Approvata la nuova DOC Sicilia, e sarà operativa sin dalla prossima vendemmia.

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Dopo lunghe discussioni, critiche e perplessità è stata approvata la nuova DOC Sicilia che, già a partire dalla vendemmia 2011, sostituirà l’attuale IGT Sicilia, a sua volta sostituita dalla nuova IGT Terre Siciliane. Ne abbiamo parlato con Luigi Salvo,delegato Ais Palermo, relatore e degustatore ufficiale Ais, giornalista indipendente, commissario-giudice al concorso enologico mondiale di Bruxelles ( F.Pa )

Quali benefici il mondo vitivinicolo siciliano potrà trarre dalla neonata Doc  e quali possono essere invece i problemi di un disciplinare molto generico, comprendente addirittura la possibilità di imbottigliamento al di fuori dei confini regionali, ce lo dice Luigi Salvo.

D. Innanzitutto c’era davvero bisogno di una nuova Doc?

R. Da quando si è iniziato a parlare della possibilità di istituire la DOC Sicilia, una decina d’anni fa, l’ipotesi mi ha assolutamente lasciato perplesso, non credo sia lo strumento più corretto per ottenere gli scopi che ci si vuol prefiggere. Avrei certo preferito, la riduzione del numero delle Doc esistenti, la loro riqualificazione ed una loro migliore ed efficace promozione. Inoltre, l’individuazione delle quattro DOC più rappresentative, la loro elevazione a DOCG con un rigido disciplinare qualitativo per dare ancora maggiore visibilità alle produzione più rappresentative dell’Isola: Etna, Alcamo, Pantelleria e Lipari”.

D. Pregi e difetti del nuovo disciplinare?

 

RL’approvazione di questa Doc Sicilia così generica massifica le produzioni ed inoltre, cosa certamente non condivisibile, permette l’imbottigliamento anche fuori dalla regione Sicilia. Unico aspetto interessante è che sarà possibile menzionare il nome Sicilia anche nelle Doc esistenti, ma se questo potrà essere d’aiuto ad allargare il mercato è tutto da vedere”.

D. Non pensa che una Doc debba essere fortemente radicata ad uno specifico territorio particolarmente vocato, concetto un pò generico all’interno del nuovo disciplinare?

 

R.Come ho avuto modo già di scrivere, Il concetto di Doc ovvero “Denominazione di origine controllata” dovrebbe proprio focalizzare una zona viticola particolarmente vocata con particolari e precise caratteristiche di “terroir”, ovvero particolari condizioni pedologiche e colturali (esposizione alla luce, composizione del suolo, altitudine, presenza d’escursioni termiche, vicinanza di corsi d’acqua, metodo di potatura ed allevamento della vigna, criteri stabiliti ed omogenei di vinificazione ed affinamento) che creino le condizioni per l’originalità dei vini prodotti in un determinato luogo”.

D. L’attuale situazione del comparto vitivinicolo siciliano?

R. “Dopo il boom che ha investito il comparto negli ultimi quindici anni con la crescita esponenziale delle cantine e del prodotto imbottigliato, oggi è necessario puntare sulla qualità e sulla specifica territoriale, ecco perchè non credo che i produttori più attenti alla qualità aderiranno in massa a questa nuova Doc”.

D. In quale direzione futura dovranno lavorare gli addetti ai lavori, produttori, agenti, giornalisti siciliani per promuovere i vini siciliani in Italia e all’Estero?

R.“Da comunicatore del vino amo parlare solo di quello che mi convince a pieno, sarà sempre più necessario promuovere il vino siciliano realmente espressione di un territorio unico, non dimentichiamo che la nostra isola è un continente vinicolo con microclimi profondamente diversi, in Sicilia la vendemmia dura oltre quattro mesi, s’inizia ad Agosto con Chardonnay nel Trapanese fino a Novembre con il Nerello Mascalese in altitudine sull’Etna. Sarà necessario comunicare la diversità delle eccellenze siciliane, vini unici frutto di territori così diversi tra loro”.

 

Fabio Panci

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