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La Sicilia? E’ L’Isola del Tesolio

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Isola del TesolioAppuntamento a Palermo, dal 16 al 18 settembre, per la decima edizione de “L’Isola del Tesolio”, manifestazione interamente dedicata all’olio extra vergine di oliva siciliano, organizzata e promossa dal CO.FI.OL. (Consorzio della Filiera Olivicola). Tre giornate intense in cui produttori, buyer e giornalisti si confronteranno sulle tematiche relative all’importante traguardo raggiunto del riconoscimento dell’IGP SICILIA (Indicazione Geografica Protetta).

La Sicilia produce circa 50 mila tonnellate all’anno di olio extravergine d’oliva, di queste soltanto il 10% è destinato all’esportazione. Con il riconoscimento del marchio IGP si punta a rilanciare e incrementare la quota export nel prossimo futuro.

ulivetiGiunta alla sua decima edizione, la manifestazione ha da sempre l’obiettivo primario di promuovere la cultura di quello che è stato saggiamente definito come “l’oro verde di Sicilia”. Si comincia venerdì 16 settembre: operatori commerciali e stampa specializzata avranno l’opportunità di incontrare una selezione dei migliori produttori di eccellenza del comparto olivicolo e agroalimentare siciliano.

Cuore della manifestazione sarà la giornata di sabato 17 settembre con il convegno “Olio IGP Sicilia e aggregazione di filiera. Una scommessa vincente” che si svolgerà alle ore 09:00 presso l’Hotel La Torre di Mondello. Al convegno oltre ad Annamaria Buccellato, presidente del CO.FI.OL., e Manfredi Barbera, amministratore delegato della Premiati Oleifici Barbera, prenderanno parte l’Assessore Regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea On.le Antonello Cracolici, l’europarlamentare con delega all’agricoltura On.le Michela Giuffrida, il Magnifico rettore dell’Università degli Studi di Palermo Prof. Roberto Micari e il Direttore acquisti di Coop Alleanza 3.0 Dott. Giorgio Gabrielli.

olio-siciliaTra le novità di quest’anno, il patrocinio da parte di Coop Alleanza 3.0, fondata il 1° gennaio 2016, che con i suoi 419 punti vendita e 2,7 milioni di soci rappresenta una delle cooperative più grandi d’Europa, derivante dalla fusione tra Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nord Est;

Nell’ambito del convegno verranno inoltre premiati con “L’Oliva d’Oro” i personaggi che, nei rispettivi settori, si sono dimostrati nel corso dell’anno dei veri e propri ambasciatori nella promozione dell’olio extravergine di oliva siciliano.

olio4Si prosegue alle 14:30 con una tavola rotonda di approfondimento in cui i produttori siciliani potranno confrontarsi con i dirigenti dell’IRVO (Istituto Regionale Vini e Oli) sulle tematiche relative al riconoscimento dell’IGP “Olio Extravergine d’Oliva Sicilia”. La registrazione del marchio costituisce, infatti, un valore aggiunto per uno dei prodotti simbolo del comparto agroalimentare siciliano.

Il marchio certificherà che la coltivazione, la molitura e tutto il processo di produzione verrà realizzato in Sicilia. olio_tusciaUna doppia tutela sia per i consumatori, che saranno così messi al riparo dalle frodi grazie alla tracciabilità lungo tutta la filiera, che per i produttori siciliani ai quali verrà riconosciuta l’eccellenza del proprio olio nei mercati nazionali e internazionali.

L’Isola del Tesolio si concluderà domenica 18 settembre con le visite guidate alle aziende della filiera olivicola CO.FI.OL. da parte dei buyer e dei giornalisti. Un ulteriore occasione per gli addetti ai lavori per conoscere altre realtà della Sicilia che hanno fatto dell’eccellenza un punto di forza della propria filosofia produttiva.

Il cibo delle tradizioni e la cucina dimenticata

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sauriIl cibo delle tradizioni e La cucina dimenticata saranno oggetto di una chiacchierata con Sergio Pintaudi sulla cucina di casa.
L’evento, organizzato dalla FISAR, apre il sipario alle prospettive future della ViniMilo, manifestazione che ha in programma per l’anno prossimo un focus sulla cucina del territorio etneo e la ricchezza delle sue tradizioni. Un patrimonio inestimabile che va salvaguardato e tenuto vivo: dalla cucina familiare delle grandi occasioni, a quella della domenica e a quella del quotidiano. Un fil rouge che parte dunque quest’anno e si collegherà agli eventi del 2017, partendo dalla certezza che nelle tradizioni vi sia la vera essenza del cibo.

La ricetta proposta, i sauri all’agghiata, è un piatto della cucina isolana in cui la salsa di aglio e aceto mascherava sia il carattere deciso della materia prima sia l’eventuale scarsa freschezza del pesce.

L’arduo compito dei sommelier della FISAR è quello dell’abbinamento del vino ad un piatto dalla forte personalità.

