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Eletta la nuova Presidente nazionale dell’ associazione Donne del Vino

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Donne del Vino - Donatella Cinelli Colombini e Elena Martusciello (1)La toscana Donatella Cinelli Colombini al timone dell’Associazione che riunisce produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste che, in tutta Italia, con la loro attività promuovono la cultura del vino. Sarà Donatella Cinelli Colombini della cantina Casato Prime Donne di Montalcino a guidare le Donne del Vino italiane per il prossimo triennio 2016-2019. Eletta nel corso del Consiglio tenutosi il 14 gennaio nella sede milanese dell’Associazione, Donatella ha ringraziato le consigliere per la fiducia accordatale e ha assicurato il massimo impegno nel suo nuovo ruolo. Cinelli Colombini sostituisce Elena Martusciello che ha guidato l’Associazione dal 2010 ad oggi. Nata in una delle maggiori famiglie produttrici di Brunello di Montalcino, Donatella Cinelli Colombini ha guidato fino al 2001 il Movimento Turismo del Vino del quale è stata socia fondatrice e dove ha creato e promosso l’evento Cantine Aperte, che si tiene ogni anno nell’ultima domenica di maggio, e Calici di Stelle, che si svolge nel mese di agosto. Due importanti appuntamenti che riscuotono sempre più successo e che, anno dopo anno, hanno decretato il successo del turismo enogastronomico che oggi riguarda più di cinque milioni di follower.

movimento turismo vinoCinelli Colombini nel 1998 ha fondato la sua azienda, che ha voluto chiamare Casato Prime Donne, dove ha creato un progetto e un premio legati alla valorizzazione del ruolo femminile nel settore enologico.
Dal 2001 al 2011 è stata Assessore al Turismo nel comune di Siena dove ha ideato e supportato il programma Trekking Urbano, una forma di turismo sportivo in città a cui viene annualmente dedicata una giornata nazionale in oltre 30 capoluoghi di provincia italiani.
Dal 2013 è Presidente del Consorzio del vino Orcia e membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Vino Brunello di Montalcino.
cantine-aperte-e-tursimo-del-vinoUna così vasta esperienza nel settore vitivinicolo non potrà che portare beneficio all’Associazione Le Donne del Vino della quale Donatella è stata vice presidente dal 2013 ad oggi.

Sono molto soddisfatta di essere stata nominata Presidente di questa importante Associazione – dichiara Donatella Cinelli Colombini – e dedicherò tutto il mio impegno nella rivalorizzazione delle delegazioni regionali e della figura femminile nel settore vitivinicolo. Il vino appartiene alla storia della mia famiglia e mia personale , motivo in più per affrontare con entusiasmo ed ottimismo le sfide e le opportunità che questo nuovo incarico mi offriranno”.

Alla vice presidenza è stata riconfermata Maria Cristini Ascheri dell’omonima cantina piemontese e sono state elette Nadia Zenato della veronese Cantina Zenato e Daniela Mastroberardino dell’azienda campana Terredora.

Il nuovo Consiglio Direttivo dell’Associazione risulta così formato: Marilisa Allegrini (Veneto), Valentina Argiolas (Sardegna), Maria Cristina Ascheri (Piemonte), Pia Berlucchi (Lombardia), Antonella Cantarutti (Friuli Venezia-Giulia), Donatella Cinelli Colombini (Toscana), Paola Longo (Lombardia), Michela Marenco (Piemonte), Daniela Mastroberardino (Campania), Marina Ramasso (Piemonte), Sabrina Solopetro (Puglia), Nadia Zenato (Veneto).

Editoriale. United Colors of Mozzarella? No, grazie.

