Barbara Facchetti, una figlia d’arte. Non solo calcio ma anche la buona cucina. “Ho rivalutato la Sicilia”

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facchettiDopo la pausa estiva, ci ritroviamo insieme con l’appuntamento settimanale “Aggiungi un posto a tavola”. Quest’oggi nostra ospite è una bella ed affascinante donna. Non è una fotomodella bensì una “figlia d’arte”. Alla nostra tavola abbiamo il piacere di avere Barbara Facchetti, primogenita del compianto Giacinto, storico capitano  dell’Inter e della Nazionale Italiana e poi anche ex presidente della società nerazzurra.

Barbara Facchetti, 43 anni compiuti lo scorso 30 agosto, come dicevamo è la figlia primogenita di Giacinto Facchetti. Ha altri tre fratelli: Vera, Gianfelice e Luca. Lavora a Zurigo, alla Fifa la Federazione internazionale del calcio mondiale, pubblic relation presso l’ ufficio “protocol officers”. Si occupa di tutti gli eventi: dai tornei, alle cene di gala.  Ha lavorato anche nel campo della moda ma non come indossatrice. Parla correttamente cinque lingue. Anche lei, però ha anche un passato da atleta: infatti data l’altezza, supera di parecchio il metro e ottantacinque, ha giocato a pallavolo nel Cassano e nel Crema, a ridosso della serie A.

L’abbiamo incontrata di recente in Sicilia, a Castelbuono in provincia di Palermo, dove ha ritirato un premio alla memoria di suo padre. Nel grazioso centro delle Madonie, Barbara Facchetti ha trascorso quattro lunghi giorni fitti di appuntamenti, e soprattutto ha potuto apprezzare il calore del popolo siciliano. In particolare è rimasta affascinata dalla cucina. “Ho rivalutato la cucina di Sicilia – ha dichiarato candidamente – ho mangiato così tanto e così bene che mi sono ricreduta, io che apprezzo, su tutte, la gastronomia pugliese e campana”.

Quali sono i piatti che ti piacciono più di tutti e soprattutto da preparare?

“Su tutti mi piace prepare i primi ed i dolci. In realtà amo tantissimo le paste. Fondamentalmente la pasta in tutte le maniere. Mi piacciono molto i piatti regionali: cacio e pepe, spaghetti con i ricci, la carbonara. E poi quando io organizzo le cene tra amici io preferisco partire dal dolce e poi a seguire le altre pietanze da preparata. In base al dolce faccio poi il resto”.

Ed i tuoi dolci preferiti?

“Tutti i dolci. Non c’è una classifica. Mi piace preparare tutti i tipi di dolce. Dalla dolce semplice a quella più complicata e variegata. Preparo addirittura i biscotti fatti in casa ed i cioccolatini. Ho l’imbarazzo della scelta. Avendo fatto i corsi di cucina mi sono specializzata, e bene…”.

Tuo papà Giacinto era un cultore della cucina, oppure essendo stato un calciatore, di conseguenza doveva seguire una dieta specifica?

“Mio papà era un golosone. Gli piaceva mangiare bene. Facevamo a gara tra me e lui per il cibo. Chi ne mangiava di più. Era un mangione, soprattutto di crostate di marmellate”.

Sicuramente quando era in attività ne ha mangiate così tante…

“Vero. Hai ragione. Per papà le crostate di marmellate era una delle sue passioni”.

Tu che viaggi per il lavoro in lungo ed in largo l’Italia, volendo fare una classifica qual è la cucina che preferisci più di altre?

“Le cucine regionali mie preferite sono quella pugliese e la campana. Però c’è anche da dire dato che io ho frequentato molto e soprattutto in quest’ultimo periodo la Sicilia, ho mangiato tanti piatti tipici della tua regione che non conoscevo e quindi ho rivalutato la gastronomia siciliana. Pensa che a Castelbuono, quando ho ritirato il premio intitolato a mio padre ed ho presenziato come madrina al Giro Podistico Internazionale, ho partecipato ad una vera e propria processione di piatti tipici. La Sicilia è ricchissima di gusti, sapori e colori. Mi piace mangiare siciliano, devo ammetterlo. Avete pesce e carne davvero eccezionali, per non parlare della varietà di verdure che ho mangiato in quel mio breve soggiorno a Castelbuono”.

