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E’ Massimo Bottura il miglior “oste” del mondo

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bottura2Se non era previsto era quantomeno prevedibile, che il locale di questo uomo straordinario ed altrettanto straordinario chef risultasse il primo al mondo. Bottura ha ricevuto tutto ed ogni tipo di riconoscimento nel corso della sua folgorante carriera , incluso una sorta di premio  Nobel per la cucina: il White Guide Global Gastronomy award, conferitogli nel 2014.  La sua Osteria Francescana, in quel di Modena, ha messo in fila tre stelle Michelin. Il palmares di Bottura è davvero ricco e straordinario e la quantità di riconoscimenti ricevuti è tale da consacrarlo per sempre nel firmamento dei grandi Chef che hanno veramente fatto della cucina italiana un fatto mondiale sulla bocca di tutti, in senso proprio letterale.  Arriva così un ulteriore suggello alla straordinaria carriera di questo uomo, peraltro anche molto affascinante, che inizia praticamente dal nulla e dopo avere lavorato nell’azienda di famiglia nella produzione di prodotti petroliferi, ed avere studiato giurisprudenza.

Massimo-BotturaMassimo tuttavia non completerà mai il corso di studi dato che, nel 1986, interromperà gli studi per aprire una piccola trattoria, da dove inizierà la sua ascesa e dove imparerà tutti i segreti della cucina emiliana. Nel 1992 è già a fianco di Alain Ducasse a Montecarlo. Un missile, un razzo: un genio della cucina. Oggi Bottura non potrà più superare sè stesso. The winner takes all, diceva una vecchia canzone: ed è proprio il caso di questo nostro vanto nazionale. Sopraffatto dalla commozione, Bottura immediatamente dopo aver ricevuto il premio, ha ringraziato la moglie Luisa, i figli ed il suo team. Da ieri notte Bottura è nel gradino più alto della  World’s 50 Best Restaurants 2016 . La cerimonia di premiazione dei World’s 50 Best Restaurants 2016 si è tenuta al Cipriani Wall Street di New YorkosteriaDurante la serata è stata svelata l’intera classifica dei 50 migliori ristoranti al mondo, selezionati dai 1000 esperti internazionali della World’s 50 Best Restaurants Academy. Oltre all’annuncio della lista, nella serata sono stati consegnati numerosi riconoscimenti, tra cui il One to Watch Award al Den di Tokyo, il World’s Best Pastry Chef a Pierre Hermé, lo Chefs’ Choice Award a Joan Roca e l’Art of Hospitality Award all’ Eleven Madison Park. Nella classifica mondiale figurano altri tre locali di eccellenza in cui sventola il tricolore: sono  il Piazza Duomo, di Alba ( CN) e il Combal Zero di , a Rivoli ( TO) e Le Calandre a Rubano, provincia di Padova: il Piemonte quindi è la regione in cui si mangia meglio al mondo, stando alla classifica.

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Ed ecco la lista dei 50 migliori ristoranti del mondo :

1. Osteria Francescana, Modena (Italia) –

WORLD’S BEST RESTAURANT AND BEST RESTAURANT IN EUROPE

2. El Celler de Can Roca, Girona (Spagna)

3. Eleven Madison Park, New York (USA) –El Celler de Can Roca_chefs_2015

BEST RESTAURANT IN NORTH AMERICA

4. Central, Lima (Peru) –

BEST RESTAURANT IN SOUTH AMERICA

5. Noma, Copenhagen (Danimarca)

6. Mirazur, Menton (Francia)

7. Mugaritz, San Sebastian (Spagna)

8. Narisawa, Tokyo (Giappone) –

BEST RESTAURANT IN ASIA

9. Steirereck, Vienna (Austria)

10. Asador Etxebarri, Atxondo (Spagna)PiazzaDuomo1

11. D.O.M. , Sao Paulo (Brasile)

12. Quintonil, Città del Messico (Messico)

13. Maido, Lima (Peru) –

HIGHEST CLIMBER AWARD

14. The Ledbury, London (UK)

15. Alinea, Chicago (USA)

16. Azurmendi, Larrabetzu (Spagna)Enrico-Crippa_image_ini_620x465_downonly

17. Piazza Duomo, Alba (Italia)

18. White Rabbit, Mosca (Russia)

19. Arpège, Paris (Francia)

20. Amber, Hong Kong (Hong Kong)

21. Arzak, San Sebastian (Spagna)

22. The Test Kitchen, Cape Town (Sud Africa) –Combal.Zero-Restaurant-and-Castle

BEST RESTAURANT IN AFRICA

23. Gaggan, Bangkok (Thailandia)

24. Le Bernardin, New York (USA)

25. Pujol, Città del Messico (Messico)

26. The Clove Club, London (Regno Unito) –

HIGHEST NEW ENTRY

27. Saison, San Francisco (USA)

28. Geranium, Copenhagen (Danimarca)le calandre

29. Tickets, Barcellona (Spagna)

30. Astrid Y Gastón, Lima (Peru)

31. Nihonryori RyuGin, Tokyo (Giappone)

32. Restaurant André, Singapore (Singapore)

33. Attica, Melbourne (Australia) –

BEST RESTAURANT IN AUSTRALASIA

34. Restaurant Tim Raue, Berlin (Germania) –

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35. Vendôme, Bergisch Gladbach (Germania)

