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Bontà da record: il cioccolatino più grande del mondo

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Dopo il “cono gelato più grande del mondo” – un’altezza complessiva di 2,80 metri – realizzato al “Sigep 2011”, l’edizione numero 33 del “Salone Internazionale di gelateria, pasticceria e panificazione artigianali” in programma dal 21 al 25 gennaio a Riminifiera proporrà un’altra sfida dai grandi numeri (P.Pi.)

Quando la memoria è cultura. E business. La rete nazionale dei musei del gusto e il Molino Excelsior di Valderice

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museo del gusto valderice-3È l’organizzazione la strada maestra per battere il mercato. Anche quando il mercato è un progetto culturale. E lo spazio dei sapori e degli odori legati al territorio. Lo ha capito un drappello di comuni che, da qualche tempo, s’è messo sulle orme del piccolo municipio di Frossasco, in provincia di Torino (U.Gin.)

Ad Aldo Fabrizi è vietata la dieta: se magna tutto…

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Italian actor Aldo Fabrizi eating spaghetti in a restaurant. Rome, 1960Una giornata calda di agosto. Percorriamo sotto un sole cocente le strade del “cuore” Capitolino. A mezzogiorno in punto abbiamo un appuntamento a Campo de’ Fiori con uno dei personaggi tipici de Roma. Un uomo che regala sorrisi, ma è anche un buongustaio. Insomma un autentico “figlio del popolo” che non ha mai disdegnato, malgrado la sua popolarità, di essere nato e cresciuto in questi angoli della Roma antica. A farci da gancio è sor Reginella. (A. Fi.)

 La disturbo?

 “Per carità. Sor Reginella mi ha parlato di lei e di questo appuntamento. Si accomodi pure accanto a me (siamo ai piedi di Giordano Bruno, sotto un gran tendone che avvolge una bancarella stracolma di frutta e verdura, ndr). Bella giornata? Vero?”.

Bella giornata, sor Aldo. Ma lei qui è di casa, sembra proprio che non voglia abbandonare queste strade…

 “Le dirò, da quando abito in piazza Bologna spesso mi capita, la mattina, quando non sono impegnato con il lavoro di fare due passi a piedi con in mano la “reticella” a far acquisti di broccoli, patate, pomodori. Insomma, io qui ho lasciato il mio cuore. Ci sono nato e conosco bene profumi, colori, odori caratteristici di questo luogo”.

 fabrizi1Vero, lei è nato a pochi passi dalla piazza, in Vicolo delle Grotte, vicino via dei Giubbonari…

“Esattamente. Non si è sbagliato. Mio padre era carrettiere e mi mamma aveva qui un banco di frutta e verdura”.

 Prima che diventasse attore lei ha fatto mille mestieri, tra gli altri anche lo scaricatore di cassette in questo mercato.

“Vero. Ho scaricato parecchie cassette de frutta e verdura. Broccoli, melanzane, patate… E non solo, quando la piazza si animava mi arrangiavo vendendo anche “patacche” ai turisti di passaggio. E poi mi divertivo con altri compagni di lavoro a giocare a scassaquindici”.

fabrizi3Scassaquindici? Che gioco è?

“Ma sta scherzando? Non sa cos’è lo scassaquindici? Non credo che lei non conosca la morra. E’ simile. Vince chi si avvicina al quindici. Vuole provare a giocare?”

Sor Aldo, parliamo di una delle sue passioni: la cucina. Tra un film, una commedia, uno sketch trova anche il tempo di occuparsi di gastronomia?

“Carissimo Antonio, io nasco già cuoco quando era nel grembo di mi madre. Ma ero già mangione allora. Tanto che al primo pasto ho dedicato una poesia. Quando mi madre me staccò dar petto e me se presentò cor semmolino buttai per aria tazza e cucchiarino creando er primo caso de “riggetto”/ Ormai non me sentivo piu’ pupetto, pe’ via ch’avevo messo gia’ un dentino, provo’ a ridamme er latte… genuino, ma protestai co’ un minimozzichetto/. Lei fece un urlo senza intenne er dramma, ma come la potevo contesta’ si ancora nun dicevo manco mamma?/ Mi padre disse: “Soffre de nervetti”. E quieto quieto comincio’ a magna ‘n’insalatiera piena de spaghetti”.

E’ vero che lei in casa ha una enorme cucina che la utilizza come un vero e proprio laboratorio?