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mozzarelladibufalaDa diverso tempo ormai stiamo ormai pericolosamente cedendo, sfiancati, alla tentazione di arrenderci rispetto alla manipolazione –  ed in alcuni casi allo stravolgimento totale –  delle caratteristiche dei prodotti enogastronomici più rappresentativi delle identità nazionali e regionali. Abbiamo accettato improvvide scomposizioni di Cannoli, ardite aggiunte aromatiche alla Cassata Siciliana. E non battiamo ciglio dinnanzi ad una cotoletta alla Milanese che nove volte su dieci è invece alla Viennese e non ha mai sfiorato il burro, facciamo spallucce fingendo di non percepire sentore di cipolla in più di una Carbonara, “risottiamo” qualsiasi tipo di pasta ed aggiungiamo pomodoro alla polpa di riccio e via di seguito con ormai indifferente nonchalance. La lista delle deroghe alla tradizione – ed anche al buon gusto –  è mestamente lunga e tende a crescere. Stiamo progressivamente cedendo alla necessità di innovazione e di rivisitazione, senza una logica e senza un perchè. Ma, popolo fondamentalmente influenzabile e incoerente, ci faremmo incatenare ai pali della luce per difendere le proprietà organolettiche della Caponata, organizzeremmo squadroni punitivi lancia in resta contro il dado e il glutammato. craccoMassacriamo di ingiurie uno chef indubbiamente di altissimo livello per aver sommessamente sibilato di aglio in camicia nella Amatriciana, scendendo in piazza e portando a spasso i gonfaloni del Comune di Amatrice a difesa dell’identità enogastronomica locale così orrendamente violata da uno che si chiama Carlo Cracco. Tutto bellissimo, colorito, intriso di identità e passione : l’italiano è gelosissimo della propria  tradizione enogastronomica. Ma anche no. L’italiano è invece ondivago. Si muove insieme alla tendenza. Uno dei contrasti più pregnanti ed efficaci contro l’adulterazione del prodotto Made in Italy è quello che vede  aziende, consorzi, associazioni e produttori impegnati nella lotta contro l’ Italian Sounding. Quel fenomeno tutto estero che spaccia per italiani prodotti che italiani non sono, usando l’allure del nome, e portando sugli scaffali prodotti altamente rappresentativi dell’identità enogastronomica italiana spesso confezionati in paesi terzi  e con caratteristiche nutrizionali, qualitative ed organolettiche, infinitamente inferiori rispetto agli originali. Due dei prodotti più manipolati in tal senso sono la mozzarella ed il parmigiano. mozzarella-bufala-neraE l’esecrazione è ai massimi livelli. Tutti contro gli americani che ” non sanno mangiare“. Ma in realtà il fatto che gli americani mangino male non potrebbe interessare un pelo di meno a nessuno, oltre ad essere ormai un leitmotiv o una specie di imperitura  leggenda metropolitana: la preoccupazione dei produttori non è tanto l’educazione alimentare americana, quanto il fatturato che viene disperso in rivoli infiniti di manipolazione ed alterazione del prodotto italiano, finendo a rimpinguare i fatturati di aziende estere che camminano nel solco della fama e della tradizione italiane aggiustandole a proprio uso e consumo. E’ risaputo infatti che “l’americano che non sa mangiare” di fatto adori il cibo italiano: se acquistasse quello originale ciò sarebbe a diretto beneficio delle economie dei produttori  e delle aziende italiani. Questo, più che lo stravolgimento e la mistificazione del prodotto, è ciò che conta. I soldi persi e, abbastanza in secondo piano, il buon nome del tricolore a tavola che si perde. Proprio parlando della difesa della mozzarella, salta fuori la contraddizione in termini dato che da diversi mesi ormai “gira” la mozzarella di Bufala nera, e non solo nera, e che non gira in Papuasia ma in Italia.
Lasciatemi dire. Ma cosa pretendiamo di difendere all’estero se in casa nostra poniamo in essere tali scempi? Brutta da vedere, poco appealing, la mozzarella di bufala che rinuncia al suo proverbiale e virgineo candore è già un orrore di suo. Ancora più orrida diventa quando sentiamo che è nera perchè addizionata di carbone vegetale. La domanda, unica ed univoca, è “perchè?”. Una risposta non esiste, ma vengono portate avanti – con una certa enfasi – teorie che non poggiano su alcuna base scientifica, che non sono supportate da alcuna sperimentazione e che pervadono la fantasia dei produttori. Il carbone vegetale ha un impiego medicale blando ed assolve ad alcune funzioni quali l’assorbimento dei gas intestinali e la regolazione dei processi digestivi, ha anche effetti lenitivi  in caso di indigestioni ed intossicazioni alimentari di modesta entità. In taluni tipi di somministrazioni funge da antidoto in alcuni casi di avvelenamento e soprattutto quando sia sconsigliato indurre il vomito per espellere i veleni ingeriti. Ed allora si porta avanti la teoria della prevenzione: aggiungiamo una pioggia di carbone vegetale a tutto, e così sia. pane-carbone-vegetale1Il carbone vegetale imperversa in pane e pizza e in vari altri prodotti da forno, con la pretesa di ridurre i possibili danni digestivi derivanti dalle farine e dai lieviti. Peccato che nessuna comunità scientifica si sia espressa in favore di questa sensazionale innovazione. Ma facciamo finta che lo faccia domani. Poniamo per ipotesi che un gruppo di gastroenterologi di acclarata fama, coadiuvati da nutrizionisti, internisti e vari altri specialisti, decidano che effettivamente il carbone nel pane e nella pizza riduce il rischio di fermentazioni e di problemi intestinali; rimane aperta la questione mozzarella. Cosa diavolo fa di buono il carbone vegetale alla mozzarella? Di certo nessuno potrà mai affermare che neutralizzi l’intolleranza al lattosio, e questa è l’unica cosa certa. Dovrebbe rendere più digeribile un prodotto già di per sè ad alta digeribilità? E’ tutto fuorchè necessario quel carbone nella mozzarella dato che, tra le altre cose, la rende anche veramente sgradevole all’occhio. Quindi di che cosa stiamo parlando? mozzarella-rosaDi moda, di tendenza, di smania di rivisitazione, di quel “prodottino” che tutti i modaioli persino del cibo vorranno acquistare e che tutti i pignoli del cibo – come me – vorranno comprare perchè lo dovranno assaggiare : ovviamente è un mio parere personale. Che però trova suffragio in altre notizie di ordinari stravolgimenti con la nascita di mozzarelle diversamente colorate. Treccioni di bufala in bianco e rosa, molto somiglianti a dei Marshmellows ,o anche in abbinamento grigio rosa – da sempre nuances che ben si sposano tra di loro – oppure bei bocconcini completamente rosa Big Babol. mozzarella-neraMa abbiamo anche dei giallini, degli azzurrini e dei grigiolini in tinta unita. Stiamo anche aprendo una maglia pericolosissima fornendo spunti e suggerimenti ai soliti taroccatori professionisti asiatici. Non oso immaginare quante mozzarelle multicolor invaderanno i mercati nel prossimo futuro, e non oso immaginare che coloranti verranno adoperati dal cosiddetto “mercato sommerso”. Quindi, ripetendo la domanda: di cosa stiamo parlando? Se possiamo obtorto collo far passare l’informazione per cui il carbone vegetale è, se non curativo, almeno innocuo, cosa possiamo inventarci rispetto ai coloranti? Conduciamo lotte senza quartiere contro l’ Italian Sounding e poi creiamo in casa l’ Italian Cracking, taroccando noi stessi le nostre eccellenze? Della discutibile e vacua questione cromatica sentiremo ancora tanto parlare, ma vorrei esortare i produttori  ad impegnarsi nel mantenimento costante di uno standard qualitativo eccellente, piuttosto che cedere al facile richiamo di un’innovazione inutile mortificando e ridicolizzando uno dei prodotti più pregiati ed universalmente apprezzati della gamma enogastronomica italiana.