 

Foto : http://lamiacucinacasalinga.forumcommunity.net/?t=37270387

“Simenza”. La seconda vita dei grani siciliani

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simenzaLa filiera dei grani antichi di Sicilia: il ruolo di Simenza, è il tema del seminario rivolto agli operatori del settore riguardante la filiera dei grani antichi con agricoltori, mugnai, panificatori, artigiani della pasta.
A cura dell’Associazione Simenza.

Simenza, cumpagnia siciliana sementi contadine, è una giovane associazione che, sotto la guida di Giuseppe Li Rosi (contadino per tradizione familiare), sta crescendo in misura esponenziale, raccogliendo già un centinaio di agricoltori accomunati dall’obiettivo di tutelare e promuovere la granicoltura siciliana e non solo; Simenza, infatti, si propone come custode del patrimonio di tutta la biodiversità dell’isola, comprese le varietà agricole e le razze zootecniche.

simenza2Antiche varietà locali di grani, a forte rischio di estinzione, stanno vivendo una seconda vita, grazie alla volontà di questi agricoltori di tornare a colture antiche, cancellate dall’appiattimento dell’omologazione alimentare, con lo sguardo rivolto però alla sperimentazione. Un mondo agricolo nuovo, dunque, che coniuga saperi tradizionali a tecniche innovative e promette di diventare uno strumento di sviluppo vitale per l’economia siciliana.

Su questa second life dei grani antichi siciliani dibattono gli addetti ai lavori: un incontro di filiera importante perchè, per la prima volta, i protagonisti del percorso che va dalla scelta dei semi, alle corrette tecniche di molitura, al rapporto qualità/prezzo, alla giusta retribuzione di chi lavora per ottenere un prodotto di qualità, si confrontano mettendo in campo esperienze, obiettivi e progetti grazie ai quali la granicoltura diventa anche e soprattutto granicultura.

Cucina d’autore: Tortini di mele di Stefano Cilìa

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tortiniIngredienti :

300 g di farina
190 g di zucchero
100 g di burro fuso
4 mele Golden
4 uova
1 bustina di lievito
1 dl di latte
1 pizzico di sale

Procedimento : 

Montare le uova con lo zucchero e il sale, aggiungere la farina setacciata e il lievito, quando l’impasto è omogeneo aggiungere il latte ed il burro, una volta che tutti gli ingredienti sono amalgamati aggiungere le mele sbucciate e tagliate a cubetti. Mischiare bene.
Imburrare e infarinare gli stampi, versare i composto fino a 2/3 cuocere in forno a 180° per 25 minuti.

Consiglio:
Servire tiepidi con una salsa al cioccolato fondente e gelato alla vaniglia.

 

Stefano Cilìa – Chef – 

Editoriale. “Amatriciana” : la polemica è solidale

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amatriceMentre il mondo veste di tricolore italiano i suoi monumenti principali, e mentre persino il Presidente della nazionale di calcio israeliana invita ad osservare un minuto di silenzio in onore delle vittime del sisma, in casa nostra  infiammano le polemiche.  Ma andiamo a ritroso a quella terribile notte, che seguiva alla serata della Sagra degli Spaghetti all’Amatriciana, in quel di Amatrice, ormai ridotta ad un cumulo di macerie, rasa al suolo da un sisma di importante magnitudo.  Il sisma si è scatenato sulla popolazione con i suoi sei gradi di violenza mentre la gente dormiva, ignara di ciò che il destino aveva in serbo dopo una serata di divertimento, di passione enogastronomica che celebrava il piatto della zona, peraltro conosciuto in tutto il mondo al pari della pizza e della carbonara. I famosi spaghetti all’amatriciana. pompieriNon voglio e non mi compete dilungarmi sulla natura del sisma e sulle ragioni di tanta scelleratezza che ha provocato una tale devastazione portandosi via centinaia di vite umane, devastando case, sogni, aspirazioni. Per quello esistono i tecnici,  gli addetti ai lavori e i “mea culpa” più o meno di rito. Non voglio dilungarmi sull’opera impagabile  dei Vigili del Fuoco, sulle lettere scritte ad una bambina che non c’è più, sui neonati fotografati tra quelle braccia forti, sui cuccioli  di cane salvati esattamente come i cuccioli di uomo, sulle lacrime di questi grandi uomini seduti soli e sconfortati sulle macerie che hanno schiacciato la vita. Non voglio dilungarmi sui meravigliosi cani che aiutano gli uomini nelle ricerche, nè voglio dilungarmi su una frase molto “forte” che ho letto questa mattina girando sui social e che dice ” Alcuni cani salvano persone, altri purtroppo costruiscono case” ( Lia Celi) . amatriciana locandinaPer tutto questo esiste altra stampa, anche se il cuore che piange è anche il mio e se mio è anche  il ringraziamento a questi uomini di valore. Io parlo però della polemica, per alcuni versi incomprensibile, scatenata da una iniziativa che ha coinvolto ristoranti e ristoratori. L’idea l’ha avuta Paolo Campana, blogger e grafico, che ha lanciato una sorta di gara benefica creando anche una locandina. In sostanza l’Amatriciana della solidarietà. Un concept  al quale i ristoratori hanno aderito in massa: ma che se nelle intenzioni del suo ideatore doveva servire ad aiutare le popolazioni colpite dal sisma, nella realtà delle cose italiane si è trasformata in una scalmanata bagarre in tipica salsa italica. L’iniziativa prevedeva di devolvere 1 euro più 1 ( uno a spese del ristoratore, l’altro a spese del cliente) per ogni piatto di spaghetti all’Amatriciana venduto nei locali aderenti all’iniziativa durante un periodo di tempo dedicato alla solidarietà.

