Essenza di cannella, per raccontare la Sicilia nel piatto

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Sicilia, terra ricca di contrasti, di storia, di sapori da narrare per avvicinare il visitatore al cuore. E chi si lascerà andare? Troverà calore, non solo di sole, ospitalità, non solo a parole, genuina voglia di conservare immutate tradizioni. Una terra fatta di spigoli e morbide vallate, che si ama o si odia.“Dare spazio alla cucina della mia terra significa mettere in evidenza il mio DNA, come per dire sono siciliana e me ne vanto”, queste le parole di Alessandra nel raccontarci la sua Essenza di Cannella (Ti.Ni.)

Tra mare e sole, tramonti e sprazzi d’arte, racconti la tua passione. La scelta di una cucina tipicamente siciliana è dettata dal piacere di portare in tavola questi gusti o dalla voglia di raccontare la tua terra?

L’amore per la mia Sicilia va oltre il desiderio di portare in tavola quelli che sono i piatti tipici. Il mio intento è quello di arricchire il mio bagaglio culturale, di accrescere il mio sapere e di colmare le tante lacune su tanti di quegli aspetti della mia terra che ancora non conosco. Dopo la scoperta arriva il desiderio di condividere.

La Sicilia nel piatto ha carattere, mostra sapori decisi e inconfondibili. Quale gusto, netto e definito, interpreta l’essenza del tuo blog? Seguendo quale stato d’animo nasce?

I sapori della Sicilia hanno parecchio carattere, sono decisi e forti, ma la mia musa ispiratrice è stata la “cannella”. Tra me e questa essenza c’è sempre stata una certa alchimia. Mi piace il suo profumo e il suo sapore, che si sposa sia col dolce che con il salato. Dove possibile l’aggiungo sempre. Da qui il nome del mio blog: EssenZa di CanneLla. Uno spazio che non ha alcuna pretesa se non quella di raccontarsi con molta semplicità e senza volersi prendere in alcun modo “sul serio”. EssenZa di Cannella è nato in modo spontaneo, inizialmente spinta dalla curiosità, andato avanti per credo.

Essere foodie, o come definisci tu questa professione virtuale “cuciniera”, in che modo coniuga tecnologia a manualità? Quanto aiutano gli strumenti tecnologici e quanto invece il ritorno ai gesti semplici, nella realizzazione di una ricetta on-line?

Non ho mai amato alcuna etichetta che in un qualche modo avesse “sentore” di definirmi e circoscrivermi in modo definitivo. Mi son sempre definita una combina pasticci e uno spirito libero. Almeno sino al giorno in cui per mia curiosità decisi di indagare e giunsi a questa bella parolina Foodie. Ecco, finalmente trovai un termine giusto e corretto di ciò che effettivamente faccio all’interno del mio blog. Non credo sia fondamentale essere in possesso di strumenti all’avanguardia per poter avere manualità, purtroppo questo è il mio tasto dolente essendo assolutamente priva di doti particolari. La manualità o si ha o si può  cercare di “acquisirla” attraverso la frequentazioni di corsi e esercitandosi. Essere in possesso di attrezzi e strumenti atti a sostituire una parte del lavoro manuale è un bel vantaggio soprattutto in termini di tempo. Ma come in qualsiasi altro ramo, il lavoro artigianale ha un valore aggiunto che nessun arnese può raggiungere.

Delle ricette e dei piatti, quale ti rappresenta e quale invece ti intimorisce?

Tra le tante ricette che ho provato e realizzato una in assoluto è quella in cui mi rispecchio: la setteveli. E’ un dolce tipico siciliano fatto di strati e gusti diversi. Perché? Intanto è un dolce e io per certi versi lo sono, ma con moderazione. E’ a strati, e io ho diverse sfaccettature. Per sfaccettature mi riferisco ai diversi aspetti del mio carattere, che possono essere tanto belli quanto brutti. Le preparazioni in cui mi sento molto a mio agio soni le cheesecake, perché facili, veloci e danno molta libertà nell’utilizzo e scelta degli ingredienti. Il mio neo invece sono i lievitati, per i quali ho un amore odio, che non sono riuscita ancora a superare, nonostante la frequentazione di un corso. Li ammiro, vorrei…ma la paura inizia a mettermi in agitazione al solo pensiero.

Respirare il momento, immortalare l’evento, sentire e trasferire emozioni, cosa è per te fotografare ciò che mangerai?

