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Sporta di crespella con pesto di pistacchi, mandorle, melanzana, pesce spada e primo sale

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Siiiii è proprio una sporta per fare la spesa!!A dire la verità la sporta ha solitamente due manici, …ma noi ci accontentiamo di uno solo:  lo abbiamo fatto con un rametto di menta… il “tessuto” è una crespella di farina di riso e “dice”:“Quando vai a fare la spesa porta la sporta da casa e avremo meno plastica tutti e anche il tuo piccolo gesto diventerà prezioso per cambiare la mentalità dell’usa e getta “
Abbiamo già parlato di questo argomento e ridiciamo anche qui che imparare a riciclare è stimolante, divertente e con la certezza di avere contribuito, anche con piccoli gesti,  a combattere gli sprechi che hanno fatto e fanno così male al nostro ambiente e alla nostra società.
L’idea di preparare la sporta della spesa ci è venuta leggendo il titolo del contest del blog Pecorella di Marzapane in collaborazione con il giornale Scelte di gusto. Chef per un mese: prendi la sporta e porta
per il mese di Giugno: Riso (farina di riso), latte, pepe…roncino 

E adesso…il nostro biglietto della spesa:
per le crespelle:
120 gr farina di riso
4 uova
50 gr. burro
ml. 150 latte
sale e pepe quanto serve

per la farcia
pesce spada 2 belle fette
100 gr. primo sale
foglie di menta e rametti legnosi per fare i manici
2  melanzane medie
gr 100 pistacchi e gr. 100 mandorle senza pelle
olio evo quanto serve
1 limone
foglie basilico
sale e pepe quanto serve

Per fare le crespelle:

Mescoliamo in una ciotola  le 4 uova, aggiungiamo la farina di riso, mezzo bicchiere di latte, un pizzico di sale, una macinatina di pepe e una noce di burro fatto sciogliere nella padellina ( diametro 21 cm.) che useremo a cuocere le crespelle. Ottenuta una bella pastella liscia ed omogenea facciamo riposare almeno 1 oretta.
Adesso cuociamo le crespelle, mettiamo la padellina antiaderente sul fuoco dopo averla spennellata con un poco di burro, versiamo con un mestolino (che sarà la misura per tutte le altre crepes) la quantità di pastella a coprire il fondo della padellina..
Una volta dorata, giriamo la frittatina e la facciamo dorare anche dall’altra parte. La togliamo dal fuoco e la mettiamo su un piatto. Ne abbiamo ottenute sei.

Per preparare le melanzane:

Laviamo con cura le melanzane e le tagliamo a fette. Saliamo e le facciamo grigliare su una piastra antiaderente. Una volta pronte le spolverizziamo con un trito di foglie di menta.

Per preparare il pesto di pistacchi e mandorle
Mettere in un mixer i pistacchi e  le mandorle senza pelle, le foglie di basilico, la buccia grattugiata del limone, un pizzico di sale e l’olio evo necessario ad ottenere una crema omogenea

Per preparare il pesce spada

Togliamo la pelle alle fette di pesce spada, le riduciamo a piccoli quadretti e le mettiamo a marinare per circa mezz’ora con il succo del limone e le foglie di menta tritate. Spadelliamo, sempre con un filo d’olio evo, i nostri quadratini di pesce spada in un tegame per una decina di minuti, saliamo e pepiamo e ci prepariamo ad assemblare il tutto.

Crespella, spalmiamo con il pesto di pistacchi e mandorle, quadrotti di pesce spada,  fetta di melanzana grigliata e fettine di primo sale.

Chiudiamo la crespella compiegandone i lati e fissandoli con il rametto legnoso di menta ottenendo così, facilmente, il manico della nostra sporta!!

Decoriamo con le foglie di menta la nostra “sporta”, e nel piatto, oltre alla menta sforbiciata, mettiamo in bella vista gli ingredienti che compongono la farcia interna.

