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Parlando di Sicilia, un giorno a pranzo. Gusto, turismo, eccellenze e territorio.

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di-costa-e-ioQuando un personaggio pubblico animato dall’amore per la propria terra desidera incontrarti per parlarti della sua idea per una Sicilia migliore, le alternative sono due: o lo incontri nella tua città, o nella sua.  Se però casualmente ti trovi nella sua, allora l’occasione per sedersi intorno ad una tavola a gustare cibo squisito è imperdibile. Ed è così che incontro l’ingegnere Alfio Di Costa, nicosiano doc, alla testa del movimento “Insieme si può”. Ed è così che, ancora una volta, l’attenzione si concentra sulla cucina di Hermes Picone, chef di Baglio San Pietro, dove questo incontro informale prende vita e si anima su temi di comune interesse: il cibo in cima a tutti, almeno per me.

chipEcco, questa è una delle cose che vanno assolutamente preservate” – dice Di Costa dopo avere gustato un amuse bouche costituito da una chip di patata con un rettangolino di Ragusano dop ed una decorazione leggiadra ed invitante colorata da chicchi di melograno. “Il nostro patrimonio enogastronomico è immensamente ricco ( quello nicosiano, devo dire, è insospettabilmente degno di particolare nota, nda). Va preservato ad ogni costo perchè è uno dei volani primari della nostra economia interna. La mia idea è quella di creare un brand. Esattamente un “Made in Sicily” da esportare”.

picciottaDi Costa, lei è di Nicosia: si guardi intorno. E’ tutto splendido ma…se non irraggiungibile poco ci manca..

“Certamente. Il problema delle strade di comunicazione è particolarmente rilevante in queste zone. Ma tante sono le cose che in Sicilia vengono lasciate a sè stesse con colpevole indifferenza. Vorrei che si potesse istituire un ufficio regionale che si occupi di programmare e proporre  itinerari accattivanti che coniughino il buon cibo, l’arte, la cultura ed ottimi servizi, da proporre al grande turismo,  così come troverei utile che si riuscissero a stabilire convenzioni con le compagnie aeree e gli operatori turistici.  Le nostre strutture ricettive vengono utilizzate solo nei periodi di alta stagione mentre dovrebbero essere utilizzate per 11 mesi l’anno. Inoltre ritengo che la Sicilia dovrebbe attrezzarsi meglio per non perdere una fetta di mercato rilevante ma molto sottovalutata, che è quella del turismo congressuale”.

E nel frattempo gustiamo una “Picciotta“, preparazione esclusivamente nicosiana, della quale Di Costa mi racconta l’origine.

Sa, io non sono soltanto un ingegnere e un appassionato di politica. Sono anche un buon conoscitore di enogastronomia, avendo fatto parte dell’Accademia della Cucina Italiana.  La tradizione locale è vastissima. Ma, come dice lei, stenta a farsi conoscere troppo al di la dei confini di provincia. La “picciotta” è una delizia emblematica di tanta povertà ma di tanta iniziativa: un mix di farine, tra cui cicerchia e ceci; un piatto di risulta, di avanzi. Un piatto fatto “con quel poco che c’è”, ma semplicemente delizioso”.

Ed in effetti la “picciotta” buona lo è davvero, arricchita da una lamella di pancetta croccante che le da una spinta in più aggiungendo croccantezza ad un composto morbido e sapidità ad un gusto che tende al dolciastro. Un antipasto di territorio e di grande tradizione.

carbonaraLa Sicilia è un museo a cielo aperto” – dice Di Costa. ” Il mare, la montagna, i panorami ricchi e così tanto diversi tra di loro, l’arte, l’enogastronomia..Io sono decisamente per le autonomie e per la valorizzazione del prodotto interno. E invece continuiamo a perdere grandi occasioni; una tra tante quella del turismo. E ciò pur essendo una delle poche regioni d’Italia a potere offrire veramente tutto, sotto ogni aspetto e sotto ogni profilo. Ma ci mancano le strade, i porti, gli aeroporti, i mezzi pubblici, dei servizi efficienti. Un’incuria totale ed un sonno amministrativo per certi versi inspiegabile hanno determinato e continuano a determinare isolamenti forzati, laddove le parole chiave sono ” blue economy” e “green economy”: ed abbiamo i numeri per realizzarle con successo entrambe.”

Ed intanto ci viene adagiata davanti una carbonara al tartufo che è esattamente ciò che una carbonara dovrebbe essere: impiega spaghetto quadrato di Gragnano e la gustiamo in assoluto silenzio apprezzandone l’esecuzione eccellente e l’impiego di una pasta di elevata qualità.

picone-e-ioDi Costa, non è un peccato che uno chef con queste capacità debba limitarsi al bacino di utenza locale?

Certo, ma vede…le scommesse sono tanto più  stimolanti quanto più sono difficili da vincere. Io conosco bene sia il Baglio sia Hermes ( Picone, nda) perchè questa è la sede conviviale del Rotary di cui sono membro. Pertanto questa eccellente cucina non mi coglie di sorpresa. Picone è giovane ed ama quello che fa. Sarebbe molto facile per lui lasciare la propria città alla ricerca di fama e notorietà in una città più grande e sicuramente con più opportunità. Ma la vera scommessa, quella da vincere, è di portare le grandi città a conoscere Picone nella “sua” Nicosia”.

Si ma il problema rimane quello di sempre: la distanza, la difficoltà a raggiungere un posto come questo…

“Nel momento in cui Hermes  sarà conosciuto al di fuori dei confini della provincia certamente desterà interesse e curiosità: e sarà allora che la gente verrà a gustare la sua cucina. E sa cosa succederà? Che chi fino ad oggi ha deciso di rimanere immobile dinnanzi ai problemi, ad esempio, delle strade e dei collegamenti stradali, sarà costretto a prendere dei provvedimenti. Del resto questo è già successo in altri piccoli centri. Credo veramente che una persona come Picone possa portare in alto il nome della mia città; ne sono sicuro. Così come sono certo che sparsi sul territorio ci siano moltissimi talenti che attendono di essere portati all’attenzione di tanti e che tanto, con le loro specificità, possono fare in favore delle rispettive città. Sono le “forze buone” sulle quali vale sempre la pena di puntare”.

maialinoEd è la volta di un filetto di maialino dei Nebrodi  che si scioglie in bocca, servito su crema di zafferano e guarnito con croccante di mandorla tostata, finocchietto selvatico fritto e cristalli di sale affumicato. Una materia prima top di gamma che rende unica una preparazione in fin dei conti semplice, sia pure con guizzi di inventiva assai gradevoli. Ed intanto Picone, che ha raccolto con umiltà i tanti complimenti rimanendo in silenzio, questa volta timidamente ma con un certo orgoglio, ci informa del fatto che quel maialino proviene dalla macelleria Pagana, di Giuseppe Pagana, che incidentalmente è il suocero del giovane chef. Prodotto a chilometro zero, familiare.

