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I vini italiani sono i più graditi dagli Americani. Intervista a Melania Spagnoli, sommelier e account manager di BevCo Internazionale

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12620759_10153899381431255_228909005_oNata e cresciuta a Brescia, terra del Franciacorta, Melania Spagnoli ha sempre avuto una passione per il cibo e soprattutto il buon vino. Dopo aver completato la sua laurea Magistrale in Management presso l’Università Bocconi di Milano e due anni di esperienza all’interno del reparto di pubbliche relazioni di Bialetti Industrie, ha deciso di trasformare la sua passione in lavoro. Nel maggio 2014 diventa Sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS). Oggi, Melania vive a Houston con il marito e lavora come Account Manager presso BevCo internazionale, un importatore di vini e distribuzione di importanti etichette provenienti da tutto il mondo.

Il pubblico Americano è sempre più appassionato per il vino vino ed è sempre più orientato verso il turismo enogastronomico, ama paradossalmente più I tour delle cantine piuttosto che i viaggi legati alle opere d’arte. E così come la mappa enologica continua sempre più ad ampliarsi anche la richiesta degli appassionati di vino pronti ad avventurarsi nei tour più inconsueti aumenta vertiginosamente. Secondo le statistiche, gli americani bevono più vino italiano degli italiani stessi e secondo quanto riportato dall’Istituto Italiano del Vino e del Cibo, i vini italiani sono i più importati negli Stati Uniti che peraltro è anche il più grande mercato di consumatori al mondo.

ais-logoMelania, quando e come è nata la tua passione per il vino?

I miei ricordi vanno indietro alla mia infanzia, cresciuta nel nord Italia, ho sempre avuto un amore per il vino. Entrambe le famiglie dei miei genitori possedevano vigne e producevano vino. Quando ero ancora una bambina, ero affascinata dalle cantine e dalle grandi botti di vino, dai cumuli di uva, dalle bottiglie di vetro allineate sugli scaffali e dal profumo inconfondibile del mosto che pervadeva la cantina di famiglia. E poi, come non amare il vino essendo nata e cresciuta a Brescia, terra delle eccellenze italiane delle “bollicine”.

12596861_10153899381511255_1938858121_oCosa ti ha spinto a trasformare la tua passione in lavoro? Come sei diventata sommelier?

Come affermava Veronelli: “Il vino è il canto della terra verso il cielo”. Il vino è di per sé una forma d’arte così come lo sono le parole del Veronelli. Dietro ogni produttore, dietro ogni bottiglia e dietro un’etichetta c’è così tanta storia che non potete nemmeno immaginare. Amo visitare le cantine e conoscere la tradizione e le esperienze che li ha portati a produrre i loro vini. Il vino ha sempre avuto un ruolo centrale nella convivialità. Da persona conviviale come mi definisco, mi piace il modo in cui il vino anima una festa, ne valorizza cibo e celebra la tradizione. L’Italia vanta una enorme diversità nella produzione vinicola grazie alla combinazione di centinaia di vitigni autoctoni e di una diversità di territori, pari a nessuno. Questa gran varietà di vino contribuisce a far si che in ogni tavola italiana vi sia almeno una bottiglia di vino. In questo settore c’è così tanto da imparare e da scoprire che una vita non sarà mai abbastanza! La passione per il vino era così insita in me che ho voluto trasformare questo in lavoro e la soluzione più ovvia era quella di diventare Sommelier. Studiare per diventare Sommelier AIS in Italia richiede dedizione e tanta disciplina. Il corso di studi dura circa un anno e mezzo e comporta tante ma tante ore di studio ed il superamento di un esame finale. Conseguire la certificazione di Sommelier AIS è stato il coronamento di tutti i miei sacrifici e mi ha aiutato a continuare a sviluppare la curiosità e la conoscenza per i vini prodotti in Italia, così come per i vini di tutto il mondo.

12596889_10153899381406255_1969860918_oSe potessi scegliere una sola bottiglia di vino dalla vostra lista, quale ordineresti e perché?

Le mie esperienze di vita mi hanno insegnato a vivere senza pregiudizi e provare e scoprire nuovi vini è la mia passione. Per questa ragione è molto difficile sceglierne solo uno. Sicuramente il mio umore, la circostanza in cui mi ritrovo e, soprattutto, il cibo che sto mangiando influenza la mia scelta nel vino da bere. Ma se dovessi scegliere un vino da gustare, sceglierei senza dubbio Ronchedone di Ca ‘dei Frati, miscela di rosso Sangiovese, Marzemino e Cabernet da Sirmione e Desenzano vigneti. Si tratta di un vino complesso, corposo, intenso, leggermente legnoso e molto elegante. Non a caso, ho scelto Ronchedone come vino rosso che è stato servito al mio matrimonio.

Nella tua professione vi sono tanti sommelier che pur di attrarre l’attenzione su di loro sono pronti ad immolarsi “evangelisti” non ufficiali di determinate regioni o particolari vini. Niente di male in tutto ciò, ma questo non ti spinge a volerti differenziare da loro?

