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A Palermo, il pesce, il mercato e la sua tradizione

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locandinamareE’ un legame unico e indissolubile quello che unisce la città di Palermo al suo Mare. Le antiche marinerie, i pescatori e le eccellenze ittiche nostrane sono infatti “baluardi della tradizione” e l’esempio tangibile della cultura marinara di Palermo, l’antica città “Tutto Porto”. Ed è proprio in un’ottica di rinnovamento e sviluppo delle tradizioni e delle attività legate al “Mare” e alla pesca nostrana, che nella storica sede del Mercato Ittico di Palermo un gruppo di otto professionisti – selezionati con avviso pubblico dall’Assessorato comunale alle Attività Produttive – sta gettando le basi per creare e diffondere una rinnovata “cultura del Mare”, partendo proprio dal luogo d’origine della “Palermo -Tutto Porto”: il Mercato Ittico di via Francesco Crispi. Otto progetti “individuali” ma legati dal comune obbiettivo di riqualificare il Mercato ittico e di rilanciare la cultura del mare della città.
Intendiamo valorizzare il complesso funzionale del Mercato Ittico di Palermo contribuendo in maniera concreta a rilanciare le tradizione marinare del capoluogo attraverso programmi all’avanguardia e attività tradizionali che possano supportare le marinerie, i pescatori e promuovere così le eccellenze ittiche nostrane – spiegano in una nota i professionisti di Itti_Co/Lab – attraverso le nostre singole progettazioni, che confluiranno in un più ampio programma di rinnovamento culturale del Mercato ittico, tenteremo così di rilanciare anche il rapporto tra la città di Palermo e il suo Mare”.
E proprio in un’ottica di promozione e valorizzazione della storica cornice economica e sociale del Mercato di Palermo, il prossimo 7 dicembre si terrà la giornata di apertura al pubblico, dove sarà possibile scoprire e riscoprire, anche attraverso animazioni e istallazioni culturali, il legame unico che unisce Palermo al suo Mare.
mercato-del-pesce-1024x768L’evento, che sarà anche l’occasione per visitare il Mercato Ittico – uno spazio strategico per l’economia e la storia di Palermo ma anche un’area abitualmente interdetta alla pubblica fruizione in orari diurni – prenderà il via a partire dalle ore 16.30 con la presentazione dei progetti confluiti in Itti_Co/lab e i saluti istituzionali dell’Assessore alle Attività Produttive, Giovanna Marano. Seguirà la conferenza con la partecipazione di Franco Caracausi (Pescatori Bandita Soc. Coop.), Ignazio Spataro (Coop Onda Lunga), Toti Lucido (Siculpesca soc. cop. di Isola delle Femmine), Mario Indovina (Fiduciario Sloow Food Palermo), Caterina Greco (Direttore CRICD), Francesca Cerami (Direttore generale IDIMED), Pietro Pupillo (Docente Alberghiero Ipsseoa “Pietro Piazza” di Palermo). A margine della conferenza la proiezione di documentari, di immagini relative alle attività mercatali notturne ma anche un istallazione artistica allestita nello spiazzale antistante la cripta di Santa Maria Piedigrotta, ubicata proprio all’interno del Mercato. Previste anche attività ludiche, laboratori per bambini, attività informative, culturali, artistiche e gastronomiche, che avranno come filo conduttore Palermo, il suo mare e i suoi pescatori.
pescemistoLa sala vendite sarà allestita nel rispetto della sua conformazione di mercato, dove le piattaforme di esposizione del pesce (“balate”), saranno allestite come “zattere” dove saranno presentate diverse attività legate al mare e alle tradizioni dei pescatori di Palermo. Dalla narrativa per bambini, alla Memoria Viva di una Palermo marinara dimenticata da decenni (Ecomuseo Mare Memoria Viva), non mancheranno anche attività escursionistiche (Il Mare a Vela), di apnea (Acquatica) e dalle estemporanee di pittura (Liceo artistico di Palermo). Spazio anche alla gastronomia legata al pescato locale e alle tradizioni culinarie dell’Immacolata. Ma al centro dell’evento ci saranno loro, i protagonisti del mare, le marinerie e i pescatori, con i loro “cunti” (Michelangelo Balistreri del Museo dell’Acciuga di Aspra), i “canti del Porto” (Francesco Maria Martorana con l’Anciova guitar), e una memoria dell’alimentazione da barca, a base di olive salate, accompagnate dal pane rigorosamente della tradizione.

 

Foto di copertina: mediterraneumlab.it

“Tartuflanghe Truffle Festival”: il Tartufo bianco di Alba atterra ad Hong Kong

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chef-luca-red-prawns-carpaccioFino al 17 dicembre ad Hong Kong si respirerà aria di tartufo con un’iniziativa che porterà il territorio delle Langhe e il suo prodotto per eccellenza nella metropoli asiatica. Il tartufo bianco sarà, infatti, protagonista di “Tartuflanghe Truffle Festival” , un evento interamente dedicato al Tuber Magnatum Pico di Alba, uno dei prodotti simbolo del Made in Italy sempre più apprezzato in Oriente.
Per l’occasione Tartuflanghe ha riunito i migliori chef di Hong Kong con cui ha ideato una serie di appuntamenti immancabili per scoprire maggiormente il tartufo con abbinamenti tradizionali ed innovativi da veri gourmet. Gli incontri tra la grande cucina e il “Re della tavola” si terranno in alcune delle location più rinomate della città.
Al Nicholini’s Restaurant, all’interno del Conrad Hotel, lo chef italiano Luca De Berardinis, realizzerà un menù degustazione in associazione con le altre eccellenze della regione Piemonte, i vini Barolo e Barbaresco, per celebrare le peculiarità del tartufo e per far risaltare al massimo gli abbinamenti di gusto. Iniziando con una selezione di pesto chips e truffle chips servite come antipasto, proseguirà con piatti associati al tartufo, ma anche utilizzando prodotti innovativi Tartuflanghe come il perlage di tartufo, di acciughe e di alghe wakame, i capperi disidratati e l’olio incapsulato al tartufo bianco.
tartufo bianco1Il prezioso fungo potrà, inoltre, essere degustato anche al ristorante The Ocean in Repulse Bay, dove lo chef spagnolo Agustin Baldi lo proporrà in esclusiva per Tartuflanghe: un accostamento alle migliori specialità di mare, provenienti da metodi di pesca sostenibili. Tra i suoi piatti il “Blue Lagoon”, a base di merluzzo, patate e ravanello nero, uniti in una deliziosa salsa al tartufo.
Il festival si concluderà il 17 dicembre con una cena di gala al prestigioso Ristorante Tosca, 1* Michelin all’interno dell’Hotel Ritz Carlton, situato al 102mo piano, dal quale domina Hong Kong. Durante la serata lo Chef Pino Lavarra e il CEO di Tartuflanghe Paolo Montanaro illustreranno agli appassionati i segreti del Tartufo bianco d’Alba. tartufo bianco3Un menù creato appositamente per questa occasione esalterà il profumo ed il gusto del tartufo grazie alla cucina elegante dello Chef italiano, che esprimerà il massimo potenziale del Tuber magnatum Pico, uno dei più rari e preziosi frutti di Langhe, Roero e Monferrato.