“Questo vale in ogni parte della Sicilia” – rilancia Di Costa – “Ogni micro e macro zona dell’isola può sempre contare su prodotto a chilometro zero: dagli ortaggi al prodotto caseario, dalle carni ai salumi. Virtualmente non abbiamo bisogno di nulla nè abbiamo la necessità di importare quantità massicce di materia prima, spesso di qualità enormemente inferiore alla nostra. E questo è uno dei danni della globalizzazione incontrollata. I nostri disciplinari prevedono regole rigide e rigorose, e prodotti con caratteristiche ben precise. Lo stesso rigore però non viene applicato alle merci di importazione. Ed ecco che sui nostri mercati viene immesso olio di oliva tunisino, ad esempio, laddove le nostre cultivar olivicole producono oli veramente eccellenti. Ma gli esempi sono tanti: gli agrumi, arance e limoni in testa, ma anche le carni. Lei si rende conto di che qualità e di che abbondanza di pascolo abbiamo in queste zone, ad esempio? Cosa può derivarne se non un prodotto  finito eccellente? Questo vale tanto per le carni quanto per il latte e, dunque, per il prodotto caseario”.

cucciuMa quindi il segreto per una Sicilia migliore da consegnare alle generazioni future quale è?

“Creare infrastrutture e sviluppare le economie locali. Creare sinergie e stabilire accordi commerciali di partneship tra realtà che esistono ma che fanno fatica ad emergere. Destagionalizzare il turismo rendendolo fruibile per dodici mesi all’anno, valorizzare il patrimonio artistico e monumentale. Investire nella storia e nella tradizione, valorizzandole. Questa è la chiave di lettura: creare infrastrutture moderne per dare valore ad una tradizione millenaria”.

Ed intanto Picone finisce di deliziarci con il suo “Cucciu d’amuri“: un cilindro di cioccolata che racchiude un cuore cremoso alla nocciola, irrorato di caramello amarostico che stempera amabilmente la dominante dolcezza di questo dessert dal gusto che, al contempo, ricorda una golosità infantile costituita dalla crema alle nocciole insieme alla sensualità ed alla carnalità della cioccolata. Una chiosa che costituisce il giusto culmine di un pranzo giudicato “stellare” dal mio commensale. Ed è così che Picone sorride e ci regala il suo sogno, ad occhi bassi:

cucciu1Grazie davvero. Io un sogno ce l’ho e lo custodisco in un cassetto in cui guardo spesso. Un sogno che intendo perseguire lavorando, studiando, perfezionando. Amo quello che faccio e amerò farlo sempre meglio. Ma qualsiasi cosa mi riservi il futuro professionale, io non lascerò la mia città. E se qualche riconoscimento un giorno dovesse arrivarmi, dovrà raggiungermi qui. Qualunque successo io possa mai conseguire dovrà portare inciso per sempre il nome della mia città“.

Così rimaniamo in silenzio, io personalmente anche un po’ commossa, ad ascoltare un giovane in controtendenza: a fronte di chi fa le valige e parte, c’è chi invece rimane aggrappato tenacemente alla propria storia ed ai propri ricordi, e che sogna un riscatto del quale vuole fortemente fare parte.  Ed intanto ci raggiunge la moglie di Di Costa, la signora Ina, medico oculista presso la locale azienda ospedaliera che, pur visibilmente stanca dopo la fine del proprio turno di lavoro, si unisce a noi per un caffè e due chiacchiere sul cibo, essendo anche un’ottima cuoca oltre che una professionista impegnata. Il che conferma una sensazione in me ormai consolidata di grande accoglienza, di grande ospitalità e di grande senso di appartenenza ad una terra ricca e generosa. Perchè una cosa ho capito nelle ormai mie frequenti visite: ogni forestiero che arriva a Nicosia è ospite, sia pure idealmente, di ogni singolo nicosiano. E l’invito della signora Ina a trascorre nella sua casa la mia prossima visita non è altro che una ulteriore e bellissima conferma.

Alessandra Verzera

Halloween, una tradizione celtica importata in Usa dagli Irlandesi ma ormai festeggiata anche in Europa: la ricetta.

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tiziana2Paese che vai tradizione che trovi! Ormai da sei anni in casa mia si festeggia Halloween. La casa comincia a profumare di spezie autunnali sin dal primo di ottobre. Si decora e ci si accosta allo spirito autunnale.

Non tutti sanno, però, che la festa di Halloween non nasce in America, ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda, quando la verde Erin era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico.
Dall’Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell’800, si diressero numerosi il nuovo continente dove crearono, come molte altre nazionalità, una grande comunità. Gli Irlandesi mantennero vive le loro tradizioni ed i costumi della loro patria, e tra di essi Halloween. Ben presto, questa usanza si diffuse in tutta l’America, diventando quasi una festa nazionale.

90-cool-outdoor-halloween-decorating-ideas-25Più recentemente, gli Stati Uniti hanno esportato in tutto il mondo i festeggiamenti di Halloween, contagiando anche quella parte dell’Europa rimasta fuori dalle celebrazioni come ad esempio la nostra Italia.
Ed ecco apparire in molte case italiane la famosa zucca e i bambini mascherati che bussano alle porte per fare “trick or treat” “dolcetto o scherzetto”.

In America le case sono tutte decorate quasi a gara per il miglior travestimento. I supermercati sono stracolmi di scaffali pieni di caramelle e cioccolata affinchè ci si prepari per la sera del 31 ottobre, quando grandi e piccini bussano alle porte per celebrare Halloween.