36. Boragò, Santiago (Cile)

37. Nahm, Bangkok (Thailandia)

38. De Librije, Zwolle (Olanda)

39. Le Calandre, Rubano (Italia)

40. Relae, Copenhagen (Danimarca) –

SUSTAINABLE RESTAURANT AWARD

41. Fäviken, Järpen (Svezia)

42. Ultraviolet, Shanghai (Cina)massimo bottura

43. Biko, Città del Messico (Messico)

44. Estela, New York (USA) – NEW ENTRY

45. Dinner by Heston Blumenthal, London (Regno Unito)

46. Combal.Zero, Rivoli (Italia)

47. Schloss Schauenstein, Fürstenau (Svizzera)

48. Blue Hill at Stone Barns, Tarrytown (USA)

49. Quique Dacosta, Denia (Spagna)

50. Septime, Paris (Francia)

 
Alessandra Verzera 
 

Calcio, cibo e vino per celebrare il mito di Paolo Rossi e l’Italia dell’82

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Mazzoni_RossilightDal Pallone d’oro di Paolo Rossi al vino campione delle Marche, il Verdicchio. È una tripletta tutta azzurra tra calcio, cibo e vino quella promossa dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT) in occasione degli Europei: dal 21 al 29 giugno, sulla celebre Rotonda sul mare di Fred Bongusto, arriva “Pablito Great Italian Emotions”, la mostra ufficiale su Paolo Rossi e sugli indimenticabili Mondiali di Spagna dell’82 in abbinamento a finger food stellati e alle eccellenze enogastronomiche delle Marche. Ad annunciare oggi l’iniziativa a Senigallia, il campione del mondo Paolo Rossi, il direttore di IMT, Alberto Mazzoni, il sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi e Luca Pelizzon, responsabile Relazioni esterne della mostra. Cedroni1@brindiamoTVAlla ‘personale’ sul calciatore – dove saranno esposti, oltre a centinaia di cimeli della sua carriera e del Mundial, la preziosa maglia originale della finale Italia-Germania, la medaglia d’oro, il mitico Pallone d’oro e la Scarpa d’oro dell’82 – si affiancheranno tutte le sere in terrazza, a partire dalle 18:00, assaggi tradizionali e ‘chicche’ proposte dagli chef stellati Moreno Cedroni (21 giugno), Mauro Uliassi (23 giugno) e Errico Recanati (29 giugno). uliassi2Produttori e sommelier guideranno inoltre le degustazioni delle 16 denominazioni IMT: dal Verdicchio al Bianchello del Metauro, dal Rosso Conero alla Vernaccia di Serrapetrona, dal Colli Maceratesi Ribona alla Lacrima di Morro d’Alba.

Per il direttore di IMT, Alberto Mazzoni: “Dalla campionessa di scherma, Elisa Di Francisca, a Paolo Rossi, rinnoviamo il nostro sodalizio con i grandi campioni, consapevoli del forte potenziale del connubio vino-sport. Saranno loro ad accompagnarci nei prossimi giorni in questo percorso espositivo, che vedrà anche la presenza di altre stelle dello sport italiano. Il 22 giugno avremo inoltre modo di seguire in diretta la partita Italia – Repubblica d’Irlanda”.
paolo rossiPer il campione del mondo Paolo RossiÈ un vero piacere proseguire il tour della mia mostra nelle Marche ed a Senigallia per condividere e rivivere con molti italiani un momento così emozionante che rimane ancora nella memoria di tutti. La Rotonda e la comune passione per il vino con l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, che ringrazio, ha reso tutto più particolare: unire il percorso della mostra alla degustazione dei vini, agli assaggi di tre chef stellati circondati dal mare è una esperienza molto interessante”.
Siamo felici ed orgogliosi – ha detto il sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardidi ospitare nella Rotonda di Senigallia questa mostra. Rossi è infatti molto più di un campione dello sport: la vittoria al “mundial” di Spagna, di cui fu indiscusso protagonista, racconta una delle pagine più belle della nostra storia recente. È l’emblema dell’Italia che vorremmo, quella dei talenti, dello spirito di squadra, del coraggio e della capacità di lottare insieme con umiltà e tenacia. Visitare questa mostra sarà un po’ come rivivere quelle emozioni così speciali”.

foto 1 (1)“Pablito Great Italian Emotions” è un percorso incentrato sulla carriera e la vita di Paolo Rossi: in esposizione, oltre al Pallone d’oro, la Scarpa d’oro, medaglie e oggettistiche originali del mondiale, anche maglie e tute indossate dal campione, foto e filmati con le azioni e i goal più belli del giocatore, inserito dal 2004 nella “Fifa 100” (la lista dei 125 più grandi giocatori viventi selezionata da Pelé e Fifa). Spazio inoltre a installazioni audiovisive, pannelli interattivi e alla riproduzione del campo di calcio del 1982 per ricreare l’atmosfera della finale contro la Germania. Non mancheranno gli spazi dedicati ai club in cui Rossi ha militato (Juventus, Vicenza, Milan, Como e Verona) e maglie e oggetti del Mondiale del 1978 in Argentina. La mostra, organizzata in collaborazione con il Comune di Senigallia, farà tappa anche a Bruxelles, Monaco di Baviera, New York, Montecarlo, Prato e Cina nel 2017.

 

 

Stefano Cilia e la Food Art: quando un piatto disegna un’opera d’arte.

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cuochiFino a non moltissimi anni fa di loro si sapeva poco. Si sapeva che erano cuochi, chef . E si sapeva che quel lavoro era faticoso e parlava di gambe doloranti, di calore infernale, di orari impossibili e di feste dimenticate. Non ci si chiedeva cosa stesse dietro ad ogni portata, e l’esigenza era quella di gustare un piatto buono, tradizionale, piacevole ma non necessariamente bellissimo a vedersi.Era necessario appagare il senso del gusto, molto meno quello della vista. Poi le cose sono cambiate, e la cucina è diventata un argomento culturale decisamente all’avanguardia. Una nouvelle vague implementata da tante trasmissioni televisive dedicate che hanno portato alla luce nuovi talenti o consentito a molti di scoprire in sè quel talento che non sapevano di avere, di farlo emergere e di coltivarlo fino ad assumere espressioni veramente alte soprattutto a livello visivo. brigata2La cucina si è perfezionata, ma si è soprattutto evidenziata con grande incisività la figura del cuoco e dello chef. Non più un uomo o una donna relegati in un cucina, ma dei protagonisti portatori di messaggi, di scelte, quasi di filosofia di vita. Il cuoco esce dalla cucina e diventa figura definita che insegna, spiega, illustra, crea, innova, informa, rende compartecipe l’utente di quanto egli tenta di esprimere nelle sue creazioni. Ma, soprattutto, il cuoco oggi studia: studia molto e si perfeziona anche sotto il profilo della chimica, della scienza della nutrizione,, è attento agli allergeni. Insomma, oggi il cuoco esprime cultura enogastronomica unita ad una forma estetica sempre più curata, spasmodica a volte. Non semplicemente dei piatti, ma creazioni, per cui il cibo diventa ” concettuale“. E così sono nati dei filoni gastronomici di cui tutti parlano: Food Porn, Visual Food, Food Art. Stefano Cilia, chef e titolare di una rubrica sul mio giornale, è un esponente di questo nuovo modo di fare cucina e di trasmettere un “messaggio”.

IMG_20160518_185010Cilia, da dove parte il suo interesse verso un certo tipo di cucina?

