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Natale Giunta : “E’ ora di pensare anche ad altro”. All’amore, per esempio..

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castelloPochi posti in cui consumare un pasto possono essere suggestivi quanto il Castello a Mare di Natale Giunta che, all’alba di una nuova stagione autunnale, smorza le sue luci e crea un’accoglienza assolutamente seducente, con all’ingresso  un gran tavolo ricco di dolcetti e di candele accese dentro ad urne e vasi di vetro, e fiori chiari. Lagiunta-valeria mise en place è, ed è sempre stata, impeccabile, candida, senza una grinza: quasi da rivista.
L’occhio, ovunque si posi, incontra qualcosa di bello, di buon gusto: che sia naturale – come il mare puntellato di luci della Cala di Palermo, o che sia pensato da questo inossidabile chef, come appunto gli allestimenti ma anche i grandi e pesanti menù: splendidi  scatti del noto fotografo Pucci Scafidi, chiusi tra fogli di plexiglas insieme all’elenco dei piatti di una cucina di elevata fattura ma ancora decisamente in ascesa. natale-valeria1 Giunta è presente, in abiti da lavoro, e ci accoglie con affettuosità e con un gran sorriso. C’è qualcosa nell’aria che rende lo chef allegro. Qualcosa che ha un nome di donna e che tiene tra le braccia il piccolo Benito, il cagnolino “figlio” di questa coppia. E quella donna è Valeria, la compagna che gli ha dipinto sul volto un gran sorriso.natale-valeria2

Ho messo in ordine le mie priorità” – mi dice Giunta mentre, accarezzata da quello che è ben più di un refolo, fumo una sigaretta negli splendidi esterni del locale. “ Voglio essere presente, voglio stare nel mio locale e seguirne ogni dettaglio. Ho ridotto gli impegni che mi portavano spesso fuori per ritagliarmi del tempo che prima non trovavo“. E sorride: il tempo che Giunta cerca non è soltanto quello da dedicare alla cucina,  ed una delle ragioni è quel non detto che gli si legge negli occhi. “Adesso il nostro menù cambia ogni tre mecapasantasi: bisogna lavorare molto e bene. E per fare questo devo esserci. Anche perchè voglio esserci“.polpo-giunta

E parlando di menù le sorprese sono moltissime. Intanto la ” combine” di antipasti, uno più squisito dell’altro, con in testa – a mio parere – un paio di Capesante scottate con crema di barbabietola, chip e sale di Maldon – che sono la quintessenza dell’eccellente qualità. Il polpo fumè su crema di patate e zenzero spande profumo di braci ed è delizioso. E poi il gamberone in pasta kataifi –  il felice ritorno di un’eco lunga un trentennio – con le verdurine in tempura e una spettacolare marmellata di agrumi con un gusto ed una texture a metà tra la marmellata canonica ed i frutti canditi. Un’esaltazione eccellente per un gamberone di prima scelta. Ma come tralasciare l’entrèe, servita insieme ad una selezione di pani, di cui anche con carbone vegetale e farine di Tumminia? uovo-giuntaUn ovetto, essenzialmente: ma che delizia. Dal guscio aperto fuoriesce la spugamberone-giuntama di parmigiano, che lascia spazio all’uovo, condito e cotto, poi riallocato dentro al suo guscio ed adagiato su grani di sale. Il biancore, il nitore, la rotonda perfezione ed il gusto sono assolutamente divini. Apprendo con piacere che l’ormai rarissimo guscio bianco, proviene dalla tenuta di casa Giunta, in cui l’amore per gli animali si manifesta a tutto tondo e spazia dalla capretta ai pavoni in un’atmosfera sana e salubre decisamente invidiabile. risotto-giuntaTornando ai piatti, ci avventuriamo tra i primi , o meglio tra le portate principali, dato che due di noi scelgono due primi piatti e  l’altro  – siamo in tre – un secondo.

ravioli-giuntaLe immagini commentano e spiegano ciò che il palato ha goduto pur essendo già presente un senso di pienezza derivante dall’ovetto, dai tre corposi antipasti e dall’accompagnamento di deliziosi pani, pezzetti di focaccia  e squisiti grissini all’olio. Il buon senso suggerirebbe di lasciare qualcosa nel piatto ed invece, tra una lamentazione ed un’altra, tra due passetti all’esterno e due chiacchiere, si è mangiato tutto preparando anche la strada al dessert. E il dessert palermitano non è pani-giuntacosetta da poco:  ci avventuriamo tra porzioni di cassata, cannoli destrutturati e poi, grande tocco di genialità e di inventiva, un mattarello con in fila tutta la pasticceria secca siciliana a base di mandorle. A questo punto boccheggiamo. mattarello-giuntaMa lo chef è felice e, da un tavolo a poca distanza da noi, dice  “ la mangio anche io la cassata, dai!” . E strappando una piccola pausa in cucina effettivamente siede li dove la sua compagna lo attende con una bella fetta di cassata davanti.

Intanto all’esterno la serata prende vita: un gruppo di persone che festeggiano un compleanno balla musiche degli anni 80. Ci uniamo al gruppo ballando anche noi su una pedana, illudendoci di neutralizzare almeno in parte le calorie introitate. Ed è li che Natale Giunta ci raggiunge per chiederci se fosse andato tutto bene. natale-giunta-clericiBene è riduttivo: a fronte del fatto che a Castello a Mare ho sempre mangiato benissimo, questa cena le ha superate tutte, lasciando estasiate le due amiche che hanno cenato con me e che, già da prima di venire a Palermo da Brescia, avevano pianificato la cena  “dallo chef de La Prova del Cuoco“.  Una delle due ha commentato: “ Questi non sono semplicemente dei piatti: sono divinazioni“. natale-valeria3Così mi complimento con Natale Giunta per questo ulteriore salto di qualità di una qualità che era già molto elevata ma che può ben ambire all’assoluta eccellenza. Ma non vi descrivo i piatti, perchè questa non è una recensione. E’ una celebrazione, se vogliamo, delle cose belle della vita: la buona cucina, l’amicizia, l’amore.

Sono felice, sto bene” – mi dice Giunta – “ Finalmente sono sereno. Io e Valeria viviamo insieme e siamo sempre insieme. Ho lei, la mia famiglia, il mio locale. Non mi serve altro“. Occorre forse aggiungere altro?

