Agriturismo Cascina La Moffelona, Gragnano Trebbiense (Pc)

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Il posto è bello, anzi direi anche affascinante con quell’aspetto di piccolo borgo ottocentesco circondato da ampie vallate verdi e con attrezzi rurali quasi in esposizione nell’aia all’ingresso.  Esiste da diversi anni, ma solo recentemente ha cambiato gestione. In più si trova nella “food valley” emiliana. Non resta che entrare e provare ( Gi.Az.)

Appena varcata la soglia del grande portone in ferro la sensazione che ci accoglie è di calda ed ariosa accoglienza, insieme ad effluvi  delicati di candele leggermente profumate e giochi di illuminazione particolarmente indovinati . Le volte a botte in mattoni rossi sono illuminate da spot light, unico eccesso di modernità in un contesto in cui il tempo sembra fermo. Poi luci soffuse, lampade, piantane. Ci aspettavamo tovaglie a quadrotti ed elementi da trattoria, per così dire: ed invece ci troviamo seduti ad un tavolo chiaro dipinto a mano, con piatti e tovaglioli che recano come monogramma una “M”, a ricordarci il nome del posto.

La mise en place prevede bicchieri e posate per ogni evenienza.  L’eleganza sobria e “morbida” – si perché le tinte scelte sono chiare ma calde –ci mette subito a nostro agio e ci invoglia ad ascoltare il menu.

Siamo in quattro. Poco distanti dal nostro tavolo altri due clienti che ci sembrano già a metà pasto chiacchierano agitando un grosso calice di rosso. Ci si saluta, anche perché la sala non è grande ed i tavoli sono giusto 15. In sostanza sembra di trovarsi in casa di qualcuno, ed il saluto è d’obbligo.

Il maitre, che ci aveva già aiutati a liberarci dei nostri cappotti, ci illustra il menu. Non possiamo fare a meno di notare che è particolarmente ricco e che sono diverse le cose che ci stuzzicano: per un agriturismo questo è un fatto notevole e decisamente non comune. Sempre il maitre ci spiega che, sebbene la lista dei piatti sia lunga, si tratta quasi sempre di cucina locale e di impiego di prodotto locale, per lo più biologico, con qualche elaborazione di fantasia che non si discosta troppo dalla solida tradizione emiliana.

Così ci lanciamo all’attacco degli antipasti, ed ordiniamo un tortino di patate su crema di zucca e taleggio, un soufflé di formaggi misti con zuppa di cipolle, una porzione di gnocco fritto con affettati e formaggi misti, ma anche con dei gustosissimi “ciccioli”, ed una crespella ai funghi gratinata.

Stranamente non ci viene posta la solita obiezione che tende a far ordinare a più clienti la stessa pietanza: già solo per questo La Moffelona conquista un punto. Ci viene però sinceramente detto che si dovrà attendere una ventina di minuti, che ci stanno tutti. Va bene così, dato che nel frattempo abbiamo ordinato una buona bottiglia di rosso – Vigna Morello di casa La Tosa – e che quei minuti voleranno via. In quell’occasione scopriamo che il maitre è anche un sommelier professionista: ci era sfuggito il tastevin appuntato sul petto, ma non ci era di certo sfuggita la sua tecnica. Inappuntabile. Piccoli lussi che fanno sentire coccolati ma che, in qualche modo, mettono anche in allarme. Infatti questo ulteriore dettaglio ci aveva fatto presagire un conto assai salato.

Fatte le nostre scelte, dopo un paio di minuti ritorna il maitre con un piattino di assaggini sconosciuti ma dall’aspetto assai invitante. Servono, ci dice, ad ingannare l’attesa: in quell’occasione scopriamo che si tratta di bocconcini di “sfincione”, di piccoli arancini di riso e di crocchettine di latte fritto. Il che ci porta dritti all’origine della titolare, che è siciliana.  O delizia. La mitica gastronomia siciliana in chiave emiliana, con prodotto locale. Piccole sfide, vinte in partenza. Connubi azzeccati e matrimoni felici: due cucine in fusion che non deludono le aspettative.

Intanto ordiniamo anche i primi che saranno due risotti – uno al radicchio rosso, salsiccia e Gutturnio e l’altro alla crema di zucca e taleggio –  e due bucatini biologici al ragù d’anatra. I secondi prevedono un filetto di maiale con cipolle in crosta di sfoglia, una tagliata di manzo con patate arrosto, coscette d’anatra all’arancia e salamelle in umido con fagioli.

Piatti robusti, decisamente, che forse non lasceranno spazio al dolce.