Riuscire a trasmettere la bontà di un piatto e con quanta passione è stato realizzato, attraverso uno scatto è il miglior risultato che ogni appassionato di food fotografia vorrebbe raggiungere. Una foto deve non solo piacere dal lato tecnico, ma deve conquistarti, ammaliarti, deve suscitare emozioni. Io sto lavorando in questo senso.

Esiste una chiara differenza tra il cibarsi ed il cucinare, cosa raccontano questi due gesti?

Cucinare vuol dire lasciarsi trascinare dal desiderio di creare qualcosa di veramente buono, qualcosa che la nostra mente o golosità ci detta in quel momento,  e che noi mettendo insieme ingredienti, mescolando, amalgamando, rispettando i tempi e le attese, leccandoci le dita e non sentendo assolutamente il peso di una cucina colma di stoviglie da lavare, ci accingiamo a realizzare.  Meraviglioso è preparare per gli amici. Mangiare vuol dire deliziare il proprio palato con quello che le nostre mani son state in grado di preparare.

Lo stare ai fornelli è un vestito che ti calza a pennello, hai fatto studi di settore o si tratta di una passione scoperta per caso lungo la via?

Bella domanda che ahimè tocca un altro tassello per il quale mi morderei le mani. Ho frequentato l’Istituto Alberghiero scegliendo a suo tempo segreteria, quindi già questo lascia intuire che la mia passione per i fornelli è nata dopo, anche se sin da piccola per esigenze di famiglia ho vestito più volte i panni di “cuciniera”.

Essere mamma e foodie appare già un lavoro ricco e a tempo pieno, ma se potessi volgere lo sguardo verso l’isola che non c’è, cosa troveresti in serbo per te?

Dal mio blog non mi sono mai aspettata nulla, l’ho sempre vissuto come ancora di salvataggio, un posto in cui perdermi in tutta libertà e in cui esprimermi anche a seconda dell’umore. Per credo ho sempre pensato che una passione debba rimanere tale per dare un piacere intenso, nel momento in cui si dovesse trasformare in lavoro, presumo venga meno la spontaneità e si finisca col cadere intrappolati in scadenze e doveri. E allora mi dovrei trovare un’altra passione alla quale ancorarmi.

Discostandoti dalla cucina siciliana, verso quale mondo orienti sguardo?

La scelta di dare molto più spazio alla cucina della mia terra significa mettere in evidenza il mio DNA, come per dire sono siciliana e me ne vanto. Il mio desiderio di scoprire sapori e profumi differenti, provenienti da quella fetta di mondo che probabilmente non potrò “mai” raggiungere, è un modo di addolcire e di avvicinarmi ad esso pur restando tra le pareti di casa mia. Ultimamente, a parte gli States, ho molto apprezzato la cucina messicana. Prossimamente conto di fare una sosta in Grecia.

Sui libri che accompagnano le tue evoluzioni gastronomiche. Cosa consiglieresti a chi si accosta per la prima volta innanzi a quattro fuochi calzando buona volontà e armandosi di mestolo e pentolone?

Da un annetto ho voluto accompagnare alcune delle mie ricette siciliane a dei romanzi di autori conterranei. Trovo davvero affascinante e molto succulento questo abbinamento. Un libro ho sentito molto vicino: – L’arte della gioia – di Goliarda Sapienza. Racconta la storia di una donna che ha un desiderio: essere se stessa sino in fondo e a qualsiasi prezzo. Lei è Modesta, di famiglia povera, nasce il gennaio del 1900 e da quel momento non fa che costruire, pezzo per pezzo, errore dopo errore, la propria persona. Sulla propria pelle prova le mille varianti che la vita le sottopone ogni giorno, indifferente alle mode,  al giudizio della gente, alle regole sociali e religiose. “Ed eccovi me a quattro, cinque anni in uno spazio fangoso che trascino un pezzo di legno immenso. Non ci sono né alberi né case intorno, solo il sudore per lo sforzo di trascinare quel corpo duro e il bruciore acuto delle palme ferite dal legno. Affondo nel fango sino alle caviglie ma devo tirare, non so perché ma lo devo fare.” Perché leggerlo? Perché è un inno alla gioia nonostante le avversità.

Per maggiori informazioni su EssenZa di CanneLla consulta il sito: http://www.essenzadicannella.com/

Tiziana Nicoletti

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