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Enna : arriva il “Village dei Sapori”.

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sicilia-outlet-villageOltre venti eccellenze enogastronomiche siciliane, più di dieci piatti speciali, cinque laboratori del gusto, due esclusivi show cooking con gli chef stellati Martina Caruso e Pino Cuttaia e il masterchef Salvo Paolo Mangiapane, street food dedicati all’arancino doppio strato con piacentino ennese e al cannolo tradizionale di Piana degli Albanesi: ecco il “Village dei Sapori”, l’evento nato dalla virtuosa sinergia tra Sicilia Outlet Village e Slow Food Enna, con il patrocinio dell’assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana – guidato da Anthony Barbagallo – e di Slow Food Sicilia.

cuttaia-carusoUna due giorni – che si svolgerà sabato 1 e domenica 2 ottobre – aperta al pubblico, al fine di promuovere l’immenso valore sociale del patrimonio agroalimentare regionale, di tutelare le produzioni locali e di comunicare e tramandare la cultura e il piacere del buon cibo. Dal dolce al salato, attraverso ricette, profumi e aromi nostrani, 24 presidi Slow Food troveranno spazio nella cornice dell’Outlet Village, che per l’occasione offrirà ai visitatori – dalle 10.00 alle 21.00 – uno straordinario “Sicilian taste”, dove alta cucina e sapori popolari si mescoleranno sapientemente.
slowfood_ennaOltre all’esposizione e alla degustazione delle specialità siciliane, il programma delle iniziative prevede: sabato 1 ottobre lo show cooking di Martina Caruso, la più giovane chef d’Italia ad aver conquistato la stella Michelin, mentre domenica 2 sul palco sarà la volta di Pino Cuttaia, chef doppiamente stellato. Entrambi gli show cooking – a partire dalle 18.00 in Piazza Eventi – saranno presentati da Salvo La Rosa e dal fiduciario regionale di Slow Food Saro Gugliotta, con il supporto del masterchef Salvo Paolo Mangiapane.
Olio, birra, miele, cioccolato, pane nero, farine e pasta, saranno invece gli ingredienti sulle tavole dei “Laboratori del Gusto” targati Slow Food, aperti al pubblico. Inoltre i ristoranti di Sicilia Outlet Village si uniranno al “Village dei Sapori” rivisitando le proprie portate grazie all’utilizzo di materie prime selezionate tra i presidi siciliani di Slow Food, come il suino nero dei Nebrodi e la vastedda del Belice; parte del ricavato verrà devoluto in favore del progetto nazionale “10.000 Orti in Africa” promosso dalla Fondazione Slow Food (www.fondazioneslowfood.com/it).
Nell’ambito della due giorni si inserisce anche il tradizionale appuntamento del Distretto Rotary 2110 Sicilia e Malta, che riunirà i suoi soci a Sicilia Outlet Village in occasione dei due seminari annuali sull’effettivo e sulla leadership.

Focus Miele: api malate e produzione ai minimi storici. L’intervista.

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capanoIl miele ha accompagnato da sempre immagini di grande dolcezza: ” sei dolce come il miele“, si è spesso detto rispetto a persone che ci sono particolarmente care, o “va giù come una goccia di miele“, quando dalle parole di qualcuno abbiamo ricevuto conforto e sollievo. Il miele, uno dei prodotti naturali più importanti e più ricchi, è stato – ma rischia di non essere più – il compagno della nostra infanzia.  Quanti di noi ricordano la merenda fatta di pane, burro e miele? Quanti di noi non hanno apprezzato dolcetti di carnevale ricoperti di miele? E soprattutto, quanti di noi  si sono fermati ad osservare e a cercare di capire l’estrema complessità della struttura sociale delle api ed il loro indefesso lavoro per produrre il miele? Forse quest’ultimo aspetto è riservato ai più curiosi, e sicuramente agli addetti ai lavori: ma la vita delle api regge il nostro sistema, sostiene la vita e mantiene in vita il pianeta. Eppure oggi  le api sembrano essere malate. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Capano, chef, scrittore e consulente alimentare, che cura un interessante sito di alimentazione e salute ( cucinaesalute.com  )

mieleCapano, cosa sta succedendo al nostro miele?

Non esiste in natura un prodotto dolce così intimamente legato al clima e all’ambiente tanto che se scomparisse la sua produzione, e quindi chi di questa produzione in maniera naturale si occupa, sarebbe un guaio molto, molto grosso e serio per tutti al di la che si ami o no il miele.Nel 2016 si è registrato un preoccupante crollo della produzione che arriva a malapena a mille tonnellate, un livello negativo mai raggiunto da 35 anni a questa parte con crolli verticali del solo miele di acacia di ben 400 tonnellate in meno.

Miele-3Ma è un fenomeno solo italiano o si registrano flessioni anche in altri paesi?

Non è solo un fenomeno italiano, ma il fatto che questa tendenza colpisca anche i Paesi dell’Est Europa, altri grandi produttori di miele, consola ben poco e anzi rende il tutto ancora più preoccupante perché segnala un malessere molto chiaro che coinvolge direttamente le api, la loro vita e il loro fondamentale operato per la biodiversità.

Oggi arriva questo suo grido d’allarme molto forte e chiaro. Ma come si è arrivati a questo punto? Era prevedibile un tale crollo?