Un festival a 360 ° che vede coinvolti non solo i grandi chef, ma anche i punti vendita specializzati in alimenti vegetariani Green Monday Shops. Oltre al normale assortimento di prodotti Tartuflanghe presenti in tutti i negozi, nel ristorante interno della boutique di Central, si potranno gustare le Truffle Eggs, per iniziare la giornata con una colazione da veri truffle lovers.

Il vino italiano va forte in Cina

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vino_italianoNegli ultimi 9 mesi in Cina abbiamo venduto tanto vino quanto in tutto lo scorso anno. A settembre infatti il valore delle vendite di vino italiano ha superato quota 90 mln di euro. Ma la crescita sovraperfomante del nostro prodotto (+28,1%) non basta: la Cina, quarto buyer globale di vino, è per l’Italia solo il decimo cliente con una quota di mercato che rimane ancorata al 5%. Di questo si parlerà al convegno Business Strategies “Il mercato del vino in Cina: quali sviluppi?”, in programma il 6 dicembre (ore 11.30) al wine2wine di Veronafiere. All’appuntamento, oltre alla ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta, due personalità chiave del mondo enologico cinese: Zuming Wang, vicesegretario generale del dipartimento governativo per la legislazione sugli alcolici in Cina, il Chinese Alcohol Bureau, e Tao Weng, divulgatore della cultura cinese del vino in tutto il mondo, capo della Shanghai Dawen Information Development Ltd. e vice general manager dello Shanghai Morning Post (Shanghai United Media).vino italiano_1In Italia non abbiamo ancora compreso il fenomeno vino in un Paese che in 10 anni ha visto crescere le proprie importazioni da 75mln a oltre 2mld di dollari – ha detto la ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta –.Lo vogliamo fare a wine2wine attraverso due player cinesi importanti sul fronte delle dinamiche di mercato e della percezione dell’immagine di un prodotto del made in Italy considerato ancora marginalmente rispetto ad altri”.
Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies e Nomisma Wine Monitor, è di 90,2mln di euro il valore delle importazioni di vino italiano registrato da gennaio a settembre di quest’anno (90,6mln nell’intero 2015). In forte recupero il comparto dei fermi imbottigliati (93% del mercato) italiani, che fanno segnare in valore una crescita del 35% sul pari periodo 2015, contro un incremento medio del 21%.

“Ninivaggi, e lei perchè non ha ancora una stella Michelin?”. Ma la stella adesso c’è. L’intervista.

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ninivaggi-slideEra il 2011 quando, ben determinata a non avallare il furto autorizzato che vede le tariffe alberghiere quadruplicarsi in quel di Verona durante i giorni del Vinitaly, decisi di prendere parte alla fiera vinicola, ma di alloggiare fuori dalle mura cittadine. La scelta, condivisa dal mio staff, fu l’ Hotel Color, a Bardolino. Una specie di oasi tropicale in terra di laghi. Davvero un bel posto. Il primo pensiero, una volta preso possesso di una bella suite, fu ” speriamo si mangi dignitosamente”. Anche perchè, dopo un’intera giornata tra padiglioni e stand, nessuno di noi avrebbe avuto voglia di spostarsi troppo per cenare.
Così, quella stessa sera, mi avvicinai preoccupata al ristorante “La Veranda”: di fatto il ristorante dell’ Hotel. Posso anche dormire in un letto non troppo comodo, ma non tollero di mangiare male perchè questo – più di molte altre cose – mi mette davvero di malumore.
Ed in quell’occasione feci la conoscenza di Enzo Ninivaggi, alto e piuttosto riservato, che venne a salutarci al tavolo. Mi guardai intorno e l’ambiente era veramente bello; il servizio già da subito inappuntabile.

Così ordinammo dal menù una serie di piatti che stuzzicavano sia l’appetito che la curiosità.
ninivaggi-nuova5Oggi, lo confesso, non ricordo esattamente cosa ordinammo: ma mi restò impressa una  mousse di mozzarella di bufala pugliese tiepida su vellutata di pomodoro fresco. Nella sua estrema semplicità, una delizia assoluta. Dopo quell’antipasto si dispiegò sul nostro tavolo una cena “stellare”, servita con pulizia, ordine, precisione. Fu a fine pasto, e dopo una declinazione di cioccolata come dessert, che Ninivaggi si avvicinò di nuovo al nostro tavolo e che io lo investii con una domanda che più che una domanda era, insieme, vero stupore e complimento. Gli dissi: ” Ma lei perchè non ha almeno una stella Michelin?
ninivaggi-nuova2 Il timido Ninivaggi arrossì, sorrise e abbassò lo sguardo sibilando un “grazie” appena percettibile. Va da sè che cenai li per tutte le sere della mia permanenza deliziandomi oltremodo e misura, e che quel ristorante, quel cuoco e quel maitre e sommelier Franco Crocco, furono determinanti nella mia scelta di tornare nello stesso posto anche nei due anni successivi. Per cui, solo pochi giorni fa, ho accolto con vera gioia il conferimento della prima stella Michelin allo chef pugliese che più di un bagno turco a fine giornata riuscì per tre anni a togliermi di dosso ogni stanchezza. E con altrettanta gioia ho letto un messaggio di questo bravo chef che diceva così : ” Lei è stata profetica…“. Anche per me, una bella emozione.

