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Editoriale. Cenare fuori al tempo del Covid

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Cari amici, il mio giornale ritorna dopo una pausa necessaria ad un riassetto interno ed anche ad un discreto lifting: il che mi ha “costretta” a non occuparmi, se non con qualche breve post sui social, della terribile vicenda Covid19. Non che mi sia dispiaciuto non trattare la questione, ma è adesso doveroso riprenderne le fila. Ovviamente esistono i complottisti, la fantascienza, le ipotesi più fantasiose, quelle più funeste, i servizi segreti, i negazionisti,  gli altri, quei “loro” che non si sa chi siano, gli “esorcisti” di qualsiasi evento nefasto e tutto il resto; compresa una folta compagine di incivili che intende opporsi alle imposizioni imponendo a propria volta le sue “anti regole” e le sue personalissime convinzioni. Il che essenzialmente è una contraddizione in termini. Esistono i difensori della Costituzione, che però ne saltano capitoli e paragrafi a tutto andare, e i paladini delle democrazie e delle libertà: che però non riconoscono la libertà dell’individuo di proteggersi, e lo sbeffeggiano in modo anche irritante a volte. Esiste quindi un caleidoscopio di persone e teorie, di fatti e di tesi, di scienziati e contro scienziati, di chi dice A e  di chi dice Z nel volgere di un paio di  programmi televisivi, spesso anche concomitanti.  Esistono di certo decine di migliaia di decessi. Siccome però non sono un medico non entrerò nel merito di chi sia morto, di come sia morto ed a causa di cosa sia morto. Poi ci sono loro, i ristoratori. I pizzaioli, i baristi, i titolari di attività commerciali del settore Food & Wine, seguiti a ruota dagli albergatori a varie stelle e di varie strutture. Ci sono loro, contro i quali sembrano essersi scatenate tutte le piaghe d’ Egitto. I primi a chiudere e gli ultimi a riaprire, solo poco prima dei cinema e dei teatri, dopo la fine del lockdown, ed anche gli unici ad essere sottoposti a misure di prevenzione e contenimento draconiane che hanno imposto, oltretutto, ingenti esborsi di denari: plexiglass, riduzione drastica del numero di tavoli – e quindi di coperti, ergo di incassi – igienizzanti a tutto andare, sanificazione periodica di tutti gli impianti di aspirazione e di condizionamento dell’aria.

Guardia perenne fuori dai bagni, da sanificare ad ogni uso, mascherine, guanti, menù digitali, termoscanner. Una serie infinita di regole. Gente, quella della ristorazione, che durante i mesi di lockdown ha continuato a pagare affitti, utenze, dipendenti, fornitori, e che ha in parte dovuto anche buttare via quelle forniture per le quali ha continuato a pagare pur senza incassare. Il tutto è avvenuto dall’oggi al domani: e il ” si salvi chi può” ha investito tutti. I ristoratori, con i frigoriferi pieni di merce deperibile, hanno pagato un prezzo immediato, e cioè il doversi disfare del fresco, in un modo o nell’altro. Pochi, ben pochi, hanno ricevuto sostegno economico statale, in ogni caso largamente insufficiente. Pochi, ben pochi, hanno ricevuto la cassa integrazione.

Chi, grazie ad una tassazione massacrante, lavorava in nero, si è trovato sull’orlo del precipizio, talvolta scegliendo di saltare giù. Molti, purtroppo, non ce l’hanno fatta: le nuove attività, chi stava ancora avviando, costruendo, pagando rate, chi aveva da poco investito sul proprio futuro. Per loro, nella totale indifferenza istituzionale, la claire è calata come un sipario scuro, un paramento funebre.

Chi se ne frega… dopotutto potranno fare altro, deve aver pensato qualche grande economista o qualche altrettanto grande pensatore politico. Qualcuno si è anche tolto la vita. Beh, beh..chi si toglie la vita aveva già comunque in animo di farlo a prescindere,deve aver pensato qualcuno di quelli che milita nelle fila dei “minimizzatori” o, peggio ancora, di quelli che calcolano il “danno collaterale” di qualsiasi genere di evento: gli statistici, razza alquanto misteriosa e subdola. Grande solidarietà parolaia è giunta a valanghe da parte dell’ “affezionata clientela”, salvo poi a vederla insorgere quando – subito dopo la riapertura – sul menu si sono notati piccoli arrotondamenti, esigue maggiorazioni.  No! A quel punto l’affezionato parolaio non ci sta e si incazza, e dice – più o meno – cose del tipo ” ma mica è colpa mia il virus”, o anche ” e però neanche io ho guadagnato in questi mesi”, più spesso ” non è che possono pensare di rifarsi gravando sui clienti che tornano”. E quindi il ristoratore cosa fa? Marcia indietro. Ritorna ad abbassare i prezzi. Poi però succede che, quasi seguendo una forma di protesta muta, viene fuori una realtà parallela. Quella degli anti divieti. E i locali diventano qualcosa di simile ad una consorteria ed i clienti, scelgono in base alla loro personalissima idea sulla pandemia. E quindi, i complottisti, i negazionisti, i fantascienziati andranno nei locali che hanno deciso di abdicare ad ogni forma di dovere e di prevenzione lasciando che si formino assembramenti, non indossando presidi di sicurezza, riavvicinando i tavoli e le persone, toccando e smanacciando qualsiasi cosa, abbracciando e stringendo la mano. In questi locali non sarà difficile trovare i teorici del mondo che non c’è, o anche i terrapiattisti, o i cultori dei “the others” . Gli altri, quelli che esercitano il libero arbitrio di proteggersi e che hanno l’assurda pretesa di proteggere anche gli altri, andranno altrove. Non si sa dove vadano i servizi segreti, che d’altra parte se si sapesse non sarebbero poi tanto segreti: e quindi ci sta, è la quadra del tutto.Ora, a parte qualche debole abbrivio di ironia, state sbagliando grossolanamente. Tutti. Tutti tranne quei pochi, davvero abili e davvero pochi, che riescono ad osservare le regole senza che siano invasive, senza che il cliente si senta di dover passare sotto le forche caudine ogni volta che varca la soglia di un ristorante. Io, personalmente, mi accerto rispetto a come venga trattata nei locali la questione Covid: se mi accorgo  di un’eccessiva disinvoltura, molto semplicemente, vado via. Ne faccio una questione di rispetto soprattutto nei confronti degli altri.Apericena. Analisi di un neologismo | l'opinione dello scrittore | L'espresso food&wineEd invece assisto a scene di follia, che però riguardano per lo più la cosiddetta movida: centinaia e centinai di persone schiamazzanti, sbevazzanti, e tutte più o meno con la tosse o che starnutiscono. Ma certo, il motivo è chiaro: l’aria condizionata, in casa, in ufficio o persino in auto, determinano raffreddori vari. Mica tutti hanno il Covid: la maggior parte ha semplicemente un raffreddore stagionale. Ma…esistono gli asintomatici, i grandi diffusori: quelli che se starnutiscono perchè hanno preso un colpo d’aria nelle more ti infettano mezzo locale.
Torino, nuove regole per la movida ritrovata - La Stampa - Ultime notizie di cronaca e news dall'Italia e dal mondoOra, in effetti trovo strano che mi venga puntata una pistola alla fronte che si chiama scanner ogni volta che vado a cena fuori, ma accetto di buon grado che ciò venga fatto. Ma il fatto che si abbia una temperatura normale non implica che si butti via la mascherina o che il personale, che pure spesso la indossa, se l’abbassi per parlare al cliente. Capite bene che è una emerita sciocchezza. Una tribù che balla e si diverte | Gli spassi della movida palermitana - Live SiciliaIl vero problema è che, come tutte le cose inaspettate e sconosciute, questo maledetto virus ha creato tanta confusione, corroborata anche dalle palesi discrepanze tra uno scienziato ed un altro: tutti più o meno impegnati ad essere i primi a dare notizie, di qualunque segno esse fossero, pesando molto poco la forza dell’impatto che le loro rivelazioni avrebbero avuto sul pubblico, sulla massa; che è una cosa assai diversa rispetto alla comunità scientifica. E così si è determinata questa sorta di autogestione, di protocolli individuali e soggettivi, per cui le cose sono due: o decidi serenamente di andare altrove o inizi a mandare controlli a tappeto.Io sono una di quelle che se ne va, ma gli altri cosa fanno? Cosa farete quando, pare già da mentre scrivo, ricominceranno a fioccare le sanzioni e le chiusure che, in qualche caso,ci sono state anche prima dell’ulteriore stretta imposta in questi giorni dal governo? Succederà che si riavvolgerà il nastro di questo annus horribilis e che si tornerà indietro di mesi, ripercorrendo poi tutto pari pari, e quindi proteste, chiusure, debiti e – purtroppo – forse altre perdite di vite umane.

