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A Fera Bio: ogni terza domenica del mese il mercatino equobiolocale e scorci di mondo

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passeggiataCome un carciofo, inizi a togliere le foglie più esterne, dure, scavi verso una scarna sobrietà e verso un cuore e trovi gusto, emozione, sensazioni sepolte sotto una coltre di residui. Così il cuore di una città, quando la volontà è quella di riviverlo dopo averlo a lungo ignorato, è riscoprire ogni stilla di strade e palazzi abbandonati in cantucci di memoria (Ti.Ni.)

Lasciata la bella periferia, la sana periferia dove le abitazioni sembrano contenere tutto ciò che serve alla moderna consuetudine, spingendosi lungo il mare, oltrepassato il Piano dell’Ucciardone e percorsa via Crispi, mirando a sinistra verso l’attracco di navi che promettono crociere, si giunge alla Cala e innanzi a Porta Felice. Domenica mattina, il sole splende ed è facile lasciare l’auto al vigile silenzio del Palchetto dei Musici, all’attento scorrere della Passeggiata delle Cattive che sospirano su Palazzo Lanza Tomasi e Palazzo Butera. E ci si addentra lungo quel budello di vicoli dimenticati i restanti giorni della settimana, soffermandosi incerti su una delle svariate chiese, S. Maria della Pietà, ricca di quadri, affreschi e statue da far invidia a sale di musei illustri.

È strano come Palermo ruoti in senso inverso: i quartieri di periferia sono ambiti, ma il centro è abbandonato perlopiù. In genere è l’esatto opposto, in quasi tutte le città del globo, eppure la tendenza oggi sembra spingere il palermitano a comprendere quanto grave sarebbe perdere certi edifici ricchi di storia, belli dentro e fuori, carichi di stucchi e di ricordi.

Lasciata alle spalle Porta Felice e il Foro Italico dai prati ricchi di bambini e non di fiori, di famiglie sciolte al sole e ai passi spensierati, sulla destra si trova irto il Loggiato San Bartolomeo e davanti un corso, il Vittorio Emanuele, che conduce a Piazza Marina.

Al centro della Piazza, in pieno quartiere Kalsa, sorge Villa Garibaldi e intorno ai suoi cancelli, la domenica mattina, si adunano banchetti e venditori di baratto. Nasce la ricerca dell’antico, muore la diffidenza per l’usato: vecchi vasi, quadri in crosta, bambole dai capelli sporchi, mobili da spolverare, libri da rilegare, mangianastri da commemorare e dischi in vinile, macchine da scrivere, marmi, piastrelle estirpate a pavimenti ormai perduti, fontane mai cadute, ferri e legni del mestiere, il pitale, vecchie pagine di giornale, gioielli e piatti da incollare, tazzine da caffè, vassoi su cui offrire il tè, panchine e carretti siciliani, pietre e conchiglie e un po’ di mare.

Piazza Marina la domenica si veste a festa, ma quali giri per ipermercati e spazi chiusi!? All’aria aperta si respira un modo nuovo di arredare e la spesa di cianfrusaglie preziose o inutili, divertenti, si può completare con uno sguardo alla fiera del mangiare. Presso Palazzo Chiaramonte Steri si svolge l’iniziativa denominata A Fera Bio, ogni terza domenica del mese dalle 9.30 alle 14.30.

Si tratta di un comitato costituito dalle associazioni GASualmente, AIAB-Sicilia, Siqillyàh, Riportiamo alla Luce e Associazione A Fera Bio, con la partecipazione dell’Università degli Studi di Palermo, dei G.A.S. e dei produttori locali. Una manifestazione che desidera puntare l’attenzione su quel modo nuovo di fare acquisti, economia, gruppo. Un modo intelligente per stimolare al consumo critico attraverso scelte responsabili, al cambiamento degli stili di vita nella volontà di preferire i prodotti del commercio equo, biologici, legati al territorio, stagionali, eco-compatibili, privi di diserbanti e concimi chimici.

