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Serego Alighieri: quattro vini e una…risata.

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seregoL’allestimento è quello delle grandi occasioni alla Foresteria Serego Alighieri: la famiglia infatti ha invitato una ristretta cerchia di giornalisti, buyers e titolari di  enoteche a visitare le possessioni Serego Alighieri. Foresteria, cantine e produzioni. Due giorni di grande ospitalità all’insegna del buon cibo e dell’ancor migliore bere con i vini d’eccellenza della valpolicella.

Arrivando in Valpolicella si ha la consapevolezza dell’autunno: non soltanto un periodo dell’anno sul calendario, ma una bella realtà carica di sentori e di foglie brunite.

Ad accoglierci, in questo luogo idilliaco alla fine di un lungo viale stretto tra due fianchi di cipressi, troviamo Pier Alvise Serego Alighieri insieme alla figlia maggiore, Massimilla, che dell’azienda è il timone della nuova generazione. Troviamo anche Raffaele Boscaini, titolare dell’Azienda Masi che da oltre un trentennio opera in partnership con la Serego Alighieri. E troviamo un ottimo aperitivo: naturalmente un ottimo e fresco bianco delle cantine di famiglia, un Possessioni etichetta 2010, dal bouquet fresco e raffinato. Un vino che io definirei leggiadro e di facile beva.

Poi è ora di accomodarsi a tavola: sarà lo Chef Andrea Messini ad occuparsi di noi, con un menù decisamente originale. Tutto a base di riso. Un virtuosismo che sa di azzardo, ma decisamente ben congegnato ed ottimamente riuscito. Ben quattro portate a base di riso. Una gran bella “risata”, appunto. Si inizia con una Polenta di riso con salumi, in accompagnamento ad un Possessioni Rosso, annata 2009 IGT.
Tra un sorso ed un assaggio, ad una bella tavola elegantemente apparecchiata ed animata da chiacchiere conviviali, si arriva ai primi: ben tre tipi di risotto.

Il primo, e a mio parere anche il migliore dei tre, è ai porri, taleggio e pepe verde. Una cremosità gustosa e stuzzicante ma al contempo delicata che ben si sposa al Valpolicella dell’Anniversario 2008 Superiore DOC di casa Serego Alighieri, vino di grande carattere.
Ma il principe della tavola è senza ombra di dubbio un attesissimo Vaio Armaron del 2005, un Amarone DOC fiore all’occhiello delle storiche cantine: ideale compagno di un risotto con salsa brasata di bue ma, ancor prima, di un altro risotto dalla realizzazione originale –  alla purea di zucca e ristretto all’Amarone. Gusti forti sapientemente scalati.

Ma la sorpresa delle sorprese è stato il dessert: una torta di riso in crosta di frolla con cioccolato caldo versato. Nozze felicissime con un Recioto Valpolicella Classico DOC Casal dei Ronchi 2008.
Vino corposo, dal meraviglioso bouquet e con una nota di dolcezza che non stanca mai; perfetto contraltare alla giusta robustezza ed alla forte struttura di un Amarone deciso, sostanziale, pastoso, che aveva accompagnato – esaltandole – le portate precedenti.

Ascoltiamo tutti con piacere aneddoti e storie legate a quel casato, così ricco di tradizione e così tanto epitomio di una bell’Italia. Ascoltiamo e continuiamo ad assaporare quel “succo di vigna” di cui il giorno dopo avremmo saputo tutto, scoprendo di saperne ben poco.

Poi ci ritiriamo nelle nostre camere, che definirile camere è un eufemismo assai riduttivo. La nostra infatti misurava ben oltre 80 metri quadri di calore e buon gusto che da un ampio salone ed attraverso un largo corridoio bene illuminato, conducevano alla camera matrimoniale, ai due bagni di grandi dimensioni e completi, e ad una cameretta a due letti.