Io, per quanto nelle mie possibilità – intendo dare spazio e visibilità da queste pagine a quei ristoratori virtuosi che hanno capito che il sentire altrui vale almeno quanto il loro, e che le opinioni di ognuno sono meritevoli di rispetto tanto quanto le loro. Che se sbaglia la scienza a maggior ragione sbaglia chi scienziato non è e che le limitazioni delle libertà spesso servono a non limitare e a non accorciare le aspettative di vita. Darò voce e spazio quindi a chi ha tentato di adeguarsi nel miglior modo possibile, a salvaguardia di sè stesso, del proprio personale e della propria clientela. Darò spazio e voce ha chi ha sempre detto ” megghiu diri chi sacciu chi diri chi sapìa”, come ci insegnano i vecchi aforismi della nostra meravigliosa lingua madre.

Pertanto, chi desiderasse una pagina, un’intervista, uno “speaker’s corner” sul mio giornale non dovrà fare altro che contattarmi.

Alessandra Verzera

mailto: alessandra.verzera@sceltedigusto.it

 

 

 

Nota bene: le foto dei ristoranti in questo articolo sono di archivio o tratte dal web – pre Covid –  e non rispecchiano in alcun modo la situazione attuale. Sono ritenute libere da vincoli di copyright ma le rimuoveremo immediatamente a semplice richiesta dei legittimi proprietari.

Sicilia. Uve Grillo e Nero d’ Avola tra i primi vitigni isolani

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Uve di Grillo e Nero d’Avola eccellenti, ottima qualità di tutti gli altri vitigni del “continente Sicilia” che hanno beneficiato di condizioni climatiche generalmente favorevoli. Si confermano le previsioni di inizio vendemmia con un calo della quantità, già inizialmente stimato, che si attesta su una media del 15 per cento rispetto al 2019.