Beh, il mio interesse parte dalla voglia di essere diverso, non essere uno della massa ma essere unico e solo.
Dove ha iniziato la sua esperienza lavorativa?
Iniziò nel 2002, avendo fatto la scuola a Stresa, feci uno stage all’Hotel Regina Palace, fu amore a prima vista.

Quale è stato il suo primo piatto?

A livello amatoriale diciamo che già all’età di 12 anni cucinavo per amici e parenti, usandoli da cavie, ed uno dei primi piatti fu uno spaghetto con Telline, pomodorini e basilico, tutto a km 0 in quanto le telline andai direttamente io a pescarle.

IMG_20160429_192556 (1)Un piatto “brutto” può essere buonissimo?

Il Bello e il Brutto, aggettivi molto singolari e soggettivi, chi può definire cos’è bello e cos’è brutto??! Se un piatto è brutto a mio parere chi l’ha composto non ha messo abbastanza amore, ragion per cui c’è una elevata possibilità che non sia al massimo delle aspettative.

E un piatto bellissimo è sempre anche buonissimo?

Un piatto bellissimo parte sicuramente in vantaggio, l’occhio molto spesso inganna il palato, ma non sempre bello è sinonimo di buono.

IMG_20160528_190712Food Art: ci spieghi…

Food Art per me è l’espressione massima del Cibo; come un pittore quando dipinge un quadro cerca di trasmettere tutte le emozioni che prova in quell’istante, così uno Chef quando compone un piatto cerca di trasmettere tutto ciò che sente, vive e prova al momento della creazione; sempre nel rispetto del cibo.

Un tipo di cucina impegnativa e non alla portata di tutti i locali. Quindi costi. Quanto costa in più rispetto ad un piatto tradizionale un piatto Visual o di Food Art?

Mah, diciamo che sostanzialmente i costi sono relativi a secondo della cultura culinaria dello Chef, usare prodotti stagionali,conoscere tecniche per far diventare pregiate materie prime che tutti trattano come povere; evitare gli sprechi o, come insegna il maestro Bottura, addirittura cucinare con essi, be questo taglia molto i costi che chiaramente sono un po più alti del classico tipo di cucina. I costi più alti sono sicuramente nella formazione dello Chef.

IMG_20160611_193300Le sue collaborazioni più significative?

Avendo vissuto 5 anni a Londra, ho avuto la possibilità di conoscere tante cucine, ma diciamo che la collaborazione più significata, quella che mi ha aperto le strade verso un nuovo modo di pensare è stata senza dubbio quella fatta a SushiSamba, un fusion che accomuna 3 tipi di cucina, dove l’Executive Chef, Claudio Cardoso, è un cultore del Food Art; quindi si, è anche grazie a lui che oggi faccio questo tipo di cucina.

IMG_20160607_191943A cosa ambisce Cilia?

A stare nell’Olimpo dei grandi, a far ricredere tutte quelle persone che non hanno mai creduto in me;
Tutto questo grazie solo alle mie forze, alla mia voglia di fare e alla mia determinazione. Intanto a brevissimo intraprenderò una nuova avventura per conoscere altre culture: sono infatti in partenza  per i Caraibi.

Lei ha pubblicato un libro, che non è esattamente un libro, ma un book fotografico, quasi un catalogo…

Si, io lo definisco Book Fotografico Stimolante, questo ho messo degli aforismi a lato di ogni foto di miei piatti; questo libro è stato fatto per i giovani, per tutti quelli che non vengono considerati o che vengono scartati a priori, è un libro fatto per far si che, quando tutto va male, quando non hai più ne le forze ne la voglia, sfogli qualche pagina, leggi qualche frase e vieni “Stimolato” ad andare avanti; era quello che serviva a me, ma aimè non c’era, e solo grazie alla mia forza di volontà mi sono rialzato dopo tante battaglie perse.

IMG_20160423_194930IMG_20160505_184238Quanto è importante dare ai piatti, oltre che un aspetto eccellente, anche dei nomi appropriati ed accattivanti?

Il nome é importantissimo, è il primo approccio al piatto, ancor prima di vederlo, più un nome è accattivamente più sale la voglia di sapere cos’è.

La sua creazione più strana?

Diciamo che è anche uno dei piatti più particolari che abbia mai fatto, è Tortellù, la connessione perfetta tra Carbonara e Tiramisù.

IMG_20160513_193630E la più buona?

La più buona?? Bè pecco di immodestia, i miei piatti son tutti buoni ! ( sorride, nda)

 

Alessandra Verzera

 

Potete seguire Stefano Cilia nella rubrica ” Chef & Chef ricette e segreti”, a cura della nostra redazione.

Le foto presenti in questo articolo sono cortesia ed esclusiva proprietà di Stefano Cilia. L’uso e la riproduzione non autorizzati sono severamente proibiti.

Arance: la rossa ” fuoriserie” di Sicilia

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arance_20Dopo l’incontro di venerdì scorso, in cui è emersa la necessità  da parte degli addetti ai lavori di valorizzare l’Arancia Rossa di Sicilia IGP che è oggi maggiormente richiesta e utilizzata sia come frutto fresco, che come prodotto trasformato, elaborato e composto in forma di succhi, marmellate, dolci, aromatizzante in birra, latte di mandorla e molto altro, i sindaci dei territori di produzione effettueranno degli incontri per informare gli operatori agricoli sull’attività del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP e sull’importanza dell’associazionismo per poter effettuare una corretta commercializzazione e gestione dei competitor.
aranceAll’ incontro di  venerdì 10 giugno ultimo scorso all’interno dell’Aula Consiliare Comune di Francofonte,sono intervenuti  il sindaco del Comune di Francofonte, Salvatore Palermo, l’assessore all’agricoltura del Comune di Francofonte, Francesco La Rocca, il presidente del Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP, Luca Ferlito e il Gal Natiblei con Sebastiano Di Mauro.
Durante l’evento è stato possibile iscriversi al Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP per poter così accedere alla Campagna di Adesione 2016/17.