Essere legati alla propria terra vuol dire coltivare le radici, una piante senza queste muore, così l’uomo trova la necessità di riappropriarsi della voglia di nutrirsi bene, di godere di scorci di mondo legati alla propria regione, alla città – dal centro alla periferia tutta – alla roba appartenuta ad altri ed ora definita antiquariato.

La miscellanea di questi due mondi, A fera Bio e il mercato dell’antico di Piazza Marina, sembrano trovarsi per gioco in un ballo a due che mostra armonie.

Tiziana Nicoletti

La cucina giudaico romanesca

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Forse non tutti sanno che la cucina romana può idealmente suddividersi in tre differenti filoni: la cucina macellara, la cucina burina e la cucina romano-giudaica. Quest’ultimo filone rappresenta senza dubbio la componente più colta, raffinata e ingegnosa della cucina romana. Ancor oggi nel Ghetto storico di Roma si possono trovare numerose trattorie e ristoranti che propongono piatti della cucina ebraica, ricette nate per lo più in ambito familiare e tramandatesi nel corso dei secoli (Ro. D.)

Cantine Aperte 2011 in Sicilia : il mini tour della nostra redazione e il bilancio dell’evento

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Di: Alessandra Verzera, Nino Panicola, Giuliana Avila Di Stefano.

Dopo 19 edizioni, Cantine Aperte si afferma anche quest’anno come uno dei massimi eventi che coinvolgono a livello nazionale sia cantine che cultori del buon vino.Un successo annunciato di pubblico e aziende, malgrado il bel tempo e le elezioni siano stati due deterrenti: ma le cantine che aderiscono sanno bene che il vero appassionato non manca mai a quest’appuntamento.

Come nelle previsioni, notevole l’affluenza dei giovani, soli, in coppia, i gruppi, per rallegrare ancor più la giornata degustativa.
Quante presenze ? Si parla di oltre un milione di enoturisti, dati soprendenti ma sicuramente attendibili, pur considerando la crisi che attanaglia il settore. La crisi c’è, inutile evitare di parlarne, ma il turismo legato al vino muove tanta gente e permette di aggiungere nuove voci di introito a tante aziende vinicole che hanno i conti in rosso.
Ma ecco una prima visione numerica, ancora ada aggiornare naturalmente, una specie di exit pool per restare in tema di valutazioni politiche elettorali.
A livello nazionale i numeri relativi alle presenze non sono stati favorevoli per alcune grande regioni vinicole, in testa Piemonte a Lombardia, mentre il Friuli e la Puglia hanno segnato un successone senza precedenti.
Non abbiamo ancora dati sulla Toscana, altra grande signora regione vinicola italiana, ma in compenso possiamo tirare le somme sulla Sicilia.
Ma i dati nazionali sono ancora frammentari e ci ripromettiamo di affrontare il tema prossimamentee con dati certi.

la lumia

Ho intervistato l’enol. Salvatore La lumia, da tre mesi Presidente del Movimento Turismo del Vino della Sicilia.

D. Lumia, com’è andata nelle varie province siciliane ?

R. A Catania un vero boom senza precedenti nelle cantine, realmente assediate: ci dicono di enoturisti di buon livello sociale, alla ricerca della qualità. A Palermo, buone le presenze al Baglio di Pianetto del conte Marzotto, mentre i numeri pare siano come quelli dello scorso anno nell’azienda agricola del marchese de Gregorio (numeri notevoli e ne sono testimone). A Siracusa è andata bene sia la cantina Gandolfo che quella di Nino Pupillo, che hanno ricevuto 400 e 100 ospiti rispettivamente: quest’ultimo in mezza mattinata soltanto.

D. Passiamo alle province più vinicole, Trapani ed Agrigento.

R. A Marsala mi risulta che ci siano state quasi cinquecento presenze alla Donnafugata e seicento alla Florio, Caruso & Minini si attesta a quota 300. Nell’agrigentino l’azienda La Lumia ha contato trecento presenze, mentre Planeta è in cima alle classifiche con 1.250 ospiti.