Travi a vista, mobilio in arte povera d’epoca, divani e poltrone in colori tenui, accessori essenziali e raffinati, ed una collezione a dir poco immensa di porcellane da tavola: non sono riuscita a determinare quanti coperti si potessero allestire. La cucina, attrezzatissima, ci riservava ancora una bella bottiglia di bianco ed una serie di altri stuzzichini La finestra di pietra ci ha lasciati a lungo irretiti ad osservare la maestosità di un enorme castagno ed il dispiegarsi di una vallata verdeggiante, a perdita d’occhio. I filari di cipressi regalavano profumi strepitosi e la sensazione è stata di immediato comfort. Il desiderio quello di tornare per una permanenza decisamente più lunga, perchè quella grande suite sapeva irrimediabilmente di casa. Il sonno è stato garantito da un silenzio quasi surreale e, in senso molto più prosaico, da un letto di eccellente fattura. Al di la di qualsiasi altra considerazione, al di la della bontà del cibo e della esclusività di quei vini, il pensiero comune è stato che eravamo a scuola di ospitalità: ci siamo sentiti coccolati ed assistiti dal primo istante del nostro arrivo sino al momento di ripartire. La proprietà ha messo a disposizione degli ospiti le otto residenze, che portano ognuna il nome di un vitigno: Corvina, Rondinella, Molinara, Negrara, Rossignola, Dindarella, Forselina e Oseleta.

Ma prima di ripartire altre sorprese ci aspettano: come la visita ai fruttai in cui riposa l’uva destinata a diventare il migliore Amarone. Disposti in ordine perfetto, quei grappoli dormono su graticole di bambù, le arele, spandendo profumi unici. Resteranno li ad essiccarsi seguendo il ciclo delle stagioni, per almeno 4 mesi. Saranno attaccati da una muffa nobile – la botrite – che conferirà loro piccole macchie bianche ma anche un gusto particolare. Delle tre varietà soltanto la Corvina ne rimane vittima.

Tre i vitigni che costituiscono i blend di queste produzioni, con piccole variazioni nelle percentuali di ognuno: la succitata Corvina, grossomodo in ragione del 60%, la  Rondinella in percentuale di circa il 25% e la Molinara, in misura di un buon 15% .E proprio nell’atrio della Foresteria abbiamo avuto modo di apprezzare un pergolato assai affascinante, da cui pendeva la Molinara: quella originale, quella vera. Quella sfuggita, un secolo e mezzo fa, alla filossera, e che ha dato vita – per volere del nonno di Massimilla Serego Alighieri, ai nuovi innesti. E’ stata poi la volta di visitare l’Azienga Agricola Masi, partner di lungo corso della Serego Alighieri: un altro luogo d’incanto, in cui il tempo sembra essersi fermato benchè sia efficacemente gestita da giovani.

 

Giardini curati e panorami spettacolari di inusitata verdezza ci accompagnano in altri fruttai: emozioni già provate ma che riviviamo con piacere. E poi giù per scale strette, fino a dove dimorano le botti, le barriques e i tonneau, ma anche immensi tini e persino la cantina privata della famiglia Masi, adiacente ad un piccolo museo privato. Ma non soltanto: abbiamo visto i vini sperimentali, mai immessi sul mercato e frutto di sperimentazione volta al miglioramento dei prodotti finali. Fascino senza fine ed emozione forte: passare attraverso pareti di bottiglie che sembravano quasi delle celle è stata una sensazione impagabile ed ineguagliabile. Come pure trovarsi dinnanzi ad un’enorme botte con una suggestiva scritta che parla di premi e di benemerenze.

Tra uno stupore e l’altro si torna in Foresteria, dove siamo attesi per una degustazione d’eccellenza: una verticale senza eguali. Contrariamente a quanto usa di solito fare, si inizia la verticale dai vecchi, per giungere via via ai nuovi: otto calici, otto vini, otto annate, otto storie di successo, tutti dei cinque stelle. Oltre trent’anni di produzione Serego Alighieri in otto calici.

