Vini stranieri nella ristorazione italiana: Francia batte tutti

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vini francesiI cugini d’Oltralpe sempre in prima fila, ma in realtà è il Nuovo Mondo che surclassa la vecchia Europa. Etichette familiari affiancate a novità che incuriosiscano il cliente: è questa la giusta combinazione per una valente carta dei vini. Tra le new entry anche i vini stranieri, ma per gli operatori della filiera del vino occorre fare delle distinzioni.

 


«Una carta dei vini dove figurano vini d’importazione, in particolar modo francesi o del nuovo mondo avrà un effetto positivo sul cliente del ristorante» (Santi Planeta, produttore siciliano). «Da sempre le etichette straniere più importate sono francesi, tedesche e spagnole, per un discorso di qualità effettiva del prodotto» (Massimo Spigaroli, chef del ristorante Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense – PR). «La maggiore offerta di vini d’importazione è la risposta alla domanda di mercato, soprattutto per gli spumanti, champagne in primis» (Luigi Piacentini, presidente di Premium Wine Selection P.W.S.). L’attenzione ai vini esteri è per i ristoratori «una risposta alla domanda, alla ricerca di ricarico meno elevato di un tempo. Attenzione, però, a non cadere nell’equivoco derivante dall’assioma vino internazionale eguale vino dal prezzo abbordabile, che non è sempre vero. Basti pensare a certe etichette francesi o spagnole» (Alberto P. Schieppati, direttore editoriale di Artù).

Così uno spaccato alcuni esponenti del gotha di Bacco sui vini esteri nelle carte dei vini dei ristoranti italiani. La Francia, e questa non è una novità, fa la parte del leone, ma la Spagna sembra avere un così alto credito tale da potersi permettere di piazzare vini anche parecchio costosi. La Germania sta in terza posizione. Quasi la totalità dei ristoranti italiani con carte dei vini con oltre 100 etichette ha le bollicine francesi, mentre solo il 9% enumera etichette spagnole. Più varietà per i vini rossi, con il 94% di ristoranti con vini francesi, il 49% con bottiglie spagnole, il 42% cilene, il 39% statunitensi, il 35% australiane, il 32% argentine e il 29% sudafricane. Per trovare una buona rappresentanza di vini europei bisogna guardare tra i bianchi, che provengono per 96 ristoranti su 100 dalla Francia, per il 49% dalla Germania, per il 36% dall’Austria, per il 24 e 22% rispettivamente da Nuova Zelanda e Australia, mentre vini bianchi spagnoli vengono offerti solo nel 18% dei ristoranti, al pari di Sudafrica e Stati Uniti (18 e 17% rispettivamente).

Di fronte a tanta offerta, però, secondo Santi Planeta «la migliore carta dei vini è quella che riesce ad accontentare la ricerca di nomi conosciuti dal cliente e quella che soddisfa le sue curiosità di novità».

Marcello Malta

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