Gli antipasti sono tutti ottimi anche perché ciascuno di noi ha assaggiato, oltre alla propria, anche la scelta dell’altro: arrivano al tavolo all’unisono e gli affettati che accompagnano lo gnocco fritto sono di primissima qualità. Il piccolo stuolo di sala che ci porta i piatti si muove velocemente e con garbo, offrendo l’impressione di trovarci in un ristorante di lusso.

Questi antipasti però hanno un unico difetto che li accomuna tutti: sono forse troppo abbondanti e, dopo aver consumato anche gli assaggini dell’attesa, la sensazione di pienezza fa già capolino. Per fortuna il risotto impiegherà altri venti minuti prima di giungere al tavolo. E giunge lasciandosi dietro una scia di profumo irresistibile. E’ ottimo e delicato, sebbene impieghi ingredienti decisamente “forti”. Di ottima cremosità e cottura perfetta. Ma sono i bucatini biologici a far parlare di sé quella sera: sono veramente l’espressione dell’alta cucina. Non sono a buon prezzo, questo va detto, ma sono fatti a mano con farina e uova biologiche, ed anche il ragù di anatra è bio. E dunque il costo di questo piatto è ampiamente motivato e giustificato: insomma, merita i 14.00 euro del suo costo.

I secondi non deludono, perché di prima qualità è la materia prima: e del resto è il solito segreto di Pulcinella per cui se la materia prima è buona buono sarà il piatto.

Piccolo consiglio: il filetto di maiale in crosta è intanto spettacolare a vedersi, oltre ad essere ottimo da mangiare. Tuttavia è una porzione importante, da evitare se si è già mangiato tanto antipasto ed anche il primo. In quel caso infatti ne rimarrà nel piatto e sarà un peccato.  Stesso discorso vale per le salamelle con fagioli: più un piatto unico che un secondo da far seguire ad antipasto e primo. Molto buona la tagliata, cotta a puntino, che invece soddisfa senza appesantire.

Come previsto e prevedibile non rimane spazio per il dolce. Ma il maitre insiste e sinceramente la lista è assai invitante. Ci propone il Tiramisù, il turbante di sfoglia con pera alla cioccolata e crema chantilly e cestini di frolla alla mousse di cioccolato, i baci di dama, le frolle calde ripiene, la torta sbrisolona, la crostata alla cioccolata, la torta pere e cioccolato ed infine l’asso nella manica del giovane chef piacentino che si esprime in quella cucina: la Crepe Suzette all’arancia, laddove l’arancia è la migliore non già in Italia, ma nel mondo. La mitica DOP Washington Navel, direttamente da Ribera – in Sicilia – capitale mondiale delle arance.

La curiosità prende il sopravvento e decidiamo di ordinarne una da dividere tra noi. Arriva, ancora fiammante.  Un blend di succo d’arancia, caramello e Grand Marnier su una crespella leggera e morbida. Una squisitezza; ed infatti  parte l’ordine per la seconda. Ne abbiamo consumata mezza a testa : giusta chiosa ad una cena eccellente.

A conclusione del pasto ci sono stati offerti sia il caffè che un delizioso liquore al cioccolato.

Ricordate il timore iniziale di vederci ammannire un conto assai salato? Ecco invece la piacevole sorpresa:  per questo pasto così completo, incluse due bottiglie di vino di caratura medio alta ( 29 euro a bottiglia) e tre bottiglie di acqua minerale, si è aggirato intorno ai 40 euro a persona. Decisamente al di sotto della media di altri locali in zona ma con livelli qualitativi, di ambiente e di servizio, decisamente superiori alla media. Un posto ritrovato, rinnovato da una gestione entusiasta e capace, in cui è assolutamente consigliabile recarsi almeno per curiosità.

Piccola nota a margine: l’azienda propone anche menu fissi a pranzo, al costo esiguo di 12.00 euro a persona bevande comprese. Siccome la buona notizia è che lo Chef è lo stesso anche a pranzo, mi recherò ben presto a verificare se, al costo di un hamburger, sia ancora possibile pranzare a base di ottimi piatti genuini. Qualcosa mi suggerisce chiaramente di si.

Giovanna Azzariti

 

L’Agriturismo Cascina La Moffelona è a Gragnano Trebbiense, sulla strada provinciale 11 per la Val Tidone. Il telefono è 0523.787305 mentre il cellulare è 338.9591227. La Moffelona è chiusa il lunedì tranne che su prenotazione. Altre info al sito www.lamoffelona.it e su TripAdvisor, all’url http://www.tripadvisor.it/Restaurant_Review-g3174689-d3683326-Reviews-Agriturismo_Cascina_La_Moffelona-Gragnano_Trebbiense_Province_of_Piacenza_Emilia.html

E’ consigliabile la prenotazione

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