 

Alessandra Verzera

 

 

“Delizioso. Mai mangiato qualcosa di così buono” – disse

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picca-rett-2La De Paolis che scendeva dalla barca con cui aveva raggiunto San Domino gli sembrò Venere che esce dall’ostrica. Rimase incantato, ma nonostante ciò non perse né la parola né l’ardire di manifestare il suo compiacimento rivolgendo un complimento alla donna. Il suo vestitino color topazio metteva in risalto il suo fisico che pareva scolpito. Saru la ammirò in tutto il suo splendore: i grossi seni che lui adorava tanto raccolti in un reggiseno di pizzo dello stesso colore che si intravedeva dietro la schiena, i fianchi stretti e asciutti cinti dalle due righine che reggevano il perizoma, le gambe lunghe e affusolate che finivano la loro corsa contro un tacco 12, i capelli biondi raccolti all’indietro. Completava il tutto il mascara, un po’ di crema colorante sul viso e un filo di rossetto rosso vermiglio. Non amava baciare le donne col rossetto ma pensò che quella sera lo avrebbe fatto senza crearsi alcun problema.
coppia-tavola«Adesso non cominciare che mi metti in imbarazzo» tagliò corto lei per nulla dispiaciuta di avere fatto colpo sull’accompagnatore.
«Sei già concentrata sulla battaglia?» le chiese mentre si avviavano verso il locale che non distava molto dal molo.
«Su che?» chiese sorpresa lei.
«Ho chiesto allo chef di armare il suo obice culinario».
«Hai fatto bene perché ho una fame che mangerei un bue».
«Siamo gente che non si spaventa».
«Vorrei anche vedere».

Rosario Saru Santacroce non usava andare a cena solo con gli investigatori. Spesso al tavolo insieme a lui c’erano anche gli inquirenti, proprio come in questo caso che vedono il cronista salentino al ristorante in compagnia della pm Carla De Paolis, titolare dell’inchiesta sul femminicidio che si era consumato nella calda atmosfera delle Perle dell’Adriatico così come si può leggere nel giallo Tremiti di paura. L’incontro tra i due non era stato foriero di buoni auspici, ma poi il tempo aveva appianato le incomprensioni tra il cronista e il magistrato. Quest’ultima aveva un segreto che portava con sé ed era proprio per questo che in principio non aveva preso in simpatia il giornalista.

ciceriGiunti al locale Saru fece le presentazioni senza però dire chi fosse la donna che era con lui e subito dopo il ristoratore accompagnò i due ospiti verso un tavolo in fondo alla sala, lontano da occhi indiscreti. Per qualche minuto il volto di Marcello divenne pensieroso perché non riusciva a capire chi era la donna che accompagnava il giornalista. Era sicuro di averla vista da qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove e chi fosse.
«Cosa ci porti?» gli chiese Saru.
«Suggerisco un bel piatto di ciceri e tria».
«Per me va benissimo. Touché».
«Non so cosa siano ma mi fido».
«Non te ne pentirai» le promise il cronista.
«Vado sull’abbondante?».
«La nostra ospite è di quelle persone che danno soddisfazione».
«Benissimo» disse dirigendosi verso la cucina e chiedendo alla moglie di aiutarlo a ricordare chi era la signora al tavola con Saru che la donna riconobbe subito.
«È una porzione enorme» esclamò sorpresa la De Paolis che si aspettava un piatto e non una pirofila.
«Marcello ama vedere i suoi amici binchiati e ntunnati»1.
«Bin… che?».
«Molto sazi e soddisfatti».
«Mmm… che delizia! Direi che ha delle armi più che consone allo scopo» osservò lei dopo aver assaporato il primo cucchiaio e fatto svanire i dubbi sulle quantità.
ciceri-e-tria-ricetta-tipica-salentina«Sono contento che le piacciano» disse Marcello allontanandosi subito dopo aver constatato che all’illustre ospite fosse di gradimento quanto le aveva servito.
«Cos’è questa delizia?».
«Ceci con tagliolini preparati a mano» le spiegò Saru.
«Sono eccezionali».
«Di più».
vino-versato-rosso«Ecco un ottimo rosso della casa per accompagnare il tutto» disse Marcello versando il vino nei bicchieri.
«Cosa vi porto dopo?».
«Hai i pezzetti col peperone?».
«Non mancano mai».
«Per me vanno bene».
«Cosa sono?» si informò lei molto incuriosita.
«Carne di cavallo al sugo molto piccante da accompagnare con pane casereccio da inzuppare nel sugo» le spiegò Saru.
pezzetti«Una porzione pure per me» disse sicura la donna.
«Altrimenti c’è del pesce fresco» propose l’oste.
«Grazie Marcello, ma sono per i pezzetti» lo rassicurò Saru.
«Adesso capisco perché ti manca il respiro quando esci da qui» osservò la De Paolis.
«E siamo solo all’inizio».
«È una minaccia?».
«Con tutto quello che ci porta Marcello è certamente un tentato omicidio» aggiunse lui ridendo.
«Non avevo mai mangiato una cosa del genere».
«Strano che tuo marito non ti abbia mai fatto assaggiare un piatto tipico della tradizione salentina» si meravigliò lui.
«Sarà stato forse perché sua madre era tedesca» abbozzò lei.
«Ho capito, ma se abiti nel Salento imparerai a preparare le cose buone del posto» osservò prima di far cadere il discorso perché non gli sembrava il caso di insistere e non aveva intenzione di parlare del passato della donna.
«Ecco qui i pezzetti».
«Urka!» esclamò lei nel vedersi davanti praticamente due pentole piene di carne al sugo. Pensò di chiedere al ristoratore se fosse possibile ridurre le dosi, ma non ebbe il coraggio di esternare il suo pensiero per non spegnere la soddisfazione stampata sul volto di Marcello che pareva essersi dato da fare proprio per meravigliare la gradita ospite. L’impatto con il secondo non fu facile perché a causa del piccante il primo boccone le andò di traverso. Provvidenziale fu l’intervento di Saru che le passò un bicchiere di rosso gustandosi nel frattempo la scenetta della donna che cercava in tutti i modi di nascondere il volto paonazzo rigato dalle lacrime che le stavano sciogliendo il mascara.
«Ti prendi gioco di me?» disse a stento prima che un secondo attacco di tosse le togliesse la parola.
«Chiamo il 118?».
«Sì, ma per farti mettere a posto la gamba che ti spezzerò se continuerai a prendermi in giro» ribattè lei mostrando una certa confidenza che Saru non si aspettava.
Mi sono solo distratta, dammi il tempo di abituarmi e ti darò dei punti».
«Non è di tuo gradimento il piatto?».
«Cosa te lo fa credere? ».
«Delizioso. Mai mangiato qualcosa di così buono. Grazie per avermi portata qui».
«È un piacere. Almeno quando tornerai nella tua terra avrai un buon ricordo della mia».
«Ci puoi scommettere» gli rispose buttando giù un bicchiere di rosso tutto d’un fiato più per spegnere il piccante che le stava bruciando la bocca che non per la sete.
«Spero che sia tutto di vostro gradimento» disse Marcello avvicinandosi al tavolo per accertarsi che andasse tutto per il verso giusto.
«Tutto veramente ottimo» si congratulò lei.
pasticciotto-leccese1«Grazie. Sono contento che vi piaccia. Cosa vi porto? Gradite un altro secondo o andate sul dolce?».
«Ti ringrazio ma passo perché non posso rovinarmi. Se continuo di questo passo non basterà correre neppure tre ore al giorno per mantenere il peso forma» disse Saru con gli occhi che cominciavano ad uscire dalle orbite.
«Per lei?».
«Cosa mi fa assaggiare di dolce?».
«Se vuole restare sul locale le posso portare un fruttone, un pasticciotto o una bocca di dama».
«Sono piccoli o grandi?».
«Ci sono come li vuole».
«Me li porta tutti e tre piccoli?» chiese lasciando di stucco i due interlocutori che mai avrebbero immaginato tanta voracità che il corpo esile ma ben modellato nascondeva perfettamente.
«Vado e torno».
«Che c’è?» chiese a Saru che la fissava senza aprire bocca.
«Niente, perché?».
«Mi guardi senza parlare».
pasticciotto_leccese_puglialand«Te l’ho detto, sono incantato da te» fece in tempo a dirle prima di essere interrotto da Marcello che con la sua apprensione per fare bella figura stava diventando un po’ invadente.
«Questi sono i dolcini e questo è il limoncello che faccio con le mie mani. Occhio che è una bomba».
«Che buoni questi dolci. Sono una bontà. Preferisco di più quello con la crema. Come si chiama?».
«Pasticciotto» le spiegò Saru sorseggiando il limoncello ghiacciato.
«Me ne versi un po’?».
limoncello«Volentieri, ma occhio che è davvero forte».
«Tranquillo» si limitò a dirgli buttando giù in un solo colpo il bicchierino e chiedendone dell’altro. I due andarono avanti a limoncello ancora per molto finché lei non cominciò a dare segni di cedimento avvertendo un leggero giramento di testa e assopendosi pian piano sul tavolo in evidente stato di alterazione alcolica.
«Ti dispiace portarmi a letto?» chiese con un filo di voce.
«Vuoi uno strappo in auto?» propose Marcello.
«Forse è il caso di approfittare».
«Dove vi porto?» chiese dandosi da fare per accompagnare la De Paolis semi incosciente nella sua macchina parcheggiata sul retro del locale dove nessuno avrebbe potuto notare la scena.
«Andiamo da me al Palace perché non voglio che in caserma la vedano in questo stato» disse Saru visibilmente preoccupato dello stato in cui era la donna. L’oste si offrì di aiutarlo ad accompagnare la donna in camera, ma il cronista non volle approfittare ulteriormente della disponibilità dell’uomo.
«Ti ringrazio Marcello. Domani passo a pagare».
«Vai tranquillo, non ti mando l’usciere» gli rispose usando un’espressione tipicamente salentina per indicare l’ufficiale giudiziario.
«Menomale. Dormirò più sereno» rise lui scomparendo nella hall dell’albergo.
«Dove siamo?» chiese lei mezza addormentata mentre Saru a fatica la accompagnava in camera.
«Coraggio, un altro sforzo e sarai a letto» dove poi la abbandonò senza nemmeno spogliarla pensando che avrebbe preferito fare altro anziché la balia. Prima di dirigersi verso il bagno per lavarsi e andare a letto si fermò per qualche minuto a guardarla e rimase estasiato per quello che gli stavano facendo vedere i suoi occhi. Una ragione in più per rimpiangere il modo in cui stava per concludersi la serata che avrebbe certamente voluto più movimentata, ma con un finale diverso.

