Editoriale. Covid19: ci risiamo

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Non c’è pace per i liberi professionisti, i commercianti ed in modo particolare per tutta quella corposa compagine di soggetti che lavorano nel mondo del Food & Beverage: non soltanto cuochi, ma imprenditori della ristorazione, camerieri, indotto. E l’indotto è vastissimo. Si va dai produttori ai fornitori: una vera “catena alimentare” che ha la sua cima nel piatto finito quando giunge al tavolo. In questa compagine sono ovviamente compresi i tanti, tantissimi, gestori di wine bar, pub, enoteche, birrerie, paninerie e locali dove – in genere – si tira tardi e ci si raggruppa con un calice o un boccale sulla strada più che all’interno di locali spesso molto piccoli. Non si può sostare neppure in piedi all’esterno: vietato.Nuovi contagi, nuovi picchi e cala immediatamente la scure delle contromisure attuate dal governo con restrizioni, reprimende e sanzioni che hanno tutto il sapore di un anticipo di lockdown, un antipasto, tanto per restare in tema. Cosa si fa? Ben poco c’è da fare in una situazione che si delinea identica a quella del mese di marzo, in cui hanno visto poca flessione solo i commercianti di generi alimentari che hanno offerto la consegna a domicilio e quei ristoratori che, spesso facendo salti mortali, si sono organizzati con il food delivery, casa per casa. Grossisti di generi alimentari si sono reinventati venditori al dettaglio pur di fare quadrare un po’ di conti. Non è che l’ Italia non si sappia sbracciare e rimboccare le maniche. Lo ha sempre fatto, in un modo o in un altro.Una situazione gravissima di delinea all’orizzonte,con una crisi economica già in atto e che si annuncia persino peggiore di quella che di norma colpisce una popolazione nell’immediato dopoguerra. L’ Italia con questa crisi non ha la forza di fare i conti, rischiando l’implosione anche perchè il governo per sostenere le imprese soldi non ne ha. Però le cartelle esattoriali viaggiano, le bollette delle utenze aumentano, nessuno fa sconti a nessuno. E le famiglie, le svariate centinaia di migliaia di famiglie il cui cespite è derivante dal commercio e dalle attività ristorative, rischiano di scomparire.Ma come si fa ad accettare di far scomparire delle categorie produttive che producono un discreto PIL? Ma soprattutto, che sostengono e campano le proprie famiglie ed anche quelle di altri? Come si fa a ricollocare in altri settori chi si è dedicato per un’intera vita alla ristorazione? E poi quali sarebbero questi “altri settori” , con i livelli di disoccupazione alle stelle?  Ma c’è anche l’hotellerie, l’accoglienza, le strutture ricettive, quelle  che vivono di cerimonie,, di eventistica, i DJ, i Pr, i poli fieristici, le discoteche e chi più ne ha più ne metta . Una cosa enorme, numeri altissimi. Migliaia di posti di lavoro.E’ inimmaginabile chiedere altri mesi di chiusura ma, beffardamente, una certa fine sembra essere la conseguenza ultima anche di severe limitazioni, persino prima che si arrivi al tanto paventato ( e da alcuni auspicato) lockdown. Insomma, la gente ha paura. Circa novemila nuovi positivi, nel momento in cui scrivo, sono un allarme molto serio da maneggiare con cautela. E la gente teme anche le multe. Di chi è la colpa? Le colpe sono, purtroppo, piramidali ed equamente distribuite tra esercenti ed avventori, al livello più basso della piramide: clienti, gente in generale, che non crede al virus o quantomeno non alla sua aggressività, ed esercenti che hanno pensato bene di non osservare nessuna regola, tentando di “riempire” in ogni modo per recuperare la perdita di fatturato dei mesi di chiusura forzata. Nè distanziamento, nè mascherine, nè disinfettanti: certi in qualche misura di una quasi totale impunità. Ed hanno avuto ragione per alcuni mesi dato che i locali – migliaia – che non hanno osservato le regole, sono stati solo lambiti da qualche sparuto e sporadico controllo. E’ nata così una nuova categoria sociale, che