Home Blog Pagina 3

Carnaroli allo zafferano con scampi, gel al latte di mandorla e salicornia

0

Carnaroli allo zafferano con scampi, gel al latte di mandorla e salicornia

Per il risotto :

120 gr di riso Carnaroli
30gr burro
1 busta di zafferano

Ingredienti per la bisque di scampi:

6 scampi di media dimensione
1 carota
un gambo di sedano
Mezza cipolla bianca
1 pomodoro ramato
Olio sale qb

Ingredienti per il gel di latte di mandorla :
300gr mandorle pelate
1,2l di latte
2gr xantana

Ingredienti per la salsa di salicornia :
40 gr di salicornia
70gr gr olio di semi

Per la preparazione della bisque di scampi:

Tritate le verdure, tagliate il pomodorino a metà e fate stufare nell’olio extravergine di oliva a fiamma bassa in una casseruola dai bordi alti per circa 3 minuti, unite le teste e i gusci dei crostacei e fate soffriggere. Sfumate con il vino bianco e cuocete per almeno 30 minuti, aggiungendo poca acqua calda per allungare

Per la preparazione del gel di latte di mandorla:

Mettere sul fuoco il latte e le mandorle pelate e portare a bollore,frullare grossolanamente e lasciando in infusione per una notte. Trascorso il tempo setacciare e frullatore il tutto aggiungendo la xantana e regolando di sale e pepe

Per la preparazione della salicornia:

Sbollentare la salicornia in acqua bollente non salata per un minuto circa e successivamente in acqua e ghiaccio. Con l’ aiuto di un frullatore a immersione aggiungete olio di semi ed emulsionate il tutto

Preparazione:

In una casseruola aggiungete il riso, fatelo tostare e aggiungete la bisque un mestolo alla volta. Verso metà cottura aggiungete lo zafferano, le code di scampi, la metà del latte di mandorla preparato in precedenza e continuate a mescolare fino a cottura ultimata.

Per ultimo togliere dal fuoco, mantecate con il burro e impiattate completando con uno scampo intero per dare volume al piatto e ultimate con gocce di salicornia e il gel di latte di mandorla a piacere.

Vito Poma

A Viterbo arriva il Mercato della Terra di Slow Food

0

Il Mercato della Terra di Slow Food di Viterbo e Tuscia, il 39esimo in Italia e sesto nel Lazio, inaugura domani,  domenica 18 ottobre. La mattinata, che comincia alle 9 e prosegue fino alle 13, sarà l’occasione per incontrare produttori e artigiani locali da cui scoprire tradizioni e prodotti locali. La sede è il Parco agricolo Agriland – Il Giardino di Filippo, in strada Ponte Sodo, a pochi minuti di distanza dal centro della città.

Al Mercato della Terra di Viterbo e Tuscia tante eccellenze gastronomiche locali
Il nuovo Mercato della Terra di Slow Food, promosso da Slow Food Viterbo e Tuscia in collaborazione con il Comune di Viterbo, avrà cadenza mensile e verrà organizzato ogni terza domenica del mese: sono già in calendario i prossimi appuntamenti, in programma il 15 novembre e il 20 dicembre 2020. Le attività del Mercato della Terra di Viterbo e Tuscia rientrano nel quadro di Terra Madre Salone del Gusto 2020, la più importante manifestazione dedicata al cibo buono, pulito e giusto e al futuro del pianeta, organizzata da Slow Food, che quest’anno propone in ricco calendario di eventi fisici e digitali in 160 Paesi del mondo. La piattaforma www.terramadresalonedelgusto.com è il luogo in cui consultare il programma e accedere ai contenuti online, tutti gratuiti.

«I protagonisti del Mercato della Terra sono i piccoli produttori e gli artigiani del cibo che vendono ciò che producono e trasformano, e che in questo modo possono garantire e raccontare in prima persona la qualità dei loro prodotti» spiega Alberto Valentini, fiduciario di Slow Food Viterbo e Tuscia. «Sui banchi del Mercato della Terra si trova cibo buono, pulito e giusto: i prodotti sono locali, freschi e stagionali, rispettano l’ambiente e il lavoro dei produttori e sono proposti a prezzi equi, per chi compra e per chi vende».
Il Mercato della Terra non sarà il primo momento di incontro firmato Slow Food a Viterbo: fin dal 2012, infatti, la città della Tuscia ospita Slow Food Village, il festival enogastronomico che in più serate tratti i temi che maggiormente stanno a cuore alla nostra associazione, quelli che ruotano attorno al “cibo buono, pulito e giusto”.Al Mercato della Terra di Viterbo e Tuscia tante eccellenze gastronomiche localiIl Mercato nasce proprio da quell’esperienza pluriennale e dalla volontà di offrire uno spazio che possa unire con maggiore frequenza, in più momenti nel corso dell’anno, produttori e consumatori attenti alla sostenibilità e alla qualità.

I visitatori avranno l’opportunità di conoscere i produttori che ne prendono parte e le loro eccellenze. Tra queste, la pasta fresca e secca di grano Senatore Cappelli e Verna, vini e conserve, i formaggi da pascolo, i legumi autoctoni, e poi ancora olio extravergine d’oliva, nocciole, castagne e ortofrutta di stagione. Inoltre, lungo il percorso, si potrà visitare l’orto biologico e conoscere gli animali che vivono nel parco: non soltanto cani e gatti, ma anche cavalli, pony, asini, maiali, capre, galline, papere, oche e pulcini.Testo alternativoNel corso della manifestazione sono in programma – compatibilmente con le norme di sicurezza per Covid-19 – laboratori del gusto, visite guidate, attività per bambini, show cooking, presentazioni di libri, mostre e seminari.
«I Mercati della Terra sono luoghi dove acquistare prodotti di alta qualità, ma anche spazi per costruire comunità, creare scambio e fare educazione» prosegue Alberto Valentini. «Ringrazio il sindaco di Viterbo, Giovanni Arena, gli assessori Alessia Mancini e Ludovica Salcini e l’azienda Agricola di Massimiliano Sensi e Chiara De Santis per aver contributo in modo determinante alla realizzazione di questo progetto così importante per valorizzare le nostre produzioni e favorire l’incontro con i consumatori».

