Intervista a tutto tondo all’ex parlamentare di Rifondazione Comunista che ha presentato alle Terrazze Feltrinelli di via Cavour “SiciliaQueerFilmFest”, seconda edizione della rassegna cinematografica che tratta i temi del mondo GLBT. Adora cibo e vino, ama la Sicilia e il suo popolo e si sorprende quando scopre per la prima volta la versione “scomposta” del principe dei dolci palermitani: il cannolo (M.Ma.)
Quarantasette anni non ancora compiuti, foggiana dal sangue caldo, dottore in lingua e letterature straniere col massimo dei voti, già direttore artistico di Muccassassina, il celebre locale trasgressivo di Roma, transgender per definizione, attrice, attivista, scrittrice, conduttrice televisiva e già parlamentare accanto a Bertinotti nelle file di Rifondazione Comunista, con cui, durante la legislatura, si è impegnata per i diritti civili e di cittadinanza delle persone omosessuali, sostenendo la campagna per il riconoscimento delle unioni civili. Questo attivismo elettorale, raccontato nel documentario L’eletta, la porta a diventare la prima parlamentare transgender di un Parlamento europeo. Nel 2007 pubblica il suo primo libro “Chi ha paura della Muccassassina?” dove racconta il suo percorso da Foggia a Montecitorio; nel 2008 partecipa e vince “L’isola dei Famosi” e il quotidiano di Rifondazione, Liberazione, paragona la sua vittoria a quella di Obama.
Sempre quell’anno si candida alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Sicilia nella lista “La Sinistra Arcobaleno”: non vince in politica, ma stravince sul piano della rete di relazioni umane create. Conduce due programmi radio e nel 2010 è madrina al Sicilia Pride di Palermo, dove sfila su un carro mangiando un panino con la milza maritato della Focacceria di San Francesco. Poi ancora il Campania Pride dove sfila a fianco di De Magistris. Nel 2011 la consacrazione letteraria: vince prima il Premio Margutta, poi esce il suo terzo libro, Eldorado, un romanzo che narra la storia di un anziano omosessuale della Germania degli anni ’30 perseguitato durante il Nazismo. E su questo lavoro non nasconde il suo grande sogno nel cassetto: la realizzazione di un progetto cinematografico per mano di Donatella Botti, in cui le parti dell’anziano uomo dovrebbero essere interpretate da Lino Banfi che consacrerebbe, così, alla maturità artistica il suo personaggio.
Superfluo dire che il personaggio in questione è l’eclettica Wladimir Luxuria, a Palermo perché madrina per sette giorni della II edizione di SiciliaQueerFilmFest: 57 film tra documentari, lungometraggi e cortometraggi, anteprime italiane e internazionali, libri e tavole rotonde sul mondo e sulle problematiche GLBT. Lux dalle Terrazze della Feltrinelli di via Cavour spazia a trecentosessanta gradi su razzismo sessuale, sdoganamento di stereotipi e politica (“dopo le puttanate di Arcore noi siamo diventati ‘bravi’, ma stentiamo sempre nel rivendicare l’ovvia normalità”), sulla famiglia (“quella odierna dovrebbe fondarsi sulla non-violenza, sulla comprensione, sull’affetto: è questo che rende tale una famiglia e non il banale fatto di saper fare solo figli”), sulla possibilità che Palermo sia la prima candidata ad ospitare il Gay Pride nazionale del 2013, sul ruolo di mamma Rai che, selezionando lei come conduttrice dell’Isola, ha permesso a molti di “entrare” in temi poco trattati fino a qualche anno fa. Non mancano le stilettate per il calcio e per la Chiesa. E non nasconde nemmeno le sue passioni gastronomiche da verace meridionale qual è. «Ieri ho scoperto il cannolo siciliano scomposto che non conoscevo», dice sorridendo e suscitando tenerezza.
La sua battuta gastronomica ci invita a raccogliere la palla al balzo sul tema caro a noi di “Scelte Di Gusto”.
Che rapporto hai con la cucina siciliana?
Davvero ottimo. Credo che non basti solo una vita per scoprire la gastronomia palermitana perché ogni volta che ci torni Palermo ha sempre questa straordinaria capacità di sorprenderti, di stupirti con abbinamenti sempre nuovi. La ritengo una cucina transgender perché qui c’è l’arabo, il normanno, lo spagnolo.
E il tuo piatto preferito?
Adesso ho ancora in bocca il sapore del cannolo scomposto, quindi ti direi questo. L’idea di fare la scarpetta usando il cannolo stesso come cucchiaio l’ho trovata veramente geniale. Gli involtini di pescespada con pinoli e uva passa, però, resta una di quelle cose che mi fa dire «ah, che meraviglia!». Io dico sempre che fino a quando ci saranno combinazioni di ingredienti nuovi vale sempre la pena di conoscerli e viverli.
Invece davanti ai fornelli come sei?
Non sono una di quelle brave in cucina. Non so fare virtuosismi gastronomici, però sopravvivo. Il tè, ad esempio, lo so fare benissimo.
Tu sei foggiana come il grande Renzo. Qual è il piatto preferito della tua terra?
La “tiella”, specialità barese che ho conosciuto grazie a mia nonna. Un tegame di riso, patate, cipolle e cozze. Superlativo, perché ogni cozza diventa una sorta di mini piatto che accoglie tutto il resto. Poi pasta rucola e patate, piatto semplicissimo ed essenza della mia terra, e i “torcinelli”, piccoli involtini di interiora insaporiti con uno spicchio d’aglio e prezzemolo che si trovano agli angoli delle strade proprio come qui da voi si trovano le “stigghiola”.
Che rapporto hai con le “arancine”?
Il solito problema del maschile e femminile. Arancine o arancini? Anche a me le persone spesso mi chiedono “Mi scusi, devo darle del femminile o del maschile?”. E qui dobbiamo chiederlo anche agli arancini il sesso. Se ti trovi a Palermo sono femminucce, se sei a Catania diventano maschietti. C’è la lotta sulla primogenitura qui da voi. Io direi di essere salomonici: facciamo “Arancin_” con l’asterisco e così siamo tutti contenti.
E col vino invece?
Non sono esperta, però amo il vino buono. Il vino siciliano rientra tra questi. Una riscoperta italiana. Basta con usare i siciliani come vino da taglio per quelli del Nord. Ormai vivono della loro carismatica identità.
Ami le bollicine?
Le adoro. Per fortuna non ho più l’acne giovanile, quindi le bollicine le preferisco più in un bicchiere che sul mio corpo.
Una pietanza trasgressiva per Luxuria?
Cozze e nutella. Che non ho mai mangiato proprio perché trasgressiva. L’Italia è una nazione gastronomicamente straordinaria. Anche lo stesso involtino di pescespada: questo piccolo bocconcino qui è la “summa” di una grande espressione. Poi magari ci metti anche un po’ di succo d’arancia o magari una fogliolina di menta che ti enfatizza l’aromaticità. Ecco, tutto ciò è cultura, sperimentazione e soprattutto incontri di civiltà. Quando due diversità s’incontrano non stanno lì a farsi la guerra, ma si chiedono vicendevolmente “tu, raccontami di te”. Da qui, il matrimonio, la conoscenza. E questa è una cosa che Palermo ha saputo sempre far bene da diversi punti di vista: gastronomico, linguistico e architettonico.
Che vuoi fare da grande?
Mi voglio sposare, guarda… così vorrà dire che l’Italia avrà varato una legge che consenta che me lo consenta. E speriamo di non essere gli ultimi assieme al Vaticano.
Marcello Malta
(Si ringrazia Rossella Puccio per le foto)