Cesario Picca

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1 «Marcello ama vedere i suoi amici sazi e belli grossi».
2 Tipico dolce salentino a forma di barchetta preparato con pasta sfoglia e ripieno di crema.

Mense Vegan ed il disegno di legge Cirinnà

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coviello-rettI vegetariani ed i vegani tricolori, secondo un recente rapporto Eurispes, sono rispettivamente il 7% e l’1% della popolazione, ma questo dato è destinato a crescere. Questa nuova filosofia d’approccio al cibo, con particolare riferimento a quella “Vegan” che si basa sul rifiuto dello sfruttamento degli animali a scopi alimentari, apre numerosi punti di domanda e di dibattito in special modo con riferimento alle mense scolastiche. Lungi da noi entrare nel merito della bontà della filosofia vegana o vegetariana, e ci teniamo a ribadire che il precedente articolo sulla macellazione e la tracciabilità della carne ad uso alimentare non rappresenta né un attacco a coloro che non ne fanno uso, né un invito al consumo. (https://www.sceltedigusto.it/public/etichettatura-e-rintracciabilita-delle-carni-nella-filiera-alimentare/) verdure2Dunque già da tempo è registrabile un dato di fatto, ossia molte scuole e molte mense private si sono già adeguate con menù vegetariani senza carne e pesce,ed in alcuni casi, senza alimenti di origine animale idonei, dunque, ad una cucina “vegan”. bambini20contro20verdureQuesta diversificazione della proposta alimentare in un ottica inclusiva si sposa con il principio di non- discriminazione, sancito dall’articolo 3 della Costituzione Italiana, in un momento, quale quello del pasto, che in Italia, forse più che in altri paesi, rappresenta un momento sociale importante. bambino_verduraEcco dunque che in città multiculturali possiamo trovare i menù senza carne di maiale per rispettare i bambini e non solo di religione musulmana. Un capitolo a parte riguarda le diete così dette speciali per ragioni mediche, che comprendono celiaci, soggetti affetti d‘allergie alimentari ed intolleranti, che tratteremo nelle settimane che seguiranno. In alcune città come, Torino e Milano, nelle scuole vengono regolarmente serviti ogni giorno menù per vegani e vegetariani anche senza obbligo di prescrizione medica.
pasta-veganaIn mensa, dunque, alternare in maniera bilanciata i secondi piatti in modo da ridurre carne e pesce, sostituendoli con altri alimenti proteici come i legumi, diventa l’opportunità di promuovere l’educazione alimentare, poiché è possibile trovare nei menù, dunque, alimenti, quali appunto i legumi, che spesso sono assenti nell’alimentazione dell’era dei fast-food e dei surgelati e che invece sono promossi da medici e nutrizionisti. Politici ed istituzioni “Veggie friendly”, dal Pd a Forza Italia, passando per i 5Stelle appoggiano, comprendono, tutelano, e difendono le scelte etiche e salutiste di milioni di italiani. cirinnaDi recente, infatti, la deputata del Pd, Monica Cirinnà, ha presentato una proposta di legge nella quale sostiene l’alimentazione vegetariana e vegana, incontrando il favore trasversale, appunto, anche tra i senatori e deputati d’opposizione. Il disegno Cirinnà prevede d’inserire e garantire alternative alimentari, vegan o vegetariane, volte a consentire a chi le sceglie di non avere difficoltà nelle mense aziendali e militari, nei ristoranti, nelle scuole, nelle carceri e negli ospedali. E’ previsto inoltre un intervento divulgativo e scientifico attraverso l’inserimento dell’educazione alimentare nei programmi scolastici, e per quanto concerne l’istruzione erogata dagli istituti alberghieri, l’obbligo di promozione dell’insegnamento della gastronomia e ristorazione “Veg” . ortofrutta_1Tale disegno di legge vorrebbe destinare una quota, non inferiore al 10%, dei fondi dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti per la promozione di progetti nell’ambito della nutrizione vegetariana e vegana. La legge, da quanto si legge, infine, prevede una serie di sanzioni amministrative che vanno da 3.000 a 18.000 euro a seconda dei casi, ed il provvedimento di sospensione della licenza di esercizio per trenta giorni lavorativi. La proposta di legge della Senatrice Pd rinnova i contenuti del disegno di legge presentato alla Camera il 16 marzo 2013 ed assegnato alla XII commissione Affari sociali, da Michela Vittoria Brambilla, ex Ministro per il turismo della Repubblica Italiana.