 

Nei boschi di Pieve di Grappa, Treviso, un irresistibile profumo di funghi

0

Anche quest’anno il Giardino Vegetazionale Astego di Pieve del Grappa (Tv), gestito da Veneto Agricoltura, chiude la stagione con la consueta e attesissima “Mostra micologica“, in programma domenica 18 ottobre dalle ore 9:00 alle 12:00 e poi dalle 13:00 alle 18:00. L’unicità di questa interessante iniziativa è data dal fatto che l’esposizione dei funghi non avviene sui tradizionali e anonimi tavoli, come avviene in numerose mostre allestite un po’ ovunque in questo periodo, bensì “in natura“, ovvero in terrazzamenti che rappresentano diversi ambienti naturali.Velenosi, allucinogeni, commestibili se cotti: tutti i rischi per la salute  dei funghi. Assisi (Niguarda): «Anche troppi porcini possono far male»Ricordiamo che la struttura a terrazzamenti dell’Astego, che i visitatori possono percorrere senza difficoltà, rappresentano, per una parte, i diversi habitat dell’ambiente prealpino, e in particolare del Monte Grappa, dalla vetta fino alle pianure sottostanti. La “Mostra micologica” prevede dunque l’esposizione di una grande varietà di funghi, commestibili e non, inseriti nelle diverse tipologie di bosco presenti su queste montagne, e qui ben rappresentate nei terrazzamenti. Funghi, nei boschi bergamaschi è scattata la corsa ai porcini. Il Decalogo  di Coldiretti per una raccolta “sicura” - AraberaraI funghi esposti possono così essere apprezzati nel loro ambiente naturale, dall’abieteto fino al bosco planiziale, passando per i diversi habitat intermedi. Inoltre, l’aspetto divulgativo della Mostra si coniuga magistralmente con il fascino dei colori e dei profumi di questa stagione. I visitatori potranno ammirare almeno una cinquantina di specie fungine tipiche dell’ambiente montano: dai porcini ai vari tipi di lactarius e alle amanite, dalle russole alle mazze di tamburo fino ai più comuni chiodini.Funghi e sicurezza alimentare, la guida del Centro antiveleniIl Giardino Astego, per i più piccoli e non solo, propone poi le interessanti attrazioni costituite dal labirinto vegetale e dai percorsi sensoriali per sviluppare gli altri “sensi” quali il tatto, l’olfatto e l’equilibrio, rendendo la visita ancora più piacevole anche ai non “esperti” e adatta alle famiglie.La visita può essere guidata dal personale in servizio ed è gratuita.

Per Informazioni Tel: 0423/930226 o al 348/8228947

Tradita la promessa di matrimonio: “Il nuovo decreto celebra il funerale dell’intero comparto”

