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Tre Tazzine e Tre Chicchi del Gambero Rosso per la pasticceria Di Pasquale di Ragusa

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team-di-pasqualePer l’undicesimo anno consecutivo la Pasticceria Di Pasquale ottiene il massimo riconoscimento del Gambero Rosso: Tre Tazzine e Tre Chicchi con la riconferma della Stella, che già lo scorso anno era stata assegnata al raggiungimento del decimo anno di menzione.

Un riconoscimento prestigiosissimo, che inorgoglisce il Gruppo Jobbing Centre, impegnato nel rilancio della pasticceria Di Pasquale, affiancato dalla Direzione Tecnica dello storico titolare dell’attività ragusana, Enzo Di Pasquale, dopo la riapertura di settembre.

Anche quest’anno abbiamo saputo portare alto il nome della Sicilia e del territorio ragusano – conferma Enzo Di Pasquale-. Si tratta di una conferma ancora più importante, in vista dei progetti di ampliamento delle nostre attività con l’apertura di due corner a Roma e Milano. Continuiamo a puntare sulla qualità come unica guida imprescindibile, ma allo stesso tempo stiamo vagliando dei progetti che rilanceranno anche su altri territori il nostro marchio”.

la-pasticceria-di-di-pasqualepasticcerie-2016-gambero-rossoEvoluzione, contaminazione, flessibilità: questi sono i tre parametri su cui si è basata la scelta degli ispettori del Gambero Rosso, che hanno individuato nella Pasticceria Di Pasquale, insieme al Caffè Sicilia di Noto e all’Antico Caffè Spinnato di Palermo, i capisaldi della tradizione del caffè e dell’accoglienza siciliana insieme a un dinamismo capace di raccontare il territorio sempre in modi nuovi.

Tra le nuove iniziative che la pasticceria Di Pasquale annuncerà a breve nella sua fase di rilancio, ci sono una serie di appuntamenti dedicati alla cultura, in cui lo storico marchio ragusano sarà al fianco di protagonisti della fotografia, teatro, letteratura, per un percorso che accompagna il gusto del buono a quello del bello.

Tenuta Bubudello Azienda agricola: dove il gusto profuma di antico

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enna-dallaltoE’ un territorio ricco, quello dell’ennese, popolato di gente operosa che – abituata ad anni di un isolamento dal quale è lentamente uscita – ha sempre saputo fare tesoro di ciò che ha ed ha avuto. E non è poco, dato che questa terra feconda e ricca di eccellenti pascoli offre prodotti di elevatissima qualità.  Così, conformaggi una guida d’eccezione nella persona di Pino Pedone – un’autorità in fatto di eccellenza enogastronomica locale – metto piede in quello che sembra semplicemente un panificio.  Ma che scopro essere uno dei due punti vendita cittadini  di una bella azienda agricola: una delle pochissime – cinque in tutto – a poter esibire un attestato importantissimo che certifica la produzione del Piacentinu ennese ” come disciplinare comanda”.  L’azienda agricola di Luigi Faraci è la Tenuta Bubudello, che prende il nome dalla contrada in cui si trova; a metà strada tra Enna e Barrafranca. formaggi-attestatoL’azienda, come detto, è una delle poche produttrici di questo spettacolare formaggio che deve la sua peculiarità ad una consistente presenza di zafferano che, oltre a conferirgli il tipico colore giallo ocra, gli regala un gusto unico.

Naturalmente i disciplinari sono rigidi – come del resto il loro stesso nome lascia intuire : rigore e disciplina nella realizzazione di qualsiasi prodotto che ambisca a divenire una DOP, come nel caso del Piacentinu, che è anche un presidio Slow Food ed un’eccellenza assoluta. Ciò implica che qualsiasi elemento componga quel dato prodotto deve avere delle caratteristiche peculiari imprescindibili: fosse anche il solo sale.

formaggi1Ed ecco perchè la rosa dei produttori certificati è così ristretta. Di Piacentinu ennese in giro ce n’è più di quanto vorremmo sinceramente vederne: e ce n’è così tanto perchè viene prodotto il più delle volte al di fuori delle linee guida del disciplinare.  Ma quello sul quale ho messo prima gli occhi e poi le mani parla da solo. Ha una lucentezza splendida dato che ” suda” la sua componente grassa imperlando la superficie di una patina lucente; il suo colore è ocra intenso compatto ed uniforme, e al gusto è una perfetta armonia di sapidità ed aromatizzazione.

formaggi3Nella vetrinetta ordinata e che sa di antico, un bel campionario di formaggi locali: dopo esseremi appropriata di una bella fetta di Piacentinu ed avere colto ogni sfumatura di questo gusto delicato ma intenso, sapido ed aromatico, armonico e pieno, noto anche la presenza di una ricottina salata anch’essa addizionata di zafferano.  La bella notizia è lo spunto per una ricetta golosa: semplicemente grattata sulla pasta o, meglio ancora, su un risottino semplice. formaggi4Ma non manca la tuma, o il primo sale. Ma quello che trova il consenso pieno delle mie papille, oltre al Piacentinu , è il “secondo sale”: un formaggio di produzione locale che potrei collocare – come caratteristica organolettica – tra un buon parmigiano ed un ottimo provolone piccante; solo che è morbido, umido, delizioso. Lo accompagno con un’altra tipicità del luogo, che è la “guastedda“: per rendere l’idea quanto più sia possibile, una sorta di covaccino più pastoso di un normale covaccino. Gli ennesi lo usano come pane a tutti gli effetti, ma lo farciscono facendone una focaccia, o lo condiscono con pomodoro e mozzarella facendone una pizza. Insomma, un jolly della tavola che accompagna benissimo il mio “secondo sale” ma che per gli ennesi è accompagnamento anche di salumi. formaggi6Il suo portamento è esattamente quello di una pizza: passandola in forno infatti si gonfia creando delle bolle d’aria. Una volta che si fredda è possibile farlo rinvenire passandolo nuovamente in forno, magari dopo averla farcita come la fantasia suggerisce.

formaggi7E quindi, in questo piccolo forno dagli arredi semplici, si vende del prodotto altamente qualitativo: e il bello è che la domenica, e direttamente in azienda, si organizzano golose degustazioni a base di “ricotta cu siri” ( con il siero, nda), di “guastedda ca tuma”, ma anche di focacce in ogni forma e composizione e di “pani cunzatu”. Quindi ricordatevi della contrada Bubudello, tra Barrafranca ed il lago di Pergusa , e che dispone anche di un punto vendita interno dove acquistare i prodotti in degustazione. Per maggiori dettagli questo il sito dell’azienda http://www.tenutabubudello.it/

E il mio viaggio tra le eccellenze enogastronomiche dell’ennese non finisce qui: mi aspettano le favolose Mozzarelle di Bufala di Nicosia. Una storia d’amore ancora  tutta da raccontare.

