Gigi Mangia: un imperativo goloso nel cuore della città

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gigi grandeUno di quei casi in cui il cognome influenza in modo incisivo la vita e le attività delle persone è quello di Gigi Mangia, ristoratore napoletano di origine ma palermitano di adozione, nel cui dna è scritta una certa storia di cibo e di eccellenze. Il padre di Gigi, infatti, sin dal lontano 1943 era il titolare della arcifamosa salumeria di Via Principe di Belmonte al numero 116. Personalmente ritengo sia stato un sacrilegio dismettere quel locale e, soprattutto, le vetrine e le insegne  epitomiche di una Palermo felicissima che fu. Ma, si sa, le cose cambiano ed il ricambio generazionale comporta anche un cambio d’abito per rimanere al passo con i tempi. gigi mangiaCosì – dando seguito alla tradizione di famiglia –  nasce il ristorante di Gigi, a pochi passi da quella che fu la bottega paterna di nostalgica memoria ed in cui io stessa ero solita acquistare l’ Alkermes; una delle poche debolezze di mio padre e praticamente introvabile. Il locale di Gigi Mangia è piccolino, a dire il vero, con una decina di tavoli per una quarantina di posti a sedere. E’ facile immaginare tanto brusìo nei giorni di pienone che, ne sono certa, sono la maggior parte. L’intimità non è garantita, sia a causa della vicinanza “amicale” degli altri avventori, sia per la presenza del patron; grande intrattenitore pieno di divertenti storie da raccontare ai proprio ospiti. Nei piatti di Mangia il legame con la tradizione siciliana è forte e radicato, e l’elemento primario che compone una buona parte dei piatti è il pescato locale.  mangia-arancinaNoi siamo in tre, e ci accomodiamo ad un tavolo immediatamente accanto alla cucina parzialmente a vista: naturalmente in una tale sistemazione c’è da tenere conto dei rumori di utensili, inevitabile sia pure ridotti al minimo. Il nostro pranzo inizia per me con un’arancina rivisitata dalla sagoma simile a quella di un sacchetto: è l’ Arancina Damare, in cui il nome identifica sia l’amore per questa mitica palla di riso che le sue componenti fondamentali, ovvero i prodotti del mare. mangia-menuEd è infatti la coda di un gamberone squisito a conferire all’arancina l’aspetto di un sacchettino. Molto buona, ben condita e soprattutto ben fritta. Di dimensioni standard e perciò costituisce un antipasto robusto dato che alcuni pranzano con un’arancina assai spesso. I miei commensali invece ordinano direttamente i primi piatti. Il menù non è infinito ma è assai originale, anche nell’attribuzione di alcuni nomi ai piatti. mangia-mise-en-placeMentre osserviamo l’estrema gradevolezza della mise en place, l’assoluta trasparenza dei bei bicchieri e il simpatico fiocco in rafia che lega i tovaglioli, arrivano i primi piatti: Ravioli Mediterranei in inchiostro di calamaro e Spaghetti Grandi Isole. Una festa sia per gli occhi che per le ghiandole olfattive prima ancora che per il palato, come scopriremo a breve.  mangia-ravioli-neroI ravioli sono conditi con il nero di seppia e sono di cottura perfetta, con una bella texture setosa ed il sugo giusto nappante. Questo significa che il rischio di schizzi di inchiostro è ridotto al minimo. Sono decisamente buoni: ne rubo uno dal piatto di uno dei miei commensali e mi viene voglia di ordinare anch’io un bel primo, anche perchè mi era rimasta una certa curiosità rispetto ai Bauletti di Aragosta in salsa bisque di crostacei: chi conosce i miei gusti sa che resisto a tutto tranne che ai crostacei. mangia-spaghettiMa cerco di limitarmi ed intanto assaggio gli Spaghetti Grandi Isole dell’altro commensale: gamberetti e trefolata di bottarga di muggine lo rendono un piatto delicato ma gustoso in cui la dolcezza quasi burrosa di un gamberetto freschissimo si sposa alla sapidità più spavalda della bottarga creando un connubio godibile e semplice nella sua essenza. Ancora una volta, ottimo il grado di cottura della pasta per una porzione che è rimasta abbondante anche dopo essere stata depauperata a causa del mio assaggio.  