0

Il movimento spontaneo Italian Wedding Industry torna a urlare: “Un fallimento è per sempre, che il Governo centrale non ci lasci sprofondare nel baratro definitivamente”
Un nuovo Dpcm che pesa come un macigno sulla testa di un milione di occupati, di cui 700 mila solo stagionali, la cui unica fonte di sostentamento è il lavoro nel settore wedding ed eventi. Un insieme di norme ancora più restrittive, quello firmato martedì 13 ottobre dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, che, senza l’adozione immediata delle dovute misure preventive, sta già segnando, ora dopo ora, il tragico destino dell’intero comparto wedding nazionale, quasi polverizzato del tutto.
È con queste parole che, unanime, il movimento spontaneo, Italian Wedding Industry, partito dalla Sicilia e divenuto poi nazionale, con la promozione di Barbara Mirabella esperta del settore wedding e grandi eventi e degli imprenditori Umberto Sciacca e Luca Damiani, torna a farsi sentire, deciso più che mai a salvare le sorti di un settore che, dopo aver perso 10 miliardi di fatturato diretto, sta per “dire addio”, definitivamente, alla leadership mondiale che aveva guadagnato negli ultimi 25 anni.Gli sposi rifiutano il regalo di 130 euro nella lista nozze: "Vogliamo di più"Stime alla mano, nel 2020 in Italia, erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri, con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi, che si dovevano dividere tra 7,3 miliardi circa per i matrimoni italiani e 2,7 miliardi per i matrimoni stranieri. A tal proposito, non servono ragionamenti matematici, per rendersi conto del livello di allarme da parte di chi, dopo la quarantena per il Coronavirus, stava provando a rialzarsi, ma che non dispone degli strumenti necessari per affrontare un’ulteriore crisi economica, determinata dall’osservazione delle nuove regole dettate dal Governo.Nozze annullate per Covid? Ecco come recuperare la caparraUn fallimento è per sempre – dichiara Barbara Mirabellae non c’è più tempo per le parole: l’intera filiera ha bisogno di aiuti concreti per prevenire l’ecatombe definitiva del comparto del matrimonio e degli eventi. Durante il lock-down ho messo tutta la mia esperienza anche a servizio di questo settore strategico, del quale conosco le grandi capacità e le imponenti ricadute sul territorio, oggi azzerate dalle decisioni affrettate e incoerenti del Governo. Il movimento Italian Wedding Industry, è attivo da marzo per cercare di ottenere un tavolo di confronto, ma, in questi lunghi mesi, ogni nostra richiesta ed istanze ufficiali sono state ignorate. Ad oggi, non abbiamo alcuna intenzione di fermarci: è stata formalizzata una richiesta di incontro con il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che, unico tra i governatori regionali, ha mostrato lungimiranza e pragmatismo, erogando, qualche settimana fa, il “Bonus matrimonio”, con il virtuoso obiettivo di incentivare gli innamorati a organizzare i festeggiamenti del loro giorno del “sì”. Non possiamo lasciare che Roma infligga il colpo letale alla wedding e event industry, senza un tavolo di concertazione, né paracadute per le imprese. È all’insegna del fondamentale valore dell’equità tra i diversi settori produttivi, che l’intera filiera chiede di ricevere lo stesso trattamento di chi, ad esempio, viaggia in aereo: se è consentito che due persone sconosciute siedano vicine a bordo di un aeromobile, siamo convinti che i professionisti del settore possano garantire condizioni igienico-sanitarie necessarie per organizzare dei matrimoni a cui partecipano più di 30 persone, numero ad oggi consentito”.Idee golose per il buffet di dolci del tuo matrimonioCelle frigorifere stracolme di cibi per i matrimoni di questo weekend, migliaia di fiori freschi, acquistati per diventare splendidi addobbi, ma adesso destinati ad appassire nel silenzio; centinaia di camerieri, ingaggiati per indossare la divisa di sala, rimasti senza un futuro; musicisti con strumenti e spartiti già definitivi, che non potranno suonare; abiti da sposa, esposti con trepidazione in casa, privati della possibilità di splendere davanti agli occhi delle persone amate; migliaia di euro spesi che il Governo ha polverizzato, riducendo, senza prevedere un tempo minimo di preavviso, a 35 invitati la capienza nei matrimoni. Sono ore molto critiche quelle che stiamo vivendo e che, IWI, auspica portino ad una resa dei conti, con delle manovre brusche, verso la salvezza.I buffet di matrimonio più belli da cui prendere ispirazione : Album di foto - alfemminile“Solo nelle prime 24 ore dalla firma del nuovo Dpcm – dichiara Umberto SciaccaIn quanto imprenditore di un atelier di moda sposa, sposo e cerimonia, sento di rappresentare, una parte eccessivamente indebolita, del settore, visto che è stata indotta ad indebitarsi due volte e privata della possibilità di fare dei programmi a lungo termine insieme agli sposi”.“L’ecatombe per noi è praticamene assicurata – dichiara Luca Damiani -. La Sicilia, insieme a poche altre regioni italiane, era considerata la destinazione più importante del mondo per l’industria dei matrimoni, ma bastano davvero solo altre poche ore in queste condizioni lavorative e tutti gli sforzi di una vita andranno perduti”.tutti gli operatori della filiera hanno ricevuto disdette da parte degli sposi, fortemente scoraggiati all’idea di festeggiare il giorno più bello della loro vita, circondati da un’atmosfera di terrore. Stiamo subendo un colpo ancora più duro di quello dell’inizio della pandemia, da parte del Governo centrale, che sembra non solo essere sordo alle nostre richieste di aiuto, ma soprattutto cieco al contesto generale. Risale al mese di settembre, dopo il lungo lock-down, il timido tentativo di ripartenza da parte delle aziende: queste ulteriori restrizioni avranno come unico risultato la celebrazione del funerale dell’intera filiera.Quasi tutti gli eventi sono stati annullati, non rinviati. Il rischio, divenuto ormai certezza, è la chiusura e il trasferimento dei matrimoni in altri Paesi sia per la crisi economica, sia per la paura degli invitati a partecipare ad eventi in Italia. Composizioni floreali per il matrimonio - LeMieNozze.it
Coronavirus, al matrimonio decine di invitati contagiati: morti i genitori degli sposi
Atelier, società di catering, location per eventi, organizzatori d’eventi, agenzie di viaggi, musicisti, parrucchieri e ancora fiorai…non sono solo alcune delle aziende raccolte in asettici elenchi, ma persone, imprenditori in carne ed ossa che, con le loro corde vocali, ormai quasi definitivamente logorate, continuano a urlare stremate, un’ultima volta “Non lasciateci soli”, prima di sprofondare nella povertà per sempre.

