Fabio Campoli superstar: nostra intervista al popolare Chef

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Ama definirsi  uno chef fuori dagli schemi; la sua cucina è fatta di piccole e grandi rivoluzioni quotidiane che si traducono in emozioni e incontri di gusto nell’ambito dei suoi piatti. Stiamo parlando di Fabio Campoli, uno dei professionisti più apprezzati nel panorama della cucina italiana, la cui fama si è consolidata anche grazie alla presenza sul piccolo schermo che lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Ecco cosa ci ha raccontato del suo modo di interpretare la cucina (Ro.Da)

Il grande pubblico lo conosce molto bene per averlo visto e seguito spesso su Rai Uno e su Alice Tv, ma anche per averlo ascoltato su Radio Rai. Un pubblico più di nicchia lo conosce per aver letto i suoi libri. Oggi il grande Chef di Frascati si racconta a Scelte di Gusto.

Come definiresti la tua cucina?

Direi “semplicemente differente”. Dove le parole “semplice” e “differente” danno il senso di ciò che sono e cerco di fare quando realizzo un piatto. Negli anni ho studiato e sperimentato e pur sapendo di essere sempre in continua crescita, penso di aver raggiunto oggi un mio stile personale, che si comprende a pieno più che con le definizioni verbali con l’assaggio.

Quali sono stati gli chef che nel corso degli anni ti hanno ispirato?

Durante i miei studi ne ho conosciuto tanti e tutti importanti se relazionati alle diverse tappe di formazione, grazie a cui ho imparato come vivere la cucina e in cucina. Fra tutti amo sempre ricordare Angelo Cesco.

Quando crei una ricetta, quanto credi sia importante l’innovazione?

Se innovare significa saper esprimere la propria contemporaneità allora ne confermo l’importanza, senza però mai dimenticare la tradizione di un piatto o un alimento, che sta secondo me alla base e ne definisce la sua essenza. Non amo invece la sperimentazione estrema, quella che porta a snaturare l’identità culinaria.

Da anni il grande pubblico ti conosce come chef di grandi trasmissioni televisive. Hai all’attivo tre libri, hai dato vita al Circolo dei Buongustai. Ci parli di questo circolo, di cosa rappresenta e del tipo di iniziative che conduci nel suo ambito?

Il Circolo dei Buongustai è una realtà per me importante che sta prendendo forma con il tempo e attraverso cui diffondiamo il messaggio di una “vita intorno alle buone cose”. Con il Circolo realizziamo eventi culturali e istituzionali in Italia e nel mondo, tra i più recenti  cito la festa per  i 150 anni della Marina Militare, la prima edizione del Roma-Pic, evento dedicato al peperoncino, il Meeting della Ristorazione Collettiva. A tutto ciò si aggiunge poi la formazione attraverso la nostra scuola e i tanti progetti che realizziamo, con enti e aziende, per diffondere una sana e corretta alimentazione e promuovere la grande cucina italiana.

( Note di Gusto, l’ultima pubblicazione di Campoli )

Se dovessi spiegare qual è oggi la figura dello chef nell’era del web, delle trasmissioni televisive, ecc cosa diresti?

Bella domanda….azzarderei col dire che il web ha cambiato il modo di essere chef, soprattutto fuori dalla cucina, disegnando un mestiere nuovo, che ti impone di essere sempre aggiornato. Essendo anche io uno chef  televisivo la cosa che più mi sta a cuore è saper comunicare e trasmettere i giusti messaggi e consigli, a chi ci ascolta o ci legge, su ciò che mangiamo e su come prepararlo al meglio.

 

In campo gastronomico in questi ultimi anni si sta assistendo a una sorta di rivoluzione della quale protagonista assoluto è il web, il mondo della comunicazione, i social network, in primis Facebook , il popolo dei foodblogger che imperversa. Come giudichi questo fenomeno e come credi possa influenzare in futuro la cucina?

E’ vero si parla di cibo e di cucina ovunque, oggi c’è spazio per tutti, foodblogger e critici gastronomici. L’importante è che diano un’informazione di qualità, controllata e verificata. Il rischio che si corre, che è il rischio diffuso del web, è proprio la mancanza di attendibilità. Mi piace parlare e leggere di cucina, soprattutto di una cucina sana, attenta, fatta con coscienza e che utilizza i migliori prodotti, di cui il nostro paese è ricco. Se si rispettano queste semplici regole allora si fa cultura del food anche attraverso il web, altrimenti si crea solo una moda..e come si sa le mode passano. E poi c’è da sottolineare che gli “utenti” riflettono ciò che leggono in quello che comprano e mangiano e sono sicuramente molto più attenti alla qualità.

Roberta D’Ancona

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