Editoriale. Milena Gabanelli e l’insostenibile leggerezza di un post

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gabanelli Non si parla d’altro da diverse ore ormai. Di cosa? Ma del post  che la giornalista Milena Gabanelli ha pubblicato sulla pagina Facebook  delle rubrica che tiene sul Corsera, Dataroom, dopo essere stata a cena in un noto ristorante bolognese . Più che un post, un dardo al veleno scoccato contro Aurora Mazzucchelli, chef del ristorante Marconi, nella provincia bolognese.

Scrive la Gabanelli : ” Nulla di pesante. Questo è un antipasto. Non so cosa ho mangiato perché non sono riuscita a sentire il sapore (merluzzo mantecato c’era scritto). Ma questi chef…?!”, e si riferisce all’amuse bouche nella foto sotto.

marconi gabanelliNell’era del ” siamo tutti critici enogastronomici” ( ma siamo anche dei tuttologi) , è paradossale che una professionista del calibro della Gabanelli non conosca la differenza tra entrèe ed antipasto, tra amuse bouche e piatto propriamente inteso.

marconiInfatti, ciò che la giornalista ha immortalato nel piatto era esattamente questo: un amuse bouche, un “assaggino”, uno “sfizietto” come di solito ne vengono serviti nei locali di livello medio alto, e che tra l’altro sono del tipo “complimentary“, cioè gratis. Sono anche conosciuti come “benvenuto dello chef”; un modo piacevole di attendere le portate principali, per nove clienti su dieci : la decima cliente è la Gabanelli, che pasticcia, prende fischi per fiaschi, e si lancia in un sarcasmo decisamente fuori luogo e poco aderente al suo profilo di professionista attenta e meticolosa. Una di quelle che fa informazione “seria”, insomma. Quella che ricordiamo in Report da dove, va ricordato, fece piovere pietre sul capo degli chef stellati con una puntata decisamente controversa. Stride con il ricordo di quella puntata l’idea di una Gabanelli seduta a cena in un locale stellato, a conti fatti.

aurorapiattoChi ha il privilegio di potersi sedere a scrivere detiene un potere. La stampa è il quinto potere. Se il personaggio che scrive è popolare, la cassa di risonanza del suo pensiero si amplifica e si allarga a macchia d’olio: una come la Gabanelli, tra il serio ed il faceto, non può ignorare la portata del suo messaggio. Non a caso quel post, quantomeno superficiale, vanta centinaia di condivisioni, oltre che svariate centinaia di commenti, quasi tutti a favore del contenuto del post stesso. Ma è risaputo che la gente tenda ad esultare per qualsiasi opinione propalata dal personaggio di turno: opinione che recepisce come verità assoluta alla quale aderisce senza riserve ma, soprattutto, senza alcuna competenza nè senso critico.

Aurora-MazzucchelliEd ecco però che il consenso ricercato tra i suoi fans determina l’effetto boomerang e che contro la Gabanelli arrivano le critiche ed i giudizi non proprio lusinghieri dei colleghi, in primis, e degli addetti ai lavori nel settore della ristorazione. Si schierano anche, giustamente, i critici ed anche i bloggers. Una tempesta in un bicchiere d’acqua, per puro pressapochismo. Che il post della Gabanelli non intendesse volutamente danneggiare alcuno è abbastanza evidente: che invece abbia danneggiato l’immagine di una intera categoria di lavoratori, del Marconi e della Mazzucchelli , se non altro mortifcandone il talento ed il messaggio legato ad un certo tipo di cucina, però è altrettanto evidente.

E su facebook è partita la ridda dei commenti, dei post al vetriolo in cui si rimprovera alla giornalista di non aver tenuto conto delle possibili conseguenze e di avere mortificato un settore che, oggi come oggi e molto più di diversi altri settori, è un polo produttivo positivo che parla di Italia nel mondo. Esportiamo cultura del cibo, è innegabile.

Dataroom_FBPossiamo anche disquisire ad libitum circa l’opportunità di postare commenti di tipo “privato” su profili social aziendali: questo è successo con il post di Gabanelli. Una sua ( errata) interpretazione è finita sui social di una delle rubriche dell’azienda per la quale lavora – il Corriere della Sera –   che peraltro ha puntato molto sul food con una serie di rubriche e speciali dedicati alla cucina. Non è professionale, decisamente: sul mio profilo posso scrivere ( quasi) tutto, ma su un profilo aziendale no; pena la perdita del mio aplomb, della mia correttezza e della mia credibilità. Tanto più se mi intrattengo nel rispondere ai commenti decisamente poco lusinghieri dei fans e se arrivo a definire “masochisti i poveri malcapitati seduti in quel ristorante”. Non solo: la giornalista si stupisce anche del conto, che considera troppo elevato, e malgrado il quale i tavoli sono tutti pieni. Anche qui c’è molto da ridire e viene da chiedersi dove sia abituata a cenare la signora Gabanelli. marconilogoDando una lettura al menù del Marconi infatti ci si imbatte in due “percorsi”; uno ha un costo di 70 euro, e l’altro  in cui si contano otto portate, costa 90 euro. I piatti del menù alla carta hanno un costo medio di 25 euro. Nulla che possa davvero fare gridare allo scandalo. Alla fine della storia credo che non sia obbligatorio cenare presso un locale stellato: esistono i ristoranti di buon livello con le forchette e i cappellini, quelli buoni ma senza orpelli nè fregi, ma anche le trattorie, le osterie, le bettole. Esistono le piadine ed il pane con la mortadella: esiste di tutto, per tutte le tasche, per tutte le pance e per tutte le esigenze. Esistono anche i rari e bravissimi giornalisti: e ci piacerebbe tanto che rimanessero tali.

Alessandra Verzera

 

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