arance rosseL’attività del Consorzio è cresciuta in questi miei due di presidenza – ha affermato Luca Ferlito, presidente del Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia IGP – e ciò che era stato promesso è stato mantenuto: siamo riconosciuti dal Ministero. Questo ci consente di poter fare tutela e piani di controllo con i relativi agenti e, inoltre, lavoriamo in sinergia con l’ufficio frodi di Catania. Ricordiamo che l’arancia rossa deve avere un livello minimo di antociani, i pigmenti che danno il particolare colore rosso all’agrume e che grazie alle loro proprietà antiossidanti, vengono paragonati a un antidoto naturale contro l’invecchiamento. E’ fondamentale comprendere che il Consorzio non arriva a tutelare per la depressione commerciale, ma supporta e valorizza, tant’è che l’IGP è stato venduto a un prezzo superiore al prodotto che non ha tale denominazione, sempre più richiesta dalle grandi catene della GDO. Con quest’ultima abbiamo degli accordi di co-branding oltre alla notevole richiesta di imprenditori che trasformano l’agrume, che all’estero, ha enorme successo, ma troppo spesso, per mancanza di accordi, che cercheremo di effettuare, devono accontentarsi di acqua colorata di rosso e senza la presenza di antociani”.

spremuta di aranceMa vediamo, più nel dettaglio, cosa è e di cosa si occupa il Consorzio dalla data della sua fondazione ad oggi.
Il Consorzio di Tutela di Arancia Rossa nasce nel 1994, nella forma di associazione di produttori dell’arancia rossa, quale soggetto proponente all‘Unione Europea il riconoscimento dell’IGP previsto ai sensi del Reg. CEE 2081/92. Nel 1996 si ottiene il riconoscimento da parte dell’Unione Europea dell’IGP (Reg. 1107 – 12 giugno 1996). L’arancia rossa rientra quindi fra le prime produzioni tipiche tutelate a livello nazionale. Successivamente viene avviato l’iter per la costituzione del Consorzio di Tutela vero e proprio oggi esistente, con il coinvolgimento di tutte le fasi della filiera (produzione e condizionamento). Per un adeguamento dello statuto alle norme previste dalla L. 590/99 si è avuto il suo avvio ufficiale nel 2002. Ma che cosa è di fatto  La IGP, Indicazione Geografica Protetta?  E’ un marchio di qualità e di estrema importanza che viene attribuito ad un prodotto la cui origine avviene in un’area geografica determinata. aranceChi produce secondo l’IGP deve attenersi alle rigide regole del disciplinare di produzione, ed il rispetto di tali regole è garantito dall’organismo di controllo. Per potersi fregiare di questo titolo un prodotto deve essere originario della regione o area indicata, deve possedere una determinata qualità, reputazione o altra caratteristica che possa essere attribuita all’origine geografica,  almeno una fase del processo produttivo e/o di trasformazione deve avvenire nell’area geografica determinata.
E’ stato rilevato che il consumatore italiano percepisce i prodotti nazionali come garanzia di bontà e gusto. Tale garanzia è particolarmente riconosciuta alle arance rosse prodotte in Sicilia. La garanzia di qualità, origine e tracciabilità offerta al consumatore per Arancia Rossa di Sicilia grazie al marchio IGP, rappresenta perciò un elemento molto importante di visibilità, trasparenza e ottenimento di fiducia dai consumatori.

Ricette d’autore: l’ Exploit di una frittella d’ostrica.

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IMG_20160513_193630 (1)Frittella d’ostrica e wakame, sour cream allo zenzero, caviale di soia e misticanza selvatica.
Per  le frittelle : 
6 ostriche
100gr alghe Wakame
1 tuorlo
50gr farina 00
60gr patate lesse
Olio per friggere

Procedimento: 
Aprire le ostriche, lavarle per bene, mettere in frullatore tutti gli ingredienti e creare un composto liscio.
Portare a temperatura l’olio (175°), con un cucchiaio immergere un po’ del composto e lasciar cuocere circa 2 minuti per lato. Togliere dall’olio e asciugare per bene.
Per  la Sour Cream
250ml di panna da cucina
50ml succo di limone
25gr zenzero grattuggiato
5gr sale
1 pizzico pepe bianco
Mischiare gli ingredienti e con l aiuto di una frusta montare la panna. Mettere in frigo.
Per il Caviale di soia
200ml salsa di soia
5gr agar agar
1l olio di semi
Dato che la sferificazione è complicata da fare a casa, usiamo questa ricetta semplice, portare quasi ad ebollizione la salsa di soia, aggiungere l’agar agar e frustare per bene per 5 min; nel frattempo mettere l’olio di semi in freezer per ca un oretta in modo che sia bello freddo.
Con l’ausilio di una siringa senz’ago, aspirare la salsa di soia e lasciar cadere delle.goccie dentro l’olio.
Il contatto col freddo farà addensare immediatamente quest’ultima e si creeranno delle.perline di soia. Una volta finite filtrare dall’olio e sciacquare con abbondante acqua corrente.
Impiattare e decorare a piacere.

Chef Stefano Cilia

Gusto Divino 2016 : sarà premiato Chef Rubio

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RUBIOLa decima edizione del “DiVlino Festival” in collaborazione con il “Blues and wine soul Festival”  si avvicina, mancano meno di due mesi e la macchina organizzativa e già in fermento, tante le sorprese per festeggiare questa decima edizione e tanti gli appuntamenti.

Confermata per la serata di venerdì 29 luglio la band “I Musici”, che si presentano con uno spettacolo interamente dedicato a Francesco Guccini e ai suoi successi, e si potrà godere della straordinaria presenza dello Chef Rubio verrà insignito del Premio Gusto DiVino 2016. Gabriele Rubini, vero nome di Chef Rubio, è un giovane chef nato a Frascati nel 1983, ex rugbista oggi cuoco vocato alla cucina democratica.

Nel 2010 si è diplomato chef internazionale di cucina italiana all’ALMA di Parma, con gli insegnamenti di Gualtiero Marchesi.

Collabora con DMAX dal 2013 quando viene lanciato il programma cult UNTI E BISUNTI, che ha consacrato in Italia il fenomeno dello “street food” e che quest’anno è giunto alla seconda edizione. È uno dei volti più amati del canale maschile del gruppo Discovery, grazie ai programmi a tema rugby IL CACCIATORE DI TIFOSI e RUGBY SOCIAL CLUB, magazine live dedicato al prestigioso torneo RBS 6 Nazioni.

La sua curiosità per i cibi e le culture di paesi lontani lo hanno portato a viaggiare in tutto il mondo, Europa, Argentina, Canada, Usa, Norvegia, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Cina, Corea, Giappone, Nuova Zelanda, Australia, Isole Fiji e Sud Africa. Nel tempo libero Rubio sono tante le passioni che coltiva, lettura, scrittura, fare foto, ascoltare musica, organizzare cene con gli amici, ma soprattutto ha una passione per i tatuaggi di cui è ricoperto nella maggior parte del corpo.

