Così ci dice il primo cittadino del bel comune madonita, intervistato nell’ambito della manifestazione “Paese DiVino” giunta alla sua quinta edizione, nella bella cornice del Chiostro di San Francesco. E rilancia : “ Ciò che è stato possibile realizzare a Castelbuono è possibile in qualsiasi altra città. Basta impegnarsi ed avere pazienza, perchè il cammino è lungo”. Cronaca di un bilancio positivo (A.Ve.)
“Sono ormai alla fine del mio secondo mandato e, anche laddove la legge lo consentisse, non presenterei la mia candidatura per la terza volta. Non perché non abbia più niente da dire o da fare per questa città, ma perché è giusto che ci sia un ricambio, un avvicendamento”.
Le parole del primo cittadino di Castelbuono, Mario Cicero, suonano vagamente malinconiche mentre parla al pubblico di una delle ultime manifestazioni pubbliche in cui ha preso la parola in qualità di sindaco. Sembra anche di intuire una nota di rammarico: forse, più semplicemente, commozione visto che lui per Castelbuono ha fatto veramente tanto.
Sindaco, tra non molto tempo lei passerà il testimone consegnando ad un altro la sua fascia tricolore: si sente di aver fatto del suo meglio per Castelbuono nel corso dei suoi due mandati?
“Credo e spero di si. Anzi per alcuni versi sono certo di si. Intanto ho puntato sull’immagine della città. Non certo imbellettandola per le grandi occasioni, ma facendo un lavoro metodico, capillare e costante, iniziando a lavorare sulla mentalità dei castelbuonesi, partendo dai più giovani. Ho puntato con ogni forza sull’ambiente e sulla cultura piantando dei semi a crescita lenta, che stanno offrendo però frutti dolcissimi”
E’ sua l’iniziativa partita alcuni anni fa di effettuare la raccolta dei rifiuti con l’ausilio degli asinelli.
“Si. Meno moltissimo vanto per quella iniziativa. Ecologicamente efficace e dal peso sociale notevole. Pensi che a guidare gli asinelli per le vie della città sono trenta soggetti che nessuno avrebbe mai assunto perché ciascun di loro è protagonista di una storia personale travagliata. Giovani destinati a perdersi, in qualche modo, ma che invece hanno trovato impiego e che oggi si guadagnano il pane senza deragliare e senza doverlo elemosinare. Credo che questa sia la cosa più bella che ho fatto in questi anni per la gente di Castelbuono.”
Negli ultimi anni Castelbuono è stata spesso accostata al nome Fiasconaro: i ben noti pasticceri che fanno parlare di sé e della loro città, oltre che dei loro dolci, nel resto del mondo.
“E’ vero. Ma adesso le dico una cosa sulla quale la invito a riflettere. I fratelli Fiasconaro quei panettoni squisiti li fanno in quel modo solo perché li fanno qui a Castelbuono. Se li facessero in altre parti d’Italia il loro gusto sarebbe diverso”.
Perché pensa questo?
“Perché per fortuna, ma non è solo merito della fortuna, Castelbuono è una città pulita: non troverà nulla gettato per terra per le strade della città, a meno che non si tratti di qualcosa sfuggito dalle mani di un bambino. Ed ecco che non abbiamo inquinamento atmosferico, non abbiamo rifiuti ammassati agli angoli delle strade. Ed ecco quindi che i Fiasconaro possono permettersi di tenere aperte le finestre dei loro laboratori . Non solo: è per questo motivo che i nostri pasticcieri possono mantenere un banco di degustazione pressoché permanente davanti al loro negozio. In altre città ciò sarebbe impossibile: nel volgere di poco i dolci sarebbero coperti di mosche.”
Lei è stato strenuo sostenitore di alcune importanti manifestazioni a Castelbuono…
“Si. Ho fatto una scelta difficile ma che sentivo profondamente. Ho voluto puntare sull’ambiente, come le dicevo, ma anche sulla cultura. E la cultura è un prodotto a lievitazione molto lenta. La cultura non affolla le piazze, non ha un’eco così vasta come purtroppo potrebbe averla un qualsiasi personaggio saltato fuori da qualche format televisivo di successo. La cultura deve scavarsi una nicchia e penetrarvi lentamente: ma il sedimento che rimane è indissolubile. Diventa lentamente patrimonio di tutti. Anche questa manifestazione coniuga ambiente e cultura e quando Dario Guarcello (presidente di Paese DiVino, nda) mi propose di sostenere la manifestazione Paese Di Vino non ho avuto dubbi: era una grande occasione per parlare di ambiente, di cultura e di tradizione enogastronomica. Credo sia stato un bel successo”
Quindi potremmo dire che Castelbuono è una citta pulita, colta e molto a misura d’uomo?