 “E’ vero anche questo. In casa mia non devono mai mancare pasta, pomodori, peperoncino, aglio, pancetta, broccoli, patate. E poi, vuole mettere un piatto de fajoli con le cotiche ed un succulento abbacchio con le patate?”.

fabrizi4Lei dedica molte ore della sua vita, tra un film e l’altro ha anche tempo per la cucina. Ha scritto pure deliziose poesie dedicate al cibo.

“La cucina è la mia vita. E’ come l’aria. Se manca si muore. Ed io non voglio morire, quindi magno. Di tutto. Cucina e poesia. Allora le recito questa. S’intitola chi sarà stato?
Ho letto cento libri de cucina. de storia, d’arte, e nun ce nè uno solo che citi co’ la Pasta er Pastarolo che unì pe’ primo l’acqua e la farina/ Credevo fosse una creazione latina, invece poi, m’ha detto l’orzarolo, che l’ha portata a Roma Marco Polo un giorno che tornava dalla Cina/ Pe’ me st’affare de la Cina è strano, chissà se fu inventata da un cinese o la venneva là un napoletano/Sapessimo chi è, sia pure tardi, bisognerebbe faje… a ‘gni paese più monumenti a lui che a Garibardi”.

Lei al cinema e al teatro ha lavorato con tanti attori. Con chi ha legato di più anche fuori dalle quinte?

“Non vorrei fare uno sgarbo a nessuno. Vorrei dire che sono legato a tutti e a nessuno. Sto scherzando naturalmente. Sono collega di lavoro e amico fuori dalle scene di Totò, Ave Ninchi, Paolo Panelli e Bice Valori. Tutti gli altri sono colleghi di lavoro. Punto e basta…”.

 Non ha citato Anna Magnani…

“Cambiamo discorso… Andiamo avanti. Lei è di Scelte di Gusto, quindi parliamo di cucina, magnamo. Penzamo alla panza”.

bucatini-all-amatricianaLe piace la cucina siciliana?

“Me piace, me piace. Io magno tutto…”.

Lei è un cultore della pasta, quindi le piace pure la pasta con le sarde?

“Bona questa. Ma preferisco i bucatini a Matriciana…”.

fabrizi lella

 

Ed i dolci siciliani? Le piacciono? Tra lei e sora Lella: chi è più mangione?

 “Vuole prendersi gioco di me? Siamo in pareggio. Ichese…”.

 Se dovesse scrivere un epitaffio ad un golosone di pasta, cosa scriverebbe?

Se ne annato magnanno l’urtimo filo di spaghetti… Pace all’anima e alla panza sua…”.

fabrizi2Cosa vuole regalare ai lettori di Scelte di Gusto?

“Una battuta no e nemmeno uno sketch. Una poesia sì e dedicata naturalmente al cibo e alla cucina. Doppo che ho rinnegato pasta e pane, so’ dieci giorni che nun calo, eppure resisto, soffro e seguito le cure… me pare un anno e so’ du’ settimane/Nemmanco dormo più, le notti sane, pe’ damme er conciabbocca a le torture, le passo a immaginà le svojature co’ la lingua de fòra come un cane/Ma vale poi la pena de soffrì lontano da ‘na tavola e ‘na sedia pensanno che se deve da morì?/Nun è pe’ fà er fanatico romano; però de fronte a ‘sto campà d’inedia, mejo morire co’ la forchetta in mano!”.

Il titolo della poesia?

“Continua a voler prendersi gioco di me? Se non l’ha capito, il titolo è la dieta…”

 

Antonio Fiasconaro

Compie tre anni la “Sicilia” di Facebook, con una novità editoriale

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La pagina Facebook “Sicilia” compie tre anni di vita e 715.000 lettori a cui gli ideatori ed il fondatore Salvo Curcio dedicano un progetto editoriale in cantiere: un volume che raccoglierà le ricette più rappresentative della tradizione enogastronomica siciliana, inviate alla pagina dai fans ma anche da testate specializzate, inclusa la nostra. Un modo unico per ringraziare tutti coloro che, con i loro apporti, hanno fatto di questa pagina un punto di riferimento per la sicilianità in Italia e nel mondo.

Castelbuono e “I cosi chini”: un peccato di gola tutto madonita.

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Le passeggiate enogastronomiche di Scelte di Gusto alla ricerca di sapori antichi, tipici e tradizionali, oggi ci portano verso  Castelbuono,  alla scoperta di luoghi e sapori caratteristici delle Madonie. Ricetta e “segreti” dei cosiddetti “cosi chini” . Passo passo attraverso questi deliziosi peccati di gola, seguiti dai pasticcieri madoniti per eccellenza: i fratelli Fiasconaro.