Ninivaggi, la stella è arrivata…

Verissimo, e’ stata inaspettata e che mi ha riempito di grande soddisfazione;è stato un percorso durato 6 anni in cui io e tutta la mia brigata di cucina e di sala abbiamo cercato di dare sempre il massimo. Una stella che per la prima volta nella storia arriva nella città di Bardolino ed è davvero bello aver partecipato a questo.


ninivaggi-nuova4Faccio fatica ad immaginare che in questi anni lei possa essersi ulteriormente migliorato ma, lo stesso le chiedo: oggi quale è il suo piatto forte?

Una delle cose che mi piace più della cucina e che c’è sempre qualcosa da imparare,ogni secondo che passa,ogni persona che si incontra può insegnarti qualcosa. Ho sempre fame di imparare ,sempre sete di conoscere materie, prodotti, stili di cucina .Tante persone dicono che ho un tocco magico con le capesante ma diciamo che tutto il pesce, ed anche qualcosa di lago, mi ispira molto. Se devo citare un piatto che quest’anno è stato particolarmente apprezzato è stato il branzino con crema di cavolfiore ,lenticchie beluga ed emulsione di ricci di mare che stanno a volte ad indicare le mie origini pugliesi,origini che si possono riscontrare spesso nei miei piatti


ninivaggi-nuova6Ha avuto percezione di avere al tavolo del suo ristorante gli ispettori della Rossa?

Qualche volta si,non si può mai dire di essere sicuri ma a volte i miei camerieri “mettevano in guardia”. Diciamo che vedere persone che mangiano da sole e che si guardano sempre intorno e analizzano bene bene il piatto aiuta sempre a capire.

 E cosa ha provato capendo che quello era un momento decisivo per la sua carriera?

Diciamo che per me non è decisivo quel momento ma importante . Sappiamo che in quella serata dobbiamo essere quasi perfetti,un po’ come quando uno è bravo a scuola per tutto l’anno e poi il giorno dell’esame devi dare ancora di più. Ecco,diciamo che c’è un po’ di lecita ansia ma poi ci rendiamo conto che infine dobbiamo solo lavorare con la stessa responsabilità,criterio e serenità che abbiamo per tutti i clienti. L’errore che si commette a volte è quello di voler strafare o voler sorprendere a tutti i costi,ma a volte la vera sorpresa sta nelle cose più semplici.


ninivaggi-nuova3Quanto conta lo staff, di cucina e di sala, nel conseguimento di un traguardo così importante?

E’ di importanza fondamentale. Uno chef di cucina può avere tantissime idee,ma senza l’aiuto di una grande brigata di cucina e di sala non si va da nessuna parte. Infatti sono felicissimo che oggigiorno la sala stia diventando sempre più fondamentale per il successo dei ristoranti . Io ho avuto la fortuna di avere in cucina dei bravissimi ragazzi,bravissimi sia dal punto di vista umano,che è la qualità che cerco prima di tutto,sia dal punto di vista tecnico. In sala con il Maitre Franco c’è stata intesa fin da subito e con i suoi ragazzi una bella empatia che ci hanno fatto raggiungere questo straordinario traguardo.

L’Hotel Color con il ristorante “La Veranda” è stata la sua “culla”: e adesso che obiettivi ha lo stellato Ninivaggi?

La fortuna più grande è stata quella di avere come manager dell’hotel il signor Claudio Manetti che ha sempre assecondato le mie richieste e ambizioni;  una persona che mi ha sempre appoggiato e ha  creduto in me,ha sempre fatto sentire la sua fiducia,  e non è per nulla scontato . Al Color Hotel mi sono subito sentito a casa. Ora c’è un nuovo progetto in una terra del tutto nuova, diciamo non proprio vicina e si chiama Australia. Una scelta di vita e professionale presa grazie all’aiuto della donna straordinaria che ho avuto la fortuna di sposare e che mi è sempre accanto.Come ho detto sono un ragazzo ambizioso e voglioso di conoscere.


ninivaggi-nuova1Un cliente che ricorda sempre con piacere e uno che invece non vorrebbe mai più rivedere?

Non per fare una sviolinata, tutti i clienti per me sono davvero piacevoli. Quando una persona si accomoda al nostro ristorante si sta affidando a noi ed è una sensazione bellissima quando il Maitre si avvicina per prendere la comanda e si sente dire “faccia fare allo chef”. Ecco,significa che abbiamo la fiducia totale del cliente ma al tempo stesso la grande responsabilità di cucinare con il più grande rispetto che abbiamo. Però se devo citare un cliente in particolare , e non me ne vogliano altri, dico Susy Tezzon, una cliente-amica che con i suoi amici mi ha sempre fatto piacevolmente da cavia e dato sempre dei preziosi consigli. Non ci sono clienti che non vorrei più rivedere, anche quelli che a volte si soninivaggi4no lamentati della cucina hanno sempre lasciato qualcosa di buono dato che spesso da una critica uno impara di più.

Cosa si sente di dire ai più giovani che hanno talento e ambizione?

Che devono sempre lavorare divertendosi,il lavoro che facciamo non è sicuramente facile,richiede sacrifici,tempo,passione sfrenata e rinunce,ma al tempo stesso regala emozioni e soddisfazioni fantastiche.Oggi c’è la possibilità di diventare chef di cucina un po’ più precocemente rispetto al passato,a volte però  talento e ambizione da soli non bastano. C’è bisogno di leadership,rispetto per tutti i collaboratori e tutti gli ingredienti per essere dei grandi uomini prima che grandi chef.Vi aspetto in Australia.

Alessandra Verzera

 

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Il “gigante” dello street food siciliano, l’arancina. Giuseppe Ignoto ce la racconta al maschile, da un’altra parte di Sicilia

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arancina1L’arancina accende sempre la passione ed anche un certo campanilismo. Sempre di più si diffonde il nome che la vuole al maschile, ovvero “arancino“: un’annosa quaestio sulla quale è intervenuta più volte persino l’ Accademia della Crusca non riuscendo, tuttavia, a comporre gli “integralismi” legati a questa “palla di riso” – così come viene descritta dai consumatori esteri ed in particolare dagli anglofoni che la chiamano essenzialmente “ rice ball” – che a Palermo viene strenuamente difesa e di cui si reclama la primogenitura. arancina fimminaPer i palermitani, la palla di riso è stata, è e sarà sempre “arancina“, al punto che non di rado in giro per la città può capitare di vedere cartelli che “rivendicano” la desinenza femminile.  Ma al di la delle desinenze, questo alimento – ricco e completo –  da luogo a veri e propri studi approfonditi.