 

Alessandra Verzera

 

 

 

Ad Enna, ci vediamo da Tommy’s Wine

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tommy1Incastonata in un angolo molto bello e suggestivo di Enna – tra piazza F.P. Neglia e la Chiesa di San Tommaso, c’è l’enoteca Tommy’s Wine. Ma, più che altro, c’è la “casa” di Tommaso Scavuzzo e Pierelisa Rizzo; sommelier  e maestro assaggiatore lui, giornalista lei ma con il pallino della cucina tradizionale.  Sono in compagnia di belle persone, tra le quali Giuseppe Primavera –  giornalista, direttore di Vivienna.it e di  Pino Pedone – ex fiduciario Slow Food Enna, grande esperto di territorio  e di oli di alta qualità, ed è una tipica serata dell’autunno ennese: velata di nebbia e decisamente affascinante specie all’occhio di chi come me osserva uno spettacolo assolutamente inconsueto.  Tommy e Pierelisa ci accolgono in “casa loro”: un locale piccolino, dal gusto molto british, in cui a farla da padrone sono delle alte librerie colme di bottiglie e di etichette. Pochi orpelli, ma l’essenziale c’è tutto: incluso un bagno delizioso – cosa non sempre scontata. tommy1I posti a tavola sono pochi: si supera di poco la dozzina, ed il nostro tavolo sta davanti ad una vetrage che guarda alla piazza ed alla chiesa. Un apparecchiamento lindo e sobrio sposa bene lo stile shabby chic vittoriano delle sedie bianche amalgamandosi però allo stile contemporaneo locale con l’avvicendarsi di piatti da servizio Asiatic Pheasant e Blue Willow, epitomici del genere “Blue & White” anglosassone, alle moderne forme geometriche delle candide porcellane italiane.

Io non sono una cuoca” – mi dice Pierelisa Rizzo – ” Ma ho la passione per la cucina tradizionale ed amo cucinare. Ma, essenzialmente, io amo ricevere ed intrattenere ospiti. Qui faccio la stessa cosa che farei a casa. Poche persone, secondo i miei tempi, le mie conoscenze e le mie capacità. Mi basta per soddisfare la mia passione. Ed ascoltare le impressioni dei miei “amici” ( così definisce i clienti, nda) mi aiuta moltissimo a crescere ed a prefezionare ciò che faccio. E poi c’è Tommaso che si occupa dei vini, e lui lo fa a livello professionale”.

Il locale è fondamentalmente un’enoteca con piccola – ma non troppo piccola – cucina, che offre però anche diversi ed interessanti servizi accessori: serate di wine tasting in loco, ma anche al domicilio di eventuali wine lovers interessati a conoscere i vini nella comodità della propria casa, piccoli catering serate a tema. Ma la cosa davvero interessante è la vendita al dettaglio di vino: che eventualmente viene recapitato anche a domicilio. Una trovata decisamente interessante della quale io per prima sarei convinta ed assidua fruitrice.

tommy7Insieme al prosecco arriva un’entrèe composta da una crema di spinaci al formaggio accompagnata da sticks di pasta sfoglia, un tondo di frittatina ai peperoni e due polpettine di manzo decisamente gustose. Molto buono il tutto, specie se si inizia dalla crema di spinaci, facendo via via seguire prima la fritattina e poi le polpettine: la gradazione di gusti e di sapidità infatti si sviluppa in questo senso.

tommy5Il Menù propriamente detto non prevede classificazioni: non esistono le voci consuete che suddividono gli antipasti dai primi e i primi dai secondi. L’unica voce a sè stante è quella dei dolci. Il resto è declinato in fila, ed è allettante. Siamo in quattro e due di noi ordinano dei tagliolini al tartufo ed altri due un’arancina – sulla cui desinenza non è mancato il solito piccolo dibattito  che spacca in due la Sicilia – con zucca e gorgonzola adagiata su crema di scamorza. tommy4 Di arancine ne ho mangiate tante ed in ogni modo, prediligendo però sempre quelle “classiche”- ovvero al ragù di carne e “al burro”, e quindi con formaggi e prosciutto, che rimangono indiscutibilmente le mie preferite: tuttavia trovo molto felice questo ripieno fatto della dolcezza della zucca e dalla sapidità intensa del gorgonzola che, amalgamandosi insieme, formano un gusto avvolgente, corposo , pieno e di buon equilibrio. tommy6Ottima la frittura, croccante ed asciutta, mentre la crema di scamorza – decisamente abbondante – oltre ad essere ottima è anche un piatto finito a sè, data la quantità.  Ma la menzione speciale va ai tagliolini: laddove si riesca a superare o ad ignorare la sensazione olfattiva per alcuni molto sgradevole che accompagna i piatti a base di tartufo, il gusto premia sempre. Questi tagliolini erano infatti ottimi.  Ideale la trefolatura del tartufo, a lamelle sottili, buona la manteca senza risultare troppo grassa. Un piatto ottimo composta da due ingredienti ottimi: i tagliolini, e il tartufo. tommy3E nient’altro da aggiungere. Si passa avanti con un tegamino di trippa alla parmigiana ed una porzione di “stracotto” in salsa vegetale.  Io evito sempre di assaggiare alimenti che in partenza non apprezzo, per cui sorvolo sulla trippa: ma chi l’ha ordinata – e che di cibo certamente se ne intende – mi assicura che era deliziosa. Io ho apprezzato la presentazione ed il profumo della parmigiana di melanzane che componeva lo strato superiore del piatto.  tommy9Lo stracotto è un po’ la spina nel fianco di tanti: ha dei tempi di cottura ben precisi, ed il suo grado di umidità non può essere ignorato, pena un risultato sgradevole, stopposo e di difficile deglutizione. Un errore rovina irrimediabilmente il piatto.  Questo era morbido, umido al punto giusto e “sfilaccioso” come ci si aspetta che sia. Delicata la salsa vegetale. Un ottimo piatto davvero. Infine si arriva ai dolci: la scelta di tutti cade su una preparazione simbolica della zona ennese.tommy2 La cassatella. La versione fritta spesso prende il nome di “raviola” o “raviolo” a seconda delle zone in cui viene servita.  Io, essendo in territorio ennese, la chiamerò “cassatella”: era appunto fritta e con un ripieno di crema di ricotta e gocce di cioccolata. Era talmente buona che, pur essendo tutti empi e soddisfatti, abbiamo richiesto il bis. Nulla di industriale nè di surgelato: e su questo mi informo in maniera quasi inquisitoria e cattedratica. Di prodotto surgelato, anche a volte di accettabile qualità, sono pieni i supermercati. Desidero mangiare una cassatella la cui pasta sia realizzata a mano e al momento: la ottengo. E’ strepitosa, friabile, dolce al punto giusto, cremosa. Golosissima e paradossalmente leggera: almeno nel senso che non va a posarsi come un mattone su una cena già corposa e decisamente sostanziosa.

strangersFiniamo con un buon caffè servito in tazza larga e rimaniamo a chiacchierare per ore, sbirciando oltre la tenda in quell’atmosfera surreale che per la gente del posto invece è la vita consueta. Siedono con noi anche Tommaso e Pierelisa, quegli “amici che non si erano ancora incontrati” di William Butler Yeats, così come recitano diverse insegne di svariati pub irlandesi e che anche noi dovremmo adottare come filosofia di vita, ogni giorno .