Parto da una mia personalissima considerazione, che parte a sua volta dal significato della parola ” beneficenza”: questa infatti non prevede profitto di alcun genere per i promotori, se non il mero rientro dei costi sostenuti per mettere in piedi un’iniziativa ed una macchina organizzativa. Quindi, per coerenza, sono abbastanza infastidita dal fatto che molti locali abbiano posto in vendita a più di dieci euro a porzione gli spaghetti della solidarietà, devolvendone uno in favore delle popolazioni colpite dal sisma ed intascando il resto: coprendo più che abbondantemente i costi della materia prima e realizzando quindi un profitto.

natale amatriciana 3Ho notizia di moltissimi locali aderenti secondo la formula proposta da Campana, ma ho notizia di un solo Chef che abbia deciso di devolvere l’intero ricavato di una “cena solidale” a base di vino e spaghetti all’Amatriciana, perlomeno nella città di Palermo.  Questo chef è Natale Giunta il quale si è creato una locandina tutta sua, ha aperto il giardino del suo Castello a Mare ed ha posto in vendita un piatto di pasta all’ Amatriciana ed un calice di vino al prezzo di dieci euro. natale amatricianaTutti però  interamente devoluti in beneficenza. Giunta ha rinunciato persino a coprire i propri costi, mettendosi una mano sul cuore e l’altra nella tasca, giusto per parlare in termini molto chiari. Questo, cari signori ristoratori, è il senso della solidarietà e della beneficenza, laddove – sempre a mio personalissimo parere – anche solo guadagnare un euro sulla scorta di una disgrazia, per giunta gonfiando esageratamente il prezzo di un piatto sostanzialmente semplice e “povero”, vi espone a quanto poi in effetti è successo, ovvero l’essere accusati di approfittare della situazione; giusto per non volere usare il termine “sciacallaggio”.  natale amatriciana 2Non sarebbe bastato stabilire un prezzo simbolico che, appunto, coprisse i costi? Diciamocelo fuori dai denti: un piatto di spaghetti all’Amatriciana, anche splendidamente realizzato, non può costare più di due euro a porzione in termini di materia prima. E se lo si fosse posto in vendita a cinque euro, trattenendo due euro per la spesa viva ed inviando nei luoghi del sisma gli altri tre non sarebbe stato meglio, più chiaro, più trasparente e – soprattutto – veramente solidale? Di più: sarebbe bastata una sola sera, magari quella normalmente dedicata alla chiusura infrasettimanale, per fare ciò che ha fatto Giunta e per sentirsi veramente parte di qualcosa di buono e di ben fatto. Naturalmente se altri ristoratori palermitani avessero seguito l’esempio di Giunta ed io non ne fossi a conoscenza, sono pregati di farmelo sapere perchè sicuramente meriterebbero una menzione speciale e mai come in questo caso sarei felice di correggere e rettificare. Naturalmente se altri ristoratori avessero scelto un prezzo di vendita simbolico sono pregati di segnalarmelo.
amatriciana pastaMa non credo che riceverò tali segnalazioni rispetto a nessuna delle due cose: da ciò che ho visto in giro temo che quella dello chef termitano sia l’unica iniziativa. Ed allora ecco che l’idea di un “non addetto ai lavori”, che trasuda buoni sentimenti e slancio solidale, assume un ghigno sinistro, fastidioso, dando la stura ad una serie di insulti, di polemiche, di astio. eataly amatricianaQuesta è l’Italia che non mi piace, quella di chi approfitta ma anche quella di chi insulta. Quella piccola parte di Italia che, se non lo vanifica, perlomeno getta ombre su quello che l’ “altra Italia” sta facendo, incessantemente, da infinite ore: una catena di solidarietà forse mai vista prima, immensa, totale, incondizionata: al punto che gli operatori hanno dato uno stop all’invio di viveri, dato che le dispense sono traboccanti. Ed in quei luoghi martoriati è arrivato di tutto: giocattoli, vestiti per tutte le età, prodotti sanitari, pannolini, coperte, lenzuola e persino abbigliamento intimo. Sono arrivati i cuochi delle FIC, che preparano i pasti per centinaia e centinaia di persone. Sono arrivati medicine e medici, a curare e a supportare psicologicamente chi ha perso tutto. E’ arrivato il meglio dell’Italia insieme all’abbraccio del mondo. Ma non è arrivato il cuore di tanti grandi Chef e di tante grandi sigle…

 

 

 

Alessandra Verzera

Foto: Web e Paolo Campana. Foto locandina Eataly, Marcella Marraro

Sfizi e Delizie. A Valderice ( Tp), non senza sorprese.