Alessandra Verzera

 

Foto: web e Facebook

Nuovo record del vino italiano negli USA. New York, San Francisco e Miami le città che ne importano di più

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vinitalyCon 1,3 miliardi di dollari di vini esportati nel 2015 (oltre 1,4 miliardi di euro), l’Italia rafforza la sua leadership sul mercato americano. Da questo risultato riparte l’attività di Vinitaly International negli Stati Uniti, nell’ambito del Piano speciale Usa finanziato da Mise e Ice per la promozione dei vini e dei prodotti agroalimentari all’estero. Fitto il programma di Executive Wine Seminars della Vinitaly International Academy – VIA, per approfondire la conoscenza del vino italiano nel mercato Usa.

new york2Trainata da un export che nel 2015 ha visto l’enologia italiana mettere a segno un nuovo record con 5,4 miliardi di euro stimati dei quali 1,4 negli Usa, riparte il 17 gennaio l’attività all’estero di Vinitaly International , con tappe a San Francisco (17-19 gennaio) al Winter Fancy Food, a New York (7-9 febbraio) e a Miami (10 febbraio). Si tornerà a New York a maggio, dopo Canada e Cina a febbraio e marzo, e poi a giugno sarà la volta di Chicago al Fmi Connect (20-23 giugno) e di nuovo di New York con la partecipazione al Summer Fancy Food (26-28 giugno).
La focalizzazione sul mercato statunitense è frutto di una scelta strategica di lungo periodo impostata da Veronafiere, che ha portato Vinitaly International a diventare braccio operativo del Mise – Ministero dello sviluppo economico e Ice – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane nel Piano Speciale Usa per la promozione dei beni di consumo e dei prodotti enoagroalimentari, lanciato nel 2015.
vino«Il consumo di vino negli Usa continua a crescere – afferma il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani -, ma si tratta di un mercato con due facce, come emerso durante i numerosi workshop che gli abbiamo dedicato durante wine2wine, il forum del vino svoltosi nel dicembre scorso: per certi versi è maturo e questo lo vediamo dalla curiosità espressa dai consumatori per vini meno famosi espressione di territori ancora sconosciuti; d’altro canto, però, ci sono Stati dove solo ora si inizia a consumare vino. Con Vinitaly International siamo negli Stati Uniti dal 2002 e continuiamo a potenziare la nostra attività di anno in anno, proprio per aprire sempre nuovi spazi commerciali per le cantine italiane e per attrarre buyer americani a Vinitaly, dove già rappresentano il 15% delle presenze estere».
Degustazione guidata Diam 27 febbraio a RomaLa prossima attività di Vinitaly International negli Usa prevede la realizzazione di Executive Wine Seminar della Vinitaly International Academy – VIA, tenuti dal direttore scientifico Ian D’Agata.
A San Francisco tre saranno i seminari avanzati su Grignolino, le subzone del Chianti e l’Etna, mentre uno base realizzato in collaborazione con Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) sarà dedicato ai vini artigianali. Questi vini saranno disponibili in un wine bar appositamente allestito per la degustazione da parte dei buyer e pubblico.
A New York sarà ancora la volta del Grignolino e dei vini artigianali, ma si parlerà anche di tendenze di consumo di vino nei ristoranti italiani e di come queste potrebbero riproporsi negli Usa.
A Miami, oltre che di Grignolino e di vini artigianali, un terzo Executive Wine Seminar VIA sarà dedicato al Carmignano.