Riepilogando, Tommy’s Wine è una piccola enoteca con cucina nel cuore di Enna. Adatta a tutti, essenzialmente, e con un’offerta che si estende anche al concetto di Tea Room, con la possibilità di trascorrere un pomeriggio gustando The o cioccolata calda con la pasticceria realizzata a mano. E non riesco ad immaginare niente di più goloso e gratificante di una cioccolata calda con panna, accompagnata da deliziose cassatelle di ricotta. Ricotta e panna? Ma si, perchè no..?

 

Alessandra Verzera

 

Scheda: 

Patron: Tommaso Scavuzzo. Pierelisa Rizzo

Cucina : Pierelisa Rizzo 

Coperti: 16 (in) – 20 (out ) > 100 ( standing )

Range: Medio

Categoria: Enoteca con cucina

 

Ranking (*)

Location: 4

Cibo: 3.5

Carta Vini: 4

Presentazione: 3

Servizio: 4

Mise en place: 3

Atmosfera: 4

Allestimenti: 4

(*) Legenda :

1 = pessimo
          2 = scadente
          3 = sufficiente
         4 = ottimo
            5 = eccellente.

 

 

 

Rossa come il fuoco del Vesuvio, Daniela Marcone è la donna che guida “Andiamo Ristorante Italiano” di Austin

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marconeDaniela Marcone, napoletana DOC, con una grande passione per la sua terra natia, è approdata negli Usa ancora giovane e con tanta voglia di affermarsi. La sua storia appartiene alla migrazione 2.0, quelle che solcano il confine del Nuovo Continente con tanta esperienza e professionalità purtoppo poco compresa dal sistema italiano. Un bel giorno la Marcone quasi di rientro in Italia a causa delle tante difficoltà nell’ottenimento di un permesso di lavoro, entra per pranzo dentro le sale del ristorante Andiamo di Austin – Texas. Il proprietario si sofferma al suo tavolo e rimanendo colpito dalla sua storia e passione napoletana, le propone di lavorare per lui come hostess. Nel giro di pochi mesi la Marcone viene promossa Manager e, a distanza di un anno dall’assunzione, acquista l’intero ristorante. Da quel momento, Andiamo Ristorante Italiano è diventato un punto di riferimento della Ristorazione Italiana di Austin.

Daniela, da Hostess a titolare di un Ristorante. Ci racconti come è riuscita a raggiungere un obiettivo così ambizioso ed in così poco tempo?

marcone1In verità lavorare in un ristorante non è che fosse mai stato il mio sogno o la mia aspirazione e invece … Tutto è iniziato casualmente frequentando il ristorante Andiamo. Il mio carattere gioviale ha fatto si che mi affezionassi alle persone con cui lavoravo e alle loro storie. Le ore di lavoro in un ristorante sono lunghe e si finisce con il trascorrere più tempo con i tuoi colleghi che con i tuoi amici o famiglia, e alla fine i colleghi diventano la tua famiglia.
Ad un certo punto il ristorante ha cominciato ad avere problemi e stava rischiando di chiudere. Il pensiero che tutti i miei colleghi perdessero il lavoro e il non volere rientrare in Italia, pur consapevole di non avere l’esperienza che ho oggi, mi fece iniziare a valutare la possibilità di acquistare il ristorante. Un bel giorno, con un pizzico di follia diciamolo, mi sedetti ad un tavolo con il proprietario e gli feci la mia offerta. Un passo rischioso ma oggi con grande soddisfazione dico che la mia follia è stata ampiamente premiata.

Con il passaggio di gestione del ristorante ha avuto difficoltà nell’affermare il suo stile? Se si, quali sono state le difficoltà che ha dovuto superare nel prendere le redini del ristorante.

marcone2Devo dire che mi considero molto fortunata, i nostri clienti già mi conoscevano, è stato molto naturale come continuare il mio lavoro. Può sembrare buffo, ma ancora oggi abbiamo dei clienti che non sono a conoscenza del fatto che sia io la proprietaria. I cambiamenti maggiori sono sicuramente avvenuti nel menù. Da Italiana per me è stato davvero semplice attenermi alle ricette più tradizionali della nostra cucina.
Le maggiori difficoltà sono state culturali. Introdurre la cucina autentica Italiana ad Austin, 10 anni or sono, e’ stata una sfida non indifferente. Soprattutto considerando il fatto che non c’erano tanti ristoranti Italiani come ve ne sono adesso e che la maggior parte dei miei clienti non aveva mai visitato l’Italia ed era abituata alla cucina Italo-Americana. La maggior parte si soprendeva del fatto di non trovare quello che tradizionalmente in America ci si aspetta quando si va in un ristorante etichettato come “Italiano” e mi riferisco agli stereotipi culinari come Chicken Alfredo, Spaghetti & Meatballs, Veal Parmigiana etc.
Questo è stato lo scoglio da superare, dovermi giustificare del fatto di non avere quei piatti nel mio menù. Ho perso tanti clienti per questa ragione ma ne ho acquistati molti altri che hanno fatto si che oggi Andiamo è apprezzato per la sua autenticità. I miei clienti sanno bene di non chiedere il parmigiano sul pesce, o di ordinare pollo con pasta!
La ristorazione di Austin negli ultimi 12 anni è molto cambiata, la gente è più aperta ed è una grandissima soddisfazione sentirsi dire che quando vogliono ricordarsi del loro viaggio fatto in Italia, basta andare a mangiare un piatto di pasta da Andiamo!

marcone3Essere donna e giovane ha creato delle difficoltà o invece ha aiutato il suo affermarsi in un settore così competitivo come lo è quello della ristorazione negli USA?