Editoriale. Covid19: ci risiamo

0

Non c’è pace per i liberi professionisti, i commercianti ed in modo particolare per tutta quella corposa compagine di soggetti che lavorano nel mondo del Food & Beverage: non soltanto cuochi, ma imprenditori della ristorazione, camerieri, indotto. E l’indotto è vastissimo. Si va dai produttori ai fornitori: una vera “catena alimentare” che ha la sua cima nel piatto finito quando giunge al tavolo. In questa compagine sono ovviamente compresi i tanti, tantissimi, gestori di wine bar, pub, enoteche, birrerie, paninerie e locali dove – in genere – si tira tardi e ci si raggruppa con un calice o un boccale sulla strada più che all’interno di locali spesso molto piccoli. Non si può sostare neppure in piedi all’esterno: vietato.Nuovi contagi, nuovi picchi e cala immediatamente la scure delle contromisure attuate dal governo con restrizioni, reprimende e sanzioni che hanno tutto il sapore di un anticipo di lockdown, un antipasto, tanto per restare in tema. Cosa si fa? Ben poco c’è da fare in una situazione che si delinea identica a quella del mese di marzo, in cui hanno visto poca flessione solo i commercianti di generi alimentari che hanno offerto la consegna a domicilio e quei ristoratori che, spesso facendo salti mortali, si sono organizzati con il food delivery, casa per casa. Grossisti di generi alimentari si sono reinventati venditori al dettaglio pur di fare quadrare un po’ di conti. Non è che l’ Italia non si sappia sbracciare e rimboccare le maniche. Lo ha sempre fatto, in un modo o in un altro.Una situazione gravissima di delinea all’orizzonte,con una crisi economica già in atto e che si annuncia persino peggiore di quella che di norma colpisce una popolazione nell’immediato dopoguerra. L’ Italia con questa crisi non ha la forza di fare i conti, rischiando l’implosione anche perchè il governo per sostenere le imprese soldi non ne ha. Però le cartelle esattoriali viaggiano, le bollette delle utenze aumentano, nessuno fa sconti a nessuno. E le famiglie, le svariate centinaia di migliaia di famiglie il cui cespite è derivante dal commercio e dalle attività ristorative, rischiano di scomparire.Ma come si fa ad accettare di far scomparire delle categorie produttive che producono un discreto PIL? Ma soprattutto, che sostengono e campano le proprie famiglie ed anche quelle di altri? Come si fa a ricollocare in altri settori chi si è dedicato per un’intera vita alla ristorazione? E poi quali sarebbero questi “altri settori” , con i livelli di disoccupazione alle stelle?  Ma c’è anche l’hotellerie, l’accoglienza, le strutture ricettive, quelle  che vivono di cerimonie,, di eventistica, i DJ, i Pr, i poli fieristici, le discoteche e chi più ne ha più ne metta . Una cosa enorme, numeri altissimi. Migliaia di posti di lavoro.E’ inimmaginabile chiedere altri mesi di chiusura ma, beffardamente, una certa fine sembra essere la conseguenza ultima anche di severe limitazioni, persino prima che si arrivi al tanto paventato ( e da alcuni auspicato) lockdown. Insomma, la gente ha paura. Circa novemila nuovi positivi, nel momento in cui scrivo, sono un allarme molto serio da maneggiare con cautela. E la gente teme anche le multe. Di chi è la colpa? Le colpe sono, purtroppo, piramidali ed equamente distribuite tra esercenti ed avventori, al livello più basso della piramide: clienti, gente in generale, che non crede al virus o quantomeno non alla sua aggressività, ed esercenti che hanno pensato bene di non osservare nessuna regola, tentando di “riempire” in ogni modo per recuperare la perdita di fatturato dei mesi di chiusura forzata. Nè distanziamento, nè mascherine, nè disinfettanti: certi in qualche misura di una quasi totale impunità. Ed hanno avuto ragione per alcuni mesi dato che i locali – migliaia – che non hanno osservato le regole, sono stati solo lambiti da qualche sparuto e sporadico controllo. E’ nata così una nuova categoria sociale, che va ad aggiungersi ai no vax, no tav, terrapiattisti, complottisti e compagnia cantante: e sono i no virus, o i “negazionisti”. Per costoro il virus non esiste, e se esiste è blando, e se non è blando npn è neanche tanto pericoloso, e se è pericoloso la sua pericolosità è pompata a dismisura da “altri”: che però non si sa chi siano e quali interessi occulti custodiscano.La colpa, a livello apicale, è ovviamente del virus Sars Cov2, non c’è dubbio, che però nel suo cammino verso la diffusione ha trovato svariati ” complici”. La confusione generata da una comunicazione convulsa e contraddittoria, da scienziati gli uni contro gli altri armati, da giornalisti a caccia di share. Insomma, un grande pentolone in cui si è rimestato di tutto ed il contrario di tutto.  Si discute in queste ore di mini lockdown, ed in alcune zone d’ Italia – come in Campania, ad Arzano,  è già stata ordinata la serrata delle attività, pur confinando con altri comuni in cui non è stata posta alcuna limitazione. Chiuse le attività ma assoluta libertà di circolazione: a me sfugge il senso di un divieto a metà, ma immagino che nei palazzi dei governi ci sia molta apprensione. Stringere in maniera severa potrebbe avere effetti devastanti e creare ribellione sociale, causare depressioni, purtroppo atti di violenza estrema su sè stessi e sugli altri. Il governo si muove con cautela. Sindaci, governatori delle regioni: troppi poteri, pochi poteri, nessun potere. Ed anche nelle regioni solo una gran confusione. Non voglio aprire il capitolo migranti perchè esula dal mio settore di competenza, ma forse è bene chiarire una volta per tutte che un controllo drastico dovrebbe essere imposto non tanto per i pochi positivi al virus che di certo arrivano su navi, barconi e barchini, quanto per l’immensa spesa che al Paese occorre sostenere per tenere queste persone confinate su navi da crociera, sia per la loro stessa sicurezza, che per evitare che scappino dai centri di accoglienza e si disperdano diffondendo ulteriormente il virus, così come le cronache ci raccontano. Fatti salvi gli aventi diritto che fuggono dalle guerre e dalle carceri lager, il resto dovrebbe essere probabilmente riaccompagnato ai paesi di origine, e gli svariati milioni spesi in un’accoglienza che è solo temporanea e di tipo assistenziale, vengano erogati alle migliaia di famiglie che facevano le pizze e non le fanno più ma che hanno comunque conti da pagare e bocche da sfamare: insomma, non siamo più quel paese ricco o quantomeno benestante che poteva offrire una possibilità anche umile a tutti. Siamo un paese in ginocchio, sia moralmente che economicamente. Viviamo in una situazione surreale, e poco importa che altri stiano peggio di noi: il mal comune in realtà non è mai mezzo gaudio, ed in questa circostanza lo è ancora meno. In questo caso il mal comune è un vero disastro, un’ecatombe mondiale con quasi trentanove milioni di contagi nel mondo ed oltre un milione di morti.Io, il mio giornale ed il mio editore, rimaniamo a disposizione di tutti quei soggetti che volessero far sentire la propria voce, che volessero scrivere, protestare, proporre idee o iniziative, creare sinergie o che volessero anche promuovere le proprie attività, anche e soprattutto quelle appena nate che rischiano di schiantarsi al decollo. Naturalmente saranno ospitati gratuitamente, entro i limiti imposti dagli spazi di cui disponiamo.

Basterà scrivere a redazione@sceltedigusto.it  e sarete contattati per un’intervista o per qualsiasi necessità legata alla comunicazione di cui potreste avere bisogno.

In queste ore dure, durissime, una sola parola deve diventare un inno, un mantra: coraggio.

Alessandra Verzera

 

Foto: archivio.

Piatti di: Accursio Craparo, Tony Lo Coco, Alberto Sanna, Patrizia Di Benedetto, Giacomo Armetta,  Gigi Mangia, Natale Giunta.

Nota: Le foto delle cucine e delle manifestazioni sono tutte anteriori ai DPCM 2020.