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sfizi viniCapita qualche volta che ad ambienti molto chic, raffinati ed eleganti, corrisponda una cucina che esprime l’elogio del nulla, lasciando tutto sommato abbastanza delusi. Quello che non accade quasi mai, invece, è la situazione esattamente opposta. Sfizi e Delizie determina quel “quasi” ed è l’eccezione che conferma la regola dato che, in un ambiente modesto e per alcuni versi fuorviante, si produce invece dell’ottima cucina. Arrivando in Via Vespri, in quel di Valderice, ci si imbatte infatti  in un locale che a prima vista sembra una salumeria. Entrando l’idea della salumeria viene accantonata per lasciare il posto all’impressione di rosticceria: un banco frigo espone la tipica rosticceria siciliana e preparazioni da asporto, sistemate in teglie di alluminio. Però, guardando logo chainesulla destra, si scorgono scaffali con su sistemati in bell’ordine svariati prodotti che costituiscono le eccellenze siciliane: due tra tutti, il miele di ape nera sicula dell’impareggiabile azienda Amodeo, ed il pistacchio di Bronte, quello vero. Ed ancora, confezioni di Busiate, la pasta tipica della provincia trapanese, e che sorprendentemente viene prodotta artigianalmente in quella simil salumeria rosticceria in Via dei Vespri.  slow foodE così si rimane un po’ spiazzati quando, tra girarrosti, teglie in alluminio, e patate al forno, si scorge in fondo al corridoio un delizioso giardino d’inverno che apre a sua volta su un chiostrino ricco di piante, con dei tavolini e salottino.  In quel giardino d’inverno campeggiano alcune insegne: una della Chaine des Rotisseurs, dato che uno dei titolari ne è membro, ed un’altra di Slow Food, dato che il locale è inserito nella guida alle Osterie d’ Italia. E quindi la curiosità cresce. Così mi accomodo ad un tavolo bene apparecchiato e comincio a dare una lettura al menù: troppo vasto per quel tipo di locale, penso, ma il titolare mi legge nel pensiero ed esordisce: ” Quel menù è tutto da rifare, e da ridurre“. Ne convengo e mi metto all’ascolto di ciò che è disponibile in cucina. sfizi antipastoNell’attesa che inizi il mio pasto, do una lettura alla carta dei vini: rigorosamente siciliane le etichette ma è presente anche una bella selezione di grappe. Nulla di scontato e, sugli scaffali, qualche bottiglia davvero singolare, come un Grillo Verde, tanto per citarne uno. Il mio pranzo inizia con un antipasto in cui tutto è disposto con bell’ordine e senza troppi fronzoli. L’apoteosi del gusto in quel piatto è costituito da un cubetto di sarda affumicata, che è davvero straordinariamente buona. Eccellente anche la crocchetta di patate e baccalà, gustosa e delicata, fritta in modo perfetto.sfizi antipasto2 Il gambero rosso di Mazara esprime il meglio di sè stesso da crudo, e su questo non esiste dubbio. Ne ho gustati due, che si scioglievano in bocca, rilasciando quella tipica dolcezza iniziale che lascia gradualmente posto alla delicata sapidità che sa di mare aperto. Ciò che non avrei messo in quel piatto? Un’insalata di polpo. Non se ne sarebbe sentita la mancanza data l’estrema bontà del resto. Ancora una volta, il titolare mi previene e dice : “il polpo lo toglieremo prossimamente, ma almeno non ci mettiamo i sottaceti industriali“. Evviva. Effettivamente non ci sono sottaceti ,ma una gradevole julienne di carote. E basta. Il filo d’olio con il quale ho condito l’insalatina è assolutamente tipico della zona che, da Castelvetrano in poi, produce ottimi oli d’oliva impiegando principalmente i due cultivar autoctoni: Nocellara del Belice e Biancolilla. Quell’olio è vibrante, un novello erbaceo, capriccioso e veste bene anche il pezzettino di pane che ho golosamente irrorato. Molto buono. Crostino con riccio di mare e tonno affumicato completano una gamma molto ricercata di elementi, tutti di ottima qualità e di ricchi contenuti organolettici, con una nota spiccata di sapidità.
sfizi cous cousEssendo nella patria di adozione del cous cous, e benchè io non ne sia un’estimatrice, mi tocca quantomeno assaggiarlo.  Il titolare  ne decanta le lodi, ma la notizia per cui a me il cous cous non piace lo lascia scoraggiato. Ma lo assaggerò. Mi arriva nel tipico piatto di ceramica tunisina variopinta ed ha la forma di un timbaletto. Immediatamente il profumo di crostaceo invade le mie narici, e mi incoraggio all’assaggio. E’ un cous cous atipico dato che impiega pesce San Pietro e gamberi e che il suo sughetto è, appunto, a base di crostacei.  Che dire? L’ho finito tutto e ho anche intinto un po’ di pane nel sugo gustoso, sorprendendo me stessa prima ancora che un, a quel punto, felicissimo titolare.

