notevole fragranza. Non è adatto, ovviamente, a ripieni salati, ma se volete esagerare potete accompagnarlo con della confettura o del miele. Il costo per una busta da 6 pezzi di dimensioni regolari è di circa € 2.40, il che equivale a 40 centesimi al pezzo. E’ un tipico prodotto da colazione, non versatile.L'immagine può contenere: ciboIl croissant Margel invece si presta a vari usi, non necessariamente quindi alla prima colazione o non solo. Come detto, ha un sapore neutro essenzialmente tendente al sapido; il che è tipico dei croissant francesi che, proprio per questa ragione, risultano gradevolissimi anche quando accompagnati a formaggi e salumi. Una catena francese, La Croissanterie, propone cornetti con ogni tipo di ripieno salato.L'immagine può contenere: cibo Naturalmente il mio preferito era quello con funghi, formaggio e besciamella: il tutto ripassato in forno e gratinato velocemente. Dico “era” perchè l’azienda, negli anni, ha ampliato l’offerta arricchendola di una serie di altri prodotti, perdendo però la sua connotazione originaria che la rendeva unica così come io amo ricordarla.  Con il croissant Margel potrete cimentarvi nella preparazione dei cornetti ripieni e salati caldi. Naturalmente dovrete prima cuocere i pezzi da vuoti, lasciarli raffreddare e tagliarli con molta attenzione perchè non si sfaldino. Poi potrete proseguire con i ripieni a piacere, sia da ripassare in forno che da consumare freddi ( come nel caso del crudo, del salame o persino della mortadella). L'immagine può contenere: nuvola e ciboI Margel hanno un’alveolatura meno invitante rispetto al concorrente in esame, ma sono decisamente più versatili e costano leggermente di più rispetto a Le Tre Marie: una confezione da 4 pezzi costa infatti € 2.00, ossia 50 centesimi a pezzo. L’unico difetto dei croissant è che finiscono sempre troppo presto, mentre il loro pregio più evidente è l’incredibile profumo che spandono in tutta casa: la nota perfetta per iniziare la giornata con un mood positivo.

A.V.

Carnaroli allo zafferano con scampi, gel al latte di mandorla e salicornia

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Carnaroli allo zafferano con scampi, gel al latte di mandorla e salicornia

Per il risotto :

120 gr di riso Carnaroli
30gr burro
1 busta di zafferano

Ingredienti per la bisque di scampi:

6 scampi di media dimensione
1 carota
un gambo di sedano
Mezza cipolla bianca
1 pomodoro ramato
Olio sale qb

Ingredienti per il gel di latte di mandorla :
300gr mandorle pelate
1,2l di latte
2gr xantana

Ingredienti per la salsa di salicornia :
40 gr di salicornia
70gr gr olio di semi

Per la preparazione della bisque di scampi:

Tritate le verdure, tagliate il pomodorino a metà e fate stufare nell’olio extravergine di oliva a fiamma bassa in una casseruola dai bordi alti per circa 3 minuti, unite le teste e i gusci dei crostacei e fate soffriggere. Sfumate con il vino bianco e cuocete per almeno 30 minuti, aggiungendo poca acqua calda per allungare

Per la preparazione del gel di latte di mandorla:

Mettere sul fuoco il latte e le mandorle pelate e portare a bollore,frullare grossolanamente e lasciando in infusione per una notte. Trascorso il tempo setacciare e frullatore il tutto aggiungendo la xantana e regolando di sale e pepe

Per la preparazione della salicornia:

Sbollentare la salicornia in acqua bollente non salata per un minuto circa e successivamente in acqua e ghiaccio. Con l’ aiuto di un frullatore a immersione aggiungete olio di semi ed emulsionate il tutto

Preparazione:

In una casseruola aggiungete il riso, fatelo tostare e aggiungete la bisque un mestolo alla volta. Verso metà cottura aggiungete lo zafferano, le code di scampi, la metà del latte di mandorla preparato in precedenza e continuate a mescolare fino a cottura ultimata.

Per ultimo togliere dal fuoco, mantecate con il burro e impiattate completando con uno scampo intero per dare volume al piatto e ultimate con gocce di salicornia e il gel di latte di mandorla a piacere.