Probabilmente non era insospettato questo crollo visto che da molto i produttori di miele hanno segnalato l’influenza nefasta e devastante dell’uso di determinati pesticidi in agricoltura a cui si somma il cambiamento climatico in atto e sotto gli occhi di tutti.
Per gli apicoltori, il cui numero malgrado la crisi è rimasto sostanzialmente stabile, è soprattutto la questione dei pesticidi neonicotinoidi a portare più problemi in assoluto, anche se gli agricoltori sono di parere opposto denunciando il fatto che questa sostanza non viene più utilizzata da anni.
miele meli3Fatto sta che secondo alcuni studi i neonicotinoidi nel momento in cui sono impiegati nel mais e nei cereali non invernali sono un’attrazione irresistibile per le api lasciando in pegno ai maschi di questa specie una netta riduzione della fertilità.
Non a caso diversi soci Conapi, il Consorzio Apicoltori ed Agricoltori Biologici Italiani, hanno messo in luce una drammatica riduzione della spinta riproduttiva delle api in particolare in quei contesti ambientali in cui l’uso di determinati pesticidi è più spinto e frequente.
A tutto questo si aggiunge la minaccia degli ultimi mesi riguardante la presenza preoccupante del parassita Aethina Tumida che svaligia le arnie portando scompiglio tra le famiglie di api.

Un vero disastro…

Un problema rilevante quindi anche perché spesso non si immaginano neanche lontanamente le bellissime applicazioni che si possono fare in cucina con il miele e i tanti prodotti che da questo dolcificante derivano. Per i consumatori è importante allora fare alcune utili considerazioni di cui tenere conto. Per prima cosa non fermarsi all’uso del miele più classico come millefiori e acacia, esistono decine e decine di ottime varietà che vale la pena provare e assaggiare. Questo anche perché nei mieli più classici si verificherà nei prossimi mesi sicuramente un aumento sensibile di prezzo essendo rimasta invariata la domanda a fronte di un offerta diminuita in maniera sostanziale.

arniaQuale tipo di miele ci consiglierebbe quindi di provare in alternativa? 

Un miele poco diffuso come quello di coriandolo che nel 2016 ha avuto in controtendenza un abbondante produzione manterrà un buon equilibrio tra costo e qualità e varrà sicuramente la pena assaggiarlo e degustarlo senza alcuna pregiudiziale.
Infine molta attenzione alla qualità del prodotto acquistato perché pur di mettere in commercio le varietà di miele più diffuse aumenterà la probabilità che aziende senza scrupolo arrivino ad adulterare il prodotto per modificarne il colore, il sapore e la fase di cristallizzazione.

 

Alessandra Verzera

La Sicilia di Donnafugata è anche Etna e Cerasuolo di Vittoria

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donnafugataCon la vendemmia 2016 Donnafugata realizza, nella Sicilia orientale, l’obiettivo di produrre i vini delle prestigiose denominazioni Etna, Cerasuolo e Frappato di Vittoria. Un progetto di lungo termine che l’azienda coltivava da tempo e per il quale ha posto i primi importanti tasselli negli ultimi mesi, in vista dell’imminente vendemmia.

Sull’Etna Donnafugata dispone di 15 ettari di vigneti in produzione, tutti in zona Doc, di cui circa 13 ettari di Nerello Mascalese e 2 di Carricante: le vigne sono sul versante nord del vulcano, a Randazzo, a quota 750msl in contrada Monte La Guardia, Allegracore e Calderara.

donnafugata-famigliaLa vendemmia del Carricante avrà inizio entro la fine di settembre e le uve saranno vinificate nella cantina che l’azienda ha acquistato, in contrada Statella, a Randazzo.

Nelle terre di Cerasuolo di Vittoria e Frappato, Donnafugata i vigneti in produzione ammontano a circa 18 ettari, in territorio di Acate, nella contrada Bidini.

I vitigni coltivati sono Nero d’Avola (circa 11 ettari) e Frappato (circa 7 ettari). Si raccoglierà prima il Nero d’Avola, a partire dalla seconda metà di settembre, e poi il Frappato.

Un passo importante che abbiamo meditato a lungo con i nostri genitori Giacomo e Gabriella – affermano José e Antonio Rallo, oggi alla guida di Donnafugata –. Un progetto aziendale che propone l’eccellenza del vino siciliano, da Contessa Entellina a Pantelleria, dall’Etna a Vittoria, tutti territori di straordinario potenziale. Una visione di lungo periodo che si svilupperà gradualmente e presenterà appieno i suoi frutti negli anni a venire.

Alessandro Lo Iacono

“Se è come l’altra volta mi lecco pure il piatto…”

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picca-rett-2«Che ha Santacroce? La vedo con l’occhio leggermente spento» gli chiese la pm quando entrò in caserma.
«Lasciamo stare dottoressa, meglio che non le dica cosa sono stato capace di divorare poco fa, altro che occhio spento. Il ristoratore ha davvero visto cose che l’occhio umano non ha mai potuto vedere finora».
«Sono curiosa di vederle pure io ma ora non c’è tempo, abbiamo troppo lavoro da fare».
Quando i due compaesani giunsero in caserma, le camicie erano abbondantemente bagnate e le fronti grondavano sudore. Saru era il più affaticato dal momento che cominciava a fare i conti con il mastodontico pranzo e respirava a fatica anche il suo commensale.
«Ha caldo?» gli chiese la pm.
«Di sicuro non è fresco, ma ora c’è il pranzo che si è messo di traverso».
«Vuole dell’acqua?».
«Volentieri e se è possibile frizzante».
acqua«Porti dell’acqua fresca per cortesia» ordinò il colonnello.
«Se non sbaglio aveva ancora dei particolari da raccontarci sul luogo del delitto, di cosa si tratta?» gli chiese la pm mentre l’altro sorseggiava un bicchiere d’acqua volutamente gasata nel tentativo di favorire quella che si annunciava una difficile digestione.