 

 

Stop allo spreco alimentare. “Too good to go” aggiunge un’altra tappa; l’Abruzzo

0

Stop allo spreco alimentare. “Too good to go” arriva anche in Abruzzo per la salvaguardia
alimentare.A Pescara arriva Too Good To Go, l'innovativa app contro lo spreco di cibo – AbruzzoLive“Too Good To Go”, il progetto di origini danesi del 2015, che da mesi contribuisce alla lotta contro lo spreco alimentare, si è diffuso anche nel territorio abruzzese .
Quotidianamente viene gettata via una gran quantità di cibo prodotto, ideale per sfamare chi veramente ha necessità e non è nelle condizioni per potersi permettere anche una minima razione necessaria al sostentamento. Grazie al consenso e alla collaborazione di molte attività alimentari sparse in tutto il mondo, con “Too Good To Go” è possibile ottenere cibo non consumato, ad un prezzo minore rispetto quello di partenza.
Il progetto, approdato in Italia nel marzo 2019, è stato supportato dai negozi alimentari dell’intera penisola. Secondo il consueto meccanismo, basterà scaricare l’applicazione dal proprio smartphone e selezionare i locali che aderiscono all’iniziativa per poter acquistare una scatola chiusa contenente cibo destinato ai rifiuti .
Siamo presenti nella zona di Pescara e provincia da luglio – ha dichiarato il responsabile
commerciale per l’Abruzzo Tommaso Bertolinie contiamo 130 locali, per lo più attività
indipendenti. Fino a oggi sono state vendute circa 8 mila magic box. Un risultato sorprendente, in termini di risposta, che ci ha stupitoUndici cuochi contro lo spreco Con un'app, a casa menu stellati - Italia a TavolaUn’iniziativa sicuramente costruttiva e importante non solo per la salvaguardia del cibo, ma anche dell’ambiente. Continua infatti Bertolini: “Questo progetto permette al cliente anche di scoprire posti nuovi nella propria zona e al proprietario del locale di avere una visibilità in più. È un grande movimento – conclude – e penso sia bellissimo sentirsi parte di una rete europea e presto anche atlantica, con la scommessa negli Stati Uniti” .
Già nei mesi precedenti “Too good to go” ha fatto tappa anche in Sicilia: il servizio infatti è stato attivato in molti locali di Catania, Ragusa e Palermo , città che ancora oggi detiene primato per numero di utenti. Una diffusione che piano piano prenderà campo anche nelle altre zone dell’Isola, probabilmente nei prossimi mesi.Quello del consumo di cibo in sé è un problema oramai affrontato da diverse nazioni che ogni giorno si impegnano a rispettare ciò che rappresenta la fonte di sostentamento per gli individui di tutto il mondo. IBM-blockchain - CoinRevolutionLa volontà di raggiungere una riduzione dei rifiuti nasce in prima istanza proprio negli Stati Uniti: grazie alla collaborazione di due grandi associazioni, l’ IBM (International Business Machines Corporation) e l’AngelHack, sono stati avviati dei lavori perla creazione di una strategia finalizzata proprio alla drastica riduzione degli spechi, attraverso il sostegno delle grandi catene alimentari .

Image result for angel hack logo | Hackathon, York university, Competition

Da qui è nata FreShip , piattaforma software e hardware che riduce al minimo lo spreco di cibo attraverso il monitoraggio costante. Sembra proprio che l’Italia abbia fatto tesoro di queste importanti e significative iniziative, creando su questi modello una personale strategia che, a giudicare dai feedback dei consumatori, pare stia risultando più che efficace per il benessere sociale e il rispetto del cibo.

Francesco Tusa 

 

 

Disclaimer: le foto presenti in questo articolo sono in parte immagini di archivio ed in parte prelevate dal web e pertanto ritenute libere da vincoli di copyright. Le stesse verranno tuttavia prontamente rimosse su richiesta di eventuali possessori dei diritti di copyright.

Eraclea (VE). Dal Messico arrivano le Noci Pecan

0

Il Messico ha messo radici a Eraclea (Ve), e precisamente nella Tenuta “La Spiga” di Alessandro Gaggia, dove Veneto Agricoltura dal 2018 sta conducendo un’operazione sperimentale di assoluto interesse. Nello specifico, sono state messe a dimora oltre 400 piante/portainnesto di Pecan, un albero da frutto e da legno appartenente alla famiglia delle Juglandaceae, coltivato principalmente in America per la bontà dei suoi frutti – le noci Pecan – e per la produzione di prezioso legname. Ad Eraclea, grazie alla disponibilità del lungimirante imprenditore, l’Agenzia regionale ha così creato un impianto-pilota di questa specie.Noci Pecan - La CosentinaCome accennato, il Pecan è una pianta originaria dell’America del Nord e precisamente della zona al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. E’ dal 2015 che Veneto Agricoltura collabora con l’Università del Texas “A&M” per meglio conoscere le caratteristiche e le esigenze di questa specie e soprattutto per valutare la possibilità di introdurla negli areali veneti.Noci Pecan Sgusciate - Qualità Superiore - 1 Kg - Garanzia Soddisfatto o  Rimborsato: Amazon.it: Alimentari e cura della casaIl Pecan è una pianta molto longeva e il suo frutto è ricco di vitamine, sali minerali e acidi oleici, importanti per la salute del cuore e utili per abbassare i livelli di colesterolo e trigliceridi. La sperimentazione avviata ad Eraclea fornirà ai tecnici di Veneto Agricoltura i dati utili per valutare proprio l’adattabilità della pianta nella pianura veneta. In particolare si cercherà di individuare le varietà più adeguate e le tecniche di coltivazione da utilizzare (forma di allevamento, potatura, controllo dei parassiti, ecc.).

 

Il campo sperimentale costituito presso la Tenuta “La Spiga” si estende su una superficie di un ettaro e mezzo circa, con le piante disposte su 13 file distanti 7 metri l’una dall’altra; per ogni fila sono state messe a dimora 31 piante/portinnesto distanti 5 metri, per un investimento complessivo di circa 250 piante per ettaro.Noci Pecan: proprietà, benefici, valori nutrizionali uso e controindicazioniNei giorni scorsi, le piante/portainnesto sono state innestate attraverso due tipologie di innesto: innesto a T e innesto a pezza. Il primo è un innesto a gemma eseguito incidendo la corteccia del portinnesto con due tagli, uno verticale e uno orizzontale per formare una T e, sollevandone i lembi, inserendo, al disotto di questi, la gemma detta “scudo”, prelevata da una pianta-madre mediante taglio tangenziale. L’innesto a pezza è un altro tipo di innesto a gemma eseguito asportando dal portainnesto, mediante un coltello a due lame, una porzione di corteccia di forma rettangolare e sostituendola con una analoga porzione di corteccia, prelevata dalla pianta-madre, provvista di una gemma. Le varietà innestate sono state: Kanza, Lakota, Cheyenne e Pawnee.