In realtà non sento molto questa necessità. AIS è una grande scuola e mi ha insegnato molto e questo mi da molta sicurezza. Certo, mi sento molto più sicura quando presento vini italiani, ma come ho detto prima, questo è un campo in cui non si finisce mai di imparare e un Sommelier deve essere sempre umile e accettare il fatto che non sempre la loro opinione è necessaria in quanto ogni cliente ha un gusto diverso. Da sommelier italiano e rappresentante del vino quale sono, mi piace quando la gente mi pone domande su vini italiani, sulla produzione e sull’abbinamento con il cibo. I consumatori americani stanno diventando sempre più consapevoli di ciò che mangiano e bevono e sono sempre più interessati e curiosi a conoscere dettagli sull’abbinamento di cibo e vino. Per un italiano che vive negli Stati Uniti, è un piacere scoprire che c’è interesse per i vini italiani diversi dai soliti Chianti e Barolo.

sommelierIl conseguimento della Certificazione di Sommelier ha dato vita ad un acceso dibattito nel mondo del vino. Quanto, a tuo parere, è importante la certificazione di sommelier per le nuove generazioni?

Penso che per chiunque voglia lavorare nel settore della ristorazione e diventare esperto di vini il conseguimento della certificazione di Sommelier è un must. Il corso di studio fornisce una grande conoscenza dell’enologia, dei territori, dei regolamenti e degli abbinamenti con il cibo. In realtà, in Italia ci sono sempre più persone giovani che studiano per diventare Sommelier e in molti casi lo fanno solamente soddisfare la loro passione per i vini. A mio parere, diventare più consapevoli e istruiti sul vino è assai importante per le nuove generazioni, perché permette loro di esplorare la storia e le tradizioni di un settore in continua evoluzione.

sommelierDescrivi il tuo piatto preferito tra i tanti della fantastica cucina tradizionale Italiana e il vino che tu abbineresti.

Ah! Questa non è una domanda facile! Il cibo italiano in generale è il mio preferito ma soprattutto adesso che vivo all’estero mi manca tanto il cibo dalla mia città natale: Casoncelli e Spiedo con polenta! Casoncelli è una pasta fresca ripiena fatta in casa (come i ravioli), ripieni con spinaci e ricotta o pane e formaggio. Spiedo bresciano, è il nome per l’arrosto quali volatili, conigli e quaglie. La “morte” dei Casoncelli è con un Brut Franciacorta e lo Spiedo lo servirei con un Groppello del Garda.

A quali produzioni regionali sei più affezionata in questo momento?

Nessuna regione in particolare, in questo momento mi sono focalizzata sui Pinot Noirs di tutto il mondo. Lavorare con BevCo come Account Manager mi permette di imparare molto sui vini internazionali. È interessante scoprire come un territorio e il clima influenzino il prodotto finale anche se le uve utilizzate sono uguali.

Dei vini preferiti a Houston?

A Houston ho scoperto che i ristoranti, anche di tipologie diverse, posseggono tutti delle importanti liste di vini tra cui scegliere. Le mie preferite, al momento, sono le liste di vini internazionali di Arturo Boada, Mosset, Camerrata, 13 Celsius, e, naturalmente, le liste di vini italiani che detengono Divino, Amalfi, Poscol e Da Marco.

sommelier2Qual è la situazione più impegnativa in cui ti sei ritrovata o la richiesta più strana che hai mai ricevuto?

Un sommelier o un rappresentante di vino deve sempre considerare che il proprio parere non sempre è la soluzione migliore o la scelta giusta per il cliente. Deve imparare ad ascoltare, perché così come un Sommelier conosce i vini, allo stesso modo il proprietario di un ristorante conosce il gusto dei suoi clienti. Così la sfida diventa trovare l’equilibrio tra i miei suggerimenti e l’esperienza del ristoratore. Non è una cosa facile, anzi. I ristoratori hanno spesso paura di provare nuove opzioni, sono spesso legati ai loro consueti vini, o ancor di più spaventati della reazione del cliente sul cambio nella lista dei vini. Il mestiere del rappresentante non è legato ad una vendita sporadica ma è basato sulla costruzione di un rapporto duraturo e di fiducia. Il rispetto per i clienti è fondamentale e non si deve mai dimenticare che queste relazioni sono difficili da costruire e ma altrettanto facili rovinare.

Tiziana Ciacciofera Triolo

For the english version of this interview, please refer to SdG International section.

E’ un’italiana la regina mondiale della pasticceria

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IMG_3164Silvia Federica Boldetti è The Pastry Queen 2016. La pasticcera italiana ha vinto ieri sera a SIGEPil campionato mondiale femminile di pasticceria che si svolge a cadenza biennale. La pasticcera italiana (3522 punti) ha prevalso sulla giapponese Aki Tanimura (3.239) e al terzo posto si è classificata la francese Marléene Bachellerie (3.096).

In gara otto concorrenti provenienti anche da India (Sanjana Patel), Russia (Farida Babugoeva), Taiwan (Chia-Ying Lin), Brasile (Giuliana Cupini) e Croazia (Nikolina Loncar). Le concorrenti di Serbia e Australia si sono ritirate dalla competizione alla vigilia per problemi di salute. La gara prevedeva di preparare una tarte moderna, un dessert al bicchiere al caffè, una monoporzione al cioccolato, un mignon gioiello, una scultura in zucchero e pastigliaggio. Il tema a cui ispirare le creazioni era l’arte della danza, al quale gli ideatori hanno voluto fosse fatto riferimento come modello di rigore e al contempo di grazia e di cura del dettaglio.

iginio massariLa giuria che ha valutato i lavori era composta dai manager delle diverse concorrenti ed era presieduta da Cher Harris (Usa), Pastry Queen 2014. Presidente d’onore il Maestro Iginio Massari, presidente di giuria internazionale Miguel Moreno (Spagna).

