Il panettone artigianale? Tutta un’invenzione.

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Il panettone è morto, viva il panettone.

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Il panettone, quello vero, quello originale, è morto, lo sapete? Attenzione, però, quello che è morto, scalzato dal fratello artigianale, è quello industriale, quello con cui tutti noi, che non abbiamo esattamente cinque o sei anni ma qualche decennio in più, siamo cresciuti.
Già, perché forse non tutti lo sanno, ma il panettone originale dell’era moderna –  e con questo intendo dire il secolo scorso –  il panettone che si acquistava esclusivamente in negozi e supermercati e con cui i datori di lavoro erano soliti omaggiare i propri dipendenti a Natale, era proprio quello lì, quello che oggi viene definito con disprezzo “industriale” e che ti tirano dietro al supermercato a due euro al chilo: meno del pane.

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Ebbene, proprio quello è il vero panettone così come lo conosciamo oggi: alto, morbido e soffice, e che nulla ha a che vedere con la storiella del “pan de Toni” che ci propinano da ogni parte. o meglio, una sorta di panettone, cioè di un pane dolce, era probabilmente presente anche nei secoli passati, ma non era certo quello che conosciamo noi oggi. Era più verosimilmente una sorta di pane schiacciato, basso e ben poco soffice, per non dire duretto (un po’ come il pan dei pescatori ligure mal fatto), insaporito con zucchero, burro e un po’ di uvetta candita. Nulla a che fare con il “nostro” panettone: quello, lo ha inventato Angelo Motta che nel 1930 o giù di lì, pensò bene di produrre i suoi strani panettoni, alti e soffici, in modo industriale.

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Stessa cosa che fece Gioacchino Alemagna sei o sette anni dopo. Passata la seconda guerra mondiale, il panettone industriale inventato da Angelo Motta cominciò ad avere un successo senza fine, tanto da essere identificato in tutta Italia, e non solo, come “il” dolce natalizio per eccellenza, almeno fino all’avvento del pandoro, altra invenzione ma stavolta veronese, che iniziò a contendergli il primato a partire dagli anni’70 del secolo scorso. Insomma, dagli anni ’50 in avanti, il panettone così come “reinventato” o meglio inventato di sana pianta da Angelo Motta, nelle sue belle scatole di cartone colorato, era il simbolo del benessere, del buon cibo, della ritrovata agiatezza dopo gli anni della guerra e dell’immediato secondo dopoguerra; e anche di una certa opulenza a portata praticamente di tutte le tasche. Ed era solo ed esclusivamente industriale. Certo, qualche ardito pasticciere o panettiere esponeva nelle sue vetrine dei panettoni artigianali, ma la vulgata comune era che i panettoni di pasticceria non fossero affatto buoni, e che in molti casi fossero semplicmente panettoni industriali scartati dal loro imballo colorato e venduti come “artigianali”.
Ma oggi, e con oggi intendo dire da circa dieci, quindici anni a questa parte, il panettone industriale ha visto declinare pian piano il suo successo.

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Di Cinzia Alfè

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