Siiiii è proprio una sporta per fare la spesa!!A dire la verità la sporta ha solitamente due manici, …ma noi ci accontentiamo di uno solo: lo abbiamo fatto con un rametto di menta… il “tessuto” è una crespella di farina di riso e “dice”:“Quando vai a fare la spesa porta la sporta da casa e avremo meno plastica tutti e anche il tuo piccolo gesto diventerà prezioso per cambiare la mentalità dell’usa e getta “
Abbiamo già parlato di questo argomento e ridiciamo anche qui che imparare a riciclare è stimolante, divertente e con la certezza di avere contribuito, anche con piccoli gesti, a combattere gli sprechi che hanno fatto e fanno così male al nostro ambiente e alla nostra società.
L’idea di preparare la sporta della spesa ci è venuta leggendo il titolo del contest del blog Pecorella di Marzapane in collaborazione con il giornale Scelte di gusto. Chef per un mese: prendi la sporta e porta
per il mese di Giugno: Riso (farina di riso), latte, pepe…roncino
E adesso…il nostro biglietto della spesa:
per le crespelle:
120 gr farina di riso
4 uova
50 gr. burro
ml. 150 latte
sale e pepe quanto serve
per la farcia
pesce spada 2 belle fette
100 gr. primo sale
foglie di menta e rametti legnosi per fare i manici
2 melanzane medie
gr 100 pistacchi e gr. 100 mandorle senza pelle
olio evo quanto serve
1 limone
foglie basilico
sale e pepe quanto serve
Mescoliamo in una ciotola le 4 uova, aggiungiamo la farina di riso, mezzo bicchiere di latte, un pizzico di sale, una macinatina di pepe e una noce di burro fatto sciogliere nella padellina ( diametro 21 cm.) che useremo a cuocere le crespelle. Ottenuta una bella pastella liscia ed omogenea facciamo riposare almeno 1 oretta.
Adesso cuociamo le crespelle, mettiamo la padellina antiaderente sul fuoco dopo averla spennellata con un poco di burro, versiamo con un mestolino (che sarà la misura per tutte le altre crepes) la quantità di pastella a coprire il fondo della padellina..
Una volta dorata, giriamo la frittatina e la facciamo dorare anche dall’altra parte. La togliamo dal fuoco e la mettiamo su un piatto. Ne abbiamo ottenute sei.
Laviamo con cura le melanzane e le tagliamo a fette. Saliamo e le facciamo grigliare su una piastra antiaderente. Una volta pronte le spolverizziamo con un trito di foglie di menta.
Per preparare il pesto di pistacchi e mandorle
Mettere in un mixer i pistacchi e le mandorle senza pelle, le foglie di basilico, la buccia grattugiata del limone, un pizzico di sale e l’olio evo necessario ad ottenere una crema omogenea
Togliamo la pelle alle fette di pesce spada, le riduciamo a piccoli quadretti e le mettiamo a marinare per circa mezz’ora con il succo del limone e le foglie di menta tritate. Spadelliamo, sempre con un filo d’olio evo, i nostri quadratini di pesce spada in un tegame per una decina di minuti, saliamo e pepiamo e ci prepariamo ad assemblare il tutto.
Crespella, spalmiamo con il pesto di pistacchi e mandorle, quadrotti di pesce spada, fetta di melanzana grigliata e fettine di primo sale.
Chiudiamo la crespella compiegandone i lati e fissandoli con il rametto legnoso di menta ottenendo così, facilmente, il manico della nostra sporta!!
Decoriamo con le foglie di menta la nostra “sporta”, e nel piatto, oltre alla menta sforbiciata, mettiamo in bella vista gli ingredienti che compongono la farcia interna.
Che profumo….
e che….. bontà!!
Questa ricettina la mandiamo con gioia al contest del blog Pecorella di Marzapane in collaborazione con il giornale Scelte di gusto. Chef per un mese: prendi la sporta e porta
Un bacio dalle 4 apine









Sembra che in origine il gelato alla scorsonera, ottenuto dall’essenza di questa pianta, fosse un gusto a sé stante che veniva unito a quelli di gelsomino e cannella per creare una meravigliosa armonia di colori, profumi e sapori. Nel tempo, anche se il gusto “scorsoniera” non è stato più prodotto, ha lasciato in eredità il proprio nome alla felice combinazione degli altri due gusti (gelsomino e cannella) a cui era sapientemente associato, visto il forte valore sociale ad esso attribuito nella cosiddetta “pigghiata du gelato”.