Io invece, con il pallino della cucina, mi diletto nel preparare il dolce tipico di questo periodo dell’anno: la “Pumpkin Pie” che voglio condiviere con i miei lettori, buona merenda!

xl_9140_pumpkin-pie-finedininglovers-tpINGREDIENTI
Per la pasta
250 g Farina
1 cucchiaio di zucchero
1/2 cucchiaino di sale
125 g di Burro freddo
1 Uovo
1/2 cucchiaio aceto alla frutta

Per il ripieno
500 g di Zucca (polpa)
50 g di Burro
1 cucchiaino di Cannella
1 pizzico abbondante di Noce Moscata grattugiata
1 buon pizzico di Chiodi di garofano
6 cucchiai di Sciroppo d’acero
100 ml di latte
50 g di zucchero
4 cucchiai di Panna montata
40 g di Amido di mais
3 Uova
2 cucchiai di Mirtilli

1decc590e239dd1cf9031bcddfdb568fPer la pasta:
Mettere la farina a fontana su una superficie di lavoro, mescolare con lo zucchero e il sale e fare un buco nel mezzo della farina. Tagliare il burro a pezzetti. Rompere l’uovo, aggiungete l’aceto e circa 50 ml di acqua tiepida e tritare tutti gli ingredienti fino a che non assomigliano pangrattato. Amalgamare rapidamente l’impasto con le mani, formare una palla, avvolgerla nella pellicola e mettere in frigo per circa 30 minuti.

halloween-food-outdoor-decorationFarcitura:
Tagliare a dadini la zucca. Fate sciogliere il burro, aggiungete la zucca, le spezie (cannella, noce moscata, chiodi di garofano) e lo sciroppo d’acero e fate cuocere a fuoco vivace, mescolando, sin che tutto non sia amalgamato. Aggiungere il latte, coprire e cuocere per circa 10 minuti a fuoco basso, o fino a quando la zucca non è morbida. Schiacciare la zucca fino a formare un purè e lasciate raffreddare.

Preriscaldare il forno a 200 ° C (ventilato 180C).

A questo punto, lavorate l’impasto brevemente e stendete tra 2 fogli di carta da forno formando un cerchio un po ‘più grande della teglia. Foderare la teglia con la pasta e tagliare la pasta in eccesso sul bordo. Punzecchiare la pasta più volte con una forchetta.

Mescolare il pure di zucca con lo zucchero, panna, amido di mais e i tuorli d’uovo. Montare gli albumi a neve e inseriteli senza spezzarli nel compost di zucca. Versare l’impasto sulla frolla e cuocere per 35-40 minuti.

Togliere dal forno e lasciare raffreddare. Prima di servire, mescolare i mirtilli rossi con lo zucchero. Mettere al centro della torta di zucca e servire.

Tixiana Ciacciofera Triolo per SdG International

Spaghetti di grano duro con crema di peperoni rossi, olive e capperi

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spaghetto-oliveIngredienti per 4 persone:

360 g di Spaghetti

aglio 1 spicchio

olio evo quanto basta

peperoni rossi 800g

capperi 2 cucchiai

Olive nere una manciata

3 filetti di acciughe salate

Prezzemolo e basilico per guarnire.

 

Preparazione della pasta

Preriscaldare il forno a 200 gradi e  infornare per 40 minuti  i peperoni disposti su una teglia rivestita con carta forno. A cottura ultimata toglierli e porli in un sacchetto di plastica. Quando la pelle si sarà sollevata spellateli e frullateli fino ad ottenere una crema.

In una padella scaldare l’olio con lo spicchio d’aglio schiacciato con i filetti di acciughe le olive denocciolate, i capperi e e rosolate per qualche minuto. Aggiungere la crema di peperoni e il basilico, quindi fare cuocere per una decina di minuti.

Nel frattempo cuocere gli spaghetti al dente  in acqua salata, scolare e  finire la cottura in padella con la crema dei peperoni.

Spegnere il fuoco e mantecare con un altro pò di olio a crudo e basilico fresco spezzettato con le mani a piacere. A me piace finire con una grattugiata di pecorino o parmigiano.

E buon appetito con questo splendido piatto di Spaghetti.

 

Massimo Vito Magistà

“Festivol”, Trevi tra olio, arte, musica e papille.

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pane-e-olioInizia oggi, sabato 29 ottobre, “Festivol – Trevi tra olio, arte, musica e papille”, la kermesse che celebra ormai da 10 anni l’olio nuovo, la prima spremitura e i Presidi Slow Food, primo tra tutti il Sedano Nero di Trevi; L’evento coincide infatti con l’apertura di Frantoi aperti.

A dare il via all’evento sarà l’inaugurazione della Mostra Mercato dell’Olio Extravergine di Oliva delle colline di Trevi, in programma nella seicentesca Villa Fabri, sotto al loggiato del palazzo del Comune in piazza Mazzini invece la grande Mostra Mercato dei Presidi Slow Food dell’Umbria (Sedano nero di Trevi, Fagiolina del Lago Trasimeno, Roveja di Civita di Cascia) e delle regioni ospiti: dalla Liguria,  Sedano nero di Trevi, Fagiolina del Lago Trasimeno, Roveja di Civita di Cascia, dal Lazio Il Caciofiore e la Marzolina di Capra, dal Friuli Venezia Giulia l’Agio di Resia, la Cipolla Rossa, Il Pestat di Fagagna e il Radic di Mont, dalla Campania il Pomodorino Piennolo del Vesuvio Dop, dall’Emilia Romagna la Mortadella Classica, dal Piemontela Piattella Canavesana di Cortereggio;
frantoiSempre nella Piazza del Comune il Mercato del Contadino, nella Piazza Garibaldi l’ormai consolidato il Mercato delle Pulci; per gli appassionati di trekking, dalle ore 9.00, sarà possibile partecipare all’escursione lungo la Via di S. Francesco attraverso l’acquedotto romano fino all’antico olivo di s. Emiliano; per gli appassionati di natura, di cani e tartufo alle ore 9.30 da Villa Fabri si parte per una caccia al Tartufo, al termine la visita alla chiesa di San Pietro a Pettine e una degustazione a base di Tartufo e bruschetta con l’olio appena franto. La particolarità di questo evento è quello di scovare e aprire ai visitatori i palazzi storici privati della città dove vengono organizzate degustazioni; Palazzi&gusti sabato è in programma dalle ore 15.30 alle ore 18.30 e sarà visitabile per la prima volta il Collegietto Valenti di Piaggia dove poter assaggiare una Parmigiana di Sedano nero di Trevi a cura dell’Agriturismo Villa Silvana in abbinamento al trebbiano spoletino Doc superiore Colle Uncinano Olio evo di Trevi e momenti musicali con Antonello De Lisi – chitarrista.

umbriaUn’altra attività dedicata alla cura di sé è Olio&Benessere che si terrà alle ore a Palazzo Petroni dalle ore 15.00 -18.30: saranno Massaggi viso e mani con cosmetici a base di olio di oliva.