Eccovi non soltanto la ricetta di un “arancino”  secondo gli usi della Sicilia orientale, ma anche un’approfondita scheda tecnica.

      La Scheda

 

arancini1Arancino al ragù fritto,

analisi organolettica, degustazione

VISTA:

 Arancino, a forma di tronco di cono, appuntito, con base circolare piatta, di media grandezza ;

 Impanatura: crosticina color oro carico, senza variazioni, né eccessivamente scure, né tanto meno nocciola o marrone; senza venature e/o striature scure o chiare (indice di frittura eccessiva e/o ripetuta, o utilizzo di oli vari, scadenti e strutto);                                   superficie uniforme, leggermente rugosa (leggera rugosità all’utilizzo del pangrattato per la frittura); superficie senza crepe, o spaccature od addirittura con ripieno fuoriuscito (cattiva elaborazione, cattiva cottura);

Interno: riso color naturale bianco (un po’ più colorato se è stato utilizzato il brodo, consigliato);

Ripieno: ragù di carne, color rosso carico, né poco carico, né molto chiaro, sono evidenziati i colori della carota, dei piselli, e dell’uovo;                 formaggio filante, color latte;

Note: -si, ragù con verdure, piselli e carote – si, tritato, anche carne di pollo -si, uovo sodo anche in piccoli pezzi – no, pepe nel formaggio.

OLFATTO:

Esterno – impanatura, odore tenue, fragrante di buona frittura, non eccessivamente intenso, e che ricorda l’aroma dell’olio utilizzato per la frittura (no, odore di rancido);

Interno: odori misti, complessi, dove prevalgono quelli del ragù, della salsa utilizzata, e delle carni cotte, un po’ meno quello del formaggio;

GUSTO:

Esterno – crosticina esterna fritta, croccante di medio spessore (no, basso spessore, non riesce a contenere la pressione esercitata dal ripieno, spesso fluido, che riesce a creparne la superficie, e se è spessa ne diminuisce la gustosità, la presa, no, al sapore anche leggermente rancido dell’impanatura);

Interno: riso ben cotto, mai “al dente “o addirittura scotto; sapori misti, complessi, dove prevalgono quelli del ragù e della salsa utilizzata, delle carni cotte, dei piselli, dell’uovo, meno intenso quello del formaggio; carne sapida, ben cotta, soda, filamentosa se non tritata;                               formaggio tenero e filante, che ricorda il latte, gustoso;  ragù, non deve essere dolce ma sapido, gustoso, dal sapore tipico, caratteristico, mai speziato, (si, all’utilizzo dello zafferano);  ripieno mediamente denso, mai fluido, sapido ed equilibrato, con i componenti ben amalgamati e combinati.

Il ripieno e gli ingredienti da individuare, se è possibile :

Riso, uovo, trito di cipolla soffritta in olio extravergine d’oliva, carne anche macinata di manzo e/o di vitello e di pollo, piselli, trito di: sedano, prezzemolo, basilico e carote, rosolati in olio extravergine d’oliva, vino bianco, brodo e concentrato di pomodoro, formaggio “ musciu “ fresco senza pepe o provola ).

 arancino-1600x700_1La ricetta: 

Arancino al ragù, fritto

Preparazione: laboriosa

Tempi di preparazione: 70 m.

Ingredienti per 5 persone:
gr 500 di riso, Comune o Tondo
gr 250 di pangrattato
gr 250 farina di semola
gr 60 pecorino grattugiato
gr 150 formaggio “ musciu “ fresco senza pepe o provola
gr 160 carne o macinato di carne di manzo o vitello
gr 60 di pollo
gr 80 piselli teneri sgusciati
gr 120 di concentrato di pomodoro carote q.b.
5 uova
1 litro di olio extravergine d’oliva Monte Etna DOP o Valdemone DOP,
-per la frittura:
2 bicchieri di brodo
1 bustina di zafferano
1 mazzetto di basilico
1 ciuffetto di prezzemolo
1 gambo di sedano

arancina.2Elaborazione :
-come preparare il ragù per il ripieno :
Tritare la cipolla e farla soffriggere in un tegame con 4 cucchiai di olio, unitevi la carne od il macinato, di manzo o vitello e di pollo, i piselli ed il trito di sedano, prezzemolo, basilico, carote, e farli rosolare per 5 minuti, aggiungendo poco alla volta, il vino bianco ed allungare con il brodo; aggiungere ancora il concentrato di pomodoro e fate cuocere per 30 minuti a fuoco moderato; se occorre aggiungere acqua, un po’ alla volta ed aggiungere il sale ed il pepe.

arancina-400x215-come preparare gli arancini:

scolate il riso, al dente, dopo averlo fatto cuocere in abbondante acqua moderatamente salata, mescolate ed amalgamare il riso con le uova sbattute, il pecorino grattugiato e lo zafferano;
nel palmo della mano, nell’incavo ottenuto, disponete, come base, aggiungerne ancora e poi al centro, mettere un dadino di formaggio, uno di uovo sodo e del ragù, chiudere il preparato con dell’altro riso tanto da formare dei coni, tante volte sino ad esaurimento del riso, delle uova, del ragù e del formaggio che si avevano a disposizione.
Impolverare di farina i coni di arancino, passarli nelle uova sbattute e poi nel pangrattato, friggere in olio extravergine abbondante e bollente, infine, servire caldi in carta da cucina, per fare asciugare l’olio residuo.

Giuseppe Ignoto 

Credits: l’immagine di copertina è di  http://www.sicilying.com/blog/

Terra, Luce, Benessere:a Pachino un ponte festivo all’insegna della cultura enogastronomica

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Pomodorini2Sarà  rivolto a tutti coloro che vogliono concedersi un break per una vacanza diversa,stimolante, energetica, piena di fascino con un’immersione nella Sicilianità vera, il prossimo ponte dell’Immacolata, da giovedì 8 dicembre domenica 11, a Pachino, patria del noto pomodorino a cui da il nome e che è una delle grandi IGP siciliane.

