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Il Cannolo salato di Alex Mangano. Tutta la Sicilia che c’è.

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cannolo mangano slidePoche preparazioni enogastronomiche, ed in questo caso di pasticceria,  sono epitomiche di un luogo quanto il Cannolo lo è della Sicilia. Non solo di Palermo, che pare avergli dato i natali, ma ormai dell’intera isola. Con varianti, aggiunzioni, modificazioni ed elaborazioni che ne distinguono la provenienza, il Cannolo più di ogni altro dolce è sinonimo di Sicilia. Una preparazione semplice ancorchè molto ricca, composta semplicemente da una cialda – che costituisce il vero segreto di un Cannolo ben realizzato – e da una farcia di ricotta dolce, con o senza gocce di cioccolata. Il tutto sormontato da scorze di arancia candita, più raramente da ciliege candite poste sulla crema alle due estremità. Così nasce ed è conosciuto il principe della pasticceria siciliana. alex manganoDa tempo però il Cannolo non è più solo dolce, e molti chef si sono cimentati nella realizzazione di una versione sapida, essenzialmente priva di dolcificanti, e quindi adatta all’aperitivo, o all’antipasto o addirittura – in base alla dimensione – anche a fungere da piatto unico. Una delle versioni più ricche, elaborate ed interessanti nelle quali mi sia imbattuta è senza dubbio quella di Alex Mangano. Mangano propone uno strepitoso Cannolo croccante con caponata di melanzane e triglie nel loro corallo e ricotta di capra girgentana con un’aria di zammù. Già dal nome assai complesso si intuisce una preparazione laboriosa e molto strutturata, ma la cosa veramente emozionante è che in quella scorza adagiata su un piatto  è racchiusa tutta la Sicilia che c’è, enogastronomicmente parlando. cannolo manganoNon a caso lo chef vorrebbe “battezzare”  Cannolo Isolabella questa sua creazione. Quando Mangano mi ha chiesto cosa pensassi del suo Cannolo la mia risposta è stata più o meno questa: a completare un giro di Sicilia a tutto tondo, manca solo un fico d’india e dell’agrume. Ma il resto c’è tutto e coabita in una miscellanea di gusti che regala sorprese gustative sempre in crescendo. Un particolare va evidenziato in questa preparazione: intanto la scorza, che è rivestita in scaglia di mandorla all’esterno e da cioccolata fondente al 90% al suo interno. Il rivestimento con la cioccolata assolve a due ruoli. Intanto previene la cialda dall’ammorbidirsi troppo a contatto con il ripieno umido fungendo quindi da “isolante”, ed inoltre sostituisce la polvere di cacao amaro che veniva impiegata nella realizzazione della caponata di melanzane tradizionale secondo la ricetta originale che, in questa versione, offre una variante unica che è quella di essere preparata mediante l’utilizzo del Pomo D’Oro, il brevetto dello chef Mangano che sta rivoluzionando il concetto del pomodoro per come lo abbiamo sempre conosciuto. Oggi quasi nessuno adopera più il cacao amaro nella realizzazione della caponata, se non alcuni cuochi che hanno incredibilmente a cuore la conservazione e la riproposizione delle ricette originali della vera tradizione e i gusti ancestrali. Per fortuna alcuni di questi cuochi sono anche giovani, appassionati e studiosi instancabili della tradizione enogastronomica locale.

cannolo mangano1L’occhio gode subito di uno spettacolo cromatico con un caleidoscopio assolutamente estivo, in cui si individuano subito le consistenze che compongono il piatto: la croccantezza della scorza e dei suoi rivestimenti , la cremosità dell’emulsione del fondo e della  farcia, che  si sposano alla gamma organolettica che spazia dal sapido enfatizzato anche dalla salinità particolare del pesce, al dolciastro della ricotta che stempera la nota amarostica della cioccolata fondente al 90%, alla  la punta di acidità data dai pomodorini posti a guisa di canditi e – su tutto – la nota intensa agrodolce della base da cui nasce la caponata e l’inusitata addizione dell’  “aria” di zammù ( anice, nda) che sgrassa aggiungendo una nota rinfrescante. Sul piatto, anche qualche pinolo a fare da compagno ideale alle scaglie di mandorla.

syrahUna preparazione decisamente ardita, compendio di una serie di gusti cari ai siciliani ma in verità a chiunque voglia assaporare l’essenza della gastronomia isolana, in cui una grande fantasia creativa si coniuga a diverse tecniche di realizzazione per dare luogo ad un piatto freddo  che è sicuramente una festa per la vista ed una sicura gioia anche per il palato. Abbinerei un Grillo di Sicilia fresco, avvolgente ed aromatico che bene esalta le melanzane specie in abbinamento alla ricotta, o anche un Alcamo fruttato e secco. Per chi invece non volesse rinunciare ad un calice di rosso, consiglio un Syrah senza compromessi, ma nella consapevolezza che andrà a rendere ancora più ricco e strutturato un piatto che invece, accompagnato da bianchi freschi, ne risulterebbe sdrammatizzato quel tanto che richiede la stagione estiva. Se sceglierete il Syrah il mio personalissimo consiglio è quello di gustare il Kaid belicino di casa Alessandro di Camporeale. Per me, uno dei migliori sul mercato.