Grillo, il vitigno e le sue origini - Wine in SicilySecondo i coltivatori del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, l’esito della vendemmia 2020 è positivo e registra nel complesso una buona qualità delle uve a fronte del dato sulla diminuzione del raccolto.IL NERO D'AVOLA E IL GRILLO DIVENTANO DOC - Tele Radio SciaccaIl bilancio di questa vendemmia lo consideriamo abbastanza positivo per diverse ragioni. La prima di tutte è che puntiamo da tempo a privilegiare la qualità dei nostri vini” commenta Antonio Rallo, presidente del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia. “Il calo di uve raccolte, registrato mediamente in tutta l’isola durante la campagna che è ormai al termine, ci conferma che anche nel 2020 non avremo una grande produzione. Il vino che verrà confezionato sarà di qualità eccellente”.
Vino, Antonio Rallo nuovo presidente di Unione Italiana Vini - DonnafugataSegnali importanti arrivano infatti anche dai dati delle giacenze del vino siciliano, sia Igt sia Doc. Alla data dell’11 settembre 2020, tra imbottigliato e sfuso, in Sicilia risulta in giacenza il 18% di vino in meno rispetto allo stesso periodo del 2019: da 2.522.780 ettolitri si è passati ai 2.073.240 ettolitri attuali. Inoltre, dal primo luglio al 15 di settembre, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si registra un incremento del 15 per cento di bottiglie prodotte dalla denominazione Doc Sicilia.Crisi del vino comune siciliano, a Petrosino confronto della Cia con Ministero e Regione - Sicilia RuraleA fronte di una ottima qualità generale delle uve, registriamo nella zona del Trapanese un calo di produzione del 20-25 per cento rispetto allo scorso anno – dice Nicolò Vinci, consigliere Consorzio Doc Sicilia, produttore della provincia di Trapani .” La vendemmia ormai quasi al termine ha avuto una particolarità: lungo la fascia costiera tra Marsala e Mazara c’è stata un buon risultato legato alla quantità; nell’entroterra – che si estende fino a Salemi, Gibellina e Castelvetrano – la riduzione di raccolto è stata più evidente. Il maggiore calo di quantità è legato principalmente a due fattori. In alcune zone le vigne sono state attaccate dalla Peronospora tardiva a causa delle piogge cadute agli inizi di giugno. Poi si è verificato un ritardo nella tempistica in cui i Consorzi di bonifica hanno fornito acqua ad alcune campagne, mettendo così in difficoltà i coltivatori. La qualità delle uve è comunque migliore rispetto a quella dello scorso anno: i grappoli sono arrivati sani nelle cantine e hanno 1 o 2 gradi in più rispetto a quelli della passata vendemmia, il che consentirà di avere ottimi vini. I bianchi sono tutti di ottima qualità, dal Catarratto al Grecanico allo Zibibbo. E il Grillo ha espresso il massimo di sé sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo”.“Nel versante nord della provincia di Trapani, nel territorio del monte Erice, la vendemmia si è differenziata sulle varietà con un ritardo nei tempi di raccolta che oscilla tra 10 e 14 giorni, soprattutto per le uve bianche“. A dirlo è Lilly Fazio, vicepresidente di Assovini “Il raffreddamento delle temperature e le piogge di fine primavera e inizio estate hanno ritardato lo sviluppo vegeto-produttivo, soprattutto negli areali di media e alta collina. Per gli aspetti fito-sanitari, le uve raccolte sono sane e di buona qualità. In alcuni vigneti – soprattutto quelli più bassi e meno ventilati-, ci sono stati problemi di Peronospora, che però sono stati subito ben gestiti. C’è un calo produttivo nello Chardonnay e in parte per le uve Grillo, sostanzialmente nella media le uve rosse. Sui vini è ancora prematura una valutazione approfondita, ma le premesse sono più che ottime, soprattutto per la maturazione raggiunta dalle uve rosse”.Alessio Planeta, componente del cda della Doc Sicilia, si aggiunge al coro entusiastico:“La qualità delle uve quest’anno ha una marcia in più. Una vendemmia con così buoni risultati non la registravo da almeno dieci anni. Le condizioni meteorologiche sono state fantastiche: è stata un’estate non troppo calda e le piogge recenti hanno aiutato le varietà tardive. Nella zona del Mamertino la raccolta è finita venerdì con la vendemmia del Nocera. A Menfi stiamo ultimando la raccolta delle uve tardive come Grecanico e Cabernet.“Il calo generale di quantità è in linea con il momento attuale in cui si registra una prudenza nei consumi di vino, e questo ci consente di poter vedere il bicchiere…mezzo pieno. Il Nero d’Avola e il Grillo, in particolar modo nella Sicilia occidentale, hanno una qualità straordinaria, con grande concentrazione e freschezza delle uve.

 

Per il formaggio Piave arriva il nuovo disciplinare.

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Il Formaggio Piave DOP si rinnova nella tradizione. Un apparente ossimoro che nasconde un grande risultato, diventato ufficiale con la recente approvazione della modifica al disciplinare di produzione, coincisa con i 10 anni della DOP. I cambiamenti apportati vanno nella direzione di valorizzare ancor più il territorio di produzione, con le sue razze autoctone e i piccoli caseifici di montagna, l’anima più autentica di questo prodotto di recente protagonista del reportage fotografico “Versanti di Gusto”, realizzato nell’ambito del progetto europeo Nice to Eat-EU.

Piave DOP, vaccino, a pasta semidura e dura

La modifica del disciplinare di produzione del Piave DOP ha comportato tempi lunghi e un notevole impegno ma si è rivelata necessaria per adattarsi all’evoluzione delle esigenze produttive dei soci allevatori e a quelle di caseificazione – afferma Chiara Brandalise, Direttrice del Consorzio di Tutela -. Oltre a nuove tecnologie di mungitura importante è stata anche l’innovazione nell’arte casearia e non potevamo non tenerne conto. Abbiamo inoltre introdotto delle modifiche per favorire l’entrata nella filiera del Piave DOP anche di malghe o latterie di piccole dimensioni e inserito la possibilità di utilizzare il latte prodotto da vacche appartenenti alla razza grigio-alpina, una razza tipica montana di queste zone che è stata riscoperta negli ultimi anni”.

Prodotto e Caratteristiche - Consorzio Formaggio Piave DOP

La modifica del disciplinare (Reg. (UE) n. 2020/1198 del 07/08/2020 – GUUE L 267 del 14/08/2020) riguarda le voci relative a descrizione del prodotto, metodo di ottenimento, alimentazione delle bovine, bonifica termica, caseificazione e salatura. Più precisamente, per quanto riguarda il capitolo “descrizione del prodotto”, la modifica definisce in maniera più appropriata il profilo sensoriale del Piave DOP specificando meglio che la colorazione del formaggio varia a seconda della stagionatura (ne esistono ben 5) passando da un colore chiaro ed omogeneo nella tipologia FRESCO per arrivare ad un giallo scuro nelle stagionature più avanzate con una consistenza che diventa più asciutta, granulosa e friabile con il tempo.

Agritur Fior Di Bosco - Ciboprossimo

In riferimento al “metodo di ottenimento”, è stata reinserita la razza locale Grigio Alpina perché particolarmente adatta allo sfruttamento delle risorse naturali del territorio. E’ stata inoltre resa esplicita una caratteristica dell’allevamento bovino tipico delle zone montane ovvero la frequente presenza di incroci tra le razze bovine ammesse. È stata poi introdotta la possibilità di effettuare la mungitura per massimo tre giorni consecutivi eliminando il concetto di due o quattro mungiture superate oramai grazie al diffondersi della mungitura automatizzata e perciò il numero di munte consecutive possibili nell’arco della giornata può essere adattato in base alle specifiche esigenze dell’animale. Per quanto riguarda la bonifica termica, la modalità di trattamento termico è stata adeguata alle reali possibilità produttive eliminando i parametri del trattamento perché possono variare a seconda dell’impianto utilizzato, inserendo la facoltà di pastorizzare il latte. La modifica cerca di andare incontro alle richieste di alcune realtà come malghe e piccoli caseifici di montagna che non hanno la possibilità di pastorizzare il latte.