La nostra passeggiata inizia dal centro storico, da Piazza Castello a Piazza Margherita e in Via Sant’Anna. Camminando tra le caratteristiche vie di Castelbuono, che conducono tutte al Castello, la cui Cappella Palatina è ornata dai preziosi stucchi che vantano la firma del Serpotta, ci  rendiamo  conto che qui la cultura e l’enogastronomia sono un binomio inscindibile. Tra colori, arte, natura, tradizioni e sapori si spiega perché  Castelbuono sia una delle mete più gettonate dal turismo di qualità, ci sono, infatti, tanti motivi storici  e gastronomici per recarsi a visitare questo delizioso borgo medievale in cui sembra che il tempo si sia fermato.

A conferma di ciò, ci imbattiamo in più di un asinello (tutte rigorosamente femmine con nomi propri di donna) che coadiuvano gli operai della nettezza urbana nel trasporto  dei rifiuti  differenziati che con il loro incedere lento e placido ci riportano ad atmosfere d’altri tempi scevre dal caos che caratterizza le metropoli moderne. Nella foto Giulia.

Continuando a camminare  siamo attirati da un meraviglioso profumo di pane appena sfornato che proviene da un panificio lungo il corso, entrare è d’obbligo, e acquistare una delle tante focacce calde, un pacco di savoiardi, uno di “taralle” ed uno di biscotti alla mandorla è davvero un dovere, per non dire un piacere. Puntando dritti verso  il Castello, ci imbattiamo nel noto bar-pasticceria “Extrabar Fiasconaro” che, nonostante sia a conduzione familiare, oggi vanta una fama mondiale,  tra panettoni, dolci, marmellate, creme e liquori non c’è che l’imbarazzo della scelta.

Basta guardarsi intorno per capire che Fiasconaro  non significa solo panettone sebbene questo prodotto  rappresenti il fiore all’occhiello dell’arte pasticcera  e sia   di certo uno dei motivi principali per cui in tanti ci si reca qui come pellegrini che si recano alla tanto agognata meta.

Ad accoglierci troviamo Fausto Fiasconaro in persona, affabile e disponibile, il quale, dopo averci offerto un energizzante caffè al ginseng accompagnato da alcune  “brighelle”, sofficissime frittelle ripiene di  crema limone  o di crema di ricotta, ci apre le porte del suo laboratorio. Dinanzi a noi una serie infinita di preparazioni per dolci diversi che andranno ad adornare, come gioielli in una preziosa teca, le golosissime vetrine, attrazione irrinunciabile per tutti i passanti.

Tra le tante leccornìe, oltre alla cosiddetta testa di turco, di cui già Scelte di Gusto si è occupato in passato, fanno capolino dei dolci panciuti coperti di glassa e confettini o di zucchero a velo, i  cosiddetti “cosi chini” ovvero “cose piene” così chiamati per il ripieno generoso che si trova al loro interno. Poiché esistono due varianti di ripieno, i due tipi di forma e guarnizione servono, appunto a distinguerne il contenuto: quelli ripieni di fichi hanno la forma di un fiore e sono ricoperti di glassa reale  bianca e confettini colorati, quelli ripieni di zuccata sono rotondi e ricoperti di zucchero a velo, in entrambi i casi la “pienezza” di questi dolci è il loro  segno distintivo al punto da determinarne il nome.

Sebbene si tratti di un dolce molto simile ai buccellati, soprattutto nel ripieno, avendo avuto la possibilità di presenziare alla preparazione di queste “meraviglie ripiene di bontà” e avendo avuto il privilegio di ricevere la ricetta dalle dirette mani dei pasticceri che lavorano all’interno di uno dei laboratori  più famosi nomi della pasticceria siciliana , per i lettori di Scelte di Gusto riportiamo di seguito la preziosa ricetta ricca di suggerimenti e “segreti” da annotare con cura.

 

“ I COSI CHINI”

Ricetta del laboratorio dei F.lli Fiasconaro (Castelbuono)

 

Ingredienti per la pasta frolla

Farina 00 gr.500

Zucchero 150 gr.

Latte 100 gr. (da mettere poco per volta)

Buccia di un limone q.b.

Cannella in polvere q.b.

1 stecca di vaniglia

Burro 150 gr.

1 uovo

Ammoniaca per alimenti 5 gr.