 

Alessandra Verzera

A Nicosia, la storia del vino che non c’è. L’azienda di Maurizio Aliotta Gagliano

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Nicosia è unalbareto1 luogo che abbiamo imparato a conoscere e di cui torno a paNicosia comune2rlare spesso per l’alta qualità di una serie di prodotti gastronomici che vale davvero la pena di conoscere.Un territorio ricco, affascinante, caratterizzato da vallate verdi e da dolci crinali che abbracciano una cittadina elegante, curata, ricca di bei palazzi nobiliari e di chiese monumentali, abitata da gente operosa, accogliente, imprenditorialmente preparata a dispetto di un isolamento forzato dovuto in parte ad un sistema viario non particolarmente fluido ed in parte alle condizioni meteorologiche durante la stagione invernale, quando la città si ammanta di neve e le strade spesso tortuose che ad essa conducono diventano inaccessibili. Guardando verso le valli si intuiscono pascoli ricchi fatti di erba fresca ed abbondante, ma manca qualcosa che ormai in Sicilia cattura lo sguardo praticamente ovunque: i vigneti. I filari di vigna a formare quadrati incastonati nei terreni. Questo a Nicosia non c’è, non esiste. E si nota. Il territorio di Nicosia non dispone di terreni vitati, non è vocata alla viticoltura. albareto5Niente vitalbareto6e, niente vino. Ma non è esattamente così. Ed infatti, quasi come un sibilo ed in mezzo a centinaia di formaggi e mozzarelle, a migliaia di tipi di pasta e ad una selezione infinita di dolciumi, salta fuori il nome del’unico palmento di tutto il territorio. In contrada Albereto infatti esiste la Casa Vinicola di Maurizio Aliotta Gagliano. Chi lo avrebbe mai detto? Così ci dirigiamo in visita alla casa vinicola in un momento di fermo delle attività: il silenzio è davvero rigenerante, rotto qui e li dal canto delle immancabili cicale, e i profumi di terra e di fiori gratificano il mio olfatto. Ci accoglie il titolare, proprio Maurizio Aliotta Gagliano che, intanto ci mostra un orto curato, di buona dimensione e ricco di prodotti di quella genuinità di cui abbiamo spesso parlato, e dice : ” Io però di questo non mi occupo. All’albaretothumborto e ai suoi prodotti ci pensa papà“. Guardo Maurizio e cerco di quantificare l’età di quel papà: mi anticipa, o forse intuisce la mia curiosità: “papà ha 86 anni, e fa colazione da sempre. Lui a colazione mangia formaggio, pane..“. Ecco riconfermata l’importanza di una buona prima colazione, unita al privilegio di vivere in un ambiente sano. Ci addentriamo nel cuore dell’attività mentre Maurizio ci racconta la storia, che comincia dalla discrepanza tra il nome della contrada in cui insiste la sua azienda – Albereto – e l’etichetta sulle sue bottiglie – in cui si legge invece Albareto. “Come ha giustamente notato, non ci sono vigneti in questo territorio. Le uve che noi lavoriamo provengono dall’agrigentino e dalla Valle del Belice in particolare. albaretothumb2Per questa ragione non potevamo usare il nome del territorio di Albereto sulle nostre etichette. E così abbiamo scelto il nome di Albareto, che ci mette d’accordo tutti“. E dalla Valle del Belice , lei si riccaalbaretothumb1 di filari in ogni dove, l’azienda vinicola di Maurizio Aliotta Gagliano acquista 4000 quintali di uve per una resa finale di circa 2800 quintali di prodotto che viene poi imbottigliato, etichettato e distribuito. Dall’azienda vinicola arrivano sulla tavola dei nicosiani due rossi, Rosso e Nero d’Avola, un rosato e due bianchi, l’ Insolia e il Trebbiano. L’azienda è interamente condotta dall’unico titolare, coadiuvato da due operai durante il periodo della vinificazione. Ed anche in un luogo che nasce “sterile” ed inadatto alla coltivazione della vite, si realizza la magnifica festa della vinificazione, con i suoi profumi , i suoi rituali ed i suoi “rumori”. Perchè quando qualcosa in questi territori manca, allora la si porta da altri luoghi, purchè siano siciliani. Come in questo caso che il Belice si sposta sui Nebrodi per dare luogo alla festa del vino, della vite. E della vita.