Nel 2014 ha pubblicato il suo primo libro “La Nuova Dieta Mediterranea” (Gribaudo) che firma con la nutrizionista Stefania Ruggeri e “Unti e Bisunti” (Sperling & Kupfer), diario di viaggio nell’Italia dei sapori ispirato alla trasmissione TV.

Chef Rubio può essere definito “unconventional chef” poiché si tiene fuori dalle regole convenzionali dello star system gastronomico, punta al mondo televisivo e dei social network. Altra grande differenza rispetto agli altri chef è che non ha un suo ristorante, ma ne frequenta tanti perché sempre in giro. La cucina, e la sua notorietà, sono lo strumento per portare avanti il suo impegno nel sociale. Con i programmi televisivi mira a raccontare la cucina popolare, dare spazio alle persone che incontra e al territorio in cui si trova rendendoli i veri protagonisti. Cucina democratica perché parla di cucina in modo spicciolo per essere vicino a tutti. Questo il primo dei nomi che riceveranno il Premio Gusto DiVino 2016 in Piazza Castello a Castelbuono durante la Kermesse che si svolge ogni anno.

Confiscato alle cosche: la seconda vita dell’hotel di lusso ora è fra i migliori di Roma

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Grand Hotel del Gianicolo, 7 giugno 2016, La Cena della Legalità di Filippo Cogliandro.

IMG_1077Il Grand Hotel del Gianicolo……a pochi minuti a piedi dal centro della città e appena sopra Trastevere, una delle zone più preziose e autentiche di Roma, una vista suggestiva sul Gianicolo, la cupola di San Pietro e parchi circostanti come Villa Pamphili e Villa Sciarra, per poi uscire fuori per uno shopping nelle strade più belle del mondo….

La seconda vita del Grand Hotel Gianicolo, una storia a lieto fine per un bene confiscato. Mentre circa il 90% delle aziende sottratte alla criminalità finisce per fallire, qui non un solo posto di lavoro è andato perduto, niente grava sulle spalle dello Stato, il bilancio è in attivo, la D.ssa Ilia Bortolomucci, amministratore giudiziario, gestisce l’imponente struttura con camere, suite e piscina, affiancata dal direttore Giuseppe Ruisi, una vita passata negli hotel di mezzo mondo.IMG_0895

La strategia ha funzionato, in breve tempo l’hotel si è ripopolato, sono tornati i banchetti nuziali, le feste, gli eventi, gli incontri, aperitivi glamour ma soprattutto sono arrivati i turisti stranieri, tedeschi, canadesi, francesi e tutta una serie di appuntamenti con l’arte, la moda, il cinema…….

IMG_1949I fantasmi del passato sono scomparsi e martedì 7 giugno, il Roof dell’Hotel con vista sul Cupolone di San Pietro ha ospitato in uno scenario costituito dal giardino d’inverno colorato di fiori e piante, con il suo pavimento in san pietrini e trompe l’oeil con paesaggi romani, lo chef Filippo Cogliandro, presenza emblematica, arrivato dalla Calabria a raccontare la sua storia attraverso la sua cucina per il Progetto de Le Cene della Legalità con la presenza di magistrati e legali, professionisti e politici, autorità.le-cene-della-legalità-marchio

Filippo Cogliandro, eletto Ambasciatore della Ristorazione Antiracket nel mondo, che opera nella difficile realtà calabrese e fedele alla sua convinzione che “il silenzio uccide”, coglie l’occasione per far conoscere la sua esperienza di imprenditore che si è ribellato alla logica del “pizzo” con Le Cene della Legalità, il suo progetto nato a Firenze nel 2012 per raccontare con un Tour nelle diverse città italiane e all’estero il suo lavoro di chef abbinato alla cucina del territorio ospite, la cucina che serve da pretesto e da tema per celebrare uno scambio di emozioni e di conoscenze, una rete sociale per raccontare alla gente la sua storia, un modo di incontrarsi per scrivere insieme la nuova pagina di una storia comune.

CogliandroFilippo chi è lo chef Filippo Cogliandro?

A volte io dico “chef per caso” perché, come diceva Guy De Maupassant “solo gli imbecilli non sono ghiotti…si è ghiotti come poeti, si è ghiotti come artisti” ed io volevo essere un artista, ma evidentemente non avevo l’ispirazione ed oggi mi posso definire un uomo “libero” con la passione della cucina.

Cosa ci racconta la tua cucina?

La mia cucina è il mio mare, la mia terra, i ricordi, la mia vita….sono convinto che la cucina è un insieme armonioso di emozioni e ricordi, volontà e creatività, passione e sacrificio, un lavoro che scegli, ma forse ti sceglie…

Come sono nate le “Cene della Legalità” ?

Sono nate per caso, un giorno sono stato contattato da una giornalista fiorentina, per una intervista sugli accadimenti, sia a me che a mio padre, la richiesta del pizzo, il rifiuto alla scorta, l’amicizia e il sostegno di don Ciotti e si è stabilito fra noi un rapporto di stima; in seguito ci siamo sentiti e, parlando, ci è venuta l’idea delle Cene della Legalità per portarle in tutta l’Italia e raccontare la mia storia e perché, attraverso la cucina, si diffonda il messaggio della legalità, sia agli intervenuti che agli allievi delle Scuole Alberghiere che formano la mia brigata come stagisti. Il progetto è stato registrato a nostro nome e lo stiamo portando sia in Italia che in Europa; come Fondatore del Progetto sono stato invitato nei festeggiamenti dei 25 anni del settimanale Panorama per un tour – Panorami d’Italia – iniziato proprio da Reggio Calabria e presentato dal Direttore Mulè. Oggi, a seguito del mio impegno sono stato nominato Ambasciatore della Ristorazione Antiracket nel mondo. Il mio desiderio è parlare, segnalare, far sapere, infatti ogni mia intervista termina con la mia frase….il silenzio uccide…

La tua cucina è tradizione o sperimentazione?