Il cronista salentino Rosario (Saru) Santacroce è un buongustaio e nonostante la personale battaglia contro i chili di troppo a tavola ama non farsi mancare niente. Odia vederla desolatamente sgombra o minimale, incapace di dargli quella soddisfazione di alzarsi binchiatu (sazio). Ama la vita, l’altra metà del cielo e il cibo e per compensare entrate e uscite caloriche è costretto a correre. A chi gli chiede «corri per dimagrire?» risponde sempre «corro per poter mangiare». Memorabili gli scontri culinari con gli amici delle forze dell’ordine che sa tentare con le giuste proposte. Mangiare è un ottimo sistema per conoscere le persone, per abbassare le loro difese e per spingerle a parlare. Per farsi riferire particolari, indizi e chiavi di lettura che possono trasformarsi in scoop o approfondimenti. Esattamente come si può leggere nel giallo Tremiti di paura (tradotto in Murder in the Tremiti Isles), la prima avventura di Saru (lo trovate anche in Gioco mortale – delitto nel mondo della trasgressione e ne Il dio danzante – delitto nel Salento) nella quale segue le indagini sull’ennesimo femminicidio. La vittima è una facoltosa turista bolognese in vacanza con l’amante nelle Perle dell’Adriatico. Con l’amico e compaesano maresciallo, Giuseppe (Pippi) De Rocco, comandante della locale stazione, Saru si trova spesso attorno a un tavolo a solleticare l’esigente palato. Quel pomeriggio, prima di essere sentito a sit (sommarie informazioni testimoniali) dalla pm era stato al ristorante e si era cimentato con i pezzetti di cavallo. Ma prima di muovere le possenti mascelle, si era messo avanti con il lavoro.

«Lui che ha detto?» chiese il cronista.
«Chi?».
«Morgagni, dove era ieri sera?».
«Ha detto di essere stato fino a tardi in camera e poi di essere andato a mangiare in un ristorante sul molo di San Nicola» gli rispose il maresciallo.
«Da solo?».
«Da solo».
«Avete già verificato?».
«Ho mandato i miei a parlare con il ristoratore, a sentire il pescatore che l’ha portato sull’isola, a controllare la compatibilità degli orari. Se ha detto una cazzata lo fottiamo».
«Lei dov’era?».
«La sera precedente avevano litigato e quindi ieri non si sono affatto incrociati. Quando lui si è svegliato lei era già uscita, non si sono né visti né sentiti per tutto il giorno fino al tragico epilogo. Almeno così ci ha raccontato».
«Immagino che sia tutto da verificare ancora» proseguì Saru.
«Immagini bene. In realtà qualcosa che non quadra c’è…» aggiunse De Rocco attirando l’inevitabile curiosità di Saru.
«Cosa?».
«Morgagni ha detto che non si sono né visti né sentiti, però dal suo cellulare poco prima delle 22 è partita una telefonata alla vittima».
«Quindi?».
«Anche qui dobbiamo fare accertamenti».
«L’omicidio è successo un po’ più tardi» osservò Saru.
«Sì lo sappiamo ed è per questo che stiamo facendo le nostre verifiche. Vogliamo capire se l’ha chiamata per sapere dove stava e quindi l’ha raggiunta per ammazzarla o ha fatto quella telefonata per crearsi un alibi».
«Un’ultima domanda. Che lavoro fa Morgagni?».
«Se non ho capito male è un designer, lavora nel campo dell’arredamento».
«Come si erano conosciuti?».
«Non era l’ultima domanda?».
«Va be’, non stare a guardare il pelo adesso».
«Sono cose che noi non chiediamo, che importa come si sono conosciuti ai fini delle indagini?».
«Ho capito, magari ve lo siete detti per curiosità tra una cosa e l’altra» provò a insistere il cronista ben conoscendo la distanza che c’è alle volte tra investigatori e giornalisti.
«Davvero. Non posso rispondere a questo».
«Che hanno detto in albergo di Morgagni? Si sa qualcosa in più?».
«No, ci hanno solo confermato che li hanno sentiti litigare selvaggiamente la sera prima dell’omicidio. Direi che in mancanza di altro hai delle buone cose su cui scrivere per oggi».
«Non ti sta sfuggendo nulla? Sei sicuro?» insistette Saru che non sapeva cosa cercava ma lo trovava un ottimo sistema per mettere alla prova l’interlocutore.
«Lo giuro, se c’è qualcosa che sai e sulla quale vuoi conferme basta chiedere» ribadì De Rocco interrotto dall’intenso profumo dei piatti portati da Marcello.
«Ecco qui due mega porzioni di pezzetti piccanti e mezzo chilo di pane casereccio, se non vi basta fatemi un fischio. Buon appetito ragazzi» disse l’oste.
cavallo«Caspita che meraviglia. Vedere questi piatti è una gioia immensa per gli occhi prima che per la panza» osservò Saru che da amante della carne di cavallo al sugo gli sembrò di vivere una festa trovandosene quasi mezzo chilogrammo nel piatto.
«Se è come l’altra volta mi lecco pure il piatto» mormorò De Rocco.
«Mi sa che devi marescià perché è pure più buona oggi» gli anticipò lo chef.
«Com’è ca nun cunti chiui?» lo prese in giro De Rocco sentendolo stranamente silenzioso.
«Pi, è na meraviglia. Mara allu puntu giustu e tennara. Mancu mamma la face cusì» si limitò a dire il cronista inzuppando il pane nel sugo e accompagnando i pezzi di carne. Quando giunsero a metà porzione il piccante cominciò a far sentire i suoi effetti e i due, avendo le labbra infiammate, cominciarono a bere come cammelli. In quei momenti ad occupare i loro pensieri era solo il delizioso pasto che si stavano gustando neanche avessero di fronte la donna più bella del pianeta. Una sorta di droga che li aveva completamente estraniati dai tanti pensieri che stavano iniziando ad affollare le loro giornate.
«Minchia Pi. È mara però. Me sa ca crai facimu i cunti allu bagnu» .
«Hai propriu ragione. Tegnu e lacrime all’occhi tantu è piccante» .
Quando mandarono giù l’ultimo pezzo di carne i due leccesi avvertirono la sensazione di essere in rotta di collisione e cominciarono a vedere anche un po’ storto tanto erano pieni come mega panzerotti.
«Minchia che manciata Pi» disse Saru che non riusciva neanche più a camminare.
«Moi ci ulia na bella turmuta» gli fece eco De Rocco.
«Na turmuta no percé si no me ziccane l’incubi, ma stisu su na bella amaca sutta n’argulu te ulia però sì» .
«E invece imu scire faticamu. Facimu do passi cu cercamu deciarimu» .
«Do passi? Imu fare do tre giri te l’isula cu ne ripiiamu» concluse Saru.