 

Alessandra Verzera 

L’azienda vinicola Albareto di Maurizio  Aliotta Gagliano si trova in Contrada Albereto, a Nicosia.

Tel. 0935 646817 – Mobile :  348.4966413 Indirizzo mail: info@albareto.com

Sito web aziendale : www. albareto.com 

Divino Festival 2017. A Castelbuono anche Heinz Beck

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beckFesta grande a Castelbuono, lo splendido borgo medioevale arroccato nel cuore delle Madonie a pochi chilometri da Palermo. Lunedì 31 luglio è in programma il Gran Galà conclusivo del Divino Festival, una straordinaria tre-giorni gourmand alla scoperta delle più pregiate etichette vinicole e delle più golose tipicità culinarie della Sicilia.

A partire dalle 21:30, nell’incantevole cornice di Piazza Castello, l’Associazione Divino e il suo nuovo presidente Luca Martini, sommelier di fama internazionale, danno appuntamento a tutti i visitatori per una serata di mezza estate in perfetto equilibrio fra divertimento e cultura alimentare. In un ricco palinsesto di degustazioni, spettacoli, concerti è questa anche l’occasione per la consegna ufficiale dei riconoscimenti nluca-martini-348ell’ambito del Premio Internazionale Gusto Divino promosso dall’Associazione Amici PerBacco e destinato a chi , ovunque nel mondo, si è distinto in ambito enogastronomico e ha contribuito a diffondere l’amore per il buon vino e la passione per una sana e corretta alimentazione.

castelbuono-divino3-2017Fra i premiati 2017 spicca Heinz Beck, che a Roma guida la cucina del rinomatissimo ristorante La Pergola, *** stelle Michelin, e che al DivinoFestival riceve la Menzione Speciale titolata a Don Mario Fiasconaro, il ‘mitico’ fondatore dell’omonima azienda dolciaria nata a proprio Castelbuono poco più 60 anni fa e oggi punto di riferimento assoluto a livello internazionale per l’alta pasticceria d’autore.
Un nuovo riconoscimento, dunque, arricchisce il palmares di Heinz Beck.

Un premio tutto siciliano che rende onore a uno chef che, in cucina, sa dosare alla perfezione innovazione e rispetto delle tradizioni, con un occhio di riguardo alla salute e al benessere di chi si siede alla sua tavola.

Formaggi e salute: la caciotta dalle due facce. I falsi miti sui formaggi.

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cheese2017Sono al centro della nostra tradizione gastronomica, le loro origini risalgono alla nascita stessa della cultura mediterranea e il loro consumo moderato è contemplato nei regimi alimentari ufficiali. E poi quelli buoni, fatti con latte crudo, in alpeggio e salvaguardando i saperi dei casari tramandati di generazione in generazione, sono i protagonisti di Cheese 2017, a Bra dal 15 al 18 settembre.

pezzanaMa quale approccio a questo alimento ci permette di salvaguardare gusto e salute senza farci trascinare dalle mode dei prodotti lattiero-caseari marketing oriented? Possiamo raggiungere un apporto equilibrato alle nostre esigenze prediligendo prodotti di qualità? Ne abbiamo parlato con il dottor Andrea Pezzana, direttore di dietetica e nutrizione clinica all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino e responsabile Salute di Slow Food Italia: «I formaggi sono alimenti altamente proteici e a elevato contenuto di grassi, ma hanno anche una buona presenza di fosforo, calcio e vitamina D. parmigianoslideÈ senza dubbio consigliabile alternare il loro consumo a proteine di origine animale e vegetale nel corso della settimana, inserendoli in una dieta ricca di frutta e verdura».
Forse però il punto di vista più interessante e meno scontato, in un mondo in cui vengono contemplati solo gli estremi falsamente salutistici dei prodotti light e l’abbondanza sconsiderata del cibo supersize, è quello che considera i formaggi da più angolature e ne articola il consumo in base alle fasce d’età: «Riguardo ai prodotti lattiero-caseari possiamo muoverci suggerendo delle “precauzioni d’uso” a un individuo giovane adulto, consigliando cioè un consumo moderato. Invece, nell’età dell’accrescimento e soprattutto in età senile, quando l’appetito è scarso e il rischio di malnutrizione per mancanza di proteine alto, possiamo suggerire delle “attenzioni all’uso”. Pecorino Mancuso 013Un Parmigiano Reggiano, un pecorino o un altro formaggio a pasta dura ben stagionato è un concentrato di salute che conta fino a 25/28 grammi di proteine per 100 grammi».
Il consiglio per tutti gli amanti del formaggio è dunque di prestare attenzione al momento dell’acquisto: piuttosto che consumarne più volte nell’arco della settimana è meglio ridurre a un paio di porzioni scegliendo bene tipologia, provenienza e tipo di lavorazione. Sulla pizza è meglio una Mozzarella di Bufala piuttosto che un formaggio di fusione, nella minestra una Robiola di Roccaverano piuttosto che una crema spalmabile. E che dire di un gustoso Bra tenero in un’insalata di pasta o di riso al posto di una caciotta senza origine né anima?