D. Mi sembrano bilanci positivi sia quello italiano che il siciliano.

R. Con oltre 9.000 presenze nelle cantine della Sicilia direi proprio di si, inoltre l’enoturista è salito di livello, apprezza le pubblicazioni ed i corsi di degustazione. Vorrei aggiungere: alcune regioni che hanno creato siti web aggiornati e ricchi di informazioni, sono quelle che hanno goduto di maggiori successi. In prospettiva è mia intenzione migliorare la comunicazione che riguarda la Sicilia, naturalmente attraverso siti web, cercando di arricchire la nostra piattaforma vinicola con legami sempre più forti nei riguardi delle tradizioni gastronomiche e di tutti gli elementi culturali che sono presenti in un territorio antico come il nostro. Se, poi, riesco a combinare un accordo con un tour operator siciliano, ebbene vorrei proprio offrire l’evento Cantine Aperte 2012 come un pacchetto omnicomprensivo di viaggio, trasferta, soggiorno, visite in cantina. Ma magari sarebbe più interessante potere contare sul fine settimana a disposizione (sabato-domenica).

Nino Panicola

Cantine Aperte 2011 – Sirignano- Tenuta Marchesi De Gregorio: trecento anni d’amore per il vino (A.Ve.)

La tenuta dei Marchesi De Gregorio – il Baglio Sirignano – si trova in una zona della Sicilia particolarmente vocata alla coltivazione della vite. Ci troviamo nel territorio della Doc Monreale ed al centro della Doc Alcamo nella Valle del Belice. E’ in questo contesto che, sin dal 1730, la famiglia De Gregorio coltiva con amore la grande passione per la vite.


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Al timone dell’azienda di famiglia oggi c’è Massimo De Gregorio.

E’ lui a seguire la filiera produttiva in ogni sua fase. Questo significa un’accurata e costante attenzione, partendo dalla scelta delle varietà fino alla vendita diretta e dunque al rapporto diretto con il consumatore.La coltivazione è rigorosamente biologica ed offre una scelta molto vasta di vini come il Catarratto, l’Inzolia, il Grillo, il Nero D’Avola e il Perricone ed anche varietà internazionali come lo Chardonnay, il Cabernet Sauvignon, il Viognier e soprattutto Merlot e Syrah.

La domenica di Cantine Aperte ha regalato agli oltre 300 visitatori della tenuta De Gregorio una splendida giornata all’insegna del sole e del contatto diretto con la natura. All’interno della tenuta insiste un bellissimo agriturismo in cui è possibile trascorrere vacanze molto rilassanti a contatto con il buon bere ed il buon mangiare, staccando tutte le spine possibili. Una sorta di “cittadella” ci accoglie con tanti banchetti allestiti per l’occasione. Bruschette, olive condite, pane, formaggi. E vino. Il vino delle cantine De Gregorio: tutto rigorosamente genuino, biologico. Ma non solo prodotti enogastronomici: anche una bravissima artigiana del bijou – Vitalba Canino –  che realizzava sotto gli occhi dei visitatori deliziosi monili il cui tema principale erano i ditali da cucito: oggetto una volta tanto utile ed indispensabile, ma ormai quasi scomparso. La passeggiata nella tenuta e la visita alla cantina è stata anche allietata da una instancabile cantante che ha sfoggiato un vastissimo repertorio che spaziava tra il pop ed il soul e che faceva quasi fatica a sovrastare l’imperante cinguettio delle centinaia di uccelli che all’interno della tenuta trovano habitat ideale. Poi una sosta nella Club House, con un ottimo calice di Gregorio Maximo: è questo il vino di punta, la bottiglia ammiraglia che la tenuta di Sirignano produce.

Porta il nome di Massimo De Gregorio ed è uno strepitoso rosso IGT. Un blend di Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon che, dopo 12 mesi trascorsi nel silenzio di una barrique di rovere, arriva nei calici con tutta la sua ricca corposità ed il suo colore rubino intenso. Vellutato, con un sentore di pepe ed un bouquet che rilascia sentori di frutta matura, è il calice perfetto da portare con sè sui comodi divani della Club House e magari – in casa propria – davanti ad un camino.