Terra Luce Benessere”  è infatti un nuovo concept che proprio nei giorni della prima festa che apre il periodo natalizio, vede esso stesso la luce, trattandosi della sua prima edizione.  Le parole chiave che rendono questo evento unico nel suo genere? La capacità di attrarre un nuovo ceto medio internazionale, professionalizzato, intellettualizzato e cosmopolita, una classe creativa che domanda qualità ed eccellenza culturale. Un evento per tutti, ma anche per i siciliani che con il gusto del viaggiatore vogliono riscoprire quella Sicilia,  lontana dalle mete turistiche più note e forse meno appariscente, ma più vera e autentica. Un lungo weekend all’insegna della diversità e dell’energia immergendosi nella Sicilia vera. L’evento costituisce  un momento dal forte impatto emozionale perché cerca di offrire una forte immagine del territorio.
antonio-morettiTra gli altri appuntamenti, sabato mattina si terrà un incontro dibattito dal titolo “SALUTE & ARMONIA  UN MIX  CHE FA GOLA” ospitato al Feudo Maccari . La scelta al Feudo è stata una scelta voluta perché la forza del vino nella vita contemporanea diventa un perfetto emblema di localismo, territorialità e autenticità in una società sempre più globalizzata e virtuale.

L’intenzione  degli organizzatori è infatti proprio  quella di legare un “percorso culturale, espositivo, sensoriale” alle realtà territoriali per creare una piacevole occasione di scoperta e di crescita per i “viaggiatori” che vogliano unire la biodiversità del territorio alle qualità del paesaggio e dell’ambiente naturale.
Trasformare l’evento in un momento dal forte impatto emozionale è l’obiettivo primario; consentire uno specifico coinvolgimento di tutte le componenti sociali. Le tre giornate  intendono offrire una forte immagine del territorio, dando corpo ad uno dei grandi progetti di sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno: ovvero, il turismo “gastroculturale” e soprattutto destagionalizzato. pachino Attrarre interesse a livello turistico, consentire la rinascita della tradizione autentica, diffondere a livello nazionale e internazionale la sicilianità , riscoprire e valorizzare le tradizioni locali, creare un evento che animi il territorio apportando benefici economici a tutta la comunità, sono pertanto gli imperativi categorici di questa manifestazione.
Tante sono le  iniziative in programma:  convegni, mostre, proiezioni, workshop. Momenti e spazi aggregativi che sviluppino nei visitatori locali un ancor  più profondo  senso di appartenenza e, nei visitatori provenienti da altri luoghi, la conpomodoribiosapevolezza di ciò che la storia dei popoli èuò – ed anzi deve – raccontare, anche attraverso il cibo, l’arte, la storia antropologica.
.Dall’8 all’11 “ Il Cortile dei Tesori” – un luogo, col fascino del Museo del Vino di Nele Nobile-valorizzerà le eccellenze dell’artigianato e del gusto. In piccole postazioni fatte di “casuzze” integrate nel Cortile troveranno spazio artigiani della ceramica, della cera, della pietra, del cuoio. Ma ci sarà spazio anche per corner di assaggi di qualità della produzione enogastronomica locale di eccellenza e di nicchia.
All’interno del cortile  ci sarà anche la possibilità di visitare il Museo di Nele Nobile (dove esistono 250 pezzi di alto valore antropologico certificati dalla Soprintendenza di Palermo) avendo come guida il Signor Nobile – memoria storica della lavorazione del vino di Pachino. E si potrà anche  salire sul “carretto siciliano” e attraverso la campagna visitare un’ azienda agricola ed entrare in una serra dove viene coltivato il pomodorino di Pachino. In quella realtà rurale e mediterranea si potrà anche  acquistare il prodotto e degustare pane condito con pomodorini e olio siciliano.In programma anche una cooking class al termine della quale le pietanze cucinate potranno essere consumate dai visitatori.

SdG

Credits: Foto “pomodorino e aglio”, copyright  di Tiziana Nicoletti

Accursio Craparo e la sua prima stella Michelin, per la seconda volta.

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accursio-slide1Accursio Craparo, con un cognome che molti storpiano in “Capraro”, rivela la sua chiara origine agrigentina, e saccense più nello specifico. Nella sua città d’origine lui sarebbe ” Sino” o ” Siso”. E invece lui vive distante da Sciacca. Il suo ristorante, che porta il suo nome, è a Modica, in provincia di Ragusa, nella patria della miglior cioccolata. Accursio è la quindicesima stella siciliana. Ed anche l’unica assegnata all’isola.

craparo2Craparo, lei vive in una zona ricca di materie prime di eccellenza. Presidi Slow Food, Dop: quanto è importante “crescere” con la cultura dell’eccellenza sull’uscio di casa?

La Sicilia è intrisa dalla cultura dell’eccellenza enogastronomica sin dalle sue radici contadine. Il cibo per noi è sempre stato un momento di benessere e convivialità legato ai mondi della famiglia e degli affetti.
Occorre tuttavia, oggi più che mai, dimostrare in maniera evidente la nostra posizione sul tema della qualità. La strada da percorrere è senza dubbio la collaborazione tra chi ci crede e tra coloro che hanno una mentalità artigiana. Insieme possiamo crescere perché abbiamo a disposizione una varietà della materia prima d’eccellenza che tutto il mondo ci invidia.
Stiamo diventando bravi a raccontare, ma non possiamo consentire alle parole di sostituire quanto mettiamo a tavola: occorre crescere su un terreno dei fatti intessuti con trasparenza, umiltà e senza velleità di decantazione, che purtroppo spesso sembra occupare troppa parte del nostro lavoro.

accursio-stellaLei ha conseguito un traguardo ambitissimo aggiudicandosi, ancora una volta, la stella Michelin: se l’aspettava?

La stella Michelin è semplicemente un riconoscimento che identifica un ristorante di ottima cucina e una garanzia per i viaggiatori. Abbiamo ogni giorno la coscienza di fare qualcosa di straordinario: come dicevo prima, preparare ciò che altri mangeranno è un gesto di grande responsabilità e un importante terreno di incontro. Per fortuna metterci al servizio dei nostri ospiti è da sempre stato per noi una parte del lavoro che ci piace molto. La stella rappresenta sicuramente uno stimolo a fare sempre meglio.

craparo-slideUna lunga gavetta, ristoranti di livello in una zona – tra Modica e Ragusa – “ad alto tasso” di ottima cucina : ripercorriamo le tappe salienti della sua carriera?