Ma quali sono i falsi miti in cui si rischia di cadere in fatto di formaggi?

Fontina-dalpeggio-9L’etichetta, ovvero tutti i formaggi sono uguali
Partiamo dalle basi. Nel 99% dei formaggi in commercio troveremo sempre la stessa etichetta: latte, sale, caglio. Ma come è possibile che un generico formaggio a pasta dura e una Fontina d’alpeggio abbiano gli stessi ingredienti? Eppure la legislazione in fatto di formaggi richiede solo queste poche indicazioni. Ma se territorio e alpeggio, alimentazione e benessere degli animali, lavorazione e stagionatura, fanno la differenza in un formaggio, allora varrebbe la pena aiutare i produttori a raccontare la loro attività e il loro approccio alla produzione, che non riguarda solo l’ambito lavorativo ma per ovvi motivi rappresenta una scelta di vita. Dall’altro lato, indicazioni più dettagliate, come le etichette narranti di Slow Food, aiutano il consumatore a scegliere non solo il gusto del formaggio, ma anche il suo impatto sull’ambiente e l’appartenenza territoriale, il modo in cui l’animale vive, magari libero di pascolare a 2000 metri di altitudine, e le ricadute che il suo acquisto ha sull’economia locale.

mozzarelladibufala«Pizza, ti mangio solo se mi dici da dove viene la tua mozzarella!» ovvero l’indicazione obbligatoria dell’origine per i prodotti lattiero-caseari
Ormai da qualche mese nei prodotti lattiero-caseari abbiamo cominciato a vedere queste nuove etichette che indicano la provenienza del latte e il paese in cui avviene il condizionamento. “Paese di mungitura: latte di Paesi non Ue”, piuttosto che “Paesi Ue” oppure “Italia” se tutto il latte proviene da allevamenti italiani. Ma quando si parla di latti ci riferiamo a un universo dalle mille sfumature che non riguardano solamente l’animale che li produce. Una bianca modenese e una podolica ci regalano latti dalle caratteristiche diverse, così come non c’è paragone tra una vacca che bruca i prati ricchi di erbe e fiori della Valle d’Aosta e una, anche della stessa razza, allevata in una stalla in pianura e alimentata con insilati. Figuriamoci se una dicitura che copre tutti i Paesi dell’Unione europea o l’intero mondo può essere soddisfacente. Il problema più grosso che l’etichetta non può risolvere sono quei semilavorati dai quali dipendiamo così tanto per soddisfare l’esigenza di Made in Italy a tutti i costi, come la cagliata congelata proveniente dall’estero per la produzione di mozzarella (prodotto non Dop come quella di bufala). Se la compriamo in confezione integra, grazie alla nuova etichetta, potremo scegliere cosa consumare ma se la mangiamo sulla pizza? Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato…

alpeggioFermenti industriali: non fanno male, ma nemmeno bene
Sono uno dei focus di quest’anno e ai formaggi che non li contengono Cheese 2017 dedica lo Spazio Libero. I fermenti industriali vengono aggiungi al latte quando le condizioni igienico-sanitarie dei locali di mungitura sono così perfette da azzerare la carica batterica che il latte deve avere per far partire la coagulazione. In alpeggio, quando la mungitura avviene a mano, i batteri naturalmente presenti nella stalla fanno il loro lavoro, ma nei caseifici tutto ciò è impossibile e la cosa più semplice per il casaro è aggiungere i cosiddetti starter. Questi però uniformano il gusto del formaggio, anche quando il latte di partenza è crudo e di ottima qualità. spalmabile«In base alla bibliografia disponibile fino a oggi, i fermenti industriali non fanno male e inoltre scompaiono nel processo di acidificazione del latte. Scegliendo però un formaggio con starter non autoctoni perdiamo l’occasione di nutrire il nostro corpo con tutta quella carica di fermenti lattici vivi che fanno così bene alla nostra salute. Con il risultato che magari poi siamo costretti ad assumere integratori alimentari per ripristinare l’equilibrio della flora batterica», afferma Pezzana.