Vito Poma

A Viterbo arriva il Mercato della Terra di Slow Food

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Il Mercato della Terra di Slow Food di Viterbo e Tuscia, il 39esimo in Italia e sesto nel Lazio, inaugura domani,  domenica 18 ottobre. La mattinata, che comincia alle 9 e prosegue fino alle 13, sarà l’occasione per incontrare produttori e artigiani locali da cui scoprire tradizioni e prodotti locali. La sede è il Parco agricolo Agriland – Il Giardino di Filippo, in strada Ponte Sodo, a pochi minuti di distanza dal centro della città.

Al Mercato della Terra di Viterbo e Tuscia tante eccellenze gastronomiche locali
Il nuovo Mercato della Terra di Slow Food, promosso da Slow Food Viterbo e Tuscia in collaborazione con il Comune di Viterbo, avrà cadenza mensile e verrà organizzato ogni terza domenica del mese: sono già in calendario i prossimi appuntamenti, in programma il 15 novembre e il 20 dicembre 2020. Le attività del Mercato della Terra di Viterbo e Tuscia rientrano nel quadro di Terra Madre Salone del Gusto 2020, la più importante manifestazione dedicata al cibo buono, pulito e giusto e al futuro del pianeta, organizzata da Slow Food, che quest’anno propone in ricco calendario di eventi fisici e digitali in 160 Paesi del mondo. La piattaforma www.terramadresalonedelgusto.com è il luogo in cui consultare il programma e accedere ai contenuti online, tutti gratuiti.

«I protagonisti del Mercato della Terra sono i piccoli produttori e gli artigiani del cibo che vendono ciò che producono e trasformano, e che in questo modo possono garantire e raccontare in prima persona la qualità dei loro prodotti» spiega Alberto Valentini, fiduciario di Slow Food Viterbo e Tuscia. «Sui banchi del Mercato della Terra si trova cibo buono, pulito e giusto: i prodotti sono locali, freschi e stagionali, rispettano l’ambiente e il lavoro dei produttori e sono proposti a prezzi equi, per chi compra e per chi vende».
Il Mercato della Terra non sarà il primo momento di incontro firmato Slow Food a Viterbo: fin dal 2012, infatti, la città della Tuscia ospita Slow Food Village, il festival enogastronomico che in più serate tratti i temi che maggiormente stanno a cuore alla nostra associazione, quelli che ruotano attorno al “cibo buono, pulito e giusto”.Al Mercato della Terra di Viterbo e Tuscia tante eccellenze gastronomiche localiIl Mercato nasce proprio da quell’esperienza pluriennale e dalla volontà di offrire uno spazio che possa unire con maggiore frequenza, in più momenti nel corso dell’anno, produttori e consumatori attenti alla sostenibilità e alla qualità.

I visitatori avranno l’opportunità di conoscere i produttori che ne prendono parte e le loro eccellenze. Tra queste, la pasta fresca e secca di grano Senatore Cappelli e Verna, vini e conserve, i formaggi da pascolo, i legumi autoctoni, e poi ancora olio extravergine d’oliva, nocciole, castagne e ortofrutta di stagione. Inoltre, lungo il percorso, si potrà visitare l’orto biologico e conoscere gli animali che vivono nel parco: non soltanto cani e gatti, ma anche cavalli, pony, asini, maiali, capre, galline, papere, oche e pulcini.Testo alternativoNel corso della manifestazione sono in programma – compatibilmente con le norme di sicurezza per Covid-19 – laboratori del gusto, visite guidate, attività per bambini, show cooking, presentazioni di libri, mostre e seminari.
«I Mercati della Terra sono luoghi dove acquistare prodotti di alta qualità, ma anche spazi per costruire comunità, creare scambio e fare educazione» prosegue Alberto Valentini. «Ringrazio il sindaco di Viterbo, Giovanni Arena, gli assessori Alessia Mancini e Ludovica Salcini e l’azienda Agricola di Massimiliano Sensi e Chiara De Santis per aver contributo in modo determinante alla realizzazione di questo progetto così importante per valorizzare le nostre produzioni e favorire l’incontro con i consumatori».