In realtà ho iniziato prima la mia formazione attraverso molte esperienze nel Nord d’Italia e d’Europa. Alla corte di Pietro Leemann ho imparato l’arte di apprezzare la naturalezza dei prodotti, il sapiente utilizzo degli ingredienti vegetali, la leggerezza dello stile. Poi da Massimiliano Alajmo a Le Calandre, ho imparato che la ricerca nei piatti sintesi armonica tra i cinque sensi. Il richiamo della mia terra mi ha ricondotto in Sicilia. A est, stavolta, anche qui con incontri significativi come quello con Corrado Assenza. Nel 2005 ho inaugurato la Gazza Ladra a Modica, dove nel 2008 è arrivata la Stella Michelin, e qui sono rimasto alla guida fino al 2012. Poi ho sentito che era arrivato il momento di avere uno spazio tutto mio, così nel giugno 2014 è nato “Accursio Ristorante”: l’ho costruito come una dimora accogliente, in cui esprimere l’ospitalità siciliana alla mia maniera.

accursio-craparoLa Gazza Ladra, che l’ha vista splendere per la prima volta nel firmamento Michelin, ha una storia triste: le va di condividerne un ricordo?

Quando penso a La Gazza Ladra in realtà sento il cuore sorridere. Ho trascorso otto anni meravigliosi, molto importanti per una mia crescita professionale e personale.
L’unica cosa che mi dispiace è pensare che adesso le luci della Gazza Ladra sono ancora spente.

Tornando ad oggi, quali sono i segreti del suo successo?

Adoro mangiare bene, sano ed essere sostenuto da una compagna di viaggio che condivide il mio pensiero. Mi piace viaggiare, conoscere nuove culture che possano contribuire a rendermi nuovo ogni giorno. Faccio ricerca, tanta; cerco di dare nuove forme e parlare con un nuovo linguaggio attraverso i miei piatti. Ma soprattutto non smetto mai di chiedermi da dove arriviamo e chi siamo; solo così possiamo proiettarci per il futuro.

accursio-piattoIl futuro dell’ottima cucina dipende da…

Dall’intelligenza, dall’umiltà e dal rispetto di chi la pensa. E dalla disponibilità a lasciarsi raccontare di chi la ascolta.

Perchè la Sicilia fa fatica a conquistare un posto nella “rossa” e rimane al 14mo posto nella classifica nazionale per stelle assegnate?

Sono tanti i fattori che incidono su questi risultati: noi piccoli artigiani sicuramente ci stiamo attrezzando per i miracoli; sentiamo forte la responsabilità di migliorarci sempre. Credo che dovremmo avere fiducia in noi stessi, credere di più in quello che facciamo. Sono tuttavia fortemente convinto che molto dipende da un sistema politico poco presente. La Sicilia ha bisogno di essere rappresentata da un sistema politico innovativo, di esperti e gente per bene, che lavorano per migliorare come noi il territorio.

accursio2Ci racconta il piatto che porta nel cuore?

Tutti i miei piatti sono stati pensati con il cuore. Uno dei piatti che mi accompagnano da sempre è La Spremuta di Sicilia: è come invitare l’ospite ad alzarsi con me in volo sull’Isola per coglierne l’essenza, tra note dolci e sapide, tra paesaggi e persone. La Spremuta di Sicilia ambisce a concentrarne tutto, energia e potenza, in un gomitolo di pasta. Acciuga, arancia candita e peperoncino, contendono il primato alla morbidezza del cipollotto guarnito con zafferano, scaglie di pane abbrustolite, capperi e pomodoro liofilizzato. Le linguine di grano duro si prestano ad accogliere quest’esplosione di sapori, armonizzandola in un abbraccio intenso come questa terra che accoglie chi la visita.

accursio1Il suo locale è la sua casa: un luogo in cui lei esprime la sua cucina, che reca con sé caratteristiche e tradizioni della Sicilia ai suoi antipodi. Ci racconta una sua “felice contaminazione”?

Vi racconto una cosa che mi ha fatto innamorare e che io ho contaminato: l’olio extravergine di oliva. Lo considero il principe della tavola e per questo ogni anno me ne “costruisco” uno inedito, fatto a misura della mia cucina e sulla base di quanto produce la stagione. Il mio olio nasce in Sicilia e sceglie le varietà più nobili e autentiche che rappresentano le mie “due” Sicilie, quella dell’ovest, con le cultivar tipiche della Dop Val di Mazara, e quella dell’est, con l’oro verde dei Monti Iblei: la Nocellara del Belice con la sua corposità ineguagliabile, la Tonda Iblea che dà sapore e rende l’olio più setoso, la Moresca che accentua il fruttato, la Verdese per un tocco erbaceo. Ogni anno, i miei produttori di fiducia mi mandano più di dieci diversi campioni, che assaggio alla cieca per comporre il blend. E il bello è che, se cambiano le proporzioni, in base alle caratteristiche dell’annata, le cultivar principali sono sempre quelle: il mio olio mi somiglia, in qualche modo.

accursio-piatto2Forse è presto per questa domanda, ma forse no: quali sono i suoi progetti per il futuro?

Ci sono tante cose che vorrei fare, spero un giorno di poter realizzare i miei sogni. Il racconto della Sicilia che faccio attraverso i miei piatti si inserisce anche in un momento storico in cui l’isola cerca fortemente un rinnovo di identità. Credo che se tutti quelli che ci credono si mettono a disposizione per rappresentare un tassello del cambiamento, attraverso visioni e progetti comuni, questo potrebbe davvero produrre risultati eccezionali. Mi piace pensare all’idea di lavorare anche a piccoli progetti collaterali e complementari rispetto ad Accursio Ristorante: lo abbiamo già fatto con gli appuntamenti “A colazione con lo chef”, a Natale lo faremo aprendo il nostro dehor alla città con una “legumeria” dedicata al recupero delle antiche tradizioni della cucina contadina e abbiamo già qualche altro progetto in pentola per riuscire, con il nostro lavoro, a parlare proprio a tutti del valore della ricerca e della qualità.