Formaggi light 
Paste filate (fiordilatte e bocconcini), crescenze, “caprini di vacca”, ricotte nella versione light e altri prodotti che non si rifanno ad alcuna tipologia tradizionale, come i fiocchi di latte, hanno ormai invaso gli scaffali dei supermercati, complici le mode dietetiche e salutistiche degli ultimi anni. fiocchi di latteIl bersaglio dell’alleggerimento è il grasso, che però non è una componente inerte del formaggio in quanto partecipa alla struttura del coagulo, fornisce quei caratteri di spalmabilità che ci piacciono tanto, di morbidezza e, soprattutto, di sapore. Come si fa quindi? È la tecnologia a venirci in aiuto per aumentare la morbidezza quando vengono ridotti i grassi. Cambiano così i tempi e le temperature della cagliata che viene anche sottoposta a trattamenti particolari o in alcuni formaggi, ad esempio, vengono aggiunti coadiuvanti tecnologici. Il fatto è che si tratta di prodotti manipolati, il cui profilo sensoriale è neutro, la consistenza gessosa, gli additivi contenuti nulla hanno a che vedere con il formaggio. Senza contare che la maggior parte di noi può essere tentata di mangiarne il doppio: tanto è light..Per non rinunciare al gusto e alla qualità, sarebbe certo più saggio mangiare in quantità più consone i prodotti tradizionali.

Sei intollerante al lattosio? Semaforo verde per i formaggi stagionati!
Sgrana padanoe è vero che intolleranze e allergie sono in crescita è anche necessario chiarire per bene di cosa si sta parlando e non fare di tutta l’erba un fascio: le uniche intolleranze accertate scientificamente sono quelle al lattosio e al glutine. Le persone gravemente intolleranti al lattosio non producono l’enzima in grado di scindere lo zucchero complesso presente nel latte nelle due molecole, glucosio e galattosio, più facilmente digeribili. Le grandi aziende leader del mercato stanno cavalcando quest’onda lanciando latticini senza lattosio o a basso o ridotto contenuto di lattosio. Ma ha senso acquistare prodotti che hanno subito una manipolazione e hanno anche un costo maggiore o si può scegliere di consumare altro? «Il lattosio negli alimenti è un problema solo nei prodotti lattiero-caseari freschi, nei quali la molecola non ha ancora subito il processo di trasformazione. E quindi, oltre al latte, anche ricotte, yogurt, mozzarelle, robiole. Nei prodotti stagionati anche solo 4 o 5 mesi il lattosio diventa quell’acido lattico fondamentale per determinare le caratteristiche organolettiche di un formaggio. Quindi via libera a Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino e tutti quei formaggi stagionati a pasta dura che naturalmente non contengono più lattosio. Un valore aggiunto per il gusto e le proprietà nutritive e un’occasione di risparmio per il portafogli», chiarisce Pezzana.

yogurt3Sei intollerante al glutine? Aspetta, cosa c’entra il glutine nei formaggi?

Niente, o almeno dovrebbe, nel senso che i formaggi con quel “latte, sale, caglio”, non contemplano ingredienti a rischio per i celiaci. Il problema comincia quando si scelgono prodotti lattiero-caseari frutto dell’evoluzione tecnologica, come ad esempio il burro light che può contenere amido e gelificanti, aggiunti in sostituzione del grasso per ottenere un’emulsione di caratteristiche simili a quelle del burro “tradizionale”. Lo stesso vale per i formaggi fusi, a fette, spalmabili e i dessert di formaggio, per il loro contenuto di addensanti, gelificanti e aromi. Occhio anche agli yogurt alla frutta, al “gusto di…”, cremosi, che possono contenere purea e semilavorati di frutta, preparazioni dolciarie, aromi e addensanti. Anche lo yogurt bianco cremoso con aggiunta di addensanti, aromi, preparazioni dolciarie o altre sostanze può contenere potenziali fonti di glutine.
Il fatto è che un intollerante al glutine potrebbe non porsi il problema del rischio per la propria salute relativo ai formaggi e quindi non guardare l’etichetta. Del resto la domanda potrebbe anche sorgere spontanea: cosa ci fa un ingrediente che contiene glutine in un formaggio?

burro irlandese1“Bianco come il latte” 
Siamo abituati a bere latte intero di vacca bianchissimo e a consumare formaggi e burro che per antonomasia sono bianchi, convinti che il colore sia indice di qualità. E ci abbiamo azzeccato per fortuna. Già, ma quale colore? Non si tratta di una questione di lana caprina, il colore è dovuto alla presenza di beta carotene, di cui è ricca l’erba fresca, che carica di pigmenti il latte regalando al formaggio bellissime sfumature di giallo. E non finisce qui perché il beta carotene, uno dei più importanti antiossidanti e fonte di vitamina A, è solo la punta dell’iceberg. burro irlandeseLe erbe e i fiori di montagna sono ricchissimi di queste sostanze che ci regalano aroma e gusto intensi e anche nutrimento di qualità per il nostro corpo. E allora perché non li consumiamo? Perché il latte degli allevamenti intensivi invece è bianco, così come i formaggi che siamo abituati a vedere al supermercato. Il problema come al solito sta nella filiera. Chi glielo fa fare agli allevatori di portare le vacche in alpeggio quando il loro latte non è accettato dai casari, il loro burro o formaggio non è capito dai consumatori? Per rimanere in una piccola nicchia? Guadagnando bene forse ci si potrebbe fare un pensierino. Purtroppo non c’è nemmeno questo, se si pensa che la differenza tra una Fontina d’alpeggio e una di stalla  è di qualche euro.

