Se non riuscite a rinunciare alla vista mare occupate pure un tavolo nel delizioso dehor che ha una vista mozzafiato. Ma se non vi disturba un filo di aria condizionata, allora accomodatevi all’interno: troverete un ambiente elegante, sobrio e di ottimo gusto, con bel mobilio d’epoca, bei quadri e – soprattutto – ottimo tovagliato e pregiati accessori, quali piatti in fine porcellana e posateria in argento.
La Muciara infatti non è esattamente un ristorantino marinaro, anzi. Direi che è un posto decisamente elegante.
Non mi stupisce scoprire, tra le tante foto incorniciate che adornano le pareti, un articolo di stampa che mostra una classifica dei primi dieci ristoranti d’Italia: la Muciara c’è, anche se quell’articolo risale ad alcuni anni fa.
Si, perchè nel 1996 il locale è stato insignito della stella Michelin.
Poi le cose della vita hanno travolto Nello, il proprietario – romano ma di fervente adozione siciliana – costringendolo a disinteressarsi un po’ del suo bel locale, a causa di gravissimi problemi di salute.
Senza quel Rais al timone, la Muciara ha perso la rotta: nel 2003 gli è stata tolta la stella.
La bellezza di Nello El Greco risiede nel fatto che non si appella ad alcuna ingiustizia,nè ad improbabili errori di valuatzione, ed anzi dice : ” Me lo aspettavo che me la togliessero. Io non c’ero con la testa, ho temuto per la mia vita”. E mostra involontariamente una cicatrice che parla di sofferenza e paura.
Ma esorta: ” Io spero che qualcuno di Michelin venga prima o poi: siamo tornati quelli di prima, sa? Mi sono di nuovo rimboccato le maniche e ho molti clienti illustri”. Uno dei clienti è Peppuccio Tornatore – Giuseppe Tornatore per il resto d’Italia, ma Peppuccio per noi che siamo suoi conterranei.
“Sa che abbiamo anche offerto un po’ di supporto logistico durante le riprese di Baarìa?” – ci dice la bellissima figlia di Nello – “Se serviva qualche pentolone, come pure se qualcuno aveva voglia di un piatto di spaghetti, noi ci siamo messi a disposizione. E Tornatore è un nostro cliente abituale oltre che nostro illustre concittadino”.
La figlia di Nello è giovane e non può ricordarsi di altri personaggi di cui invece Nello si ricorda bene: ” Giulio Andreotti apprezzava molto la nostra cucina: era un piacere servirlo. Ho anche avuto come cliente un tale signor Sucato che in quegli anni era una notorietà.
Chi era questo signor Giovanni Sucato? Ci tocca fare un salto indietro e ripescare nella cronaca giudiziaria di molti anni fa.
Sucato era un trentenne che un bel giorno si fece venire un’idea geniale: si faceva consegnare soldi da chiunque restituendo il doppio della cifra ricevuta dopo pochissimo tempo. Questo in estrema sintesi.
Questo giovane è stato poi assassinato, presumibilmente per non avere “onorato” alcuni impegni con gente di “rispetto”. Fino ad allora è plausibile che fosse stato risparmiato perchè protetto da qualche pezzo da novanta. Da qualche boss che nel frattempo sarebbe finito in galera e che non aveva più potuto “spendere” una parola in favore di Sucato. Il “mago dei soldi”, che con la complicità di esponenti di Cosa Nostra aveva truffato migliaia di siciliani, sparendo poi con un capitale di circa 10 miliardi, è stato trovato carbonizzato nel maggio del 1996.
Brutte storie di truffe e malaffare di cui la maggior parte della gente si è ormai dimenticata. Ma non Nello: perchè lui ricorda quasi tutti i suoi clienti. E ricorda che la gente prima amava mangiare bene e che per una buona cena non esitava a spendere grosse cifre, coccolandosi con il miglior vino disponibile in cantina.
“La crisi c’è ed è forte, si sente in modo evidente. Dicono che la gente malgrado tutto non abbia rinunciato ai ristoranti e alle vacanze, ma non è del tutto vero: non c’ha rinunciato ma è scesa di qualità, perchè una qualità inferiore costa meno”.
Questa non è soltanto l’osservazione di Nello ma invero di qualsiasi operatore commerciale.
Ma parliamo di cibo, che è quello che più ci preme evidenziare: il nostro pasto – siamo in due – inizia da una carrellata di antipasti. La premessa è d’obbligo: alla Muciara non esiste nulla di surgelato. Se c’è allora è fresco. Se la piazza lo offre c’è tutto il pescato possibile. Ma se per qualche ragione nelle reti non casca nulla, allora si mangeranno spaghetti alla carbonara o all’aglio, olio e peperoncino: in nessun caso vi verrà servito pesce surgelato, e men che mai pesce di importazione. E direi che questa è una gran bella notizia.
Gli antipasti si compongono di insalata di polpo e patate, involtini di spatola fritti, arancinette al gambero, gamberi marinati e caponatina. Quest’ultima deliziosa, con tocchetti di pomodoro e peperoni,melanzane dolci e la golosa novità in cui speravo: abbondanti pezzettoni di mandorle a rivisitare un piatto estremamente tradizionale . Un gusto delicato, mai invadente.
Il mio primo è costituito da pennoni al ragù di polpo: piatto che mi ha sempre trovata scettica e che quindi ho assaggiato con diffidenza. Era ottimo. Il ragù era “stretto” e non presentava troppo pomodoro: legava bene con i pennoni al cui interno si introduceva facendo di ogni assaggio un compendio totale del gusto leggero di quel piatto che, a torto, avevo sempre snobbato. Il mio commensale non resiste e non resisterà mai alle triglie alla griglia: le ha godute in religioso silenzio, impegnato a spinarle con chirurgica e certosina pazienza.
Alla mia richiesta di un parere gustativo la sua risposta è stata criptica ma decisamente eloquente : “mare”.
Come “mare” diceva il mio dentice all’acqua pazza e pomodorini giunto subito dopo: un bel filetto carnoso, dalla polpa bianca e compatta, adagiato in un sughetto gustoso e senza eccessi.
Al dolce il forno ventilato ci gioca un brutto tiro e non ne vuol sapere di cucinare il mio tortino al cioccolato: poco male perchè il parfait di mandorle su cui ripiego è veramente buono. Le mandorle sono presenti in quantità abbondante.
Il pasto è stato accompagnato da un Mamertino Insolia Grillo Tenuta Gatti veramente soave: ed è stato su quel vino che gli occhi di Nello sono stati trafitti dalla luce della passione. Ci ha raccontato della sua cantina e delle sue etichette: dei suoi Sassicaia e dei suoi Chateau Lafite Rotschild, tanto per citarne solo due. Un fiume in piena, questo signore dall’aspetto da vero lupo di mare, che è rimasto con noi sino a quasi le cinque del pomeriggio a raccontarci storie di vita e di passione, compresa quella verso la moglie – bagherese – per la quale ha abbandonato la sua Roma circa 40 anni fa divenendo un perfetto siciliano.
“Ah,voi siciliane…siete irresistibili. Cosa non si fa per voi!” – dice Nello.
Cosa dire dinnanzi a cotanto tributo? Solo grazie, a titolo personale e a nome delle mie corregionali. Ma grazie anche per un ottimo pranzo per il quale abbiamo pagato un conto adeguato sia al livello del locale, che alla sua storia che – principalmente – all’ottima qualità del cibo.
SdG