Tutti sostengono che la cucina siciliana sia una delle più “pesanti” d’Italia. Secondo te è vero, oppure è un luogo comune?

“Secondo me non è vero. Penso che la più pesante delle cucine regionali, sia quella emiliana, la romagnola, dove viene utilizzata tanta panna e burro. Io sono invece per il buon olio di oliva extravergine.

Giochiamo: in cima al Duomo di Milano ci sono due piatti: un risotto alla milanese e le orecchie con le cime di rapa. Cosa getteresti giù?

“Salverei le orecchie, quelle buone e tipiche della Puglia”.

Devi essere sincera: sul tetto del “Pirellone” c’è una fetta di panettone e un cannolo siciliano. Quali getti via?

“Non mi fare questa domanda. Io sono golosa di dolci. Sai una cosa? Getto giù il panettun e mi tengo i cannoli con la crema di ricotta, rigorosamente siciliani, palermitani”.

Tu che giri anche l’Europa ed il mondo. Ci sono cucine internazionali che ti piacciono?

“Secondo me la cucina spagnola si avvicina a quella nostra e mi piace fino ad un certo punto, perchè poi è un po’ monotona e meno varia della nostra. Ho gustato l’olio d’oliva ed i pomodori spagnoli e non sono niente male. La cucina spagnola ha i sapori simili alla nostra e quindi l’apprezzo molto. Essendo una buogustaia a me piace mangiare alcuni piatti tipici e poi mi piace poi riprovare a farli e addirittura a variare alcuni passaggi. Invece la cucina a livello mondiale che preferisco è senza dubbio quella argentina che poi è molto simile alla nostra, i sapori e gli odori sono molto simili alla cucina italiana”.

Secondo te il calcio o qualche altra disciplina sportiva e la buona cucina si possono sposare? Ci può essere una sorta di sinergia?

“Si secondo me ci può stare una sinergia. Lavorando per la Fifa ogni evento che viene organizzato c’è un banchetto con i piatti tipici. In questo caso lo sport incontra la cucina ed è un evento piacevole e di condivisione. E’ bellissimo perchè in alcune occasioni ci sono banchetti con i piatti tipici di Paesi diversi e che si incontrano con il calcio”.

Tu sei stata di recente a Castelbuono per ritirare un premio alla memoria di tuo padre, ricordi quale piatto della gastronomia ti è piacuto e naturalmente gustato più di tutti?

“Mi fai questa domanda e già con la memoria mi fai tornare a quei giorni, dove ho mangiato un pesce freschissimo, della carne gustosissima, di piatti così numerosi e diversi l’uno dall’altro che non mi ricordo. Ho mangiato tantissimo, fin dal mattino quando mi svegliavo e mangiavo granite con panna e la brioches…”.

Qual è il tuo rapporto con la Sicilia?

“E’ un rapporto bello, intenso. E’ nato tanti anni fa e poi con il tempo è cresciuto, si è intensificato grazie a tante persone, a tanti amici che ho conosciuto nel tempo e quindi ci torno sempre volentieri. L’ho conosciuta e la sto conoscendo sempre meglio, con le persone dei luoghi che mi fanno conoscere la loro cultura, i posti più incantevoli”.

La tua Inter, prima dell’avvento in panchina di Claudio Ranieri non è andata bene, anzi è stata un disastro. Quale potrebbe essere un piatto per poterla risollevare in classifica?

“Un tiramisù”.

Ed un pensiero al Palermo del “vulcanico” presidente Maurizio Zamparini?

“Devo dirti che per il Palermo ho avuto sempre simpatia. Mi piacciono i colori sociali. In particolare ho legato con alcuni amici che erano legati alla squadra palermitana, soprattutto in occasione delle stagioni in cui era allenatore Francesco Guidolin. Sono amica della moglie degli allenatori dei portieri ed ho visto spesso partite del Palermo e soggiornavo a Mondello. Ho quindi ricordi bellissimi”.


Tiramisù per l’Inter e al Palermo?

“Al Palermo del nuovo allenatore darei una bella coppa di frutta, di macedonia. Dolce e gustosa tutta da…Mangiare. Gli zuccheri sono importanti per poter raggiungere traguardi importanti”.

Antonio Fiasconaro

 

 

 

 

 

 

 

 

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