E dunque, dopo il sano e genuino aperitivo, ci avviamo al ristorante dove ci verrà servito un pranzo ricco e di buona qualità, opera dello Chef Carlo Pipitone.

Questa è la seconda edizione di Cantine Aperte a cui prendiamo parte ” – dice Massimo De Gregorio – ” e sono molto contento: la gente è venuta numerosa ed ha goduto di una bella giornata all’aria aperta mostrando interesse e curiosità rispetto al mondo del vino, chiedendo ed informandosi su tutto. E’ stata una gran bella giornata: come aver dato una festa in casa ed averla trascorsa serenamente godendo di ogni attimo insieme a tanti amici ed alla famiglia. Certo, sono un po’ stanco anche perchè mi piace occuparmi personalmente di ogni ospite, e quindi questo può risultare faticoso visto che i visitatori sino a questo momento sono stati circa trecento. Ma è un’esperienza bellissima che rifarei e sicuramente rifarò, e che mi ripaga di qualunque fatica”. Sarà forse per questa passione e per questa disponibilità che l’amore tra la famiglia De Gregorio ed il suo vino dura da oltre trecento anni?Molto probabilmente si.

la Contrada Sirignano è segnalata tra i percorsi delle Città del Vino ed in questa occasione vi parlo e vi racconto di un evento strettamente legato alla vita della cantina e dei suoi vini. Ma più in la su questa famiglia, e sul loro legame con la terra e con le cose ” come si facevano una volta”, vi dirò di più parlando di cucina, di agriturismo e di vacanze all’insegna del relax, della luce, e del sole.

Alessandra Verzera

 

Cantine Nicosia : protagoniste durante Cantine Aperte 2011 ( Gi.Av.)

Anche quest’anno Cantine Aperte, la manifestazione a carattere nazionale promossa dal Movimento Turistico del Vino, che si tiene l’ultima domenica di maggio, ha avuto grande successo. In Italia sono state circa 800 le cantine italiane che hanno aderito e in Sicilia, regione che ha una prestigiosa e apprezzata  produzione,  le Cantine Aperte sono state 19 raggiungendo l’obiettivo di vivere un giorno dedicato al vino e al suo territorio.

 