 

Nei boschi di Pieve di Grappa, Treviso, un irresistibile profumo di funghi

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Anche quest’anno il Giardino Vegetazionale Astego di Pieve del Grappa (Tv), gestito da Veneto Agricoltura, chiude la stagione con la consueta e attesissima “Mostra micologica“, in programma domenica 18 ottobre dalle ore 9:00 alle 12:00 e poi dalle 13:00 alle 18:00. L’unicità di questa interessante iniziativa è data dal fatto che l’esposizione dei funghi non avviene sui tradizionali e anonimi tavoli, come avviene in numerose mostre allestite un po’ ovunque in questo periodo, bensì “in natura“, ovvero in terrazzamenti che rappresentano diversi ambienti naturali.Velenosi, allucinogeni, commestibili se cotti: tutti i rischi per la salute  dei funghi. Assisi (Niguarda): «Anche troppi porcini possono far male»Ricordiamo che la struttura a terrazzamenti dell’Astego, che i visitatori possono percorrere senza difficoltà, rappresentano, per una parte, i diversi habitat dell’ambiente prealpino, e in particolare del Monte Grappa, dalla vetta fino alle pianure sottostanti. La “Mostra micologica” prevede dunque l’esposizione di una grande varietà di funghi, commestibili e non, inseriti nelle diverse tipologie di bosco presenti su queste montagne, e qui ben rappresentate nei terrazzamenti. Funghi, nei boschi bergamaschi è scattata la corsa ai porcini. Il Decalogo  di Coldiretti per una raccolta “sicura” - AraberaraI funghi esposti possono così essere apprezzati nel loro ambiente naturale, dall’abieteto fino al bosco planiziale, passando per i diversi habitat intermedi. Inoltre, l’aspetto divulgativo della Mostra si coniuga magistralmente con il fascino dei colori e dei profumi di questa stagione. I visitatori potranno ammirare almeno una cinquantina di specie fungine tipiche dell’ambiente montano: dai porcini ai vari tipi di lactarius e alle amanite, dalle russole alle mazze di tamburo fino ai più comuni chiodini.Funghi e sicurezza alimentare, la guida del Centro antiveleniIl Giardino Astego, per i più piccoli e non solo, propone poi le interessanti attrazioni costituite dal labirinto vegetale e dai percorsi sensoriali per sviluppare gli altri “sensi” quali il tatto, l’olfatto e l’equilibrio, rendendo la visita ancora più piacevole anche ai non “esperti” e adatta alle famiglie.La visita può essere guidata dal personale in servizio ed è gratuita.

Per Informazioni Tel: 0423/930226 o al 348/8228947

Tradita la promessa di matrimonio: “Il nuovo decreto celebra il funerale dell’intero comparto”