Riccardo Ghironi, lo chef “riservato”. L’intervista.

0

Scopro Riccardo Ghironi per puro caso, parlando e girovagando di cucina.  Sui social vedo immagini straordinarie, ma non lo conosco, non ne ho mai sentito il nome. Un cattivo pensiero mi attraversa la mente, ma vedo che tutti gli si rivolgono con deferenza e lo chiamano Maestro. Ma vedo anche che lui si schernisce continuamente definendosi ” cuochetto”. Ed allora il mio dubbio cresce: ma no, non trovo le immagini sul web carpite ad altri; tutte le realizzazioni, di cui alcune davvero eccezionali, sono davvero sue. Che però…

Ghironi, in un mondo di sovraesposti – specie in questo settore – lei sta abbastanza nelle retrovie. Come mai?

Beh , ho sempre considerato il mondo della cucina come un films, come uno show . Ognuno ha il suo posto , la sua mansione, il suo ruolo . Alcuni sono protagonisti o vogliono esserlo , a me invece piace  pensare di essere il regista , un po’ come Francis Ford Coppola :ha fatto dei grandi films, ma stando sempre dietro alla macchina da presa , e mai davanti…L'immagine può contenere: ciboNel suo curriculum appare chiaro che ha girato il mondo in lungo e in largo, praticando quindi ogni tipo di abitudine alimentare e i più disparati ingredienti: è giusto definire la sua cucina “internazionale”?

Si , mi piace scoprire l’ingresso te nuovo, e capire o sapere come si fa ad usarlo, ma non mi sono mai distaccato dalla mia tradizione , la tradizione della Cucina Italiana. Ci metto un pizzico di invenzione, ma la tradizione paga sempre .L'immagine può contenere: ciboLei è di origine Toscana, quindi proviene da una regione con una solida e vasta tradizione enogastronomica peraltro conosciuta ovunque: cosa rimane oggi nella sua cucina del Ghironi di Bagnone?

Ecco, questo e’ un punto molto importante. Si io sono toscano , di Bagnone, ma Toscana del Nord in provincia di Massa Carrara Al confine con la Liguria, e l’Emilia Romagna , e questo mi ha dato tanto. Ho imparato a fare la pasta fresca con l’influenza dell’Emilia Romagna a Nord , il pesce, con la Liguria a Ovest , la carne , la frutta e la verdura , dalla Toscana. E’ stato un punto molto importante da non sottovalutare. Di Bagnone porto dietro tanto, i valori, le mie abitudini, la mia storia, le mie esperienze , la mia vita I miei ricordi.L'immagine può contenere: cibo“Private Chef”; ci racconti. E’ un’esperienza che intende ripetere? Chi è il cliente tipo di uno chef privato del suo livello?

Si, continuo a farlo . E nato tutto in questi anni in Asia . Un cliente mi ha chiesto se fossi disponibile a cucinare solo per lui e pochi altri e così – concordati il prezzo e gli ingredienti-  gli ho affittato il ristorante. Da li poi le cose sono nate e cresciute piano piano, e così siamo andati avanti. Non c’è’ un cliente tipo , la clientela e’ molto varia, mi sono capitate persone normali , con una vita normale , ma anche dottori, avvocati, attori, cantanti, sceicchi…Poi con il passa parola e’ diventato un lavoro.

Si dice che ogni chef abbia i piatti “del cuore”: i suoi, se esistono, quali sono?

I miei sono quelli poveri, quelli della tradizione , della Lunigiana dove sono nato e cresciuto , quelli della mamma e della nonna, sapori imbattibili , un ricordo che inebria ancora le papille gustative e i ricordi.Nessuna descrizione della foto disponibile.I suoi ingredienti preferiti? Quel “tocco da maestro”?

Amo la pasta fatta in casa, ma mi piacciono anche i secondi e i dessert. Cerco di saper lavorare qualsiasi ingrediente mi capiti per le mani, per una mia conoscenza personale.
Non sono un Maestro, e neanche mi ci sento in quella posizione lì , mi sento ancora un alunno, ma un alunno curioso, questo si! L'immagine può contenere: ciboHo visto primi, secondi e con mia grande sorpresa dessert da lasciare a bocca aperta: ma lei, in fondo, cosa preferisce realizzare?

Mi piace dare libero sfogo con qualsiasi ingrediente, che però deve andare di pari passo con la tradizione, in questo modo, riusciamo a valorizzare tutti gli ingredienti , anche quelli più poveri. Mi piace molto la pasticceria, anche se non sono un pasticciere. E’ un mondo a parte : ma ho avuto anche dei Maestri Pasticcieri , dai quali ho imparato tanto, e che mi hanno dato tanto.L'immagine può contenere: dessert e ciboLei ha una mission, ben oltre la fama che non ricerca affatto, che è quella di “comunicare il cibo”, di insegnarlo in un certo qual modo. Si può imparare a mangiare bene e a scegliere il meglio senza che ciò costi una fortuna?

Si, sì puo’ . E penso che sia quello il lavoro più difficile di noi “ Chef” insegnare, non solo ai ragazzi che lavorano con noi, ma anche ai clienti , come mangiare e far capire loro cosa stanno mangiando, perché ogni ingrediente ha una sua storia da raccontare. Si possono fare dei bellissimi piatti e si possono mangiare dei buonissimi piatti, senza spendere una fortuna.L'immagine può contenere: ciboC’è una tappa futura nel suo diario di viaggio, a breve scadenza?

Al momento vista la situazione dovuta al virus, non ho preso impegni con nessuno. Ho declinato tante offerte, e ho passato la palla ad altre persone. Al momento ho deciso di aprire dei nuovi concetti di food; idee che avevo già da tempo ma mai avuto il tempo necessario per svilupparle. In questi mesi , ci siamo messi a tavolino e discusso di progetti.
Il mondo sta cambiando e  dobbiamo seguirlo ed evolverci insieme a lui.  Altrimenti rimarremo tutti indietro.