sfizi busiatePoi è la volta delle famose busiate prodotte artigianalmente nel locale . Il condimento è anche questa volta a base di gamberi e pesce San Pietro, questa volta con l’aggiunta di pomodorini. Molto buone , con un ottimo grado di cottura e una mantecatura delicata che le rende cremose e molto gradevoli. sfizi polpo Dopo questo piatto, e benchè abbia osservato con grande entusiasmo un bel vassoio di pesce fresco in bella vista, devo saltare il secondo: soprattutto perchè, avendo anche apprezzato un paio di tentacoli di polpo fritti su un letto di crema di Piacentino Ennese decisamente esaltanti,  non voglio perdermi l’assaggio della cassata siciliana ” alleggerita”. Che la cassata siciliana, e in modo particolare quella palermitana, sia un po’ pesante specie a fine pasto è cosa nota e risaputa. Ma è anche vero che è uno dei dolci più richiesti, specie dal turista. Ed allora cosa si sono inventati in questo locale? Una “riduzione”: hanno eliminato tout court sia il rivestimento esterno fatto di pasta di mandorla, che la copertura fatta di glassa di zucchero. Rimodulata anche la quantità di canditi, ecco una cassata che non è la cassata di ricotta al forno che conosciamo, ma neanche quella estremamente coreografica che campeggia in tutte le pasticcerie palermitane. La base di questa cassata infatti non è di pasta frolla, ma di Pan di Spagna, e soprattutto non è cottsfizi pescia, come lo è invece la cassata al forno. Insomma, qualcosa a metà tra la cassata siciliana e la cassata al forno, con caratteristiche di entrambe.  Fermo restando il fatto che non è la cassata tradizionale, rimane assolutamente gradevole ed effettivamente molto più leggera. La accompagno ad un vino passito di cassatasfiziPantelleria decisamente molto buono: un altro dei prodotti di nicchia di questo locale.

In definitiva, Sfizi e Delizie è un locale modesto in cui però si realizza un’ottima cucina all’insegna della materia prima di elevata qualità ed in cui l’amore per il cibo è una componente fondamentale. La materia prima è infatti  trattata veramente bene. Le presentazioni sono belle e pulite. Sobria e molto gradevole la mise en place. Adatto a famiglie e piccoli gruppi, ha un rapporto qualità/prezzo eccellente. La mia opinione è che, se mai questa gestione dovesse decidere di cambiare location –  anche per incrementare il numero dei posti disponibili e che oggi non sono più di una quarantina – e di adottare uno stile più ricercato e più consono al tipo di cucina che riesce a produrre, allora di questo locale potremmo sentire parlare a livelli ben più blasonati.

Alessandra Verzera

 

Scheda: 

Patron: Enzo e Nicola Bandi

Cucina :  Nicola Bandi

Coperti: 45 (in) – 10 (out/ lounge)

Range: Medio

Categoria: Trattoria

 

Ranking (*)

Location: 3

Cibo: 4

Carta Vini: 3

Presentazione: 3

Servizio: 4

Mise en place: 3

Atmosfera: 3

Allestimenti: 3

(*) Legenda :

1 = pessimo
          2 = scadente
          3 = sufficiente
         4 = ottimo
            5 = eccellente.

Cucinare di cuore. Lo chef Stefano Cilia “racconta” una ricetta. E l’amore per il Nonno.

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gnocchi paneGnocchi di pane raffermo, dashi di tonno al limone e muña, alici di Cetara, cremoso di bufala e sale di sedano e prezzemolo.
Questo piatto lo dedico a mio Nonno, a colui che creava e crea piatti e pietanze senza troppe materie prime, senza troppe tecniche strane; Colui che con “Pani cuottu” “Biancomangiare e frollini” la mitica “Granita” ci rendeva felici.
Lo dedico a lui che mi ha insegnato tanto, a lui che a 81 anni ama mia nonna come fosse il primo giorno, lui che guida ancora la macchina come un pilota, lui che ha pure un profilo Facebook, lui che a 81 anni ha ancora la voglia e la grinta di ballare Maracaibo in mezzo alla strada tra la gente. Grazie per i valori che mi hai insegnato, e che spero e voglio trasmettere ai miei figli. Sei un grande Nonno!! Ti voglio Bene!!

Per gli gnocchi
1kg pane raffermo
1l di latte
250gr parmigiano
250gr farina 00
1 pz sale
1pz pepe

gnocchi pane2Ammollare il pane con il latte, almeno un 30 min, scolare il latte in eccesso tramite l aiuto di un colino, amalgamare il pane con il parmiggiano, la farina,il sale e il pepe; creare un composto liscio e omogeneo.
Tagliare un po’ di impasto e creare dei cilindri del diametro di un centimetro; tramite l’ ausilio di una spatola tagliare dei cilindretti di 1 cm x 1 cm, spolverare con della farina per non farli attaccare.
Quindi cuocere in abbondante acqua bollente e servire a piacere.
Consiglio:
Volendo si possono cuocere nel brodo di gallina, serviti a mo’ di consommè.