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Il movimento spontaneo Italian Wedding Industry torna a urlare: “Un fallimento è per sempre, che il Governo centrale non ci lasci sprofondare nel baratro definitivamente”
Un nuovo Dpcm che pesa come un macigno sulla testa di un milione di occupati, di cui 700 mila solo stagionali, la cui unica fonte di sostentamento è il lavoro nel settore wedding ed eventi. Un insieme di norme ancora più restrittive, quello firmato martedì 13 ottobre dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, che, senza l’adozione immediata delle dovute misure preventive, sta già segnando, ora dopo ora, il tragico destino dell’intero comparto wedding nazionale, quasi polverizzato del tutto.
È con queste parole che, unanime, il movimento spontaneo, Italian Wedding Industry, partito dalla Sicilia e divenuto poi nazionale, con la promozione di Barbara Mirabella esperta del settore wedding e grandi eventi e degli imprenditori Umberto Sciacca e Luca Damiani, torna a farsi sentire, deciso più che mai a salvare le sorti di un settore che, dopo aver perso 10 miliardi di fatturato diretto, sta per “dire addio”, definitivamente, alla leadership mondiale che aveva guadagnato negli ultimi 25 anni.Gli sposi rifiutano il regalo di 130 euro nella lista nozze: "Vogliamo di più"Stime alla mano, nel 2020 in Italia, erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri, con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi, che si dovevano dividere tra 7,3 miliardi circa per i matrimoni italiani e 2,7 miliardi per i matrimoni stranieri. A tal proposito, non servono ragionamenti matematici, per rendersi conto del livello di allarme da parte di chi, dopo la quarantena per il Coronavirus, stava provando a rialzarsi, ma che non dispone degli strumenti necessari per affrontare un’ulteriore crisi economica, determinata dall’osservazione delle nuove regole dettate dal Governo.Nozze annullate per Covid? Ecco come recuperare la caparraUn fallimento è per sempre – dichiara Barbara Mirabellae non c’è più tempo per le parole: l’intera filiera ha bisogno di aiuti concreti per prevenire l’ecatombe definitiva del comparto del matrimonio e degli eventi. Durante il lock-down ho messo tutta la mia esperienza anche a servizio di questo settore strategico, del quale conosco le grandi capacità e le imponenti ricadute sul territorio, oggi azzerate dalle decisioni affrettate e incoerenti del Governo. Il movimento Italian Wedding Industry, è attivo da marzo per cercare di ottenere un tavolo di confronto, ma, in questi lunghi mesi, ogni nostra richiesta ed istanze ufficiali sono state ignorate. Ad oggi, non abbiamo alcuna intenzione di fermarci: è stata formalizzata una richiesta di incontro con il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che, unico tra i governatori regionali, ha mostrato lungimiranza e pragmatismo, erogando, qualche settimana fa, il “Bonus matrimonio”, con il virtuoso obiettivo di incentivare gli innamorati a organizzare i festeggiamenti del loro giorno del “sì”. Non possiamo lasciare che Roma infligga il colpo letale alla wedding e event industry, senza un tavolo di concertazione, né paracadute per le imprese. È all’insegna del fondamentale valore dell’equità tra i diversi settori produttivi, che l’intera filiera chiede di ricevere lo stesso trattamento di chi, ad esempio, viaggia in aereo: se è consentito che due persone sconosciute siedano vicine a bordo di un aeromobile, siamo convinti che i professionisti del settore possano garantire condizioni igienico-sanitarie necessarie per organizzare dei matrimoni a cui partecipano più di 30 persone, numero ad oggi consentito”.Idee golose per il buffet di dolci del tuo matrimonioCelle frigorifere stracolme di cibi per i matrimoni di questo weekend, migliaia di fiori freschi, acquistati per diventare splendidi addobbi, ma adesso destinati ad appassire nel silenzio; centinaia di camerieri, ingaggiati per indossare la divisa di sala, rimasti senza un futuro; musicisti con strumenti e spartiti già definitivi, che non potranno suonare; abiti da sposa, esposti con trepidazione in casa, privati della possibilità di splendere davanti agli occhi delle persone amate; migliaia di euro spesi che il Governo ha polverizzato, riducendo, senza prevedere un tempo minimo di preavviso, a 35 invitati la capienza nei matrimoni. Sono ore molto critiche quelle che stiamo vivendo e che, IWI, auspica portino ad una resa dei conti, con delle manovre brusche, verso la salvezza.I buffet di matrimonio più belli da cui prendere ispirazione : Album di foto - alfemminile“Solo nelle prime 24 ore dalla firma del nuovo Dpcm – dichiara Umberto SciaccaIn quanto imprenditore di un atelier di moda sposa, sposo e cerimonia, sento di rappresentare, una parte eccessivamente indebolita, del settore, visto che è stata indotta ad indebitarsi due volte e privata della possibilità di fare dei programmi a lungo termine insieme agli sposi”.“L’ecatombe per noi è praticamene assicurata – dichiara Luca Damiani -. La Sicilia, insieme a poche altre regioni italiane, era considerata la destinazione più importante del mondo per l’industria dei matrimoni, ma bastano davvero solo altre poche ore in queste condizioni lavorative e tutti gli sforzi di una vita andranno perduti”.tutti gli operatori della filiera hanno ricevuto disdette da parte degli sposi, fortemente scoraggiati all’idea di festeggiare il giorno più bello della loro vita, circondati da un’atmosfera di terrore. Stiamo subendo un colpo ancora più duro di quello dell’inizio della pandemia, da parte del Governo centrale, che sembra non solo essere sordo alle nostre richieste di aiuto, ma soprattutto cieco al contesto generale. Risale al mese di settembre, dopo il lungo lock-down, il timido tentativo di ripartenza da parte delle aziende: queste ulteriori restrizioni avranno come unico risultato la celebrazione del funerale dell’intera filiera.Quasi tutti gli eventi sono stati annullati, non rinviati. Il rischio, divenuto ormai certezza, è la chiusura e il trasferimento dei matrimoni in altri Paesi sia per la crisi economica, sia per la paura degli invitati a partecipare ad eventi in Italia. Composizioni floreali per il matrimonio - LeMieNozze.it
Coronavirus, al matrimonio decine di invitati contagiati: morti i genitori degli sposi
Atelier, società di catering, location per eventi, organizzatori d’eventi, agenzie di viaggi, musicisti, parrucchieri e ancora fiorai…non sono solo alcune delle aziende raccolte in asettici elenchi, ma persone, imprenditori in carne ed ossa che, con le loro corde vocali, ormai quasi definitivamente logorate, continuano a urlare stremate, un’ultima volta “Non lasciateci soli”, prima di sprofondare nella povertà per sempre.