va ad aggiungersi ai no vax, no tav, terrapiattisti, complottisti e compagnia cantante: e sono i no virus, o i “negazionisti”. Per costoro il virus non esiste, e se esiste è blando, e se non è blando npn è neanche tanto pericoloso, e se è pericoloso la sua pericolosità è pompata a dismisura da “altri”: che però non si sa chi siano e quali interessi occulti custodiscano.La colpa, a livello apicale, è ovviamente del virus Sars Cov2, non c’è dubbio, che però nel suo cammino verso la diffusione ha trovato svariati ” complici”. La confusione generata da una comunicazione convulsa e contraddittoria, da scienziati gli uni contro gli altri armati, da giornalisti a caccia di share. Insomma, un grande pentolone in cui si è rimestato di tutto ed il contrario di tutto.  Si discute in queste ore di mini lockdown, ed in alcune zone d’ Italia – come in Campania, ad Arzano,  è già stata ordinata la serrata delle attività, pur confinando con altri comuni in cui non è stata posta alcuna limitazione. Chiuse le attività ma assoluta libertà di circolazione: a me sfugge il senso di un divieto a metà, ma immagino che nei palazzi dei governi ci sia molta apprensione. Stringere in maniera severa potrebbe avere effetti devastanti e creare ribellione sociale, causare depressioni, purtroppo atti di violenza estrema su sè stessi e sugli altri. Il governo si muove con cautela. Sindaci, governatori delle regioni: troppi poteri, pochi poteri, nessun potere. Ed anche nelle regioni solo una gran confusione. Non voglio aprire il capitolo migranti perchè esula dal mio settore di competenza, ma forse è bene chiarire una volta per tutte che un controllo drastico dovrebbe essere imposto non tanto per i pochi positivi al virus che di certo arrivano su navi, barconi e barchini, quanto per l’immensa spesa che al Paese occorre sostenere per tenere queste persone confinate su navi da crociera, sia per la loro stessa sicurezza, che per evitare che scappino dai centri di accoglienza e si disperdano diffondendo ulteriormente il virus, così come le cronache ci raccontano. Fatti salvi gli aventi diritto che fuggono dalle guerre e dalle carceri lager, il resto dovrebbe essere probabilmente riaccompagnato ai paesi di origine, e gli svariati milioni spesi in un’accoglienza che è solo temporanea e di tipo assistenziale, vengano erogati alle migliaia di famiglie che facevano le pizze e non le fanno più ma che hanno comunque conti da pagare e bocche da sfamare: insomma, non siamo più quel paese ricco o quantomeno benestante che poteva offrire una possibilità anche umile a tutti. Siamo un paese in ginocchio, sia moralmente che economicamente. Viviamo in una situazione surreale, e poco importa che altri stiano peggio di noi: il mal comune in realtà non è mai mezzo gaudio, ed in questa circostanza lo è ancora meno. In questo caso il mal comune è un vero disastro, un’ecatombe mondiale con quasi trentanove milioni di contagi nel mondo ed oltre un milione di morti.Io, il mio giornale ed il mio editore, rimaniamo a disposizione di tutti quei soggetti che volessero far sentire la propria voce, che volessero scrivere, protestare, proporre idee o iniziative, creare sinergie o che volessero anche promuovere le proprie attività, anche e soprattutto quelle appena nate che rischiano di schiantarsi al decollo. Naturalmente saranno ospitati gratuitamente, entro i limiti imposti dagli spazi di cui disponiamo.

Basterà scrivere a redazione@sceltedigusto.it  e sarete contattati per un’intervista o per qualsiasi necessità legata alla comunicazione di cui potreste avere bisogno.

In queste ore dure, durissime, una sola parola deve diventare un inno, un mantra: coraggio.

Alessandra Verzera

 

Foto: archivio.

Piatti di: Accursio Craparo, Tony Lo Coco, Alberto Sanna, Patrizia Di Benedetto, Giacomo Armetta,  Gigi Mangia, Natale Giunta.

Nota: Le foto delle cucine e delle manifestazioni sono tutte anteriori ai DPCM 2020.

 

 

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