Per il formaggio Piave la ripartenza è DOP – Comunicati Stampa

Infine, nel paragrafo “caseificazione” e “salatura” sono stati semplificati alcuni passaggi, lasciando indicate solo le temperature di cottura ed eliminando le tempistiche riferite al processo di caseificazione e togliendo il tempo minimo di immersione in salamoia, tutti vincoli molto limitanti che non consentivano di adeguare tali fasi alle differenti realtà produttive.

Il formaggio Piave Dop in degustazione in 14 Conad della Lombardia |  vinialsupermercato.it

Fra gli obiettivi principali del Consorzio di Tutela , vi è la promozione del marchio formaggio Piave DOP e la divulgazione di corrette informazioni sulle specificità del prodotto, oltre alla comunicazione on e offline per favorirne la conoscenza e ampliarne il consumo; Obiettivo che il Consorzio sta perseguendo con il progetto Nice to Eat-EU co finanziato dall’Unione Europea. Attraverso azioni informative e promozionali che vedono protagonista un’eccellenza del made in Italy, Nice to Eat-Eu porta sulle tavole europee tutto il gusto, la tradizione, la certificazione e l’unicità del formaggio Piave DOP e tutti i valori che esso veicola.

Editoriale. Bye Bye Blues : se la stella brilla di luce…rubata.

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byeinsegnaE’ una storiaccia brutta quella che sta travolgendo in queste ore il noto locale stellato di Mondello Bye Bye Blues e la chef Patrizia Di Benedetto. Ne scrivo, sebbene il mio giornale sia in stato di manutenzione, perchè quando la stessa vicenda toccò Ninu U Ballerinu l’esecrazione arrivò alle stelle, insieme all’unanime condanna: volarono lembi di vesti, ciocche di capelli ed in tanti – me compresa – brandirono la scure della sanzione invocata a gran voce. La cenere cosparsa sui capì in quell’occasione si sprecò.  L’episodio che riguardò Buffa fu rabberciato con giustificazioni relative all’ambiente, ad un certo substrato culturale, ed altri palliativi e pannicelli caldi che nulla però toglievano al merito della questione: rubare, luce o qualsiasi altra cosa,  è un reato. Punto.

PATRIZIA DI BENEDETTO | ItaliaSquisita.net

Allo stesso modo quindi mi sento di dovere affrontare la questione quando riguarda un locale stellato: la fama e la gloria non sono e non saranno mai, mi auguro, una sorta di immunità diplomatica nè dovranno mai servire a dare pesi e valori diversi a fatti analoghi.

La prima nota però che mi sento di commentare è il malcelato tripudio di tanti cuochi e cuochini che sui social stanno facendo a pezzi la chef: ben si sa, quando un leone cade ferito arrivano puntuali le iene. La cosa buona però è che il leone rimane leone e le iene, purtroppo per loro, rimangono iene. Il leone può guarire, ma la iena non può diventare altro di diverso da ciò che è.  E’ divertente, umoristico direi, leggere di imbratta tegami sputare veleno su una “collega” che in cucina – al netto della bolletta della luce – esprime un concetto raffinatissimo giocato su fantasiose reinterpretazioni e materia prima di alto livello. Fa sorridere, ma anche un po’ prudere la lingua, la condanna morale da parte di cuochi che mai hanno emesso uno scontrino fiscale in tutta la loro carriera e che,  in tempi recenti, non adottano alcuna misura di profilassi in materia di Covid19, dimenticando che sono prescrizioni obbligatorie.

byeantipasto

Tutti santi e moralisti, quando gli errori sono altri a commetterli. Perchè sul fatto che la Di Benedetto abbia compiuto una cosa orribile non ci piove una sola goccia: ben lungi da me farvi sospettare un mio atteggiamento indulgente o addirittura assolutorio. Però, in qualità di osservatrice di tanto e vario costume e scevra da pregiudizi quale ritengo di essere, non posso non notare ed evidenziare queste discrasie davvero fastidiose.

Un’altra riguarda i prezzi del locale. Il  commento che più frequentemente sta girando in queste ore è: ” con quello che si fanno pagare poi rubano pure la luce?“. E’ certo e matematico, pur senza alcuna prova fattuale, che chi scrive una cosa del genere non debba mai aver messo piede in questo locale, perchè il conto che si paga non soltanto è piuttosto contenuto, ma a volte persino inferiore a quello di competitors meno titolati.  E poi, diciamoci la verità: non è che praticare prezzi bassi possa legittimare azioni del genere… Se il conto è 30 euro o 300 la questione  non cambia di una virgola.

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Il banchetto sulle membra del leone ferito va oltre, con l’auspicio che la stella venga ritirata e che il locale possa infine chiudere. Qualcuno si è dichiarato disposto ad adoperarsi al meglio per informare Michelin sull’accaduto ( come se Michelin avesse bisogno di informatori e di soffiate, nda) e naturalmente salta fuori il solito “ fatti fama e và curcati, che manco si mangia tanto bene“.

Insomma, l’odio che trasuda dalle bacheche social dei palermitani spinge, grottescamente, a parteggiare per chi indubbiamente ha commesso un grave illecito, per difendere  quanto di buono c’era prima del “grande scandalo”. Perchè la storia è sempre quella: non si rimane mai nel merito delle questioni, ma si ridiscute tutto, si esonda, si tracima, si pescano fatti personali, familiari. Tutto: tutto deve finire nel tritacarne e, all’improvviso, quanto di buono una persona possa avere fatto non vale più nulla. L’odio deve azzerare tutto, sovrastando qualsiasi cosa.

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Ma cosa è successo?  E’ successo che la titolare è stata colta in flagrante con un magnete collocato sul contatore Enel: un trucchetto  per ridurre il conteggio dei consumi di energia elettrica di oltre il 50%. ( Buffa a suo tempo, nel 2014, riuscì a “risparmiare” quasi il 90% sui consumi elettrici, nda ). Patrizia Di Benedetto è stata così tratta in arresto e condotta ai domiciliari :  ha quindi  scelto di essere processata con la formula del patteggiamento e  si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La condanna è pari  ad un anno, con pena sospesa. Gli inquirenti proseguiranno adesso con le indagini anche per accertare l’effettiva entità dell’illecito a carico della Di Benedetto ai danni dell’ Enel. L’accertamento dei carabinieri della stazione di Partanna e della compagnia San Lorenzo è scattato venerdì sera poco prima delle 22 e per la titolare del ristorante stellato è scattato l’arresto in flagranza di reato, formalizzato a fine serata.