Carmine Coviello

Avvocato

Cacao: il buono che fa bene

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gino-leo-rettLa pianta del cacao,il cui nome sistematico e’ Teobroma Cacao,fu importata in Europa da Cristoforo Colombo,il quale era rimasto colpito dal fatto che gli indigeni lo considerassero cosi’ prezioso tanto da utilizzarlo come moneta di scambio.

A parte le sostanze contenute in quasi tutti gli alimenti come i glicidi ,i lipidi , le proteine , i Sali minerali e le vitamine , importante e’ la presenza di sostanze chimiche peculiari quali la caffeina,la serotonina,la tiratina e la feniletilamina.
cacao2Recenti studi hanno confutato la credenza radicata che il cacao e o la cioccolata siano responsabili della insorgenza, soprattutto negli adolescenti,della comparsa dei brufoli : questi si sviluppano per cause completamente indipendenti dall’assunzione di questo benefico nutriente.
Il consumo di cacao stimola il nostro organismo a produrre endorfine la cui azione provoca una sensazione di benessere e di euforia simile a quella provocata dall’oppio e dai suoi derivati, per questo e a giusta ragione considerato uno stimolante del tono dell’umore se non un vero e proprio antidepressivo naturale.
cacao1Diverse ricerche , condotte con rigoroso metodo scientifico, hanno svelato le importanti proprieta’ terapeutiche del cacao.
Uno studio italiano,condotto da una equipe’ di ricercatori abruzzesi,ha dimostrato che il cacao assunto in determinate quantita’ e nell’ambito di una alimentazione equilibrata, potenzia la performance mentale dei soggetti anziani, e questo apre importanti orizzonti nella lotta contro la malattie neurodegenerative,soprattutto l’Alzheimer.
cacaoLa teobromina contrasterebbe l’invecchiamento cellulare neuronale,contribuendo a mantenere giovane il cervello,con un miglioramento delle facolta’ cognitive di circa il 40%.
Nel gruppo di anziani oggetto di studio  ,in via collaterale e’ stata rilevata una riduzione dei valori pressori ,dello stress ossidativi e della insulino-resistenza.

Il cacao e’ una fonte ricchissima di polifenoli,in quantita’ di gran lunga superiore al vino rosso o al te’ verde, che pur debbono alla presenza di queste sostanze parte dei salutari benefici..
Uno studio inglese ha dimostrato che nei soggetti obesi l’assunzione regolare, quotidiana,di modeste quantita’ di cacao riduce i livelli dei glucosio nel sangue e i valori della pressione arteriosa, e tale benefica azione sarebbe da ascrivere proprio ai polifenoli.
cacao-grandeInoltre, sebbene la gran parte delle ricerche si e’ focalizzata soprattutto sulle malattie cerebrali e cardiovascolari, la abbondante presenza di flavonoidi , considerati potenti antinfiammatori, fanno supporre a molti ricercatori un ruolo protettivo del cacao nell’insorgenza dei tumori e delle malattie autoimmunitarie.
cacao3Ricordiamo inoltre che grazie al suo contenuto di sali minerali , vitamine e glicidi ,e’ un ottimo energizzante dalla pronta disponibilita’.
Il cacao quindi rappresenta una vera e propria manna per il palato, l’umore e il cuore , con la raccomandazione comunque di non esagerare, considerato che il massimo dei benefici si ottiene con l’assunzione di modeste quantita’ giornaliere (circa 25 grammi),tutto il resto e’ solo delizia del palato,ricordando che vale sempre il vecchio adagio: un minuto nella bocca e una vita sui fianchi.