Che profumo….

e che….. bontà!!
Questa ricettina la mandiamo con gioia al contest del blog Pecorella di Marzapane in collaborazione con il giornale Scelte di gusto. Chef per un mese: prendi la sporta e porta
Un bacio dalle 4 apine

 

La “scorsonera”: un gelato antico che racconta Palermo

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scorsoneraDurante una passeggiata sul lungomare del Foro Italico ci si imbatte inevitabilmente nella gelateria più antica di Palermo: lo storico Ilardo. A questo punto fermarsi è doveroso e gustare un gelato alla “scorsonera” è un imperdibile piacere di cui non si può fare a meno se si vuole assaporare davvero la Palermo di una volta.

 

Vi sono parole che permangono anche alla scomparsa degli oggetti che rappresentano segnalando  in maniera pregnante la forza che questi hanno assunto all’interno della società in cui sono nati. Diventano così simboli sonori in grado di designare “la parte per il tutto”, creando quel procedimento linguistico definito sineddoche che consiste nel conferire ad una parola un significato più o meno esteso di quello che normalmente le è proprio. Un caso particolare di sineddoche è offerto dal vocabolo siciliano “scursunera” con il quale a Palermo si indica il gelato di gelsomino e cannella. La scorsonera in realtà «è una pianta erbacea con foglie basali e fiori giallo chiari. I frutti sono biancastri dal sapore leggermente amarognolo ma gradevole. Il nome “scorsonera” deriva da una pianta mediterranea conosciuta da tempi antichissimi, la Scorzonera hispanica, la cui radice lunga e nera, commestibile e con proprietà benefiche, veniva usata per curare la peste e i morsi dei serpenti. Il nome deriva dal latino medioevale curtio onis (vipera), da cui “scorzone” in italiano e “scursuni” in siciliano».

Sembra che in origine il gelato alla scorsonera, ottenuto dall’essenza di questa pianta, fosse un gusto a sé stante che veniva unito a quelli di gelsomino e cannella per creare una meravigliosa armonia di colori, profumi e sapori. Nel tempo, anche se il gusto “scorsoniera” non è stato più prodotto, ha lasciato in eredità il proprio nome alla felice combinazione degli altri due gusti (gelsomino e cannella) a cui era sapientemente associato, visto il forte valore sociale ad esso attribuito nella cosiddetta “pigghiata du gelato”. In realtà l’usanza di unire essenze e frutta ad un composto cremoso è stata introdotta in Sicilia dagli Arabi che per rinfrescarsi erano soliti bere una sostanza dolciastra, refrigerata con la neve e preparata con latte o acqua, essenza di frutta, vaniglia e cannella.

Questo composto veniva chiamato “Sciarbat” che significa “sorbire”, da cui deriva appunto il termine sorbetto, per creare il quale venivano utilizzate le rare nevi dei monti palermitani, denominati proprio per questo dagli arabi “pizzo Niviera”, nei pressi di Giacalone, in cui la neve veniva conservata nelle cosiddette “niviere”, ossia delle buche scavate nel terreno (in cui veniva deposta la neve da utilizzare in estate) e poi ricoperte di paglia. Con l’arrivo della calura estiva la neve veniva poi collocata in ceste rivestite all’interno con paglia e sale marino e, a dorso di mulo, trasportata in città di notte, dove veniva conservata per mesi al fresco in profonde cantine. I depositi più importanti di neve si trovavano in Vicolo della Neve a Piazza Marina e Vicolo Viola, che con la bella stagione venivano presi d’assalto da tutti coloro che cercavano di accaparrarsi una piccola scorta della candida merce per refrigerarsi.