Il locale rimane, comunque, aperto.

Alessandra Verzera

 

Covid19. Giacomo Armetta : ” Non dimentichiamoci mai di chi sta peggio”

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E’ partito per caso, da un moto del cuore improvviso, l’appello del cuoco palermitano Giacomo Armetta in favore dei più deboli e dei più soli durante l’emergenza covid19. Armetta, come molti altri cuochi e titolari di attività di ristorazione, si è rivolto al “delivery” partendo dal pranzo di Pasqua, a costi davvero contenuti. Da li l’idea di “regalare” un pasto a chi da sempre vive tra mille difficoltà.

Oggi il cuoco palermitano ha consegnato dieci box con il pranzo della domenica nelle mani degli Angeli della Notte: arriveranno dove c’è bisogno.armetta_angeli

Il settore della ristorazione è a pezzi, in caduta libera, e le previsioni non sono affatto rosee” – dice Armetta – “ diciamo che semu cunsumati che forse esprime al meglio il disastro che ancora ci aspetta. E che cosa fai mentre i pensieri più bui si impossessano della tua mente 24 ore su 24? Ti ricordi di loro. Di quelli che vivono “sempre” la situazione che tu stai vivendo ora e da poco. E’ salvifico pensare a loro, quando pensi di non avere più niente ma loro ti costringono a ricordarti che tu hai almeno una casa, un televisore, uno stereo, un telefono per dire ” ti voglio bene” a qualcuno. “Loro” sono i dimenticati, gli invisibili: sono quelli che non hanno casa, non hanno famiglia, che spesso hanno solo un cane. Il pensiero di queste persone oggi diventa ancora più importante, più toccante. Il pensiero di queste persone che secondo alcuni, non avendo una casa in cui stare chiusi, sono quasi dei “fuorilegge”, ti costringe a pensare che, malgrado tutto, tu sei un privilegiato. Per questo, nelle ultime ore, ho lanciato un appello sui social, “Regalate un pasto” con l’ashtag #aiutiamoci

E  un risultato c’è stato, significativo, sia pure in poche ore.

Devo dire alcuni grazie davvero di cuore. Ringrazio Belinda, dalla Puglia, così come Marco, dalla provincia di Palermo, un medico, che sa meglio di altri quanto pesanti siano questi giorni. Ringrazio in modo particolare una collega che vive i miei stessi problemi ma che non ha fatto mancare il proprio supporto: parlo di Marcella, Chef titolare del Bistrot Lo Zero di Montespertoli, in provincia di Firenze. Ringrazio questa Italia che, quando può, abbraccia senza remore, fidandosi di un oste sconosciuto. Grazie, grazie davvero: siete la prova del fatto che nulla è perduto, e che fino a che ci metteremo il cuore ci potrà essere salvezza.Sono felice di poter dare un attimo di sollievo e magari anche di gioia a chi vive in un deserto di angoscia:lo faccio per loro, ma anche per me anche se, tra il costo della materia prima, il carburante e la luce chiaramente non realizzo alcun utile.Ma va bene così, perchè almeno ne gioisce il cuore. Il mio locale è chiuso, chissà se e quando riaprirà, ma a me manca come l’aria. La casa per un cuoco è il suo locale, la sua cucina è la sua vita perchè è li che spende la maggior parte del suo tempo. Così mi chiudo nella mia cucina e mi sento utile, mi adopero, cerco di far finta che di la ci sia una sala piena e che io stia cucinando per i miei clienti. E mi commuovo, e mi sento vivo, tra i profumi che mi sono cari e che hanno da sempre accompagnato la mia vita. Naturalmente consegno i pasti anche a chi decide di acquistarli per non cucinare almeno la domenica ( anche se, in ottemperanza alle disposizioni attuali, la consegna avviene entro la giornata di sabato, nda) : sfigurati dalle mascherine, incontro sguardi tristi, impauriti, occhi lucidi e per brevi attimi prendo consapevolezza di quanto tutti noi stiamo soffrendo. Stiamo vivendo un dramma, e i conti li faremo dopo. Questo è il momento dell’aiuto e della speranza, e basta”

Il box che Giacomo porta a casa o a chi ha più bisogno costa 10 euro e contiene un antipasto, un primo e due secondi. L’iniziativa continuerà per tutte le domeniche di limitazioni. Se volete regalare un box pranzo a chi ha gravi problemi di sussistenza, o se volete acquistarlo per voi stessi, potrete farlo visitando il profilo social del cuoco inviando un messaggio, o chiamando il numero 338.3329133.

https://www.facebook.com/profile.php?id=100003519087098

NB: questo comunicato stampa è offerto al titolare a titolo non oneroso, perchè anche io ho deciso di aderire alla campagna #aiutiamoci

Alessandra Verzera

 

 

L’Oro rosa di Sarah Cucchiara

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Sarah Cucchiara è una giovane pasticciera parte di un team di donne incredibilmente determinate a conquistare l’attenzione degli addetti ai lavori e, perchè no, anche riconoscimenti tangibili. E questo è ciò che è esattamente accaduto ai Campionati di Cucina Italiana 2020 a Rimini, dove Sarah Cucchiara ha messo a segno una doppietta: medaglia d’oro nella Pasticceria da Ristorazione e titolo assoluto di Campione d’ Italia della categoria. Ma partiamo dal “prima”, dal team:

Sarah, come nasce il team delle Lady Chefs di cui lei fa parte?