Nel territorio di Trecastagni le Cantine Nicosia, come ormai accade da 5 anni, sono state visitate da un numero copioso di amanti del vino ma anche di persone che si stanno avvicinando alla cultura enologica. Il vino, come detto durante le visite guidate all’interno della zona di produzione e imbottigliamento dall’agronomo e responsabile qualità dott. Alessandro Lo Genco , è oggi “tecnologia – pulizia – investimenti finanziari”. Infatti la dettagliata visita ha soddisfatto le curiosità dei molti partecipanti, spiegando i vari processi: dalla raccolta dell’uva dalle vigne, rigorosamente fatta a mano, all’inserimento degli acini nella diraspa pigiatrice, dove si separano chicchi dai raspi, sino a giungere all’inserimento del vino in speciali silos di acciaio AISI 316, in cui la temperatura viene costantemente e attentamente controllata grazie a termometri collegati ad un software. Tutto ciò, è guidato da una passione familiare che porta avanti l’azienda fin dal 1898, e che oggi è gestita da Carmelo Nicosia e dai suoi figli poco meno che trentenni, Francesco e Graziano, circondati da uno staff di preparatissimi  e aggiornati dipendenti. Ogni processo di produzione del vino è curato nei minimi dettagli, la stessa bariccaia contiene botti costruite in rovere francese della foresta di Allier, perché legno appartenente a piante secolari.  Durante l’evento, le Cantine Nicosia, hanno consentito ai visitatori di vivere l’intera azienda con spiegazioni e mini corsi di degustazione curati dagli esperti ONAV di Catania, e anche di recarsi al vigneto Monte Gorna e al suo antico palmento. Questo evento totalmente gratuito, se non per un piccolo contributo di 3 euro per l’acquisto del bicchiere da utilizzare durante le degustazioni, è stato reso ancor più piacevole dagli espositori di artigianato, carretti siciliani e gastronomia locale. Le Cantine Nicosia, esportano i propri vini, e recentemente anche l’olio, in tutto il mondo sia nel GDO con il marchio Nicosia, sia nell’HORECA con gli eccellenti vini marchiati Fondo Filara.  Le produzioni enologiche Nicosia sono garantite da certificazioni internazionali  come la BRC e l’IFSLe maggiori produzioni delle Cantine Nicosia sono l’Etna Rosso e l’Etna Bianco, ma il fiore all’occhiello è il Cerasuolo di Vittoria, tutelato anche da un consorzio; i 40 ettari di vigneto del Cerasuolo a differenza dei vigneti etnei, si trovano nel territorio del ragusano e grazie ad un permesso del Ministero dell’Agricoltura,  le Cantine Nicosia sono l’unica azienda etnea può imbottigliarlo al di fuori del territorio di Vittoria. Il Direttore Generale, dott. Carmelo Marletta, e l’addetto comunicazione e marketing, dott. Antonio Marino, hanno spiegato che l’azienda ritiene fondamentale per incentivare la cultura del vino e il saper bere bene, presenziando ogni hanno in numerose fiere e eventi nazionali e internazionali, come il Vinitaly di Verona, il Vinoexpo di Bordeaux e quest’anno avendo l’orgoglio di essere stati selezionati con l’Etna Rosso 2009 alla degustazione dedicata al seminario HORECA di Londra. Ulteriore successo per le Cantine Nicosia durante la manifestazione Cantine Aperte è la grande affluenza di visitatori che aumenta di anno in anno, e l’eccellente sinergia dello staff nel gestire la manifestazione, riconosciuta anche dal “Bollino Accoglienza coi Fiocchi” dato dal Movimento Turistico del Vino.

Giuliana Avila Di Stefano

L’olio d’oliva: una bella storia italiana.

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Omero definì l’olio d’oliva “l’oro liquido”, affermazione tuttora valida se consideriamo i suoi benefici effetti sul metabolismo umano. L’olio extra vergine d’oliva è l’unico olio che si ottiene da un frutto, l’oliva (drupa), attraverso mezzi meccanici o fisici che non alterano il prodotto e ne permettono il suo consumo tal quale. Gli oli di semi (arachidi, mais, soia, girasole)  si ottengono per estrazione e raffinazione attraverso l’uso di attrezzature e sostanze chimiche (A. Lo.)

Wine Shire 2011: i bilanci di Gianni Lamioni, Presidente della Camera di Commercio di Grosseto

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Si è da poco conclusa la seconda edizione del Maremma Wine Shire, kermesse che ha visto il confronto tra 160 cantine del grossetano ed oltre settanta buyers provenienti da 18 paesi di tutto il mondo. A pilotare la sequenza degli eventi degustativi il giornalista e scrittore Luca Maroni, il quale ha confermato i successi qualitativi di una zona toscana sulla quale c’è tanta attenzione da parte del consumatore evoluto ma anche da parte del trade più qualificato (Ni.Pa.)

Caffè: chi l’ha detto che fa male? Da Palermo arriva il giusto verdetto

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Chi l’ha detto che bere caffè può creare seri problemi all’organismo umano? Sfatato, ed era ora, questo allarme che per anni, anzi da sempre, ha provocato non pochi disagi ed interrogativi a quanti abitualmente ogni giorno fanno consumo della “bevanda nera”. Trecento milligrammi di caffeina, in pratica 3-4 tazzine di caffè al giorno, non solo non creano alcun problema, ma possono anche apportare benefici all’organismo (A. Fi.)

 

Castelbuono e le vie del vino nella capitale dell’enogastronomia siciliana

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baccoCastelbuono e le vie del vino: a ogni cantina sarà intitolata una via nella capitale dell’enograstronomia siciliana. La singolare iniziativa è stata ideata da Dario Guarcello, presidente dell’Associazione “Amici per Bacco” con la collaborazione dell’Istituto regionale della vite e del vino, dell’azienda “Progetto Legno” di Termini Imerese in collaborazione con l’amministrazione comunale di Castelbuono e le cantine italiane. L’appuntamento è dal 29 luglio all’1 agosto prossimi.