Buy Wine Firenze : alla Fortezza 240 importatori da 36 paesi

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caliciMeno di un mese alla sesta edizione di Buy Wine , il workshop B2B, organizzato dall’Agenzia regionale Toscana Promozione per favorire l’incontro tra la Toscana del vino e il trade internazionale, che si tiene ogni anno a febbraio alla Fortezza da Basso di Firenze. Qui, il 12 e 13 febbraio, 200 produttori toscani incontreranno 240 buyer stranieri tra importatori, distributori, GDO e HoReCa, provenienti da mercati storici, ma anche da piazze “nuove” per un totale di 36 paesi rappresentati. Tra questi un ruolo importante è giocato da Stati Uniti (44), Canada (39), Cina (25), Brasile (12), Australia (12), Giappone (11), Danimarca (10), Germania (8), Corea del Sud (7) e Messico (7) che, complessivamente, rappresentano oltre il 72.9% dei buyer internazionali partecipanti. Per quanto riguarda i produttori, invece, presenti quasi tutte le province della regione. Guidano la classifica per territorio Siena e Firenze, rispettivamente con 68 e 55 aziende, seguite da: Grosseto (26), Livorno (12), Arezzo(17), Pisa (13), Pistoia (3), Prato (3) e Lucca (3).

buy wineNato nel 2010, Buy Wine è un evento in costante crescita che, negli anni, si è accreditato come punto di riferimento per i buyer di tutto il mondo interessati al vino toscano. Nell’edizione 2015 sono stati circa 6000 gli incontri di business in agenda che hanno portato, nel 63% dei casi, alla stipula di contratti grazie ai quali il 46% delle aziende toscane partecipanti è riuscita ad incrementare il proprio fatturato.
Per il quarto anno consecutivo, infine, Buy Wine lancia la volata alle Anteprime di Toscana che, dal 13 al 20 febbraio, vedranno 13 denominazioni presentare, agli operatori e ai giornalisti di settore, i vini nuovi introdotti sul mercato a partire dal 2015. vino2Si inizia a Firenze la collettiva allo Star Hotel Michelangelo, dove il 13 febbraio saranno presenti 8 denominazioni: Morellino di Scansano, Montecucco, Vini Cortona, Vini di Carmignano, Valdarno di Sopra Doc, Bianco di Pitigliano e Sovana, Colline Lucchesi e Maremma Doc. Il 14 febbraio, invece, sarà la volta dell’Anteprima del Chianti. Si prosegue poi con la Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda di Firenze (15-16/02), l’Anteprima della Vernaccia al Museo di Arte Moderna e Contemporanea De Grada San Gimignano (17/02) e l’Anteprima del Vino Nobile nella Fortezza di Montepulciano (18/02). Chiude la programmazione di Anteprime di Toscana: Benvenuto Brunello che si terrà il 19 e 20 febbraio presso il Chiostro del Museo di Montalcino.