La storia delle Lady chef nasce in Friuli nel 1996 grazie al coraggio di 4 amiche cuoche, Bertilla Prevedel, Laura Maffei,Mirca Pilon e Dina Biancotto che volevano conseguire il riconoscimento del lavoro e il merito delle donne cuoche, proponendo al Friuli Doc una minestra d’orzo e fagioli per solidarieta’.Nascono cosi le Lady Chef. In Italia, negli anni, regione per regione , venne fatto il Sodalizio delle Lady Chef all’interno delle varie associazioni , nel nostro specifico, a Palermo, fu sancito due anni fa grazie ad un numeroso gruppo di donne attive su tutti i fronti. Una sinergia tra donne ,amiche , di eta’ diverse con diverse peculiarita’ e professioni ma sempre unite e pronte ad affrontare , insieme, ogni progetto, attivita’, ed esigenza in cui possono dare il loro supporto disinteressatamente.

L'immagine può contenere: una o più persone e spazio al chiusoCome e dove svolgete la vostra attività?

Facciamo capo alla Federazione Italiana Cuochi , madre di tutte le associazioni di categoria riconosciute, di cui il comparto Lady chef e’ parte integrante ma a Palermo svolgiamo la nostra attivita’ all’interno dell’ Associazione provinciale cuochi e pasticceri di Palermo, che e’ un’associazione no profit i cui membri sono cuochi,pasticceri,professionisti e allievi che mettono a disposizione di tutti il loro know-how.

Quali le peculiarità di ognuna di voi?

Ogni lady ha le sue peculiarita’ ma tutte abbiamo un comune fil-rouge che ci unisce e cioe’ l’amore profondo per la cucina a 360°. C’e’ chi ama preparare primi piatti,secondi di pesce etc.,chi cura di piu’ l’impiattamento e chi ha una passione maniacale per i dessert come me…

L'immagine può contenere: ciboParliamo finalmente di Rimini: si aspettava il successo che ha riscosso?

E’ la seconda volta che partecipo ai Campionati di Cucina Italiana, la prima fu nel 2016 a Montichiari alla prima edizione,dove –  sempre con un dessert da ristorazione –  vinsi la medaglia d’argento e il titolo di Campione d’Italia 2016 ma, questa del 2020, e’ stata un’esperienza diversa e straordinaria. Nel 2016 non sapevo bene a cosa stessi andando incontro, ed essendo la prima volta, era come un gioco per me. Quest’anno invece, ho partecipato intanto per rimettermi in gioco, poi con una maggiore consapevolezza , mi mancava la sensazione che si prova a stare dentro ad un box e sicuramente con un know-how piu’ ricco ,in 5 anni ho approfondito e studiato a fondo molti aspetti della pasticceria etc. ma con un allenamento alle spalle di due mesi e mezzo dove per due volte al giorno provavo e riprovavo il dessert per poter affrontare al meglio la competizione e non per ultimo dopo un percorso di studio del regolamento, di progettazione del dessert e realizzazione finale del progetto.Sinceramente non mi aspettavo ne’ di vincere la medaglia d’oro ne’ tanto meno il titolo.E’ stata una grandissima sorpresa a cui ancora non riesco a credere perche’ , vincere la medaglia e confermare il titolo per ben due volte non e’ cosa da poco perche’ in questa competizione il livello e’ alto e le giurie sono molto critiche per cui…

cucchiara slideIl Semifreddo al mandarino di Ciaculli sembra un’idea semplice. In realtà si tratta di una preparazione piuttosto elaborata, con una notevole presenza di elementi messi insieme a regalare – già alla sola lettura degli ingredienti – una pervasiva e persistente sensazione di freschezza non priva di contrasti. Ci racconta il suo piatto vincente?

Ho sottoposto al palato dei giudici due semifreddi, preparati in 45 minuti, secondo regolamento, perche’ un dessert da ristorazione ha delle caratteristiche ben precise: deve “pulire e rinfrescare” il palato dei clienti dopo un pranzo o una cena piu’ o meno elaborati. Deve dare un senso di freschezza e il giusto grado di acidita’ per riequilibrare il palato e infine deve avere il giusto equilibrio di zuccheri per non risultare stucchevole. Il mio “Tutto Tondo siciliano” e’ un semifreddo al mandarino tardivo di Ciaculli ,mango con infuso di zenzero con una gelee’ di mango e mandarino su un fondo di amaretto ricomposto per dare la giusta croccantezza e masticabilita’, accompagnato da una brunoise di mango profumata alla menta con zeste di lime e salsa al mandarino e mandarino con una spugna verde al basilico, tozzetti di meringa aromatizzati alla zeste di mandarino , con cuore di mandarino al naturale e terra di amaretto. La cialda decorativa e’ anch’essa al mandarino. Un insieme quindi di elementi contrastanti che presi insieme danno un gusto persistente fresco e delicato.

cucchiara teamLa domanda di rito non la possiamo evitare: quanto pesa nel successo personale il supporto di una squadra?

Il supporto di una squadra come nel mio caso ha avuto una grandissima importanza perche’ ho avuto a fianco 4 amiche ladies che con me condividono la stessa passione e che hanno saputo supportarmi al massimo con parole, gesti e fatti, lo stesso ho fatto con due di loro che hanno gareggiato lo stesso giorno.E’ stato bello ritrovarci a fare il tifo a vicenda senza invidia e ipocrisia. Credo sia anche questo il valore giusto di un’amicizia.

L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono, primo pianoQual è stato, e quando lo ha realizzato, il primo dolce che ha preparato?

Il primo dolce che ho realizzato e’ stato un tradizionale Pan di Spagna con mia madre a 6 anni: provengo da una famiglia di cuochi da generazioni per cui la cucina mi scorre nelle vene. Mio bisnonno era un monsu’,i miei zii e cugini sono cuochi e poi per ironia della sorte, 15 anni fa ho conosciuto l’uomo che poi ho sposato, Pietro Pupillo, che e’ un cuoco, chef, pasticcere, docente di cucina e pasticceria e membro della Nazionale Italiana Cuochi, che anche lui, insieme alla sua squadra a Stoccarda alle olimpiadi di cucina ha vinto la medaglia d’oro e d’argento. Lui negli anni mi ha formata e addestrata ancor di piu’ in questo meraviglioso mondo che e’ la pasticceria e la cucina.

cucchiaraProgetti futuri?

I progetti futuri sono ancora in fase embrionale ma non escluderei una futura partecipazione ai prossimi campionati a Rimini nel 2021, magari in squadra con le Lady chef, e altri piccoli progetti…vedremo…

Le riporto un’affermazione recente di uno chef italiano ( Gianfranco Vissani, nda ), riferita alle donne : “”Non voglio che mi rompano più le uova nel paniere , stiano dove sono, noi uomini possiamo trovare tante cose piacevoli da fare senza rivolgerci al sesso femminile“. Ha qualcosa da dire al riguardo, anche nome del suo team?