Editoriale. Covid19: ci risiamo

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Non c’è pace per i liberi professionisti, i commercianti ed in modo particolare per tutta quella corposa compagine di soggetti che lavorano nel mondo del Food & Beverage: non soltanto cuochi, ma imprenditori della ristorazione, camerieri, indotto. E l’indotto è vastissimo. Si va dai produttori ai fornitori: una vera “catena alimentare” che ha la sua cima nel piatto finito quando giunge al tavolo. In questa compagine sono ovviamente compresi i tanti, tantissimi, gestori di wine bar, pub, enoteche, birrerie, paninerie e locali dove – in genere – si tira tardi e ci si raggruppa con un calice o un boccale sulla strada più che all’interno di locali spesso molto piccoli. Non si può sostare neppure in piedi all’esterno: vietato.Nuovi contagi, nuovi picchi e cala immediatamente la scure delle contromisure attuate dal governo con restrizioni, reprimende e sanzioni che hanno tutto il sapore di un anticipo di lockdown, un antipasto, tanto per restare in tema. Cosa si fa? Ben poco c’è da fare in una situazione che si delinea identica a quella del mese di marzo, in cui hanno visto poca flessione solo i commercianti di generi alimentari che hanno offerto la consegna a domicilio e quei ristoratori che, spesso facendo salti mortali, si sono organizzati con il food delivery, casa per casa. Grossisti di generi alimentari si sono reinventati venditori al dettaglio pur di fare quadrare un po’ di conti. Non è che l’ Italia non si sappia sbracciare e rimboccare le maniche. Lo ha sempre fatto, in un modo o in un altro.Una situazione gravissima di delinea all’orizzonte,con una crisi economica già in atto e che si annuncia persino peggiore di quella che di norma colpisce una popolazione nell’immediato dopoguerra. L’ Italia con questa crisi non ha la forza di fare i conti, rischiando l’implosione anche perchè il governo per sostenere le imprese soldi non ne ha. Però le cartelle esattoriali viaggiano, le bollette delle utenze aumentano, nessuno fa sconti a nessuno. E le famiglie, le svariate centinaia di migliaia di famiglie il cui cespite è derivante dal commercio e dalle attività ristorative, rischiano di scomparire.Ma come si fa ad accettare di far scomparire delle categorie produttive che producono un discreto PIL? Ma soprattutto, che sostengono e campano le proprie famiglie ed anche quelle di altri? Come si fa a ricollocare in altri settori chi si è dedicato per un’intera vita alla ristorazione? E poi quali sarebbero questi “altri settori” , con i livelli di disoccupazione alle stelle?  Ma c’è anche l’hotellerie, l’accoglienza, le strutture ricettive, quelle  che vivono di cerimonie,, di eventistica, i DJ, i Pr, i poli fieristici, le discoteche e chi più ne ha più ne metta . Una cosa enorme, numeri altissimi. Migliaia di posti di lavoro.E’ inimmaginabile chiedere altri mesi di chiusura ma, beffardamente, una certa fine sembra essere la conseguenza ultima anche di severe limitazioni, persino prima che si arrivi al tanto paventato ( e da alcuni auspicato) lockdown. Insomma, la gente ha paura. Circa novemila nuovi positivi, nel momento in cui scrivo, sono un allarme molto serio da maneggiare con cautela. E la gente teme anche le multe. Di chi è la colpa? Le colpe sono, purtroppo, piramidali ed equamente distribuite tra esercenti ed avventori, al livello più basso della piramide: clienti, gente in generale, che non crede al virus o quantomeno non alla sua aggressività, ed esercenti che hanno pensato bene di non osservare nessuna regola, tentando di “riempire” in ogni modo per recuperare la perdita di fatturato dei mesi di chiusura forzata. Nè distanziamento, nè