( Continua )

Cesario Picca 

 

[1] «Com’è che adesso non parli più?»

[1] «È una meraviglia, piccante al punto giusto e tenera. Neppure mia mamma la fa così»

[1] «È piccante però. Mi sa che domani faremo i conti al bagno»

[1] «Hai proprio ragione. Ho le lacrime agli occhi tanto è piccante»

[1] «Cavolo che mangiata, Peppe»

[1] «Adesso ci vorrebbe una bella dormita»

[1] «Una dormita no altrimenti avremmo gli incubi. Ma steso sopra una bella amaca sotto un albero d’ulivo sì»

[1] «E invece dobbiamo andare a lavorare. Andiamo a fare due passi per cercare di digerire»

[1] «Due passi? Dobbiamo fare due o tre giri dell’isola per riprenderci»

Etichettatura e rintracciabilità delle carni nella filiera alimentare

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scan-carneLa rintracciabilità è uno strumento imposto dal legislatore comunitario in via generale per tutti gli alimenti con il Reg. CE 178/2002 nell’ottica di garantire: – sicurezza, intesa come capacità di gestire eventuali problematiche o emergenze sanitarie (si pensi in particolare alla funzionalità del sistema nell’ottica di un recall del prodotto per non conformità igienico sanitaria); – fiducia nei consumatori; – controllo da parte delle autorità pubbliche. La “… possibilità di ricostruire e seguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animale destinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata o atta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione“ (Art. 3 comma 15 Reg. CE 178/02) risulta strumentale al raggiungimento dei suddetti obiettivi. Per quel che concerne i prodotti di origine animale il sistema originariamente delineato dal Reg. 178/2002 si è rivelato insufficiente ed è stata pertanto prevista, ad opera del Reg.to 931/2011 applicabile dal 1° luglio 2012, una rintracciabilità maggiormente dettagliata. Per alcuni prodotti alimentari come i prodotti della pesca, l’olio extravergine di oliva, le uova, il legislatore comunitario ha individuato inoltre ulteriori specifiche normative verticali che prevedono anche determinate indicazioni obbligatorie di etichettatura dell’alimento destinato al consumatore finale circa l’origine del prodotto. Allo stato attuale, nel settore delle carni l’origine è indicazione obbligatoria per: – le carni bovine. Il Regolamento 1760/2000 prevede l’indicazione in etichetta del Paese di nascita, allevamento e macellazione dell’animale. filieraQuando le carni provengono da un animale nato, detenuto e macellato in uno stesso Stato membro, queste informazioni possono essere raggruppate sotto un’unica voce ORIGINE. Se alcune delle informazioni obbligatorie non sono disponibili per quanto riguarda prodotti importati è sufficiente indicare “ORIGINE NON CE” e il Paese di Macellazione. – Anche le carni bovine macinate devono riportare in etichetta la dicitura “preparato in” (seguita dal nome dello Stato membro o del paese terzo). Tale informazione deve essere obbligatoriamente riportata anche dai titolari di punti vendita che preparano e mettono in vendita preincarti di carne macinata bovina. Deve inoltre figurare l’indicazione dell’origine nel caso in cui il paese o i paesi di nascita e di allevamento siano diversi da quello in cui è avvenuta la preparazione del macinato e del paese di macellazione. – Per le sole carni di pollame importate da paesi terzi il Regolamento 543/2008 prevede l’indicazione obbligatoria del paese d’origine. pollameSi ricorda in ogni caso che, con Ordinanza 26/08/2005, emanata sulla scorta dell’emergenza “influenza aviaria” il legislatore nazionale ha previsto che, l’operatore alimentare che effettua le operazioni di macellazione o sezionamento delle carni avicole deve indicare, mediante l’apposizione su un’apposita etichetta, sulla carcassa, o sul materiale di confezionamento o di imballaggio, la sigla IT oppure ITALIA seguita dal numero identificativo di registrazione presso la AUSL dell’allevamento di provenienza degli animali. – Dal 13.12.2014 le carni suine, caprine e di volatili previa adozione da parte della Commissione europea degli atti di esecuzione basati su una valutazione di impatto che dovrà prendere tra l’altro in considerazione le opzioni sulle modalità di espressione del Paese d’origine o del luogo di provenienza di detti alimenti, in particolare per quanto riguarda ciascuno dei seguenti momenti determinanti nella vita di un animale: – luogo di nascita; – luogo di allevamento; – luogo di macellazione. L’allegato XI al regolamento 1169/2011 precisa che l’obbligo si applicherà alle carni suine di cui al codice NC 0203 ovvero carni della specie suina fresche, refrigerate o congelate. Appartengono ad altra voce doganale e sono pertanto esclusi dall’obbligo di indicazione dell’origine, oltre alle altre preparazioni e conserve di carni, di frattaglie o di sangue di cui al codice nc 1602 le carni e frattaglie commestibili, salate o in salamoia, secche o affumicate. Per la restanti tipologie di carni (es carne di cavallo) la normativa generale sulla etichettatura o sulla rintracciabilità non obbliga gli diritto e legislazione potrebbero altrimenti far pensare che l’alimento abbia un differente paese d’origine o luogo di provenienza. Il legislatore italiano ha tentato già dal 2004 di disciplinare in modo più cogente tale indicazione ma i provvedimenti emanati in materia (l’ultimo è contenuto nell’art. 4 della L. 4/2011) sono rimasti “lettera morta” non essendo mai stati emanati i relativi necessari provvedimenti attuativi. suiniSu piano comunitario il già citato Regolamento 1169/2011 prevede che “entro il 13.12.2014, la Commissione europea presenti al parlamento Europeo ed al Consiglio relazioni sull’indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza per determinati alimenti tra cui “i tipi di carni diverse dalle carni bovine e da quelle di cui al paragrafo 2 lett. b)” che sono le carni di animali della specie suina, ovina o caprina, fresche, refrigerate o congelate e di volatili. Pertanto è prevedibile per il futuro una specifica disciplina dell’indicazione dell’origine per tutte tipologie di carni. Ciò posto, si osserva che è attualmente possibile indicare in via facoltativa in etichetta l’origine, la provenienza o la filiera produttiva di un alimento. Tale comunicazione volontaria dovrà osservare le regole della correttezza pubblicitaria o, nel caso in cui ciò sia previsto, specifici disciplinari di etichettatura volontaria. A questo proposito viene in rilievo l’art. 2 del d.lgs. 109/92 che prevede che “l’etichettatura e le relative modalità di realizzazione sono destinate ad assicurare la corretta e trasparente informazione del consumatore. Esse devono essere effettuate in modo da: non indurre in errore l’acquirente sulle caratteristiche del prodotto alimentare e precisamente sulla natura, sulla identità, sulla qualità, sulla composizione, sulla quantità, sulla conservazione, sull’origine o la provenienza, sul modo di fabbricazione o di ottenimento del prodotto […]”. Per le tipologie di carne che non sono oggetto di normativa verticale di settore il problema dell’origine risiede principalmente nella sua radicazione nelle ipotesi in cui nascita, ingrasso e macellazione dell’animale avvengano in Paesi differenti.