Decisamente si ! Devo dire che dipende molto anche dalla tenacia di una persona. Io ho avuto delle guide e degli amici che tutt’ora hanno una grande influenza nelle decisioni gestionali della mia attività. Gestire un ristorante non è una cosa che sapevo fare, i miei studi erano completamente diversi. In Italia ero una terapista della riabilitazione e la mia capacità di andare d’accordo con la gente e il sapere comprendere i loro bisogni mi ha aiutata molto. Credo che essere donna ed essere Italiana sicuramente dia una marcia in più nel settore dell’ospitalità in generale. Ad esempio, all’inizio i miei clienti si sorprendevano di essere accolti con un abbraccio, soprattutto da una giovane donna, ma adesso forse tornano anche per quello! Austin mi ha sicuramente aiutata a creare un “ponte” culturale tra l’America e l’Italia.
Essere stata riconosciuta fra le donne in carriera nella comunità di Austin è stato non solo motivo di orgoglio ma mi aiuta, giorno dopo giorno, a migliorare ed essere orgogliosa di essere donna. La ristorazione è una delle attività per varie ragioni più rischiose, ma al contempo ti da con tante ricompense sia personali, sia sociali che economiche. Ogni giorno imparo qualcosa di diverso, di nuovo e mi sforzo affinchè domani sia ancora migliore proprio e soprattutto perchè sono giovane e sono una donna.

marcone4Sappiamo che gli ingredienti che spesso utilizza nelle sue ricette sono biologici o addirittura prodotti dentro le sue cucine, come ad esempio le mozzarella. Ci racconti di più.

Il segreto della cucina Italiana è la semplicità. Ci sono molti ingredienti che è impossibile importare o riprodurre, perchè legati alle caratteristiche ambientali di ogni regione.
Credo che sia estremamente importante sapere da dove vengano i prodotti. Io mangio al ristorante ogni giorno e sono orgogliosa del fatto di sapere che i nostri prodotti vengono dai produttori locali di Austin, non contengono pesticidi e sono biologici.
Stessa cosa con le carni e i formaggi, quando possiamo importiamo quelli stagionati come il Prosciutto di Parma, il Parmiggiano etc. altrimenti per i prodotti più freschi lavoriamo sempre con produttori locali che ci danno tutte le garanzie per noi fondamentali.
L’olio d’oliva ad esempio è un prodotto che puo essere trovato facilmente ovunque, ma con tanti sapori diversi. Io ho la fortuna di importare l’olio d’oliva della mia famiglia ed usarlo a crudo nelle insalate. La mozzarella? Ogni tanto mi diletto a farla fresca … ma ahimè è proprio impossibile riprodurre la buona mozzarella campana.

Le sue Wine Dinner sono diventate un “must to go event” ad Austin. Qual è la sua chiave di successo?

Anche i nostri vini sono biologici.  Andiamo si è distinto nella comunità di Austin come l’unico ristorante che ha sempre avuto solo e soltanto vini Italiani. Cosí come il cibo anche i vini non devono essere un compromesso ed ho sempre voluto conoscere la provenienza: chi lo produceva, le uve utilizzate etc. Il segreto delle nostre wine dinner è sicuramente collegato all’aiuto delle mie guide enologiche : Pier Giorgio Manna, sommelier italiano e Paolo Bernardi imporatore di vini che ha una particolare attenzione ai vini biologici.
Grazie al loro aiuto ho avviato le Wine Dinner che hanno l’obiettivo di far conoscere i produttori in persona e far comprendere la qualità delle loro produzioni. La cosa più importante che ho imparato nel settore vitivinicolo è che la quantità non è mai necessariamente segno di qualità.
Andiamo è orgoglioso di patrocinare le cantine piccole italiane, quelle di nicchia. Non sono molto conosciute ed è per questo che ci piace presentarle durante le nostre cene.
Ogni anno quando vado in Italia ho l’opportunità di visitare le cantine con le quali lavoriamo. Quando loro vengono in America, si assicurano sempre di essere ad Austin l’ultimo martedí di ogni mese per le nostre wine dinner e conoscere personalmente i nostri clienti.

Tiziana Ciacciofera Triolo per SdG International

Alberto Lombardi, Italian pride of the restaurant industry in the USA. The Interview.

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alberto-lombardiAlberto Lombardi was born in Forlì, and he is one of the pioneers of Italian Restaurants in Texas. In 1977 he opened his first restaurant in Dallas and today his company counts more than 14 restaurants in the United States, specifically in Texas, Nevada, Georgia and California, as well as one in Mexico.

During his successful career, he opened more than 25 restaurants and he is considered an icon in the restaurant industry of the Lone Star State. His restaurants are regarded as gastronomical salons for sophisticated palates and some, in particular, are intimate luxurious environments where you can relax enjoying a flute of Champagne.

His brands include Taverna Pizzeria and Risotteria (Dallas, Fort Worth, Austin and Houston, TX, Atlanta, GA, Long Beach, CA and Akumal, Mexico); Penne Pomodoro (Dallas); Toulouse Café and Bar (Dallas, Houston and Austin); Sangria Tapas y Bar (Dallas); La Fiorentina Tuscan Grill (Dallas), Bistro 31, 31 Lounge (Dallas) and Lombardi Romagna Mia (Las Vegas, NV). Very soon Kai Asian Bistrò (Dallas) will be added to the growing list.

We meet him in his corporate headquarters in Dallas which immediately impress us for the familiar atmosphere. We are greeted with a big smile, as only an Italian can, and as we enjoy authentic espresso and cantucci biscotti, we begin our interview.

lombardi-family-concepts-catering-albertoYou left Italy at a very young age to venture into a field that was new for you at the time. Could you please tell us how it all began?

Like all teenagers, I had many secret dreams and wanted to change my life. Forlì was too small for my ambitions. Indeed, I begin dreaming of establishing myself in the restaurant business, already in my teenage years.

If I were to describe my childhood with a movie, it would definitely be “Cinema Paradiso”. My father was a construction worker and my mother a housekeeper. Our apartment had 2 rooms, the kitchen and the bedroom. Fortunately, this very simple life was also accompanied by beautiful summers passed in my grandfather’s country house, a house imprinted in my heart that had been passed down from generation to generation since the 13th century. When I was young, my parents decided to register me for Seminary. That was the worst choice they could have made for me. After only 3 years I left the Seminary, and at the age of 17 I left my parents’ house and my hometown, Forlì. From that moment, I started wondering around the world. First in Germany, then in Belgium where I lived for 3 years, starting with the most humble working tasks, which, however, allowed me to become the person I am today. After my stay in Belgium, I decided to work on luxury cruise ships, but I soon realized it was not for me. In 1973, the cruise ship I was working on docked in Miami, and there I stayed. For a while, I worked at a restaurant whose owners I had met in Belgium. Then I was offered a job at the Fairmont Dallas, and soon after, became the Director of the renowned Venetian Room. The rest is history, with the successful start of Lombardi Family Concepts.

lombardi-tavernaYour best known brands are Toulouse and Taverna. How did your passion for French cuisine start?

My passion for French cuisine and French Bistros began when I was living in Belgium. Hence my desire to bring a touch of European authenticity to a country filled with replicas that do not represent us adequately. When you enter Toulouse, you think you are in France. The atmosphere, the furniture and decors, the lighting, the patio and the music…a perfect mix that provides the restaurant with a unique atmosphere, a winning combination of food and venue. For example, our Michelin Star French Chef in Houston, Emmanuel Hodencq, or the Chef in charge of our restaurants in Dallas and the kitchen brigade, Yoann Lardeaux, are our greatest guarantee of quality and authenticity, without renouncing the touch of creativity that makes our dishes and restaurants, unique. The Toulouse brand can already be found in Dallas and Houston, and by the end of October we will open a new location inside “The Domain”, Austin’s famous high-end mall.

hodenqTaverna and its unbeatable cappelletti romagnoli could lead people to think that it offers cuisine from the region of Emilia-Romagna, but that’s not the case. Your menu is designed to satisfy all tastes and represents the Italian regional cuisines best known abroad. Can you explain how you tailor your menus for each restaurant?