Segnaliamo inoltre un dibattico che si terrà sempre domani alle ore 19.00 presso La Corte Fratini, in Via Cascia, Pigge, Trevi su “Il Paesaggio della fascia olivata tra Assisi e Spoleto”; a seguire una Cena di presentazione dell’olio extravergine di oliva dei frantoi di Trevi a cura di “Il Cavaliere”

Nei ristoranti di Trevi aderenti all’evento (Taverna del Sette, Il Terziere, Locanda Cestellina, Il Poggio, Cantina del Bartoccio, Ristorante la Prepositura, e Agriturismo Villa Silvana), dalle ore 20.30 sarà possibile assaggiare piatti realizzati con i presidi slow food Umbri e delle regioni ospiti.

Attivo per tutta la giornata dalle 10 alle 18 da Piazza Garibaldi (vicino alle cabine telefoniche) un servizio navetta gratuita che collega il centro storico ai “Frantoi Aperti” di Trevi (Società Agricola Trevi Il Frantoio, Frantoio del Gusto e Frantoio Gaudenzi).

“Con il mix di antipasti siamo davvero a posto”

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vino-versato-rosso«Abbiamo ormai pochi dubbi sulla colpevolezza di La Pera» gli spiegò il capo della squadra mobile in un momento di incredibile disponibilità. Probabilmente era stata favorita dall’ottima cena e dal giusto vino che gli aveva offerto grazie alla complicità di un ristoratore amico. Perché Saru sapeva che a tavola si trova sempre un punto di incontro e non era la prima volta che la teoria si dimostrava valida e vincente. Quella sera, poi, aveva organizzato il tutto nel modo migliore possibile portando un bergamasco in un ristorante salentino.

Stavolta la location non sono le Isole Tremiti, bensì Bologna. Il giallo da cui è tratto questo passaggio culinario non è Tremiti di paura bensì Gioco mortale – delitto nel mondo della trasgressione, secondo episodio della saga. Il cronista salentino Rosario Saru Santacroce segue le indagini per fare luce su un omicidio avvenuto nel mondo della licenziosità, della lussuria, degli scambi di coppia, dei privé, delle gang bang e via discorrendo. Al centro del romanzo c’è un ricco libertino, un avvocato gaudente e due donne apparentemente miti e sottomesse. In mezzo, come al solito, c’è Saru che svela tutti i retroscena di una realtà che il pensiero unico massificato, voyeur e pruriginoso, definisce corrotto, perverso e malato. E se trasgredire vuol dire anche morire, si tratta comunque di un mondo che è solo l’immagine riflessa di ciò che siamo e di ciò che probabilmente sogniamo ma senza avere il coraggio di viverlo per davvero. Perché, come spiega Saru, parafrasando Jung, la libido non è solo una pulsione sessuale come la definiva Freud, ma una forma di energia psichica che costituisce per l’uomo una spinta vitale che va al di là dell’ambito esclusivamente sessuale acquistando il valore di una vera e propria trasformazione spirituale.