mascherine, nè disinfettanti: certi in qualche misura di una quasi totale impunità. Ed hanno avuto ragione per alcuni mesi dato che i locali – migliaia – che non hanno osservato le regole, sono stati solo lambiti da qualche sparuto e sporadico controllo. E’ nata così una nuova categoria sociale, che va ad aggiungersi ai no vax, no tav, terrapiattisti, complottisti e compagnia cantante: e sono i no virus, o i “negazionisti”. Per costoro il virus non esiste, e se esiste è blando, e se non è blando npn è neanche tanto pericoloso, e se è pericoloso la sua pericolosità è pompata a dismisura da “altri”: che però non si sa chi siano e quali interessi occulti custodiscano.La colpa, a livello apicale, è ovviamente del virus Sars Cov2, non c’è dubbio, che però nel suo cammino verso la diffusione ha trovato svariati ” complici”. La confusione generata da una comunicazione convulsa e contraddittoria, da scienziati gli uni contro gli altri armati, da giornalisti a caccia di share. Insomma, un grande pentolone in cui si è rimestato di tutto ed il contrario di tutto.  Si discute in queste ore di mini lockdown, ed in alcune zone d’ Italia – come in Campania, ad Arzano,  è già stata ordinata la serrata delle attività, pur confinando con altri comuni in cui non è stata posta alcuna limitazione. Chiuse le attività ma assoluta libertà di circolazione: a me sfugge il senso di un divieto a metà, ma immagino che nei palazzi dei governi ci sia molta apprensione. Stringere in maniera severa potrebbe avere effetti devastanti e creare ribellione sociale, causare depressioni, purtroppo atti di violenza estrema su sè stessi e sugli altri. Il governo si muove con cautela. Sindaci, governatori delle regioni: troppi poteri, pochi poteri, nessun potere. Ed anche nelle regioni solo una gran confusione. Non voglio aprire il capitolo migranti perchè esula dal mio settore di competenza, ma forse è bene chiarire una volta per tutte che un controllo drastico dovrebbe essere imposto non tanto per i pochi positivi al virus che di certo arrivano su navi, barconi e barchini, quanto per l’immensa spesa che al Paese occorre sostenere per tenere queste persone confinate su navi da crociera, sia per la loro stessa sicurezza, che per evitare che scappino dai centri di accoglienza e si disperdano diffondendo ulteriormente il virus, così come le cronache ci raccontano. Fatti salvi gli aventi diritto che fuggono dalle guerre e dalle carceri lager, il resto dovrebbe essere probabilmente riaccompagnato ai paesi di origine, e gli svariati milioni spesi in un’accoglienza che è solo temporanea e di tipo assistenziale, vengano erogati alle migliaia di famiglie che facevano le pizze e non le fanno più ma che hanno comunque conti da pagare e bocche da sfamare: insomma, non siamo più quel paese ricco o quantomeno benestante che poteva offrire una possibilità anche umile a tutti. Siamo un paese in ginocchio, sia moralmente che economicamente. Viviamo in una situazione surreale, e poco importa che altri stiano peggio di noi: il mal comune in realtà non è mai mezzo gaudio, ed in questa circostanza lo è ancora meno. In questo caso il mal comune è un vero disastro, un’ecatombe mondiale con quasi trentanove milioni di contagi nel mondo ed oltre un milione di morti.Io, il mio giornale ed il mio editore, rimaniamo a disposizione di tutti quei soggetti che volessero far sentire la propria voce, che volessero scrivere, protestare, proporre idee o iniziative, creare sinergie o che volessero anche promuovere le proprie attività, anche e soprattutto quelle appena nate che rischiano di schiantarsi al decollo. Naturalmente saranno ospitati gratuitamente, entro i limiti imposti dagli spazi di cui disponiamo.