Torna “Agrumi in festa” al Castello Ducale di Marigliano

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aranceDomenica 17 gennaio, una mattinata dedicata alla scoperta di arance, mandarini e limoni, inserita nell’ambito del progetto “alla Corte del Gusto”. In contemporanea si terrà lo spettacolo teatrale itinerante a cura della “Baracca dei Buffoni”, promosso dall’Amministrazione Comunale.
Dopo il successo della seconda edizione dell’evento “alla Corte del Gusto” continuano gli appuntamenti al Castello Palazzo Ducale di Marigliano con “Agrumi in festa”, nuova iniziativa che si terrà domenica 17 gennaio, dalle ore 9,30 alle 13,00. L’evento, dedicato alla conoscenza e all’assaggio di arance, mandarini e limoni, frutti preziosi per fare il pieno di salute, è organizzato dalle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli in collaborazione con l’Associazione Culturale Terre di Campania. “Agrumi in festa”, giunto alla sua terza edizione, offre l’occasione, a tutta la cittadinanza di Marigliano e dei comuni limitrofi, di degustare e acquistare conserve, marmellate e altri prodotti realizzati con l’impiego delle arance coltivate nei giardini del Castello Ducale.Agrumi in Festa-Marigliano Le Figlie della Carità hanno saputo trasformare, infatti, parte degli ampi spazi verdi che circondando il corpo di fabbrica principale del castello e lo stesso fossato, una volta utilizzato per la difesa del fortilizio, in un ricco agrumeto. I frutti raccolti stagionalmente sono utilizzati nella preparazione di deliziose confetture e marmellate e di gustosi dolci, oltreché per il consumo da tavola e la realizzazione di nutrienti spremute. Queste tradizionali bontà vengono prodotte secondo metodi artigianali, conservando la genuinità degli ingredienti di cui si compongono. In occasione della terza edizione di “Agrumi in festa”, dolci e marmellate saranno protagonisti di assaggi e degustazioni, con possibilità di acquistare gli stessi presso gli stand allestiti per l’occasione. Agli agrumi sarà dedicato anche un laboratorio d’informazione curato da un esperto agronomo, che illustrerà le proprietà e le caratteristiche dei preziosi frutti. Come in occasione delle altre aperture al pubblico del Castello Palazzo Ducale di Marigliano, i visitatori potranno passeggiare all’interno del verde “boschetto” e partecipare alle speciali visite guidate che condurranno alla scoperta dei segreti e della storia dell’antico edificio e della sua corte. A completare la mattinata vi saranno speciali momenti di animazione dedicati ai più piccoli a cura del Gruppo Scout-AGESCI Marigliano 2.
agrumiL’evento si terrà in contemporanea con lo spettacolo teatrale itinerante a cura de la “Baracca dei Buffoni”, promosso dall’Amministrazione Comunale di Marigliano. Lo spettacolo si terrà dalle ore 10,30 alle ore 13,00 e coinvolgerà, oltre alla centralissima Piazza Municipio, le aree principali del Centro Storico. Un mattina ricca, da vivere con tutta la famiglia, trascorrendo qualche piacevole istante in uno dei luoghi simbolo della Città di Marigliano, da riscoprire e valorizzare.
Il ricavato dell’iniziativa sarà devoluto interamente a favore delle opere di beneficenza a cura delle Figlie della Carità di San Vincenzo De Paoli.
L’evento “Agrumi in Festa” è patrocinato dai Comuni di Marigliano e San Vitaliano.

Onav Asti, al via il nuovo corso per Assaggiatori di Vino

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onavSi inaugura ufficialmente martedì 19 gennaio la nuova stagione dei corsi per Assaggiatori di Vino – Onav, sezione di Asti
Il corso inizierà il 19 Gennaio alle ore 20,30 con termine il 17 Marzo per 18 lezioni ed esame finale

Durante le lezioni bisettimanali , che avranno luogo presso il circolo Don Bosticco, corso XXV Aprile n. 210 di Asti, saranno approfondite l’analisi sensoriale e le tecniche di assaggio, la scoperta delle principali aree enologiche d’Italia nonchè i concetti elementari di viticoltura ed enologia.
botti cambriaSono inoltre previste due visite didattiche: una al bottificio Gamba, l’altra presso una cantina di un’Azienda vinicola dell’Astigiano.
Inoltre, sono state inserite tre visite al vigneto sperimentale del centro di ricerca per l’enologia, in Viatosto, per osservare da vicino l’evoluzione dei lavori in vigna. La prima data prevista è il 30 gennaio. Da quest’anno, grazie ad un protocollo nazionale d’Intesa tra ONAV ed ENS (Ente Nazionale Sordi) stipulato a Milano dal Presidente Vito Intini, le due associazioni hanno deciso di collaborare in maniera fattiva e concreta, per rendere accessibili ai sordi le iniziative sulla degustazione del vino. Promotori dell’iniziativa sono Mirella Morra delegata ONAV di Asti e Vincenzo Cantarelli (ENS) di Asti e la Cooperativa Segni d’integrazione Piemonte. La missione dell’ENS è l’integrazione delle persone sorde nella società, la promozione della loro crescita, autonomia e piena realizzazione umana. Durante il corso la traduzione delle lezioni nel linguaggio dei segni avverrà con l’intervento e la collaborazione di un insegnante/interprete ENS.