Stefano Cilia – Chef – 

“Straordinario”, la festa del cibo da strada “fuori dal comune”: a Milo il 31 agosto

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Straordinario è la festa del cibo da strada “fuori dal comune”. In concomitanza con la ViniMilo, nella splendida cornice della storica cantina “Barone di Villagrande” a Milo si celebrerà un’insolita festa dedicata allo street food in versione sicula e gourmet.

Il 31 agosto,  dalle ore 19.30 in poi, dieci giovani chef reinterpreteranno il cibo più antico e goloso della nostra terra in versione gourmet, riprendendo tradizioni del passato, a volte dimenticate, presentandole in chiave moderna e contemporanea.

Sono Giulia Carpino della Cantina Barone di Villagrande (Milo), Valentina Chiaramonte del Fud Off (Catania), Marco Cannizzaro del Km.0 (Catania), Dario Di Liberto del Tocco (Ragusa), Andrea Macca di Donna Carmela (Carrubba), Francesco Patti e Domenico Colonnetta del Coria (Caltagirone), Giuseppe Raciti di Zash (Carrubba), Lorenzo Ruta della Taverna Migliore (Modica), Giovanni Santoro dello Shalai (Linguaglossa), Salvatore Vicari del Vicari (Noto).

Oltre 15 produttori (la porchetta di Nero Maialino, l’olio dei Frantoi Cutrera, le mozzarelle e i formaggi di Bubalus, il gelato di Caffè Adamo, il cioccolato di Bonajuto, i salumi di Massimo Castro Il Chiaramontano, i pitoni fritti di Tommaso Cannata, la carne dei fratelli Sciuto, e tanto altro ancora) provenienti da tutta la Sicilia presenteranno i loro prodotti che sono massima espressione dell’eccellenza isolana.

E ancora, 10 cantine del territorio etneo Barone di Villagrande, Benanti, Biondi, Fud, I Vigneri, Murgo, Pietradolce, Planeta, Quantico, Girolamo Russo saranno presenti con i loro vini provenienti da diverse contrade e diversi versanti, a testimonianza della varietà e della differenze esistenti in un micro territorio come quello dell’Etna.

Ospite d’eccezione sarà lo chef Gianfranco Vissani che proporrà una preparazione raccontando la sua visione della Sicilia che si muove in versione Street. I ragazzi di Fud Bottega Sicula da Catania e Palermo presenteranno i loro panini. La musica dei Swing Time accompagnerà la serata.

Il Gavi e le stelle

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La quarta edizione de DI GAVI IN GAVI è all’insegna delle ‘buone storie’ piemontesi, con la partecipazione di cinque Chef stellati e il coinvolgimento delle eccellenze del territorio e della Regione.

Quest’anno a Gavi le stelle non stanno a guardare: domenica 28 agosto saranno invece protagoniste della manifestazione DI GAVI IN GAVI, che ogni anno richiama migliaia di visitatori per degustare il Grande Bianco Piemontese insieme alle prelibatezze del territorio, tra le Corti, le strade e le piazze della città.

 

Bottiglia Gavi 2016IL GAVI E LE STELLE – Grandi Chef e Buone Storie piemontesi è   il tema prescelto dal Consorzio Tutela del Gavi – promotore dell’evento – per mettere in scena e presentare abbinamenti inediti tra il Gavi DOCG e alcune delle DOP e IGP della Regione, ivi compresi per la prima volta gli ‘ospiti’ dell’Ovada DOCG, una delle tre denominazioni di origine controllata e garantita a base dolcetto esistenti in Piemonte.

 

Testimonial della giornata è lo Chef Bruno Barbieri, sette stelle Michelin in carriera, implacabile giudice di Masterchef Italia, che a Gavi dovrà giudicare i migliori abbinamenti tra il Gavi e le eccellenze gastronomiche degli undici comuni che compongono la denominazione del Grande Bianco Piemontese.

 

.A ‘officiare’ invece gli abbinamenti con le DOP piemontesi saranno altri 4 grandi Chef stellati: Ivano Ricchebono di The Cook ad Arenzano, Federico Gallo della Locanda del Pilone ad Alba, Andrea Ribaldone de Ai due Buoi di Alessandria e Fabrizio Tesse della Locanda di Orta, ognuno titolare di una Stella Michelin, si misureranno in due show cooking condotti da Lisa Casali, celebre food writer e conduttrice televisiva di trasmissioni gastronomiche.

Ogni Chef interpreterà un inedito abbinamento del Gavi ad una delle DOP selezionate e partner del Progetto: la Robiola di Roccaverano prodotta nelle province di Asti e Alessandria, il Prosciutto Crudo di Cuneo, la Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino in Provincia di Torino, il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese.

 

“Diamo così continuità al Progetto ‘Piemonte, Buone Storie di qualità’ che abbiamo avviato con grande successo alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, nel maggio scorso, in collaborazione con la Regione Piemonte – ricorda Maurizio Montobbio, Presidente del Consorzio Tutela del Gavi – e finalizzato appunto a creare una fattiva collaborazione tra le eccellenze enogastronomiche piemontesi, integrando il vino e il cibo con arte, cultura e turismo.”