Altri risultati: il miglior dessert al bicchiere con gelato al caffè espresso è stato quello della giapponese Akimura; la miglior monoporzione al cioccolato dell’italiana Silvia Federica Boldetti, che ha vinto anche i premi per il miglior mignon gioiello e scultura in zucchero; la miglior tarte monoporzione è stata quella della francese Marléne Bachellerie. La Pastry Queen 2016 è stata assistita nella competizione dal team manager Davide Malizia, pluridecorato pasticcere che ha vinto da allenatore del Team Italia, nel 2013, la Coppa del Mondo di Pasticceria, sempre a SIGEP. Silvia Federica Boldetti succede quindi all’italiana Sonia Balacchi (2012) e all’americana Cher Harry (2014) nell’albo d’oro di The Pastry Queen.

The Pastry Queen fa parte dei Pastry Events organizzati a SIGEP in collaborazione con CAST Alimenti e col patrocinio di AMPI, Accademia Maestri Pasticceri Italiani, Relais Desserts, Conpait.

 

Lo Chef Pino Cuttaia presenterà il suo libro al Farm di Favara.

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cuttaiaFARM820_oDomenica 24 gennaio alle ore 18,30 Pino Cuttaia presenterà il suo libro presso FARM Cultural Park di Favara.
C’è un ingrediente che non manca mai nei miei piatti e che consente di riconoscerli. Il mio ingrediente segreto è la memoria. Ognuno dei miei piatti contiene almeno un pizzico di memoria. Ognuno dei miei piatti, con la sua semplicità, prova a raccontare una storia”. Comincia così il primo libro di Pino Cuttaia, edito da Giunti.
Per le scale di Sicilia è la narrazione in forma verbale e fotografica dell’esperienza umana e professionale del cuoco che da Licata è riuscito ad attirare l’attenzione della critica gastronomica più qualificata, raggiungendo le due Stelle Michelin con il suo ristorante La Madia.
pino-cuttaia-2Per questi motivi lo chef Cuttaia ha accolto con piacere l’invito di FARM, per incontrare appassionati di enogastronomia e lettori in un luogo che rappresenta un’eccellenza nata in Sicilia e diventata una delle mete turistiche più affascinati per appasionati di arte contemporanea.
A discutere del libro con lo chef di Licata saranno Andrea Bartoli, fra i fondatori di FARM, e Francesco Lauricella, autore dei racconti.
Il libro dello chef siciliano Pino Cuttaia ha inaugurato la direzione scientifica dell’enogastronomia Giunti da parte di Marco Bolasco.
Quello che Giunti gli dedica è un volume particolare, che rinnova la formula della monografia d’alta cucina.
farmOltre alle ricette, racconti e appunti dello chef, una narrazione valorizzata da emozionanti fotografie di paesaggi, luoghi, persone, mestieri, alternate ad altre che svelano la personalità dello chef e a quelle che illustrano l’attività frenetica nella cucina de La Madia.
Ne emergono il ritratto di un vero protagonista della scena gastronomica internazionale e la riscoperta di un territorio di grandissima bellezza e autenticità.
Volevamo raccontare un’altra storia: quella di un cuoco che interpreta il proprio contesto dando voce attraverso di sé a tutti coloro che fanno parte della sua cucina, a vario titolo” commenta Marco Bolasco. “Quella di Pino Cuttaia è una storia esemplare è bellissima: una Sicilia di gesti, di terra e di vita. Siamo felici di poter aprire un nuovo sguardo sull’enogastronomia, in Giunti, partendo da Sud con questo progetto che è più di un semplice libro”.

Ricette d’autore. Stefano Cilia: “Tuna Splatter”.

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 IMG_20150714_200511Tataki di Tonno Mediterraneo Pinna Gialla, salsa di fichi d’india, latticello al rafano e salicornia croccante.
Per il  Tonno
500gr di Tonno (parte centrale del filetto)
5gr sale
3gr pepe
5cl olio EVO
Salare, pepare e ungere il tonno, sigillarlo in una padella antiaderente su tutti e 4 i lati, far raffreddare.
Per  la salsa ai fichi d’india
4 fichi d’india rossi
1 lime (succo)
Frullare i fichi d’india con il lime, passarli al colino in modo da rimuovere i semi
Per  il latticello
300ml latticello bio
30gr rafano fresco grattugiato
2gr sale

Esecuzione: 
Lasciar marinare per 6h il rafano nel latticello, aggiungere il sale e passare al colino.
Sbollentare 50gr di salicornia in acqua x ca 30 secondi, scolarla e immergerla in acqua e ghiaccio per fissare la clorofilla.
Impiattare come foto.
Abbinamento vino: Anthìlia Donnafugata.