“Si: ma non basta. Castelbuono ha tutti i numeri per divenire un importante meta turistica per 365 giorni all’anno, sfruttando molto le sue caratteristiche di comune montano. Penso a giornate di trekking, mountain bike, a percorsi e sentieri da percorrere a piedi alla scoperta di paesaggi inconsueti per un’isola che vive fondamentalmente del suo mare. C’è ancora tanto da fare e c’è tanto lavoro da portare avanti, questo è certo. Io dovrò abbandonare lo scranno più alto del Comune ma di certo non abbandonerò Castelbuono per la quale invece intendo continuare ad impegnarmi”.
Il turismo in Sicilia non fa registrare i numeri che ci si potrebbe invece aspettare di avere: come mai?
“Abbiamo 14 milioni di visitatori l’anno: un’inezia. E’ uno scempio avere i patrimoni che abbiamo ed avere però al contempo un numero relativamente esiguo di visitatori. Quello che in Sicilia non ha mai funzionato sono i trasporti. I turisti posso arrivare relativamente agevolmente a Palermo e a Catania: tutto il resto è fuori mano, è distante, fa desistere i più. Da Berlino a Catania in meno di tre ore, ma da Catania a Castelbuono va via più di mezza giornata. E’ troppo per chiunque abbia una tabella di marcia e tanti posti da visitare. E sempre meno turisti prendono auto a noleggio; perché non c’è dove parcheggiarle e fioccano le multe”.
Guardandoci intorno vediamo una cittadina bella, linda, ordinata, con fiori a quasi tutti i balconi, basole lucenti: i castelbuonesi sono dunque gli svizzeri della Sicilia?
“I castelbuonesi sono sicilianissimi. Noi siamo noi. I siciliani sono i siciliani, e non amo molto i paralleli e i paragoni con altri popoli. Purtroppo non in tutti i comuni si lavora sui giovani inculcando loro innanzitutto il rispetto per ciò che ad essi stessi appartiene, che è il loro territorio. Ma il potenziale è li ed i castelbuonesi sono un esempio lampante di gente operosa, rispettosa dell’ambiente e della città, ordinata e consapevole di aver qualcosa di bello da mantenere. E lo fanno: lo fanno perché a questo si sono abituati, senza alcuna coercizione ma con un messaggio costante. Ma, mi creda, quello che è stato conseguito a Castelbuono può essere realizzato in tutte le città. Bastano volontà e consapevolezza. Basta sapere e volere lavorare in quella direzione”
Cosa manca a Castelbuono per essere pronta a divenire quell’attrazione turistica che merita di essere?
“I parcheggi. In altri posti mancano anche i bagni pubblici, ma non qui. Qui abbiamo bagni pubblici da fare invidia a chiunque: puliti, ben tenuti, bene equipaggiati con persino le docce. Sono poche le cittadine siciliane a poter dire di avere i bagni pubblici che abbiamo a Castelbuono. Però non abbiamo i parcheggi, e questo ci danneggia molto”.
L’agroalimentare è un altro dei fiori all’occhiello della città.
“Lei ha già citato i fratelli Fiasconaro; una delle nostre eccellenze. Ma abbiamo anche tantissimi chef di origine castelbuonese in giro per il mondo. Ne abbiamo anche molti che da Castelbuono sono partiti alla volta delle capitali europee o delle grandi città del nord Italia, dove hanno avuto modo di perfezionarsi. E che sono poi tornati alla città d’origine con un bagaglio personale e professionale ricchissimo, portando a Castelbuono quanto di buono hanno vissuto ed assimilato in città diverse e distanti dalla loro, sia geograficamente che culturalmente. E poi abbiamo l’olio, squisito, i vini, ed una cucina sana e sostanziosa che non rimane però attaccata al clichè della montagna: non solo i famosi funghi si possono gustare a Castelbuono e nei suoi tanti ristoranti…”
Lo so bene perché pochi minuti dopo questa intervista consumerò degli spaghetti alle vongole deliziosi: come dire; avvertire sulla pelle l’arietta tagliente della montagna alla sera e poi, pochi minuti dopo, chiudere gli occhi e respirare il profumo del mare. In un piatto. Anche questa è Castelbuono.
Alessandra Verzera