Luigi Leo

Medico Oncologo –  Az. Osp. Monaldi

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Cibosofia e archeogastronomia: alla scoperta dei territori attraverso il cibo e la tradizione

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valicentiConoscere il territorio attraverso i sapori dei piatti culinari. Questo è il principio base della cibosofia che propone di leggere ogni piatto come un intreccio di alimenti, storia, cultura e tradizione di un territorio e del suo popolo. Questa chiave di lettura è sempre più usata da cuochi e chef per raccontare con la propria cucina la cultura millenaria del cibo. Ricette tradizionali, prodotti locali, antichi e nuovi saperi sono ricercati con cura dai cuochi per dar vita a piatti capaci di raccontare la storia e l’identità di un territorio. Ecco così che la cucina diventa un’occasione per i cuochi di raccontare con i sapori di un piatto la storia dei prodotti usati e per chi mangia di conoscere tradizioni e valori culinari millenari. La cibosofia è un nuovo approccio alla cucina che, partendo da tutto ciò che offre la nostra terra, riesce a raccontare il patrimonio culturale e l’identità dei territori. Il cibo, quindi, riesce, si, a soddisfare la nostra fame fisiologica ma anche la voglia di scoprire e conoscere la tradizione e la cultura di un luogo attraverso i cinque sensi. I nostri territori sono veri e propri giacimenti di specialità alimentari e tradizioni culinarie da scoprire e imparare a conoscere e valorizzare. Il Sud rappresenta un eccellente esempio di come la cucina può farsi depositaria di valori e storie dei territori, proponendo gusti e ricette antiche rivisitate. In Basilicata un esempio di cibosofia è la cucina dello chef lucano Federico Valicenti, Ambasciatore della Basilicata 2016.

elena-scuottoFederico Valicenti, titolare del ristorante “Luna Rossa” di Terranova di Pollino (PZ), è presente su tutte le principali guide gastronomiche (Michelin, Slow Food, Gambero Rosso e altre) con eccellenti giudizi ed è autore di innumerevoli volumi di saggistica gastronomica sui temi dell’archeogastronomia e cibosofia. Tra questi si ricordano i due volumi dell’Atlante della Tavola. È stato inoltre giudice ospite della semifinale della terza edizione di Masterchef Italia e docente in Masterclass di cucina e laboratori in Italia e all’estero (USA, Argentina, Francia, Germania, Israele).

vinosus-ebriosus_250Elena Scuotto, già docente di Lingua e letteratura latina presso la “Federico II” di, è esperta di economia e agricoltura antica e di lessico settoriale (agricolo, medico, economico) latino. È inoltre esperta di gastronomia antica, anche su base letteraria (Apicio, Virgilio e altri), è autrice recentemente del volume Vinosus/Ebrosius. L’ubriachezza nella Roma antica.

Di tutto questo si discuterà nel corso della  conferenza “Cibosofia e archeogastronomia: alla scoperta dei territori attraverso il cibo e la tradizione” organizzata dall’Associazione culturale IDEA (Napoli) nell’ambito del padiglione “Il Futuro del Cibo” di Futuro Remoto 2016. La conferenza avrà luogo venerdì 7 ottobre 2016 alle ore 17 presso la Sala Paesaggi del Circolo Artistico Politecnico (Piazza Trieste e Trento). Durante l’incontro verranno approfonditi i temi della “cibosofia”, “archeogastronomia” e “gastronauta”, con il tema del rispetto delle materie prime e della tradizione.
Modera la Prof.ssa Elena Scuotto (Università di Napoli “Federico II”).

Donato Carra: ” Colleghi, basta tv. Torniamo in cucina !”

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carra1Carra, la cucina oggi come mai prima vive molto di immagine: specie di immagine televisiva, con chef che diventano delle star del piccolo schermo. Questo è un fattore positivo o alla fine danneggia la professionalità e l’idea che la gente ha del cuoco e della sua cucina?

I riconoscimenti sono una bella soddisfazione, ma non bisogna lavorare per quelli sennò diventa logorante. Sulla massiccia presenza dei programmi di cucina in tv poi dico ai colleghi che non ci si può dimenticare da dove si viene  e qual è il proprio lavoro. Non si può sempre fare la star. Fare il cuoco è sacrificio. Io per esempio quando lavoro in una struttura giro sempre fra i tavoli per sentire il giudizio dei clienti. Una situazione a cui non si è abituati.

E’ importante quindi  il rapporto diretto con la clientela? Un rapporto di interazione, se vogliamo definirlo così… 

Sono convinto che si possa mangiare bene anche da chef antipatici, ma se un cuoco è socievole l’esperienza al ristorante risulta sicuramente più completa e appagante. Molte persone vanno al ristorante e dicono di avere mangiato bene, che il servizio è stato professionale, ma soprattutto che  si sono sentite a casa. Io credo che il rapporto umano sia importantissimo. L’alta ristorazione deve svecchiarsi un po’. La cucina è goduria, golosità, divertimento. Sarà perché sono un goloso, ma per me è importante farla vivere ai miei ospiti.

carra2Quali sono le parole chiave nella sua cucina? 

Nella mia cucina sono fondamentali le materie prime. Ho avuto la fortuna di poter girare tanto e ho sempre avvertito la ricerca del cambio di testura. Abbinare il morbido al croccante, il freddo al caldo risulta divertente in bocca. Sono sempre in cerca di prodotti nuovi, di modi e tecniche sempre più appaganti per soddisfare il mio cliente.

carraMa la figura del cuoco e dello chef è decisamente cambiata negli ultimi anni:in senso positivo secondo lei?

Devo ammettere che in questi anni la figura dello chef è cambiata. Mi fa piacere questa ventata di fama nei confronti della figura dello chef, anche perché prima veniva un po’ sottovalutata. Ora però c’è troppa gente che se ne approfitta. In televisione c’è disinformazione a causa dei vari talent. Non si sa più cosa sia la stagionalità del prodotto, cosa voglia dire pulire le verdure, vengono scambiati scampi con gamberi, viene aggiunto aglio nella Amatriciana oppure cipolla nella Gricia. Insomma, c’è tanta confusione. Ma il problema è che gli errori non vengono fatti dagli aspiranti chef che partecipano ai talent, ma da colleghi di fama.

carra4Moltissimi giovani non vogliono più fare i medici o gli ingegneri, ma vogliono diventare chef: colpa della tv?

Fare il cuoco è sacrificio, abnegazione. Significa  rinunciare alla famiglia, all’amicizia, agli hobby. Fare il cuoco non è  fare spettacolo. Non confondiamo la spettacolarizzazione con la professione:  fare lo chef è un’altra cosa.

Vale sempre la pena sacrificare tutto ciò che ha elencato per un lavoro? Non saranno rinunce troppo pesanti?

Sacrifici troppo grandi? No, perché poi non ti pesa. Ami talmente tanto quello che fai che queste rinunce passano in secondo piano. Ti svegli alla mattina ed è una gioia, una festa. Pensi già alle cose bellissime che farai in cucina.

carra3Lei è un purista della cucina italiana o vede di buon occhio le “contaminazioni”?

L’altro giorno una giornalista mi ha chiesto cosa penso delle influenze straniere nella cucina italiana.. Penso che bisogna saperle dosare ed è importante non snaturare la propria cucina, perdendo la propria identità. Quindi utilizziamole e impariamo a conoscerle. Spesso si parla di cucina fusion, ma in realtà è spesso “confusion”.