La tradizione dai i miei ricordi, la sperimentazione dal mio mare: il mare della Calabria è il mio elemento, io sono nato sul mare e al mare rubo l’ispirazione, la creatività che mi viene dal pescato giornaliero al mercato, gli abbinamenti con le verdure stagionali, il pesce “povero” arricchito dalla mia fantasia, nella mia cucina ci sono il colore e i profumi della mia amata Calabria.

Grand Hotel Gianicoloh del gianicolo

Viale delle Mura Gianicolensi 107, Roma

06 58333405


info@grandhotelgianicolo.it

 

 

 

 

 

 

Carbonaro dell’Alaska mantecato con Patata Bellina Aspromontana su Cipolla Rossa di Tropea in riduzione balsamica

Tortino di Patate Aspromontane con Polipo Verace Mediterraneo e fonduta di Caciocavallo di Ciminà

Ingredienti x 6 persone

 

600gr cuore Bacalao Gold (Black Cod) dissalato

300gr patata Bellina Aspromontana De.c.o.

300ml latte intero

½     spicchio aglio tritato finemente

200gr olio extravergine d’oliva Ottobratica/Carolea

sale e pepe q.b.

3 Cipolle Rosse di Tropea

100 ml aceto balsamico

 

Preparazione:
Pulite le patate, tagliatele a cubetti e disponetele all’interno di una pentola.

Spinate il baccalà, privatelo della pelle e tagliatelo in piccoli pezzi, poneteli in pentola e versate il latte, il sale ed il pepe.

Fate cuocere il tutto a fiamma viva per 5 minuti girando costantemente con un cucchiaio di legno per evitare di far bruciare il fondo e continuate la cottura a fuoco basso (20/25 minuti).
Girate fin quando il latte sarà completamente assorbito e il composto avrà una consistenza simile ad un purea.

Amalgamare il tutto in uno sbattitore elettrico o con una forchetta, versando l’olio evo a filo.

Le cipolle di Tropea, tagliate a julienne, andranno ammorbidite, a fiamma poco vivace, nell’aceto balsamico fino alla sua evaporazione.

 

Composizione del piatto

Adagiate la julienne di cipolla balsamica sul fondo del piatto e formate alcune quenelle di baccalà ed accompagnate il tutto con crostini di pane

Nivarata, grandi numeri per il festival internazionale della granita siciliana.

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3000 kg di granita prodotta, 1000 kg di zucchero e 500 kg di frutta utilizzati, 25000 degustazioni fornite rispetto alle 15000 dello scorso anno. Sono alcuni numeri dell’edizione 2016 di Nivarata, il festival internazionale della granita siciliana che si è concluso ieri sera ad Acireale.

3Organizzato da Progetti Collaterali e Studio Muse in collaborazione con il comune acese, Nivarata ancora una volta si è confermata una manifestazione d’eccellenza nel panorama gastronomico italiano, capace di richiamare anche visitatori che abitano fuori dall’isola. Inoltre, grazie alla partnership con la città britannica di Brighton, che ospita il Brighton & Hove food and drink festival (uno fra i più importanti e frequentati eventi enogastronomici d’Inghilterra) il festival acese è riuscito a farsi conoscere all’estero; lo conferma la partecipazione per il secondo anno consecutivo del celebre gelatiere inglese Seb Cole (che si è prestato ad un divertente live food show con alcuni blogger siciliani), dello chef di Masterchef UK Kieron James e di Alfonso Jarero, uno dei gelatieri in concorso, proveniente da Città del Messico.

Durante i tre giorni di Nivarata, i migliori professionisti del settore si sono sfidati per ottenere gli ambiti premi “Granita dell’anno”, “Don Angelino” e “Caviezel”. Ecco quindi che la storica piazza Duomo di Acireale si è inebriata dei profumi del cioccolato di Modica, dei limoni dell’Etna, della ciliegia Mastrantonio, del pistacchio di Bronte e delle mandorle di Avola, prelibatezze siciliane che le abili mani dei granitieri e gelatieri in concorso hanno mescolato con originalità ad ingredienti meno consueti, ottenendo risultati pregevoli. Da segnalare lo stand dedicato alla tradizionale granita di mandorla acese, che si vuole tutelare con un marchio facilmente riconoscibile.1

Con la loro presenza ad Acireale, le associazioni più rappresentative del settore (Associazione maestri della gelateria italiana, Gelatieri per il gelato, Compait gelato, Compait, Associazione italiana gelatieri) hanno portato il loro contributo in termini di tecnica e professionalità, dando vita ad uno scambio proficuo di opinioni e intenti; si sono confrontati sui temi dell’artigianalità e della selezione rigorosa delle materie prime, in un mercato che tende ormai ad abbassare la qualità per puntare al profitto.

Al di là della inevitabile e sana competizione, la gara si è svolta in un’atmosfera serena e costruttiva, segnata dalla condivisione del progetto Nivarata. Bastava visitare il laboratorio artigianale installato nei pressi di piazza Duomo per respirare il clima di goliardia e autentica gioia in cui hanno operato i concorrenti, sostenuti dall’affetto dei vincitori delle scorse edizioni, che, pur non essendo in concorso, hanno voluto garantire la propria vicinanza. Un grazie va al responsabile del laboratorio Arnardo Conforto; al tecnico di laboratorio Ruben Pili e al responsabile logistica Alfio Licciardello, oltre che agli istituti alberghieri “Chinnici” di Nicolosi, “Falcone” di Giarre e “Medi” di Randazzo che hanno offerto il loro supporto e garantito il servizio di accoglienza.

NivarataNivarata è stata anche una grande occasione per promuovere il territorio siciliano dal punto di vista turistico: le escursioni naturalistiche, le visite guidate ai siti culturali, le aperture dei musei e i laboratori per i bambini hanno fatto registrare una notevole affluenza, come testimoniato ad esempio dalle associazioni di camperisti, giunti in massa ad Acireale. Ad accoglierli c’era il sindaco del comune acese Roberto Barbagallo, che non ha fatto mancare la sua presenza all’evento, insieme al deputato regionale Nicola D’Agostino, a Daniela Marino di Sicilia Convention bureau e alla dirigente della Regione siciliana Daniela Lo Cascio.

Da registrare uno degli eventi più attesi di Nivarata: la presentazione in anteprima del volume “Scienza e tecnologia del gelato artigianale” di Luca Caviezel. Una vera e propria “Bibbia” del settore, completamente aggiornata, che ha richiamato per il suo lancio ad Acireale decine di gelatieri da tutta Italia.

