Il riscatto sociale parte da dietro le sbarre: corso di cucina per i detenuti del carcere di Favignana

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Il riscatto sociale per un gruppo di detenuti della casa circondariale dell’isola di Favignana (Trapani) parte dalle cucine dello stesso penitenziario. Infatti, per loro è stato ideato un progetto “La Linea” che li porterà a frequentare un corso – già iniziato lo scorso 20 gennaio – per diventare maestri pastai e lavoratori nel mondo della ristorazione. (A. Fi.)

Il corso è organizzato dalla InformaHouse, la Omnia service, l’istituto per la promozione e formazione finanziato dalla Regione. I detenuti potranno entrare a fare parte dei percorsi formativi di “Cucina pietanze tipiche mediterranee ” e “Tecniche di lavorazione e produzione artigianale di pasta fresca e condimenti tipici siciliani”. Gli allievi impareranno tutte le tecniche legate al mondo dell’arte culinaria siciliana e della produzione e lavorazione della pasta fresca.

Un’opportunità dai nobili fini sociali. Infatti, gli allievi, un tempo persone sfortunate e incappate, loro malgrado, in errori di vita prima e della giustizia dopo, avranno modo di riscattarsi a cominciare dai “fornelli”.

“Il progetto – dice il direttore Nicola Gambino – è stato ideato, strutturato e articolato con il preciso intento di favorire il processo di inclusione sociale e di adozione di modelli di vita socialmente accettabili da parte dei soggetti in esecuzione di pena. Infatti, oltre alla formazione, il progetto prevede per i detenuti l’opportunità di potere partecipare a una azione di work experience, attivando metodologie innovative che possano facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro sia in attività interne all’istituto penitenziario sia all’esterno per i soggetti in misura alternativa”.

Ed ancora il direttore: “Effettuata la fase formativa, si prevede, previa preventiva autorizzazione dell’Ufficio di esecuzione penale esterna (Uepe) di Trapani, il coinvolgimento dei detenuti nelle attività commerciali del Comune di Favignana, all’esterno della struttura penitenziaria”.

Antonio Fiasconaro

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