Questo composto veniva chiamato “Sciarbat” che significa “sorbire”, da cui deriva appunto il termine sorbetto, per creare il quale venivano utilizzate le rare nevi dei monti palermitani, denominati proprio per questo dagli arabi “pizzo Niviera”, nei pressi di Giacalone, in cui la neve veniva conservata nelle cosiddette “niviere”, ossia delle buche scavate nel terreno (in cui veniva deposta la neve da utilizzare in estate) e poi ricoperte di paglia.
I siciliani, ed in particolare i palermitani, fecero tesoro di ciò che appresero dagli arabi e cioè che il succo di fiori odorosi, come il gelsomino o di frutta di stagione, mescolati alla neve e dolcificati, diventavano un ottimo sorbetto, un connubio perfettamente riuscito che, giunto fino a noi dal Medioevo, rappresenta la base del gelato dei nostri giorni.
Chi poteva permetterselo si recava da Ilardo, la gelateria più antica di Palermo, al cui gelatiere Cacciatore si deve l’invenzione del cosiddetto gelato “giardinetto”, in onore dell’arrivo di Garibaldi, dai colori rosso, verde e bianco (fragola, pistacchio, cedro). “A pigghiata du’ gelatu” rappresentava un’occasione per sfoggiare gli abiti “della domenica”, seduti ai tavolini a guardare “u’ passìu”, si attendeva il cameriere per l’ordinazione, allietati dal suono di un’orchestrina femminile. 
Vini siciliani, oli calabresi e pasta campana. Sono stati questi i punti fermi che hanno dato lustro ai seminari multicultura “Európa Yzvilága” organizzati dalla promoter e sommelier Eva Kottrova all’interno del contesto della XIV edizione dell’International Wine Competition di Vinicky nella regione del Tokaj e a Budapest.(M.Ma.)

In questo contesto troviamo il ristorante Terrazza Porticello, al primo piano di questa enorme e bella struttura, che solo da pochi giorni ha aperto i battenti alla nuova stagione. Un ambiente lineare e raffinato, assistito dalla presenza inappuntabile e discreta del Maitre Gordano, coadiuvato da un attento staff che serve i piatti di un giovanissimo chef, Giovanni Inzerillo, la cui cucina è all’insegna della tradizione e del prodoto locale. Basilico, pomodori maturi, pesci, melanzane. Inzerillo gioca con le sue materie prime in un blend di ottimo livello che produce piatti interessanti sia dal punto di vista gustativo che visivo. Inventiva e fantasia si traducono in un mix decisamente interessante che punta innanzitutto sulla qualità della materia prima.
Il nostro antipasto è l’unica nota nordica in un menu altrimenti tipicamente meridionale ed è costituito da un sandwiche di ananas farcito con una fetta di salmone marinato. Il connubio tra un salmone dalla marinatura delicata e l’ananas è una promessa mantenuta al gusto che regala un senso di freschezza. Ma un altro assaggio di salmone ci attende: una sorta di insalata composta di salmone anch’esso marinato e cubetti di arancia dolcissima, servito in un cestino di parmigiano.
Ma vediamo di che spaghetti si tratta. Intanto sono spaghetti di pasta fresca e sono al basilicio, nel senso che il basilico è incorporato all’impasto della pasta. L’aroma dell’erba epitomio della Sicilia non sovrasta ed anzi è appena percettibile. Le vongole veraci sono ottime nel loro sugo in bianco di ottimo bilanciamento e di adeguata sapidità. Il piatto è infine sormontato da una fritturina di cipolla Julienne che mi aveva lasciata perplessa ma che ha fornito al palato un apporto croccante e stimolante vestendo ulteriormente una realizzazione ricca ma non pesante.
