“Con il mix di antipasti siamo davvero a posto”

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vino-versato-rosso«Abbiamo ormai pochi dubbi sulla colpevolezza di La Pera» gli spiegò il capo della squadra mobile in un momento di incredibile disponibilità. Probabilmente era stata favorita dall’ottima cena e dal giusto vino che gli aveva offerto grazie alla complicità di un ristoratore amico. Perché Saru sapeva che a tavola si trova sempre un punto di incontro e non era la prima volta che la teoria si dimostrava valida e vincente. Quella sera, poi, aveva organizzato il tutto nel modo migliore possibile portando un bergamasco in un ristorante salentino.

Stavolta la location non sono le Isole Tremiti, bensì Bologna. Il giallo da cui è tratto questo passaggio culinario non è Tremiti di paura bensì Gioco mortale – delitto nel mondo della trasgressione, secondo episodio della saga. Il cronista salentino Rosario Saru Santacroce segue le indagini per fare luce su un omicidio avvenuto nel mondo della licenziosità, della lussuria, degli scambi di coppia, dei privé, delle gang bang e via discorrendo. Al centro del romanzo c’è un ricco libertino, un avvocato gaudente e due donne apparentemente miti e sottomesse. In mezzo, come al solito, c’è Saru che svela tutti i retroscena di una realtà che il pensiero unico massificato, voyeur e pruriginoso, definisce corrotto, perverso e malato. E se trasgredire vuol dire anche morire, si tratta comunque di un mondo che è solo l’immagine riflessa di ciò che siamo e di ciò che probabilmente sogniamo ma senza avere il coraggio di viverlo per davvero. Perché, come spiega Saru, parafrasando Jung, la libido non è solo una pulsione sessuale come la definiva Freud, ma una forma di energia psichica che costituisce per l’uomo una spinta vitale che va al di là dell’ambito esclusivamente sessuale acquistando il valore di una vera e propria trasformazione spirituale.