Taverna, is my greatest love! Taverna is much more than a restaurant. Taverna is home, it’s family. It’s a restaurant where people eat without feeling they ever left home. This is why our menu offering is vast and designed to satisfy everyone’s taste, by representing almost all Italian regional cuisines. Risotto from Lombardy, caponata from Sicily, cioppino from Tuscany, and of course, my unbeatable cappelletti romagnoli, a family recipe from Emilia-Romagna, passed down from generation to generation.

SONY DSCTaverna is a mix of traditions, culture and food. It’s an experience that must be lived to fully understand its spirit. There is attention to every detail, even the typical tablecloths of the “trattorie” of my beloved Romagna.

You have argued that the key to your success are your employees. Among them, are people who have been working for you for more than 20 years. From the Vice President of Operations, Robert Clayton, to Chefs and waiters. This is very rare in this sector, especially in the USA. What is your secret?

Respect! I treat my staff with respect and I never miss out on an opportunity to thank them for their dedication and professionalism. I’ve been lucky to meet wonderful people who embraced my entrepreneurial projects as if they were their own. And this does make a difference. In addition, I am also privileged to have my daughters and my wife, who are actively committed to the success of the company and allow me to travel and visit all my restaurants often. It’s important for me to establish a direct relationship with my clients and employees throughout the country. All this makes me feel alive and gives me the strength and desire to continue to move forward.

But we know that the key of your success is the atmosphere and hospitality of your restaurants. Your philosophy is that your client should live an experience that includes the food, along with the intrinsic traditions and culture that come with each dish. What is the main characteristic that your employees must have?

They should smile, be polite and welcoming but most of all, knowledgeable. We invest a lot in our employees’ training, because it is very difficult to find, locally, knowledge of, and expertise in European cuisine. Our waiters must know each and every ingredient of our dishes, as well as the best wine pairings. Our managers are client-oriented and are focused on offering an exemplary customer experience, making the clients feel pampered and irreplaceable. My philosophy has always been that the popularity of a restaurant is created by the personnel. The food is secondary.

After what you shared with us, do you still have secret dreams?

Absolutely, I never stop dreaming! I travel a lot, and I gather new ideas from all that is original, and then I add my personal touch. I previously mentioned Toulouse and Taverna which are only two of my company’s brands. The others include Bistrò 31, Lounge 31, Penne Pomodoro, Romagna Mia, and very soon, Kai Asian Bistrò, a sophisticated and elegant restaurant concept with Open Wok kitchen.

At the end of our interview, Mr. Lombardi invited us to visit Taverna-Dallas, located just one block from the corporate headquarters. He opened the doors of his restaurant and stopped at every table, greeting his clients with a disarming smile. “Good morning, how are you today? Thank you for being here.” That’s when we understood what the real key to his success is: making his customers feel uniquely welcomed and important. Good job Alberto!

Tiziana Ciacciofera Triolo for SgG International

Proofreading : Kelly Ann Larkin

Consorzio Tutela Arancia Rossa: si prosegue sino al 15 di Novembre

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arance_20La nuova richiesta del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP di prorogare la scadenza per aderire alla campagna agrumicola 2016/2017, è stata accolta dal MIPAAF, date le validità delle ragioni esposte. Sono stati infatti numerosi i produttori che hanno chiesto al Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP di poter usufruire di un’ulteriore proroga dei termini di scadenza per l’iscrizione al sistema di certificazione della IGP.

arance rosseLa nuova scadenza per i produttori, sia nuovi iscritti che già associati, e i rinnovi degli associati confezionatori, è al 15 novembre 2016; rimane invariata per i nuovi soci confezionatori, la possibilità di iscriversi durante tutto l’anno. Per poter ottenere la certificazione IGP, è fondamentale che Check Fruit riconosca i requisiti di conformità previsti dal disciplinare di produzione e dal relativo piano dei controlli; inoltre, si specifica, che l’utilizzo della denominazione IGP è esclusiva del prodotto raccolto e lavorato successivamente alla data di immissione nel sistema di controllo.Il Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP, da ottobre ha ampliato il proprio orario di ricevimento al pubblico: tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 8,30 alle ore 14,00 e solo il pomeriggio del mercoledì anche dalle ore 15,00 alle ore 18,00.

A Siracusa la sesta edizione del Coffee Show Latte Art

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img_8825-con-logoLa manifestazione che si è tenuta sabato 08 e domenica 09 ottobre nella suggestiva cornice di Ortigia , si consolida, anno dopo anno, come uno degli appuntamenti più importanti per gli appassionati della latte art. Lo confermano la presenza dei più illustri nomi della latte art nazionali ed internazionali e la partecipazione delle più importanti aziende del settore.

img_9662-con-logoIl punto di forza della manifestazione , organizzata dall’ associazione culturale enogastronomica Mangiare bene e non solo , patrocinata dal Comune di Siracusa e dal SIGEP Rimini Fiera è l’attenzione che viene rivolta ad un settore sempre più in crescita e che coinvolge migliaia di professionisti in tutto il mondo.
Il coordinatore dei soci SCAE Italia ( Speciality Coffee Association of Europe) Marcello Vitellone ha scelto il Coffee show per incontrare i soci e affrontare le problematiche , raccogliere pareri e suggerimenti utili a fare crescere SCAE ITALIA sia a livello locale sia nazionale. La giornata di sabato 08 è stata dedicata alla tappa di selezione valida per l’accesso alla finale dei Campionati nazionali di latte art che si svolgerà alimg_8541-con-logo Sigep di Rimini dal 20 al 25 gennaio 2017.A conquistare il podio e avere diritto all’accesso diretto alle finali categoria CILA, Matteo Beluffi,già vicecampione italiano di latte art nel 2015 . Al secondo posto , il siracusano Damiano Giarratano, alla prima esperienza di gara.

img_9636-con-logo-1Siracusa si conferma un vero e proprio vivaio di futuri campioni. Baristi come Giuseppe Fiorini, attuale campione nazionale di latte art, Damiano Giarratano e Giuseppe Valvo , con la loro professionalità e la loro esperienza rendono onore alla città aretusea, fiera di essere rappresentata così degnamente nelle competizioni di latte art nazionali ed internazionali . Per tale motivazione è stato loro attribuito un riconoscimento da parte di Confcommercio Siracusa e di Fipe, la federazione che riunisce i pubblici esercizi del territorio siracusano. La Dott.ssa Vincenza Privitera in qualità di vicepresidente regionale Fipe ha consegnato delle targhe ricordo ai baristi siracusani ringraziandoli per il loro impegno quotidiano nel diffondere la cultura del caffè e dell’ospitalità.