Il secondo è per me un meravigliosa sorpresa. Adoro i piatti farciti, cresciuta nella buona tradzione siciliana in cui abbondano sia carni che pesci farciti: dagli involtini di vitello alla palermitana, agli involtini di pesce spada, fratelli nobili delle mitiche Sarde a Beccafico. Gli chef siciliani hanno imparato a fare miracoli anche impiegando pesci poveri, come la spatola ad esempio, arricchendoli con farcie estremamentge gustose. Il mio secondo in questa occasione è una roulade di pesce farcito. Ma non un pesce o un filettino, quanto piuttosto un blend di varie specie ittiche: dal merluzzo alla cernia al pesce spada, il tutto finemente tritato e legato da altri ingredienti, quasi a guisa di polpetta. Questo impasto, che già da solo sarebbe stato sufficientemente gustoso, è reso delizioso da una farcia morbida, vellutata, di ottimo equilibrio e senza eccessi. Lo gusto senza riserve: oltre ad incontrare le mie preferenze in senso generale, soddisfa pienamente la mia ricerca di un piatto elaborato,nuovo ancorchè fortemente legato alla tradizione. Ne rimango entusiasta, anche per il felice accompagnamento di un bianco di casa Cusumano.
Quest’ultima è un po’ più fredda del dovuto, ma il suo gusto è ottimo.


Si terrà il 28 giugno dalle ore 17.30 in poi con durata di circa due ore, presso la sede del BimPA di via Alloro 95 a Palermo, un laboratorio creativo sensoriale patrocinato dalla Condotta Slow Food del capoluogo siciliano interamente dedicato ai bambini per insegnare loro tutto sulle piante aromatiche e sui loro specifici usi (M.Ma.)
La Muciara infatti non è esattamente un ristorantino marinaro, anzi. Direi che è un posto decisamente elegante.
“Sa che abbiamo anche offerto un po’ di supporto logistico durante le riprese di Baarìa?” – ci dice la bellissima figlia di Nello – “Se serviva qualche pentolone, come pure se qualcuno aveva voglia di un piatto di spaghetti, noi ci siamo messi a disposizione. E Tornatore è un nostro cliente abituale oltre che nostro illustre concittadino”.



Il mio primo è costituito da pennoni al ragù di polpo: piatto che mi ha sempre trovata scettica e che quindi ho assaggiato con diffidenza. Era ottimo. Il ragù era “stretto” e non presentava troppo pomodoro: legava bene con i pennoni al cui interno si introduceva facendo di ogni assaggio un compendio totale del gusto leggero di quel piatto che, a torto, avevo sempre snobbato. Il mio commensale non resiste e non resisterà mai alle triglie alla griglia: le ha godute in religioso silenzio, impegnato a spinarle con chirurgica e certosina pazienza.
Il pasto è stato accompagnato da un Mamertino Insolia Grillo Tenuta Gatti veramente soave: ed è stato su quel vino che gli occhi di Nello sono stati trafitti dalla luce della passione. Ci ha raccontato della sua cantina e delle sue etichette: dei suoi Sassicaia e dei suoi Chateau Lafite Rotschild, tanto per citarne solo due. Un fiume in piena, questo signore dall’aspetto da vero lupo di mare, che è rimasto con noi sino a quasi le cinque del pomeriggio a raccontarci storie di vita e di passione, compresa quella verso la moglie – bagherese – per la quale ha abbandonato la sua Roma circa 40 anni fa divenendo un perfetto siciliano.
Una bella iniziativa, quella che vede il blog 
Seconda edizione di Terra Madre Balcani in programma dal 29 giugno al 1° luglio 2012 presso l’Università di Sofia in Bulgaria. Lanciata proprio a Sofia due anni fa, Terra Madre Balcani è il primo catalizzatore che unisce le diverse comunità del cibo provenienti da diverse nazioni di una stessa regione. Previsti oltre 150 delegati provenienti da dieci Paesi (M.Ma.)
Non solo una vetrina espositiva dei prodotti di pregio, ma un luogo dove poter toccare con mano la qualità dei prodotti agroalimentari tipici italiani. Prende il via nella capitale irlandese la kermesse che permetterà agli estimatori del cibo italiano di percorrere un cammino sensoriale tra le ricchezze del gusto del Belpaese. Prodotti rigorosamente italiani e attentamente selezionati (M.Ma.)