Stefano Cilia Chef

Exè – Hotel Mercure Excelsior Palermo –

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http://www.accorhotels.com/9802L’Exè è il ristorante di quello che un tempo è stato l’ Hotel Excelsior di Via Marchese Ugo a Palermo. Successivamente Hilton Excelsior, è  divenuto solo in tempi recenti, e dopo il fallimento del gruppo Acquamarcia, Mercure.  Conoscevo il ristorante Exè dove ero già stata circa sette anni fa ricavandone una sostanziale e totale delusione. Ancora meglio conosco la struttura dell’hotel, dato che insiste su quelli che molto tempo fa furono i locali del Liceo Classico in cui  ho studiato. In maniera assai romantica e nostalgica mi è capitato spesso di far colazione in una parte di sala che un tempo fu la mia classe, dove imparai a conoscere e ad apprezzare la fisolofia e gli autori greci . http://www.accorhotels.com/9802Ma questi sono ricordi purtroppo fin troppo datati. Oggi Exè è migliorato sensibilmente rispetto ad un passato non troppo recente ma neanche tanto remoto. Il menù si mantiene sostanzialmente semplice, senza ricerche spasmodiche di virtuosismi impossibili. La lista dei piatti è molto breve, e normalmente valuto la cosa come elemento positivo dato che equivale quasi sempre a piatti espressi.  Il legame con il territorio e con la tradizione enogastronomica siciliana è ben evidente, anche nella carta dei vini che a dire il vero però  è un po’ scarna ma che essenzialmente riflette la contingente situazione aziendale. exe 002La mia cena è iniziata con un antipasto  che era un piatto di specialità siciliane tra cui un piccolo bocconcino di pane bianco con panelle, una sarda a beccafico, una caponatina di pesce spada, un’arancinetta al ragù, della zucca in agrodolce e  del caciocavallo all’Argentiera. E qui si sono evidenziati purtroppo i primi problemi. Tutto irrimediabilmente freddo, compreso il formaggio che non era all’Argentiera ma semplicemente saltato in padella e che – freddandosi – aveva acquisito una consistenza gommosa difficilmente masticabile. exe 003L’arancinetta è risultata essere una pallina di riso in bianco pastellata, passata in pan grattato e fritta e non v’era traccia di ragù. Accettabile la sarda a beccafico mentre molto buona era invece la caponata di pesce spada, con un ideale  bilanciamento di agro e di dolce, una giusta sapidità, un buon pomodoro di base e una buona proporzione tra melanzana e pesce.exe 001 Il mio commensale è stato decisamente più fortunato nella scelta dell’antipasto: il suo tortino di melanzane con ricotta e funghi su un letto di salsa al pomodoro era decisamente ottimo. Un punto a favore  le melanzane completamente private della loro buccia, uno spessore ideale ed una frittura mediamente asciutta. Anche in questo caso sarebbe stata gradita una temperatura più tendente al tiepido che non al freddo, ma la ricotta ha il pregio di poter essere gustata ed apprezzata anche a temperatura ambiente. Molto buono. exe 004I primi piatti costituiscono una sorpresa, specie per quanto attiene al risotto con zucchinetta, gamberi e pomodoro del mio commensale: difficile a Palermo imbattersi in un risotto “all’onda” con una buona mantecatura ed un punto di cottura ideale. Questo risotto, che ricopriva la superficie del piatto ” a specchio”, era veramente ben realizzato, con un buon bilanciamento di sapori e di ingredienti, molto gradevole e vellutato al palato. Un piatto classico che, anche in questo caso ed anche essendo giunto al tavolo in cloche, non era però abbastanza caldo.  exe 005Ma il primo piatto che giudico di eccezionale gradevolezza è stato quello da me scelto: un bucatino con broccoletti, pomodorino, granella di pistacchio e pan grattato. Veramente ottimo, a patto che non pretendiate la pasta molto al dente.  Questo bucatino seguiva un punto di cottura palatabile ai più.  Io non ho saputo resistere alla spolverata di parmigiano ma devo dire che, laddove ne avessi fatto a meno,  il piatto non ne avrebbe patito la mancanza essendo gustoso e sapido al punto giusto, con una buona mantecatura e con gusti precisi e distinti che nel loro insieme mi hanno lasciata veramente soddisfatta.  I dolci rappresentano probabilmente un punto debole della struttura. La scelta è estremamente limitata. Abbiamo scelto un cannolo ed una torta al limone.  Il cannolo non era dei migliori: la crema di ricotta risultava grumosa, slegata, poco dolcificata e leggermente acquosa mentre la mia torta, ancorchè di ottimo sapore, proponeva un’idea  retrò e leggermente vintage. Sostanzialmente un mix tra una torta Mimosa ed una Mariage, con tanta – troppa – panna. Tutto sommato però gradevole anche per via del fatto, spesso del tutto illusorio, che un dolce agrumato si ritiene possa essere anche “leggero”: il che è assolutamente falso. La sensazione di sgrassatura e di “pulizia” è certamente dovuta alla nota agrumata  ma la leggerezza è un concetto assai diverso rispetto alla “freschezza” del gusto. Tuttavia questa torta ha “pulito” bene la bocca alla fine di un pasto dai gusti decisi e con porzioni abbondanti al punto da non farci prendere neanche in considerazione l’ipotesi di ordinare il secondo. L’ambiente è  piuttosto elegante anche se ormai in qualche tratto datato. http://www.accorhotels.com/9802Dettagli raccontano di una struttura che meriterebbe migliori attenzioni: le lampade sui quadri ,storte, danno una sensazione di trascuratezza facilmente risolvibile, ad esempio. La posateria, che un tempo era di ottima qualità, risulta logora, opaca e senza dubbio da sostituire. La mise en place è essenziale e sobria e poggia su runner di lino chiaro assai gradevoli. I tavoli, tuttavia, nascondono qualche insidia: poggiarsi un po’ più del dovuto comporta il ribaltamento del piano, con conseguenze poco piacevoli. Il costo non è abbordabile: una cena per due composta da due antipasti, due primi, due dolci, una bottiglia di acqua e una di vino di fascia medio bassa, più un caffè ed un amaro, è pari a 106 euro. Una media di 53 euro a persona, che sarebbe salita ad oltre 70 pro capite se si fosse aggiunto anche il secondo piatto. Decisamente non economico ed anzi un po’ troppo dispendioso visto anche il fastidioso dettaglio dei cibi freddi dovuto, come ci è stato spiegato, al fatto che la cucina è assai distante dalla sala. Assolutamente penalizzante. In conclusione l’ Exè, che negli anni è migliorato parecchio, risente in modo vistoso dell’incerta situazione aziendale. La cucina è gradevole e sincera  e pertanto un piccolo investimento dedicato all’acquisto di un mobile scaldapiatti costituirebbe senza dubbio un gran bel punto a favore rispetto a piatti buoni ma che devono essere consumati in fretta, togliendo anche il piacere della conversazione e dell’intrattenersi a tavola. Il servizio risulta abbastanza celere, cortese, attento ma non invasivo. Comoda la  possibilità di parcheggio.

