” A dire il vero noi abbiamo una cuoca, e anche molto rigida”…

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picca-rett-2Sul terrazzino insieme ai pochi clienti c’era anche un gatto persiano che pareva apprezzare parecchio la cucina di Michelina probabilmente molto generosa con lui, ma come un grande ruffiano non mancava di strusciarsi alle gambe degli sconosciuti per ricevere un extra. Per cominciare Rosario aveva chiesto una impepata di cozze di cui era goloso, mentre la sua compagna un piatto di Palamito, un pesce molto gustoso, usato soprattutto da antipasto e condito con olio, aceto, capperi e prezzemolo. Erano le dieci quando si erano seduti e avevano poco più di un’ora per cenare prima di prendere l’ultimo pseudo traghetto della giornata che li avrebbe riportati indietro.
Le cozze e il Palamito, con il delicato rumore del mare sullo sfondo, si mostrarono come un ottimo biglietto da visita e tutto faceva pensare che il risotto di mare, chiesto da entrambi, sarebbe stato il giusto coronamento della cena. Come al suo solito Saru si era raccomandato con la giovane cameriera, chiedendole di insistere con il cuoco per una porzione abbondante. La ragazza, pugliese come lui, mostrò con un sorriso di aver capito.
«A dire il vero noi abbiamo una cuoca, e anche molto rigida, ma glielo farò presente ugualmente» gli disse recandosi subito verso la cucina dopo essersi segnata l’ordinazione. risotto_alla_marinaraSaru ne aveva apprezzato l’inaspettata spigliatezza, che contrastava con la sua evidente sbiadita personalità, e si preparava a gustare una bella portata di riso, un alimento di cui era sempre stato molto goloso. Purtroppo, con suo grande rammarico, era stato costretto a ricredersi praticamente subito di fronte a una minuscola porzione, neanche ben guarnita, in cui l’attesa di una vivace composizione con il rosso e saporito sugo di Puglia, i gamberetti sanguigni, le vongole veraci e il prezzemolo verde brillante, si era materializzata in un rosa smorto che gli aveva quasi spento l’appetito decretandone la morte definitiva al primo boccone. Per la delusione gli sorse la triste sensazione che la cuoca, per dispetto, gli avesse propinato un risotto di quelli già preparati e congelati. Un affronto se ci si trova a mangiare praticamente sul mare, dove da un momento all’altro un pesce potrebbe saltarti nel piatto direttamente dall’acqua e ancor più per uno come lui, sempre pronto a gustare la sua amata cucina pugliese.

Il cronista da strada non stacca (quasi) mai la spina e mette in conto che la serata, molto spesso, può finire diversamente da come l’aveva immaginata. Proprio come successe a Saru Santacroce quella sera di un luglio particolarmente caldo. Era agli sgoccioli delle ferie alle Isole Tremiti, la scelta del ristorante si era rivelata infelice e si trovò invischiato in un femminicidio. Una ricca signora bolognese, in vacanza come lui nelle Perle dell’Adriatico, era stata ammazzata e lui doveva seguire il caso. Ma, per non tediarvi ulteriormente, vi lascio proseguire con la lettura di questo racconto tratto dal giallo Tremiti di paura che potete trovare in formato ebook o nella versione cartacea.