 

Il risultato di questi 4 abbinamenti potrà essere degustato da un ristretto numero di visitatori – in tutto 200, previa prenotazione e fino ad esaurimento posti, scrivendo una mail a blog@consorziogavi.com o telefonando al numero 0143.645068 – interno1. calice del grande bianco piemontese

 

Mentre i 4 Chef saranno quindi impegnati nei rispettivi show cooking alla Corte delle Chiacchere, Chef Bruno Barbieri visiterà le altre Corti (dei Templari, del Mondo, dell’Ovada) per scegliere il miglior abbinamento tra il Gavi e i prodotti tipici locali: gianduiotti e cioccolatini ripieni, canestrelli de.co, baci di dama de.co., corsetti al pesto di maggiorana, ravioli da passeggio, amaretti, testa in cassetta (presidio Slow food), focaccia di patate, salvia, rosmarino, canestrelli integrali, lardo, salame e alcuni prodotti tipici dell’ovadese, territorio ospite del Grande Bianco Piemontese, protagonista in particolare l’Ovada DOCG, una realtà dell’enologia di qualità piemontese che il Consorzio Tutela del Gavi promuove tra le eccellenze del territorio.

 

Patrizio Roversi, con la troupe di Turistipercaso e Italia Slow Tour, parteciperà alla giornata realizzando un video che sarà divulgato sul web a livello internazionale.

 

happygaviUn’altra novità dell’edizione 2016 de DI GAVI IN GAVI è il Social Contest: utilizzando l’hashtag #storiedelgavi i followers e i fans di Facebook del Consorzio saranno invitati a mandare le proprie immagini che raccontano e interpretano il territorio del Gavi, come un brindisi con il Gavi, un abbinamento, un’atmosfera, o ‘storie personali’ del Gavi. L’immagine che riceverà più like sarà premiata con una cena in un ristorante esclusivo di Gavi e una confezione di Gavi DOCG istituzionale

 

Infine quest’anno per la prima volta, nell’ambito della manifestazione “DI GAVI IN GAVI, LE STELLE E I CALICI”, alcune Cantine del territorio apriranno al pubblico per un ‘dopo evento’, la domenica sera a partire dalle 20.30, organizzando visite, degustazioni e spettacoli in cantina.

Marianna De Micheli: “La mia cucina? E’ in alto mare”

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carolIncontro Marianna De Micheli , la bellissima protagonista di Centovetrine conosciuta al grande pubblico per avere interpretato il ruolo di Carol Grimani, in quel di San Nicola l’Arena dove la brava attrice dal sorriso irresistibile era ormeggiata a bordo del suo Maipenrai: una barca a vela di nove metri in cui  l’attrice vive da due anni insieme al suo gatto, navigando i mari italiani all’insegna di una libertà lunga migliaia di miglia.carol4 La De Micheli, elegante di portamento per natura ed anche al di fuori dei panni della ricca manager, conserva anche nei confronti della sua barca le attenzioni leziose che una donna riserva alla propria “casa”: così, quando la vedo letteralmente saltare dalla barca alla banchina del molo senza usare la passerella, mi sento trasalire. Ma lei mi dice ” No, niente passerelle: ho appena rifatto il teak e non lascerò che si graffi“. E poi salta giù, come e forse meglio del suo gatto. Strabiliante.

carol gattoSignora De Micheli, come mai un scelta tanto drastica?

La barca a vela, e più in generale il mare, è da sempre una mia grande passione. Diciamo che circa due anni fa si sono venute a creare le condizioni affinchè la passione diventasse anche uno stile di vita, con la decisione da parte della produzione di chiudere Centovetrine, a cui lavoravo da otto anni nel ruolo di una delle protagoniste principali, la perfida Carol Grimani. Questo ha comportato che mi sia ritrovata all’improvviso disoccupata, così come molti altri colleghi, ma con il mutuo di un appartamento acquistato a Milano sulle spalle. E così, dato che il mutuo da solo non si paga di certo, ho messo in affitto l’appartamento e mi sono trasferita sulla mia Maipenrai insieme al mio gattone. Cosa che rifarei ancora ed ancora. Fondamentalmente è stato un viaggio in Thailandia che ha modificato il mio punto di vista e che ha dato corpo ad un desiderio che coltivavo da tempo. Ecco, i viaggi mi hanno cambiata molto. Tra parentesi, il nome della mia barca è proprio in lingua thailandese e significa “non importa”. Il mio fedele compagno di viaggio, il mio gatto, si chiama invece Jingjok  che significa “Geco”. Studio la lingua thailandese: un’altra delle mie passioni.

carol3Ma non le mancano i comforts di una vera casa, i rumori della città, ma anche le opportunità di una città?I grandi negozi, i ristoranti?

No. Qui, e in generale in barca, ho tutto. Non c’è niente di ciò che facevo nelle città in cui ho vissuto che non possa fare sulla mia barca. Il porto è il contatto con le città. Scendendo a terra ritrovo, se ne ho voglia, tutto quello di cui lei parla. Per il resto lo stile di vita è decisamente più sano, così come sono più sani i contatti umani: quel darsi una mano, quell’accogliersi senza conoscersi. Sono cose difficili da immaginare dall’esterno, ma che quando le vivi sono impagabili.