Antonio Zagarese

Studio Legale Avv. Carmine Coviello

Recette “Mesfouf” Couscous

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mezni-rettVoici une délicieuse recette typiquement maghrébine.
Un désert pour les plus gourmands.
C’est le Couscous Sucré ”Mesfouf’‘,ils existent beaucoups de recettes pour préparer cette délice.
Ce plat, ce désert, se mange généralement pendant le mois de ramadan et pendant l’été.

Ingrédients :

250 gr de couscous fin
300 ml d’eau
100 gr de beurre température ambiante
100 gr de dattes coupées en rondelles
150 gr de fruits secs concassées (amandes, noisettes, pistaches, noix, pignons )
150 gr de miel
100 ml d’eau de fleurs d’orange
70 gr de raisins secs


couscousdolceProcédure :

On va préparer la semoule de couscous à la manière traditionnelle.

* Mettez bouillir de l’eau dans la partie inférieure de couscoussier.
* Versez les raisins secs dans un bol d’eau chaude et laissez conflit.
* Dans un saladier versez le couscous, arrosez le avec de l’eau tiède en roulant avec
les mains, laissez assorbire bien.
* Versez le couscous dans la partie supérieure de couscoussier et laissez cuire à vapeur pendant 30 minutes environ.
* Faire fondre le beurre et le miel ensemble dans une petite casserole.
* Une fois le couscous est cuit versez le dans un saladier et arrosez le avec l’eau du fleurs d’oranges, mélangez un peu, arrosez une autre fois avec le mélange de beurre et miel fondu précédent. Maintenant ajoutez tous le reste des ingrédients.
Mélangez le tout très bien .
* Versez le couscous sucré dans un grand plat et décorez le avec des dattes entier et fruits secs.

Lilia Mezni

pour SdG International –  Francais – 

 