Alessandra Verzera

 

Scheda:
Chef : Vincenzo Spina
Maitre : Salvo Gallina
Coperti : > 40 ( in/out – nil )
Range : Medio
Categoria : Ristorante / Catena
Ranking (*) :

Location : 4

Cibo : 3

Carta Vini : 2

Presentazione : 3

Servizio : 3

Mise en place : 3

Atmosfera : 4

Allestimenti : 3

(*) Legenda.
Ranking :
1 = pessimo
2 = scadente
3 = sufficiente
4 = ottimo
5 = eccellente.

 

Vini di Toscana al top nelle guide italiane ed internazionali

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chiantiTrionfano, anche nel 2016, i vini toscani nelle guide italiane e internazionali. Dal Brunello di Montalcino al Chianti Classico, da Bolgheri al Nobile di Montepulciano, passando per Igt prodotti dalla Maremma ai terroir del Chianti, le denominazioni più blasonate sono tra le più premiate al mondo e tengono alto il valore della ‘Toscana del vino’. Un brand che tra denominazioni affermate e emergenti si prepara al Buy Wine (12-13 febbraio), la borsa del vino organizzata da Toscana Promozione con 240 buyer da tutto il mondo e alle proprie anteprime (12-20 febbraio).
Guardando alle principali guide italiane, nelle edizioni 2016, la Toscana è leader assoluta nella Guida “Vini d’Italia” del Gambero Rosso (con 79 “Tre Bicchieri”), e dietro solo al Piemonte nelle guide “Vini d’Italia” de L’Espresso, “Bibenda”, “Slow Wine” (con “I Grandi Vini”, quelli valutati solo per la loro qualità), e “Vitae” dell’Ais-Associazione Italiana Sommelier:
brunelloAncora meglio è andata oltreconfine, con la Toscana che tiene alta la bandiera del vino italiano nei giudizi delle più importanti riviste e firme della critica enoica internazionale. Al top ci sono i due 100/100, il massimo punteggio possibile, che “The Wine Avocate”, la voce più influente della critica mondiale ha assegnato nel 2015 al Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2010 de Il Marroneto e al Brunello ornellaiaTenuta Nuova 2010 di Casanova di Neri ,inseriti anche nella “Robert Parker Wine Advocate Best 50 of 2015”, la classifica dei migliori assaggi dell’ultimo anno, insieme ad un’altra grande chicca del vino toscano fresca di debutto, l’Ornellaia Bianco 2013 della Tenuta dell’Ornellaia, celebre per il grande rosso bolgherese.
Per “Wine Enthusiast”, è il Chianti Classico Gran Selezione il miglior vino del mondo dell’anno, Chianti_Rufina-logosecondo la “The Enthusiast 100” 2015 della nota rivista americana, che vede in classifica altri 4 vini toscani: il Borgonero 2011 di Borgo Scopeto, il Chianti Rufina 2013 di Selvapiana, il Brunello Varco 2010 di Molino di Sant’Antimo ed il Brunello 2010 di Ridolfi. Brunello che, grazie alla qualità e alle recensioni dell’annata 2010, porta la Toscana anche tra i primi 10 della “Top 100” di “Wine Spectator”, con il Brunello 2010 de Il Poggione alla posizione n. 4. Dietro è sempre Toscana con ben 11 vini su 20 italiani da 4 denominazioni diverse (5 Brunello, 3 Bolgheri, 2 Toscana Igt, un Chianti, un Nobile). Tra gli alfieri, dal Brunello 2010 di Pertimali di Livio Sassetti al Bolgheri Volpolo 2012 di Podere Sapaio, dal Brunello 2010 di Collosorbo al Chianti Classico 2011 del Castello d’Albola, dall’Ilatraia 2012 di Brancaia a Il Fauno 2010 di Arcanum, fino al Guado al Tasso 2012 di Marchesi Antinori.

