Che in tempi di crisi le famiglie si rivolgano sempre più spesso agli hard discount e a prodotti di marche poco note per risparmiare sulla spesa alimentare è un fatto che abbiamo osservato sovente negli ultimi anni. Prodotti a basso costo e di produzione comunitaria. Grandi catene e piccoli prezzi.La famiglia media ha deciso, volente o nolente, di accontentarsi e non si lamenta più di tanto se poi i prodotti non sono “perfetti” o se la qualità non è “eccelsa” anche se, per la verità, quest’ultima è di molto migliorata nel corso degli anni e alcuni prodotti non fanno rimpiangere i loro omologhi di fascia alta e di aziende di alto profilo.
Succede invece esattamente il contrario, cioè che prodotti di grandi aziende facciamo rimpiangere quelli a basso costo visti negli hard discount, quanto meno per il rapporto qualità/prezzo. Come nel caso di Barilla e della segnalazione che mi è pervenuta rispetto al suo Pan Bauletto. Le immagini parlano chiaramente da sole e non occorre certamente aggiungere che un prodotto di questa fattura non dovrebbe nemmeno lasciare gli stabilimenti né tantomeno arrivate sugli scaffali dei supermercati. Certamente mai e per nessuna ragione sulla tavola degli italiani.
È un prodotto chiaramente di scarto con evidenti difetti di lievitazione e di cottura. Uno dei prodotti più consumati dagli italiani che, in questo caso, meglio avrebbero fatto ad acquistare la sottomarca.
Una segnalazione analoga mi era arrivata per delle fette biscottate in frantumi.
Ma se per questo tipo di prodotto, particolarmente friabile, la responsabilità probabilmente è imputabile allo stoccaggio o all’attenzione dei trasportatori o ai commessi che sistemano i prodotti sugli scaffali e ad una eventuale loro imperizia, non è quindi affatto scontato che la responsabilità sia a monte della azienda produttrice. Nel caso del Pan Bauletto con enormi buchi in ogni fetta si. Anche perché viene venduto affettato e l’evidente difetto non dovrebbe poter passare inosservato sotto gli occhi degli addetti alla catena di confezionamento e al controllo di qualità. Un brutto scivolone per un’azienda onnipresente che comunica ai consumatori un costante miglioramento qualitativo della propria produzione e che invece poi immette sul mercato un prodotto così mal riuscito.
E se magari i vertici dell’azienda decidessero di investire un po’ meno in colossali testimonial e decidessero di investire di più nel potenziamento della risorsa per migliorare veramente la produzione e i controlli del tanto pubblicizzato pane?
Non sarebbe una cattiva idea tutto sommato, visto che il brand Barilla è sinonimo di made italy alimentare e i suoi prodotti sono presenti e apprezzati nelle tavole di tutto il mondo.
Alessandra Verzera