Photo: astucedefemmes.com

Globesity: la minaccia che “pesa” sulla salute mondiale

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gino-leo-rettPerche’ una rubrica sul tema alimentazione e salute?
Perche’ l’importanza e lo stretto legame del binomio “alimentazione e buona salute” è sottolineata da tempo dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che considera nutrizione adeguata e salute diritti umani fondamentali. L’alimentazione è uno dei fattori che maggiormente incidono sullo sviluppo, sul rendimento e sulla produttività delle persone, sulla qualità della vita e sulle condizioni psico-fisiche con cui si affronta l’invecchiamento. Inoltre una dieta corretta è un validissimo strumento di prevenzione per molte malattie e di trattamento per molte altre.
ludwigfeuerbachSiamo ciò che mangiamo”. Questa citazione sintetizza il rapporto alimentazione e salute
L’uomo è ciò che mangia: in tedesco, “der Mensch ist was er isst”. L’obiettivo manifesto che Feuerbach si poneva era quello di sostenere un materialismo radicale e anti-idealistico, a tal punto da portarlo a sostenere che noi coincidiamo precisamente con ciò che ingeriamo… Forse questa coincidenza tra essere e mangiare potrà sembrare un po’ eccessiva, ma è innegabile il fatto che, se siamo, è perché mangiamo.
Gia’ la Medicina Tradizionale Cinese attribuiva un ruolo fondamentale all’alimentazione considerata un sistema di cura per mantenere il corpo e mente in buona salute e prevenire le malattie. I medici tradizionali dell’India e della Cina hanno lasciato memoria di una farmacia fatta di alimenti in grado di curare e soprattutto eludere le patologie, anche le più gravi. E ancora oggi, in base alle costituzioni individuali, suggeriscono o escludono determinanti cibi per incidere fortemente sul benessere psicofisico.
ippocrate-medicinaNon fa eccezione la nostra tradizione medica. Ippocrate sintetizzò quanto da lui studiato in un aforisma: “lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina il cibo”. La relazione tra cibo e salute è, dunque riconosciuta da sempre.
È universalmente riconosciuto, in ambito scientifico, che un tumore su tre è riconducibile a cattive abitudini alimentari, in particolare a una carenza di prodotti vegetali e a un eccesso di grassi animali e derivati caseari. I massimi esperti di oncologia affermano che il primo passo per prevenire i tumori si compie a tavola.
Oggi nutraceutica ,disciplina che studia la composizione degli alimenti e nutrigenomica ,che studia l’influenza dei componenti alimentari sulla produzione di proteine da parte del DNA, sono settori della medicina in rapida evoluzione.

dnaLa diffusione crescente del sovrappeso e dell’obesità nel mondo rende ragione del termine globesity, coniato per indicare una “globale e crescente epidemia di sovrappeso e obesità” che minaccia la salute della popolazione mondiale. In Europa, l’OMS segnala che la frequenza dell’obesità è triplicata negli ultimi due decenni e ha ormai raggiunto proporzioni epidemiche.
A peggiorare la situazione c’è poi la sedentarietà. Sempre l’OMS stima infatti che circa il 41% degli europei non svolga alcun tipo di attività fisica moderata nell’arco della settimana e questo aumenta il rischio di malattie croniche.
Lo stile di vita dei nostri giorni è caratterizzato da grande disponibilità di cibo e da una sempre più diffusa sedentarietà che portano a vivere in una situazione di apparente benessere psico-fisico che spesso non corrisponde con lo stato di salute. Viviamo, quindi, in un’epoca ove all’allungarsi dell’aspettativa di vita si registra anche la crescita del rischio di patologie quali: obesità, malattie metaboliche, cardiovascolari e cancro

abbuffataOggi le statistiche confermano che il 75% dei problemi di salute sono causati da scorrette abitudini di vita e cattiva alimentazione (a fronte dell’11% associabile all’inquinamento e del 6% allo stress).
Stando alle attuali conoscenze una percentuale compresa tra il 30 ed il 50% dei tumori potrebbe essere “evitata” grazie ad una dieta corretta.
Per le malattie cardiovascolari valgono le stesse considerazioni.
A titolo di esempio un’alimentazione equilibrata dovrebbe infatti prevedere un’assunzione moderata di sale. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN), ogni giorno l’adulto italiano assume con l’alimentazione in media circa 10 g di sale (corrispondenti a circa 4 g di sodio: 1 grammo di sale da cucina ovvero di cloruro di sodio contiene 393,4 mg di sodio), un valore quasi dieci volte superiore a quello necessario. L’OMS fissa la dose massima consentita a 5 g al giorno di sale (circa 2 g di sodio, ovvero mezzo cucchiaio da cucina). Questa semplice misura dietetica sarebbe in grado di ridurre i livelli di pressione arteriosa e consentire un miglior controllo dell’ipertensione (quindi anche della necessità di farmaci antipertensivi) e una riduzione delle conseguenze di questa condizione (ictus e malattie coronariche).