img_9662-con-logoDomenica 09 ottobre si è svolta per la prima volta a Siracusa una competizione amichevole denominata CRAZY BLIND LATTE ART, che ha visto coinvolti alcuni campioni nazionali di latte art provenienti da tutta Europa. Il pubblico ha assistito incuriosito e meravigliato alle esibizioni dei competitors che hanno gareggiato divertendosi e entusiasmando tutta la platea. Nella prima parte della competizione , i partecipanti hanno dovuto preparare le loro bevande al latte e caffè decorate con la tecnica dell’etching e del Free Pour non nelle solite tazze ufficiali da gara , ma in contenitori particolari quali lattiere, caffettiere, bicchieri di carta e vetro.

agnieska-rojeszkaI migliori fra di loro si sono poi cimentati nella difficilissima manche bendata. Una prova in cui è fondamentale mantenere a livelli elevatissimi la concentrazione
Sul podio sono saliti rispettivamente la campionessa polacca Agnieszka Rojewska , Giuseppe Fiorini e il greco Michalis Karagiannis.
Il premio speciale Fabbri è stato conquistato dallo svizzero Milo Kamil, per l’utilizzo dei topping Fabbri come decorazione. Numerosi gli ospiti che si sono alternati nel corso della kermesse, un intero weekend che ha visto protagonisti non solo i baristi, ma anche gli chef e le cake designer più affermate.

Ignazio Iacono e Il Caffè dell’Arte di Modica : li dove vive il cioccolato

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iaconoLa cioccolata è sempre buona. A volte lo è di più. Ma alcune volte è arte, come nel caso del Caffè dell’Arte di Modica dove Ignazio Iacono da circa 50 anni porta avanti una tradizione immensa ed ormai riconosciuta a livello mondiale: quello della grande pasticceria siciliana. E del cioccolato di Modica.

Iacono, una tradizione che si tramanda di padre in figlio da oltre mezzo secolo: ma da dove inizia e quando?

Il mio percorso formativo inizia per caso. All’età di undici anni, non volendo continuare gli studi scolastici, decisi di andare a cercare un lavoro. Così mi recai presso il “Caffè Orientale” ( caffè storico dell’epoca, ndr ) e, mentendo sull’età  dato che  dissi di avere tredici anni, cominciai come garzone di pasticceria: in poco tempo, circa 6 mesi, passai dal pulire teglie a preparare ogni tipo di dolce e l’ormai famoso cioccolato di Modica. Tempo dopo il titolare, il Maestro Civello, scoprì la mia vera età. Ma ero diventato così bravo che mi tennero con loro ugualmente.
Nel tempo si sono inseriti i miei figli a gestire sia il laboratorio che la parte che riguarda la vendita.

cioccolato-di-modica-quetzal-bio-vegan-2-e1434472470707Modica non è soltanto cioccolata: cos’altro si produce nei laboratori del Caffè dell’Arte?

La cultura dolciaria modicana è molto vasta. Si spazia dalla produzione di dolci alle mandorla fino alle canditure di arance e cedro passando per torroni e conserve.

Perché il cioccolato di Modica ha avuto questo successo planetario? Quali sono le sue caratteristiche intrinseche che ne fanno un prodotto unico?

Il cioccolato di Modica ha avuto il suo meritato successo perché conserva , data la tecnica di lavorazione a freddo, tutti i sapori e le caratteristiche che nella lavorazione industriale vanno perse. Mantiene al suo interno il burro di cacao, grasso fondamentale che lo rende nobile. E ancora, al suo interno non ci sono conservanti o emulsionanti. Oggi, più che mai, si fa attenzione a ciò che si mangia.

cacao4Chi l’affianca nella gestione di un’attività che è ormai storica?

Da sempre ho accanto mia moglie, che mi accompagna da 45 anni. Poi col tempo si sono inseriti i mie figli che gestiscono sia il laboratorio che la parte dedicata alla vendita e al contatto con i clienti.

Parlando di cioccolato, quali sono le aromatizzazioni che maggiormente incontrano il gusto dei suoi clienti?

I gusti che riscontrano più successo sono: agli agrumi, al peperoncino e quelli con maggiore percentuale di pasta di cacao.

cioccolata2Quali sono le peculiarità che ne fanno anche un presidio Slow Food?

Il cioccolato di Modica è puro, non industrializzato, creato con pochi e sani ingredienti. La lavorazione artigianale ne esalta le qualità organolettiche e sensoriali.

Quale è l’utenza tipica del Caffè dell’ Arte?

Oltre una buona parte di utenza locale e di città limitrofe a Modica, ci fa piacere annoverare clienti un po’ da tutto il mondo.

cacaoIl costo della cioccolata di Modica è decisamente più elevato rispetto a quello di tanti altri tipi di cioccolata : cosa incide maggiormente sui costi?

Senz’altro alla voce costi , la pasta di cacao è quella che maggiormente incide. Poi a seguire la manodopera che, in Italia, è un costo elevatissimo da sostenere.

Quali sono i numeri della sua diffusione sui mercati esteri?

Stimiamo che il 40%, per adesso, della produzione di cioccolato vada al mercato estero. Tra tutti il Giappone e gli stati Uniti.