brunello2010E la Toscana vince anche nella “Top 100 Wines 2015” del portale Usa “International Wine Report”, che mette in fila i migliori vini sul mercato seguendo tre criteri: voto sulla qualità espresso in centesimi, l’excitement, ossia tutti quei fattori che riguardano produttore, difficoltà dell’annata e territorio, ed il rapporto qualità-prezzo. Al 1° posto è il Brunello 2010 di La Cerbaiola-Salvioni, forte dei 100/100 conquistati nell’assaggio; stesso punteggio, in termini degustativi, assegnati al Brunello 2010 di Biondi-Santi, cui si uniscono ancora il Brunello Tenuta Nuova 2010 di Casanova di Neri e il Brunello 2010 di Poggio di Sotto (Collemassari), ma anche il Toscana Rosso 2012 della Tenuta di Trinoro, l’Ornellaia 2012 della Tenuta dell’Ornellaia, il Brunello 2010 di Lisini, il Guado al Tasso 2011 di Marchesi Antinori, il Solengo 2012 di Argiano, il Volpolo 2012 di Podere Sapaio, e l’Indaco 2011 della Tenuta dei Sette Cieli.
remole_front_2013_495_600Bene anche la critica che premia vini più accessibili, come dimostra la presenza del Toscana Rèmole 2013 di Marchesi de’ Frescobaldi, del Chianti Classico Single Estate 2012 di Villa Cafaggio e del Toscana Rosato 2014 di Rocca di Montegrossi nella “Top 100 Values” di “Wine Spectator” la grande guida sui vini dal miglior rapporto qualità-prezzo.
Ma i vini toscani non possono mancare in una classifica che tiene conto della capacità di invecchiamento, come la “Top 100 Cellar Selections” 2015 di “Wine Enthusiast” dedicata ai migliori vini usciti sul mercato nel 2015, da far invecchiare in cantina prima di stapparli. Primo tra gli italiani, e secondo in classifica, è ancora il Brunello Madonna delle Grazie 2010 de Il Marroneto, accompagnato dal Sassicaia 2012 di Tenuta San Guido, nome-icona del vino italiano, e ancora dal Brunello 2010 di Conti Costanti, dal Chianti Classico Basilica Solatìo Riserva 2010 di Villa Cafaggio, dal Nobile Mulinvecchio 2010 di Contucci, dal Brunello 2010 di Biondi-Santi, dal Tignanello 2012 di Marchesi Antinori e dal Chianti Classico Baron’Ugo Riserva 2011 di Monteraponi.

Tiziana Ciacciofera leaves the ICCC of Houston and says: “now I’m going to focus only on food and wine”

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tiziana e fabioA new professional turn for Tiziana Ciacciofera, who leaves the direction of the Italian Cultural & Community Center of Houston and says: “now I’m going to focus only on food and wine”

That the peppy manager from Palermo had a thing for the Food & Beverage sector was already clear. And in fact, during her tenure as Director of Programs and Marketing at the Italian Cultural and Community Center (ICCC) of Houston (Texas, USA), Tiziana Ciacciofera “signed” a series of events centered around the food and wine world.

Tiziana, can you provide an overview of the projects you carried out while at the ICCC?

tizianaA long list, do we have enough space? I’m joking! During my tenure at the ICCC I had the great privilege of meeting and developing professional relationships with leading figures in the restaurant industry. Thanks to their collaboration, I was able to bring to life programs aimed at promoting authentic Italian cuisine in this beautiful part of the US which is Texas. Marking a net boundary line between authentic Italian and the excellent Italian-American cuisine was the focus of my programs. Educating the participants in the correct reading of a menu and in appreciating the diversity of Italian regional cuisine was another fundamental focus of my programs, among which are “A tavola con le tradizioni del …”, “La settimana della Cucina Mediterranea”, “A cena con lo Chef”, “Le Stagioni in tavola”, “Le sagre” and “Le strade del vino”.
However, the dearest program to my heart, in which I strongly believe in, is the well-known, also to the Italian public, “La Piccola Cucina”, unique educational program that not only transfers to children Italian language skills, but also the culture of flavors and of healthy nutrition. The program was designed, implemented and conducted by me in all these years and who knows what the future has in store.

tiziana2How did you mature the decision to leave the ICCC?

Choosing to resign from a role and a position so dear to my heart, believe me, wasn’t easy. These have been 5 important years in which I dedicated all my time, my passion and determination in order for the Center to become what it is today: a point of reference for the Italian and non-Italian communities for the promotion of “brand Italia”.
The offer of Alberto Lombardi, owner of the renowned Lombardi Family Concepts chain (http://www.lombardifamilyconcepts.com), was the crowning of the sacrifices and dedication I put in my work. The way Alberto approached me and presented his project in Houston struck my sensitivity and significantly stirred my creativity. In short, his was an offer I could not refuse!
In any case, I believe that I have given an important contribution to the Center’s life story, but I also know that this was made possible solely by those who believed in me and my work. To them I say thank you!
I leave, however, an important legacy to who, after me, will continue to build along what I believe is now a well outlined path. Good luck to all of us!

tizianaYou have recently been appointed Head of Foreign Relations by our director (Alessandra Verzera). Decision greatly applauded also by our editor Andrea Piovesan. How did this empathy with Verzera begin?