ortofrutta_3_picnikUna dieta bilanciata deve soddisfare il fabbisogno giornaliero di determinati nutrienti e microelementi, necessari per la propria salute. Il modo più semplice per garantire al proprio corpo le sostanze adeguate è variare il più possibile i cibi in tavola. I cinque principali gruppi di alimenti sono:
frutta e verdura, devono essere sempre presenti ad ogni pasto. Oltre a mantenere l’equilibrio energetico apportano anche un rilevante contenuto di vitamine e sali minerali;
cereali (pane, pasta, riso … ), ricchi di carboidrati e fonte indispensabile di energia;
latte e derivati, forniscono calcio in forma facilmente assorbibile dall’organismo;
pesce, carne e uova, ricchi di proteine di alta qualità
grassi da condimento, da consumare in bassa quantità, si dovrebbe preferire l’olio extravergine di oliva ai grassi di origine animale.
Quindi quale modello di alimentazione salutare si puo’ proporre?
pasta pomodoroLa risposta appare scontata: la dieta mediterranea.
La dieta mediterranea è un modello nutrizionale caratterizzato dall’assunzione di frutta, verdura e cibi contenenti amidi non raffinati, che ben risponde ai requisiti di un’assunzione equilibrata di nutrienti. Il termine “dieta” non deve ingannare perchè non si tratta di uno specifico regime, ma di un insieme di abitudini alimentari consolidate dalla tradizione e seguite dai popoli della regione mediterranea. Le prime segnalazioni di benefici per la salute derivanti dalla dieta mediterranea risalgono agli anni ’80, quando è stata dimostrata una riduzione delle malattie cardiovascolari e dell’ictus, ma anche di tumori (soprattutto dell’apparato digerente). Una prova dei potenziali vantaggi della dieta mediterranea è anche il fatto che italiani (soprattutto al sud), spagnoli e francesi sono tra le popolazioni più longeve in Europa.
L’azione protettiva dipende da un migliore controllo del metabolismo dei grassi e degli zuccheri con conseguenze favorevoli sia sulla minore tendenza all’accumulo di tessuto grasso sia sul mantenimento di una maggiore integrità dei vasi sanguigni.
esercizio-fisicoChi, oltre a seguire la dieta mediterranea, pratica anche livelli adeguati di esercizio fisico, non fuma o non consuma quantità eccessive di alcol, riduce di circa il 50% la probabilità di morire per malattie del cuore o tumori.
dieta-piramide-alimentareLa dieta mediterranea è ben rappresentata nell’immagine a piramide , in cui trovano spazio gruppi di alimenti e raccomandazioni nutrizionali utili per tutta la popolazione adulta dai 18 ai 65 anni. Alla base della piramide ci sono le raccomandazioni a stili di vita salutari e a bere molta acqua. Seguono poi, dalla base verso l’apice, gli alimenti che devono far parte di tutti i pasti della settimana, quelli che vanno introdotti ogni giorno ma non necessariamente in tutti i pasti, e infine i cibi che si devono introdurre durante l’arco della settimana, variando di volta in volta la composizione dei pasti. In cima alla piramide sono collocati gli alimenti con cui è bene non esagerare.no-alcohol
Pesce, legumi, verdure, frutta fresca e secca, olio d’oliva come fonte prevalente di grassi, prodotti di stagione non processati, e modiche quantità di vino sono la chiave di una buona salute. Parimenti, occorre ridurre la assunzione di sale, carni rosse, insaccati e condimenti di origine animale. E’ consigliata la massima cautela e moderazione nell’assunzione di alcol secondo il principio dell’Organizzazione mondiale della sanità “Meno alcol è meglio”. Il consumo di bevande alcoliche è invece assolutamente da evitare durante l’adolescenza, gravidanza e allattamento.
Aggiungiamo che mangiare sano non esclude affatto il “mangiar bene”,con la possibilita’ di soddisfare anche i palati piu’esigenti,.
Lo riscontriamo nelle proposte culinarie di illustri chef che hanno valorizzato i prodotti piu’ rappresentativi della sana alimentazione e della dieta mediterranea,conferendo a tale stile alimentare dignita’ di “alta cucina”.
Concludo pertanto con una esortazione: prenditi cura di te,mangia bene, mangia sano .

Dott. Gino Leo – Medico Oncologo – 

Vino. Nell’export la Toscana sorpassa il Piemonte

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sassicaia-caliceLa Toscana supera il Piemonte nel valore delle esportazioni e l’Italia ‘sovraperforma’ i trend di mercato in Paesi Terzi come Usa, Cina, Svizzera, Russia. Male invece Canada e Giappone. Sono le principali evidenze dell’analisi condotta dall’Osservatorio Paesi Terzi di Business Strategies, realizzata in collaborazione con Nomisma Wine Monitor, che ha elaborato i dati Istat sulle esportazioni di vino nei primi 6 mesi del 2016. Lo storico sorpasso della Toscana (427,1mln di euro) sul Piemonte (404,6mln di euro) non si è però registrato grazie a un exploit delle vendite della regione del Granducato, che restano stabili, quanto da un calo complessivo (-7,3%) del Piemonte, maturato in buona parte dalla contrazione della domanda Ue. La crescita italiana del primo semestre (+2,9%) è trainata ancora una volta dagli spumanti (+23%), mentre i fermi imbottigliati segnano un’inversione di tendenza (-1,3%). In particolare secondo le agenzie delle dogane, nei primi 7 mesi dell’anno le importazioni dei nostri vini fermi in bottiglia crescono in Cina (+35,1%), in Russia (+14,6%, dato di giugno) e sono stabili negli Usa (-0,2%), dove volano gli sparkling italiani (+23,5). Perdono invece in Canada (-7%), in Giappone (-2,8%) e nel ‘futuro extraUe’ Regno Unito (-8,2%). “In particolare il risultato in Cina ci fa ben sperare, anche se non possiamo permetterci di abbassare la guardia della promozione in mercati consolidati come Canada e Giappone”, ha detto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta. Per il responsabile Wine Monitor di Nomisma, Denis Pantini: “Sebbene moderatamente, il nostro export continua a crescere e il confronto del semestre con i competitor ci dice che abbiamo segnato l’incremento maggiore tra i top ten, specie sui Paesi dell’Emisfero Sud, che in questi primi 6 mesi hanno segnato un po’ il passo”.