Non voglio cedere alla provocazione…dico solo che il mondo e i tempi sono cambiati, forse qualcuno, purtroppo, non se n’e’ ancora accorto ma, noi donne ormai, abbiamo le competenze, le conoscenze e le abilita’ operative per portare avanti la professione del Cuoco come e quanto gli uomini.

Talvolta, aggiungo io, anche meglio

Alessandra Verzera 

Chiara Pavan è la Miglior Donna Chef per la guida Identità Golose 2020

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È Chiara Pavan la Miglior Donna Chef per la Guida Identità Golose 2020: veronese classe 1985, alla guida del ristorante stellato Venissa sull’isola di Mazzorbo (Venezia), è stata premiata da Acqua Panna e S.Pellegrino.

Chiara Pavan - CREDITS BRAMBILLA-SERRANI

L’importante riconoscimento è stato assegnato durante la presentazione della tredicesima edizione della Guida che dal 2008 premia le giovani stelle del panorama gastronomico italiano e internazionale. Quest’anno sono oltre 1100 le insegne sperimentate in tutto il Mondo, per un totale di 50 paesi rappresentati in tutti i continenti.

Chiara Pavan, insieme a Francesco Brutto, è da tre stagioni chef del Venissa, ristorante della famiglia Bisol incastonato nell’isola di Mazzorbo, nella laguna di Venezia. Entrata in cucina quasi per caso all’età di 20 anni per finanziare gli studi in Filosofia all’Università di Pisa, dopo aver conseguito una laurea e una specializzazione in ambito umanistico si butta a capofitto nel mondo della ristorazione, vera passione. Dopo la formazione e numerosi stage in alcune rinomate insegne, tra cui Da Caino a Montemerano e lo Zum Löwen di Bolzano, incontra Francesco Brutto, che la porta al suo fianco ai fornelli del Venissa. Qui Chiara sviluppa una cucina creativa, di grande identità, fortemente ispirata alla Laguna e alla ricerca sui prodotti locali.

“Siamo orgogliosi di attribuire quest’anno il premio Miglior Donna Chef a Chiara, che cura l’orto con le sue mani, tesse incessantemente relazioni coi produttori della Laguna e compone menu di personalità, con trame eleganti e una creatività applicata con misura – ha commentato Camilla Cancellieri, Brand Manager S.Pellegrino-Acqua Panna – Vogliamo ribadire l’impegno di S.Pellegrino e Acqua Panna nella valorizzazione dei giovani talenti premiando una giovane professionista che interpreta con grande carattere e sensibilità un mestiere sfidante, ancor di più quando declinato al femminile. Il premio che consegniamo a Chiara mi permette di ricordare quanto Acqua Panna e S.Pellegrino intendano promuovere e sostenere sempre più l’impegno delle donne in cucina e come questo possa rappresentare un elemento di valore per il futuro”.
Chiara Pavan rappresenta un esempio di giovane e talentuosa chef che propone una cucina originale, contemporanea e di qualità, in cui territorio e tradizione sono protagonisti importanti.

 

Credits:

Foto: Brambilla Serrani

Le ” Cuoche per passione” a San Lorenzo Mercato firmano una cena d’autore.

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Loro sono cinque, cinque donne. E sono ” Cuoche per passione”.

Lady Chef, come si usa definirle nell’ambiente delle cucine. Ma soprattutto donne, madri, mogli, con decine di impegni ma con una passione talmente grande da allungare le giornate e da trovare spazio tra le tante incombenze delle lunghissime giornate femminili. Una passione talmente forte da portare via ogni stanchezza, sostituendola con il più vigoroso entusiasmo ed il più snagliante dei sorrisi. Non hanno grilli per la testa nè fotografi al sèguito: loro si “selfano” allegramente prima di mettere mano a mestoli e  tegami.

Loro sono Ivana Manzo, Sarah Cucchiara, Anna Scudieri, Angela Giammona ed Ivana Di Gaetano, e sono ” Cuoche per passione“. Membri dell’ Associazione Provinciale Cuochi e Pasticceri di Palermo, le cinque ragazze sono accomunate, oltre che dalla passione per l’ottima cucina, anche da una solida amicizia. Io le ho conosciute nell’ambito di un contest, ma loro non se ne stanno di certo con le mani in mano: organizzano serate, portano la loro idea di cucina in giro realizzando menù interessantissimi a dieci mani.

L’ultima di queste cene, appena realizzata, è stata presentata lo scorso 5 dicembre all‘Osteria Mulino Sansone del San Lorenzo Mercato di Palermo. Una location cara ai palermitani ma , soprattutto, molto aperta all’eventistica, alle innovazioni. Tempo fa, quando il Mercato era agli albori e quando iniziavano i primi eventi, ricordo di averlo definito lo “ Speaker’s Corner” della cucina: chi ha un’idea va, la propone, la illustra. E normalmente la realizza, conquistando l’attenzione ed il consenso del pubblico. Benchè il Mercato sia ormai una realtà consolidata con un calendario di eventi in strettissima successione firmati da professionisti di comprovata capacità , a me piace ancora molto definirlo con il nome dei primi giorni.

san lorenzo

Ma cosa hanno fatto le cinque signore? Splendidi piatti: con un occhio verso l’innovazione, ma un piede fermo nella tradizione.

Come antipasto  una polpetta di gambero bianco di Sciacca con cuore di scamorza affumicata su salsa di zucca rossa di Corleone , anna acida e mattoncino di cous cous al profumo di limone.

cuscus pesce

Il primo piatto è stato un cous cous di pesce incocciato a mano. E non è superfluo sottolineare l’ “incocciatura” manuale dato che è una delle fasi più belle, ma anche più faticose, della preparazione del cous cous secondo il metodo tradizionale.

san lorenzo secondo

Il secondo piatto sono stati dei  bocconcini di tonno con frutta secca e mela verde alla Malvasia dolce.