pittuleAvevano cominciato con un antipasto tipico della terra baciata dai due mari deliziando il palato con un ‘mix di frittini’ composto da pittole normali e alla pizzaiola, panzerotti, polpette e crocchette di patate. Non era, però, il solito piatto che si trova in qualsiasi posto e dal gusto indifferente perché creato con prodotti surgelati. Quegli stuzzichini, infatti, venivano preparati manualmente dalla mamma dell’oste e gli ricordavano parecchio quelli che gustava a casa. Come al solito le quantità rispecchiavano gli abbondanti parametri salentini che nulla hanno a che vedere con quelli canonici. Perché se in qualsiasi posto in giro per il mondo chiedi una porzione per due persone non ti aspetti una pirofila per dieci. panzerottiI due erano buone forchette che non si facevano facilmente spaventare e mangiarono con gusto e soddisfazione. Altri, forse, si sarebbero saziati con quello ma loro avevano ancora molta strada da percorrere prima di giungere a fine pasto. Seguirono altri (presunti) antipasti come melanzane alla parmigiana, involtini di melanzane, bruschette, frittata di zucchini, focaccia ripiena di cime di rapa e torta salata alla pizzaiola. Avrebbero volentieri detto basta, ma il ristoratore ci teneva a fare bella figura e non se la sentirono di contrariarlo. Il Primitivo andava giù leggiadramente grazie all’ottima compagnia di quei piatti con i quali si sposava in maniera impeccabile e con lui montavano i sensi di colpa per le eccessive calorie che avrebbero richiesto qualche allenamento suppletivo.
«Come sta andando?» si sincerò il padrone del locale, un salentino molto giovane ma capace di fare il proprio lavoro, consapevole della retoricità della domanda. Chiunque, infatti, avrebbe potuto sincerarsi della situazione notando l’aura di soddisfazione che circondava i due commensali e che faceva bella mostra di sé sui loro volti quasi paonazzi per quanto mangiato e bevuto.
«Meglio di così non potrebbe andare. Come al solito sei sempre esagerato. Con il mix di antipasti siamo davvero a posto» provò a spiegargli il compaesano accarezzando l’enorme pancia piena, ben sapendo che il tentativo non avrebbe sortito alcun risultato se avesse avuto intenzione in quel modo di stoppare le successive portate.
«Non mi dire che sei già sazio e che non mi assaggi almeno le melanzane ripiene preparate con la ricetta di tua mamma e una bella porzione di polpette al sugo di pomodorini» gli disse con un tono che non ammetteva repliche. Il poliziotto, con gli occhi ormai fuori dalle orbite, scrutava i due salentini con la consapevolezza di chi sapeva che l’unico modo per sfuggire a quel tentativo di omicidio parmigiana_melanzane--400x300culinario sarebbe stato sparare ad entrambi sincerandosi di assestare il colpo di grazia. Ma siccome non era il caso di spargere sangue si lasciarono convincere a mangiare le portate successive che, manco a dirlo, si rivelarono enormi seppure di elevato gradimento tanta era la loro indiscutibile bontà. Finirono con l’immancabile pasticciotto alla crema accompagnato da una pallina di ottimo croccante alla nocciola.
Il cronista restò un po’ sorpreso da quell’apertura sulle indagini da parte di un uomo che non era abituato ai colpi di ottimismo e che non amava sbilanciarsi. Ne fu talmente colpito da pensare persino che quell’improvviso battito d’ali potesse essere un tentativo di accreditare la tesi accusatoria in mancanza di elementi certi. Perché alcune volte più della giustizia e dei giudici può il tribunale del popolo.
«Cosa ha fornito l’accelerazione alle indagini considerato che fino a qualche giorno fa andavate con i piedi di piombo?» gli chiese il cronista mentre sorseggiavano un bicchierino di limoncello per cercare di favorire la per niente facile digestione con la quale avrebbero dovuto fare i conti.
«Abbiamo tutti gli accertamenti che avevamo chiesto e che potevamo fare e nulla emerge allo stato che possa far pensare alla sua innocenza. Insomma, è stato di fatto l’ultimo a vedere la vittima. Il giorno del delitto è stato in quella casa, sulla bottiglia di latte di mandorla avvelenato ci sono le sue impronte ed era apparentemente l’unico che potesse desiderarne la morte» aggiunse l’investigatore.
«Qual è il movente?».
«La gelosia. È ormai evidente che La Pera non vedesse di buon occhio la piega che stava prendendo la relazione tra la moglie e la vittima e si è sbarazzato del rivale in amore».
«Aspetta un attimo, quando le avete appurate queste cose? Cosa avete in mano per supportare questa tesi?» chiese Saru molto sorpreso dalla piega che avevano preso gli eventi negli ultimi giorni. In parte aveva subodorato che qualcosa si stesse muovendo, dall’inizio della settimana stava cercando insistentemente di parlare con qualcuno della Mobile, ma nessuno si era fatto trovare.
«Pensi forse che perdiamo tempo a smacchiare i giaguari?» gli chiese sorridendo il primo dirigente.
«L’ultimo che ha usato quell’espressione infelice l’ha poi preso dritto dritto in quel posto» gli ricordò Saru riferendosi alla battuta del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, prima di perdere di fatto le elezioni che ne avevano comportato le dimissioni dalla carica.
menage«Dai nostri accertamenti è emerso che Anna Dolce non incontrava Masoni solo in compagnia del marito per fare sesso a tre. Con il consenso di lui lo vedeva anche da sola e tra loro era nata una relazione extraconiugale. La Pera era d’accordo perché non riuscendo a soddisfare la moglie come lei pretendeva aveva trovato in Masoni il complice ideale per un perfetto ménage à trois».
«Questo lo avevamo capito, ma due cose non mi sono chiare: di solito in questo tipo di relazioni il marito accetta che la moglie veda l’amante anche da sola. Anzi, spesso organizza pure le vacanze per lasciarli soli; se c’era accordo tra i due non vedo perché l’avvocato abbia ucciso il complice».
«Masoni e la Dolce stavano progettando di mettersi insieme e avrebbe lasciato il marito per stare con il playboy con il disappunto di La Pera che per tale ragione ha ucciso il complice ormai diventato rivale. A questo punto l’accordo era stato tradito e La Pera non aveva più il controllo della situazione. Inoltre, avrebbe visto distrutta l’immagine che aveva costruito intorno a sé e alla sua famiglia e per uno come lui sarebbe forse stato lo smacco più difficile da accettare» aggiunse l’investigatore.
«Una bomba se venisse confermato l’impianto accusatorio» sussurrò il cronista.
«Domani devi assolutamente sparare questa notizia magari eliminando qualche particolare dei tanti che ti ho raccontato per non creare danni all’ufficio nei rapporti con la Procura e al lavoro dei ragazzi».
«Cosa vi manca da chiedere il mio aiuto?» chiese furbescamente il cronista che nel frattempo si era fatto portare pure una bottiglia di liquore alla liquirizia preparato artigianalmente.
«Nulla, la mia è solo simpatia nei tuoi riguardi» disse l’interlocutore con una credibilità che se non rasentava lo zero gli andava parecchio vicina.
«Dai non fare il percalla e non fingere perché tanto lo sai che non funziona. Dimmelo giusto per capire, non certo per scrivere. Sbaglio o vi manca qualche tassello e un bell’articolo sul giornale può scatenare tante reazioni da far emergere ciò che manca o è ancora poco chiaro?».
«Ottima supposizione».
«Ma la moglie che dice?».
«Ci ha confermato questa versione».
«Quindi ha scaricato il marito?» chiese il giornalista.
«Beh, le ha ucciso l’uomo che la faceva sentire donna per cui vorrei vedere…».
«Posso stare tranquillo con i nomi e la storia? La Procura non aveva chiesto il silenzio stampa sull’identità dell’avvocato? Non voglio farmi rovinare per un articolo» si sincerò il cronista preoccupato perché non riusciva a comprendere appieno il gioco che qualcun altro stava facendo sulla sua testa.
«Tu, infatti, devi far capire più o meno tutto senza scrivere i nomi, fa parte del tuo lavoro, no? Altrimenti perché credi che avrei scelto te?».
«Se è per questo potevi anche scegliere un giornale più importante del mio».
«L’importanza di un giornale, come tu mi insegni, non dipende dalla tiratura, ma dal peso e da chi lo legge. E il tuo, ti assicuro, si trova sempre sulle scrivanie che contano».
«Non riesco davvero a capire cosa stia accadendo, ma voglio fidarmi e darti una mano» gli disse il cronista che per stare sul sicuro aveva iniziato a registrare la conversazione. L’app registratore che aveva sullo smartphone, che tante volte aveva utilizzato, si rivelò molto utile allo scopo. Siccome in uno scontro tra poteri ci rimette sempre l’anello debole, se qualcosa fosse andata per il verso storto, il possibile capro espiatorio in quel frangente sarebbe stato proprio lui. Pertanto prendere qualche precauzione non gli parve un peccato.
«Fai solo bene e vedrai che non te ne pentirai» si raccomandò il bergamasco al secondo bicchierino di liquore alla liquirizia che dimostrava di gradire.