Basterà scrivere a redazione@sceltedigusto.it  e sarete contattati per un’intervista o per qualsiasi necessità legata alla comunicazione di cui potreste avere bisogno.

In queste ore dure, durissime, una sola parola deve diventare un inno, un mantra: coraggio.

Alessandra Verzera

 

Foto: archivio.

Piatti di: Accursio Craparo, Tony Lo Coco, Alberto Sanna, Patrizia Di Benedetto, Giacomo Armetta,  Gigi Mangia, Natale Giunta.

Nota: Le foto delle cucine e delle manifestazioni sono tutte anteriori ai DPCM 2020.

 

 

Stop allo spreco alimentare. “Too good to go” aggiunge un’altra tappa; l’Abruzzo

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Stop allo spreco alimentare. “Too good to go” arriva anche in Abruzzo per la salvaguardia
alimentare.A Pescara arriva Too Good To Go, l'innovativa app contro lo spreco di cibo – AbruzzoLive“Too Good To Go”, il progetto di origini danesi del 2015, che da mesi contribuisce alla lotta contro lo spreco alimentare, si è diffuso anche nel territorio abruzzese .
Quotidianamente viene gettata via una gran quantità di cibo prodotto, ideale per sfamare chi veramente ha necessità e non è nelle condizioni per potersi permettere anche una minima razione necessaria al sostentamento. Grazie al consenso e alla collaborazione di molte attività alimentari sparse in tutto il mondo, con “Too Good To Go” è possibile ottenere cibo non consumato, ad un prezzo minore rispetto quello di partenza.
Il progetto, approdato in Italia nel marzo 2019, è stato supportato dai negozi alimentari dell’intera penisola. Secondo il consueto meccanismo, basterà scaricare l’applicazione dal proprio smartphone e selezionare i locali che aderiscono all’iniziativa per poter acquistare una scatola chiusa contenente cibo destinato ai rifiuti .
Siamo presenti nella zona di Pescara e provincia da luglio – ha dichiarato il responsabile
commerciale per l’Abruzzo Tommaso Bertolinie contiamo 130 locali, per lo più attività
indipendenti. Fino a oggi sono state vendute circa 8 mila magic box. Un risultato sorprendente, in termini di risposta, che ci ha stupitoUndici cuochi contro lo spreco Con un'app, a casa menu stellati - Italia a TavolaUn’iniziativa sicuramente costruttiva e importante non solo per la salvaguardia del cibo, ma anche dell’ambiente. Continua infatti Bertolini: “Questo progetto permette al cliente anche di scoprire posti nuovi nella propria zona e al proprietario del locale di avere una visibilità in più. È un grande movimento – conclude – e penso sia bellissimo sentirsi parte di una rete europea e presto anche atlantica, con la scommessa negli Stati Uniti” .
Già nei mesi precedenti “Too good to go” ha fatto tappa anche in Sicilia: il servizio infatti è stato attivato in molti locali di Catania, Ragusa e Palermo , città che ancora oggi detiene primato per numero di utenti. Una diffusione che piano piano prenderà campo anche nelle altre zone dell’Isola, probabilmente nei prossimi mesi.Quello del consumo di cibo in sé è un problema oramai affrontato da diverse nazioni che ogni giorno si impegnano a rispettare ciò che rappresenta la fonte di sostentamento per gli individui di tutto il mondo. IBM-blockchain - CoinRevolutionLa volontà di raggiungere una riduzione dei rifiuti nasce in prima istanza proprio negli Stati Uniti: grazie alla collaborazione di due grandi associazioni, l’ IBM (International Business Machines Corporation) e l’AngelHack, sono stati avviati dei lavori perla creazione di una strategia finalizzata proprio alla drastica riduzione degli spechi, attraverso il sostegno delle grandi catene alimentari .