Ma l’inverno…

Niente di drammatico. Il prossimo inverno però, dato che nel frattempo mi sono fidanzata, credo che lo passerò a terra insieme al mio compagno.

Ma lei non ha paura, in mare, da sola, la notte?

Io ho sempre paura quando sono in mare. Guai a non averne: si rischierebbe molto  cedendo all’incoscienza. Ma non è una paura paralizzante, anzi… E’ una di quelle paure che nascono dal rispetto, del mare in questo caso, e che vanno vinte poco per volta, un giorno dopo l’altro.

E poi dovrà prima o poi tornare a lavorare: come pensa di gestire questo stile di vita dovendo recitare?

carol e ioLe due cose saranno assolutamente compatibili. E certamente il lavoro è una priorità. Nel frattempo  ho iniziato a curare un blog per La Stampa. E poi c’è il mio libro…

Eccoci al suo libro: Centoboline. Che ricorda, nel titolo, anche la celebre soap che l’ha vista protagonista per molti anni, ed amatissima a dispetto del personaggio “cattivello” che interpretava..

Esatto. Centoboline è  essenzialmente il mio diario di bordo. Arricchito di esperienze, luoghi, persone, situazioni, emozioni. Ma è anche il risultato di un percorso interiore che ho intrapreso nel corso dei miei viaggi, in particolare in Thailandia. Da tutte queste esperienze è nata l’idea di un libro. Un’esperienza a cui ero del tutto nuova e che reputo molto impegnativa, ma che mi ha resa felice. Sono contenta non soltanto di averlo dunque scritto , ma di poter raccontare – giorno dopo giorno – la mia esperienza in mare aperto. E’ sempre una grande emozione.

DeMicheliCentovetrine2libroCosa c’è nel futuro professionale di Marianna De Micheli, dismessi i panni di Carol Grimani?

Ebbene, sto lavorando ancora su Centoboline che diventerà anche una piece teatrale. Io arrivo dal teatro e in teatro desidero tornare, non tralasciando ovviamente nessun’altra opportunità lavorativa. Centovetrime mi ha dato molto, moltissimo, sia dal punto di vista professionale che personale. Mi ha resa nota, famosa, amata, ed è stata per me un’esperienza assolutamente preziosa. Ma quando lavori per troppo tempo in una soap allora il personaggio che interpreti rischi che ti si incolli addosso per sempre, rendendo difficoltoso intraprendere nuove esperienze e cucendoti addosso un clichè, e spesso anche un nome. Nell’immaginario collettivo degli spettatori io sono poco Marianna e molto Carol, tutt’oggi. Quindi, dato che le cose sono andate così, ne colgo l’aspetto positivo: posso tornare al  teatro, almeno temporaneamente. E lo farò proprio con Centoboline.

carol7Parliamo di cucina: come ci si organizza in un cucinino piccolo e traballante?

Benissimo! Chiaramente i piatti freddi sono meno impegnativi e quindi diventano una scelta frequente per i naviganti. Per comodità, per velocità, ma soprattutto per il fatto che nella cucina di una barca, e con i fornelli accesi, può diventare molto caldo. Ma non rinuncio nè al gusto nè alla fantasia. Immense insalate piene di tutto, panini farciti con ogni ben di Dio..Io però sono abbastanza golosa e non faccio a meno di cucinare. Il jolly di una cucina “in alto mare” è la pentola a pressione: non se ne può fare a meno. Intanto riduce i tempi di cottura degli alimenti e poi, dettaglio importantissimo, non rischia di versarti addosso litri di acqua bollente nel caso di un’onda improvvisa. La pentola a pressione  di fatto è la mia cucina.

carol5E che cibi ama Marianna De Micheli?

La pasta, in cima a tutto. Adoro la pasta, condita nei modi più disparati, anche semplicemente con pomodoro e basilico. Ma, nel corso dei miei viaggi, ho imparato a gustare le cucine del mondo, per molti versi diverse dalla nostra, che ogni tanto provo a replicare dandomi da fare nella cucina di Maipenrai. Le spezie, gli aromi, i piatti tipici…Ma ho fatto molte interessanti scoperte anche in giro per l’ Italia, ad ogni approdo. Ho una vera passione per le friselle pugliesi, che trovo golosissime. Poi  naturalmente i pomodori maturi, i “nostri profumi”.. Qui in Sicilia ho mangiato ottimi capperi , e le melanzane, i pinoli, le mandorle. Si, sono decisamente una buona forchetta. Insomma, io in barca cucino e cucino bene. Ad una sola cosa ho dovuto rinunciare quasi del tutto da quando ho “preso il largo”, ovvero il latte. Non sono infatti totalmente immune al mal di mare, e trovo che il latte – specie unito al caffè – talvolta mi disturbi. Ecco, questa è la mia unica rinuncia “gastronomica”.

Cosa prevede per oggi il menù di bordo di una bella attrice?

Spaghetti con pomodorini maturi e dolci e basilico fresco: ne vuole un po’?

Ma perchè no…

 

Alessandra Verzera