I vini italiani sono i più graditi dagli Americani. Intervista a Melania Spagnoli, sommelier e account manager di BevCo Internazionale

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12620759_10153899381431255_228909005_oNata e cresciuta a Brescia, terra del Franciacorta, Melania Spagnoli ha sempre avuto una passione per il cibo e soprattutto il buon vino. Dopo aver completato la sua laurea Magistrale in Management presso l’Università Bocconi di Milano e due anni di esperienza all’interno del reparto di pubbliche relazioni di Bialetti Industrie, ha deciso di trasformare la sua passione in lavoro. Nel maggio 2014 diventa Sommelier dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS). Oggi, Melania vive a Houston con il marito e lavora come Account Manager presso BevCo internazionale, un importatore di vini e distribuzione di importanti etichette provenienti da tutto il mondo.

Il pubblico Americano è sempre più appassionato per il vino vino ed è sempre più orientato verso il turismo enogastronomico, ama paradossalmente più I tour delle cantine piuttosto che i viaggi legati alle opere d’arte. E così come la mappa enologica continua sempre più ad ampliarsi anche la richiesta degli appassionati di vino pronti ad avventurarsi nei tour più inconsueti aumenta vertiginosamente. Secondo le statistiche, gli americani bevono più vino italiano degli italiani stessi e secondo quanto riportato dall’Istituto Italiano del Vino e del Cibo, i vini italiani sono i più importati negli Stati Uniti che peraltro è anche il più grande mercato di consumatori al mondo.

ais-logoMelania, quando e come è nata la tua passione per il vino?

I miei ricordi vanno indietro alla mia infanzia, cresciuta nel nord Italia, ho sempre avuto un amore per il vino. Entrambe le famiglie dei miei genitori possedevano vigne e producevano vino. Quando ero ancora una bambina, ero affascinata dalle cantine e dalle grandi botti di vino, dai cumuli di uva, dalle bottiglie di vetro allineate sugli scaffali e dal profumo inconfondibile del mosto che pervadeva la cantina di famiglia. E poi, come non amare il vino essendo nata e cresciuta a Brescia, terra delle eccellenze italiane delle “bollicine”.

12596861_10153899381511255_1938858121_oCosa ti ha spinto a trasformare la tua passione in lavoro? Come sei diventata sommelier?

Come affermava Veronelli: “Il vino è il canto della terra verso il cielo”. Il vino è di per sé una forma d’arte così come lo sono le parole del Veronelli. Dietro ogni produttore, dietro ogni bottiglia e dietro un’etichetta c’è così tanta storia che non potete nemmeno immaginare. Amo visitare le cantine e conoscere la tradizione e le esperienze che li ha portati a produrre i loro vini. Il vino ha sempre avuto un ruolo centrale nella convivialità. Da persona conviviale come mi definisco, mi piace il modo in cui il vino anima una festa, ne valorizza cibo e celebra la tradizione. L’Italia vanta una enorme diversità nella produzione vinicola grazie alla combinazione di centinaia di vitigni autoctoni e di una diversità di territori, pari a nessuno. Questa gran varietà di vino contribuisce a far si che in ogni tavola italiana vi sia almeno una bottiglia di vino. In questo settore c’è così tanto da imparare e da scoprire che una vita non sarà mai abbastanza! La passione per il vino era così insita in me che ho voluto trasformare questo in lavoro e la soluzione più ovvia era quella di diventare Sommelier. Studiare per diventare Sommelier AIS in Italia richiede dedizione e tanta disciplina. Il corso di studi dura circa un anno e mezzo e comporta tante ma tante ore di studio ed il superamento di un esame finale. Conseguire la certificazione di Sommelier AIS è stato il coronamento di tutti i miei sacrifici e mi ha aiutato a continuare a sviluppare la curiosità e la conoscenza per i vini prodotti in Italia, così come per i vini di tutto il mondo.

12596889_10153899381406255_1969860918_oSe potessi scegliere una sola bottiglia di vino dalla vostra lista, quale ordineresti e perché?

Le mie esperienze di vita mi hanno insegnato a vivere senza pregiudizi e provare e scoprire nuovi vini è la mia passione. Per questa ragione è molto difficile sceglierne solo uno. Sicuramente il mio umore, la circostanza in cui mi ritrovo e, soprattutto, il cibo che sto mangiando influenza la mia scelta nel vino da bere. Ma se dovessi scegliere un vino da gustare, sceglierei senza dubbio Ronchedone di Ca ‘dei Frati, miscela di rosso Sangiovese, Marzemino e Cabernet da Sirmione e Desenzano vigneti. Si tratta di un vino complesso, corposo, intenso, leggermente legnoso e molto elegante. Non a caso, ho scelto Ronchedone come vino rosso che è stato servito al mio matrimonio.