Alessandra Verzera

NB: Le foto presenti in questo articolo sono per gentile concessione di Accursio Craparo, che ne detiene la proprietà. Qualunque uso non autorizzato è pertanto severamente vietato.

Cozze tarantine ripiene

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cozze-ripieneLe cozze  ripiene sono un grande piatto tipico molto gustoso della regione Puglia. Eccovi la ricetta classica.

Ingredienti per 4 persone:

1 kg di cozze possibilmente di Taranto,

300 gr di pane raffermo,

tre uova fresche,

100 gr di mortadella tagliata spessa,

pepe,

prezzemolo fresco,

1/2 kg di pomodoro pelato,

70 gr di olio extra vergine,

pecorino grattugiato,

2 spicchi d’aglio,

peperoncino piccante.

Peparazione

Preparare l’impasto per il ripieno con il pane raffermo ammollato un po’ in acqua,le uova,i l formaggio,la mortadella a pezzettini,aglio tritato,prezzemolo e pepe e lasciarlo a riposare un pò. Adesso puliamo bene le cozze e con un coltellino apriamole lasciando i gusci completi e recuperiamo la loro acqua.Ora prepariamo un soffritto con olio ,aglio tritato, peperoncino e molto prezzemolo tritato e rosoliamo bene per poi aggiungere  i pomodori pelati. Man mano che cuoce aggiungiamo un po’  alla volta l’acqua delle cozze filtrata e cuociamo per una ventina di minuti.

A questo punto con l’impasto del ripieno riempiamo le cozze come nella foto e le sistemiamo nella pentola del sugo molto strette tra di loro. Cuociamo ancora per   15 minuti per farle  insaporire con il sugo. A questo punto sono già pronte per essere consumate, ma in questa particolare variante in foto sono state ripassate in forno con il grill per qualche minuto, così da ottenere  una bella gratinatura.

Buon appetito

Massimo Vito Magistà 

La Festa del Ringraziamento, Thanksgiving Day: tra tacchino e shopping natalizio

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christmas-vacationQuesto giovedì gli Americani si accingono a celebrare la nota Festa del Ringraziamento, che cade ogni anno il quarto Giovedì di Novembre. E come per noi Italiani non si celebra Natale senza Panettone, in America non si celebra Thanksgiving senza tacchino ripieno, salsa di cranberry, gravy e torta alla zucca o alle Pecan. La tradizione, in origine di derivazione religiosa, risalirebbe al 1621 quando un gruppo di profughi inglesi in fuga dalla Gran Bretagna per questioni appunto religiose sbarcò nel Nuovo Continente dalla famosa nave Mayflower per stabilirsi nei pressi dell’attuale Stato del Massachussets. Dopo un primo inverno rigidissimo, la leggenda narra che i nativi del luogo insegnarono loro a coltivare alimenti mai visti prima in Europa, come mais, orzo, fagioli e zucche e con ottimi risultati.

thanksgiving-day_parade-header2_0Il raccolto dell’autunno successivo fu molto ricco e i coloni organizzarono una festa per ringraziare di quel ritrovato benessere. La ricorrenza, di anno in anno, si è consolidata e fu definitivamnente sancita dal Congresso solo dopo la Guerra d’Indipendenza. Nel 1863, Abramo Lincoln invitò gli americani a riunirsi e ringraziare ogni ultimo giovedì del mese novembre. In Europa la celebrazione del Thanksgiving è conosciuta grazie ai film e telefilm di importazione in cui viene rappresentata come l’occasione di riunirsi attorno al famoso tacchino per ringraziare Dio, la vita, gli amici, i parenti e ciò che si ha. La cena, rigorosamente organizzata a casa con familiari e amici, prevede una tavola ben imbandita e decorata a festa. Ogni famiglia tramanda, di generazione in generazione, la ricetta “segreta” del tacchino farcito, che viene accompagnato da salsa gravy, puré di patate, patate dolci, salsa di mirtilli, verdure, torta di zucca o di pecan.

black-friday-signMa non finisce qui, a cavallo tra la notte del Thanksgiving ed il venerdì successivo , si celebra il “Black Friday”, ovvero una giornata sempre di festa in cui ha ufficialmente inizio il periodo di shopping natalizio. Tutti i negozi e le vie delle città vengono addobbate con le luci di Natale e vari ornamenti del caso, fioccano le offerte commerciali per i regali, e si viene catapultati immediatamente nel magico clima natalizio.
A sottolineare l’importanza di tali festeggiamenti, le scuole e gli uffici restano chiusi inclusa ad esempio la borsa di Wall Street.

macys-parade-600x450Da un punto di vista turistico, si possono vedere per le strade delle città le famose Thanksgiving Parade, la più nota è la Macy’s Parade che si svolge a New York. E per chi volesse dilettarsi nel preparare un delizioso tacchino arrosto eccovi una ricetta semplice da eseguire, buon appetite e felice Festa del Ringraziamento!

Ingredienti

1 tacchino intero, collo e frattaglie vanno rimosse
200 g di sale
170 g di burro fuso
2 cipolle grandi
4 carote
4 gambi di sedano
2 rametti di timo fresco
1 foglia di alloro
1 bicchiere di vino bianco secco

thanksgiving-dinner-h880x450Procedimento

Strofinare il tacchino dentro e fuori con il sale. Posizionare il tacchino in una grande pentola e coprire con acqua fredda. Riporlo in frigorifero e lasciare il tacchino in ammollo in una miscela di acqua e sale per almeno 12 ore.
Preriscaldate il forno a 175 ° . Sciacquare il tacchino, spennellatelo con il burro fuso. Posizionare il petto verso il basso in una teglia capiente.
Riempire il tacchino con un trito di: 1 cipolla, 2 carote, il sedano 1 rametto di timo e la foglia di alloro. Posizionare le restanti verdure e il timo intorno alla parte inferiore della teglia. Bagnare il tacchino con il vino bianco.
Cuocere il tacchino coperto per almeno 3 1/2 – 4 ore, fino a quando la temperatura interna della coscia raggiunge 85 ° C (utilizzate un termomtro da cucina). A questo punto girate con attenzione il tacchino a spennellate con il rimanente burro.
Lasciare cuocere per un altra ora. A questo punto il tacchino è pronto, lasciarlo riposare circa 30 minuti prima di servire.

thanksgiving-dinnerStuffing (Ripieno)

