E’ una storiaccia brutta quella che sta travolgendo in queste ore il noto locale stellato di Mondello Bye Bye Blues e la chef Patrizia Di Benedetto. Ne scrivo, sebbene il mio giornale sia in stato di manutenzione, perchè quando la stessa vicenda toccò Ninu U Ballerinu l’esecrazione arrivò alle stelle, insieme all’unanime condanna: volarono lembi di vesti, ciocche di capelli ed in tanti – me compresa – brandirono la scure della sanzione invocata a gran voce. La cenere cosparsa sui capì in quell’occasione si sprecò. L’episodio che riguardò Buffa fu rabberciato con giustificazioni relative all’ambiente, ad un certo substrato culturale, ed altri palliativi e pannicelli caldi che nulla però toglievano al merito della questione: rubare, luce o qualsiasi altra cosa, è un reato. Punto.
Allo stesso modo quindi mi sento di dovere affrontare la questione quando riguarda un locale stellato: la fama e la gloria non sono e non saranno mai, mi auguro, una sorta di immunità diplomatica nè dovranno mai servire a dare pesi e valori diversi a fatti analoghi.
La prima nota però che mi sento di commentare è il malcelato tripudio di tanti cuochi e cuochini che sui social stanno facendo a pezzi la chef: ben si sa, quando un leone cade ferito arrivano puntuali le iene. La cosa buona però è che il leone rimane leone e le iene, purtroppo per loro, rimangono iene. Il leone può guarire, ma la iena non può diventare altro di diverso da ciò che è. E’ divertente, umoristico direi, leggere di imbratta tegami sputare veleno su una “collega” che in cucina – al netto della bolletta della luce – esprime un concetto raffinatissimo giocato su fantasiose reinterpretazioni e materia prima di alto livello. Fa sorridere, ma anche un po’ prudere la lingua, la condanna morale da parte di cuochi che mai hanno emesso uno scontrino fiscale in tutta la loro carriera e che, in tempi recenti, non adottano alcuna misura di profilassi in materia di Covid19, dimenticando che sono prescrizioni obbligatorie.
Tutti santi e moralisti, quando gli errori sono altri a commetterli. Perchè sul fatto che la Di Benedetto abbia compiuto una cosa orribile non ci piove una sola goccia: ben lungi da me farvi sospettare un mio atteggiamento indulgente o addirittura assolutorio. Però, in qualità di osservatrice di tanto e vario costume e scevra da pregiudizi quale ritengo di essere, non posso non notare ed evidenziare queste discrasie davvero fastidiose.
Un’altra riguarda i prezzi del locale. Il commento che più frequentemente sta girando in queste ore è: ” con quello che si fanno pagare poi rubano pure la luce?“. E’ certo e matematico, pur senza alcuna prova fattuale, che chi scrive una cosa del genere non debba mai aver messo piede in questo locale, perchè il conto che si paga non soltanto è piuttosto contenuto, ma a volte persino inferiore a quello di competitors meno titolati. E poi, diciamoci la verità: non è che praticare prezzi bassi possa legittimare azioni del genere… Se il conto è 30 euro o 300 la questione non cambia di una virgola.
Il banchetto sulle membra del leone ferito va oltre, con l’auspicio che la stella venga ritirata e che il locale possa infine chiudere. Qualcuno si è dichiarato disposto ad adoperarsi al meglio per informare Michelin sull’accaduto ( come se Michelin avesse bisogno di informatori e di soffiate, nda) e naturalmente salta fuori il solito “ fatti fama e và curcati, che manco si mangia tanto bene“.
Insomma, l’odio che trasuda dalle bacheche social dei palermitani spinge, grottescamente, a parteggiare per chi indubbiamente ha commesso un grave illecito, per difendere quanto di buono c’era prima del “grande scandalo”. Perchè la storia è sempre quella: non si rimane mai nel merito delle questioni, ma si ridiscute tutto, si esonda, si tracima, si pescano fatti personali, familiari. Tutto: tutto deve finire nel tritacarne e, all’improvviso, quanto di buono una persona possa avere fatto non vale più nulla. L’odio deve azzerare tutto, sovrastando qualsiasi cosa.
Ma cosa è successo? E’ successo che la titolare è stata colta in flagrante con un magnete collocato sul contatore Enel: un trucchetto per ridurre il conteggio dei consumi di energia elettrica di oltre il 50%. ( Buffa a suo tempo, nel 2014, riuscì a “risparmiare” quasi il 90% sui consumi elettrici, nda ). Patrizia Di Benedetto è stata così tratta in arresto e condotta ai domiciliari : ha quindi scelto di essere processata con la formula del patteggiamento e si è avvalsa della facoltà di non rispondere. La condanna è pari ad un anno, con pena sospesa. Gli inquirenti proseguiranno adesso con le indagini anche per accertare l’effettiva entità dell’illecito a carico della Di Benedetto ai danni dell’ Enel. L’accertamento dei carabinieri della stazione di Partanna e della compagnia San Lorenzo è scattato venerdì sera poco prima delle 22 e per la titolare del ristorante stellato è scattato l’arresto in flagranza di reato, formalizzato a fine serata.
Il locale rimane, comunque, aperto.
Alessandra Verzera