There is a Sicilian saying that fits this circumstance very well “nuddu si pigghia si un si rassumigghia (no one chooses someone who is not alike)”. Alessandra Verzera and I have many personality traits and professional facets in common. Managing an editorial is not easy, but Alessandra puts her heart, passion and professionalism in it, an explosive mix she transmits to her readers and collaborators. I believe in the magazine’s project, I think it has potential for international growth, and I feel truly honored to be able to give my small contribution toward making this happen.

tiziana grandeAn additional step towards the food world leading to the separation from the ICCC. But in the last few days there have been rumors of a great project cooking. Can you anticipate anything?

In his expansion project, Alberto Lombardi recruited in his team a highly qualified professional, who coordinates and manages all his kitchens, Chef Renato De Pirro, now corporate Chef of the Lombardi restaurant chain. I have collaborated with Renato for many years. Together, we have conducted several successful programs and we both reciprocally know and appreciate one another’s value. It was Renato who introduced me to the team. Starting in March, Houston will have a new Italian restaurant “Taverna” (http://tavernabylombardi.com/) located in the luxurious River Oaks District (http://www.riveroaksdistrict.com). I will start my adventure with them as restaurant Manager on the 1st of February.

SdG International: what news can we announce with respect to the section you are in charge of?

Be ready for a very dynamic column. You will read interviews of well-known figures of the local restaurant industry, we will talk about import of typical Italian products, we will delight you with made in USA recipes. We will establish a virtual bridge between Italy and the USA, in order to raise awareness of the huge promotional work we Italians abroad carry out with passion, and who knows if, thanks to the column, new projects and collaborations won’t be developed.

aleverAnd the director’s opinion could not fail to be heard:

Tiziana Ciacciofera is not only an excellent professional, but especially a person with great humanity” – says Alessandra Verzera. “This has always been my primary goal since the founding of the magazine, establishing a team made up not only of highly qualified professionals, but also great human beings. I believe this is the necessary and sufficient condition for carrying out good teamwork, with everyone growing a bit more each day. Adding Tiziana to the magazine’s management team not only honors me as director, but particularly gratifies me as friend. My only concern is that it will be extremely difficult to enjoy a coffee together with my American friend! For the rest, we have a very strong synergy and several ideas we plan to implement both in Italy and in the USA. But it’s still too early to talk about them. In this moment what counts is enjoying the achievements as they are realized, among which the one that sees Tiziana managing an important restaurant abroad is only the last one in chronological order, for which I, personally and as director, wish her the best and most sincere wishes, certain that she will have great success “.

Alessandro De Simone

Cover Photo: Tiziana Ciacciofera with her husband, the biologist Fabio Triolo, Director of the Cellular Therapy Core at UTHealth in the Texas Medical Center in Houston.

Translation by Alessandra Verzera 

Meals on Wheels: e la moda dilaga.

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paolo armandoLa comodità di vedersi recapitato il piatto, possibilmente già pronto, direttamente a casa sembra affascinare sempre più italiani. Il take away piace e leader in questo segmento di mercato si conferma la pizza che domina con il 39% degli acquisti secondo il portale Hellofood. Nel complesso il 43% degli ordini totali ha riguardato piatti della tradizione italiana. A insidiare il primato della gastronomia nazionale ci sono però alcune cucine estere, tra cui quella mediorientale (29%), quella asiatica (25%) e la cucina greca, al quarto posto con il 3% delle preferenze totali. Un business, quello del food on line, che ha sfiorato i 500 milioni di euro nel 2015, crescendo del 27% rispetto all’anno precedente secondo i dati dell‘Osservatorio eCommerce B2c Netcomm– Politecnico di Milano. sushiliano di bonetta delloglioDurante le feste natalizie sono stati molti gli italiani che hanno cercato piatti esotici online, come sushi e cucina cinese (15% dei click), hamburger (11%) e kebab (9%). Ma i nostri connazionali non si rivolgono a internet solo per acquistare cibo ma anche per dar vita a progetti legati al food. Grazie a una campagna di crowfounding, ovvero una raccolta di sottoscrizioni sul web, vorrebbe vedere la luce Mychefhome.com, la piattaforma italiana del takeaway casalingo con piatti tratti dalle ricette della nonna a portata di click. A sostenere il progetto anche Paolo Armando, la “tigre” di Masterchef Italia 4.

Dopo le feste è tempo di depurarsi. Dieta si, ma con moderazione.