 

Questi i premi conferiti nel dettaglio, scelti da una giuria tecnica e dai voti del pubblico:

Premio “Caviezel” per il miglior gelato al pistacchio: primo premio a Giovanna Musumeci – Pasticceria Musumeci (Randazzo); secondo premio ad Antonio Panebianco – Xocolate (Catania); terzo premio a Giancarlo Losacco – Mare di Vho (Tortona). Menzione speciale a Giancarlo Losacco, “per la migliore struttura e valorizzazione della materia prima”.4

Premio “Don Angelino” per la migliore granita al caffè: primo Premio a Giovanni Basile – Caffè Cipriani (Acireale); secondo premio ad Adelina Juliano – C’era una volta (Benevento); terzo premio a Rosario Leone D’Angelo – Bar D’angelo – Monforte san Giorgio (Me). Menzione speciale ad Adelina Juliano – C’era una volta (Benevento), “per la tecnica di lavorazione, il gusto e la migliore struttura rispettando il metodo e la tradizione siciliana”.

Granita dell’anno 2016: primo premio a Giovanni Basile – Granita 03 “Regno delle due Sicilie” – Caffè Cipriani (Acireale); secondo premio a Rosario Bambara – Granita 02 “Sicilia terra nostra”- Bambar (Taormina); terzo premio a Giovanna Musumeci – Granita 09 “Mastrantonia” – Pasticceria Musumeci (Randazzo). Menzione speciale ad Alfonso Jarero – Granita 07 ” Ka’Kau’ ” – Città del Messico, “per la tecnica di lavorazione, il gusto, la miglior struttura, rispettando al meglio la tradizione siciliana”.

 

Per info: www.nivarata.it e www.facebook.com/anivarata

Piero Selvaggio, the native of Modica who wrote the history of Italian cuisine in the USA.

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selvaggio3Piero Selvaggio, born and raised in Modica, relocated with his family to the USA at the age of 18. He is considered the ambassador of Italian cuisine in the US and the best restaurateur of all times. Selvaggio believes his success is tightly linked to his origins and his sicilianness. With great pride he tells us how he started at the lowest level of the restaurant industry as a dishwasher, and from there, was able to build an empire. He opened “Valentino”, his first restaurant, in 1972. Today he owns three renowned restaurants generating a multimillion dollar revenue.

Piero, tell us how your passion for food and the restaurant industry came about.

My passion for food began when, still very young, I moved to Los Angeles to join my uncle. I immediately understood that with my joyful personality I would be able to make a good living in the restaurant sector, especially that part of it linked to entertainment. So I decided to dive into this world to which I owe everything. After completing my education, I felt ready to become independent and opened Valentino, my first restaurant. I soon realized I was prepared, but still very inexperienced. I had the knowledge, but not the experience. This became very clear to me when three years down the road, my business partner (he was also a chef) decided to leave the restaurant. That’s when I realized how much I still had to learn. That’s when my adventure in the restaurant world began, and it still continues today.

selvaggio4You relocated to the states as an adolescent, so I would expect you to consider yourself more American than Italian, yet I read that you feel a very strong bond with your native country. Can you tell us more?

To understand how strong my bond is with Italy, consider that I’ve lived in the US since late 1963 and I still have an Italian accent when I speak English. I love listening to Mina, Celentano, I am a fan of the Juventus soccer club, I love Ferraris and all the excellent products that have been made in Italy in the last 50 years. I still play Italian crossword puzzles. I believe I’m the perfect example of an Italian-American who strongly believes in the bicultural heritage that can be provided to an individual by the two cultures. The bond with my native land is strengthened by my work, by my passion for all that I do, by my love for gastronomy and by having crossed paths with great chefs. Belonging to what I consider, after 17 years, a large (Italian-American) family has enabled me to promote Italian cuisine worldwide. For example, next week I accepted to lead a VIP tour in my beloved Sicily. It will be a week dedicated to art, to beautiful Sicilian culture and traditions, but especially to good food and wine.

A pioneer of Italian cuisine in the USA and of the wine movement of the 70s and 80s, today you’re considered a leading expert in American catering (http://chscsite.org/piero-selvaggio-on-history-of-l-a-italian-restaurants/)

Piero_Selvaggio_-_Valentino_Restaurant_Group_400Together with Lidia Bastianich, I’m among the last of a generation who had the luck of starting our careers in the 70s. Years of pioneering, pure mission, in a gastronomy world that was just awakening, realizing the strong generational change that was taking place. That era gave rise to cooking schools, food fads, food TV, American “hunger” for Italian gastronomy. I was inducted in the Who’s Who of Food & Beverage in America, in the Italian Trade Commission’s Hall of Fame and among others, I received several James Beard awards and the Wine Spectator Grand Award since 1982. Of all the awards for my contributions to the food and wine sector in Italy and in the US, what I’m most proud of is being considered an ambassador of Italian cuisine.

NIAF, the most prestigious Italian-American organization of the world, in collaboration with PBS has recently produced a documentary series on Italians who have written the history of the Italian community in the USA. Yours is one of the success stories included in this TV series. How much does this make you proud and why.

http://www.pbs.org/video/2365431848/

selavaggioI am very proud of my Sicilian origins. In the last 50 years I have been profiled with all the various stereotypes on Sicilians abroad. From Sicilian = mafia, to Sicilian = great hospitality, Michelin stars and celebrity chefs. Now Sicily is considered one of those places that MUST be visited before departing this world, and I’m very proud of this!

Is your cooking influenced by Sicilian cuisine?

I owe a lot to Italian cuisine, to the chefs who have inspired and taught me, but also to those that I have seen grow in my kitchens. I re-fell in love with an Italy that I did not know and understand as a young emigrant. Mine is a universal cuisine, I also cook modern versions of Sicilian dishes. I don’t believe in regional cuisines. I believe in a theme-based cuisine revisited using high quality typical products, as all the best chefs do. This is also subject of inspiration and development. This is how to become “Trend Makers” instead of “Trend Followers”.

selvaggio figlioAs if all that you have achieved so far wasn’t enough, you also found the time to write “The Valentino Cookbook”.

Yes! This year I turn 70, and I decided to focus on the most beautiful book of my life: my family. I have a wonderful wife and two fantastic children and it is to them that I want to dedicate this part of my life.

Tiziana Ciacciofera Triolo for SdG Intl

 

 

 

Photos: Courtesy and property of Mr Piero Selvaggio. Unauthorized use is strictly prohibited.

