Master Chef di scena a Pollenzo: Roberto Burdese, Slow Food, getta acqua sul fuoco delle polemiche.La nostra intervista.

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masterchef_italiaE’ quella di giovedì 20 febbraio ultimo scorso la puntata di Master Chef Italia che ha visto i tre Chef più popolari della Tv varcare la soglia dell’ Unisg, la prestigiosa Università degli Studi di Scienze Gastronomiche nata grazie a Slow Food e che ha sede a Pollenzo, una frazione di Bra nel cuneese.
A giudicare i quattro semifinalisti della kermesse culinaria per certi versi più affascinante del mondo, una giuria composta da personaggi di primo piano del panorama enogastronomico italiano: il Rettore Piercarlo Grimaldi e il prof. Nicola Perullo dell’UNISG, Roberto Burdese, Cinzia Scaffidi e Olivia Reviglio di Slow Food e Oscar Farinetti, patron di Eataly.
Subito dopo la puntata, registrata nell’estate 2013 e messa in onda il 20 febbraio scorso, è esplosa la polemica che ha ripreso le dichiarazioni rilasciate da Carlo Petrini, non più di due settimane fa, sugli “spadellatori in tv”: un attacco senza mezzi termini ai Cooking Show e ad alcuni Chef che, in virtù di un impatto mediatico indubbiamente forte, stanno pericolosamente diventando – secondo Petrini – deiMaitre à penser, banalizzando la cucina di un certo tipo e riducendola ad una dimensione meramente ludica.
petriniUno dei “bersagli” di Petrini era stato proprio Joe Bastianich, piegatosi alle logiche del mercato al quale ha prestato la propria immagine per pubblicizzare i prodotti della Buitoni.
Joe Bastianich, superfluo persino ricordarlo, è insieme a Carlo Cracco e a Bruno Barbieri (anch’essi impegnati in diversi spot pubblicitari, nda) uno dei conduttori di Master Chef Italia.
Bastianich, in particolare, conduce anche Master Chef USA.
Così aveva parlato Carlin Petrini, presidente dell’Università di Pollenzo e di Slow Food, lo scorso 18 di febbraio agli studenti e al corpo docente in occasione della cerimonia di inaugurazione per il decimo anno di attività accademica: due giorni dopo su SkyUno, la puntata di Master Chef all’interno dell’ Università: puntata registrata, lo ripetiamo, nell’estate del 2013.
morinoScelte di Gusto aveva raccolto il disappunto di un produttore piemontese di vini di qualità, Gianluca Morino, presidente e fondatore della Cascina Garitina il quale,d al canto suo, sposa il pensiero di Petrini.
Ecco uno dei passi dell’intervista realizzata con Gianluca Morino : “Come ho scritto sui social, sono molto arrabbiato perché non si possono mescolare, in maniera così leggera, etica e progetti diversi additando scuse banali come quella della visibilità. Slow Food ha davvero bisogno di “quella” visibilità? Non è capace di ritagliarsi la propria? Ha davvero bisogno di pseudo “personaggi” per farsi notare dal grande pubblico? Poi tra i giurati hanno addirittura messo il nuovo Messia del Made in Italy, se mi dite a cosa serviva e, soprattutto, se ne aveva le competenze…”.
Abbiamo voluto sentire l’altra campana, che è quella di Slow Food, nella persona di Roberto Burdese uno dei giudici della tanto controversa puntata, nonché presidente di Slow Food Italia.

Burdese, qualcuno dice che i conti non tornano. Se la puntata in questione è stata registrata la scorsa estate, è mai possibile che Petrini non ne sapesse nulla o non avesse quantomeno espresso parere favorevole all’iniziativa?Quindi poi cosa è successo?

roberto-burdeseR: Intanto vi ringrazio per queste domande.Le cose stanno in questo modo. Nella squadra di Masterchef ci sono molti amici: il produttore Fabrizio Ievolella di Magnolia, il regista Umberto Spinazzola, Luca Busso (uno degli autori, braidese e mio amico da 30 anni), l’operatore Pietro Jona (altro braidese) e poi i tre conduttori. Cracco ha lavorato tanti anni a Piobesi d’Alba, ci conosciamo da tempo. Bastianich ha accompagnato i primi passi di Slow Food negli Stati Uniti a fine anni ’90. Barbieri era addirittura presente alla firma del manifesto di Slow Food a Parigi il 10 dicembre 1989. E’ dai tempi della prima edizione di Masterchef che si parla di una puntata a Pollenzo. L’estate scorsa, dopo tanto parlarne, ci siamo decisi. Petrini era contrario e infatti non ha partecipato, però ci ha lasciato fare. La sua idea è arcinota e non è cambiata, ma per fortuna non ci ha mai impedito di fare le nostre scelte ,e i nostri errori.