Serena d’ Arienzo 

La Puglia più “frizzante” si racconta al Festival delle bollicine

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Tutto pronto per la secBollicine di Puglia 2016 1onda edizione di “Bollicine di Puglia – Festival regionale dei vini spumanti”, organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier Puglia per celebrare la Puglia spumantistica. Per il secondo anno la Puglia più “frizzante” si dà appuntamento con per presentare le sue novità, allargare l’orizzonte e condividere l’esperienza della degustazione dei vini spumanti pugliesi in abbinamento alle specialità territoriali.

La seconda edizione del Festival si terrà sabato 29 luglio nel bellissimo Castello di Monte Sant’Angelo (Fg), luogo storico e carico di significati per il Gargano e per tutta la provincia di Foggia: si partirà alle 19, nel Salone degli appartamenti del Castello, con il convegno “Bollicine di Puglia: un trend in crescita. Gli spumanti pugliesi nel confronto con i vini spumanti italiani e francesi”.

Bollicine di Puglia 2016 3A fare gli onori di casa saranno presenti il primo cittadino del Comune di Monte Sant’Angelo, Pierpaolo d’Arienzo, e l’assessore al Turismo e alla Cultura Rosa Palomba, che saluteranno i presenti prima dell’inizio del convegno moderato dal direttore di Telenorba Vincenzo Magistà.

Bollicine di Puglia 2016 2Interverranno Leonardo Di Gioia, assessore alle Politiche agroalimentari della Regione Puglia, Vito Sante Cecere, presidente AIS Puglia, Amedeo Renzulli, delegato AIS Foggia, l’enologo Cristiano Chiloiro e Davide Gangi, presidente dell’Associazione Vinoway Italia e editor di Vinoway.com.Alle ore 20, dopo il convegno, l’apertura al pubblico dei banchi di degustazione guidata dai sommelier AIS.

Saranno oltre 50 le etichette in degustazione che gli ospiti potranno abbinare a un ricco e gustoso paniere di prodotti tipici di selezionate aziende agricole del territorio di Monte Sant’Angelo.

La Sicilia porta l’olio EVO al Premio Gaetano Marzotto

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IMG-20170720-WA0040La sera di giovedì 20 a Milano, nella splendida cornice di Piazza Gae Aulenti al Pavilion di UniCredit, alla presenza di Matteo Marzotto e di personalità di spicco nel mondo dell’avanguardia aziendale, si è svolta la premiazione della prima tappa del Premio Gaetano Marzotto, dove si sono distinti nel panorama italiano dell’innovazione 35 start-up finaliste. Tra le diverse tipologie aziendali presentate, dal mondo delle App che facilitano la vita dei diversamente abili al medical biotech per applicazioni sulla salute umana, una nostra ‘vecchia’ conoscenza è stata premiata nell’innovazione del foodtech, si tratta dell’attrezzatura olearia BioSpremi da Nicosia (Enna). IMG-20170720-WA0044Abbiamo parlato della straordinaria invenzione qualche tempo fa, quando a presentarcela erano stati l’inventore Antonino La Greca e la figlia Dina, che si occupa della parte amministrativa dell’azienda; definendola il paradigma di cambiamento sul fronte dell’estrazione olearia di qualità. Perché BioSpremi è una attrezzatura di nuovo brevetto che estrae l’olio EVO con il metodo a pressione, velocemente, in economia idroenergetica, producendo un incremento quantitativo di olio pari al 20% e che ottiene uno scarto asciutto e combustibile immediatamente pronto all’uso, e perciò ecologica e a bassissimo impatto ambientale. IMG-20170720-WA0055Queste le ragioni che hanno portato la giuria dell’ambito premio nazionale a selezionare la start-up siciliana e premiarla con un affiancamento/ incubazione presso ImpactHub di Milano, affinchè la crescita e lo sviluppo del prodotto possa meglio affinarsi nel futuro.
La Sicilia è stata la seconda regione con più start-up selezionate e premiate, indice di voglia di cambiamento e rinnovamento, sintomo positivo di una generazione, quella dei trentenni, che non sta con le mani in mano dopo la laurea ma che prova a mettersi in campo con soluzioni lavorative ad alto impatto innovativo, e come si è visto ci riesce molto bene.
Prossime tappe del Premio Marzotto, il 27 ottobre 2017 nella sede di SANTEX RIMAR GROUP a Trissino per la finale del Premio Speciale Corporate Fast Track dedicato ai percorsi di open innovation e il 23 novembre 2017 a Roma per la finale di questa edizione del Premio.