 

Cesario Picca

Storia ed evoluzione della Cheesecake: 8 modi diversi per cucinarla. Scopriamoli tutti…

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Top viev. Delicious Homemade creamy mascarpone New York Cheesecake with berries on dark wooden table. Close up.Conosciuta come una moderna specialità inglese, la Cheesecake è, in realtà, una torta che si confeziona sin dai tempi degli antichi greci. Può essere cotta o cruda, ma è sempre costituita da una base solida realizzata con biscotti sbriciolati, pan di Spagna o pasta dolce e un alto strato di formaggio addolcito con vari ingredienti. Solitamente il dessert è completato da una copertura golosa a base di frutta fresca, secca o cioccolato.L’idea di abbinare il formaggio a qualcosa di dolce non è, quindi, proprio una novità; ma è sicuramente interessante scoprire come questo dessert si sia evoluto lungo la storia e in quanti modi diversi è possibile realizzarlo oggi. Per farlo partiremo per un viaggio culinario che ha inizio proprio dove tutto è cominciato, in Grecia, fino a scoprire la ricetta più diffusa oggi che è possibile personalizzare e arricchire con qualsiasi ingrediente e questa pagina dedicata alle cheesecake della Galbani ne è un esempio esaustivo.

LO STILE GRECO
Il successo di questo dolce è forse dovuto anche alla sua semplicità. Gli ingredienti necessari sono solitamente pochi è facili da reperire. Fra tutti, il formaggio svolge ovviamente un ruolo fondamentale. Da questo dipende il gusto, la consistenza e la freschezza del dessert, ma anche la sua unicità. Ogni nazione predilige, infatti, utilizzare un formaggio diverso, tipico solo del proprio territorio.
In Grecia, ad esempio, il formaggio utilizzato è il mizithra. Prodotto principalmente nell’isola di Creta, è spesso consumato come dessert, ma anche come formaggio da tavola grattugiato sulla pasta o a cubetti nell’insalata.

Slice of cheesecake with liquorice saucerosanna-marziale1LO STILE ITALIANO
In Italia i formaggi utilizzati per la cheesecake sono prevalentemente la ricotta, il mascarpone e il Philadelphia – il più famoso fra i formaggi spalmabili. La ricotta utilizzata può essere quella di latte vaccino, di capra o pecora, ed è sempre addolcita con zucchero, miele o marmellata. Le più famose (e insospettabili) cheesecake italiane sono la pastiera napoletana e la cassata siciliana. Questi dessert sono, infatti, prevalentemente a base di ricotta.
A questi grandi classici della tradizione si è aggiunta di recente la mozzarellacake, una cheesecake ideata dalla chef Rosanna Marziale la quale prevede l’utilizzo della mozzarella di bufala.

 

kaesekuchen-rezepte-uebersichtSTILE TEDESCO
In Germania il formaggio utilizzato per questo dessert è il famoso quark, un alimento dalla consistenza molto simile a quella della ricotta. Tanto che, in passato, il termine italiano “ricotta” veniva tradotto direttamente con la parola quark. Attualmente, invece, l’affermazione del made in Italy all’estero ha fatto sì che i due prodotti siano perfettamente distinti. Con questo formaggio e una base di pasta frolla si realizza il Käsekuchen.

STILE UNGHERESE
Molto patriottica la cheesecake ungherese, realizzata con formaggio morbido ungherese, panna da cucina e miele ungherese. Il tutto viene raccolto in una base addizionata con il muesli e si chiama Sajttorta.

marshmellowSTILE INGLESE
Se in Francia il formaggio usato è tassativamente il Neufchâtel, in Inghilterra la scelta ricade su una generica crema a base di formaggio fresco, panna e zucchero. A questo composto può essere aggiunto del caffè, del tè, del cioccolato, dei liquori dolci e anche dei marshmellow. La copertura più tipica è quella a base di frutta, come i frutti di bosco, le pesche, i limoni e le ciliegie.

STILE SVEDESE
Saliamo agli estremi dell’Europa per scoprire le caratteristiche della cheesecake svedese. Chiamata ostkaka, si scosta dei dessert tradizionali in quanto non stratificata e prodotta aggiungendo al ripieno il caglio del latte. Questa cheesecake, inoltre, si serve calda, accompagnata da marmellata, panna o gelato. Quest’ultimo è perfetto per creare un piacevole contrasto goloso!

japaneseSTILE GIAPPONESE
Saltiamo attraverso le nazioni per parlare della torta più social del momento, la cheesecake giapponese. Questo dessert è, infatti, recentemente apparso nel mondo dei social network catturando l’attenzione di tutti con il suo nome sicuramente a effetto: japanese cotton cheesecake. Soffice come il cotone quindi? Sembra impossibile, ma è davvero così! Provare per credere. In questo caso l’ingrediente che differenzia la preparazione dalle altre non tanto è il formaggio, ma l’amido di mais presente fra gli ingredienti.

new-york-cheeseSTILE AMERICANO
Infine, attraversiamo un oceano per approdare negli Stati Uniti e parlare della cheesecake così come siamo abituati a vederla.
Considerata la vastità della nazione, grande è anche il numero di varianti possibili di questo dessert. Da costa a costa, troviamo, infatti, molteplici formaggi impiegati nella preparazione e svariati tipi di aggiunte al ripieno (dalla panna acida, al formaggio piccante). Ma la più famosa cheesecake di tutte è senza dubbio quella newyorkese. Crema di latte, uova e tuorli conferiscono alla torta una consistenza liscia e compatta; mentre le creme e la frutta costituiscono la guarnizione perfetta. Ecco la ricetta completa di questa sfiziosa cheesecake che, oltretutto, è anche molto semplice da realizzare.

ny_cheesecakePER LA BASE
150 g di biscotti Digestive
80 g di burro
2 cucchiai di zucchero di canna