Ingredienti per il ripieno di fichi

Fichi secchi 60%

Marmellata di albicocche 30%

Mandorle tostate e uva sultanina 10 %

Caffè un cucchiaino circa  liquido o in polvere

Per guarnire :  zucchero a velo, acqua, confettini colorati

Ingredienti per il ripieno di zuccata

Zuccata 50 %

Mandorle tostate  40 %

Aromi 10 % (cannella e scorza di limone grattugiata)

Per guarnire: zucchero a velo

Procedimento

Ammorbidite il burro. Disponete la farina a fontana  su una spianatoia  e ponete al centro tutti gli ingredienti tranne il latte che dovrà essere aggiunto poco per volta fino ad ottenere la consistenza di una pasta piuttosto elastica , non troppo dura né troppo appiccicosa. Una volta amalgamati tutti gli ingredienti, fate riposare la pasta almeno per un’ora. In seguito stendere la pasta dello spessore di circa ½ cm. Ricavare con l’aiuto degli appositi stampi (a forma di fiore o rotondi) per ciascun dolce due “dischi”. Quanto al ripieno, in entrambi i casi, dovrete tritare in un mixer tutti gli ingredienti cercando di ottenere dei pezzi non troppo piccoli. Riempite  metà dei dischi  con il composto desiderato e  ricopriteli  con la seconda  sigillando i due lembi bagnandoli con poca acqua. Infornate  a 200 ° per mezz’ora circa. Ricoprite “i cosi chini” di fichi (a forma di fiore) con la glassa reale che otterrete lavorando ogni 100 gr. di zucchero a velo con un cucchiaio d’acqua e guarnite con confettini colorati, mentre “i cosi chini” di zuccata andranno semplicemente spolverizzati con lo zucchero a velo.

 

Due cucchiai di olio per combattere l’osteoporosi

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Un olio extra vergine di oliva arricchito con vitamina D secondo gli oleifici Mataluni di Motesarchio (BN) titolari del celebre marchio “Dante” sarebbe un importante integratore per prevenire una delle patologie più diffuse per la donna in menopausa (P.Pi.)

Metti una sera a cena: pollo ai funghi e aceto balsamico

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Il cibo, il vino, la tavola, si sa, sono forieri di allegria e convivialità. Elementi per socializzare, per aggregare e talvolta anche per consolare da un momento “no”, da una prova andata male, da un errore non voluto, da una delusione d’amore ricevuta dalla vita. Ecco come provare a non pensarci almeno per un po’: per Scelte Di Gusto una ricetta facile facile che riempirà la serata (O.Al.)

Fontanellato (PR), in Rocca tre giorni per festeggiare il bollito

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Da venerdì 3 a domenica 5 febbraio, il bollito sarà protagonista della Festa organizzata dal Comune di Fontanellato e dalla Camera di Commercio nella Rocca Sanvitale e nel centro storico cittadino. Una “tre giorni” per soffermarsi a riflettere e a sottolineare l’importanza di un “antico” protagonista della tavola, quel bollito di parti nobili e parti popolari della carne, il cui uso, come indicato nel programma, “non conosce crisi” (M.P.A.)

Torre del Greco. Sapori all’ombra del Vesuvio

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pesce2Arrivano le sagre popolari dei prodotti tipici di Torre del Greco. Torna anche quest’anno l’appuntamento enogastronomico ideato dal Comune per promuovere i sapori made in Torre del Greco: a metà luglio e alla fine di settembre, infatti, spazio a due grandi sagre di paese per far conoscere il pesce, i salumi e il vino della città del corallo. Si tratta di due fiere in riva al mare, ma soprattutto di due trionfi di sapori, odori e palato che si svolgeranno simbolicamente all’inizio e alla fine della bella stagione tra i banchetti allestiti a festa del molo di ponente del porto di Torre del Greco.

salumiAl lavoro già da diverse settimane per garantire la riuscita delle due sagre ci sono lo staff dell’assessorato alle Attività Economiche e Produttive del Comune di Torre del Greco ed un esercito di chef, sommelier e camerieri .

Non sono soltanto sagre gastronomiche ma sono un modo per far conoscere a tutta la città e ai cittadini la bontà dei nostri prodotti tipici – precisa l’assessore Antonio Renzullo, promotore dell’iniziativa che riunisce tutti gli operatori del mare torrese e gli amanti della cucina tradizionale – Il pesce, il vino e i salumi di Torre del Greco, quelli che mangiamo ogni giorni, sono prodotti tutti nostri e ne andiamo orgogliosi. Per questo vogliamo valorizzarli, facendoli conoscere sia in campo locale, sia all’estero rilanciandone anche il commercio. Oltre agli aspetti culinari e ai risvolti commerciali, la mission di queste manifestazioni è quella di aiutare anche i giovani di Torre del Greco ad enCatalan Saluttrare nel mondo del lavoro, in particolare nei settori legati al turismo e alla ristorazione. D’altronde noi siamo per definizione la città del corallo, dei fiori e del mare: è nostro compito puntare sulle risorse naturali del territorio per trasformarle in ricchezza e per rimettere in moto l’economia”.

