Un farmaco per la celiachia? Potrebbe essere questione di mesi. La risposta a tante persone afflitte dall’intolleranza al glutine potrebbe arrivare entro il 2012 dal centro ricerche «Insubrias biopark» di Gerenzano (Varese), gestito dalla «Fondazione istituto insubrico di ricerca per la vita» che nel 2006 ha rilevato la struttura e il patrimonio scientifico – dalla ricca biblioteca libraria alla ceppoteca di oltre 160mila esemplari – dalla Pfizer Vicuron, prima Lepetit, colossi della farmacologia internazionale. (P.Pi.)
Sono in corso ormai da alcuni danni, con importanti finanziamenti concessi in questi ultimi dodici mesi da Regione Lombardia, Provincia di Varese e Fondazione Cariplo, degli studi per elaborare un farmaco che, smontando il processo di assimilazione delle sostanze «nemiche», consenta ai malati di assumere liberamente ogni alimento senza le pesanti conseguenze che oggi cereali e farine portano a livello intestinale. La ricerca – è risaputo – costa e non rende nel breve, così serve investire nella sperimentazione. Ricerche avviate e promettenti ma non solo sulla celiachia, anche sugli antitumorali e nuovi antibiotici. Questo con la collaborazione di tre Istituti milanesi (Azienda Ospedaliera ospedale Luigi Sacco, Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico e Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Cà Granda).
Il team di ricercatori intende sviluppare studi su nuove glutenasi (stato infiammatorio reattivo al glutine) di origine microbica per la terapia orale della celiachia; il progetto ha come obiettivo l’individuazione di un enzima microbico, da usarsi come terapia orale di supplemento alla dieta, capace di degradare il glutine prima che possa manifestare i suoi effetti tossici nell’intestino.
L’importanza del progetto è immediata se si pensa che in Italia, a fronte di circa 85mila diagnosi effettuate, ci si aspettano più di 400mila celiaci e che, attualmente, l’unica terapia esistente contro la celiachia è l’astensione totale dal consumo, ossia una dieta priva di glutine da effettuarsi per tutta la vita benchè le alternative alimentari oramai siano numerose, gradevoli, diffuse in supermercati, farmacie o negozi specializzati e più abbordabili economicamente del passato anche grazie ai contributi che le Aziende sanitarie locali concedono ai portatori riconosciuti della patologia.
Paola Piovesana