I siciliani, ed in particolare i palermitani, fecero tesoro di ciò che appresero dagli arabi e cioè che il succo di fiori odorosi, come il gelsomino o di frutta di stagione, mescolati alla neve e dolcificati, diventavano un ottimo sorbetto, un connubio perfettamente riuscito che, giunto fino a noi dal Medioevo, rappresenta la base del gelato dei nostri giorni. Il sorbetto entrò a far parte dei menù estivi dell’aristocrazia palermitana e i “monsù”, i loro cuochi personali, sbizzarrirono la propria creatività utilizzando gli agrumi, soprattutto arancia e limone, tipici dell’isola. Il vero boom, però, si ebbe quando fu inventato il “gelato da passeggio”, poiché fino a quel momento per gustare una granita o uno “spongato” era necessario sedersi ai tavolini di in un bar o una gelateria. Per ore ci si sedeva in una delle gelaterie del Foro Italico ad osservare le carrozze sfilare e le dame passeggiare con abiti eleganti  e bizzarri cappelli, piena espressione della Belle Époque.

Chi poteva permetterselo si recava da Ilardo, la gelateria più antica di Palermo, al cui gelatiere Cacciatore si deve l’invenzione del cosiddetto gelato “giardinetto”, in onore dell’arrivo di Garibaldi, dai colori rosso, verde e bianco (fragola, pistacchio, cedro). “A pigghiata du’ gelatu” rappresentava un’occasione per sfoggiare gli abiti “della domenica”, seduti ai tavolini a guardare “u’ passìu”, si attendeva il cameriere per l’ordinazione, allietati dal suono di un’orchestrina femminile. Le specialità allora di moda (e che tuttora è possibile  gustare) erano la cassata siciliana, gelato di anguria, riso di chantilly, gli schiumoni di panna e cioccolato, gli spongati di fragola e limone, il delicato gelato gelsomino, di scorsonera e cannella, il tutto servito in coppe e piattini, con cucchiaini scintillanti. Un vero e proprio spettacolo per gli occhi e per il palato. Giuseppe Pitrè, nel volume “Cartelli, pasquinate, canti, leggende, usi del popolo siciliano” fino alla fine dell’Ottocento attesta la presenza del gelato alla scorsonera, che si serviva insieme a quelli al gelsomino e/o alla cannella. Oggi il gelato con l’essenza della scorsonera non è più prodotto, ma il connubio ottenuto dall’unione dei tre gusti ha portato tutt’oggi a mantenere intatto il nome scorsonera per indicare l’unione degli altri due, creando così una particolare sineddoche del gusto che nel nome ricorda l’odore di una “incolmabile” assenza.

Manuela Zanni

L’ENOGASTRONOMIA DEL SUD CONQUISTA L’EUROPA DELL’EST

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Vini siciliani, oli calabresi e pasta campana. Sono stati questi i punti fermi che hanno dato lustro ai seminari multicultura Európa Yzvilága” organizzati dalla promoter e sommelier Eva Kottrova all’interno del contesto della XIV edizione dell’International Wine Competition di Vinicky nella regione del Tokaj e a Budapest.(M.Ma.)

Ristorante Terrazza Porticello – Domina Coral Bay – Santa Flavia (Pa)

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zagarellaQuando cenare in un ristorante offre anche l’opportunità di usufruire di una delle terrazze di un grande albergo dalla vista ineguagliabile, allora l’occasione è doppiamente ghiotta (SdG)

 

Il Domina Home La Dolce Vita di Santa Flavia nasce dalla totale ristrutturazione di un vecchio e per molti versi storico hotel di Palermo: quell’hotel Zagarella che per decenni è stato punto di riferimento fisso di tutti i danarosi a vario titolo dell’immediata provincia palermitana, come pure di noti esponenti politici nazionali. Off limits per il ceto medio, lo Zagarella godeva di una delle viste più incredibili di uno dei più bei golfi di questa parte di Sicilia, e rimaneva nei sogni irrealizzati di molti.

Poi certi fasti sono venuti meno ed un vago senso di decadimento ha travolto questo albergo, passato di moda ed uscito di scena come molti dei suoi vecchi frequentatori, saliti alla ribalta delle cronache, alcune volte anche insieme al nome di quel bell’hotel . Solo in anni recentissimi svariati milioni di euro di intelligente investimento lo hanno riportato alla luce con una veste assolutamente nuova ed accattivante. Diverse piscine, terrazzamenti, giardini curatissimi, panorami stupefacenti, un’attrezzata sala fitness e a breve anche una spa di ottimo livello, uniti al decor ispirato agli anni della dolce vita con temi e spunti notevoli di sicuro appeal, hanno restituito ai palermitani – ma invero anche a molti ospiti internazionali – una struttura bellissima, ricca di fascino, di colori e di luci.

