Incontro Marianna De Micheli , la bellissima protagonista di Centovetrine conosciuta al grande pubblico per avere interpretato il ruolo di Carol Grimani, in quel di San Nicola l’Arena dove la brava attrice dal sorriso irresistibile era ormeggiata a bordo del suo Maipenrai: una barca a vela di nove metri in cui l’attrice vive da due anni insieme al suo gatto, navigando i mari italiani all’insegna di una libertà lunga migliaia di miglia. La De Micheli, elegante di portamento per natura ed anche al di fuori dei panni della ricca manager, conserva anche nei confronti della sua barca le attenzioni leziose che una donna riserva alla propria “casa”: così, quando la vedo letteralmente saltare dalla barca alla banchina del molo senza usare la passerella, mi sento trasalire. Ma lei mi dice ” No, niente passerelle: ho appena rifatto il teak e non lascerò che si graffi“. E poi salta giù, come e forse meglio del suo gatto. Strabiliante.
Signora De Micheli, come mai un scelta tanto drastica?
La barca a vela, e più in generale il mare, è da sempre una mia grande passione. Diciamo che circa due anni fa si sono venute a creare le condizioni affinchè la passione diventasse anche uno stile di vita, con la decisione da parte della produzione di chiudere Centovetrine, a cui lavoravo da otto anni nel ruolo di una delle protagoniste principali, la perfida Carol Grimani. Questo ha comportato che mi sia ritrovata all’improvviso disoccupata, così come molti altri colleghi, ma con il mutuo di un appartamento acquistato a Milano sulle spalle. E così, dato che il mutuo da solo non si paga di certo, ho messo in affitto l’appartamento e mi sono trasferita sulla mia Maipenrai insieme al mio gattone. Cosa che rifarei ancora ed ancora. Fondamentalmente è stato un viaggio in Thailandia che ha modificato il mio punto di vista e che ha dato corpo ad un desiderio che coltivavo da tempo. Ecco, i viaggi mi hanno cambiata molto. Tra parentesi, il nome della mia barca è proprio in lingua thailandese e significa “non importa”. Il mio fedele compagno di viaggio, il mio gatto, si chiama invece Jingjok che significa “Geco”. Studio la lingua thailandese: un’altra delle mie passioni.
Ma non le mancano i comforts di una vera casa, i rumori della città, ma anche le opportunità di una città?I grandi negozi, i ristoranti?
No. Qui, e in generale in barca, ho tutto. Non c’è niente di ciò che facevo nelle città in cui ho vissuto che non possa fare sulla mia barca. Il porto è il contatto con le città. Scendendo a terra ritrovo, se ne ho voglia, tutto quello di cui lei parla. Per il resto lo stile di vita è decisamente più sano, così come sono più sani i contatti umani: quel darsi una mano, quell’accogliersi senza conoscersi. Sono cose difficili da immaginare dall’esterno, ma che quando le vivi sono impagabili.
Ma l’inverno…
Niente di drammatico. Il prossimo inverno però, dato che nel frattempo mi sono fidanzata, credo che lo passerò a terra insieme al mio compagno.
Ma lei non ha paura, in mare, da sola, la notte?
Io ho sempre paura quando sono in mare. Guai a non averne: si rischierebbe molto cedendo all’incoscienza. Ma non è una paura paralizzante, anzi… E’ una di quelle paure che nascono dal rispetto, del mare in questo caso, e che vanno vinte poco per volta, un giorno dopo l’altro.
E poi dovrà prima o poi tornare a lavorare: come pensa di gestire questo stile di vita dovendo recitare?
Le due cose saranno assolutamente compatibili. E certamente il lavoro è una priorità. Nel frattempo ho iniziato a curare un blog per La Stampa. E poi c’è il mio libro…
Eccoci al suo libro: Centoboline. Che ricorda, nel titolo, anche la celebre soap che l’ha vista protagonista per molti anni, ed amatissima a dispetto del personaggio “cattivello” che interpretava..