Lei, se non altro per essere stato membro della giuria, evidentemente ha un’opinione diversa rispetto a chi considera inadeguato il fatto che Slow Food si faccia fare pubblicità da una trasmissione come Master Chef: ci spiega il suo punto di vista?

master-chef-1024x419R: Non mi nascondo dietro a un dito. Non sono stato solo membro della giuria: sono io che alla fine ho preso la decisione di fare questa cosa. L’ho fatto – pur non avendo mai visto prima di allora una puntata di Masterchef – dopo aver parlato con alcuni soci e amici e aver scoperto che tantissima gente, anche “dei nostri” guarda quella trasmissione. Io non la penso diversamente da Petrini, sono solo meno severo di lui sul tema. In televisione ci sono la Parodi e Masterchef, non è proprio la stessa cosa. Certamente il linguaggio televisivo oggi impone format che piegano all’esigenza dell’audience qualunque cosa. La competizione sta sopra tutto, poi ci vogliono personaggi e situazioni che fanno parlare di sé. Sono stato impressionato, guardando la puntata di Pollenzo, dai tweet mandati dagli spettatori durante la visione: si insultava questo o quel concorrente, si faceva il tifo come allo stadio o in politica.

masterchef-5Abbiamo fatto un tentativo, per verificare la possibilità di trasmettere alcuni nostri messaggi attraverso la televisione e un programma di grande audience. Sinceramente non penso che 28 anni di battaglie possano essere sputtanati da 15 minuti di televisione. Non l’abbiamo fatto per denaro e nemmeno per altri fini: era solo un tentativo, le cose a volte bisogna provare a farle per capire. Anche perché – per contro – la cosa che più spesso ci viene detta dalla gente è «perché non portate il vostro messaggio in televisione, per raggiungere il grande pubblico?». Il punto è che in televisione non ci vai come vuoi tu, ti devi adeguare al format. La puntata di Pollenzo mi pare abbia avuto un taglio diverso dalle altre, ma certamente rimane una puntata di Masterchef.

Secondo lei è proprio tanto incompatibile la filosofia Slow Food con trasmissioni come Master Chef? Voglio dire, non è effettivamente possibile che anche dai Cooking Show possa venire fuori una cucina di altissimo livello, giocata sulla materia prima d’eccellenzae sulla territorialità?

Ievolella bR: Questa è la domanda centrale. Tre anni fa con Fabrizio Ievolella abbiamo iniziato a parlare dell’idea di costruire assieme format televisivi basati sui concetti di Slow Food. Magnolia ha lavorato per parecchio tempo su queste idee, le ha portate alla propria casa madre, sono andate sulle scrivanie di alcuni pezzi da novanta della televisione mondiale. Ma non hanno avuto successo. Non c’è compatibilità, come dicevo prima, con il linguaggio che oggi è vincente in televisione. Forse ci vorrebbe una “slow tv”. Ma fare la “slow tv” non è il nostro mestiere. Viene meglio con il cinema: sin dal 2002 (prima edizione, con Paolo Sorrentino tra gli ospiti) abbiamo fatto Slow Food on Film. Nel cinema e soprattutto nei documentari ci sono tante cose davvero molto belle e molto slow! Con questa presenza a Masterchef abbiamo voluto in qualche modo “marcare il territorio”, dire che noi ci siamo se qualcuno è disposto a tentare una strada nuova e diversa per portare il cibo e i suoi protagonisti in televisione.

Come spiega, e si spiega, l’atteggiamento apparentemente contraddittorio di Carlo Petrini?

carlo-petriniR: Carlo non è contraddittorio. Lui in televisione è sempre andato poco. L’hanno invitato tantissime volte, anche trasmissioni da grande audience  – come ad esempio da Bruno Vespa –  e lui dice quasi sempre di no. Non ama i tempi fast, l’impossibilità di approfondire, il fatto che in televisione la forma conta molto più della sostanza. Lo capisco e in fondo gli do ragione: abbiamo quasi litigato pochi mesi fa quando è uscito il suo ultimo libro “Cibo e Libertà” e lui ha rifiutato qualsiasi invito in televisione. Gli ho detto «ma come pensi di far conoscere il tuo libro? Oggi i libri si presentano soprattutto in tv!». E lui mi ha risposto che se davvero è così, allora pazienza: «vorrà dire che venderemo meno copie». Ripeto, capisco il suo punto di vista. Ma allo stesso tempo non posso rinunciare all’idea che ci possa essere uno spazio “nostro” anche in questa tv. E Carlo non mi ha mai impedito di provarci, né quando facevo progetti con Ievolella, né quando gli ho detto che avremmo provato a fare Masterchef: come io rispetto le sue posizioni, lui rispetta i miei tentativi.