Alessandra Verzera

Gigi Mangia: un imperativo goloso nel cuore della città

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gigi grandeUno di quei casi in cui il cognome influenza in modo incisivo la vita e le attività delle persone è quello di Gigi Mangia, ristoratore napoletano di origine ma palermitano di adozione, nel cui dna è scritta una certa storia di cibo e di eccellenze. Il padre di Gigi, infatti, sin dal lontano 1943 era il titolare della arcifamosa salumeria di Via Principe di Belmonte al numero 116. Personalmente ritengo sia stato un sacrilegio dismettere quel locale e, soprattutto, le vetrine e le insegne  epitomiche di una Palermo felicissima che fu. Ma, si sa, le cose cambiano ed il ricambio generazionale comporta anche un cambio d’abito per rimanere al passo con i tempi. gigi mangiaCosì – dando seguito alla tradizione di famiglia –  nasce il ristorante di Gigi, a pochi passi da quella che fu la bottega paterna di nostalgica memoria ed in cui io stessa ero solita acquistare l’ Alkermes; una delle poche debolezze di mio padre e praticamente introvabile. Il locale di Gigi Mangia è piccolino, a dire il vero, con una decina di tavoli per una quarantina di posti a sedere. E’ facile immaginare tanto brusìo nei giorni di pienone che, ne sono certa, sono la maggior parte. L’intimità non è garantita, sia a causa della vicinanza “amicale” degli altri avventori, sia per la presenza del patron; grande intrattenitore pieno di divertenti storie da raccontare ai proprio ospiti. Nei piatti di Mangia il legame con la tradizione siciliana è forte e radicato, e l’elemento primario che compone una buona parte dei piatti è il pescato locale.  mangia-arancinaNoi siamo in tre, e ci accomodiamo ad un tavolo immediatamente accanto alla cucina parzialmente a vista: naturalmente in una tale sistemazione c’è da tenere conto dei rumori di utensili, inevitabile sia pure ridotti al minimo. Il nostro pranzo inizia per me con un’arancina rivisitata dalla sagoma simile a quella di un sacchetto: è l’ Arancina Damare, in cui il nome identifica sia l’amore per questa mitica palla di riso che le sue componenti fondamentali, ovvero i prodotti del mare. mangia-menuEd è infatti la coda di un gamberone squisito a conferire all’arancina l’aspetto di un sacchettino. Molto buona, ben condita e soprattutto ben fritta. Di dimensioni standard e perciò costituisce un antipasto robusto dato che alcuni pranzano con un’arancina assai spesso. I miei commensali invece ordinano direttamente i primi piatti. Il menù non è infinito ma è assai originale, anche nell’attribuzione di alcuni nomi ai piatti. mangia-mise-en-placeMentre osserviamo l’estrema gradevolezza della mise en place, l’assoluta trasparenza dei bei bicchieri e il simpatico fiocco in rafia che lega i tovaglioli, arrivano i primi piatti: Ravioli Mediterranei in inchiostro di calamaro e Spaghetti Grandi Isole. Una festa sia per gli occhi che per le ghiandole olfattive prima ancora che per il palato, come scopriremo a breve.  mangia-ravioli-neroI ravioli sono conditi con il nero di seppia e sono di cottura perfetta, con una bella texture setosa ed il sugo giusto nappante. Questo significa che il rischio di schizzi di inchiostro è ridotto al minimo. Sono decisamente buoni: ne rubo uno dal piatto di uno dei miei commensali e mi viene voglia di ordinare anch’io un bel primo, anche perchè mi era rimasta una certa curiosità rispetto ai Bauletti di Aragosta in salsa bisque di crostacei: chi conosce i miei gusti sa che resisto a tutto tranne che ai crostacei. mangia-spaghettiMa cerco di limitarmi ed intanto assaggio gli Spaghetti Grandi Isole dell’altro commensale: gamberetti e trefolata di bottarga di muggine lo rendono un piatto delicato ma gustoso in cui la dolcezza quasi burrosa di un gamberetto freschissimo si sposa alla sapidità più spavalda della bottarga creando un connubio godibile e semplice nella sua essenza. Ancora una volta, ottimo il grado di cottura della pasta per una porzione che è rimasta abbondante anche dopo essere stata depauperata a causa del mio assaggio.  mangia-baulettiA quel punto piazzo il mio ordine: Bauletti all’ Aragosta creando un po’ di scompiglio dato che nel frattempo i miei commensali, in largo vantaggio, si orientano sui dolci: ed arrivano due preparazioni a base di ricotta. La Cassata di Carolina, una fantasiosa rivisitazione della classica cassata siciliana, “alleggerita” da ciò che normalmente la rende assai pesante. Non c’è infatti la pasta reale, assente anche la glassa di zucchero, e poco presenti anche i canditi, mentre il Pan di Spagna è ridotto al minimo . In compenso un’ottima granella di mandorle e pistacchi la ricopre insieme ad una spolverata di zucchero a velo, a scaglie di cioccolata  e un aranciotto candito  è posto esattamente nel mezzo di un fiore di zuccata in  questo dolce al cucchiaio in cui la ricotta è lavorata in mangia-cassatamodo molto fine tanto da non avere più alcun retrogusto di quel formaggio che essenzialmente è e da assomigliare ad una crema molto vellutata, impalpabile. Per i cultori della cassata tradizionale e della ricotta ” rustica” questa versione sarebbe un colpo al cuore: per me – che non amo certe pesantezze a fine pasto – era invece ottima, leggera e fresca e degna conclusione di un ottimo pasto. mangia-cannoloNell’attesa dei miei bauletti infatti mi ero riservata un assaggio consistente che il mio commensale non mi ha lesinato. L’altro dessert è il cannolo, ma in versione scomposta. Una ciotolina con la crema di ricotta – questa volta più strutturata e meno lavorata – e due cialde di dimensione media da riempire al tavolo o da usare quasi come un grissino per accompagnare le cucchiaiate di crema di ricotta. Un gusto più verace e più simile all’originale rispetto alla cassata. Un classico senza tempo presentato in modo originale. Infine arrivano i miei Bauletti. Veramente squisiti, con un ripieno di pregio ben bilanciato con la pasta ed un buona buona bisque come dressing. Anche sui miei bauletti gigi2una generosa manciata di gamberetti di una terenerezza assoluta. Riepilogando, il Ristorante Gigi Mangia è un luogo in cui si esprime un’ottima cucina tradizionale con notevoli guizzi di inventiva ed un’ottima carta dei vini che privilegia i piccoli produttori rispetto alle solite etichette delle grandi aziende. La materia prima è di ottima qualità ed è trattata con estremo garbo. I posti a sedere sono ridotti ma aumentano nella bella stagione con alcuni tavoli esterni.  Il locale tuttavia non è adatto a grandi banchetti e potrebbe presentare qualche difficoltà di accesso ai disabili. Adatto invece a cene romantiche, pranzi e cene di lavoro e a piccoli gruppi di amici e a famiglie anche con bambini. Il conto, assai modesto e che comprende anche sei calici di due diversi vini e il caffè , è al di sotto della media dei locali nello stesso range, sia per tipologia di cucina che per location. Ne deriva un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Alessandra Verzera

 

 

Scheda: 

Patron e Chef : Gigi Mangia

Coperti: 40 (in) – 16 (out )

Range: Medio Alto

Categoria: Ristorante Tradizionale

 

Ranking (*)

Location: 4

Cibo: 4

Carta Vini: 4

Presentazione: 3

Servizio: 3

Mise en place: 4

Atmosfera: 3

Allestimenti: 4

(*) Legenda :

1 = pessimo
          2 = scadente
          3 = sufficiente
         4 = ottimo
            5 = eccellente.

 

Luigi Annino, Slow Food Enna: ” Il cibo non è un fatto di moda”

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slowfood_ennaAnnino, Enna, un bel territorio ricco di ottimi prodotti e con una interessante tradizione enogastronomica. Quali sono le tipicità che meriterebbero di essere maggiormente diffuse e conosciute?