“Un progetto che si prefigge di salvaguardare il rapporto di  grande intelligenza e maestria eno-gastronomica della cittadina medioevale siciliana attraverso la collaborazione fra Aziende private ed Ente Pubblico – spiega Dario Guarcello – ogni azienda che parteciperà alla manifestazione ” PAESE DIVINO & BLUES AND WINE SOUL FESTIVAL” che si terrà a Castelbuono (Palermo) dal 29 luglio all’1 agosto 2011 adotterà una via di Castelbuono e questo gesto sarà suggellato da una targa apposta sotto la tabella che indica il nome della via attuale”.

In particolare ogni azienda vinicola che parteciperà alla singolare ed originale iniziativa esporrà una foto (100×70 cm.) della cantina da esporre vicino la targa che gemella la propria cantina alla via stessa. In sostanza ogni azienda adotterà una strada di Castelbuono e di questa ne sarà la custode. Suggestivo il momento in cui il 29 luglio prossimo quando, come da programma, alle 10,30 del mattino saranno scoperte le targhe gemellate con le vie di Castelbuono e le foto delle cantine partecipanti.

“La nostra storia fatta insieme agli attori del settore enologico – aggiunge il presidente dell’Associazione Amici per Bacco –  si è sempre di più arricchita portandoci oggi a gestire un evento che oltre ad avere fama nazionale ed europea porta nella sua eco il nome di Castelbuono le targhe in legno saranno donate alle cantine e al comune di Castelbuono dall’azienda Progetto Legno.

Altro appuntamento da non perdere è previsto per il 30 luglio quando,nella suggestiva cornice dell’antico chiostro della chiesa di San Francesco, Castelbuono accoglierà la scrittrice e giornalista Francesca Fabbri Fellini, nipote del grande regista Federico Fellini che, per l’occasione presenterà il suo libro “A tavola con Federico Fellini”

Il libro è stato  scritto “a quattro mani” con l’ausilio della mamma, Maria Maddalena Fellini, sorella dell’indimenticabile regista riminese che raccoglie in un unico volume le preferenze culinarie di uno dei più grandi Maestri del cinema italiano. Dopo un’accurata e poetica introduzione a cura di Tonino Guerra il libro ci guida, ricetta dopo ricetta, nei segreti della sua cucina. Ogni piatto suggerito viene fotografato nei minimi particolari, fin dalla scelta accurata e rigorosa degli ingredienti. Un viaggio attraverso i gesti, i ricordi, i piccoli riti e le curiosità alla ricerca di quella “sinfonia di sapori” che Federico Fellini ritrovava ogni qualvolta si sedeva a tavola nella sua casa riminese di Via Oberdan.

Antonio Fiasconaro

Aida Satta Flores, dal palcoscenico di Sanremo, alla conquista della “palermitaneità” gastronomica

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AIDA_SATTA_FLORES.jpg.bigOggi nostra ospite, bisogna quindi aggiungere un posto a tavola, è Aida Satta Flores, 51 anni il prossimo 21 settembre, cantautrice siciliana con il cuore diviso in due parti: uno ad Oriente cioè Catania e l’altro ad Occidente, cioè Palermo. Ma lei, da sempre si sente, a tutti gli effetti, “palermitanissima”. Cugina dell’indimenticato attore Stefano Satta Flores.

 

Aida Satta Flores inizia a cantare e suonare la chitarra in svariati gruppi. Si fa conoscere dal pubblico nel lontano 1981, quando vince il concorso “Teen-ager canto e teatro”. Ma la vera prima occasione importante arriva quattro anni dopo quando vince il Festival di Castrocaro con il brano “Alkaid”. Partecipa nel 1986 al Festival di Sanremo con il brano “Croce del Sud”, brano da lei composto con Roberto Colombo ed Elio Aldrighetti.