Piero Selvaggio, il Modicano che ha scritto la storia della Cucina Italiana negli USA

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selvaggio3Piero Selvaggio, nato e cresciuto a Modica, all’età di 18 anni si trasferisce con la famiglia negli USA. Ritenuto l’Ambasciatore della cucina italiana negli Stati Uniti, è considerato il miglior ristoratore in assoluto di tutti i tempi. Selvaggio ritiene che il suo successo sia molto legato alle sue origini e alla sua sicilianità. Con grande fierezza racconta che di avere cominciato la sua carriera dalla catena più bassa della ristorazione, facendo il lavapiatti, per poi arrivare a creare un impero.

Il suo primo ristorante Valentino (http://valentinosantamonica.com) nasce nel 1972, oggi sono tre i locali di grande notorietà che gestisce con successo e che fatturano milioni di dollari ogni anno.

Piero, ci racconti come è nata la sua passione per il cibo e per il mondo della ristorazione.

La mia passione per il cibo nasce quando, ancora giovane, raggiunsi mio zio a Los Angeles. Capii immediatamente che con la mia personalità e la mia solarità avrei potuto guadagnare bene nel settore della Ristorazione, soprattutto quella legata allo spettacolo. E così decisi di lanciarmi in questo mondo al quale oggi devo tutto. Dopo avere completato i miei studi, sentendomi ormai pronto per avviare una cosa tutta mia, aprii il primo ristorante Valentino. Capii presto che ero preparato ma ancora molto inesperto. Avevo le conoscenze ma non l’esperienza. Questo mi fu molto chiaro quando, dopo 3 anni dall’apertura, il mio socio anch’esso Chef decise di lasciare il Ristorante. Li capii quanto avessi ancora da imparare. La mia avventura nel mondo della ristorazione comincia da qui e ad oggi la mia avventura continua.

selavaggioLei si trasferisce negli USA da adolescente, quindi verrebbe più naturale considerarsi più Americano che Italiano. Invece, dagli scritti leggo che Lei sente molto forte il legame con la sua terra natia, ci racconti.

Per farle comprendere quanto il mio legame con l’Italia sia forte, le dico che vivo in America dalla fine del 1963 e ho ancora un accento quando parlo inglese. Amo ascoltare Mina, Celentano, tifo per la Juventus, mi piacciono le Ferrari e tutto quello che di bello e buono e’ il made in Italy di questi ultimi 50 anni. Continuo a fare i cruciverba in Italiano. Insomma, sono il perfetto esempio di binomio Italo- Americano, che crede fortemente nel bagaglio culturale che le due culture danno ad un individuo. Il legame con la mia terra è reso ancora più forte dal mio lavoro, dalla passione per tutto quello che faccio, dall’amore per la gastronomia e dall’avere incrociato le strade di grandi chef. L’appartenere a quella che dopo 17 anni considero una grande famiglia (Italo-Americana) ha fatto si che oggi possa portare con orgoglio la cucina italiana in giro per il mondo. Fra l’altro la prossima settimana, ho accettato di condurre un tour di VIP nella mia amata Sicilia. Sarà una settimana all’insegna dell’arte, delle bellezze della cultura e tradizioni siciliane e soprattutto del buon cibo e del buon vino.

selvaggio4Pioniere negli USA della Cucina Italiana e del movimento enologico degli anni 70 e 80, oggi è considerato il massimo esponente nella ristorazione Americana.

Con Lidia Bastianich, sono l’ultimo filo di una generazione che avuto la fortuna di incominciare la nostra carriera negli anni 70. Anni di pionerismo, anni di missione pura, in un mondo gastronomico che cominciava appena a svegliarsi, che comprendeva il forte cambio generazionale che stava avvenendo. Da li sono nate le scuole di cucina, le mode, la televisione del food, la “sete” Americana di abbracciare il made in Italy gastronomico.

Piero_Selvaggio_-_Valentino_Restaurant_Group_400Sono stato indotto nel Who’s Who of Food & Beverage in America, nella Hall of Fame dei vini Italiani. Ho ricevuto diversi James Beard Award e il Grand Award del Wine Spectator dal 1982. Ma tra I tanti riconoscimenti ricevuti legati all’enogastronomia, sia in Italia, sia negli USA, quello di cui vado più fiero è l’essere considerato un ambasciatore della cucina Italiana.

L’organizzazione Italo-Americana più nota al mondo, la NIAF, in collaborazione con la PBS ha di recente fatto un documentario sugli Italiani che hanno scritto la storia della comunità Italiana negli USA. Lei è una delle storie di successo raccontate in questa serie TV. Quanto la inorgoglisce e perchè.

http://www.pbs.org/video/2365431848/

Sono molto orgoglioso delle mie origini siciliane. In questo 50 anni sono passato attraverso tutti i vari stereotipi che vengono affibbiati ad un siciliano all’estero. Siciliano uguale mafia, sino finalmente ad arrivare a siciliano sinonimo di grande ospitlità, stelle Michelin e star chefs, insomma oggi la Siclilia è uno di quei posti da visitare prima di morire ed io ne vado fiero!


selvaggio figlioLa sua cucina ed i suoi piatti sono influenzati dalla cucina siciliana?

Io devo tanto alla cucina italiana, agli chef che mi hanno ispirato ed insegnato ma anche a quelli che ho visto crescere e passare dalle mie cucine. Mi sono riinnammorato di un’ Italia che da piccolo emigrante non conoscevo e non capivo. La mia cucina è una cucina universale, cucino anche piatti titpici della tradizione culinaria Siciliana, in chiave moderna. Non credo in una cucina regionale ma a tema, rivisitata come fanno oggi i migliori chef usando prodotti tipici e di grande qualità. Anche questo e’ motivo di ispirazione e di sviluppo. Ed e’ cosi che si diventa “Trend Makers” e non “Trend Followers”.

Come se tutto quello che ha realizzato sinora non fosse già abbastanza, ha avuto anche il tempo di scrivere libri di cucina: “The Valentino Cookbook”.

Ebbene si! Quest’anno compio 70 anni, ho deciso di concentrarmi sul “libro” più bello della mia vita: la mia famiglia. Ho una splendida moglie e due bimbi stupendi e a loro voglio completamente dedicare questa fase della mia vita.

Tiziana Ciacciofera Triolo per SDG International

Photos: Courtesy of Mr. Selvaggio and his sole property.