Periodicamente, a cicli quasi fissi, TripAdvisor torna alla ribalta con storie che stanno tra l’assurdo e l’incredibile.
Normalmente ciò accade a ridosso dell’estate, periodo in cui i soliti “franchi tiratori” si scatenano alla sistematica demolizione di quelli che considerano – a torto o a ragione – i competitors da sgretolare con ogni mezzo . E partono plotoni di amici e conoscenti non già a rilasciare recensioni positive al locale dell’amico, quanto piuttosto recensioni estremamente negative per il locale “avversario”. Ma non solo: storiacce di finti recensori che si presentano a nome di TripAdvisor come inviati, a “vendere” recensioni positive, gente che si improvvisa venditore di fumo e che si gioca prestigio e carriera per poche decine di euro. A volte vere e proprie organizzazioni che mettono in piedi truffe facendo leva sulla frustrazione di gestori colpiti ingiustamente da giudizi denigratori. Interessantissimo questo articolo : http://www.scattidigusto.it/2013/02/01/tripadvisor-10-recensioni-a-3-000-euro-o-il-canone-mensile-puzzano-di-truffa/
Cose di cui TripAdvisor non è responsabile, ovviamente, e che finiscono sulle pagine delle cronache. Il pungolo è stato lanciato questa mattina dallo chef palermitano Natale Giunta che ha postato su Facebook un link che qui riporto e che vi invito a leggere: si stenta a credere che ciò che si legge nell’articolo possa essere vero. Eppure è così. Qui l’articolo : http://www.lucianopignataro.it/a/grande-notizia-tripadvisor-recensioni-finte-mavafankkulo-torino-modena/77016/
Da anni il malcontento tra i gestori di locali serpeggia fastidioso.
Proprio di Giunta, alcuni giorni fa, avevo raccolto uno sfogo su una cosa che dovrebbe essere normale ma che invece non lo è. Lo chef aveva commentato : “ Mi stanno bene le recensioni, anche negative, che provengono da Booking.com Perché quelle sono recensioni sicuramente vere, dato che Booking invia un invito ad esprimere la propria opinione solo a clienti che hanno prenotato attraverso il loro sito e che certamente sono stati nel locale o nella struttura che si apprestano a recensire: su Tripadvisor invece è un arrembaggio. Un mare magnum di bugie.Chiunque può scrivere qualsiasi nefandezza, puramente per invidia o antipatia personale, e rimanere impunito forte dell’anonimato. Noi gestori totalmente impotenti”.
Sfogo comprensibilissimo dato anche che su TripAdvisor ci si iscrive volontariamente ma è impossibile annullare la propria iscrizione: una volta effettuata la registrazione del proprio locale, il locale diventa in automatico “proprietà” di TripAdvisor: l’unico modo per non essere più presente sul loro sito è chiudere, fallire, cambiare gestione. Ma il tutto deve essere supportato da prove documentali. E questo già di per sé ha dell’incredibile: ma la cosa ancora più incredibile è che chiunque può iscrivere qualunque locale senza che il gestore del locale stesso ne sia persino consapevole. Questo è un abuso bello e buono.
Anche io sono titolare di due account su TripAdvisor: uno come titolare di un locale, e l’altro come fruitore di locali e dunque come recensore. Ne ho viste di tutti i colori: da recensore mi è stata appioppata la recensione negativa di un tizio che, nella messaggistica privata di TA, si dichiara “concorrente” della mia struttura. Segnalato a TripAdvisor, dato che le recensioni dei concorrenti sono a loro dire illegittime: non è stata mai rimossa. Come recensore invece trovo embarghi notevoli: sei volte ho inviato una recensione e sei volte è stata cestinata, con le motivazioni più disparate ma ogni volta sempre diverse. A questo punto andiamo a fondo e cerchiamo di capire secondo quali criteri un recensore ha 139 recensioni al proprio attivo – nel mio caso assolutamente autentiche dato peraltro che nel mio profilo dichiaro chi sono e cosa faccio – ma all’improvviso alcune gli vengono cestinate. Così, senza una vera ragione. O forse esistono ragioni che non ci raccontano? Forse le ragioni sono di carattere economico? Sicuramente sono di carattere economico dato che, come si evince anche dall’articolo di cui pubblico il link, il colosso TA è quotato in borsa con bei numeri. Ma muovere soldi in borsa giustifica il vilipendio della gente che lavora, che suda, che si brucia le mani, che fatica a rimanere aperto tutti i giorni, che paga il personale, che si confronta con le tasse e gli uomini del pizzo? Basta a chiudere un occhio sulla concorrenza sleale, che è un reato in base all’articolo 2598 del codice civile? Si, ma quello è il “nostro” codice civile: di coloro i quali subiscono angherie quotidiane con il placet di TripAdvisor. Questo link vi fornirà un’idea un po’ più precisa dei termini e dei numeri dell’affaire TripAdvisor, della sua struttura e delle sue “strategie” : http://www.tripadvisor.it/PressCenter-c5-Our_Team.html
Rimane il fatto che basterebbe poco a regolamentare un sistema che, allo stato attuale, danneggia pesantemente attività produttive che già, causa crisi, fanno fatica a rimanere in piedi, impedendo abusi e ritorsioni: rendere il tutto più trasparente. Come? Magari anche lasciando il diritto all’anonimato, ma pretendendo obbligatoriamente le prove fotografiche a supporto dei malfunzionamenti evidenziati, e la copia del conto/fattura pagato. Ma poi mi chiedo: se si agisce in buona fede e e non si ha nulla da nascondere, quanto può valere voler mantenere ad ogni costo l’anonimato? Non vale nulla, se non per chi – accumulando iscritti – rende il proprio sito più vendibile allo stock market: e poco importa se tra gli iscrtti si forma una palude di disonestà intellettuale e di scorrettezza che danneggia il lavoro di migliaia di operatori. Il business è business: si, ma lo è anche quello degli altri.
Alessandra Verzera
Foto: web e www.lucianopignataro.com