Le due serate enogastronomiche arrivano dopo il successo ottenuto lo scorso anno dalla prima ‘Sagra del Pescato’, organizzata dal Comune di Torre del Greco al Mercato Ittico del porto il 30 maggio del 2009. In quell’occasione la struttura coperta fu trasformata in un grande mercato del pesce all’aperto, con tanto di degustazioni, lezioni di cucina e musica per raccontare le storie e i sapori tipici di Torre del Greco e valorizzarli in tutto l’hinterland napoletano.

Francesca Raspavolo

Questo vulcanico Aglianico del Vulture

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aglianico-05-111Nellaa zona del Vulture il fattore pedoclimatico e la tradizione giocano a favore dell’Aglianico, rosso superbo, austero e generoso. I vigneti sono situati su un vasto altipiano in una zona vulcanica a base tufacea dove il clima è freddo. Gli impianti, molto fitti, alla latina con sostegni di canne, hanno rese bassissime e danno vita ad uve che spesso subiscono un certo appassimento.

La vite è stata introdotta in Basilicata intorno al VI secolo a.C. dagli antichi Greci e ancora oggi il vitigno più coltivato è l’Aglianico, il cui nome non è altro che una storpiatura della parola ellenico.

aglianico_del_vultureIl Vulture è un vulcano spento con altezza di 1.300 metri, che s’innalza isolato nell’Appennino lucano poco distante da Campania e Puglia. Qui i terreni fertili e ricchi di sostanze minerali si appoggiano su strati più profondi di tufo che funzionano da riserva d’acqua nei periodi più siccitosi dell’anno (i contadini del posto lo chiamano “il tufo che allatta”) mentre l’altitudine dei vigneti (500–600 metri s.l.m.), unita all’intensità dei raggi solari tipica del nostro Sud Italia, creano un microclima del tutto particolare che permette ai grappoli di Aglianico, vitigno tardivo e facilmente attaccabile da muffe nei fondovalle umidi non sufficientemente soleggiati, di trovare il suo habitat ideale raggiungendo un’ottimale e completa maturazione polifenolica. Il vino che ne risulta è generoso, forte, di grande personalità, adatto all’invecchiamento, di colore rubino intenso, dal complesso ed articolato quadro sensoriale. L’Aglianico del Vulture si coltiva in un territorio che comprende i comuni di Rionero in Vulture, Barile , Rampolla , Ripacandida , Ginestra , Maschito , Forenza , Acerenza , Melfi, Atella , Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio , Banzi, Genzano di Lucania, alle pendici del Vulture ed è proprio questo particolare ambiente vulcanico a determinarne la giusta maturazione e la particolare composizione. Dove termina il lavoro della natura inizia quello dell’uomo e i Lucani, popolo dai costumi semplici e dalle salde radici, dovendo spesso adattarsi ad una terra povera di risorse naturali, non ha mai dimenticato la tradizione.

aglianico2Da secoli gli impianti di Aglianico del Vulture sono molto fitti, alla latina, sostenuti da canne, con densità che talvolta raggiungono i 20.000 ceppi/ha, con rese bassissime e grappoli che spesso subiscono appassimento. Le antiche grotte scavate nel tufo, delle quali è ricco tutto il territorio e sulle quali sorgono i borghi abitati, sono ancora utilizzate e forniscono al vino la possibilità di riposare in un perfetto e naturale equilibrio di temperatura, umidità e ventilazione, e contribuiscono a far diventare il rosso superbo, austero, generoso. Ed è proprio in uno dei nostri viaggi alla ricerca del paesaggio e del vino che abbiamo visitato le Cantine del Notaio di Rionero del Vulture che ancora oggi conservano nella parte storica il vecchio impianto a ferro di cavallo delle grotte scavate nel tufo. Lì si ritorna indietro nel tempo in un luogo incantato dove tutto è rimasto uguale e custodito gelosamente. L’azienda vinifica il suo Aglianico nelle diverse espressioni: rosato, rosso giovane, invecchiato e con appassimento.

Anna Maria Epifani