Editoriale. La crisi e il controllo di ciò che finisce in tavola.

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pan-baulettoChe in tempi di crisi le famiglie si rivolgano sempre più  spesso agli hard discount e a prodotti di marche poco note per risparmiare sulla spesa alimentare  è  un fatto
 che abbiamo osservato sovente negli ultimi anni. Prodotti a basso costo e di produzione comunitaria. Grandi catene e piccoli prezzi.La famiglia media ha deciso, volente o nolente, di accontentarsi e non si lamenta più di tanto se poi i prodotti non sono “perfetti” o se la qualità non è “eccelsa” anche se, per la verità, quest’ultima è di molto migliorata nel corso degli anni e  alcuni prodotti non fanno rimpiangere i loro omologhi di fascia  alta e di aziende di alto profilo.

Succede invece  esattamente il contrario, cioè  che prodotti  di grandi aziende facciamo rimpiangere quelli a basso costo visti negli hard discount, quanto meno per il rapporto qualità/prezzo. Come nel caso di Barilla e della segnalazione  che mi è  pervenuta rispetto al suo Pan Bauletto. Le immagini parlano chiaramente da sole e non occorre certamente aggiungere che un prodotto di questa fattura non dovrebbe nemmeno lasciare gli stabilimenti né tantomeno arrivate sugli scaffali dei supermercati. Certamente mai e per nessuna ragione sulla tavola  degli italiani.

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È  un prodotto chiaramente di scarto con evidenti difetti di lievitazione e di cottura. Uno dei prodotti più consumati dagli italiani che, in questo caso, meglio avrebbero fatto ad acquistare la sottomarca.

20160313_094446Una segnalazione analoga mi era arrivata per delle fette biscottate in frantumi.

Ma se per questo tipo di prodotto, particolarmente friabile, la responsabilità probabilmente è imputabile allo stoccaggio o all’attenzione dei trasportatori o ai commessi che sistemano i prodotti sugli scaffali e ad una eventuale loro imperizia, 
 non è quindi affatto scontato che la responsabilità  sia a monte della azienda produttrice. Nel caso del Pan  Bauletto con enormi buchi in ogni fetta si. Anche perché viene venduto affettato e l’evidente  difetto non dovrebbe poter passare inosservato sotto gli occhi degli addetti alla catena di confezionamento e al controllo di qualità. Un brutto scivolone per un’azienda onnipresente che comunica ai consumatori un costante miglioramento qualitativo della propria produzione e che invece poi immette sul mercato un prodotto  così  mal riuscito.

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E se magari i vertici dell’azienda  decidessero di investire un po’ meno in colossali  testimonial e decidessero di investire di più nel potenziamento della risorsa per migliorare veramente la produzione e i controlli del tanto pubblicizzato pane?

Non sarebbe una cattiva idea  tutto sommato, visto che il brand Barilla è sinonimo di made italy alimentare e i suoi prodotti sono presenti e apprezzati nelle tavole di tutto il mondo.

Alessandra Verzera

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