PER LA CREMA
600 g di formaggio spalmabile
2 uova + 1 tuorlo
20 g di maizena
100 ml di panna liquida
100 g di zucchero
il succo di 1/2 limone
1 baccello di vaniglia

PER LA COPERTURA
2 cucchiai di zucchero a velo
1 baccello di vaniglia
200 ml di panna acida

base-cheesePer la realizzazione della New York cheesecake, tritare finemente i biscotti assieme allo zucchero di canna. Aggiungere il burro fuso e utilizzare il composto così ottenuto per foderare una tortiera rivestita di carta forno. Lasciar compattare in frigo per 1 ora.
In una ciotola versare le uova intere e il tuorlo. Aggiungere lo zucchero e lavorare il tutto a crema. Aggiungere anche i semi di vaniglia e il formaggio spalmabile. Infine, aggiungere la maizena, il succo di limone e la panna liquida. Mescolare con cura.
Versare la crema così ottenuta nella tortiera con base di biscotti e cuocere il tutto a 180° per 30 minuti e a 160° per altri 30 minuti. A cottura ultimata, lascia raffreddare la cheesecake.
Per la crema di copertura, mescolare la panna acida con lo zucchero a velo e i semi di vaniglia. Spalmare questo composto sopra la torta e farlo glassare in forno a 180° per soli 5 minuti.
Dopo la cottura, lasciar raffreddare completamente la torta e guarnirla con frutti di bosco o altra frutta a piacere.

Carbonara con Tartufo nero di Norcia

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carbonara-magistaIngredienti per 4 persone:

400 gr. di Spaghetti di grano duro

150 gr. di guanciale romano

80 gr. di pecorino romano grattugiato

tre tuorli e un uovo intero

20 gr.  di tartufo nero di Norcia

Sale e pepe q.b.

Procedimento:

Mettete in una pentola abbondante acqua salata e non appena ha raggiunto l’ebollizione buttate gli spaghetti. Nel frattempo tagliate a listerelle il guanciale e mettetelo a rosolare con un po’ di olio evo a fiamma bassa, aspettando che “sudi”. Fate attenzione a che non bruci, anche se deve diventare croccante. Quindi in una coppa di vetro mettete i tre tuorli d’uovo e un uovo intero, insieme a due cucchiai di pecorino e un po’ di tartufo. Sbattete il tutto diluendo con qualche cucchiaio di acqua di cottura fino a ottenere una bella crema. Scolate la pasta conservando un po di acqua di cottura e ultimate la cottura nella padella del guanciale aggiungendo se occorre un po’ di acqua e a fiamma molto bassa. Lasciate andare per tre minuti, quindi  spegnete il fuoco e aggiungete le uova che avete precedentemente preparato. Amalgamate bene il tutto ed aggiungete  una buona macinata di pepe nero .Impiattate con una spruzzata di pecorino e altro tartufo a scaglie, e buon appetito.

Massimo Vito Magistà

“Norma incontra Amatriciana”. Al Comune di Catania presente il Consorzio Tutela Arancia Rossa IGP

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pasta_alla_norma_2563876877Il Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP sarà presente alla manifestazione di beneficenza, che si terrà mercoledì 26 ottobre, a Palazzo della Cultura di Catania dalle ore 10 e fino alle ore 15, offrendo delle spremute e dell’amaro, prodotti trasformati e gentilmente omaggiati da aziende socie dell’ente, in quanto il frutto fresco sarà fruibile all’incirca da dicembre a giugno.

amatriciana pastaNorma incontra Amatriciana è la manifestazione di beneficenza promossa dall’ istituto Karol Wojtyla e dal liceo Classico, Linguistico e Coreutico Ruggero Settimo di Caltanissetta, con il patrocinio del Comune di Catania e la collaborazione dell’Assessorato alla Scuola retto da Valentina Scialfa, che ne ha condiviso le finalità. L’iniziativa intende raccogliere fondi per la ricostruzione delle scuole del Comune di Amatrice.

arancePer l’occasione verrà organizzata alle ore 10 una colazione con l’arancia rossa siciliana spiegando l’importanza degli antociani, di cui è ricca, e che è fruibile tutto l’anno grazie a prodotti composti, elaborati e trasformati. Alle ore 12, saranno proposte le degustazioni della pasta alla Norma e di quella all’Amatriciana.

I due momenti culinari saranno curati dall’ unione regionale Cuochi Siciliani, dal Dipartimento Solidarietà Emergenze (DSE) della federazione Italiana Cuochi della Sicilia, dagli insegnanti e dagli studenti dell’ IPSSEOA Karol Wojtyla di Catania e dal Consorzio di tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP.

arance_20La mattinata sarà arricchita dalle performance, alle ore 10.15 degli sbandieratori di Motta Sant’Anastasia, Associazione Casa Normanna del Rione Vecchia Matrice e, alle ore 10.30, da coreografie di danza, su un quadro tratto da Cavalleria Rusticana a cura dell’istituto Coreutico Ruggero Settimo di Caltanissetta.

Alle ore 11,00 l’ etoile internazionale Luciana Savignano presenterà il libro “L’eleganza interiore”  scritto da Emanuele Burrafato, sulla sua vita di danzatrice.
All’iniziativa, aperta alla cittadinanza, parteciperanno gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado.

Gennaro Battiloro: ” Il segreto di una buona pizza è saper fare la pizza”. L’intervista.

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battiloro-cannavacciuoloGennaro Battiloro, pizzaiolo doc nativo di quel di Torre del Greco ma che lavora in Versilia: arriva un riconoscimento importante alla carriera. Ce ne parla?

Riconoscimento importantissimo, un sogno per me che ho sempre lavorato e creduto nei sogni !
Trovarmi li sulla guida de L’Espresso insieme a Cannavacciuolo è quanto di più bello possa esistere!
Tra l’altro questo è il secondo anno anche per i 3 Spicchi Gambero Rosso, che è il massimo riconoscimento per la pizza napoletana.

battiloro1La pizza è la preparazione gastronomica italiana più diffusa nel mondo: è quindi una forma d’arte. Quali sono i segreti più preziosi di una buona pizza?