Il vecchio hotel Zagarella è stato praticamente demolito ed al suo posto è sorta una struttura di lusso: un piccolo sogno ancora tutto sommato accessibile a molti, a differenza di prima. Camere ampie, luminose, con arredi retro in stile anni ’60  che riecheggiano il sapore unico degli anni della dolce vita. Colori pastello, delicati e spumosi come golosi sorbetti di frutta, caratterizzano ognuno dei piani della struttura, spaziando dal giallo tenue al rosa fragola e regalando all’ospite un senso di accogliente benessere che si contraddistingue anche per i  profumi percepibili a partire dagli spazi comuni.  In questo contesto troviamo il ristorante Terrazza Porticello, al primo piano di questa enorme e bella struttura, che solo da pochi giorni ha aperto i battenti alla nuova stagione. Un ambiente lineare e raffinato, assistito dalla presenza inappuntabile e discreta del Maitre Gordano, coadiuvato da un attento staff che serve i piatti di un giovanissimo chef, Giovanni Inzerillo, la cui cucina è all’insegna della tradizione e del prodoto locale. Basilico, pomodori maturi, pesci, melanzane. Inzerillo gioca con le sue materie prime in un blend di ottimo livello che produce piatti interessanti sia dal punto di vista gustativo che visivo. Inventiva e fantasia si traducono in un mix decisamente interessante che punta innanzitutto sulla qualità della materia prima.

Il nostro antipasto è l’unica nota nordica in un menu altrimenti tipicamente meridionale ed è costituito da un sandwiche di ananas farcito con una fetta di salmone marinato. Il connubio tra un salmone dalla marinatura delicata e l’ananas è una promessa mantenuta al gusto che regala un senso di freschezza. Ma un altro assaggio di salmone ci attende: una sorta di insalata  composta di salmone anch’esso marinato e cubetti di arancia dolcissima, servito in un cestino di parmigiano.

E’ assolutamente accattivante per almeno due motivi: perchè il contrasto agrodolce è decisamente stuzzicante e perchè l’agrume ha una funzione “sgrassante” che prepara il palato in modo ideale a ricevere e ad apprezzare altri sapori in un crescendo di intensità.

Intensità che arriva con il primo piatto: essenzialmente spaghetti alle vongole.

Ma vediamo di che spaghetti si tratta. Intanto sono spaghetti di pasta fresca e sono al basilicio, nel senso che il basilico è incorporato all’impasto della pasta. L’aroma dell’erba epitomio della Sicilia non sovrasta ed anzi è appena percettibile. Le vongole veraci sono ottime nel loro sugo in bianco di ottimo bilanciamento e di adeguata sapidità. Il piatto è infine sormontato da una fritturina di cipolla Julienne che mi aveva lasciata perplessa ma che ha fornito al palato un apporto croccante e stimolante vestendo ulteriormente una realizzazione ricca ma non pesante.

Il secondo è per me un meravigliosa sorpresa. Adoro i piatti farciti, cresciuta nella buona tradzione siciliana in cui abbondano sia carni che pesci farciti: dagli involtini di vitello alla palermitana, agli involtini di pesce spada, fratelli nobili delle mitiche Sarde a Beccafico. Gli chef siciliani hanno imparato a fare miracoli anche impiegando pesci poveri, come la spatola ad esempio, arricchendoli con farcie estremamentge gustose. Il mio secondo in questa occasione è una roulade di pesce farcito. Ma non un pesce o un filettino, quanto piuttosto un blend di varie specie ittiche: dal merluzzo alla cernia al pesce spada, il tutto finemente tritato e legato da altri ingredienti, quasi a guisa di polpetta. Questo impasto, che già da solo sarebbe stato sufficientemente gustoso, è reso delizioso da una farcia morbida, vellutata, di ottimo equilibrio e senza eccessi. Lo gusto senza riserve: oltre ad incontrare le mie preferenze in senso generale, soddisfa pienamente la mia ricerca di un piatto elaborato,nuovo ancorchè fortemente legato alla tradizione. Ne rimango entusiasta, anche per il felice accompagnamento di un bianco di casa Cusumano.