Strada regionale Olio Dop Umbria: Paolo Morbidoni confermato Presidente per il prossimo triennio

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morbidoniDopo l’assemblea dei soci tenutasi il 14 dicembre 2015, che ha individuato i componenti del nuovo consiglio di amministrazione, lunedì scorso, con l’elezione del Presidente, si é completato l’iter di rinnovo degli organi della Strada dell’Olio regionale, associazione nata nel 2004 per promuovere i territori vocati all’olivicoltura e le aziende umbre più dinamiche del mondo produttivo e della ricettività.
Tutti i consiglieri, nel rinnovare una fiducia unanime al Presidente uscente Paolo Morbidoni, hanno sottolineato l’importanza del lavoro svolto in questi anni dalla strada dell’Olio, da sola o in collaborazione con altri soggetti, nel settore della promozione dell’Umbria olearia, attraverso la partecipazione a fiere ed eventi, il marketing territoriale la comunicazione innovativa e la gestione di manifestazioni regionali come Frantoi Aperti.
Nel corso della discussione sono stati individuati anche i primi obiettivi del triennio che saranno raccolti in un documento che sarà approvato nel prossimo cda. Tra questi il completamento di alcuni progetti strategici, già avviati, come l’e-commerce e le attività di web marketing rivolte agli associati, il supporto alle azioni di tutela dell’olivicoltura paesaggistica messe in campo dalla Regione e dagli enti locali, la collaborazione privilegiata con i comuni che aderiscono alla rete regionale delle città dell’olio e della Strada dell’olio, l’implementazione dei pacchetti turistici legati al “leisure” e al benessere in campagna, nonché la creazione di una rete di “ristoratori dell’olio” che dovranno diventare, insieme alle aziende e ai frantoi, i primi “testimonial” dell’olio umbro di qualità.
Sarà fondamentale – ha spiegato il Presidente Morbidonilavorare in maniera costruttiva su tutti i tavoli aperti (a partire da quello relativo al “Progetto speciale olio” della Regione) per sfruttare al meglio la nuova programmazione comunitaria e nazionale di settore e per rafforzare il brand “Umbria” sia nel campo della promozione turistica che nella valorizzazione della Dop. Su questo l’esperienza maturata della Strada dell’Olio negli ultimi anni potrà essere messa a frutto pienamente nella elaborazione e attuazione di nuove progettualità
Morbidoni guiderà per il prossimo triennio un consiglio di amministrazione composto da 4 enti pubblici, da 6 rappresentanti di aziende private e dal rappresentante del Consorzio tutela della Dop Umbria.

L’Institute of Masters of Wine torna in Italia per la quinta edizione e sceglie la Campania

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mastersProsegue la collaborazione tra l’associazione Grandi Marchi e l’Institute of Masters of Wine (IMW), l’accademia londinese impegnata da oltre 60 anni a formare i più influenti e qualificati esperti del settore in tutto il mondo, che torna in Italia scegliendo la Campania per la 5^ edizione dei corsi introductory e intermediate level. Sarà infatti la cantina Mastroberardino a ospitare, dal 4 al 6 marzo 2016, la due giorni di formazione intensiva dedicata agli operatori italiani che aspirano ad essere ammessi al selettivo corso di studi per MW o a quelli che, avendo già superato l’esame, stanno proseguendo il percorso per acquisire il titolo internazionale più ambito per chi lavora nel settore vino.

calice rossoIniziata nel 2012 grazie alla collaborazione con l’Istituto Grandi Marchi, l’associazione dei 19 brand portabandiera del vino italiano nel mondo e la prima ad attivare l’interesse dei MW verso il nostro Paese, la formazione promossa dall’organizzazione con sede a Londra è tra le più complete e rigorose a livello mondiale, con 340 membri in 24 Paesi capaci di orientare i consumi e le vendite e poco più di 80 studenti divenuti MW negli ultimi 10 anni. In Italia – ancora priva di un MW – sono stati 128 i partecipanti alle 4 masterclass dell’IMW negli ultimi 3 anni con 25 operatori ammessi a proseguire gli studi.
I corsi sono rivolti ai professionisti con almeno 5 anni di esperienza in ambito vitivinicolo o in possesso di una qualifica di settore (es. diploma o certificazione di sommelier, laurea in enologia, viticoltura o wine business e simili) e devono avere una buona padronanza della lingua inglese.

Finite le feste è tempo di ricordi: la Bovaconti, che non c’è più.