Alessandra Verzera

Scuola Tessieri, la scuola di cucina nel cuore della Toscana

0

Una scuola di cucina nel cuore della Toscana concepita come una bottega del Rinascimento. Un luogo di formazione in cui, grazie ad attrezzature e tecnologie all’avanguardia e sotto la guida di alcuni tra i migliori maestri della cucina e della pasticceria nazionale e internazionale, imparare tutti i segreti della ristorazione guardando con fiducia al futuro.
Si chiama Scuola Tessieri, atelier delle arti culinarie e con i suoi 800 mq di spazi polivalenti, una sala annessa capace di ospitare 110 coperti, un approccio didattico altamente personalizzato, e il totale e completo rispetto delle norme anti-Covid, si configura oggi come il più grande e prestigioso centro di formazione per l’arte culinaria, la pasticceria e la ristorazione del centro Italia. Non è un caso che oggi il 92% dei diplomati di Scuola Tessieri trovi una collocazione entro i 6 mesi dal conseguimento del diploma.
Chef, pasticceri, restaurant manager, bakery specialist, ma anche artisti del cioccolato, maestri gelatai, professionisti della pizza gourmet, cuochi specializzati in cucina veg e gluten free: Scuola Tessieri è il luogo in cui si formano i ristoratori e i pasticceri di domani, dove sviluppare solide basi gestionali e insieme tecniche professionali all’avanguardia e fare i conti con il mondo della ristorazione del dopo-Covid. Alla fine del corso, della durata di sette mesi, di cui quattro di stage all’interno di ristoranti, pasticcerie, laboratori, hotel di eccellenza selezionati, la scuola rilascia tutti gli attestati e le qualifiche necessarie per entrare nel mondo del lavoro.“In Italia esistono esperienze importanti e prestigiose che somigliano a vere e proprie università, spiega Alessio Tessieri, fondatore e direttore della Scuola. Noi avevamo in mente qualcosa di diverso: per questo abbiamo definito Scuola Tessieri “Atelier delle arti culinarie”, proprio perché qui, come nelle botteghe del Rinascimento, maestri e allievi condividono la stessa esperienza e lavorano fianco a fianco ogni giorno, con una visione aperta del mondo enogastronomico nella costante ricerca dell’eccellenza”.

Quello di Scuola Tessieri è un atelier high-tech di altissimo livello, in cui le attrezzature e le tecnologie a disposizione degli allievi sono le più all’avanguardia sul mercato, proprio perché cucina e pasticceria sono professioni che si evolvono di continuo: si imparano le tecniche di lavorazione (dalle più semplici alle più elaborate) e si fa pratica con tutte quelle strumentazioni professionali che ogni ristoratore oggi deve conoscere e saper maneggiare.

In ogni scuola, a fare la differenza, accanto al metodo, alla tecnologia, alle relazioni col mondo del lavoro, sono proprio i docenti. A Scuola Tessieri a salire in cattedra sono chef e maestri che hanno lavorato nei migliori ristoranti e nelle più rinomate pasticcerie d’Europa, professionisti in grado di valorizzare talenti, capacità e predisposizioni degli allievi, siano essi giovani freschi di diploma, ristoratori o pasticceri già affermati che sentono l’esigenza di migliorarsi e aggiornarsi, o ancora amatori che desiderano mettersi in gioco pensando a un piano B per la loro vita professionale e non solo.Scuola Tessieri sorge a Ponsacco, tra Pisa e Firenze, nel cuore dell’arte, della cultura e della cucina italiana. Una scelta non casuale che consente di beneficiare di un filo diretto con le aziende agricole e vinicole del territorio, immergendosi in questo modo nei sapori e negli odori di una terra unica al mondo: la Toscana.

In questo ultimo anno la pandemia globale ha messo sottosopra la vita di ognuno di noi. Uno degli ambiti più colpiti dalla diffusone del Coronavirus è stato senza dubbio quello della ristorazione. Il ripensamento degli spazi, l’implementazione dei servizi di delivery, l’igienizzazione di superfici, utensili e servizi igienici, il ricorso a menu consultabili tramite smartphone, ma anche le norme che riguardano personale di servizio, solo per citare gli aspetti più macroscopici. “Chi si appresta oggi a lavorare nel settore della ristorazione, spiega Alessio Tessieri, deve fare i conti con una serie di complessità che vanno comprese e gestite, e non subite.

Disponendo di spazi ampi che consentono lo svolgimento delle lezioni in totale sicurezza, Scuola Tessieri ha fatto proprie, fin da subito, tutte le normative aggiornando al tempo stesso tutti i suoi contenuti didattici. Inoltre, il fatto di iniziare il loro percorso in un momento così delicato può consentire a questa nuova generazione di ristoratori e pasticceri in erba di crescere più preparati e più aperti a soluzioni innovative, temprando la loro capacità di superare le difficoltà contingenti.

I maestri della Tessieri: la passione al primo posto

I docenti di Scuola Tessieri, oltreché dal loro curriculum di chef stellati, di campioni nazionali e mondiali, di esperienze nelle migliori cucine e pasticcerie del mondo, sono stati selezionati a uno a uno proprio per la passione e la dedizione che guidano il loro lavoro, e per la capacità che hanno di trasmetterla e, naturalmente, per l’eccellenza tecnica.

Mario Ragona, oltre a essere stato consulente per numerose aziende del settore pasticceria in Italia e all’Estero, ha vinto fin da giovanissimo, premi e riconoscimenti, tra cui la Medaglia d’oro alla Coppa del Mondo di Pasticceria nel 2010 in Lussemburgo. Da allora è stato tra i più importanti promotori dell’alta pasticceria in Italia, facendo il giurato in eventi nazionali e internazionali e partecipando in tv a diverse trasmissioni Rai. Dal 2019 è Direttore Operativo di Scuola Tessieri e coordinatore didattico di tutta l’area pasticceria. A coordinare l’area cucina c’è invece Stefano Cipollini, 35 anni e un curriculum che vanta esperienze nelle cucine di Gaetano Trovato, Antonio Guida, Massimiliano Alajmo e Luca Landi. Per tutta la didattica relativa all’arte bianca e l’alta formazione in gelateria il punto di riferimento è Raffaele Musacco, che, oltre ad essere un grande pastry chef, è anche un’autorità indiscussa in tema di merceologia alimentare. Accanto a loro, seguendo un intenso percorso didattico, vengono chiamati a svelare tecniche e soprattutto passione numerosi e pastry chef esterni di grande valore nazionale e internazionale.