Cosa si sente di dire ai produttori per “rassicurarli” rispetto alla mission di Slow Food?

roberto-burdese1R:Un produttore che segue con attenzione il lavoro di Slow Food non dovrebbe avere bisogno di nessuna rassicurazione. Siamo in prima linea nell’educazione nelle scuole, dove lavoriamo da venti anni e dove abbiamo 450 orti: il più grande progetto di educazione alimentare che c’è oggi nella scuola italiana, fatto senza un euro di soldi del Ministero, senza che mai un Ministro ci abbia nemmeno detto grazie. Siamo in prima linea nella difesa della biodiversità, con l’Arca del Gusto e oltre 200 Presìdi solo in Italia, che hanno salvato altrettante produzioni. Siamo impegnati in una lotta impari contro le multinazionali che cercano di imporre le coltivazioni di Ogm in Italia. Stiamo combattendo perché si faccia una legge per arrestare il consumo di suolo. Facciamo mercati della terra e gruppi d’acquisto per aiutare i piccoli produttori a trovare uno sbocco di mercato. Passiamo ore e ore del nostro tempo a camminare le vigne, i campi, le osterie  – citando Veronelli –  per conoscere le donne e gli uomini che vogliamo al nostro fianco e a cui dedichiamo il nostro lavoro quotidiano.

burdese2Insomma, il 99,9% del nostro impegno è da sempre in quella direzione. Masterchef può essere stato, per alcuni, un esperimento infelice, un abbinamento sbagliato (per restare in termini enologici), ma chi ci vuole leggere più di questo o non ci conosce bene o non è del tutto in buona fede. In conclusione: ho l’impressione che la partecipazione a Masterchef non abbia … lasciato il segno nella storia, né in negativo (qualcuno ci ha criticato ma tutto sommato meno di quanto temevo), né in positivo (qualcuno ci ha cercato il giorno dopo, ma anche qui meno di quanti immaginavo). Alla fine ha ragione Carlin, ma adesso che abbiamo fatto un tentativo abbiamo un pezzo di esperienza in più su cui ragionare.

Alessandra Verzera

Foto: Web.

2 Commenti

  1. Premessa: Sono d’accordo con Gianluca Morino e con Carlo Petrini. Masterchef e’ una partita persa se si pensava potesse portare interesse sulla cucina italiana e soprattutto su quella di territorio. Nulla contro il Cus-Cus ed il polpo all’orientale ma abbiamo un patrimonio autoctono talmente grande da promuovere. L’idea di un Imprenditore che parla male l’italiano e che esagera spesso nei gesti e nei commenti e’ comunque simpatica, buca lo schermo e spinge gli italiani a sfidarsi a casa a suon di Mistery Box e Pressure Test. Poi finisce che gli stessi conduttori ‘stellati’ si riducono a fare la pubblicita’ ai polli Amadori ed ala Buitoni. Che squallore!

  2. Io ho rivisto la settimana scorsa la replica e devo dire che questa incursione di Masterchef è stata un bell’omaggio reverente a Pollenzo e Slowfood. Nessuno ha sputtanato nessuno, anche se i giurati non ci hanno fatto proprio una bella figura in termini di immagine, severamente arroccati in punta di sedia per difendersi da eventuali contaminazioni con gli sconosciuti concorrenti, possibili infedeli del gusto. Se si facessero vedere più spesso in tv forse i volti di Slowfood sarebbero più appetitosi anche per la gente comune che seguita a comprare i limoni argentini e non solo per i ceti più abbienti esclusi dal bonus Renzi, che possono permettersi di grattuggiare sulla pasta il Formaggio di fossa invece del Biraghi…
    Farinetti, vecchia volpe, è stato invece l’unico a cercare e trovare la simpatia del pubblico televisivo. Insomma, la giusta misura è sempre quella migliore.

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