Ha una ricetta gustosa da regalare ai miei lettori ed alla sottoscritta?

Certamente. Eccola.

Tagliolini  prezzemolati con mazancolle,  Speck e pistacchio di Bronte

carra7Ingredienti per 4 persone:

400 gr di tagliolini prezzemolati,
300 gr di mazancolle  già sgusciate,
100 gr di pesto di pistacchio di Bronte
1 spicchio di aglio,
olio extravergine di oliva
basilico fresco tritato,
100 gr di Speck a dadini
sale e pepe

Tagliolini con mazzancolle, speck e pistacchio è una ricetta per un primo piatto dal gusto unico, grazie alla geniale combinazione di sapori, tra loro diversi, che si completano in un connubio di gusto e semplicità. Si tratta di una ricetta facile e veloce da realizzare, ma che riesce ad accontentare anche i palati più esigenti. Il pistacchio, inoltre, vanta  notevoli proprietà benefiche, ed è utile nella prevenzione dei disturbi cardiovascolari e la riduzione del colesterolo nel sangue.

Procedimento:

In una padella far rosolare uno spicchio d’aglio con un po’ di olio extravergine, aggiungere lo speck a dadini e le mazzancolle. Appena iniziano a rosolare sfumare con un bicchiere di vino bianco e lasciare sul fuoco medio per circa  5 minuti. Aggiungere un po’ di acqua di cottura della pasta e spegnere la fiamma. Appena scolati i tagliolini versarli nella padella, aggiungere il pistacchio e basilico e mantecare il tutto finchè non diventi un po’ cremoso.

 

Alessandra Verzera

 

Il giornalista Guillame Long racconta ai francesi l’importanza dell’ arancia rossa di Sicilia

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guillaume-longCatania si prepara a vivere un momento di formazione internazionale grazie all’Alliances Françaises della città etnea, Caltanissetta, Reggio Calabria e Catanzaro. Il famoso fumettista e giornalista Guillaume Long, che ha acquisito enorme notorietà grazie al suo blog ai fumetti sul sito de Le Monde, sarà ospite dell’Alliance Française di Catania, nei giorni di oggi e domani  5 ottobre e successivamente si sposterà nelle sedi di Caltanissetta , Reggio Calabria e Catanzaro.

Guillaume Long è definito in Oltralpe gastro-blogger, poiché cerca di diffondere il suo amore per l’arte culinaria verace, molto lontana dalla gourmet. Il suo blog a fumetti, à boire et à manger, sul sito di Le Monde, è diventato una simpatica raccolta di vignette nel volume Cotto a Puntino – appunti per una cucina migliore.
I primi alunni catanesi a incontrare Long, saranno gli studenti dell’I.C “Cavour” oggi 4 ottobre a partire dalle dieci del mattino,  e domani, mercoledì 5 ottobre, toccherà alle classi dell’Istituto Karol Woytjla, negli stessi orari.cotto-a-puntino1
Long, ha saputo cogliere l’interesse e la moda che sta imperversando per le ricette e per l’agroalimentare, e, in lingua francese presenterà il suo lavoro di giornalista fumettista agli studenti, spiegando come non è importante saper cucinare piatti complicati, ma che anche un semplice piatto, è già una piccola opera d’arte.
Guillaume Long sa bene che la maggior parte delle persone non sa preparare i piatti complicati che ultimamente si vedono in televisione, per questo, spiega le ricette che propone, senza mai dare nulla per scontato, raccontando con ironia procedimento, territorio e alimenti, anche attraverso personali esempi di viaggio.
Proprio perché ama conoscere il territorio che visita sia da un punto di vista gastronomico sia agroalimentare, Long, sarà ospitato dal Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP, per visitare un’azienda associata, così da far conoscere anche in Francia, l’importanza dell’agrume Regina dell’Isola e il suo territorio di produzione.
Dopo i due giorni catanesi, Guillaume Long si sposterà a Caltanisseta giovedì 6 all’IISS Senatore di Rocco, venerdì 7 al Liceo Abramo Lincoln di Enna, martedi 11 alla scuola alberghiera di Reggio Calabria e l’indomani sarà al Convitto “T. Campanella”, giovedì 13 sarà al Liceo Fermi di Catanzaro e nel pomeriggio alla Camera di Commercio e venerdì 14 al Liceo Campanella di Lamezia Terme.

Produzione e consumo eccessivo di carne: un danno per l’ambiente e per la salute

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carneA Terra Madre Salone del Gusto, conclusosi  a Torino  lo scorso 26 settembre, il tema della produzione e del consumo di carne ha assunto una dimensione centrale nei dibattiti, negli incontri, tra il pubblico che ha visitato il percorso interattivo Slow Meat.

Negli ultimi settanta anni, il consumo mondiale di carne è aumentato di sei volte, da 45 milioni di tonnellate all’anno del 1950 agli attuali 300 milioni di tonnellate, e nel 2050 il fabbisogno previsto di carne sarà di 500 milioni di tonnellate, decuplicato rispetto al 1950 e doppio dell’attuale. Cosa significa oggi consumare carne in modo responsabile e sostenibile? Come salvaguardare il vasto e prezioso patrimonio di razze animali addomesticate dall’uomo nei millenni, elemento essenziale delle civiltà rurali di tante popolazioni nel mondo? Qual è l’impatto ambientale e sanitario dell’allevamento industriale di carne?

tagli-di-carne2Queste le tante domande cui la campagna Slow Meat cerca di rispondere, analizzando il costo reale della bistecca che arriva sulla nostra tavola, mettendo a confronto due modi di produzione – quello della carne industriale e della carne sostenibile – per conoscere le diverse possibilità di scelta.

Secondo Serena Milano, Segretario Generale della Fondazione Slow Food per la Biodiversità: “Continuare a mangiare carne con i livelli di consumo a cui si è abituato l’Occidente è insostenibile. Allevamenti sempre più grandi e affollati, condizioni di vita innaturali, stress e sofferenze, mangimi di bassa qualità, monocolture, deforestazione ed enormi quantitativi di acqua: è il prezzo dell’industrializzazione della zootecnia. Tutto questo ha gravi conseguenze per l’ambiente, la salute umana, il benessere animale e l’equità sociale. Scegliendo meglio, si possono cambiare le cose”.

slow-meatLo slogan Slow Meat – meno carne, di migliore qualità – è una strada obbligata, non solo per la salute umana ma anche per quella delle risorse naturali che per la sua produzione vengono utilizzate.

