Tre amici, due cuoche, un fotografo :La cucina di Calycanthus

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Parola di blogger viaggia verso nuovi lidi e approda innanzi alla porta di una cucina, quella di Calycanthus, soffermandosi a mirarne i davanzali fioriti, quattro mani ai fornelli, il mirino del fotografo pronto a immortalare piatti saporiti, regioni e terre diverse per gusto e per cultura. Intervista ai protagonisti: Maite, Marie e Maurizio (Ti.Ni.)

Tre amici, due cuoche, un fotografo e si innesca la voglia di raccontare La cucina di Calycanthus. Le voci si mescolano divenendo a tratti un solo respiro, le mani si congiungono dando vita al medesimo piatto e le parole, quelle di Maite per Scelte di Gusto, narrano l’intenzione.

Come vi siete incontrati e come avete incontrato il mondo dei blog?

Marie ed io ci siamo incontrate ai tempi dell’università, frequentavamo la stessa facoltà a Siena e lo stesso corso di francese, ma non ci siamo mai né viste, né parlate anche se il corso era composto da 15 studenti in tutto. Poi un anno dopo ci siamo incontrate nel corridoio di un’università parigina dove eravamo in Erasmus e ci siamo ignorate un altro poco, ma poi finalmente abbiamo iniziato a frequentarci, a cucinare insieme e da lì in poi non ci siamo più lasciate, attraversando insieme catastrofi assortite. Maurizio (ndr il fotografo) l’ho conosciuto molti anni dopo a Roma, dove Marie si era nel frattempo trasferita per amore del suo Luca musicista. Maurizio all’epoca fotografava tutt’altro ed era lontanissimo dall’idea del food, solo più tardi si è ritrovato a dedicarsi con passione all’estro delle verdure, del pesce, della carne. Il mondo dei blog l’abbiamo incontrato per caso, incrociando le ricerche su un tema che ci interessava da sempre e l’idea di aprirne uno nostro è nata da una circostanza triste: quando mia madre si è scoperta gravemente malata io sono tornata a vivere in Trentino per starle vicino e il blog è nato per condividere con lei la cura del cibo e con Marie e Maurizio un qualcosa di gioioso e vitale.

La vostra regia è a più mani. Chi decide cosa mangiare, chi come fotografare e come presentare?

Gli altri due dicono, prendendomi in giro, che sono il capo. Certo non è questione di comandare ma è vero che una regia è necessaria perché un lavoro a tre mani sia comprensibile e comunicabile all’esterno. Ma non si tratta tanto di decidere cosa mangiare, quello è veramente un atto piuttosto spontaneo, la “censura” semmai interviene dopo nel senso che non tutto quello che cuciniamo e mangiamo viene fotografato e/o pubblicato mentre è vero il contrario: tutto quello che pubblichiamo lo abbiamo mangiato. Per le foto Maurizio ha ovviamente piena autonomia, anche nel censurare le mie, ogni tanto infatti fotografo anche io, ma litighiamo spesso e volentieri sulla resa complessiva dell’immagine di un piatto: ci sono infatti esigenze diverse da mettere insieme, tecniche e stilistiche. Una certa luce, un certo sfondo, un certo piatto possono andare bene da un punto di vista formale ma non funzionare sul piano del contenuto, ad esempio comunicare freddezza per una ricetta che invece è calda. Si tratta allora di trovare delle mediazioni e di arrivare a qualcosa che funzioni complessivamente.

Un mondo sempre più popoloso, essere food blogger oggi è una scelta pensata o un caso?

Penso che le ragioni che spingono ad aprire un blog di cucina siano veramente le più disparate, con le più disparate aspettative (esplicite o implicite), i più disparati desideri e, perché no, le più disparate ambizioni. C’è chi desidera semplicemente fare ordine tra i foglietti di appunti di cucina accumulati negli anni, c’è chi ha desiderio di mettersi in dialogo con una comunità di esperti/ amatori, c’è chi la ritiene una vetrina utile per la propria attività al di fuori del web, o chi al contrario reputa il web un trampolino utile per iniziare un’attività. Credo che ci sia chi ci ragiona molto, chi ci sogna moltissimo ma anche chi semplicemente si butta.

Cominciare a raccontare, a stilare un diario culinario e trovarsi a curare un blog di successo, a redigere due libri illustrati, rilasciare interviste. Un processo che vi ha visti protagonisti consapevoli?

Sì e no. Nel senso che certo eravamo là mentre le cose succedevano lungo questi tre anni, ma al contempo non so se siamo stati del tutto consapevoli di quello che ci stava capitando, man mano che capitava. In particolare per quanto riguarda la genesi e la realizzazione dei due libri pubblicati con Guido Tommasi (La cucina siciliana e La cucina toscana) la mole di lavoro è stata talmente grande che mentre eravamo immersi in ricette, fotografie, sopraluoghi non c’è stato molto il tempo di pensare, eravamo cioè totalmente immersi. E la stessa cosa per certi versi ha riguardato tutta la storia della Cucina di Calycanthus. Ci sentiamo in questo molto fortunati.