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Da qui è nata FreShip , piattaforma software e hardware che riduce al minimo lo spreco di cibo attraverso il monitoraggio costante. Sembra proprio che l’Italia abbia fatto tesoro di queste importanti e significative iniziative, creando su questi modello una personale strategia che, a giudicare dai feedback dei consumatori, pare stia risultando più che efficace per il benessere sociale e il rispetto del cibo.

Francesco Tusa 

 

 

Disclaimer: le foto presenti in questo articolo sono in parte immagini di archivio ed in parte prelevate dal web e pertanto ritenute libere da vincoli di copyright. Le stesse verranno tuttavia prontamente rimosse su richiesta di eventuali possessori dei diritti di copyright.

Eraclea (VE). Dal Messico arrivano le Noci Pecan

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Il Messico ha messo radici a Eraclea (Ve), e precisamente nella Tenuta “La Spiga” di Alessandro Gaggia, dove Veneto Agricoltura dal 2018 sta conducendo un’operazione sperimentale di assoluto interesse. Nello specifico, sono state messe a dimora oltre 400 piante/portainnesto di Pecan, un albero da frutto e da legno appartenente alla famiglia delle Juglandaceae, coltivato principalmente in America per la bontà dei suoi frutti – le noci Pecan – e per la produzione di prezioso legname. Ad Eraclea, grazie alla disponibilità del lungimirante imprenditore, l’Agenzia regionale ha così creato un impianto-pilota di questa specie.Noci Pecan - La CosentinaCome accennato, il Pecan è una pianta originaria dell’America del Nord e precisamente della zona al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. E’ dal 2015 che Veneto Agricoltura collabora con l’Università del Texas “A&M” per meglio conoscere le caratteristiche e le esigenze di questa specie e soprattutto per valutare la possibilità di introdurla negli areali veneti.Noci Pecan Sgusciate - Qualità Superiore - 1 Kg - Garanzia Soddisfatto o  Rimborsato: Amazon.it: Alimentari e cura della casaIl Pecan è una pianta molto longeva e il suo frutto è ricco di vitamine, sali minerali e acidi oleici, importanti per la salute del cuore e utili per abbassare i livelli di colesterolo e trigliceridi. La sperimentazione avviata ad Eraclea fornirà ai tecnici di Veneto Agricoltura i dati utili per valutare proprio l’adattabilità della pianta nella pianura veneta. In particolare si cercherà di individuare le varietà più adeguate e le tecniche di coltivazione da utilizzare (forma di allevamento, potatura, controllo dei parassiti, ecc.).

 

Il campo sperimentale costituito presso la Tenuta “La Spiga” si estende su una superficie di un ettaro e mezzo circa, con le piante disposte su 13 file distanti 7 metri l’una dall’altra; per ogni fila sono state messe a dimora 31 piante/portinnesto distanti 5 metri, per un investimento complessivo di circa 250 piante per ettaro.Noci Pecan: proprietà, benefici, valori nutrizionali uso e controindicazioniNei giorni scorsi, le piante/portainnesto sono state innestate attraverso due tipologie di innesto: innesto a T e innesto a pezza. Il primo è un innesto a gemma eseguito incidendo la corteccia del portinnesto con due tagli, uno verticale e uno orizzontale per formare una T e, sollevandone i lembi, inserendo, al disotto di questi, la gemma detta “scudo”, prelevata da una pianta-madre mediante taglio tangenziale. L’innesto a pezza è un altro tipo di innesto a gemma eseguito asportando dal portainnesto, mediante un coltello a due lame, una porzione di corteccia di forma rettangolare e sostituendola con una analoga porzione di corteccia, prelevata dalla pianta-madre, provvista di una gemma. Le varietà innestate sono state: Kanza, Lakota, Cheyenne e Pawnee.