pittuleAvevano cominciato con un antipasto tipico della terra baciata dai due mari deliziando il palato con un ‘mix di frittini’ composto da pittole normali e alla pizzaiola, panzerotti, polpette e crocchette di patate. Non era, però, il solito piatto che si trova in qualsiasi posto e dal gusto indifferente perché creato con prodotti surgelati. Quegli stuzzichini, infatti, venivano preparati manualmente dalla mamma dell’oste e gli ricordavano parecchio quelli che gustava a casa. Come al solito le quantità rispecchiavano gli abbondanti parametri salentini che nulla hanno a che vedere con quelli canonici. Perché se in qualsiasi posto in giro per il mondo chiedi una porzione per due persone non ti aspetti una pirofila per dieci. panzerottiI due erano buone forchette che non si facevano facilmente spaventare e mangiarono con gusto e soddisfazione. Altri, forse, si sarebbero saziati con quello ma loro avevano ancora molta strada da percorrere prima di giungere a fine pasto. Seguirono altri (presunti) antipasti come melanzane alla parmigiana, involtini di melanzane, bruschette, frittata di zucchini, focaccia ripiena di cime di rapa e torta salata alla pizzaiola. Avrebbero volentieri detto basta, ma il ristoratore ci teneva a fare bella figura e non se la sentirono di contrariarlo. Il Primitivo andava giù leggiadramente grazie all’ottima compagnia di quei piatti con i quali si sposava in maniera impeccabile e con lui montavano i sensi di colpa per le eccessive calorie che avrebbero richiesto qualche allenamento suppletivo.
«Come sta andando?» si sincerò il padrone del locale, un salentino molto giovane ma capace di fare il proprio lavoro, consapevole della retoricità della domanda. Chiunque, infatti, avrebbe potuto sincerarsi della situazione notando l’aura di soddisfazione che circondava i due commensali e che faceva bella mostra di sé sui loro volti quasi paonazzi per quanto mangiato e bevuto.
«Meglio di così non potrebbe andare. Come al solito sei sempre esagerato. Con il mix di antipasti siamo davvero a posto» provò a spiegargli il compaesano accarezzando l’enorme pancia piena, ben sapendo che il tentativo non avrebbe sortito alcun risultato se avesse avuto intenzione in quel modo di stoppare le successive portate.
«Non mi dire che sei già sazio e che non mi assaggi almeno le melanzane ripiene preparate con la ricetta di tua mamma e una bella porzione di polpette al sugo di pomodorini» gli disse con un tono che non ammetteva repliche. Il poliziotto, con gli occhi ormai fuori dalle orbite, scrutava i due salentini con la consapevolezza di chi sapeva che l’unico modo per sfuggire a quel tentativo di omicidio parmigiana_melanzane--400x300culinario sarebbe stato sparare ad entrambi sincerandosi di assestare il colpo di grazia. Ma siccome non era il caso di spargere sangue si lasciarono convincere a mangiare le portate successive che, manco a dirlo, si rivelarono enormi seppure di elevato gradimento tanta era la loro indiscutibile bontà. Finirono con l’immancabile pasticciotto alla crema accompagnato da una pallina di ottimo croccante alla nocciola.
Il cronista restò un po’ sorpreso da quell’apertura sulle indagini da parte di un uomo che non era abituato ai colpi di ottimismo e che non amava sbilanciarsi. Ne fu talmente colpito da pensare persino che quell’improvviso battito d’ali potesse essere un tentativo di accreditare la tesi accusatoria in mancanza di elementi certi. Perché alcune volte più della giustizia e dei giudici può il tribunale del popolo.
«Cosa ha fornito l’accelerazione alle indagini considerato che fino a qualche giorno fa andavate con i piedi di piombo?» gli chiese il cronista mentre sorseggiavano un bicchierino di limoncello per cercare di favorire la per niente facile digestione con la quale avrebbero dovuto fare i conti.
«Abbiamo tutti gli accertamenti che avevamo chiesto e che potevamo fare e nulla emerge allo stato che possa far pensare alla sua innocenza. Insomma, è stato di fatto l’ultimo a vedere la vittima. Il giorno del delitto è stato in quella casa, sulla bottiglia di latte di mandorla avvelenato ci sono le sue impronte ed era apparentemente l’unico che potesse desiderarne la morte» aggiunse l’investigatore.
«Qual è il movente?».
«La gelosia. È ormai evidente che La Pera non vedesse di buon occhio la piega che stava prendendo la relazione tra la moglie e la vittima e si è sbarazzato del rivale in amore».
«Aspetta un attimo, quando le avete appurate queste cose? Cosa avete in mano per supportare questa tesi?» chiese Saru molto sorpreso dalla piega che avevano preso gli eventi negli ultimi giorni. In parte aveva subodorato che qualcosa si stesse muovendo, dall’inizio della settimana stava cercando insistentemente di parlare con qualcuno della Mobile, ma nessuno si era fatto trovare.
«Pensi forse che perdiamo tempo a smacchiare i giaguari?» gli chiese sorridendo il primo dirigente.
«L’ultimo che ha usato quell’espressione infelice l’ha poi preso dritto dritto in quel posto» gli ricordò Saru riferendosi alla battuta del segretario del Pd, Pierluigi Bersani, prima di perdere di fatto le elezioni che ne avevano comportato le dimissioni dalla carica.
menage«Dai nostri accertamenti è emerso che Anna Dolce non incontrava Masoni solo in compagnia del marito per fare sesso a tre. Con il consenso di lui lo vedeva anche da sola e tra loro era nata una relazione extraconiugale. La Pera era d’accordo perché non riuscendo a soddisfare la moglie come lei pretendeva aveva trovato in Masoni il complice ideale per un perfetto ménage à trois».
«Questo lo avevamo capito, ma due cose non mi sono chiare: di solito in questo tipo di relazioni il marito accetta che la moglie veda l’amante anche da sola. Anzi, spesso organizza pure le vacanze per lasciarli soli; se c’era accordo tra i due non vedo perché l’avvocato abbia ucciso il complice».
«Masoni e la Dolce stavano progettando di mettersi insieme e avrebbe lasciato il marito per stare con il playboy con il disappunto di La Pera che per tale ragione ha ucciso il complice ormai diventato rivale. A questo punto l’accordo era stato tradito e La Pera non aveva più il controllo della situazione. Inoltre, avrebbe visto distrutta l’immagine che aveva costruito intorno a sé e alla sua famiglia e per uno come lui sarebbe forse stato lo smacco più difficile da accettare» aggiunse l’investigatore.
«Una bomba se venisse confermato l’impianto accusatorio» sussurrò il cronista.
«Domani devi assolutamente sparare questa notizia magari eliminando qualche particolare dei tanti che ti ho raccontato per non creare danni all’ufficio nei rapporti con la Procura e al lavoro dei ragazzi».
«Cosa vi manca da chiedere il mio aiuto?» chiese furbescamente il cronista che nel frattempo si era fatto portare pure una bottiglia di liquore alla liquirizia preparato artigianalmente.
«Nulla, la mia è solo simpatia nei tuoi riguardi» disse l’interlocutore con una credibilità che se non rasentava lo zero gli andava parecchio vicina.
«Dai non fare il percalla e non fingere perché tanto lo sai che non funziona. Dimmelo giusto per capire, non certo per scrivere. Sbaglio o vi manca qualche tassello e un bell’articolo sul giornale può scatenare tante reazioni da far emergere ciò che manca o è ancora poco chiaro?».
«Ottima supposizione».
«Ma la moglie che dice?».
«Ci ha confermato questa versione».
«Quindi ha scaricato il marito?» chiese il giornalista.
«Beh, le ha ucciso l’uomo che la faceva sentire donna per cui vorrei vedere…».
«Posso stare tranquillo con i nomi e la storia? La Procura non aveva chiesto il silenzio stampa sull’identità dell’avvocato? Non voglio farmi rovinare per un articolo» si sincerò il cronista preoccupato perché non riusciva a comprendere appieno il gioco che qualcun altro stava facendo sulla sua testa.
«Tu, infatti, devi far capire più o meno tutto senza scrivere i nomi, fa parte del tuo lavoro, no? Altrimenti perché credi che avrei scelto te?».
«Se è per questo potevi anche scegliere un giornale più importante del mio».
«L’importanza di un giornale, come tu mi insegni, non dipende dalla tiratura, ma dal peso e da chi lo legge. E il tuo, ti assicuro, si trova sempre sulle scrivanie che contano».
«Non riesco davvero a capire cosa stia accadendo, ma voglio fidarmi e darti una mano» gli disse il cronista che per stare sul sicuro aveva iniziato a registrare la conversazione. L’app registratore che aveva sullo smartphone, che tante volte aveva utilizzato, si rivelò molto utile allo scopo. Siccome in uno scontro tra poteri ci rimette sempre l’anello debole, se qualcosa fosse andata per il verso storto, il possibile capro espiatorio in quel frangente sarebbe stato proprio lui. Pertanto prendere qualche precauzione non gli parve un peccato.
«Fai solo bene e vedrai che non te ne pentirai» si raccomandò il bergamasco al secondo bicchierino di liquore alla liquirizia che dimostrava di gradire.

 

Cesario Picca

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