 

Il Webinar conclusivo de “Il Nuovo Enoturismo” . Il resoconto dell’estate 2020 e le prospettive 2021 per il Turismo Enogastronomico

0

L’Enoturismo è una risorsa strategica sia per il comparto vinicolo che per il marketing territoriale della Lombardia dell’Italia. In un Paese in cui il Turismo rappresenta il 13% del PIL e in cui il settore Vinicolo pesa per 6,2 miliardi nelle esportazioni, l’Enoturismo intreccia questi due importanti volani dell’economia italiana con un fatturato di circa 2,65 miliardi di Euro. I 15 milioni stimati di enoturisti che hanno scelto l’Italia come meta incidono così per il 27% del fatturato delle cantine e addirittura per il 36% per le altre attività della filiera turistica territoriale. Questo Turismo sostiene inoltre le comunità rurali con 42 milioni di fatturato annuo. In Lombardia, una Regione con una superficie vitata di 22.090 ettari e una produzione di 1,3 milioni di ettolitri, l’Enoturismo ha già trovato terreno fertile, ma ha ancora ampi margini di crescita.

Di questo si è parlato ieri,  mercoledì 7 ottobre, in live streaming, nel Webinar “Enoturismo oggi, in Lombardia: sfide e opportunità”, promosso da Unioncamere Lombardia, durante il quale esperti del settore, operatori turistici, stampa specializzata e viticultori si sono confrontati per fare un primo punto su come è andata la stagione enoturistica in Lombardia e per capire quali siano le prospettive del comparto per la Regione e per l’intero Paese, proiettandosi così già nel 2021. Il webinar ha concluso il progetto formativo “Il Nuovo Enoturismo: istruzioni per l’uso”, un ciclo di incontri dedicati alla formazione degli operatori lombardi della filiera enoturistica, dai Produttori agli operatori dell’accoglienza in albergo, B&B e della ristorazione, fino alle guide turistiche, alle agenzie di viaggi e ai tour operator.La stagione 2020 del turismo italiano ha confermato che un numero crescente di viaggiatori – wine lovers, enogastronauti e turisti di varia estrazione – scelgono l’esperienza enoturistica. Quest’anno, viste anche le restrizioni dovute al Covid-19, l’Enoturismo si è spesso caratterizzato come ‘turismo della ripartenza’: un turismo di prossimità, economicamente accessibile, integrato con altre esperienze culturali, gastronomiche, naturalistiche, fruibile anche a piccoli gruppi, praticabile all’aperto preferendo spesso la vigna alla cantina.In Lombardia, ad esempio, il progetto ‘Vigneti Aperti’ – promosso dal Movimento Turismo del Vino della Lombardia – ha coinvolto numerose cantine lombarde, le quali hanno ottenuto un riscontro positivo. Questo grazie alle nuove proposte di servizi e esperienze create appositamente per i turisti italiani, che hanno in parte sopperito al mancato apporto del turismo internazionale di quest’anno.Anna Zerboni, Responsabile Area Servizi per le Imprese – Turismo, Cultura, Territorio di Unioncamere Lombardia, ha ricordato il successo del progetto formativo “Il Nuovo Enoturismo: istruzioni per l’uso”, organizzato nel mese di maggio in collaborazione con l’agenzia The Round Table e dedicato agli Operatori del settore: “Abbiamo fornito informazioni utili per accogliere al meglio gli enoturisti, promuovendo l’uso del web e fornendo informazioni sull’accoglienza in sicurezza e sulle indicazioni che il MIPAAF ha dato con il decreto del 2019 che ha disciplinato la materia dell’Enoturismo. Hanno partecipato oltre 150 tra Produttori vinicoli e Operatori dell’accoglienza in Lombardia. Si tratta di un’iniziativa che si inserisce in un progetto più ampio di promozione – che comprende azioni a supporto delle imprese e bandi – che stiamo sviluppando in collaborazione anche con Regione Lombardia, che come noi vede nell’Enoturismo una grande occasione per ripensare il settore in un contesto storico così particolare”.

Il contesto italiano e internazionale è stato tracciato da Magda Antonioli, Vicepresidente European Travel Commission e Consigliere ENIT: “Mediamente, l’enoturista è disposto a spendere oltre 120€ per un’esperienza nel mondo del vino, un valore che sta crescendo grazie anche all’attenzione dei consumatori che sempre più vogliono provare prodotti di qualità. È da riscontrare inoltre che l’Enoturismo ha un impatto molto importante non solo a livello economico, ma anche socioculturale su tutto un territorio”.L’enoturismo è ormai una dimensione stabile e rilevante del fatturato delle imprese del settore” – ha spiegato Giulio Somma direttore de Il Corriere Vinicolo – “Rispetto però al mercato del vino, che può essere venduto individualmente dai singoli produttori, l’enoturismo coinvolge un patrimonio collettivo che costringe tutto un territorio a collaborare e fare squadra. Questo porterà a un radicale cambio di visione da parte dei produttori, che attualmente vedono gli altri produttori del proprio territorio come concorrenti e non come possibili partner”.

Carlo Pietrasanta, Presidente del MTV Lombardia, sintetizza così l’estate 2020: “La priorità ora deve essere la preparazione per il ritorno degli stranieri: appena l’emergenza Covid sarà passata e si potrà tornare a viaggiare in sicurezza, dovremo farci trovare pronti per accogliere al meglio le tante persone che hanno voglia di Enoturismo in Italia. Quest’estate, pur con le limitazioni che abbiamo avuto, ci ha dimostrato quanto siano attrattive la vigna, la cantina e le esperienze a esse collegate e che bisogna continuare su questa strada”.

 

Credits : Foto del Vigneto notturno di Fabio Gambino