Alessandro Lo Iacono

L’etichettatura della pasta? Non serve a niente. Ecco perchè.

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spaghettiI decreti sull’etichettatura della pasta che da ieri vengono ‘strillati’ a destra e a manca sono una presa in giro. Per i consumatori è importante sapere non cosa c’è scritto nelle etichette, ma quali sostanze sono presenti nella pasta. Perché, invece di queste chiacchiere, non scrivono nelle etichette se la pasta contiene glifosato o micotossine DON? Questa sceneggiata serve solo a nascondere la speculazione al ribasso che, anche quest’anno, colpisce il grano duro del Sud!

Da ieri una notizia ‘strillata’ a destra e a manca annuncia una rivoluzione per la pasta e per il riso: l’obbligo per l’etichettatura. Si tratta, come ora proveremo a raccontare, di decreti – firmati dai Ministri Maurizio Martina (Politiche agricole) e Carlo Calenda (Sviluppo economico) – che, almeno per ciò che riguarda il grano duro (e qui i derivati di tale prodotto, pasta in testa), possono essere definiti tutto fumo e niente arrosto.

In una realtà nella quale le multinazionali, ormai, si ‘comprano’ pure gli Stati, fornire indicazioni nelle etichette sull’origine degli alimenti (luogo di produzione e di lavorazione) non serve assolutamente a nulla!

Sarebbe molto più serio se il Ministero e le Regioni fornissero ai consumatori informazioni sull’eventuale presenza di contaminanti dopo aver effettuato le analisi (ogni Regione italiana potrebbe farlo attraverso l’ARPA, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente).

Per continuare la lettura dell’articolo cliccate sul link sottostante

http://www.inuovivespri.it/2017/07/21/letichettatura-della-pasta-non-serve-a-niente-semmai-servono-i-controlli-su-glifosato-e-micotossine/

FiordilatteFIORDIFESTA, ecco il menù di eccezione per la 37° edizione

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firodilatteSaranno i sapori del territorio i veri protagonisti della 37° edizione della sagra del fiordilatte di agerola, FiordilatteFIORDIFESTA, che si svolgerà dal 5 al 7 agosto. Re indiscusso della manifestazione sarà il tipico fiordilatte agerolese, amato da grandi e piccini, presente nella maggior parte dei piatti del menù.

2017-Antipasto-1024x678La festa, divenuta ormai uno degli eventi più importanti e attesi dell’estate campana, si presenta quest’anno con una selezione di piatti rinnovata e tante novità che metteranno in risalto i sapori del territorio agerolese, alla riscoperta del gusto tradizionale del luogo. Tra le novità, oltre ai classici sempre presenti, l’Associazione Sant’Antonio Abate, organizzatrice dell’evento ha deciso di inserire nel menù, che va dall’antipasto al dolce, specialità gustose e veloci da preparare. Si comincia con i classici sfizi del contadino, ovvero la buonissima fresella integrale con pomodorini e fiordilatte; si prosegue con ben due tipologie di primi piatti: gli Gnocchi del Monaco, con fonduta di provola affumicata, erbe aromatiche e scaglie di Provolone del Monaco DOP, e la Pasta con zucchine, preparata con fiori di zucchine e colatura di provola affumicata. Specialità gourmet per la 37° edizione della sagra è la Delizia di fiordilatte in tempura, una bontà da assaporare con le dita. Il menù si conclude con l’ottimo Babà della Gerla, con panna e frutta.0-2017-Secondo-1024x678
Un menù d’eccezione, pensato per essere gustato passeggiando alla scoperta delle strade di Agerola e dei suoi buonissimi e tradizionali sapori, selezionato per dar valore alle produzioni locali e soprattutto al fiordilatte, gustoso formaggio a pasta filata utilizzato nella preparazione di moltissimi piatti tipici campani.
La 37° edizione di FiordilatteFIORDIFESTA inizierà il 5 agosto, anticipata dalla veglia in onore di Sant’Antonio Abate prevista per il 3 agosto, e si concluderà il 7 dello stesso mese con il concerto in piazza, completamente gratuito, dell’artista partenopeo Sal Da Vinci. Tre giorni di festa, tre giorni di tradizioni, spettacoli, musica e divertimento, questa è la formula della sagra più buona che c’è, la sagra del Fiordilatte di Agerola.