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panettone_02Bovaconti
è una realtà industriale di Termini Imerese, dai tempi in cui i marchi che producevano dolciumi e merendine erano pochi e la scelta era ristretta. Alemagna, Motta, Pavesi, Bauli erano i grandi marchi nazionali: ma la produzione locale era affidata principalmente a due realtà di cui una era Dagnino e l’altra appunto  Bovaconti.  Dagnino era però una realtà strettamente palermitana, capeggiata dall’ormai scomparso Andrea, che è andata incontro ad una tristissima ed inesorabile fine, cessando la produzione dei mitici panettoni e dei cornetti caldi che venivano venduti anche sulla spiaggia di Mondello dai sempiterni venditori ambulanti.
mottinoEd era il 1961 quando l’azienda termitana Bovaconti muoveva i primi passi nel mercato della pasticceria conservata, meglio conosciuta con il nome di “merendine” che però in Sicilia – per associazione di idee – venivano chiamate “mottini” dato che la maggiore produttrice sul mercato era proprio la Motta che produceva una merendina con quel nome. In Sicilia però erano “mottini” tutti, indistintamente e persino i Buondì. I prodotti Bovaconti erano una nicchia quasi introvabile. fraPoi c’erano anche il Danese e lo Zebrino: un triangolo di pasta sfoglia ripiegata con un ripieno di “crema gialla” – per i siciliani, ma crema pasticcera per il resto dell’ Italia – ed una glassa di zucchero e cacao distribuita sulla superficie che gli conferiva, appunto, le striature simili a quelle di una zebra. Aficionados che abbiano superato i cinquant’anni di età ricordano benissimo quel prodotto, che si trovava però solo raramente e solo in alcuni esercizi, e ricordano che uno dei momenti più golosi del mangiare uno Zebrino era quello in cui con il dito – o a volte leccando direttamente il cellophane dell’involucro – si recuperava tutta quella glassa che rimaneva attaccata alla confezione. I Termitani però avevo un privilegio: un rito settimanale come indossare gli abiti della domenica o andare il sabato pomeriggio a comprare la carne in macelleria. Ogni fine settimana infatti, tantissime famiglie si recavano in via Libertà, proprio nel cuore dell’industria, e si facevano la scorta di scatoloni che dovevano servire per tutta la settimana. Questa era la merenda che si trovava neglbucaneve2i “stipetti” delle famiglie e apprezzata da tutti, dia più piccoli fino agli anziani. A scuola durante l’ora della ricreazione tutti  aprivano lo zaino per assaporare quelle prelibatezze. Non c’era bambino che non ne avesse una. Poi si faceva a gara per chi aveva la più buona. Quelli più fortunati infatti, avevano quella ricoperta di cioccolato con all’interno la confettura. Morbida e deliziosa si scioglieva in bocca e tra le mani tutte appiccicose rimaneva quel cioccolato scuro che poi veniva puntualmente asciugato sui grembiuli. Il ricordo a volte è persino più forte del tempo che scorre e consente, a chi appunto abbia passato la boa del mezzo secolo, di ripercorrere attimi dell’infanzia con dolcezza e nostalgia: “ Ma che le devo dire…forse il nostro palato era meno viziato, forse la scelta ridotta ci faceva apprezzare di più ciò che avevamo, ma lo Zebrino era favoloso, o lo è perlomeno nei miei ricordi. La glassa che staccavamo dalla confezione era squisita e il dolce era sempre fresco, proprio nel senso che era freddino di temperatura. Ma morbido, buono. Sembrava quasi di pasticceria fresca. Ma trovarlo era difficile. Qualche bar di Mondello lo aveva, ed era una festa.carosello Ce li portavamo in spiaggia quando non volevamo impiastricciarci con le ciambelle. Nei miei ricordi più dolci ci sono lo Zebrino e i Bucaneve della Doria” – dice la signora Teresa Colicchia, una casalinga sessantenne che nel 1961 era una bambina quando correvano gli anni di Carosello, spartiacque tra la cena e la nanna per un’intera generazione.