Ingredienti

500 g funghi freschi tagliati a fette
6 cucchiai di burro
350 g di cipolla tagliata a dadini
350 g di sedano tritato
1 cucchiaino spezie per pollame
1 cucchiaino di sale
1 cucchiaino di pepe nero
3 kg di pane secco sbriciolato
Brodo di pollo qb
2 uova
300 g di mela senza buccia tagliata a dadini
Prezzemolo tritato

Procedimento

Imburrare una teglia da forno abbastanza capiente. Preriscaldate il forno a 190 ° C.
Sciacquare i funghi. In una padella sciogliere il burro, aggiungere i funghi, la cipolla e il sedano; rosolare 5 minuti e togliere dal fuoco. Aggiungere e mescolare le spezie, il sale e il pepe.
In una ciotola, unire mollica di pane, il brodo, le uova, aggiungere I funghi, i dadini di mele e il prezzemolo; mescolare bene. Riporre il tutto nella teglia precedentemente imburrata, coprite e cuocete in forno 190 gradi per circa 45 minuti. Togliere il coperchio e cuocere 15 minuti nella parte più alta del forno. E il ripieno è servito!

Tiziana Ciacciofera Triolo

per SdG International

Max Ballarò ed Hermes Picone “raccontano” cucina del territorio: tra mare e monti, gemellaggi enogastronomici Made in Sicily

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baglio-notturnoCamera-baglio-della-luna.con-colazioneSarà un interessante appuntamento con l’alta cucina siciliana quello che si svolgerà al Baglio San Pietro di Nicosia (En)  il prossimo 16 di dicembre  e che vedrà ai fornelli due chef siciliani e due stili oltre che due culture. Si preannuncia infatti come una vera esplosione di gusti e di concetti la ricca cena a quattro mani che vedrà affiancati, in pieno clima festivo e prenatalizio, Max Ballarò, chef di Baglio della Luna (Ag) e Hermes Picone, chef della location che ospita l’evento. Un percorso di degustazione a dieci portate che non mancherà di stupire anche i gourmets più esigenti. Il tutto accompagnato dalla ricca e prestigiosa gamma di vini prodotti nel pieno delle Madonie, dall’ Abbazia Santa Anastasia di Castelbuono.
ballaro1La cucina, oggi più che mai, è cultura e patrimonio della gente: questi blend che coniugano impostazioni e realtà ambientali diverse sono un arricchimento necessario allo sviluppo ed alla diffusione della cultura del cibo che, anche all’interno della stessa regione, subisce profonde modificazioni relativamente alla zona.Ben vengano quindi questi incontri con il gusto che ci permettono di far conoscere a quanta più utenza possibile, la vera forza della passione enogastronomica, in tutte le sue sfumature: una gamma organolettica veramente completa che crea un vero e proprio scambio culturale esaltando l’eccellenza di tanta materia prima di cui quest’isola dispone ” – dice Max Ballarò che, operando a San Leone di Agrigento al Baglio della Luna, proporrà un menù degustazione al profumo di mare.
picone-luiGli fa eco Hermes Picone, chef ed host dell’evento : ” Sono molto emozionato di accogliere nella mia cucina Max Ballarò, del quale ho già avuto modo di apprezzare tecnica e raffinatezza e dal quale avrò sicuramente da apprendere. Due realtà diverse: il suo pescato, i nostri funghi, le sue aperture al mare, le nostre realtà “chiuse” tipiche dei luoghi di montagna e di questi scorci che evocano dame e cavalieri ma che tuttavia sono un po’ condannate all’isolamento. Ai profumi salsi del mare contrapponiamo il profumo del sottobosco, dei nostri caseifici. Il mix è interessantissimo, e l’alternanza delle portate non mancherà di stupire anche il più esigente dei palati“.
E alle dieci portate si accompagneranno i vini madoniti dell’ Abbazia Santa Anastasia: ogni piatto sposerà un particolare vino che ne evidenzi le caratteristiche organolettiche conferendogli pienezza ed esaltandosene allo stesso tempo. Un’occasione per conoscere ancora meglio e ancora più da vicino, un’eccellente realtà vitivinicola del meraviglioso comprensorio madonita; ovvero l’ Abbazia Santa Anastasia che, oltre ad essere un affascinante relais di charme, produce linee davvero interessanti.
Ma vediamo il menù:

mosaicoMax Ballarò firmerà il

Mosaico di pesci, molluschi e crostacei con riduzione al finocchietto selvatico e bottarga di tonno emulsionata.

Lo Sgombro marinato al sale e gelatina di arance e zenzero con stencil di maionese alle ostriche.

I medaglioni di pasta fresca di grani autoctoni Tumminia e Russello ripieni di baccalà al mandarino affogati su fonduta di vongole e spuma di patata

La Triglia in crosta di pane nero su fonduta di provola dei nebrodi e tuille di melanzane affumicate germogli e gambero rosso al caramello bruciato.

La Cassata siciliana rivisitata con adesivi alla frutta.

 

pollockHermes Picone invece proporrà

La Mousse di mortadella di bufala con terra di pistacchio e chips di pane

Il Flan di biete dell’orto con fonduta di caciocavallo e germogli di bieta rossa

Lo Schiaffone di Gragnano farcito con broccoletti “atturrati”, salsa di piacentino ennese dop e tartufo nero siciliano

Filetto mignon di maiale con mille punte di mele dell’Etna, riduzione di Litra dell’ Abbazia Sant’anastasia)

Il Tributo a Pollock; cannolo ” visionario”

 

abbaziaLa lista dei vini proposti in abbinamento dall’ Abbazia Santa Anastasia :

Q1000 – entreè dei due chef e le bollicine

Grillo — Antipasto, Max Ballarò

Sinestesìa – Sauvignon Blanc – Linea Classici Bio — Primo Piatto, Max Ballarò

Sensoinverso – Biodinamico – Chardonnay —- Secondo Piatto Max Ballarò

Sensoinverso –  Antipasto, Hermes Picone

Passomaggio – Sicilia IGT – Nero d’Avola 70% Merlot 30% Barrique —- Primo Piatto, Hermes Picone

Litra Cru Bio – Cabernet Sauvignon —–  Secondo Piatto, Hermes Picone

Passito di Grecanico biologico ———- Dessert dei due Chef