mangia-baulettiA quel punto piazzo il mio ordine: Bauletti all’ Aragosta creando un po’ di scompiglio dato che nel frattempo i miei commensali, in largo vantaggio, si orientano sui dolci: ed arrivano due preparazioni a base di ricotta. La Cassata di Carolina, una fantasiosa rivisitazione della classica cassata siciliana, “alleggerita” da ciò che normalmente la rende assai pesante. Non c’è infatti la pasta reale, assente anche la glassa di zucchero, e poco presenti anche i canditi, mentre il Pan di Spagna è ridotto al minimo . In compenso un’ottima granella di mandorle e pistacchi la ricopre insieme ad una spolverata di zucchero a velo, a scaglie di cioccolata  e un aranciotto candito  è posto esattamente nel mezzo di un fiore di zuccata in  questo dolce al cucchiaio in cui la ricotta è lavorata in mangia-cassatamodo molto fine tanto da non avere più alcun retrogusto di quel formaggio che essenzialmente è e da assomigliare ad una crema molto vellutata, impalpabile. Per i cultori della cassata tradizionale e della ricotta ” rustica” questa versione sarebbe un colpo al cuore: per me – che non amo certe pesantezze a fine pasto – era invece ottima, leggera e fresca e degna conclusione di un ottimo pasto. mangia-cannoloNell’attesa dei miei bauletti infatti mi ero riservata un assaggio consistente che il mio commensale non mi ha lesinato. L’altro dessert è il cannolo, ma in versione scomposta. Una ciotolina con la crema di ricotta – questa volta più strutturata e meno lavorata – e due cialde di dimensione media da riempire al tavolo o da usare quasi come un grissino per accompagnare le cucchiaiate di crema di ricotta. Un gusto più verace e più simile all’originale rispetto alla cassata. Un classico senza tempo presentato in modo originale. Infine arrivano i miei Bauletti. Veramente squisiti, con un ripieno di pregio ben bilanciato con la pasta ed un buona buona bisque come dressing. Anche sui miei bauletti gigi2una generosa manciata di gamberetti di una terenerezza assoluta. Riepilogando, il Ristorante Gigi Mangia è un luogo in cui si esprime un’ottima cucina tradizionale con notevoli guizzi di inventiva ed un’ottima carta dei vini che privilegia i piccoli produttori rispetto alle solite etichette delle grandi aziende. La materia prima è di ottima qualità ed è trattata con estremo garbo. I posti a sedere sono ridotti ma aumentano nella bella stagione con alcuni tavoli esterni.  Il locale tuttavia non è adatto a grandi banchetti e potrebbe presentare qualche difficoltà di accesso ai disabili. Adatto invece a cene romantiche, pranzi e cene di lavoro e a piccoli gruppi di amici e a famiglie anche con bambini. Il conto, assai modesto e che comprende anche sei calici di due diversi vini e il caffè , è al di sotto della media dei locali nello stesso range, sia per tipologia di cucina che per location. Ne deriva un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Alessandra Verzera

 

 

Scheda: 

Patron e Chef : Gigi Mangia

Coperti: 40 (in) – 16 (out )

Range: Medio Alto

Categoria: Ristorante Tradizionale

 

Ranking (*)

Location: 4

Cibo: 4

Carta Vini: 4

Presentazione: 3

Servizio: 3

Mise en place: 4

Atmosfera: 3

Allestimenti: 4

(*) Legenda :

1 = pessimo
          2 = scadente
          3 = sufficiente
         4 = ottimo
            5 = eccellente.

 

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