Tirrimmulliru: dolce e linguistica, che bontà!

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di Federica Genovese

20141112_172713   Il nostro giro in Sicilia fa tappa nella splendida cittadina medievale di Randazzo la quale, oltre che per il suo patrimonio storico ed architettonico, merita attenzione per quello che è un caso linguistico che non trova corrispondenze nel resto della Sicilia.

Nei prossimi giorni, chi ha voglia di scoprire un luogo ricco di storia e cultura, ma anche una ricca e variegata gastronomia, può approfittare di visitare Randazzo durante il ponte dell’Immacolata, dal 5 all’ 8 Dicembre, periodo in cui, nella medievale cittadina ci sarà  Sagra del TIRRIMULLIRU e della Nuvoletta.

E’ proprio il “ Tirrimmulliru” ad avere una particolare linguistica: un nome che desta immediatamente curiosità ed impone di tornare a leggerlo più e più volte per cercare di comprendere come si pronunci, dove vada collocato l’accento, cosa voglia significare.

A un termine dall’apparenza così contorto, si associa un dolce altrettanto unico.12322944_1655032914775914_8778538737594391442_o

Se il mistero legato al nome non è ancora dato svelarsi, altrettanto semplice è il segreto della sua bontà e peculiarità. Il vino cotto è l’ingrediente principe, ciò che conferisce la nota di gusto più intensa, il colore, la dolcezza e la consistenza,  il tutto supportato egregiamente dalla più acidule e legnose note della frutta secca dell’Etna.

Sebbene sia brevissima la lista degli ingredienti- vin cotto, frutta secca e farina- è proprio nella qualità di queste materie prime che si racchiude il successo di un dolce unico.

A conferire loro qualità pregiate è appunto la zona di produzione che offre caratteristiche irripetibili in alcun altro luogo. I vigneti, i boschi ed i campi circostanti il vulcano Etna si arricchiscono infatti delle componenti  minerali del terreno lavico che apportano elementi preziosi al suolo. Le condizioni climatiche poi, prevedono escursioni termiche che in estate possono toccare anche i 20 gradi tra notte e giorno. Tutto ciò contribuisce ad apportare ai vini qualità organolettiche e note aromatiche che li rendono tra  i più pregiati al mondo.

show_imageE’ chiaro dunque che il vin cotto ricavato da questi mosti sia altrettanto intenso ed aromatico nel gusto, qui  irrobustito dalle sfumare date dalla tostatura in forno a legna di eccellenti noci mandorle, nocciole e pistacchi.

 

Se chiaro è il contesto fisico in cui ha avuto origine questo peculiare dolce, non lo è altrettanto quello culturale e dunque linguistico che lo ha battezzato in modo così bizzarro. Ma la comunità sembra non porsi il problema, il termine è stato assimilato dalle generazioni come qualunque altro proprio perchè appartenente a tutto il bagaglio culturale trasmesso.

Quasi dimenticato dalle nuove generazioni è ora al centro dell’attenzione di randazzesi e non, da quando, lo scorso anno, è diventato protagonista di una sagra che inaugura il periodo natalizio.

Così esce finalmente dalle cucine delle massaie per proporsi a curiosi ed appassionati di gastronomia tradizionale siciliana e diventare segno di tradizione.

Tra presepi artigianali, antichi vicoli, bifore e palazzi trecenteschi in cui predomina il nero lavico, il “Tirrimmulliro” ha ritrovato la sua dimensione di semplicità adornata di buon gusto, la sua identità ed il meritato prestigio.

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