I trend di lusso : collezionare vini.

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Rispondo alle tante domande degli appassionati enofili che mi chiedono quali sono i vini da collezione e come si fa ad iniziare una raccolta che possa prendere valore col tempo. Collezionare bottiglie pregiate di vini è un hobby molto antico, prerogativa dei più abbienti, in quanto molte bottiglie hanno valori notevoli dovuti alla loro zona di produzione, alla marca, al millesimo, alla eventuale numerazione delle stesse in etichetta, quindi alla loro rarità (Ni.Pa.)

In vetta alle aspirazioni del wine collector ci sono i grandi vini francesi: iniziamo con quelli prodotti a Bordeaux, prestigiosi rossi dalle incredibili possibilità di invecchiamento. Nella Classificazione dei Vini di Bordeaux del 1855 promossa da Napoleone III, i migliori vini – da sempre considerati i leader – furono classificati Premier Crù: erano quattro aziende a produrli delle quali cui tre si trovano nella zona del Medoc: Chateau Margaux, Chateau Latour e Chateau Lafite Rotschild, mentre una insiste nella zona del Graves, ovvero Chateau Haut Brion.

Il successo dei vini bordolesi ebbe inizio nel XII secolo, quando Eleonora d’Aquitania sposò il futuro Re d’Inghilterra Enrico II facendo passare la regione di Bordeaux (l’Aquitania, appunto) sotto il controllo degli inglesi, che iniziarono a fare abbondante uso di questi vini assai buoni e longevi.

I vini prodotti in queste cantine, o forse sarebbe più opportuno dire in questi castelli, sono oggi venduti alle aste, ancora allo stato di masse vinose sfuse, a pochi e selezionati compratori, che li avranno dopo due/tre anni in bottiglia per la loro commercializzazione. Con queste premesse è facile capire che difficilmente si potranno acquistare vini prodotti dai Premier Crù a prezzi accessibili, e che si tratta sempre di centinaia di euro per ognuna di esse. Specie se la bottiglia è una magnum o una riserva particolare. Un esempio di prezzi: per 6 bottiglie di Chateau Margaux annata 2008 € 4.300,00;  annata 2006 € 3.600; annata 2005 € 7.000,00.

Mi è d’obbligo segnalare altri Chateau degni di assoluto rilievi pur non rientrando essi nel podio alto della classifica napoleonica. Si tratta di Cheval Blanc, di Palmer, Angelus, etc. Altra regione ricca di grandi vini è la Bourgogne, regno del Pinot Noir, dove le proposte sono notevoli: 6 bottiglie di vino bianco Domaine Jaques Prieur Montrachet Grand Cru 2005 costano € 2.900,00.

Una bottiglia di rosso Romanée Conti invece è in vendita a circa € 9.000,00, ma è di annata molto antecedente al 1950. Trasferiamoci a Reims, nel mondo degli Champagne: i Dom Perignon variano di prezzo a seconda delle annate, ma una bottiglia del 2002 è quotata € 135,00, mentre una del 1949 ne costa 1.300,00 ed una del 1969 ne vale € 700,00. Molti intenditori preferiscono i Krugg, che valgono da € 1.500,00 se dell’annata 1985, “solo” € 230,00 se si tratta di un Rosè di recente produzione.

Molto più accessibili le altre marche, Mumm, Bollinger, Veuve Clicquot, etc., tutte valutabili da 30/40 euro a 180/200 circa, a seconda delle annate. Passiamo ai grandi vini italiani, dove la fa sempre da re il Sassicaia del marchese Incisa della Rocchetta di Bolgheri. Una verticale di dieci annate è stata messa all’asta per € 1.500,00; una bottiglia da 0,75 cl dell’88 a circa € 300,00; una similare del 1968 a € 1.739,00.

Variabili le quotazioni dei Brunelli di Montalcino, da € 100,00 per una bottiglia di questa prima decade di terzo millennio, per salire vertiginosamente a € 650,00 per un Biondi Santi del 1982 fino a circa € 3.000,00 per un Brunello della stessa marca del 1955. Un Barolo Riserva di Conterno del 1955 – la regione è il Piemonte – vale circa € 1.000,00, ma è un caso raro; gli altri vini di questa tipologia si trovano a cifre che viaggiano tra gli € 80,00 e i 2/300,00. Medesime quotazioni per i Barbaresco, con qualche punta verso i 500 euro per le annate più rare. Al sud Italia non ci sono – secondo le case d’asta – vini da collezione, quindi non c’è una vera richiesta da parte dei collezionisti. Ma spulciando in Sicilia, ecco spuntare interesse per qualche bottiglia a collo di oliva di Marsala vergine pre 1950: in testa Florio, seguita da Amodei, con particolare predilezione per quelle sigillate con la ceralacca.

Interessante pure la casa vinicola Tasca d’Almerita con il suo bianco Botrytis Cinerea del 1991, uno Chardonnay di grandi caratteristiche  organolettiche. Molto seguita dagli appassionati la produzione della Cantina Milazzo di Campobello di Licata e dei suoi vini più autorevoli: alcuni bianchi sono straordinari anche dopo quindici anni (degustati dal sottoscritto), mentre i rossi sono veramente da collezionare, come il Duca di Montalbo e il Fondirò. Concludo con le riserve di De Bartoli, il grande Marco venuto a mancare da poco: era stato il mio testimone di nozze e durante la nostra lunga amicizia più volte ebbi la fortuna di assaggiare vini Marsala veramente antichi e riserve incredibili risalenti addirittura al 1900. Riprenderemo ancora questo argomento dei vini più rari, in quanto seguito da molti nostri lettori, con i quali ci scusiamo se per motivi di spazio non abbiamo accennato ai Chianti e ad altri grandi vini veneti sicuramente degni di rilievo.

Nino Panicola

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