Il pasto si conclude con il dessert che purtroppo, quasi sempre, viene penalizzato da un senso di pienezza conseguito consumando le portate che lo precedono. Cionostante il mio tortino al cioccolato con cuore di banana, servito con una leggera mousse al gianduia su cialda croccante, trova adeguato spazio per lasciarsi apprezzare, e lo stesso fa la panna cotta al naturale con il mio commensale. Quest’ultima è un po’ più fredda del dovuto, ma il suo gusto è ottimo.

Il conto per un’ottima cena dall’antipasto al dolce compreso il vino si attesta grossomodo intorno ai 55 euro pro capite, il che è perfettamente in linea con strutture di pari livello e qualità. Se oltre a questo si considera che dopo la cena è possibile usufruire dei giardini e del bel bar a bordo piscina e di prendere visione delle struttura ipotizzando di costruirvi intorno una settimana o un week end di vacanza, ancora prima di alloggiarvi, si intuisce che il costo richiesto è davvero adeguato sia alla location che ai servizi offerti.Il ristorante Terrazza Porticello è infatti aperto al pubblico e non soltanto a chi soggiorna in hotel. L’ambiente è formale ed è assolutamente consigliata la prenotazione.

 

 

SdG

SALONE DEL GUSTO E TERRA MADRE 2012: GRANDI CHEF E NUOVE TENDENZE INTERNAZIONALI

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Salone del Gusto e Terra Madre, binomio privilegiato durante il quale ogni due anni migliaia di persone assistono allo spettacolo di grandi chef di tutto il mondo che presentano coi loro piatti la storia e le innovazioni della cucina, ponendo l’accento sul grande fermento che anima il mondo della gastronomia internazionale.Appuntamento a Torino dal 25 al 29 ottobre (M.Ma.)

UN MARE DI GUSTO: SLOW FOOD PENSA ANCHE AI BAMBINI

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Si terrà il 28 giugno dalle ore 17.30 in poi con durata di circa due ore, presso la sede del BimPA di via Alloro 95 a Palermo, un laboratorio creativo sensoriale patrocinato dalla Condotta Slow Food del capoluogo siciliano interamente dedicato ai bambini per insegnare loro tutto sulle piante aromatiche e sui loro specifici usi (M.Ma.)

Ristorante “La Muciara” – Santa Flavia – (Pa)

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pastaSe non riuscite a rinunciare alla vista mare occupate pure un tavolo nel delizioso dehor che ha una vista mozzafiato. Ma se non vi disturba un filo di aria condizionata, allora accomodatevi all’interno: troverete un ambiente elegante, sobrio e di ottimo gusto, con bel mobilio d’epoca, bei quadri e – soprattutto – ottimo tovagliato e pregiati accessori, quali piatti in fine porcellana e posateria in argento.

 