A Castelvetere sul Calore torna la Sagra della Maccaronara

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maccaronara1Fervono i preparativi per la quarantesima edizione della “Sagra della Maccaronara”, organizzata dalla Pro Loco di Castelvetere sul Calore (AV)che  non è solo una semplice festa, bensì un rituale tradizionale a cui i castelveteresi non possono sottrarsi, da vivere secondo lo spirito della condivisione dei valori antichi. Nei giorni 12 e 13 agosto, il piatto tipico locale, la rinomata Maccaronara, sarà celebrato in tutta la sua bontà accompagnato da musiche e balli d’altri tempi, rievocando l’atmosfera di una volta, quaman maccaronara 2016ndo la pasta veniva preparata dalle mani esperte delle massaie e il sugo si cuoceva per ore all’interno di grandi pentole di ceramica. Appuntamento fisso dell’estate irpina, la Sagra della Maccaronara, richiama ogni anno appassionati dei sapori tipici della provincia di Avellino, desiderosi di trascorrere indimenticabili momenti in uno degli scenari più suggestivi della verde Irpinia: il borgo di Castelvetere dominato dall’antico castello. Ma più di ogni altra cosa, i visitatori giungono numerosi attratti dal gusto e dalla genuinità dei prodotti tipici del luogo, sui quali regna incontrastata la Maccaronara. Questa gustosa bontà castelveterese, è un tipo di pasta fatta rigorosamente a mano, il cui impasto di acqua e farina si lavora fino a dargli una consistenza simile a quella di un grosso spaghetto. Condita con sugo o fagioli, viene preparata ancora dalle massaie locali secondo i metodi tradizionali tramandati per generazioni. Accanto alla Maccaronara e alle numerose altre prelibatezze della cucina e dell’enogastronomia locale, tra cui spiccano gli ottimi vini aglianico, grande spazio avrà il divertimento e l’animazione musicale, con musiche popolari e la tipica tarantella. Appuntamento dunque a Castelvetere sul Calore il 12 e 13 agosto per la quarantesima edizione della sagra dedicata ad una delle intramontabili bontà della Terra d’Irpinia.

Food and Wine: nella settimana del Taomoda a Taormina la Fondazione Italiana Sommelier diplomerà i nuovi ambasciatori dell’olio

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tastevin2E’ nella settimana della kermesse Taomoda a Taormina che la Fondazione Italiana Sommelier diplomerà i nuovi ambasciatori dell’olio, con la consegna degli attestati in programma mercoledì prossimo, 19 luglio, ore 18, all’Eden Hotel San Pietro, nell’ambito della sezione dedicata al Food and Wine. Un’iniziativa che avrà una ospite d’eccezione, la giornalista Rosanna Lambertucci, da anni impegnata nella divulgazione della cultura della sana alimentazione.

Non c’è dubbio, che l’olio sia uno degli alimenti considerati pilastri della dieta mediterranea, riconosciuta quale paradigma del mangiar sano.
Il corso per sommelier dell’olio organizzato quest’anno dalla Fondazione in collaborazione con l’AISO rappresenta l’edizione “zero”, che ha riscosso un grandissimo consenso tra gli iscritti, tra appassionati e addetti ai lavori. La figura del sommelier dell’olio extravergine di Oliva, è quella di un profondo conoscitore delle origini del prodotto e della pianta, in grado di distinguere le cultivar delle terre del nord e di quelle del sud in una panoramica mondiale, individuando anche i sistemi di produzione tradizionali e moderni, informato sulla legislazione Dop, Igp o biologico. Il corso verrà riproposto anche nel nuovo anno sociale.
sommelierTanti i relatori della tavola rotonda, a cominciare dal presidente del comitato organizzativo per la Sicilia Orientale di Fondazione Italiana Sommelier, Paolo Di Caro, a seguire Giuseppe Li Rosi, presidente Simenza Bio, Tommaso Cannata, Esperto nella trasformazione di Grani Antichi, Luigi Napoli, preside Istituto Alberghiero Pugliatti di Taormina, Michele Fischetti, founder Fischetti wine.
E quella sull’olio è stata solo una delle tante iniziative che hanno visto impegnata quest’anno la Fondazione, tra degustazioni di straordinarie etichette, dall’evento dedicato al Sassicaia, a Tasca d’Almerita e Hofstatter, l’avvio del 4° corso per sommelier, le visite guidate presso le Aziende. Il 2017 è stato soprattutto l’anno che ha dato l’avvio al primo Corso sullo Champagne. E l’evento del 19 luglio sarà, infatti, anche l’occasione per consegnare gli attestati ai partecipanti. Il vino più importante del mondo analizzato e sviscerato in un
percorso didattico unico. Otto lezioni
di approfondimenti storici, tecnici e
organolettici in aula, conoscere da vicino una
realtà vitivinicola che continua a
mantenere il primato assoluto di
vendite, blasone e numero di
appassionati.
Alcuni fra i massimi esperti di champagne in Italia hanno accompagnato gli iscritti attraverso la regione Champagne, dalla Montagne de Reims, a la Vallée de la Marne, dalla Côte des Blancs per arrivare all’interessante e più giovane realtà dell’Aube.