Per Slow Food è necessaria una campagna di educazione dei consumatori perché imparino a non acquistare carne il cui prezzo è troppo basso. I prezzi troppo bassi sono indice di scarsa qualità. Dietro, ci sono allevamenti che non rispettano il benessere animale, c’è un’alimentazione scadente somministrata agli animali, ci sono costi nascosti che ricadono sull’ambiente. Al contrario, diminuire l’incidenza delle cosiddette malattie del benessere significa preservare i sistemi sanitari pubblici che hanno di fronte prospettive di spesa insostenibili.

Terra Madre Salone del Gusto ha dedicato uno spazio alla rete Slow Beans, informando sulle moltissime proprietslowmeat-red-logoà nutrizionali dei legumi, alternativa valida alla carne. Sono oltre 40 gli espositori di legumi a Terra Madre Salone del Gusto e 188 le varietà di legumi a rischio di estinzione salvaguardate dall’Arca del Gusto di Slow Food nel mondo.

Richard McCarthy, direttore esecutivo di Slow Food USA ha presentato il Manifesto di Slow Meat: “Il modello di allevamento industriale ci ha separato dalla ricchezza della biodiversità, isolandoci e limitandoci. Gli animali sono sottoposti a condizioni di tortura, i soldi sono concentrati nelle mani di pochi, e i consumatori sono costretti a fare scelte non etiche. È giunto il momento di rompere questo isolamento.

La rete di Slow Food in Asia ha raccontato come l’obesità sia un problema che cresce a velocità esponenziale in quei territori dove per millenni la dieta prevedeva un basso consumo di carne e solo recentemente è stato introdotto il modello occidentale. È necessario pensare a delle alternative, riconsiderare le diete dei nostri antenati, ricche di proteine di origine vegetale, e oggi preservate in particolare dalle comunità indigene.

Cucina d’autore: Ziti con fagioli e provola di Agerola di Antonio Borrelli

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borrelli-slideCon l’assestarsi della stagione autunnale, ecco un piatto ricco, strutturato, irresistibile:  Ziti con fagioli borlotti, salsiccia,cipolla di Montoro,crema di peperoncino fresco Suriano,provola fresca di Agerola.
Ingredienti  e dosi per 2 persone.

200 gr di fagioli borlotti cotti,

2 salsicce,

1 cipolla ramata,

borrellipeperoncino (meglio se Suriano) ,

200 gr.provola fresca affumicata,

200 gr ziti.

Esecuzione: 

Per prima cosa ho tagliato la cipolla a rondelle. In una padella ho fatto scaldare qualche cucchiaio di olio extravergine, aggiunto la cipolla e successivamente la salsiccia e il peperoncino, poi ho aggiunto 100 gr di fagioli borlotti e lasciato cuocere per alcuni minuti.
Nel frattempo ho tagliato la provola a cubetti e frullato il resto dei borlotti che ho aggiunto al sugo in cottura ,formando una leggera crema che fungerà da legante alla pasta. Quando la caldaia della pasta ha preso il bollore ho buttato gli ziti , ma potete usare qualsiasi altro formato di pasta. Qualche minuto prima di scolarla ho fatto amalgamare , ho quindi unito qualche mestolino di acqua di cottura, aggiunto la provola e fatto saltare
Buon Appetito!

 

Antonio Borrelli – Chef – 

Baglio San Pietro, Nicosia ( En) : tra echi del passato e proiezioni future.

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baglio-notturnoIl fatto che al Baglio San Pietro di Nicosia vi siano sei camere dedicate all’ospitalità allocate nel corpo centrale in fondo alla proprietà,  è un dettaglio tutto sommato accessorio, che serve a soddisfare quella improvvisa  voglia di non andar via che sicuramente assale nel momento in cui ci si trova sbalzati in una realtà “antica”, in cui i profumi e persino i rumori sanno di altri tempi ed in cui la “passeggiata” tra i boschi e le alte querce pluridecennali hanno un senso ormai smarrito per la maggior parte di noi.
Una ex casa nobiliare edificata nel 600 che della magione a scopo abitativo ha in effetti mantenuto le connotazioni e le caratteristiche peculiari, con un restauro ed un adeguamento alle esigenze della ricettività ridotti al minimo anche per via degli ovvi vincoli che devono necessariamente proteggere da ogni abuso una simile perla vecchia di ben  quattro secoli. baglio-entreeIl punto di forza di questo luogo avulso dal resto del mondo è sicuramente il ristorante nel quale si esprime un giovane e promettente chef, Hermès Picone,  puntando tutto sulla vera cultura della cucina e dell’enogastronomia con prodotti spesso reperiti direttamente nei terreni dello stesso Baglio, ed in cui il rapporto tra l’ottima qualità ed il costo veramente contenuto è sicuramente tra i migliori dell’intera isola, per una cucina di quel livello. baglio-terreniEd il fatto che un luogo di ritiro e meditazione disponga di un ristorante di quel livello è un bonus irrinunciabile, se si desidera girare poco e rilassarsi sul serio dimenticandosi quasi del tutto delle auto e delle ricerche frenetiche di posti un cui poter mangiare. La struttura è avvolta da un’atmosfera dal clima surreale, ovattata ed a tratti solo appena “disturbata” dai rumori improvvisi di una natura capricciosa che cambia le quattro stagioni nel volgere di poche ore. Ed è stato così che la scorsa domenica mi sono svegliata osservando ammirata dalla finestra della mia camera ( già fornita di piumone, beninteso) una bufera in piena regola: pioggia, vento, cielo di un colore ocra mai visto. La condizione migliore per tirare fin sotto il naso il famoso piumone e restare a poltrire mentre sotto gli occhi lentamente cambia la scena, si apre uno squarcio di azzurro, la pioggia si acquieta ed il vento si tace, dispiegando quanto di bello certi panorami possano offrire soprattutto a chi vive di clacson, traffico, sguardi rapidi agli orologi  e sirene spiegate 24 ore su 24 per  365 giorni all’anno. Un luogo in cui sicuramente ci si rigenera respirando un’aria forse per alcuni fin troppo carica di ossigeno: ho ibaglio-risottonfatti avvertito più di un capogiro respirando profondamente. In sè la struttura non ha pecche, a patto che siate preparati e che sappiate cosa troverete. Le scarpe comode sono un imperativo categorico: io, che ero poco consapevole della situazione, sarei rimasta probabilmente confinata nella mia camera se non avessi potuto avvalermi del braccio del mio accompagnatore, pur tuttavia barcollando vistosamente sui tacchi. E sarebbe stato un vero peccato dato che anche il circondario, e la stessa cittadina di Nicosia, meritano senz’altro una visita. Quindi scarpe comode, abbigliamento casual ed adeguato ai rigori climatici di una località di montagna a tutti gli effetti ed un bagaglio leggero e poco ingombrante dato che ve lo porterete in camera da soli e che le scale sono abbastanza strette e ripide. Non consiglio il posto ad anziani se non adeguatamente accompagnati ed in buona forma fisica, pertanto non lo reputo adatto a persone con problemi di ridotta mobilità anche per via appunto delle scale piuttosto ripide e strette che conducono agli alloggi, che regalano la sensazione di un rigore quasi monastico.