Mentre a fatica tirava su la forchetta, riflettendo se fosse opportuno commentare con tono sarcastico la portata con la cameriera o recarsi direttamente in cucina per una piazzata alla cuoca, un urlo agghiacciante gli fece venire i brividi mandandogli di traverso il boccone. Per calmare la tosse bevve d’un fiato un bicchiere di acqua minerale, poi lanciò uno sguardo verso la fidanzata, asciugandosi le lacrime agli occhi per mettere a fuoco l’espressione interrogativa di lei. In pochi attimi si guardò intorno, incrociando gli occhi atterriti e sperduti degli altri commensali sulla terrazza e si alzò di scatto.
«Dove vai?» gli chiese Elisa spaventata.
«Vado a vedere cosa è successo» rispose Saru.
«Ma dove?».
«Non lo so, penso da quella parte, così mi è sembrato».
«Che ti importa? Non siamo mica a Bologna. Siamo in vacanza, non devi lavorare» provò a dirgli, ma le era bastato guardare i suoi occhi per percepire il suo cambiamento d’umore come se qualcosa dal profondo dell’animo si fosse impossessato di lui e nonostante fosse in vacanza gli avesse imposto di indossare i panni del cronista che va all’attacco di una notizia.maria-vittoria-morokovski In quel momento le venne in mente un episodio analogo che Saru le aveva raccontato mentre, stesi sul letto dopo aver fatto l’amore, le accarezzava la testa appoggiata sui suoi pettorali muscolosi e le parlava di quel lavoro come di una missione. Quella volta era a cena con un’altra fidanzata in un accogliente ristorante a due passi dalle Due Torri. Sempre fidanzate le chiamava lui, perché ogni volta si lasciava coinvolgere emotivamente e trascinare dall’idea di un eventuale legame a lunga durata.
Avevano appena consumato il primo ed erano in attesa del piatto successivo quando sentirono un boato proveniente da piazza Maggiore dove c’era un comizio del leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini. Qualcuno aveva fatto esplodere una bomba che per fortuna non causò danni. Prima di muoversi, fu sufficiente un giro veloce di telefonate per capire cosa era successo, poi lasciò di corsa il ristorante per buttarsi nel suo lavoro per il disappunto della commensale che non gradì l’essere mollata da sola e soprattutto cambiare il programma previsto per il resto della serata…
Si era allontanato solo dopo aver buttato giù un altro bicchiere d’acqua, più che per la sete era per levarsi dalla bocca il pessimo sapore di quel risotto smorto che gli avevano rifilato. Sentiva di dover andare da qualche parte, ma non conosceva la destinazione e si mise a correre facendosi guidare dall’istinto…
Mentre l’istinto lasciava il posto alla ragione, cominciava anche a pensare di essere stato troppo affrettato a gettarsi in una situazione sconosciuta, senza prima chiamare in aiuto qualcuno o avvertire la polizia. Adesso che si era infilato in quel vicolo cieco, senza neppure una torcia, percepì dentro di sé i brividi della paura e non sapeva più cosa fare. Cominciava a montare in lui la certezza di aver fatto una grossa cazzata, confermata dal fatto che nessuno dei commensali l’aveva seguito, né tantomeno qualche abitante incuriosito si era spinto a dare un’occhiata consapevole che questo sarebbe servito se non altro a dargli un poco di coraggio. Aveva il fiatone e siccome era abituato a fare footing almeno tre volte a settimana, ebbe la netta sensazione di essere in procinto di fare i conti con un attacco di panico, una sensazione che non aveva mai vissuto prima di quel momento. D’istinto cominciò a guardarsi intorno e soprattutto alle spalle. Nella zona archeologica regnava il silenzio e non si udiva neppure lo sgradevole ronzio di una zanzara…
Poteva udire il rumore del mare in lontananza, l’unico suono che lo circondava finché non cominciò a udire dei lamenti che diventavano sempre più forti. Avanzava verso quei suoni non ben distinti, spaventato senza vergogna dall’ignoto, ma allo stesso tempo animato da una forza che lo spingeva a proseguire per capire cosa fosse successo senza fargli venire il minimo dubbio di fermarsi o chiamare aiuto con il cellulare…
Aveva tanta paura, ma la curiosità di capire cosa stava accadendo era molto più forte. Proseguì per alcuni metri e nel voltarsi per guardarsi le spalle per l’ennesima volta inciampò finendo sopra una persona distesa per terra che indossava un paio di pantaloni bianchi. Era finito su una donna, l’unica certezza in quel momento favorita dalla morbidezza della pelle e dal seno.
Si appoggiò come poteva a terra, per non pesare su quel corpo disteso e quando si tirò su sentì di avere le mani umide e appiccicose e nello strofinarsele addosso per asciugarsele avvertì che anche i vestiti erano umidi in un paio di punti. Fu allora che avvertì l’odore dolciastro e stomachevole del sangue fresco e questa consapevolezza gli giunse come un pugno violento allo stomaco. Fece appena in tempo a girarsi dall’altra parte prima di vomitare il risotto mandato giù controvoglia. In quel momento ebbe come la certezza di essere al centro di un tragico evento…

Cesario Picca 

Credits:

Foto del risotto, puramente indicativa, è di ildelfino.it

 

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