Un’esperienza irripetibile resa irrinunciabile dal commento dell’enologo Andrea Del Cin. Quindi ci attende il pranzo non prima però di aver consumato ancora un delizioso aperitivo nel giardino d’inverno: una ricca selezione di salumi e formaggi, di creme e spume all’erba cipollina e al tartufo, di conserve e mieli, di ortaggi freschi: e di un delizioso Pinot Grigio, Masianco 2010, dell’Azienda Masi, come tutti i vini in accompagnamento al nostro pranzo di quella giornata.
Ci vengono serviti Tortellini di Valeggio al burro fuso e salvia, esaltati da un Brolo Campofiorin Oro 2008 Igt, per passare poi alla forza di un eccellente Brasato all’Amarone con polenta gialla – accompagnato da un Costasera Doc Classico Riserva 2005.
Al dessert esplode il gusto del dolce di Pere al Recioto con croccante di mele in abbinamento ad un Amabile degli Angeli Recioto Valpolicella Doc Classico 2005.
Poi, tutti insieme verso Verona, la città degli innamorati celebrata da Shakespeare: un piccolo gioiello immortale, sulle orme di Dante Alighieri e verso i luoghi che furono cari al Sommo Poeta.
Lasciamo la Foresteria Serego Alighieri con il desiderio, e la promessa, di tornarci di nuovo tutti in formazione per una vacanza all’insegna del buon gusto, del lusso discreto, della signorilità ma anche della tranquillità, del relax e del fascino di luoghi così tanto all’avanguardia ma al contempo così tanto pregni di storia e così tanto a stretto contatto di una natura generosa, in una terra fertile.

Alessandra Verzera

Nel nostro Paese è boom delle paste 100% di grano made in Italy

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L’Italia non è solo il Paese di poeti, navigatori, artisti, allenatori, “tuttologi”, ma anche la patria di… divoratori di pasta. Siamo i principali consumatori al mondo con 26 chilogrammi di pasta a persona all’anno (Fonte: elaborazioni Coldiretti). Al secondo posto il Venezuela con 13, seguito da Tunisia con 12, Grecia e Svizzera 10, Stati Uniti e Svezia 9. E’ in Italia il “boom” delle paste al 100% di grano di “casa nostra”. (A. Fi.)

Salute&Cibo: le frodi a tavola fanno paura a 6 italiani su 10

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I consumatori italiani sono sicuramente i più esigenti d’Europa. E lo sono senza dubbio quando al centro c’è la salute. Salute e alimentazione, ormai vanno “pari passo”, quindi c’è maggiore attenzione rispetto ad altri fattori della vita quotidiana. Le frodi a tavola, infatti, fanno paura a 6 italiani su 10. Sono più temute di quelle finanziarie, fiscali e commerciali. Quindi i controlli vanno fatti e non solo a campione. (A.Fi.)

Alimentare: la denuncia di Coldiretti, in Italia finisce nella spazzatura il 30% del cibo

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Bisogna a tutti i costi “onorare” e “rispettare” il cibo quotidiano. Alla “faccia” della crisi economica. Si direbbe. Il 30% del cibo acquistato dagli italiani, soprattutto frutta, verdura, pane, pasta, latticini e affettati finisce prima dentro il secchio della spazzatura e poi, per strada dentro i cassonetti dei rifiuti. (A.Fi.)

Slow Wine 2012: “vino italiano tenuto in grande considerazione”

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«All’estero il vino italiano è ancora tenuto in grande considerazione, ma non dobbiamo fare l’errore di darlo per scontato, serve essere preparati, senza mai tradire la fiducia che gli estimatori ripongono in noi». Un quadro chiaro, incoraggiante e stimolante ma da non sottovalutare, quello disegnato da Tiziano Gaia, giornalista, esperto, collaboratore di Slow food e oggi anche scrittore.

Alla presentazione della guida «Slow wine 2011» ha portato la sua intensa testimonianza a New York, città sempre in divenire, «dove aprono circa 600 ristorati e wine bar nuovi ogni anno, dove il cliente è esigente ma allo stesso molto curioso, entusiasta, disponibile ad essere stupito a patto di trovare un consigliere preparato sul prodotto e di non essere preso in giro». I punti fermi del mercato americano vedono il vino italiano sempre al top, prima di Francia e Australia, «anche se il consumatore si arrocca su conoscenze acquisite in vacanza, adorando quindi etichette toscane, liguri o campane o su quelle perorate dalle campagne pubblicitarie, a volte non conoscendo molto il territorio, e faticando a sperimentare prodotti di qualità ma meno rinomati per la media locale». Confrontandosi con alcuni ragazzi dell’Università della gastronomia di Pollenzo portati in stage in Usa con i maggiori importatori nella Grande Mela, e forte della sua esperienza di sei mesi appena conclusa all’enoteca «Eataly», rivelato al pubblico della fiera di Rho che «Rispetto a vent’anni fa, i clienti sono cambiati. Non più solo persone bene dell’Upper East Side, ma oggi anche ispanici, indiani, cinesi con nuovo potere d’acquisto e in ascesa sociale, che desiderano consumare vino e necessitano di una cultura enologica, ma partendo dall’abc. Serve essere umili e non dare nulla per scontato, nemmeno che parlare di Barolo o Nebbiolo sia qualcosa di assodato per tutti. E la divulgazione deve essere continua, la città è in perenne trasformazione». Il cliente americano consuma vino americano, ma sull’importato chiede etichette toscane, piemontesi e oggi anche venete (un prosecco perché frizza e fa allegria, più bianco perché il 57% dei consumatori sono donne), beve vino solo in abbinata al cibo, per la cena, quindi va guidato tentando di proporre qualcosa di autoctono senza urtare pregiudizi e resistenze culturali derivanti appunto dai condizionamenti turistici, pubblicitari, e solo un professionista preparato e di fiducia può riuscirci. Se il mercato newyorkese va molto bene, come va il consumo nazionale?