piscina-baglioDa segnalare che in camera non esistono telefoni per poter comunicare con la reception: ma se chiamate il numero del Baglio dal vostro cellulare vi risponderà sempre qualcuno. La copertura telefonica è più che buona e nella struttura è presente il wi- fi, elemento che determina uno degli anacronismi più arditi in quel contesto. Molta cautela in presenza di bambini, dato che incespicare nei ciottoli è una possibilità abbastanza concreta. Il luogo, inutile girarci troppo intorno, ha un’impronta assai romantica, ed è quindi adatto a coppie o a chi comunque voglia trascorrere del tempo in compagnia di sè stesso e della natura, usufruendo anche di una piscina durante la stagione estiva, consumando cibo d’avanguardia e sorseggiando ottimo vino. La bella corte interna, sulla quale si affaccia anche la pizzeria con forno a legna, è adatta ad ospitare cerimonie ed eventi, naturalmente nella bella stagione. I tratti comuni ricordano proprio una dimora: una sala da pranzo arredata con mobilio del primo 900, ed una sorta di soggiorno – che si potrebbe definire Club House – arredata con divani, poltrone e scrivania: sempre tutto in stile.  Un consiglio sulle camere: non le ho visitate tutte, limitandomi a prendere possesso della mia, che era la numero 5. baglio-san-pietroSe siete alti fate tanta, ma tanta attenzione, specie se avete necessità di alzarvi dal letto nottetempo ed avete verosimilmente dimenticato che i soffitti sono molto bassi: io riuscivo a toccare il soffitto della mia camera alzando leggermente il braccio, e non sono di certo altissima, mentre il mio accompagnatore si aggirava a capo chino specie nel transito tra una delle due camere e l’altra. Questa caratteristica potrebbe infastidire chi soffra di claustrofobia e potrebbe quindi sentirsi vagamente oppresso. Poichè non ho contezza dei soffitti delle altre camere, informatevi in tempo magari chiamando telefonicamente la struttura. camera-baglioGli arredi sono  spartani, rustici: ad un letto comodissimo vestito con ottime lenzuola ed una trapuntina dal colore sgargiante ed ultramoderna fa da contraltare il guardaroba che probabilmente è ricavato da una ex legnaia; molto suggestivo con il suo portellone originale. Anche le porte di accesso alle camere sono quelle originali e prevedono chiavistelli e più precisamente quelli che in lingua siciliana si chiamano “ succhiule“. In reception vi verrà raccomandato di usare un molto più moderno lucchetto per chiudere la porta durante le ore notturne. Le pareti  sono prive di quadri e di orpelli: e la ragione è spiegata anche dallo spessore delle pareti stesse, e i soffitti  presentano alcune travi portanti a vista originali. Il bagno, sia pur piccolino, non manca di nulla. Molto caldo ed accogliente, ha accessori in legno ed è abbastanza confortevole nonchè munito di una finestra vasistas che vi consiglio di mantenere aperta visto che la condensa non perdona ed annulla praticamente la funzione dello specchio. baglio-finestraLe finestre sono fornite di zanzariere fisse, pertanto è impossibile affacciarsi, ma in compenso la vista che se ne gode è incantevole. Sconfinata e verdeggiante durante il giorno, si accende come un presepe alla sera, punteggiata di piccole luci bianche e gialle in lontananza. L’unico edificio di proporzioni ragguardevoli che richiama alla contemporaneità dei luoghi circostanti è il presidio ospedaliero Carlo Basilotta che, essendo a rischio di depotenziamento con la chiusura di alcuni reparti a cagione dei soliti tagli attuati dai governi, centrali e non, ai danni della sanità ed in definitiva dell’utenza, al ristorante diventa vivace argomento di conversazione, di propaganda, di iniziative. Infatti alla sera il ristorante, piuttosto capiente e dagli allestimenti moderni,  si riempie di gente del posto: come spesso capita in località di ridotte dimensioni, gli astanti si conoscono tutti. Prima che ogni gruppetto possa prendere posto al proprio tavolo deve compiere il giro di rito dei saluti tra gli altri tavoli, dove amici, conoscenti, notabili o persone degne di rispetto, sono già sedute.  baglio-fettuccineDa “cittadini” fuori contesto quali  siamo, provenienti da una delle più  caotiche ed impersonali città dell’intero Mezzogiorno, osserviamo la scena come fosse qualcosa di straordinario, ma con un certo compiacimento. Quello che si consuma in quella sala di quel ristorante infatti  da il senso esatto della parola ” comunità”.  Ed infatti parte anche un mezzo comizio politico su come e perchè salvare il Basilotta. Al di la di tutto, come dare torto ai nicosiani che in inverno sono per giunta anche più isolati del solito, insieme agli abitanti di altri comuni ancora più piccoli che ricadono sullo stesso territorio? La perdita, totale o parziale, di un ospedale è un decremento imperdonabile di civiltà, sia che l’ospedale in questione venga sacrificato a Nicosia, sia che chiuda i battenti a New York, poco cambia nella sostanza. Ma, tornando al Baglio, confortati dal fatto che il depotenziamento dell’ospedale sembra temporaneamente scongiurato, e ricapitolando : una bella struttura dall’atmosfera magica e molto indietro nel tempo, con solo sei camere ed arredi spartani,  un suggestivo panorama che offre scorci di grande bellezza, un ristorante decisamente eccellente anche per una rapporto qualità/prezzo in assoluto tra i migliori della zona, spazi comuni accoglienti, una bella corte interna, una piscina scoperta ed un circondario immerso in uno splendido querceto, è adatto a coppie o a persone in cerca di una dimensione di grande relax, a cerimonie, ricevimenti ed eventi. Tuttavia poco adatto a disabili, anziani e bambini.

Alessandra Verzera