Conoscenza e cultura sono ciò che differenziano l’eccellenza dalla mediocrità.
Ovviamente alla base c’è la passione ..tutti fattori che ci portano a scegliere poi la miglior farina, il san Marzano ecc. Io dico che non ci sono segreti ma, appunto voglia di conoscersi, misurarsi, mettersi in gioco. Comunque una buona lievitazione con tempi in base alla farina usata e il gioco è fatto.

battiloro2Quale è la “vera” pizza?

Penso che la vera pizza sia quella che identifichi l’identità del pizzaiolo, ognuna è diversa dall’ altra. Rimanendo tradizionali invece, per me Margherita e Marinara sono il banco di prova

Il mondo fuori dall’ Italia mette sulla pizza ananas e mais: lei come si sente dinnanzi a questo snaturamento della “sua” pizza?

Ogni mondo è cultura, sono liberissimi di farlo.. Io penso che nella tradizione ci sia l’innovazione ..anche se non griderei allo scandalo visto che oggi sulla pizza si mettono mela, pera ecc..quindi tutto può essere accessibile se fatto con criterio, garbo ed eleganza.

battiloro-fichi-baccala-peperoniLa Campania e la Sicilia da sempre si contendono il primato su chi delle due faccia le pizze migliori. Ma oggi pare acclarato che sia la Campania.. Lei cosa dice?

Che la pizza buona si fa in tutto il mondo e ovunque può essere buona, basta saperla fare.

battiloro3Ogni maestro pizzaiolo ha il suo segreto, e quindi non le chiederò il suo: ma, ad esempio, quanto conta l’acqua nella realizzazione di un’ottima pizza?

Noi usiamo l’acqua comunemente potabile .. Quindi dobbiamo attenerci alla durezza che ogni zona può avere, ovvio se c’è un addolcitore in caso di acqua molto dura è meglio. L’unico segreto/non segreto è uno: saper fare la pizza.

Quali sono le tipologie più bizzarre di pizze che lei realizza?

Ah tante, dalla clorofilla di prezzemolo, al’l asparago di mare, alla crema d’aglio, al pomodorino giallo, a quella col tarallo, ecc..una marea. Direi tutte  ( e ride, nda)


battiloro
Quale è il giusto costo di un’ottima pizza Margherita?

Mah,  con prodotti d’Eccellenza quali farine macinate a pietra, pomodori san Marzano DOP e bufala DOP direi dai 7.00 €

battiloro-slide2Lei è per la pizza semplice o per quella molto elaborata?

Sono per la pizza che abbia un’ identità, qualcosa da raccontare, una filosofia dietro, quindi può essere semplice o elaborata ma dev’ essere concettuale.

battiloro-slideE la sua pizza preferita? Quella che lei mangia più volentieri?

Dipende dallo stato d’animo.. E da dove mi trovo : a volte esco  volentieri dai canoni di Margherita e Marinara.

 

Alessandra Verzera

 

NB: le foto in questo articolo sono cortesia di Gennaro Battiloro e sono di esclusiva proprietà dello stesso. Ogni uso non autorizzato è pertanto severamente vietato.

Cucina d’autore. Il “Bacio Pantesco” rivisitato di Vito Poma

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bacio-pantescoQuando la tradizione incontra l’innovazione può arrivare sul piatto anche un  Bacio pantesco salato rivisitato , al nero di seppia con ricotta al gambero rosso su crema di zucca gialla e polvere di pomodoro secco.

Vediamo cos’è e come realizzarlo.

Ingredienti: 

125 g latte
* 125 g birra
* 250 g farina
* 1 uovo intero
* 500 g ricotta
* N 10 gamberi rosso di mazzara
* Nero di seppia 20 gr
-zucca 600gr
– mezza cipolla rossa

 

Preparazione

Per la crema di zucca:

Tagliate a fette la zucca ed eliminate sia la buccia esterna che i semi interni; a questo punto dovrete ricavare 450 gr di polpa, quindi tagliatela a cubetti .Mondate la cipolla, tritatela finemente quindi trasferitela in un tegame con l’olio e lasciatela imbiondire a fuoco dolce .Una volta che la cipolla avrà cambiato colore unite anche la zucca e le patate . Aggiungete anche una parte del brodo fino a coprire tutte le verdure , il resto verrà aggiunto successivamente.Aggiustate di sale e di pepe e Lasciate cuocere a fuoco dolce per 25-30 minuti .Una volta che le verdure saranno cotte, spegnete il fuoco e frullate il tutto con un mixer ad immersione .

Esecuzione :

Per prima cosa preparate la farcitura che dovrà riposare in frigo un’oretta prima di essere utilizzata ,quindi mescolate la ricotta incorporate i gamberi rossi sbollentati e tritati precedentemente e aggiungete infine la scorza di mezzo limone . Lavorate bene fino ad ottenere una crema morbidissima; successivamente aggiungete un pizzico di sale e pepe e un filo d’ olio extravergine e lasciate riposare in frigo almeno un’oretta, il tempo che gli aromi si miscelino per benino. Preparate la pastella per le “bucce”sbattendo tra loro: farina, latte, birra, uovo e il nero di seppia. Mettete sul fuoco una padella con abbondante olio per friggere, quando l’olio sarà caldo immergete lo stampo a fiore che dovrà scaldarsi. Quando anche lo stampo sarà caldo, rimuovetelo dall’olio, intingetelo nella pastella (facendo attenzione a non immergerlo completamente altrimenti non riuscirete a formare le “bucce” in modo semplice, anzi) ed intingetelo nell’olio bollente per qualche istante, muovendolo delicatamente finchè la SCORZA non si staccherà da sola dallo stampo. Fate dorare ancora per qualche secondo, scolate e mettete su un piatto con carta assorbente. Quando avrete finito di fare le SCORZE (in numero pari!) e saranno a temperatura ambiente, potrete iniziare a farcirle con la ricotta preparata in precedenza.
Vi consiglio di farcire i “baci”  al momento. Le scorze  potete conservarle in una scatola di latta al riparo dalla loro peggior nemica: l’umidità!! Così potrete gustarle in un secondo momento senza che abbiano perso la loro fragranza e leggerezza.
Composizione del piatto:
Spatolate la zucca sul fondo del piatto ,iniziate a farcire le scorze con la ricotta preparata in precedenza e adagiatela sopra la salsa aggiungendo la polvere di pomodoro secco. Il piatto è pronto per essere servito.

Vito Poma – Chef –