«A Milano è incoraggiante» ha quindi spiegato Luisito Perazzo, sommelier del ristorante «Dolce vita», campione italiano nel 2005 e formatore. La città per antonomasia simbolo degli anni ’80 della prosperità, della moda e del bel vivere, risente sì del periodo di crisi, ma per quanto riguarda il consumo di vino di qualità ancora esige, e ricambia con disponibilità. «Oggi si beve con moderazione, complice anche una nuova cultura del bere e delle restrizioni del Codice della strada, ma sulla qualità non si transige. La cosa interessante poi, è che l’età media del consumatore di buon vino sta scendendo, anche i più giovani – superata la fase birra e poi cocktail, si avvicinano al vino e vogliono imparare, sono disponibili a sperimentare. E poi fortunatamente è passata la moda dell’etichetta, del nome, del marchio, oggi si preferiscono vini del territorio e noi possiamo consigliare qualcosa magari di meno noto ma che merita: noi del resto non suggeriamo soltanto, trasmettiamo conoscenza».

 

Paola Piovesana

A Busto Arsizio la libertà ha un sapore dolce

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Si chiama «Dolci libertà», era un esperimento, oggi è un’affermata e vincente esperienza che compie un anno di vita e merita di essere copiata. Nasce da un progetto di recupero e reinserimento nella società per i detenuti, oggi è una vera azienda che si occupa della produzione e commercializzazione di cioccolato e pasticceria artigianale di alta qualità (P.Pi.)

 

Slow Wine 2012: difendere il prodotto autoctono

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«I produttori vinicoli italiani devono imparare a fare squadra per difendere il prodotto autoctono». Questo il suggerimento più schietto ma apprezzato, accolto da un deciso e corale applauso, per la fitta platea che domenica 23 ottobre alla Fiera di Milano Rho ha assistito alla presentazione di «Slow wine 2011», la guida di Slowfood dedicata a vini, cantine e persone che hanno fatto del vigneto la loro passione e professione (P.Pi.)

 

A Castelbuono esperti a confronto alla “Settimana dell’Alimentazione”

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Esperti di scienza dell’alimentazione, dietologi, medici specialisti ma anche chef, pasticceri, psicologi, studiosi di agricoltura ed anche di tradizioni popolari si daranno appuntamento a Castelbuono, sulle Madonie, in provincia di Palermo, a partire dal 7 novembre prossimo alla “Settimana dell’Alimentazione” (A.Fi.)

Tasca d’Almerita: cantina Italiana dell’anno

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Altro prestigioso premio per Tasca d’Almerita. Eletta migliore cantina dell’anno. L’investitura arriva dalla “Guida Vini d’Italia 2012” del Gambero Rosso. Costituisce un riconoscimento importante per la tenace di una realtà che ha fatto della continuità nel segno dell’innovazione la sua firma d’autore. (A. Fi.)

Il giovane chef Gioacchino Sensale parteciperà alle Olimpiadi della Cucina

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Il giovane chef palermitano, Gioacchino Sensale, parteciperà alle Olimpiadi della Cucina 2012 che si svolgeranno nell’ottobre del 2012 a Erfurt (Germania). Domani all’Host di Milano, il Salone internazionale dell’ospitalità professionale, si svolgerà la cerimonia di presentazione del senior team della nazionale italiana cuochi. (A. Fi.)