Chissà in quanti altri si ridesterà un ricordo gustativo, olfattivo, insieme a memorie di infanzia e di sapori buoni, e chissà quanti altri riusciranno a visualizzare quei dolci con il loro involucro trasparente e le scritte in blu. La cosa più triste è che di questi prodotti non esiste traccia iconografica nemmeno nell’immenso catalogo che è internet: impossibile farveli vedere ed aiutarvi nello sforzo mnemonico. La produzione di Bovaconti è scomparsa dagli scaffali e persino dalla memoria, fagocitata dalla grande distribuzione e sorpassata dalla sua storica antagonista che era la Girella della Motta. E così dal polo industriale di Termini Imerese all’oblìo delle papille e della memoria il passo è stato effettivamente molto breve.scaffaliTrent’anni fa il mondo era un posto più piccolo e più sicuro, innanzitutto “ – dice Lorenzo Lo Bue, nostalgico degli anni ’80 – “ e poi ci divertivamo con qualsiasi cosa, eravamo più condiscendenti e meno esigenti laddove l’estrema esigenza di oggi ci rende spesso frustrati ed insoddisfatti. Ricordo benissimo la vendita dei panettoni Dagnino di “seconda scelta”, una vita fa. Venivano venduti senza scatola ad un prezzo simbolico. Erano imperfetti per essere inscatolati e venduti a prezzo pieno, ed allora l’azienda li vendeva al dettaglio, con soltanto il cellophane e ad un costo irrisorio che era, se non ricordo male, 500 lire. Erano buonissimi e ricordo che si mangiava panettone per mesi dopo le feste natalizie. Il cornetto Bovaconti poi era uno spettacolo. Oggi non esiste azienda nazionale che realizzi un prodotto come quello. Ma forse il nostro giudizio allora era genuino ed oggi invece è viziato dall’immensa scelta di prodotti, è possibile. Ma mi piacerebbe scoprirlo riassaggiando un prodotto della Bovaconti, realizzato con la ricetta di 50 anni fa, chiudendo gli occhi. E tornando bambino, in un mondo più piccolo e meno viziato”.

Francesca Giunta 

FIPGC. Al via le selezioni per il campionato mondiale di pasticceria 2017

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pasticceri logoDopo il grande successo dei Campionati di quest’anno, la Federazione Internazionale Pasticceria apre ufficialmente le qualificazioni per la prossima edizione. Dopo il grande successo della prima edizione dei Campionati Mondiali di Pasticceria, promossi dalla Federazione Internazionale di Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria appena conclusi lo scorso ottobre, si aprono ufficialmente le qualificazioni per la prossima edizione, che si terrà nel 2017. La sfida è aperta alle nazionali di tutti i 5 continenti, che dovranno cimentarsi prima nei rispettivi campionati a livello locale. Primo a partire sarà il Far East con la Coppa d’Asia, e subito dopo sarà la volta dei Campionati Italiani.
lestaniA partire da maggio poi, le selezioni continueranno in tutte le altre nazioni e continenti. “Dopo il successo clamoroso della prima edizione del Campionato Mondiale di Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria e di quello di Cake Design – spiega Roberto Lestani, Presidente FIP – stiamo già lavorando alla prossima edizione, che sarà ancora più ricca e spettacolare. Vogliamo continuare a cercare i migliori pasticcieri di tutto il mondo, che porteranno alla manifestazione la maestria, la tecnica e la tradizione dei rispettivi Paesi, per stupire ancora una volta con le loro deliziose opere d’arte”. lestani2A dare il là è appunto l’Oriente, che ha visto già la vittoria del Giappone al Campionato Mondiale di Pasticceria che si è avuto lo scorso 24 e 25 ottobre. I pasticcieri di Cina, Hong Kong, Macao, Giappone, Thailandia e Taiwan si sfideranno per entrare a far parte della propria nazionale. Ognuno di loro dovrà affrontare diverse prove nel creare torte e sculture ,ovviamente del tutto commestibili, ma anche dimostrare le abilità di destreggiarsi tra gli arnesi del mestiere e rendere note le capacità di self control in una situazione di stress. Così, dal 3 al 5 dicembre, a Honk Kong si metterà in palio la prestigiosa Coppa Asia: saranno scelti 3 abili pasticcieri per ogni nazione, che formeranno le nazionali cheaccederanno ai Mondiali 2017. chocolate flowSubito dopo sarà invece la volta dell’Italia: dal 28 febbraio al 2 marzo si apriranno infatti il Campionato Italiano di Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria e il Campionato Italiano di Cake Design, che si svolgeranno presso la Fiera del Tirreno a Massa Carrara. Dopo il secondo posto nei Mondiali di Pasticceria e il trionfo nel cake design, l’Italia dovrà confermare la sua eccellenza nel campo dell’arte della pâtisserie. Le selezioni sono ancora aperte, e possono partecipare tutti i pasticcieri d’Italia. Le prove consisteranno nella realizzazione e presentazione all’attenta e severa Giuria FIP di un pezzo artistico di cioccolato e cioccolatini, una piece di pastigliaggio e gelato e infine un pezzo artistico di zucchero e torta moderna. Saranno tre giorni di dolcezza e pura adrenalina, al fine dei quali verrà decretata la nazionale italiana di Pasticceria e la nazionale italiana di Cake Design. Una volta conquistata la Coppa Italia, inizierà la vera e propria preparazione per i Mondiali, fatta di un anno intero di allenamenti, studio attento delle tempistiche e delle tecniche, prove e perfezionamento continuo, e soprattutto impegno per creare l’affiatamento e lo spirito di squadra giusto che consentirà ai campioni italiani di affrontare nel modo migliore i Campionati del 2017.