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spaghetti-alla-carrettieraDopo le feste natalizie ci troviamo con qualche chilo di troppo e magari anche con qualche malessere, come sensazione di gonfiore e di pesantezza. A questo punto, la dieta si impone, non solo per tornare al peso forma ma anche per un buon benessere psico-fisico dopo gli eccessi e le abbuffate. Secondo l’Associazione dietisti italiani sono da escludere assolutamente le diete troppo drastiche, come quelle che contemplano periodi di digiuno, o di saltare i pasti. Bene invece le diete disintossicanti, che provvedono a purificare il fegato e a ristabilire la corretta composizione della nostra flora intestinale. In questo caso niente di meglio della classica dieta mediterraneaspaghetti tricoloreSono consigliati in particolare abbondanti porzioni di verdure e frutta, ricchi di fibre, veri e propri spazzini dell’apparato digerente, cereali integrali, pesce, minestre di verdure e legumi. Ottimi i carciofi, capaci di depurare fegato e cistifellea. Assolutamente no, secondo la nutrizionista e volto televisivo Sara Farnetti, ad abolire l’olio extravergine dalle tavole perché “è un alimento indispensabile per la nostra salute, deve trovare posto anche nella dieta di chi vuole controllare il peso corporeo perché migliora il metabolismo e non favorisce l’aumento di peso. No anche all’abolizione totale dei carboidrati che “aiutano a dimagrire bene, senza intaccare i muscoli, ma agendo solo sui depositi di grasso”, purché non si esageri. verdure2Ok, perciò, ai classici 70 grammi di pasta o riso e ai 50-100 grammi di pane al giorno, meglio se tostato. La dieta mediterranea ha però lo svantaggio di mostrare i suoi effetti in tempi lunghi, ecco perché i pragmatici americani l’hanno messa solo al quarto posto tra le diete indicate dopo le feste. Secondo US News, che ha raccolto le indicazioni delle più importanti università statunitensi, al primo posto vi sarebbe la dieta Dash messa a punto dal National Heart, Lung and Blood Institute americano per i pazienti con ipertensione, che prevede l’eliminazione dalle tavole di carne rossa e dolci e una limitazione del sale a 2,3 grammi al giorno. La dieta più curiosa tra quelle segnalate da US News è la Jenny Craig secondo cui bisogna seguire un menù a base di pasti congelati e liofilizzati concepiti dall’omonima nutrizionista. I primi risultati sono evidenti dopo 28 giorni.

Olio Extra Vergine di oliva 2016. Per la produzione italiana primi assaggi di qualità

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olio_tusciaBuona la qualità degli oli extravergine di oliva italiani della nuova campagna, con pochi fruttati intensi e molti fruttati medi e leggeri, con caratteristiche organolettiche capaci di farsi apprezzare dai consumatori. Dall’analisi degli esperti, prime indicazioni sulle caratteristiche delle produzioni oleicole mediterranee, in mostra a Sol&Agrifood dal 10 al 13 aprile.
olio di oliva lo genco 1La campagna olearia 2015-2016 non è ancora conclusa ma già si vanno delineando gli aspetti fondamentali che stanno caratterizzando questa annata nei Paesi produttori dell’Emisfero Nord, per lo più concentrati nell’area mediterranea.
Per dare ai buyer internazionali indicazioni preziose sulla qualità delle produzioni, Sol&Agrifood, la Rassegna dell’agroalimentare di qualità e fiera di riferimento per l’olio extravergine di oliva (10-13 aprile 2016, in concomitanza con Vinitaly ed Enolitech ) propone una serie di commenti divisi per Paese, realizzati dai più importanti panelist internazionali e riferiti al proprio Paese di provenienza. olioSi comincia con l’Italia, con l’analisi di Marino Giorgetti, capo panel di entrambe le edizioni di Sol d’Oro – Emisfero Nord ed Emisfero Sud –, e uno dei massimi esperti a livello mondiale per la valutazione dellaqualità organolettica degli oli extravergine di oliva. «Non era difficile prevedere un consistente aumento della produzione rispetto alla tragica annata dello scorso anno – spiega Giorgetti – anche se le Organizzazione dei Produttori sembrano indicare un difficileraggiungimento delle 300.000 tonnellate prodotte in Italia quest’anno. Personalmente, e vedendo l’intensaattività dei frantoi in diverse zone d’Italia, penso che l’effettiva produzione sarà ben superiore ai dati
stimati». olio-di-olivaCome spiega Giorgetti, «molto dipenderà dagli effetti delle condizioni climatiche dell’estate, con l’eccessivo
caldo, soprattutto a luglio, e l’assenza di piogge, che non hanno consentito una buona fase di inoliazione nelle drupe, per cui generalmente si sta assistendo ad una riduzione delle rese. Ciò, ovviamente, influisce sui dati quantitativi di produzione, a cui si aggiunge una minor presenza di olive in alcune zone dove si sono avuti problemi di fioritura e/o allegagione». Ma non tutti i mali vengono per nuocere e il caldo ha sollevato i produttori dal rischio di attacco della famigerata mosca dell’olivo, «per cui – afferma Giorgetti – non si vedevano olive così belle olive, dal punto di vista sanitario, da diversi anni. I pochi voli di mosca presenti, e soprattutto nelle zone costiere, non han nuociuto alla qualità delle olive, tanto da non riscontrare nessun problema per l’acidità libera e di conseguenza nell’analisi organolettica».
olivePer Giorgetti, buona la qualità all’analisi organolettica degli oli extravergine: «Mi sembra, da questi primi ‘sentori’ dell’annata, che il livello medio qualitativo si sia alzato, con probabile diminuzione di oli difettati, anche se di particolari e pregevoli sensazioni forse dovremo, almeno in parte, fare a meno. Non so se avremo tanti ‘intensi’ quest’anno, ma ne dubito (e a dire il vero negli ultimi anni è la categoria che ha perso più presenze), ma sicuramente avremo un bel po’ di leggeri e soprattutto medi che, come al solito, se la dovranno battere e combattere tra loro per svettare in cima ai vari concorsi». Primo fra tutti Sol d’Oro Emisfero Nord  in programma a Veronafiere dal 14 al 20 febbraio, dove «oltre ai ‘soliti noti’ – conclude Giorgetti -, spero di trovare tanti produttori ‘emergenti’, che mi auguro facciano breccia tra i consumatori, spingendo sempre più in alto l’apprezzamento della qualità e dell’impegno
dell’intero comparto».