Sicilia e Toscana, la scelta di queste due fette d’Italia nel piatto è dettata dalle origini degli autori?

Il progetto generale di occuparsi di cucina regionale italiana non è una nostra idea, ma un’idea del nostro editore, Guido Tommasi. È stato lui a proporci di pensare a un modo diverso e personale di interpretare un tema molto frequentato tra gli scaffali dei libri di cucina. Non nascondo che all’inizio la cosa ci ha lasciati un po’ perplessi pensando che del genere ce ne fossero già abbastanza. In realtà, man mano che ci riflettevamo ci siamo accorti che un libro come sarebbe piaciuto a noi non c’era e a quel punto avevamo già raccolto la sfida. Siamo partiti da Sicilia e Toscana perché sono regioni che conosciamo bene e perché, per quanto molto diverse l’una dall’altra, sono entrambe dotate di personalità molto forte, riconoscibile e persino abusata in semplificazioni per turisti.

Molte vostre ricette sembrano il risultato di intrecci, di fili che passano attraverso diverse Regioni e Paesi:  raminghi per amore o per professione?

Di me stessa direi che sono proprio raminga di natura. Sono nata a Venezia da genitori siciliani, cresciuta poi Trentino, ho studiato in Toscana e poi in Francia. Ora mi divido tra Rovereto, Firenze, Roma e la Sicilia e spesso mi pare che se dovessi dire dove abito davvero dovrei dire in treno! Ma viaggiare ed avere radici aeree è una cosa che mi piace, anche perché in cucina rende le cose decisamente più divertenti. Anche Marie è viaggiatrice per natura, ma divide i suoi poli affettivi e geografici tra l’Italia (il Chianti in particolare) e la Francia dove è nata, con una ramificazione anche spagnola dalla parte materna della  sua famiglia. Maurizio è molto, molto romano ma ha una passione smisurata per la Spagna e per Barcellona in particolare che conosce minuziosamente. Prima di conoscermi ci passava 3 mesi  l’anno, adesso ci resta un po’ meno, ma comunque ci va spesso. Dunque sì, siamo decisamente raminghi per amore.

Esiste una ricetta che racchiude l’intera essenza della Cucina di Calycanthus?

Difficile. Provo a pensare a qualcosa che piaccia a tutti e tre e mi viene in mente l’arrosto alla senape. Potrebbe essere un giusto “emblema” della cucina di calycanthus perché è una cosa assolutamente semplice, del tutto fattibile, ma un po’ inaspettata e poi è una delle prime ricette che abbiamo postato nei primi mesi di vita del blog.

E la ricetta che deve ancora nascere dalle vostre mani?

La pasta sfoglia, ma credo che siamo pronte per provarci. Marie aggiunge “Siamo prontissime e la affronteremo insieme come molte altre cose”.

A chi vi ispirate durante le vostre preparazioni?

Attingiamo un po’ da tutto, ma direi soprattutto dalle persone. Nonne, zie, mamme, amiche, ma anche persone conosciute tramite il blog. Molte cose si imparano frequentando saloni, congressi, fiere, penso in particolar modo a Identità golose (il congresso di cucina d’autore organizzato da Paolo Marchi) dove abbiamo preso appunti come forsennate per tre giorni, ma anche Taste che è più una fiera ma in cui se ti fermi a chiacchierare con i produttori hai davvero mille cose da scoprire. Poi i libri, certo, ne abbiamo di tutti i tipi e di ogni tempo, anche vecchissimi e siamo molto affezionati a quelli del nostro editore, Guido Tommasi, che amavamo per la loro cura già molto prima che l’idea di poterne fare di nostri fosse anche semplicemente un sogno.

Tre ingredienti per condire piatti, o morsi di vita, ai quali non rinunci mai. Così di getto, ad ognuno di voi singolarmente, cosa viene in mente?

Maite – Il sale, perché mangio salato e mi annoio facilmente. L’olio, perché profuma e perché l’oliva è il mio frutto preferito. Il limone, perché ho in Sicilia un piccolo agrumeto che mi ricorda mia madre e il luogo da dove vengo.

Marie – L’olio di oliva, perché anche solo sul pane è delizioso e può essere una cena. Il pepe, perché la vita è divertente se c’è più pepe. Il pomodoro, perché è pomodoro.

Maurizio, il fotografo – Il cilantro, ovvero il coriandolo fresco, che ho scoperto in Spagna e che metterei dappertutto. L’aceto di Xeres perché è buonissimo e fondamentale per il gazpacho. Il burro perché mia nonna era bretone e i suoi dolci un sogno.

Cucinare è?

Concentrazione e  creatività.

Mangiare è?

Irrinunciabile?

 

Tiziana Nicoletti

http://lacucinadicalycanthus.net/

Foto: La Cucina di Calycanthus. Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.