Tre anni più tardi è di nuovo sul palcoscenico del Teatro Ariston con il brano “Certi uomini” prodotto da Pino Longobardi e Gino Paoli. In questo brano da lei composto Aida dà tutta se stessa cantandolo con eleganza ed accompagnandosi con la chitarra tanto che le viene assegnato il “Premio della critica”.

 

Nello stesso anno partecipa alla seconda edizione del concerto d’autore al femminile organizzato dal premio Tenco insieme ad artiste del calibro di Ornella Vanoni, Mia Martini, Rossana Casale, Paola Turci e Mariella Nava. Inoltre, vince il premio Rino Gaetano come miglior autrice di testi e musiche.

Nel 1992 partecipa ancora una volta al Festival di Sanremo con il brano, poi bocciato dalle giurie, dal titolo “Io scappo via”. Il suo primo cd “Il profumo dei limoni” arriva nel 1993 ed è frutto di un lavoro prodotto dai Nomadi.

 

In questo album Aida duetta con Augusto Daolio ( Foto sopra)  dei Nomadi nel brano “Un bersaglio al centro” che diviene anche sigla televisiva del programma “Bella d’estate” trasmesso da Rai 1. Nell’estate dello stesso anno Aida fa la spalla nel tour dei Nomadi.

Dal 1994 al 1999, la Satta Flores si concede una pausa discografica, nonostante continui a proporre i suoi concerti in Italia ed all’estero. Fino ad oggi la cantautrice palermitana si è alternata tra tour e sala d’incisione pubblicando altri cd riscuotendo  un grande successo di pubblico e critica.

 

Nel 2006 ha partecipato pure alla rassegna “O’scia” organizzata da Claudio Baglioni a Lampedusa, dove Aida ha duettato con il cantautore romano in un medley emozionando il numeroso pubblico.

 

In questi ultimi mesi sta lavorando ad un nuovo disco che, sarà pronto per i primi mesi del 2012. Nel frattempo sta preparando il nuovo tour 2011 che partirà il prossimo mese di luglio e fino a settembre porterà l’artista palermitana in giro per l’Italia.

 

Nel frattempo, dopo 23 anni di convivenza, qualche mese fa è convolata a nozze con il suo compagno di sempre, Giovanni Fasulo.

Aida, come possiamo prenderti per… la gola?

“E’ facile. A me piace mangiare eccome! Purtroppo, per il momento sono a dieta. Mi sto preparando per affrontare i concerti estivi. Ma sono davvero golosa, golosissima, manciataria…”.

Il tuo rapporto con la cucina palermitana e catanese

“Mi inviti a nozze. Secondo me la cucina catanese è legata al naso, agli odori. Quella palermitana, invece ai sapori. Di Catania ricordo le crespelle, le fritture dolciastre, l’acciuga nella ricotta. Ma i dolci di Palermo non li batte proprio nessuno. Sono unici”.

E quali sono i dolci che preferisci?

“Mi piacciono tutti quelli preparati con la crema di ricotta: i cannoli di Palermo o quelli di Piana degli Albanesi. La cassata siciliana sia quella tradizionale che al forno. Ricordo che mio padre da piccola mi portava spesso alla Pasticceria Svizzera di Catania e quasi sempre divoravo una coppetta di panna montata. Quella che fanno a Catania è davvero speciale. A Palermo invece prendo un bel gelato al caffè con la panna montata o una coppa di fragoline e panna. Mi mi piace gustare, non solo con gli occhi, i profitterol palermitani e se dovessi scegliere tra panna o ricotta, non avrei dubbi: scelgo i dolci con la ricotta: hanno origini arabo-normanne, quindi il trionfo della palermitaneità”.

In assoluto, oggi quale piatto della cucina siciliana ti piace più di tutti. A prescidere da Catania e Palermo?