Nella tua professione vi sono tanti sommelier che pur di attrarre l’attenzione su di loro sono pronti ad immolarsi “evangelisti” non ufficiali di determinate regioni o particolari vini. Niente di male in tutto ciò, ma questo non ti spinge a volerti differenziare da loro?

In realtà non sento molto questa necessità. AIS è una grande scuola e mi ha insegnato molto e questo mi da molta sicurezza. Certo, mi sento molto più sicura quando presento vini italiani, ma come ho detto prima, questo è un campo in cui non si finisce mai di imparare e un Sommelier deve essere sempre umile e accettare il fatto che non sempre la loro opinione è necessaria in quanto ogni cliente ha un gusto diverso. Da sommelier italiano e rappresentante del vino quale sono, mi piace quando la gente mi pone domande su vini italiani, sulla produzione e sull’abbinamento con il cibo. I consumatori americani stanno diventando sempre più consapevoli di ciò che mangiano e bevono e sono sempre più interessati e curiosi a conoscere dettagli sull’abbinamento di cibo e vino. Per un italiano che vive negli Stati Uniti, è un piacere scoprire che c’è interesse per i vini italiani diversi dai soliti Chianti e Barolo.

sommelierIl conseguimento della Certificazione di Sommelier ha dato vita ad un acceso dibattito nel mondo del vino. Quanto, a tuo parere, è importante la certificazione di sommelier per le nuove generazioni?

Penso che per chiunque voglia lavorare nel settore della ristorazione e diventare esperto di vini il conseguimento della certificazione di Sommelier è un must. Il corso di studio fornisce una grande conoscenza dell’enologia, dei territori, dei regolamenti e degli abbinamenti con il cibo. In realtà, in Italia ci sono sempre più persone giovani che studiano per diventare Sommelier e in molti casi lo fanno solamente soddisfare la loro passione per i vini. A mio parere, diventare più consapevoli e istruiti sul vino è assai importante per le nuove generazioni, perché permette loro di esplorare la storia e le tradizioni di un settore in continua evoluzione.

sommelierDescrivi il tuo piatto preferito tra i tanti della fantastica cucina tradizionale Italiana e il vino che tu abbineresti.

Ah! Questa non è una domanda facile! Il cibo italiano in generale è il mio preferito ma soprattutto adesso che vivo all’estero mi manca tanto il cibo dalla mia città natale: Casoncelli e Spiedo con polenta! Casoncelli è una pasta fresca ripiena fatta in casa (come i ravioli), ripieni con spinaci e ricotta o pane e formaggio. Spiedo bresciano, è il nome per l’arrosto quali volatili, conigli e quaglie. La “morte” dei Casoncelli è con un Brut Franciacorta e lo Spiedo lo servirei con un Groppello del Garda.

A quali produzioni regionali sei più affezionata in questo momento?

Nessuna regione in particolare, in questo momento mi sono focalizzata sui Pinot Noirs di tutto il mondo. Lavorare con BevCo come Account Manager mi permette di imparare molto sui vini internazionali. È interessante scoprire come un territorio e il clima influenzino il prodotto finale anche se le uve utilizzate sono uguali.

Dei vini preferiti a Houston?

A Houston ho scoperto che i ristoranti, anche di tipologie diverse, posseggono tutti delle importanti liste di vini tra cui scegliere. Le mie preferite, al momento, sono le liste di vini internazionali di Arturo Boada, Mosset, Camerrata, 13 Celsius, e, naturalmente, le liste di vini italiani che detengono Divino, Amalfi, Poscol e Da Marco.

sommelier2Qual è la situazione più impegnativa in cui ti sei ritrovata o la richiesta più strana che hai mai ricevuto?

Un sommelier o un rappresentante di vino deve sempre considerare che il proprio parere non sempre è la soluzione migliore o la scelta giusta per il cliente. Deve imparare ad ascoltare, perché così come un Sommelier conosce i vini, allo stesso modo il proprietario di un ristorante conosce il gusto dei suoi clienti. Così la sfida diventa trovare l’equilibrio tra i miei suggerimenti e l’esperienza del ristoratore. Non è una cosa facile, anzi. I ristoratori hanno spesso paura di provare nuove opzioni, sono spesso legati ai loro consueti vini, o ancor di più spaventati della reazione del cliente sul cambio nella lista dei vini. Il mestiere del rappresentante non è legato ad una vendita sporadica ma è basato sulla costruzione di un rapporto duraturo e di fiducia. Il rispetto per i clienti è fondamentale e non si deve mai dimenticare che queste relazioni sono difficili da costruire e ma altrettanto facili rovinare.

Tiziana Ciacciofera Triolo

For the english version of this interview, please refer to SdG International section.

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