La Muciara infatti non è esattamente un ristorantino marinaro, anzi. Direi che è un posto decisamente elegante.
Non mi stupisce scoprire, tra le tante foto incorniciate che adornano le pareti, un articolo di stampa che mostra una classifica dei primi dieci ristoranti d’Italia: la Muciara c’è, anche se quell’articolo risale ad alcuni anni fa.
Si, perchè nel 1996 il locale è stato insignito della stella Michelin.
Poi le cose della vita hanno travolto Nello, il proprietario – romano ma di fervente adozione siciliana – costringendolo a disinteressarsi un po’ del suo bel locale, a causa di gravissimi problemi di salute.
Senza quel Rais al timone, la Muciara ha perso la rotta: nel 2003 gli è stata tolta la stella.
La bellezza di Nello El Greco risiede nel fatto che non si appella ad alcuna ingiustizia,nè ad improbabili errori di valuatzione, ed anzi dice : ” Me lo aspettavo che me la togliessero. Io non c’ero con la testa, ho temuto per la mia vita”. E mostra involontariamente una cicatrice che parla di sofferenza e paura.
Ma esorta: ” Io spero che qualcuno di Michelin venga prima o poi: siamo tornati quelli di prima, sa? Mi sono di nuovo rimboccato le maniche e ho molti clienti illustri”. Uno dei clienti è Peppuccio Tornatore – Giuseppe Tornatore per il resto d’Italia, ma Peppuccio per noi che siamo suoi conterranei.

“Sa che abbiamo anche offerto un po’ di supporto logistico durante le riprese di Baarìa?” – ci dice la bellissima figlia di Nello – “Se serviva qualche pentolone, come pure se qualcuno aveva voglia di un piatto di spaghetti, noi ci siamo messi a disposizione. E Tornatore è un nostro cliente abituale oltre che nostro illustre concittadino”.
La figlia di Nello è giovane e non può ricordarsi di altri personaggi di cui invece Nello si ricorda bene: ” Giulio Andreotti apprezzava molto la nostra cucina: era un piacere servirlo. Ho anche avuto come cliente un tale signor Sucato che in quegli anni era una notorietà.
Chi era questo signor Giovanni Sucato? Ci tocca fare un salto indietro e ripescare nella cronaca giudiziaria di molti anni fa.
Sucato era un trentenne che un bel giorno si fece venire un’idea geniale: si faceva consegnare soldi da chiunque restituendo il doppio della cifra ricevuta dopo pochissimo tempo. Questo in estrema sintesi.
Questo giovane è stato poi assassinato, presumibilmente per non avere “onorato” alcuni impegni con gente di “rispetto”. Fino ad allora è plausibile che fosse stato risparmiato perchè protetto da qualche pezzo da novanta. Da qualche boss che nel frattempo sarebbe finito in galera e che non aveva più potuto “spendere” una parola in favore di Sucato. Il “mago dei soldi”, che con la complicità di esponenti di Cosa Nostra aveva truffato migliaia di siciliani, sparendo poi con un capitale di circa 10 miliardi, è stato trovato carbonizzato nel maggio del 1996.
Brutte storie di truffe e malaffare di cui la maggior parte della gente si è ormai dimenticata. Ma non Nello: perchè lui ricorda quasi tutti i suoi clienti. E ricorda che la gente prima amava mangiare bene e che per una buona cena non esitava a spendere grosse cifre, coccolandosi con il miglior vino disponibile in cantina.

“La crisi c’è ed è forte, si sente in modo evidente. Dicono che la gente malgrado tutto non abbia rinunciato ai ristoranti e alle vacanze, ma non è del tutto vero: non c’ha rinunciato ma è scesa di qualità, perchè una qualità inferiore costa meno”.
Questa non è soltanto l’osservazione di Nello ma invero di qualsiasi operatore commerciale.
Ma parliamo di cibo, che è quello che più ci preme evidenziare: il nostro pasto – siamo in due – inizia da una carrellata di antipasti. La premessa è d’obbligo: alla Muciara non esiste nulla di surgelato. Se c’è allora è fresco. Se la piazza lo offre c’è tutto il pescato possibile. Ma se per qualche ragione nelle reti non casca nulla, allora si mangeranno spaghetti alla carbonara o all’aglio, olio e peperoncino: in nessun caso vi verrà servito pesce surgelato, e men che mai pesce di importazione. E direi che questa è una gran bella notizia.