“E’ difficile fare classifiche e distinsioni. Mi piace per esempio la caponata alla catanese o la parmigiana che spesso mia madre prepara. E’ il tripudio di sapori, colori, odori e frittura. Sublime! Oggi da tutto questo mi trovi spiazzata, perchè sono a dieta. La pasta con le sarde, per esempio, non mi fa impazzire. Invece quella alla norma con sopra grattugiata rigorosamente la ricotta salata, questa sì che mi fa impazzire, accompagnata da un buon bicchiere di vino rosso e non rigorosamente nero d’Avola”.

Ci può essere un rapporto tra buon canto e cucina? Come si possono unire in matrimonio questi due elementi?

“Di solito noi artisti mangiamo sempre dopo le performance, perchè con la pancia piena non si riesce mai a cantare. Non ci si può esibire. Però, essendo io una cantautrice, quindi non osservando la tecnica, preferisco spizzuliare ( assaggiare,sbocconcellare, ndr) qualcosa prima di salire sul palcoscenico, così come mi hanno insegnato i Nomadi, ma non bisogna mai esagerare. Non bisogna mai abbuffarsi. Poi, a fine concerto ci si lascia andare. Si va a mangiare con tutta la band anche se sempre ad orari improponibili, durante la notte. Se ti mangi la sasizza (salsiccia) cosa ci metti sopra latte o un bel bicchiere di vino? Quindi….”.

Antonio Fiasconaro

“Mare Nostro” alla conquista dell’Est

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School of SardinesIl pescato semilavorato del comune di Trappeto (Pa), sarà di scena a Praga e Bratislava dal 30 maggio al 6 giugno. Ciò avverrà grazie al progetto ‘Mare Nostro’, “Una doppia missione – dice il sindaco di Trappeto, Sebastiano Giuseppe Muscolino-  che consentirà di far conoscere sia i nostri prodotti che gli imprenditori locali mirando a trovare nuovi spazi di mercato”.

L’obiettivo del progetto, promosso dall’Assessorato Regionale delle risorse Agricole ed Alimentari- dipartimento degli interventi per la pesca, è appunto quello di promuovere il settore della pesca e tutto l’indotto ad esso collegato e, attraverso questo, promuovere contestualmente il territorio del comune di Trappeto attraverso strategie mirate. In quei giorni, nei migliori alberghi delle due capitali europee, lo chef Natale Giunta si sbizzarrirà nella preparazione di piatti della tradizione culinaria siciliana.

 

“A lui – dice Marco Perra della Marmax culturelle organizzatrice del progetto- il compito di trasmettere tutte quelle emozioni e quei profumi che solo la Sicilia sa produrre”. Per Anna Maria Manzo, dirigente del dipartimento regionale degli interventi per la Pesca “ Mare Nostro è un progetto che riassume tutte quelle che sono le tematiche che l’assessorato ha cercato di portare avanti nel corso di questi anni. Il nostro problema – dice la Manzo- è quello di far capire all’Unione Europea che abbiamo l’esigenza di tutelare le nostre peculiarità come, ad esempio, la piccola pesca. Ecco perche è fondamentale la collaborazione tra Regione ed enti locali”. “La produzione siciliana – sottolinea Ovidio Perra, Marmax culturelle- non è mai competitiva nei prezzi con i mercati globalizzati, ma lo è in termini di qualità dove non teme concorrenza alcuna. Ma – aggiunge- bisogna comunicarlo nel modo più appropriato”. A conclusione del progetto, prevista il 19 luglio prossimo, saranno diffusi i risultati degli obiettivi raggiunti dal progetto.

Arianna Zito

Un gioco all’addizione, essere mamma e foodie

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Essere mamma, coltivare la passione per la buona tavola e tornare a guardare con gli occhi da bambina il mondo circostante. Un cucchiaino proteso verso uno svezzamento: quello di Alice, orientata alla curiosità, alla conoscenza, nella necessità di crescere e iniziare a muovere i suoi primi passi; quello di Miralda, esposta al vento del cambiamento nel suo diventare mamma attenta a creare sempre nuovi stimoli, i profumi di una nuova vita. Intervista a Miralda de Il cucchiaino di Alice (Ti.Ni.)