E per finire, il dessert. Un Tiramicouscous che – come già suggerisce il nome – è un felice matrimonio tra il Tiramisù classico ed il Cous Cous. Vi ricordate che vi ho detto che loro non hanno fotografi al sèguito e che si “selfano” da sole? Ecco la prova provata: una qualità  fotografica non proprio perfetta, che però conta davvero poco dinnanzi alla notevole qualità dei piatti. Loro sono così: un piccolo team di donne spontanee e allegre. e la prima che ha le mani libere – tra un impiattamento ed un altro – scatta la foto: e come viene viene!

tiramicuscus

Archiviata la cena del 5, che ha fatto registrare un notevole successo di pubblico, le 5 inossidabili tornano oggi, a partire da mezzogiorno, sempre a San Lorenzo Mercato, con il “Cassata Day”  ed  un cooking show nel quale si cimenteranno ciascuna in una personale reinterpretazione della cassata. Il “Cassata Day” è uno dei momenti  del Tour Amaro Averna, che della manifestazione odierna è lo sponsor.

Alessandra Verzera 

Luca Busi ( Sibeg). Tagli Coca Cola, Sicilia nel baratro. Insanabili ferite per l’economia

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«Abbiamo lanciato il nostro grido d’allarme già diverse settimane fa, per dire “no” a sugar e plastic tax. Avevamo paventato il taglio di 151 posti di lavoro nel nostro stabilimento di Catania, ma con l’annuncio odierno di Coca-Cola Hbc il rischio diventa ancora più grande: la sospensione di investimenti in Italia da parte del Gruppo e l’annuncio dell’acquisto di arance per la Fanta non più in Sicilia ma all’estero, con il fine di sgravare i costi appesantiti oltremodo dalle misure del Governo, spingerebbe davvero la Sicilia nel baratro. Sibeg dovrà fare i conti non più con il ridimensionamento di produzione e risorse, ma con la sopravvivenza stessa dell’azienda». A parlare è Luca Busi, amministratore delegato dell’azienda siciliana che imbottiglia bevande a marchio Coca-Cola, presente insieme al presidente Sibeg Cristina Busi Ferruzzi, ai lavoratori e ad altre delegazioni imprenditoriali dell’Isola, alla protesta Assobibe che si è svolta lo scorso 4 dicembre  a Montecitorio contro le due tasse inserite nella Legge di bilancio.

busi 1-montecitorio

«Avevamo ricevuto rassicurazioni dal viceministro Buffagni durante la sua visita istituzionale nei nostri stabilimenti – continua Busi – con la disponibilità ad aprire un dialogo costruttivo che potesse rassicurare l’intero comparto, ma purtroppo il governo è andato dritto per una strada che trascina tutti in un burrone, senza tener conto dei sacrifici di quelle piccole realtà che già a fatica tentano di sopravvivere in un mercato altamente competitivo e in un territorio difficile come la Sicilia».

busi 2-montecitorio

Si legge ancora in una nota : “Coca-Cola, che tanto ha investito sulla filiera agrumicola nostrana, sulle infrastrutture, sui progetti sociali, e che nel 2018 – come dimostra l’impatto occupazionale presentato qualche giorno fa – ha distribuito e generato in Sicilia risorse per 48,2 milioni di euro (pari allo 0,05% del PIL regionale), oggi è costretta a fare inversione di marcia, rivedendo i piani di sviluppo. Questo vuol dire cancellare con un colpo di spugna il lavoro fatto fin qui, depauperando territori che sono già in sofferenza e mettendo a repentaglio la serenità di centinaia di lavoratori e delle rispettive famiglie. Per la prima volta imprenditori e lavoratori scendono insieme in piazza: un segnale che dovrebbe far riflettere, e non poco, sulla correttezza di alcune valutazioni che hanno oltrepassato le barriere del buonsenso».

La porchetta siciliana di Giuseppe Oriti protagonista al compleanno del Gambero Rosso

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Giuseppe Oriti e Eliana Carroccetto (1)

Ha puntato tutto sulla produzione di un’eccellente porchetta di suino nero dei Nebrodi cotta nel forno a legna secondo l’antica ricetta di famiglia ed ora raccoglie i frutti del successo. Giuseppe Oriti, 43 anni, ristoratore e allevatore di suini neri dei Nebrodi da tre generazioni, il 10 dicembre sbarca a Milano in occasione della festa di “Gambero Rosso HD 20 Years Anniversary”. Molto ricco il programma della giornata – in cui Oriti sarà ospite insieme alla moglie Eliana Carroccetto – che prenderà il via in mattinata con il convegno sulla TV tematica del Food nella sede di Sky. Seguirà un light lunch e in serata l’attesissima cena spettacolo che darà il via ai festeggiamenti per i 20 anni del Gambero Rosso.

Porchetta di suino nero dei Nebrodi

La porchetta di suino nero made in Sicily de “Il Vecchio Carro” sarà subito protagonista nel buffet di benvenuto in cui il pregiato salume nebroideo verrà servito insieme ad una produzione tipica, il pane di Altamura DOP. Non solo cibo ma grande spettacolo con l’atteso momento della cena in cui il noto chef di Gambero Rosso, Giorgione realizzerà la sua ricetta utilizzando proprio la porchetta di maialino nero prodotta da Giuseppe Oriti con la sua cotenna croccante. Uno speciale televisivo su Gambero Rosso Channel mostrerà i momenti salienti della cena spettacolo.

Panino con porchetta di suino nero dei Nebrodi
Per l’azienda agrituristica di Giuseppe Oriti e Eliana Carroccetto sita a Caronia, in provincia di Messina, il 2019 è stato un anno da ricordare con la menzione nella Guida 2019 “Street Food” del Gambero Rosso, la partecipazione ai più importanti eventi enogastronomici, come Festa a Vico con i migliori produttori selezionati dallo chef stellato Gennaro Esposito; a Salumi da Re 2019 a Polesine Zibello (PR); a Porchettiamo – Festival delle porchette d’Italia in provincia di Perugia; a Fundraising Dinner a Giarre, al Mediterranean Cooking Congress a Taormina, ad Etna Chic Chef sull’Etna. Senza dimenticare il premio di “Operatore più gradito” per il secondo anno consecutivo al Messina Street Food Fest. Un anno di successi che premiano un’eccellenza tutta siciliana, nata e cresciuta nel cuore dei Nebrodi.