Ristorante Arabesque, Terrasini ( Pa)

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Al ristorante Arabesque sono legata da ricordi molto belli che si dipanano in un arco di tempo di tre anni.Li ho cenato con tutte le persone a me più care ed insieme ai miei familiari abbiamo anche festeggiato in questo posto il quindicesimo compleanno di mia figlia, lo scorso 8 di agosto .

Il locale mi è sentimentalmente caro, tanto che – pur conoscendolo e frequentandolo da tempo – non avevo ancora pensato di recensirlo proprio perchè lo “sento” come qualcosa che appartiene a me e ai miei ricordi. Lo scorso fine settimana però mi trovavo a pranzo a Terrasini con il nostro editore il quale – a sorpresa – mi ha chiesto quando avessi recensito quel posto.
“Mai”, è stata la mia risposta.
Ed ecco quindi che un ristorante meritevole di menzione finisce nel dimenticatoio: a questo oggi intendo rimediare.
L’atmosfera è quella di Terrasini, e dunque a mio parere molto bella.
Il ristorante Arabesque è anche una pizzeria, ma non soltanto. Al piano superiore rispetto al locale è stato creato un B&B di alto livello, e dunque nel pieno centro del paese a pochi passi dalla piazza centrale e dal Duomo.
Il locale è a conduzione familiare, ed il personale – estremamente attivo ed abituato a ritmi frenetici – è sempre stato particolarmente gentile, veloce e disponibile.
Il decoro del posto è a metà tra la bella trattoria e la pizzeria: non vi è pretesa alcuna di sembrare un ristorante di lusso. Ma quello che io adoro è il dehors: ed infatti, tranne che in pieno inverno, ho sempre pranzato o cenato all’aperto dato che – per fortuna – la stradina in cui insiste il locale è esclusivamente pedonale.
La scorsa domenica la giornata era meravigliosa, calda ma ventilata. Una coda estiva da afferrare al volo.
Ed eccoci arrivare a Terrasini, ormai spogliata dal turismo di massa, e godibile per lo più dai residenti o da chi arriva dai comuni immediatamente limitrofi. Una volta tanto non c’è da fare la coda nè da prenotare. Ci accomodiamo all’esterno ed iniziamo con un calice di prosecco.

Poi gli antipasti, di mare. Sautè di vongole, piatto misto di gamberi, frutti di mare e salmone, fritturina di “cappuccetti” e poi – buttate li come bonus – deliziose panelline calde.

Mi piace molto quando ad un salmone norvegese corrisponde in effetti un salmone norvegese, o a quello irlandese uno effettivamente irlandese, come pure un vero scozzese ad uno scozzese. Il che non è mai troppo scontato dato che alcuni ristoratori ritengono – a torto – che la differenza non sia facilmente distinguibile. Invece lo è. Intanto per la consistenza del salmone stesso dato che quello irlandese ad esempio è più grasso e le sue carmi sono più morbide. E poi dal sentore: infatti ogni salmone a seconda della sua provenienza, sarà affumicato impiegando legnami diversi, dopo la comune impregnatura con il rum che accomuna tutti i salmoni di lavorazione europea, e dunque con legno di faggio, di quercia, di betulla e via di seguito. Questi legnami diversi tra loro conferiranno all’affumicatura un retrogusto ovviamente diverso.

Questo per dire che il salmone irlandese che mangio li è effettivamente irlandese, anche se non è il “buff” che ero solita assaporare nelle Carveries dublinesi.

I “cappuccetti” fritti sono come sempre deliziosi e si sciolgono in bocca. La frittura è leggera e l’infarinatura lieve impedisce il formarsi di improbabili croste e grumi. Una nota la meritano anche i limoni: verdi e molto succosi dal sapore inimitabile.
Io scelgo un piatto semplice, basic: spaghetti al gambero rosso con pomodorino di Pachino.

Un piatto di facile realizzazione anche casalinga, se vogliamo. Ma ho capito, negli anni e con l’esperienza, che la capacità della cucina di un ristorante si riconosce apprezzando proprio i piatti più semplici che non consentono trucchi, trucchetti e vari camouflages. Il mio piatto era delizioso nella sua estrema essenzialità.

Il gambero rosso di Mazara era abbondantissimo e i pomodorini di Pachino dolci al punto giusto. Inoltre il piatto non pativa l’abuso di spezie e peperoncini vari, consentendo di apprezzare un gambero estremamente fresco. Ottime le vongole del sautè, anch’esso condito con coscienza e senza eccessi.

L’altro primo piatto era la classica farfalletta al salmone: una preparazione ormai secondo me inflazionata e di facilissima realizzazione casalinga. Malgrado io non sia affezionata a questa ricetta per la consueta presenza troppo abbondante della panna, devo ammettere che questa era veramente buona, se non altro perchè il difficile punto di cottura della farfalletta era stato perfettamente individuato.

Poi si è passati ai dolci: sempre ragguardevole e senza sorprese la panna cotta ai frutti di bosco, ma addirittura sublime il “cannolo smontato”: una delle nouvelle vogues della pasticceria siciliana. Molto buono e dalla consistenza vellutata il Creme Caramel.
Un ottimo pranzo, allietato da un buon bianco locale e da una giornata radiosa.
Il conto per questo pranzo è ammontato a circa 35 euro a persona ma, per un pasto completo con pesci a profusione come nel caso del compleanno di mia figlia (foto sotto) ,si arriva facilmente ai 45 euro pro capite, comprese le bevande e le bollicine. 
La garanzia comunque è quella di gustare pesce fresco sempre: un piccolo lusso che val la pena di concedersi.

Alessandra Verzera

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