Enna é un isola nell’isola anche dal punto di vista enogastronomico con una varietà unica di prodotti da conoscere e gustare. Penso alla Fava larga e alla pesca di Leonforte, ai tartufi della zona sud della provincia e tra Aidone e Barrafranca, ai nostri grani antichi, alla lenticchia nera, ai pecorini, al piacentino e all’olio delle nostre  colline.

enna-gruppoPochi giorni fa, il salto di qualità, ma sarebbe meglio dire “salto di popolarità”, con un accordo interessante con Sicilia Outlet Village: cosa si aspetta Slow Food Enna da questa iniziativa oltre che, appunto, un’aumentata visibilità?

Per Sloow Food non é un problema di popolarità. Noi non siamo un partito politico che cerca consensi. La nostra mission é diffondere una certo modo di mangiare che é buono, pulito e giusto. Ma in una società che sta esageratamente attenta alla comunicazione il palcoscenico dell’outlet era un’occasione da non perdere. Certo per noi l’obiettivo é portare sul palco la nonna Maria che fa i biscotti come una volta oltre che chef stellati che hanno già una loro storia ma che comunque esaltano i prodotti del territorio . Quest’anno, edizione zero, é stata sicuramente una bella esperienza che ha avvicinato tanta gente che magari mai avrebbe acquistato un prodotto del presidio perché, magari, né sconosceva l’esistenza. Siamo profondamente contenti della due giorni e della partnership che si è instaurata con la dirigenza dell’outlet , in testa il presidente del Sicilia Outlet Village, Nicola Sanfilippo e la direttrice Anna Resina con tutto il suo staff che da subito sono stati in sintonia con la nostra filosofia

annino3Mangiare bene, in termini di salvaguardia delle tradizioni ed anche della salute, oggi è un imperativo categorico per molta gente: come si educano i più giovani ad una alimentazione sana, equilibrata e giusta, nel rispetto del gusto e della creatività in cucina?

Qui la generazione degli anni ’60 deve interrogarsi rispetto ad una diseducazione alimentare di cui paghiamo oggi il fio. Diffondere un nuovo modo di mangiare, che poi, mi permetta, é un modo antico, un modo che é stato sempre giusto, fatto di un po’ di tutto e di cibi sani, passa dell’educazione che ogni famiglia dovrebbe divulgare. Il cibo non è un fatto di moda. Il cibo é nutrimento e noi siamo ciò che mangiamo. Credo che tutte le nostre campagne sul mangiare sano, piuttosto che iniziative come quella che abbiamo varato all’ outlet, aiutino a creare una nuova coscienza del cibo. Ma é ancora un lungo cammino che passa anche dall’idea che per potere mangiare sano bisogna pagare il giusto prezzo del cibo. Quando un prodotto costa poco o c’è dietro sfruttamento del lavoro o non é di qualità.

fava-largaCi racconta qualcosa dei presidi presenti nel comprensorio?

Intanto bisogna anche spiegare perché i presìdi; i Presìdi Slow Food sostengono le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone e varietà di ortaggi e frutta. Oggi, oltre 500 Presìdi Slow Food coinvolgono più di 13.000 produttori e la Sicilia è quella che ne conta di più, oltre 50, a conferma della sua biodiversità e della sua lunga storia di territorio al centro delle principali civiltà del mondo conosciute, prima della scoperta dell’America. E quindi spaziamo ,come già detto, dai presìdi della fava larga, della pesca nel sacchetto, del piacentino, alle eccellenze della lenticchia piuttosto che del peperone oppure della cassatella e di tanti altri che potremmo stare ore a parlarne.

piacentinu-enneseLe racconto una cosa che mi capita purtroppo molto spesso quando mi trovo a parlare del “Piacentino Ennese”. Capita sovente che la gente mi chieda : ” Ma quindi è di Piacenza o è di Enna?”. Questo denuncia una scarsa conoscenza dei prodotti di eccellenza del territorio siciliano: come mai siamo poco “educati” alla valorizzazione del nostro prodotto interno?

Beh, nel corso degli anni, nel mondo del cibo é avvenuto quello che é successo, spesso nelle nostre città dal punto di vista urbanistico. Abbiamo, per amore della modernità, distrutto tutto come se la tradizione fosse sinonimo di vecchio e desueto. Spesso i nostri prodotti sono stati snobbati, non compresi nella loro forza di genuinità. Per fortuna ora, grazie anche al lavoro di associazioni come Slow food , c’è una controtendenza che va verso valorizzazione del territorio . Anche in questo campo c’è ancora tanto da fare e Slow food lavora proprio in questo senso. piacentinu_2Del resto i presìdi nascono per salvaguardare un prodotto ed una tecnica tradizionale a rischio di estinzione e quindi riferite a territorialità e produzioni limitate, in assoluto contrasto con una produzione industriale e/o globalizzante. Il piacentinu ennese in particolare ha una sua storia, tramandata oralmente nei secoli e anche da antichi testi del 1500. Intanto non è piacentino ma PIACENTINU da formaggio che piace, quindi un’origine idiomatica; si narra che nell’anno 1090 il Conte Ruggero che aveva riconquistato Enna , per curare la depressione della moglie Adelasia, chiese ai casari del luogo di produrre un formaggio con proprietà terapeutiche. Da qui sarebbe nata l’idea di aggiungere al latte una manciata di zafferano, una spezia già nota nell’antichità per le sue virtù antidepressive.

villa-romanaCosa ha in programma la condotta ennese per portare alla conoscenza dei più il territorio ed i suoi prodotti nel breve termine?

Noi siamo sempre in movimento e abbiamo in cantiere tutta una serie di iniziative. Ma sicuramente la vetrina dell’outlet é stata a una opportunità unica di raggiungere un gran numero di persone, non solo italiane, che hanno potuto apprezzare i tanti prodotti di eccellenza del territorio.

pergusaIl turismo esprime in modo sempre più consistente una richiesta di percorsi enogastronomici: volendo tracciare mappe e percorsi ideali, quale potrebbe essere l’offerta del territorio ennese che possa coniugare cibo, arte e natura?

Il territorio ennese é uno dei più vocati per un turismo enogastronomico. Basti pensare che la provincia di Enna può vantare riserve naturalistiche, laghi naturali e non , boschi , una flora e una fauna che per certi versi é unica nel suo genere. Questo, accanto alla preziosità delle nostre zone archeologiche, penso a Villa Romana , Morgantina, Centuripe ma anche il nostro maestoso Castello di Lombardia e la Torre la rendono unica. cassatelleTutto ciò fa il paio con una tradizione gastronomica antica e territoriale che é sopravvissuta grazie alla forza delle donne che ne hanno preservato i sapori. Ma le risorse vanno certamente capitalizzato . Per fare ciò non basta solo Slow food. É necessaria una strategia che veda assieme istituzioni e associazioni per raggiungere un obiettivo che non é impossibile. Il patrocinio del l’assessorato regionale al Turismo con il suo assessore Antony Barbagallo che ha seguito e sostenuto la manifestazione di Ottobre all outlet ci fanno ben sperare.

 

Alessandra Verzera