Torna la rassegna Oro d’ Argenta: con grandi chef alla scoperta di un territorio

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andy luotto baxGrandi chef stellati, degustazioni guidate alla scoperta delle eccellenze enogastronomiche del territorio e sfide di cucina. Al via sabato Oro d’Argenta – We feel food!, la manifestazione punta di diamante del programma della storica Fiera Campionaria di Argenta, alla 59^ edizione che comincia già domani, venerdì 9 settembre. Un week end tutto da vivere tra cooking show, degustazioni ed eventi alla scoperta dei sapori e delle atmosfere delle valli del parco del Delta del Po, patrimonio Unesco. Tema dell’edizione di quest’anno è il selvatico di pregio – pesce, selvaggina ed erbe del territorio – inteso come esperienza di tutela del territorio, rispetto delle biodiversità e valorizzazione di un settore di grande pregio sia sotto il profilo nutrizionale che espressione di una cultura secolare. Nell’ambito della rassegna saranno proposte, in collaborazione con la Rete regionale degli Ecomusei e i Musei del cibo, degustazioni di prodotti che sono il frutto del lavoro di censimento e tutela dei saperi e delle produzioni di lunga durata, tramite il concorso partecipativo delle comunità, con l’associazionismo e i produttori attivati da importanti istituti culturali. Tra questi il pregiatissimo aceto balsamico tradizionale di Spilamberto (Modena), il pane ferrarese di Ro, il “crudo di Parma” ma anche le rane, l’anguilla e il castrato.
Palcoscenico di tutte le iniziative di Oro d’Argenta sarà Piazza Garibaldi, quartier generale della gastronomia locale, rivisitata da grandi chef. migliariQui si alterneranno, sabato 10 e domenica 11 settembre, cooking show con i maggiori protagonisti della cucina italiana, tutti ad ingresso libero. Sul palco saliranno lo “chef-attore” Andy Luotto che presenterà il suo gelacouscous, un originale gelato di cous cous, Athos Migliari, chef alla “Trattoria & Locanda La Chiocciola” a Ferrara che presenterà la ricetta di cous cous al succo di pomodoro e fagiano alla birra cotto nel barbecue. corelliNell’ambito dell’appuntamento sarà offerto in degustazione del salame felino e del prosciutto di Langhirano (conosciuto come il “crudo di Parma”) e il pane ferrarese di Ro, la “coppietta fatta a mano” con le farine degli antichi grani golenali del Po. Igles Corelli, maestro della cucina italiana d’autore, chef patron del ristorante Atman, una stella Michelin, a Spicchio di Lamporecchio (Pistoia), proporrà in degustazione un cous cous con anguilla affumicata e plancton ed essenza di trombo lotto mentre Pierluigi Di Diego, chef e patron del ristorante Il Don Giovanni, una stella Michelin, a Marrara (Ferrara) sarà il protagonista di un appuntamento che vedrà in degustazione il pregiatissimo aceto balsamico tradizionale di Spilamberto (Modena), l’unico originale dalla densa consistenza, prodotto dalle famiglie della cittadina nelle botti che si tramandano da generazioni tramite una cura e un invecchiamento del mosto di 13-25 anni. Migliari e Corelli saranno protagonisti anche di un cooking show a 4 mani, in programma domenica 11 settembre alle ore 21:30.
di-diegoA presentare gli appuntamenti saranno Andy Luotto e la conduttrice siciliana Eliana Chiavetta. La rassegna sarà l’occasione anche per conoscere meglio alcune eccellenze agroalimentari del territorio. Tra le novità di quest’anno una sfida di cucina tra gli studenti di tre istituti alberghieri di Ferrara, Cervia e Comacchio che presenteranno al pubblico delle ricette di loro creazione: la migliore riceverà il premio “Oro d’Argenta”. In piazza Garibaldi e via Mazzini sarà allestito il villaggio della gastronomia, un itinerario alla scoperta delle produzioni d’eccellenza del territorio aperto tutti i giorni ai visitatori dove sabato 11 settembre alle ore 17.30 farà tappa il Gastrotour in Emilia-Romagna, viaggio di ritorno dall’EXPO: chef stellati con i loro piatti, produttori d’eccellenza, Città della Gastronomia e iniziative dedicate alla cultura del cibo ed alla tradizione del popolo emiliano-romagnolo, realizzate in collaborazione con l’associazione Chef to Chef e Slow Food Emilia-Romagna. Un week end di cucina ma anche di intrattenimento in piazza Garibaldi con lo spettacolo di magia di Silvan e Raul Cremona (venerdì sera alle 21:30) e il concerto del cantautore bolognese Luca Carboni (lunedì 12 alle 21:30). L’ingresso agli spettacoli è gratuito.

Serena d’Arienzo

Ricette d’autore. Vito Poma : Spuma di ricotta,gambero rosso e pistacchio con polvere di cioccolato salato

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uova-e-pistacchio-pomaSpuma di ricotta,gambero rosso e pistacchio con polvere di cioccolato salato

Per la spuma di ricotta:
150 gr di gambero rosso di Mazara
100 gr di panna
100 g di ricotta fresca
1 cucchiaio Parmigiano Reggiano
60 gr granella di pistacchi di Bronte

Per la polvere di cioccolato salato:
Sale e pepe
1 uovo
50 gr di farina
Sale 1 gr
5 gr lievito per dolci
50 gr burro
50 gr cioccolato sciolto .

Procedimento: 
Montare l’uovo con il burro , il sale e il lievito usando la media velocità di uno sbattitore elettrico, aggiungere il cioccolato precedentemente sciolto in un pentolino a bagnomaria e un po’ alla volta aggiungere la farina in modo da ottenere un composto omogeneo e piuttosto denso, e versarlo in una teglia di 20 cm e cuocere a 180 gradi per 15 minuti

Assemblaggio :
Frullare finemente il gambero precedentemente lessato. Unire la panna, ricotta – precedentemente scolata del suo siero –  parmigiano e un pizzico di sale e pepe. Versare il composto nel sifone. Chiudere, inserire la cartuccia di gas e agitare .Mettere in frigo e servire all’occorrenza con una spolverata di polvere di cioccolato salato e granella di pistacchi .

Vito Poma – Chef –