Gli antipasti si compongono di insalata di polpo e patate, involtini di spatola fritti, arancinette al gambero, gamberi marinati e caponatina. Quest’ultima deliziosa, con tocchetti di pomodoro e peperoni,melanzane dolci e la golosa novità in cui speravo: abbondanti pezzettoni di mandorle a rivisitare un piatto estremamente tradizionale . Un gusto delicato, mai invadente.
Il mio primo è costituito da pennoni al ragù di polpo: piatto che mi ha sempre trovata scettica e che quindi ho assaggiato con diffidenza. Era ottimo. Il ragù era “stretto” e non presentava troppo pomodoro: legava bene con i pennoni al cui interno si introduceva facendo di ogni assaggio un compendio totale del gusto leggero di quel piatto che, a torto, avevo sempre snobbato. Il mio commensale non resiste e non resisterà mai alle triglie alla griglia: le ha godute in religioso silenzio, impegnato a spinarle con chirurgica e certosina pazienza.
Alla mia richiesta di un parere gustativo la sua risposta è stata criptica ma decisamente eloquente : “mare”.
Come “mare” diceva il mio dentice all’acqua pazza e pomodorini giunto subito dopo: un bel filetto carnoso, dalla polpa bianca e compatta, adagiato in un sughetto gustoso e senza eccessi.
Al dolce il forno ventilato ci gioca un brutto tiro e non ne vuol sapere di cucinare il mio tortino al cioccolato: poco male perchè il parfait di mandorle su cui ripiego è veramente buono. Le mandorle sono presenti  in quantità abbondante.

Il pasto è stato accompagnato da un  Mamertino Insolia Grillo Tenuta Gatti veramente soave: ed è stato su quel vino che gli occhi di Nello sono stati trafitti dalla luce della passione. Ci ha raccontato della sua cantina e delle sue etichette: dei suoi Sassicaia e dei suoi Chateau Lafite Rotschild, tanto per citarne solo due. Un fiume in piena, questo signore dall’aspetto da vero lupo di mare, che è rimasto con noi sino a quasi le cinque del pomeriggio a raccontarci storie di vita e di passione, compresa quella verso la moglie – bagherese – per la quale ha abbandonato la sua Roma circa 40 anni fa divenendo un perfetto siciliano.

“Ah,voi siciliane…siete irresistibili. Cosa non si fa per voi!” – dice Nello.
Cosa dire dinnanzi a cotanto tributo? Solo grazie, a titolo personale e a nome delle mie corregionali. Ma grazie anche per un ottimo pranzo per il quale abbiamo pagato un conto adeguato sia al livello del locale,  che alla sua storia che – principalmente – all’ottima qualità del cibo.

SdG

VERZURA, CHEF DI MAGGIO E FOODBLOGGER PER PASSIONE

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Una bella iniziativa, quella che vede il blog Pecorella di Marzapane e il giornale più gustoso del web, Scelte di Gusto, insieme per la gara a scadenza mensile “chef per un mese”. Il primo candidato per la finale, lo chef per il mese di maggio, è stato eletto e si tratta di Angela, protagonista e autrice del blog Verzura. A lei la parola, nel desiderio di farla conoscere meglio ai lettori di SdG (Ti.Ni.)

SOFIA, AL VIA “TERRA MADRE BALCANI 2012”

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Seconda edizione di Terra Madre Balcani in programma dal 29 giugno al 1° luglio 2012 presso l’Università di Sofia in Bulgaria. Lanciata proprio a Sofia due anni fa, Terra Madre Balcani è il primo catalizzatore che unisce le diverse comunità del cibo provenienti da diverse nazioni di una stessa regione. Previsti oltre 150 delegati provenienti da dieci Paesi (M.Ma.)

DUBLINO: NASCE “PIAZZA ITALIA”, L’AGROALIMENTARE MADE IN ITALY

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Non solo una vetrina espositiva dei prodotti di pregio, ma un luogo dove poter toccare con mano la qualità dei prodotti agroalimentari tipici italiani. Prende il via nella capitale irlandese la kermesse che permetterà agli estimatori del cibo italiano di percorrere un cammino sensoriale tra le ricchezze del gusto del Belpaese. Prodotti rigorosamente italiani e attentamente selezionati (M.Ma.)