Esatto. Centoboline è essenzialmente il mio diario di bordo. Arricchito di esperienze, luoghi, persone, situazioni, emozioni. Ma è anche il risultato di un percorso interiore che ho intrapreso nel corso dei miei viaggi, in particolare in Thailandia. Da tutte queste esperienze è nata l’idea di un libro. Un’esperienza a cui ero del tutto nuova e che reputo molto impegnativa, ma che mi ha resa felice. Sono contenta non soltanto di averlo dunque scritto , ma di poter raccontare – giorno dopo giorno – la mia esperienza in mare aperto. E’ sempre una grande emozione.
Cosa c’è nel futuro professionale di Marianna De Micheli, dismessi i panni di Carol Grimani?
Ebbene, sto lavorando ancora su Centoboline che diventerà anche una piece teatrale. Io arrivo dal teatro e in teatro desidero tornare, non tralasciando ovviamente nessun’altra opportunità lavorativa. Centovetrime mi ha dato molto, moltissimo, sia dal punto di vista professionale che personale. Mi ha resa nota, famosa, amata, ed è stata per me un’esperienza assolutamente preziosa. Ma quando lavori per troppo tempo in una soap allora il personaggio che interpreti rischi che ti si incolli addosso per sempre, rendendo difficoltoso intraprendere nuove esperienze e cucendoti addosso un clichè, e spesso anche un nome. Nell’immaginario collettivo degli spettatori io sono poco Marianna e molto Carol, tutt’oggi. Quindi, dato che le cose sono andate così, ne colgo l’aspetto positivo: posso tornare al teatro, almeno temporaneamente. E lo farò proprio con Centoboline.
Parliamo di cucina: come ci si organizza in un cucinino piccolo e traballante?
Benissimo! Chiaramente i piatti freddi sono meno impegnativi e quindi diventano una scelta frequente per i naviganti. Per comodità, per velocità, ma soprattutto per il fatto che nella cucina di una barca, e con i fornelli accesi, può diventare molto caldo. Ma non rinuncio nè al gusto nè alla fantasia. Immense insalate piene di tutto, panini farciti con ogni ben di Dio..Io però sono abbastanza golosa e non faccio a meno di cucinare. Il jolly di una cucina “in alto mare” è la pentola a pressione: non se ne può fare a meno. Intanto riduce i tempi di cottura degli alimenti e poi, dettaglio importantissimo, non rischia di versarti addosso litri di acqua bollente nel caso di un’onda improvvisa. La pentola a pressione di fatto è la mia cucina.
E che cibi ama Marianna De Micheli?
La pasta, in cima a tutto. Adoro la pasta, condita nei modi più disparati, anche semplicemente con pomodoro e basilico. Ma, nel corso dei miei viaggi, ho imparato a gustare le cucine del mondo, per molti versi diverse dalla nostra, che ogni tanto provo a replicare dandomi da fare nella cucina di Maipenrai. Le spezie, gli aromi, i piatti tipici…Ma ho fatto molte interessanti scoperte anche in giro per l’ Italia, ad ogni approdo. Ho una vera passione per le friselle pugliesi, che trovo golosissime. Poi naturalmente i pomodori maturi, i “nostri profumi”.. Qui in Sicilia ho mangiato ottimi capperi , e le melanzane, i pinoli, le mandorle. Si, sono decisamente una buona forchetta. Insomma, io in barca cucino e cucino bene. Ad una sola cosa ho dovuto rinunciare quasi del tutto da quando ho “preso il largo”, ovvero il latte. Non sono infatti totalmente immune al mal di mare, e trovo che il latte – specie unito al caffè – talvolta mi disturbi. Ecco, questa è la mia unica rinuncia “gastronomica”.
Cosa prevede per oggi il menù di bordo di una bella attrice?
Spaghetti con pomodorini maturi e dolci e basilico fresco: ne vuole un po’?
Ma perchè no…
Alessandra Verzera